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Autore: Altair13Sirio    26/04/2019    1 recensioni
Non è mai stato facile vivere la vita dell'eroe per Robin, così come per Cyborg, Stella, Corvina e BB. Nonostante tutto, i Teen Titans sono riusciti a superare quel senso di "strano" che li circondava ovunque andassero e hanno deciso di andare avanti; sono diventati una famiglia, le loro amicizie e i loro amori si sono intrecciati e dopo tanto tempo finalmente i cinque eroi hanno capito cosa dovevano fare.
Tutto questo può sembrare normale agli occhi di un adulto, capace di comprendere quali siano i doveri di un supereroe e le difficoltà che porta questo tipo di vita, ma agli occhi di una bambina? Una piccola bambina eccentrica e piena di vitalità, incapace di vedere il male nella gente, come può vivere una situazione simile e in che modo potrà mai crescere se non riesce a distinguere il bene dal male?
Luna è una bambina cresciuta sotto una campana di vetro e che è sempre stata a contatto con questo mondo, vivendolo in prima persona; il suo amore per la sua famiglia è eguagliato solo dal suo desiderio di vivere la vita liberamente, incontrando tante persone e amici nuovi. Ma sarà difficile attuare questo sogno, essendo lei la figlia di un supereroe.
Genere: Azione, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Titans Legacy'
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Luna aveva evitato Emily per tutta la mattina, anche quando era suonato l’intervallo la bambina era uscita direttamente dalla classe senza degnare la sua ex amica di uno sguardo. Seguendo Jamie, era andata in cortile e si era seduta assieme a lui a un lato per osservare gli altri bambini che giocavano.
<< Arriverà. >> Disse a un tratto Jamie rimanendo impassibile mentre fissava la piccola rete da pallavolo attorno alla quale si era radunato un gruppo di bambini.
Luna alzò lo sguardo chiedendogli a che cosa si riferisse, ma lui si limitò a fissarla con l’aria di chi non aveva bisogno di spiegarsi. In effetti aveva ragione: Luna aveva capito che si stava riferendo a Emily e anche lei, come lui, sapeva che si sarebbe presentata a un certo punto. E lì non avrebbe potuto semplicemente evitarla.
<< Spero di no. >> Rispose la bambina senza mettere molta enfasi nelle sue parole.
Jamie rimase in silenzio e si strinse le ginocchia al petto. Rimasero in silenzio per qualche istante ad assaporare la pace e la solitudine che quella pausa gli concedeva. Luna però non riuscì a rimanere in silenzio a lungo e a un certo punto le sue labbra si mossero da sole.
<< Ero preoccupata. >> Disse con voce flebile. Jamie la guardò interrogativo. Lei continuò. << Da qualche giorno Emily si comportava in modo strano. Pensavo che fosse solo un po’ distratta o che ci fosse qualcosa che la preoccupava, ma non avrei mai creduto che mi volesse abbandonare… >>
Luna sospirò e sentì la propria voce tremare. Preoccupato, Jamie le disse:<< Non vorrai rimetterti a piangere? >> Luna sapeva che non valesse la pena di versare altre lacrime per Emily.
La bambina scosse la testa. << No. Scusa… >> Mormorò. << Però… Il fatto è che mi ero fidata tanto. Emily era mia amica e ancora non capisco perché mi abbia voltato le spalle così. >>
Jamie tornò a guardare davanti a sé. << Se lo ha fatto, vuol dire che non ti considerava veramente sua amica. >>
<< Ma perché? >> Chiese Luna voltandosi di scatto verso il ragazzino.
Jamie strinse le spalle. << Non lo puoi sapere. E’ difficile capire cosa pensano gli altri e sfortunatamente non puoi leggere la mente delle persone… >>
Quelle parole rimasero a galleggiare per un po’ nella testa di Luna. Invece avrebbe potuto, se fosse stata più attenta: grazie alle lezioni della sua K’Norfka, forse sarebbe riuscita ad entrare in contatto con i pensieri e le coscienze delle persone che la circondavano. Con un buon allenamento, forse sarebbe potuta diventare proprio come Corvina… Ma lei era distratta, frivola, non era in grado di fare tutte quelle cose. Entrare in uno stato di trance durante la meditazione era una cosa molto diversa dal leggere il pensiero di qualcuno e a momenti lei non riusciva ad eseguire neanche la più semplice delle due opzioni.
