Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: laolga    23/07/2009    4 recensioni
Ecco un'altra ff negli originali! Allora, la presento: è una storia molto originale, in quanto ogni capitolo (sette i tutto) è un giorno di una vita, ambientata in un luogo, tempo e con condizioni differenti. In pratica è una settimana di vite che permette alla protagonista (sebbene nome e aspetto possano cambiare è sempre una ragazzina che potrebbe impersonare tutte quelle della nostra età) di scegliere e variare a proprio piacimento la sua vita. Un sogno, eh? Leggete e recensite, grazie!
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

SETTEVITE


pian piano la ragazza fece scorrere le dita pallide si fogli candidi. Era indecisa, quale scegliere?”


A tutti coloro che non accettano la sorte destinata alla propria vita.



________________________________________________________________________________________________________________________________




PRIMA VITA


Lunedì 5 settembre


-Katy!! Vieni a vedere chi c’è!!!

Ancora la solita, noiosissima, orribile visita: Luis.

Luis era l’amante di mamma da quando Matteò era partito, ma diciamo che più che altro se la tirava con tutte, me compresa, perciò non era poi un bell’acquisto come pareva a mamma, che se ne vantava tanto spesso con le vicine da far venire il voltastomaco.

E poi non dormivano mica insieme…no!, e mamma non replicava.

Ora, non sarei tanto indignata se Luis non volesse dormire con mamma per problemi personali, ma il vero motivo è che vuole tenersi libero per le sue amiche, che casomai non si presentassero c’ero sempre io.

Sapevo che quando una di quelle dame, ritirandosi, si lamentava di uno strano mal di pancia, o di un sonno terribile, o di altri malori possibili, intendeva dire a Luis che quella era una notte da escludere alla lista delle sue porcate.

La prima volta che ha bussato alla mia porta quasi non ci credevo: ero piccola, stupida ma, soprattutto, avevo una cotta per lui.

Non capivo che se veniva da me era solo perchè non aveva altre da torturare, non capivo che quello era un uomo finito e forse mai iniziato che non chiedeva dalla vita altro che una copertura (mia madre) e la possibilità di concedersi qualche scappatella di notte.

Che pena.

Potrei spifferare tutto a mamma senza problemi, ma non l’ho mai fatto.

Forse anche solo per uno strano senso di giustizia, o forse più semplicemente perché questa situazione mi piaceva.

- Hai visto chi è arrivato? È Luis!!-

Ma che cretina che sei, mamma, davvero non ti sei ancora accorta di nulla?

- Buona sera madamoiselle…

- ‘Sera monsieur Luis.

- Starà qui fino a domani, sei felice Katy?

Annuire non basta , mamma, ma forse è meglio che t’accontenti.

I due amanti si diressero alle cucine per ordinare il pranzo di quel giorno alle cuoche, mentre io mi allontanai verso la mia camera.

Lì stetti alla toeletta per un’ora intera, scegliendo fra le varie acconciature che mi permettevano i miei lunghi capelli che tanto bramavo.

Certo non ero sola: mi aiutava Henriette, la negretta che viene dritta dritta dall’Africa del deserto…un bel cambio di società per lei, poverina.

Dicono che aveva un figlio, laggiù, ma non ci credo, come potrebbe alla sua prematura età?

Avrà all’incirca quindic’ anni, e in teoria si dovrebbe partorire dai diciotto in su, per essere dabbene, ma chissà come sono abituati, nel deserto.

Ecco che squilla la campana: è pronto il pranzo.

Scesi le scale di corsa, seguita dai passetti di Henriette.

Giù le cuoche servivano pollo arrosto con patate, banalissimo.

Arrivavano timide le risate di Luis e di mamma, affiancate dal rumore delle stoviglie.

Aprii la porta della sala da pranzo facendo un po’ più di chiasso per farmi sentire.

Arrivò subito l’amante ad accompagnarmi alla tavola, come se ce ne fosse bisogno, e mi si sedette a fianco.

Lui si era già servito, e ora mi osservava lisciare il tovagliolo candido e ordinare una smilza coscetta di pollo che sbucava dal pentolone fumante retto dalle serve di mamma.