Luna si portò la testa tra le mani e abbassò lo sguardo con disperazione, imprecando sconsolata nella lingua di sua madre. Jamie notò quella strana espressione che usò, ma non le chiese che cosa significasse o di che lingua si trattasse; invece, il ragazzino alzò lo sguardo rivolgendosi verso l’entrata della scuola e disse:<< Forse puoi chiederglielo direttamente. >>
Luna alzò lo sguardo di scatto per avvistare la sagoma colorata di Emily che stava ferma proprio davanti alla porta e li fissava con sguardo contrariato. Cercò di evitare il suo sguardo e voltarsi dall’altro lato, ma bastò un istante e subito Emily si attivò.
<< Luna Bianca! >> Chiamò ad alta voce. La bambina non rispose. Emily cominciò a camminare in direzione dei due bambini seduti, mostrandosi piuttosto infastidita da quella situazione. << Che stai facendo? >>
Emily si fermò accanto a Luna mentre questa non sembrava avere alcuna intenzione di rivolgerle la parola. Jamie osservava la scena con la coda dell’occhio, cercando di non dare molta confidenza alla biondina dato che quella sembrasse la volontà di Luna.
Vedendo che stare lì ferma a fissarla non sembrava avere alcun effetto, Emily girò di lato e si mise proprio di fronte a Luna, pensando che così non avrebbe potuto più schivare il suo sguardo. E in effetti aveva ragione: la bambina ci provò inizialmente, ma poi si arrese e rimase a fissare il volto di Emily di fronte a sé come se fosse trasparente.
<< Mi vuoi spiegare che succede? >> Chiese la ragazzina con un’espressione scontrosa dipinta sul volto.
Luna sbatté le palpebre un paio di volte. << Lo sai che succede. >> Rispose atona.
Emily si guardò attorno esasperata. << Ti prego, non cominciare a parlare in modo strano e rispondimi! >>
Jamie non sapeva che fare per risolvere quella situazione che sembrava arrivata a un punto morto. Luna non voleva parlare ed Emily non sapeva cosa chiederle per convincerla. In suo aiuto arrivò il suono della campanella, che segnò la fine dell’intervallo. Non appena la udì, Luna si alzò e facendo finta che Emily non fosse lì disse:<< Forza Jamie, torniamo in classe. >>
Jamie si alzò seguendola, ma subito Emily afferrò un braccio della bambina e la trattenne lì dov’era. << Non ti lascio tornare in classe finché non mi dici che è successo! >> Minacciò con voce dura.
Luna, da che sembrava non vederla nemmeno, si voltò verso Emily e le lanciò un’occhiata truce che quasi fece mollare la presa alla ragazzina. Con voce gelida, disse:<< Dicevi che tutti si erano annoiati di me, che non sono più popolare. Quindi ti faccio un favore ed evito di parlare con te, visto che sono tanto fastidiosa! >>
Emily sembrò sconvolta, come se non capisse che cosa stesse succedendo. Ma nei suoi occhi c’era più della semplice confusione: Luna riuscì a leggere bene la paura di essere stata scoperta, di aver fatto vedere cosa si nascondesse dietro quella maschera che aveva tenuto per giorni interi, solo per sfruttarla e farsi amici più interessanti. << Questo dove lo hai sentito…? >> Chiese con voce tremante.
<< Questa mattina, in bagno. >> Rispose rapida Luna. << La prossima volta che devi parlare male di qualcuno, assicurati che non ci sia nessuno nella stanza prima. >> Aggiunse con una punta di veleno della voce, liberando un po’ della rabbia che improvvisamente era cresciuta all’interno del suo corpo.
Emily rimase a bocca aperta, gli occhi atterriti fissi sul viso furioso di Luna Bianca. Rimase in silenzio per qualche istante, poi cominciò a scuotere la testa lentamente e dopo qualche altro istante cominciò a sussurrare con voce piagnucolante:<< Posso spiegare… >>
<< Non c’è bisogno. >> Disse Luna distogliendo lo sguardo. << Non c’è bisogno che tu dica niente. Se ti sto tanto antipatica allora non dovresti far finta di essere mia amica. >> Poi abbassò lo sguardo. << Ora lasciami andare, per favore. >>
In un primo momento Emily non capì cosa le avesse detto la ragazzina, poi esclamò:<< No! >> E strinse con più forza il braccio di Luna Bianca. << Siamo amiche noi! Dovremmo parlare e chiarire i nostri problemi, no? Invece ti chiudi in te stessa, mi eviti tutto il giorno e te ne vai con lui? >> E con un rapido movimento del braccio indicò Jamie, proprio accanto a loro.
Dopo quelle parole fu Luna a non resistere più e la bambina cominciò a rispondere con più veemenza. << E di che cosa dovremmo parlare? Di come avevi intenzione di sfruttare la mia popolarità? Di come tu mi hai evitata in questi giorni, per chissà quale motivo? Ti eri annoiata anche tu di me? >>
Vedendo come le cose si stessero sviluppando, Jamie si avvicinò a Luna e la prese per l’altro braccio sussurrandole di lasciar perdere, ma la bambina ignorò le sue parole e si voltò verso Emily. Ormai non poteva più trattenersi.
<< Mi hai mentito! Hai detto che eravamo amiche e che saresti stata sempre pronta ad aiutarmi, ma adesso ti metti a dire tutte quelle cose alle mie spalle? >> Luna si liberò dalla stretta di Emily con uno strattone e sentì finalmente il braccio libero. Era sicura che le sarebbe rimasto il segno per un po'. Poi si avvicinò alla ragazzina e sibilò:<< Non sei mia amica. Non sei niente! >>
Senza che potesse prevederlo, Luna ricevette uno schiaffo molto forte sulla guancia e credette che fosse arrivato un adulto a separarle, ma invece era stata lei: Emily aveva la mano alzata e ansimava con affanno, come se la risposta di Luna l’avesse spaventata. Perché l’aveva colpita? Luna non aveva detto niente di sbagliato, Emily l’aveva tradita e non aveva intenzione di lasciare che la prendesse ancora in giro a quel modo. Adesso sembrava che fosse lei nel torto per come aveva reagito la sua compagna.
Non se n’erano accorte, ma nel frattempo che la discussione era cresciuta un ben fornito gruppetto di bambini si era radunato attorno a loro mantenendosi a una discreta distanza che permettesse loro di poter sentire. A Luna non interessava che li sentissero, ma perché adesso sembrava che fosse Emily quella che era stata ferita?
La bambina bionda abbassò la mano lentamente. << E’ proprio vero che sei strana… >> Mormorò. << Non capisci niente… Credi che tutto giri attorno a te? Un giorno arrivi a scuola saltando un anno intero e subito cominci a farti bella con i maestri. Fai tutti gli esercizi giusti, sai sempre cosa dire… Poi succede qualcosa fuori dal programma e subito vai in crisi, e tutto quanto diventa una questione importantissima. Avrei dovuto scaricarti prima, peccato che non sapessi quanto fossi pazza ancora… >> Mentre diceva queste cose lo sguardo di Emily trasmetteva rabbia, ma anche qualcosa di diverso, più profondo, che Luna non credeva di aver mai provato di persona. << Già, dopo che ho saputo che te ne vai in giro in costume a pavoneggiarti come una supereroina ho pensato che fossi proprio matta! A che ti serve venire a scuola, se vuoi diventare come quei fenomeni da baraccone della tua famiglia? Sei sempre così perfetta e buona, sembri un robot. Un alieno! Hanno proprio ragione quelli che ti chiamano mostro: è questo che sei. >>
Trasmetteva invidia.
Luna rimase a fissare impassibile Emily per qualche secondo senza dire nulla. Non era neanche sicura che ci fosse qualcosa da dire. Avrebbe lasciato perdere perché ormai era evidente che il vero problema fosse di Emily, ma quando quella parola arrivò al cervello della bambina, lei perse ogni tipo di freno e si lanciò addosso alla compagna urlando.
I bambini attorno a loro cominciarono a strillare mentre le due ragazzine si buttavano a terra e cominciavano a picchiarsi. Luna mise le mani in faccia ad Emily e cercò di colpirle la fronte mentre questa allungava le mani gridando e si metteva a tirarle con forza i capelli. Era uno scontro facile, non poteva nemmeno essere considerata una sfida: Luna immobilizzò la compagna con le gambe schiacciandole il petto e continuò a picchiarla. Emily riuscì a graffiarla sulla guancia in un disperato sbracciarsi per mandarla via, ma Luna non sentì niente. Il suo sguardo fisso era pieno di rabbia, nella sua mente non c’era nient’altro se non lei, la sua nemica.