Passai l’intero pranzo in silenzio, ad ascoltare le sciocchezze che diceva mamma per far ridere Luis.

Mamma, poveretta non era per nulla umoristica, né tanto meno romantica: era una vedova che parlava, ahimè, da zitella, e la conversazione si salvava solo grazie ai commenti di Luis.

Dopo il pollo servirono diverse pietanze fra cui tremila tipi di creme e cremine ignote, ed infine un gran dolce al cioccolato.

Mangiammo praticamente in silenzio, a parte alla fine, quando mamma s’allungò a descrivere come lavorava la sua parrucchiera, particolareggiando sulla morbidezza del suo tocco e tante altre cavolate del genere.

Presto mi stufai, e chiesi il permesso d’alzarmi da tavola prima degli altri.

Una volta in camera mia avrei potuto leggere un romanzo che m’incuriosiva sempre di più.

Si trattava di un libretto minuscolo, qualità che apprezzavo perché leggere sempre lo stesso libro per giorni e giorni non m’ispirava affatto, con la copertina rossa fiammante.

L’avevo comperato con i miei soldi dal libraio in corso Venezia, nella bottega affianco alla parrucchiera di mia mamma, senza dirlo a nessuno.

Mi era parso un po’ costoso per la sua grandezza, ma m’incuriosiva talmente che lo volli prendere.

Oppure, al posto di leggere, avrei potuto suonare un po’ al fortepiano di nonna Juliette.

Mi piaceva suonare, ma forse avrei disturbato chi voleva dormire.

Al massimo avrei potuto ricamare un bel quadro.

Come faceva mamma da giovane...

Li ho visti, i suoi quadri: sono magnifici; alcuni rappresentano paesaggi invernali, e lì mamma utilizzava fili grigi, bianchi o celesti, e di questi ce n’erano diverse sfumature, oppure c’erano quadri di natura morta.

Non pretendevo di fare capolavori del genere, non avevo voglia di mettermi a ricamare seriamente come diverse mie amiche...

Mi sarei accontentata di un quadretto, ma avrei dovuto procurarmi qualcosa da copiare.

Il volto di Luis?

Sarebbe una bella idea, così consolerebbe mamma quando lui non c’è.

Ma avrei tempo fino a domani.

Troppo poco.

Intanto attendevo la risposta di mamma per correre a trovare qualcosa da fare, ma pareva non mi avesse sentito.

D’altronde lei odiava quando le chiedevo di alzarmi prima degli altri, e poi mi sgridava che ero maleducata e bla bla bla, ma oggi c’era Luis, non si sarebbe certamente azzardata ad alzare la voce, o sì?

Sbuffai il più forte possibile, catturando l’attenzione di mamma per un nanosecondo.

Non sapevo quale reazione avrebbe potuto comportare un minimo di maleducazione, forse solo del bene...

Sicuramente è un bene insister quando non ti si ascolta.

-Allora? Posso salire in camera mia?-

Ancora nulla.

-... e poi sai cosa mi ha detto? Che se volevo farmi pettinare nel centro di una città di lusso come Parigi quello che mi chiedeva era decisamente poco!

Sbuffai, ancora quella stupida parrucchiera.

Ora vediamo se la smette.

Presi tutto il fiato necessario per farmi sentire e dissi, cercando di scandire bene le parole:-Oh, perché non mi stai mai a sentire? Posso ritirarmi?-

Mamma tutt’un tratto tacque, alzando un sopracciglio come per fingere d’essersi accorta solo allora che le avevo parlato.

Luis mi guardò, attendendosi un urlo isterico, qualche lacrima e un “Ma perché non mi state a sentire??”, invece tacqui, finchè mamma non sospirò, pronta a parlare.

-Scommetto che tu non abbia capito nulla di ciò che ti ho chiesto.-borbottai, togliendole la parola.

-Cioè di ciò che mi hai urlato.-replicò lei, sempre con la risposta pronta.

M’alzai, indignata: non sopportavo quando mia mamma mi rispondeva con quel tono.