Era accecata dall’odio e mossa da una forza che neanche lei credeva di avere nel suo piccolo corpo: gli inutili tentativi di separare le due bambine di Jamie non furono neanche notati. La confusione, le grida, il dolore dei capelli che venivano tirati con forza; Luna non sentì niente, finché due mani molto più grosse delle sue non arrivarono da dietro e la allontanarono con la forza dalla sua compagna.
Luna si dimenò nel tentativo di liberarsi dalla presa. Qualcuno l’aveva sollevata da terra e stava cercando di immobilizzarla; forse era un insegnante, forse un bidello. Non le interessava, l’unica cosa che voleva era continuare a picchiare quella traditrice. Era lì, per terra, che si contorceva come il verme che era, mentre un’altra persona si accovacciava accanto a lei per controllare le sue ferite. Qualcuno disperse i bambini, che tornarono di corsa alle proprie aule. Anche Jamie sparì, forse cacciato anche lui.
Luna, invece, fu trasportata di peso dentro la scuola mentre ancora gridava in preda alla rabbia.
 
*
 
Robin e Stella sedevano davanti alla scrivania della preside Reeds mentre questa li guardava con un’espressione corrucciata. Nella stanza con loro erano presenti anche una coppia dall’aria molto più infastidita della preside, Luna Bianca che se ne stava con lo sguardo basso e un’altra bambina con la faccia piena di lividi.
Erano stati chiamati con urgenza dalla scuola con la notizia che la loro bambina aveva scatenato una rissa. Increduli in un primo momento, i due coniugi non avevano potuto fare altro che presentarsi il più velocemente possibile per cercare di capire che cosa fosse successo e chiarire quella faccenda. Ma la situazione non sembrava lasciare spazio a molte interpretazioni ed entrambe le bambine si rifiutavano di parlare.
<< Signori, vi ringrazio per essere venuti così tempestivamente. So quanto entrambe le vostre famiglie siano impegnate e per questo vi sono molto riconoscente per la vostra presenza oggi. Purtroppo, abbiamo avuto a che fare con una situazione molto incresciosa questa mattina e abbiamo bisogno del vostro aiuto per capire cosa sia successo. >> Disse la preside Reeds tenendo le mani unite di fronte alle labbra. Aveva cambiato pettinatura dall’ultima volta che Robin e Stella l’avevano vista, un taglio corto con due ciuffi che le scendevano ai lati del viso, ma il suo aspetto rassicurante era rimasto lo stesso. Riusciva a far sembrare di avere tutto sotto controllo persino in quella situazione, dove in realtà tutto quanto sembrava esserle sfuggito di mano.
Robin parlò con chiarezza mantenendo un tono formale:<< Non c’è impegno che tenga quando c’è di mezzo nostra figlia. Grazie per averci chiamato. >>
La Reeds annuì prima di tornare a rivolgersi a tutti quanti. << Questa mattina, durante l’intervallo, è scoppiata una lite in cortile che ha coinvolto le signorine qui presenti Luna Bianca… >> Quando fece il suo nome, Luna sembrò tremare per un istante. << Ed Emily Johnson. >> Dopo che la preside ebbe chiamato anche Emily, questa si guardò intorno con aria sofferente. La preside continuò. << Quando gli insegnanti sono intervenuti, la situazione era la seguente: Luna Bianca stava colpendo ripetutamente Emily sul viso nonostante questa fosse immobilizzata e incapace di nuocerle in alcun modo. Emily è stata portata in infermeria per controllare che non ci fossero ferite gravi mentre Luna Bianca è stata portata in un’altra aula perché si calmasse. Abbiamo provato a parlare con entrambe per capire cosa sia successo, ma ancora nessuna delle due ha voluto dire una parola. >>
<< E che ci sarebbe da capire? E’ ovvio che quella peste ha aggredito la nostra bambina! >> Disse con tono scontroso il padre di Emily, un uomo dalla mascella squadrata e il volto liscio.
A quelle parole Luna Bianca commentò qualcosa in tono sarcastico nella lingua di sua madre e Stella dovette sgridarla per le parole usate.
<< Signor Johnson, non siamo sicuri che Luna non sia stata provocata. Sicuramente quello che ha fatto è stato profondamente sbagliato, ma conoscere ciò che ha scatenato questo raptus ci aiuterebbe a capire la situazione. >> Disse con molta pazienza la signora Reeds prima di rivolgersi a Stella e Robin. << Come vedete, Luna si ostina a parlare in una lingua sconosciuta e non c’è modo di farla comunicare con noi. Per questo abbiamo bisogno del vostro aiuto per farla parlare. >>
Dopo aver sentito la richiesta della preside, Robin e Stella si concentrarono su di Luna per comunicare con lei.
<< Luna, per favore, dicci cosa è successo. >> Le chiese Robin a bassa voce mentre Stella le stava accanto e le accarezzava una mano. << Perché hai picchiato la tua amica? >>
<< Lei non è mia amica. >> Disse Luna in Tamaraniano. La freddezza con cui rispose lasciò perplessi e preoccupati i suoi genitori.
<< Non capisco… >> Mormorò Stella. << Non dicevi che avevi fatto un sacco di amici a scuola? Perché adesso hai fatto questa cosa? >>
<< Sembra che vostra figlia non sia completamente onesta con voi… >> Commentò con tono di superiorità il signor Johnson.
Le sue parole scatenarono un altro commento da parte di Luna Bianca, questa volta a voce più alta di prima e chiaramente rivolto all’uomo. Tuttavia nessuno a parte Stella e Robin riuscì a capire cosa significassero quelle parole.
<< E adesso che cosa ha detto? >> Chiese l’uomo un po’ spaesato, incerto su come reagire a quelle parole.
Infastidito dal tono del signor Johnson, Robin si voltò verso di lui e disse con asprezza:<< Ha detto che lo stesso vale per sua figlia. >> Fece una pausa giusto per gustarsi le espressioni allibite dei due genitori, poi abbassò i toni e cercò di ragionare con loro. << Ascoltate: è una situazione complicata e avete tutto il diritto di essere arrabbiati, ma se evitassimo di tenerci i coltelli puntati alla gola e invece provassimo a collaborare per far parlare le nostre figlie, forse riusciremmo a capire bene cosa è successo. >>
Ci volle un attimo perché le parole di Robin facessero effetto, ma dopo di questo il signor Johnson grugnì dicendo:<< E va bene… >> E sua moglie si voltò verso la figlia per cercare di parlare con lei.
Stella ringraziò Robin con lo sguardo e tornò a concentrarsi su Luna, che continuava a tenere le braccia incrociate. Aveva lo sguardo spento, come se fosse annoiata, ma era evidente quanto fosse infastidita da tutta quella situazione. Se solo fosse riuscita a capire che cosa l’avesse potuta offendere tanto, forse sarebbe riuscita finalmente a comunicare con lei.
<< Luna… >> Stella non avrebbe voluto parlare di quello in quel momento, ma pensava che ci potesse essere un nesso tra il comportamento di Luna quel giorno e ciò che Corvina gli aveva confidato dopo aver ricevuto la chiamata dalla scuola. Si mise a parlare in Tamaraniano perché solo lei e la figlia potessero capire quelle parole e chiese:<< E’ lei che ha distrutto il tuo dipinto? >>
Luna si congelò quando sentì quelle parole. Si voltò con un’espressione contrariata in viso e rimase qualche secondo a fissare la madre quasi come se le avesse fatto un torto enorme; era un misto di rabbia e stupore che nemmeno Stella riuscì veramente a decifrare e, ad essere totalmente sincera, ne fu intimorita. Non aveva idea di come facesse a sapere quella cosa, ma sarebbe stato inutile mettersi a discutere in quella sede, quindi dopo aver assorbito lo shock tornò a guardare in basso e rispose:<< No. >>
Stella sospirò sollevata; anche se ancora non avevano chiarito quella faccenda, era riuscita a far dire qualcosa a sua figlia che non fosse mosso da puro risentimento. << Allora perché hai picchiato Emily? >>
Questa volta Luna Bianca non disse nulla. Rimase a fissare un angolo della stanza in silenzio, evitando di proposito lo sguardo dei genitori. Dall’altro lato della stanza, riusciva a sentire i genitori di Emily mentre cercavano di parlare con lei.