Ma chi era lei per parlarmi così?

Sicuramente alla sua età con la mia educazione (a mio parere fin troppo gentile) sarei certamente andata lontano, mi sarei costruita una vita e una famiglia da gran signora, non certo come è finita mia madre!

E poi noi dobbiamo portare rispetto ai genitori, ma loro? Che ci ascoltino e tacciano.

Luis mi guardava, il suo solito sorrisetto malizioso sulle labbra, come di chi si aspettava da secoli una scena del genere.

-Non v’arrabbiate per così poco...-mormorò, cercando inutilmente di salvare la situazione.

Sapevo bene come sarebbe accaduto normalmente: mamma si sarebbe messa a strillare ramanzine su ramanzine inutili e poi si sarebbe messa a piangere.

Io non dovevo fare molto, avevo una parte facile facile: mi sarebbe bastato tapparmi le orecchie e lasciarla urlare a vuoto, e poi sarei dovuta andarmene di sopra, come se niente fosse.

Ma oggi c’era un nuovo personaggio, tutte le nostre azioni sarebbero ruotate attorno a lui, e chissà cosa sarebbe accaduto.

La cosa, anziché impaurirmi, mi eccitava.

Il silenzio si raddensava ad ogni respiro e, lo vedevo, attanagliava la gola di mia mamma che era così tanto abituata ad urlare che ora taceva, muta.

Inaspettatamente Luis scoppiò in una risata fragorosa e, all’improvviso, mamma cominciò a piangere, mentre io , sconcertata, attendevo che mi venisse data la parte in quello spettacolo così strambo.

Sapevo solo che mi ero stufata di stare in quel palcoscenico di rumore e bugie, quindi tanto valeva salire in camera mia, ma non sapevo come, non essendomi stata assegnata ancora la parte.

Taqui, immobile.

Poco dopo Luis si alzò, e mi fece cenno di salire, mentre lui e mamma sarebbero stati a discutere sulla mia maleducazione.

Obbedii, tanto sapevo che Luis avrebbe difeso me.

Sola, in camera, mi gettai sul letto, scompigliandomi tutta.

-Ma che me ne importa della pettinatura?-dissi ad alta voce,- in verità non me ne importa niente, né dei miei stupidi capelli, né delle regole, né di mia mamma e né della mia futile vita.

Dormii, e non sognai nulla, come al solito, ma mi svegliai sentendo i passi di Luis salire le scale e fermarsi davanti alla mia porta.

Non attesi che bussasse, riconoscevo i suoi passi alla perfezione.

-Entra- mormorai, alzandomi.

Luis entrò.

Ora avrebbe dovuto dire qualcosa, qualcosa del tipo “oh, mia piccola bambolina, non mi dirai che sei arrabbiata, vero?”

Oppure, “Bei capelli, signorina!”

O, ma non credo, “tua mamma ha smesso di piangere, perciò sono venuto da te.”

Invece, avvicinandomisi lentamente, sussurrò:-Fra poco parto. Tua madre sa...-

Lo guardai, partiva? Oggi? Il ricamo era saltato definitivamente. Non che ci tenessi, ovvio, ma un po’ mi dispiaceva.

-Ho litigato con tua madre, e le ho detto tutto.- aggiunse, non essendo sicuro che avessi capito del tutto.

Alzai le spalle e gli accarezzai il volto stanco.

No, infatti, non avevo capito: avrei dovuto fare più attenzione a quel “tutto”.

Lui tacque, in attesa che afferrassi,

Aggrottai le sopracciglia: tutto cosa? Cosa c'era che mamma non sapeva?

Capii.

Lo guardai con occhi sbalorditi, e fui tentata di mollargli un ceffone.

Ero fritta: mamma mi avrebbe fucilata, amava tanto Luis,e ora per colpa mia era tutto distrutto.

Guardai ancora una volta Luis negli occhi, con sguardo sconsolato.

-Mi dici dove scappo, ora?- chiesi, stringendomi a quell’uomo che forse non avrei mai più rivisto.

Luis scosse il capo tristemente.