<< Emily, ti sei messa nei guai? >> Chiedeva la madre. << Lo sai che puoi dircelo. E’ importante, Emy! >>
<< Restare in silenzio non serve a niente, Emily. Se è successo qualcosa e tu non ne hai nulla a che fare, non devi avere alcun timore di parlare. >> Continuò il padre, cercando di rassicurare la figlia. Peccato che Emily c’entrasse assolutamente in quella faccenda.
Luna si voltò un attimo per guardarla in faccia: aveva l’espressione di chi sapeva di essersi meritata ogni singolo pugno. Faceva bene a non parlare, perché altrimenti tutti le sarebbero andati contro dopo aver saputo che razza di voltagabbana fosse.
Per un attimo Emily si accorse dello sguardo di Luna fisso su di sé e la fissò in risposta; faceva quasi pena con quei lividi che pian piano si stavano allargando sempre di più e la faccia rossa ricoperta di cerotti. Anche Luna era stata ferita, ma nessuno sembrava essersene accorto. Lei distolse lo sguardo di scatto ostentando superiorità, mostrando di non aver ancora smaltito l’arrabbiatura, e in tutta risposta Emily abbassò la testa con aria afflitta.
Vedendo che quell’approccio non stava portando a nessun risultato, la preside Reeds sospirò esasperata e decise di prendere le redini della situazione. << D’accordo. Dato che non abbiamo modo di constatare se Luna Bianca sia stata provocata o no e nessuna delle due bambine mostra di voler collaborare, mi ritrovo costretta a sospendere entrambe per un minimo di dieci giorni vista la condotta deplorevole mostrata durante la mattinata. >>
Subito a quelle parole tutti e quattro i genitori nella stanza cominciarono ad avere una strana fretta: Stella cominciò a pregare Luna di parlare, così come la madre di Emily fece con sua figlia, mentre i due padri provarono a contestare la decisione presa dalla Reeds.
<< Un momento, mia figlia è stata malmenata senza nessuna colpa! E’ quella ragazzina che dovrebbe sospendere! >>
<< Signora preside non sia così impulsiva, la prego! >>
La preside Reeds rimase in silenzio e osservò attentamente le reazioni delle due bambine, ma nessuna sembrò preoccupata dalla cosa. Quindi, a malincuore, si preparò a emettere la sentenza.
Prima che però si potesse decidere qualcosa, dalla porta della presidenza arrivò un flebile bussare e per un momento la confusione nella stanza si fermò. Tutti si voltarono a guardare la porta mentre la signora Reeds diceva a chiunque stesse bussando di entrare. Furono tutti molto sorpresi di vedere alla porta Jamie, un ragazzino dall’aria timida che spinse la porta lentamente.
<< E’… Permesso…? >> Chiese a voce bassa il ragazzino. La preside annuì e lo invitò a entrare. Il ragazzino entrò nell’ufficio e richiuse rapidamente la porta alle proprie spalle prima di fermarsi al centro della stanza per guardare i presenti fermi a fissarlo. << Buongiorno… Mi chiamo Jamie… Sono il compagno di banco di Luna Bianca e ho… Ho qualcosa da dire su questa storia. >> Disse dopo aver preso un profondo respiro.
La signora Reeds sembrava confusa, ma fece segno al ragazzino di continuare. << Hai assistito a quanto è successo in cortile durante l’intervallo? >> Chiese.
Jamie annuì. << Però l’origine del litigio tra Luna ed Emily non è stata lì… Vedete, Luna ed Emily sono grandi… >> Il ragazzino si interruppe subito dopo aver cominciato a parlare in modo più spedito. << Erano amiche. >> Continuò a voce bassa. << Si erano conosciute un po’ di tempo fa e si fidavano l’una dell’altra. Credo che all’uscita facessero la strada di casa assieme… Tuttavia da qualche giorno Emily ha cominciato a comportarsi in modo strano; Luna se n’è accorta, ma non ci ha dato molto peso fino a oggi, quando l’ha sentita in bagno mentre parlava di lei. >>
Ci fu una pausa che sembrò estremamente lunga. Gli adulti ascoltavano con attenzione mentre le due bambine sentivano i battiti dei loro cuori accelerare a mano a mano che si avvicinava il momento della verità.