-Forse ti conviene restare qui e dimenticare tutto.- disse.

-Se rimango mi sarà più difficile dimenticare.- replicai.

Luis scosse il capo, sospirando.

Ero triste, tremendamente triste, e sentivo che lo era anche lui, come me.

Rimanemmo per un po’ in silenzio, poi si sedette, facendomi cenno d’imitarlo.

Mi sedetti di fianco a lui.

Non era giusto che, così di botto, finisse tutto.

Che scopo avrebbe avuto la mia vita, allora? Senza né Luis né segreti da nascondere?

Sarebbe stata una vita tremendamente noiosa e monotona, una di quelle in cui si vive solo pensando a ricordi lontani, a fruscii di lenzuola, a poesie mormorate nascosti su d’un albero, sensazioni indimenticabili...

No, non volevo una vita del genere, anche se tutti parevano inclini a farmela vivere.

No, non la volevo proprio.

Ora Luis sarebbe andato lontano, e non lo avrei più rivisto.

E io non lo avrei seguito.

Poi magari mamma m’avrebbe chiusa in convento, per facilitare le cose, e si sarebbe cercata un altro fidanzato.

Magnifico, davvero.

Luis si scosse un poco, poi s’alzò, cupo.

-Aspetta!-lo fermai.

Mi alzai anche io, alla sua altezza, e mi protesi verso il suo volto.

Leccai le sue labbra secche, poi, premendo il mio corpo contro il suo, lo baciai.

Fui felice di sentire che le sue mani, fino ad allora considerate troppo lunghe, mi palpassero i seni, le cosce, il ventre...perchè quella era l'ultima volta.

Fui felice anche quando mi strinse a sé con una forza esagerata, trattenendomi per i capelli.

Poi, di botto, quando la situazione poteva trasformarsi in qualcosa di più grosso, lui si allontanò.

-Ora devo andare. La carrozza mi starà aspettando.-disse, col fiato corto.

Annuii, cercando di frenare le lacrime che mi offuscavano la vista.

Lo salutai con voce flebile, accompagnandolo alla porta della camera, poi lasciai che se ne andasse via, abbandonandomi sul letto.

Mi misi a pensare, rivedendo con la mente tutte le scene della giornata, sentendo ogni voce parlare come se ancora stessero parlando...

Tesi l’orecchie, sentendo che effettivamente qualcuno parlava.

Sentii l’inconfondibile voce di mamma gridare insulti a Luis, e mi godei quello spettacolo dalla finestra, vedendoli molto più in basso: lui vicino ad una carrozza, e lei trattenuta dalle serve.

Sorrisi, felice di aver visto mamma, mia grande fonte di disperazioni, urlare a squarciagola e piangere per un uomo che le avevo tolto anche io.

Luis salì sulla carrozza e questa partì, ma in fondo al vialetto, prima dei platani ombrosi che circondavano la nostra casa, lo vidi sporgersi da un finestrino, trafficando con la tenda in velluto, e togliendosi il cappello.

Mi guardava, mi sorrideva, mi salutava.

-Ti amo, Katy, e come è vero che ti amo giuro che un giorno tornerò a prenderti, ovunque tu sia!-, gridò, poco prima di ritirarsi all'interno della carrozza, nel timore di cadere.

Lo salutai, piangendo, anche se sapevo che tutte quelle parole, si sarebbero perse nell'aria, lasciando vivere me nella speranza, e mia madre nel dolore.

Se immaginavo che sarebbe andata a finire così?

Sì, ma probabilmente non avrei mai voluto ammetterlo.

**********************************************************************************************************************************************************************


Allora, questo è il primo giorno della settimana di giorni di vite diverse che lo seguiranno...Ambientato nell'inizio Ottocento, in Francia, fra serve, carrozze ed intrighi amorosi.


Il secondo giorno verrà ambientato Inghilterra, e la protagonista sarà una studentessa della metà del Novecento, e la situazione sarà ben diversa. =)

Ma l'amore, come in tutte le mie storie, sarà il tema principale di questa ff.


Recensite numerosi^^

Ciau

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: laolga