La preside Reeds chiese a Jamie di continuare, anche lei impaziente di conoscere cosa avesse scoperto Luna quella mattina in bagno. << Prego, continua. >>
Jamie si voltò a guardare Luna Bianca per un istante. Aveva un’espressione dispiaciuta sul volto, come se non fosse sicuro se parlare o no; forse Luna non avrebbe voluto far sapere quelle cose ai suoi genitori, ma non poteva lasciare che fosse punita per un motivo tanto ingiusto. Tornò a guardare la preside e inspirò profondamente prima di riprendere a parlare. << Emily ha detto delle cose cattive sul conto di Luna Bianca. In particolare, ha detto di aver voluto fare amicizia con lei solo per diventare più popolare a scuola! >> Disse tutto a un fiato, senza osservare le reazioni di sorpresa degli adulti. Era come se a tutti fosse caduto un masso enorme sulla testa e subito cominciarono a guardare le figlie per cercare conferma di quelle parole. Jamie continuò:<< Dopo di questo, Luna ha cercato di evitare Emily, ma lei è venuta a cercarla nell’intervallo e dopo una discussione Emily l’ha chiamata mostro. E’ a quel punto che Luna ha perso il controllo… >>
Nella stanza calò il silenzio. Jamie non aveva più niente da dire, mentre la preside Reeds e i quattro genitori presenti nel suo ufficio sembravano essere sconvolti; Luna ed Emily tenevano lo sguardo basso, una aveva un’espressione arrabbiata, l’altra triste. La signora Reeds cercò di dire qualcosa, ma riuscì solo a muovere le labbra senza emettere alcun suono mentre i suoi occhi viaggiavano dai signori Johnson a Robin e Stella. Dopo essersi schiarita la voce, si rivolse a Jamie e lo ringraziò per la sua testimonianza.
Adesso era il turno di Luna ed Emily parlare: se c’era qualcosa che volevano aggiungere in propria difesa avrebbero dovuto farlo subito.
<< E’ vero quello che ha raccontato Jamie? >> Chiese la preside voltandosi prima verso Emily, che però non volle nemmeno alzare lo sguardo. Quando si girò verso di Luna, questa distolse lo sguardo come se non gliene importasse niente.
<< E’ davvero così? >> Chiese il signor Johnson allibito. << Vedi che se non è andata così devi dirlo! >> Supplicò la figlia nella speranza che questa potesse rispondere alle accuse di Jamie, ma non c’era proprio niente da dire. Emily rimase con la testa bassa come se avesse già accettato il suo destino.
<< Luna? >> Fece Robin voltandosi verso la figlia. << Ha detto veramente così? >>
Luna mosse solo gli occhi, come per dire “credete un po’ a quel che volete” ma era ovvio che il racconto di Jamie corrispondesse a verità, altrimenti almeno Emily avrebbe provato a contestarlo.
La signora Reeds sospirò. << Sembra che la situazione sia ormai chiara. Non me la sento di infliggere una punizione tanto severa… Tuttavia, vista l’eccessiva violenza dimostrata da Luna Bianca nel corso dell’intervallo, sono costretta a sospenderla almeno per un giorno. >> Poi si rivolse a Robin e Stella. << Signori, confido che parlerete chiaramente con la vostra bambina e le spiegherete che, qualora dovesse ritrovarsi in situazioni simili, la violenza non è mai la scelta giusta. Spero che riusciate a convincerla a confidare nell’autorità della scuola e i suoi responsabili, in futuro. >>
Robin annuì costernato. << Nostra figlia non ha mai dimostrato un comportamento così aggressivo. Le spiegheremo l’importanza di saper gestire la rabbia in situazioni come questa! >>
Il signor Johnson si intromise nel discorso. << Ma come, se ha come modelli di vita delle persone che non fanno altro che usare la violenza per risolvere i problemi? >>
Prima che Robin o Stella – che lanciò un’occhiata furibonda all’uomo, che avrebbe potuto avvertire le fiamme dell'ira della donna che le sue parole avevano susciato – potessero rispondere in qualsiasi modo, la preside Reeds alzò la voce con tono autoritario. << Per quanto riguarda sua figlia, signor Johnson, è chiaro che Luna sia stata provocata dalle parole offensive di Emily, che inoltre mi sembra abbiano fatto leva su una questione di razza particolarmente sensibile. Come genitori, dovreste averle insegnato valori come la tolleranza e il rispetto di chi è diverso. Non sono qui per giudicare il vostro operato nel crescere vostra figlia, ma è evidente che questa mancanza abbia portato la bambina a credere di poter mancare di rispetto a Luna Bianca; visto che ha già ricevuto una punizione sufficientemente severa da parte della sua compagna, non voglio infierire e assegno anche a lei solo un giorno di sospensione, nella speranza che voi le facciate capire quanto grave sia stato il suo comportamento. >>
I signori Johnson si fermarono per un istante, ma poi annuirono in silenzio con aria di sconfitta. La stessa Emily sembrava quella più delusa da quella situazione, come se oltre alle botte si fosse presa anche le brutte parole che lei aveva riservato a Luna. Robin e Stella ringraziarono la preside con lo sguardo, felici della sensibilità dimostrata dalla donna.
<< Adesso potete andare. Portate con voi le vostre figlie, parlate con loro e controllate le loro ferite. >> Disse la Reeds abbassando la testa e alzandosi dalla sua scrivania. Mentre gli adulti si alzavano, si mosse con agilità per raggiungere Jamie ancora in piedi in mezzo alla stanza e si abbassò sorridendogli. << Grazie, Jamie. Le tue parole sono state cruciali per risolvere la situazione! >>
Il ragazzino abbassò lo sguardo con timidezza e rispose con un flebile:<< Non c’è di che… >> Poi si fece da parte per lasciar passare le famiglie che uscivano.
L’ufficio fu lasciato prima dai signori Johnson, che si affrettarono ad andarsene, mentre i Titans attesero un attimo per ringraziare la preside del suo operato e la sua imparzialità. Prima di andarsene, Stella volle avvicinarsi a Jamie per ringraziarlo: si era ricordata di lui dopo che questo aveva già cominciato il suo discorso, lo aveva già incontrato quando lo aveva visto uscire da una limousine rosa e già allora sua figlia sembrava essere in buoni termini con lui.
La Tamaraniana si abbassò sorridendo e gli tese le mano. << Grazie per essere intervenuto per aiutare Luna, Jamie. >>
Il ragazzino fissò la mano di Stella Rubia per qualche secondo con sorpresa, poi alzò lo sguardo per vedere il volto sorridente della donna e arrossì improvvisamente. << Prego… >> Borbottò distogliendo lo sguardo.
La sua reazione portò Stella a sorridere ancora di più e a questo punto aggiunse:<< Quando torni a casa, potresti dire alla tua mamma che saremmo molto felici di andare a quella cena con lei? >>
In un primo momento Jamie non capì che cosa intendesse la donna e quelle parole sorpresero molto anche Robin, ma poi il ragazzino annuì con decisione e il marito di Stella si sentì molto più leggero nel sapere che sua moglie si fosse finalmente decisa ad accettare l’invito da parte di Kitty, probabilmente convinta dalla sincerità dell’amicizia tra sua figlia e il bambino dei loro vecchi nemici.
Mentre uscivano, Luna teneva ancora lo sguardo basso. Avrebbe voluto ringraziare Jamie per quello che aveva fatto, nonostante per un momento avesse preferito rimanere in silenzio e prendersi la punizione più severa, ma in quel momento non riuscì a guardare il suo amico negli occhi e dopo essersi fermata di fronte a lui per un secondo, si ritrovò a camminare via senza dire nulla.
Fu Jamie a chiamarla e farla girare dopo che lei fu andata oltre.
La bambina si voltò con aria confusa, chiedendosi cosa volesse dirle il ragazzino e questo rimase a fissarla con un’espressione comprensiva. << Non è stata colpa tua. >> Disse senza aggiungere altro.
Non ci fu tempo per rispondere, ringraziare o fare qualsiasi altra cosa. Luna non ebbe il tempo nemmeno di capire cosa significassero quelle parole, che il ragazzino dovette tornare in classe e lei dovette andare con i suoi genitori per uscire da lì. Jamie però sapeva che, eventualmente, Luna avrebbe capito il significato di quelle parole e si sarebbe sentita meglio dopo un po’ di tempo.
   
 
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