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Autore: Lady Lara    27/04/2019    2 recensioni
Tratto dall'incipit.
“Mi dispiace … mi dispiace veramente … ma il mio cuore deve restare di ghiaccio!”
La sua mente se ne stava facendo una convinzione e stava alzando dei muri spessi intorno a quel cuore. Ne aveva bisogno perché … perché quegli occhi verdi e quelle labbra di ciliegia, erano riusciti a scalfire quel ghiaccio irrimediabilmente!
Una giovanissima Emma Swan, studentessa universitaria, incontra "casualmente" un giovane che sconvolgerà la sua vita e la condizionerà nelle sue scelte professionali e sentimentali. Il destino è spesso crudele e la vita lascia traumi difficili da superare. L'amore a volte può essere un trauma, specialmente quando ti viene strappato agli albori, quando le speranze sono tante e i sentimenti sono potenti ma, una nuova possibilità fa risorgere la fenice dalle sue ceneri. Emma si chiederà come si è potuta ingannare e innamorare in breve così profondamente. Dovrà lavorare duramente su se stessa per erigere i muri che la proteggeranno, ma se la fenice risorgerà dalle sue ceneri? Sboccerà ancora l'amore? Sarà Emma la fenice? O sarà il bellissimo uomo misterioso che, da un quadro visto in un museo, tormenta i suoi sogni con i suoi magnetici occhi azzurri?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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              Capitolo 54              
 
 
Appuntamento letale …
 
 
Il fresco piacevole, di quel mattino di luglio, colse Killian mentre si destava.
Lo sciabordio, lento e costante, delle onde contro lo scafo dello yacht e il suo movimento oscillatorio, avevano cullato il sonno  di Emma e Killian in quella loro ultima notte a bordo.
Il giovane Capitano si voltò sorridendo verso il suo fianco destro, dove Emma dormiva ancora, a pancia in sotto, vestita solo della sua candida pelle. Si tirò leggermente più su, sistemandosi sul fianco, con il braccio destro piegato a sostegno della testa e rimase in quella posizione ad osservarla amorevolmente. Il viso di Emma era voltato verso di lui, con la guancia sinistra poggiata sul cuscino. I capelli scompigliati le ricadevano in parte sul viso, velando le sue palpebre chiuse. Le sue labbra rosse e lucide erano leggermente schiuse, mentre lei respirava piano.
 
“Dolci labbra di ciliegia!”
 
 Killian amava quelle labbra, come amava tutto di lei. Non riusciva a spiegarsi come potessero essere così vivide e lucide anche senza un lipstick. Fece scorrere lo sguardo sulla sua schiena, seguendone la sinuosità, fino ai promontori dei glutei.
 
“Così candida e morbida …”
 
L’idea della morbidezza della pelle di Emma gli fece prudere le dita per il desiderio di sentirla ancora sotto i polpastrelli. Non riuscì a resistere e allungò la mano sinistra sulla sua schiena. Prese prima un lungo ricciolo biondo e, senza che lei se ne accorgesse, lo portò alle labbra baciandolo. Lo fece ricadere gentilmente al suo posto e le sue dita, con tocco leggerissimo, sfiorarono la base del collo di Emma. Lente e leggere scorsero lungo la colonna vertebrale della ragazza, scendendo sempre più in basso, percorrendo la sua colonna come se fosse il sentiero che portava all’incavo dei glutei. Sorrise al ricordo di quei due rosei e rotondi promontori, delineati dal perizoma, il giorno prima. Non si erano arrossati con la cura che vi aveva dedicato spalmandoli di crema protettiva. Doveva ammettere che era stato un momento molto sensuale con la sua Emma. Pensando a quel ricordo, la sua mano finì il tragitto con l’intento di accarezzare l’emisfero a lui più vicino, ma quel desiderio fu interrotto improvvisamente dai brividi che percorsero la schiena di Emma e dal suo svegliarsi. La mano di Killian ritornò velocemente al punto di partenza, come se non volesse farsi scoprire agente nell’inconsapevolezza di lei.
 
Voltata verso di lui, Emma batté le palpebre mettendolo a fuoco, poi, vedendolo che le sorrideva con quella sua espressione tra il dolce e il malizioso, ricambiò il sorriso. Killian le accarezzò la guancia scoperta e le ravviò delle ciocche di capelli dietro la testa.
 
– Buongiorno Swan!
 
Adorava sentirlo pronunciare con quel tono e l’accento irlandese il suo cognome. Lo rendeva qualcosa di bello, come se lui vedesse veramente, nel momento in cui la chiamava, un leggiadro, elegante, bellissimo cigno. Non sospettava minimamente  di quanto avesse intuito la verità della sua impressione, infatti fin da piccolo Killian credeva che i cigni fossero gli esseri più eleganti e affascinanti che il Creato possedesse. Emma per lui era così e se non avesse avuto quel cognome, probabilmente lo avrebbe coniato lui stesso per descriverla.
 
– Buongiorno Capitano!
 
Con la voce leggermente ancora impastata dal sonno, si era sollevata portandosi verso di lui e dandogli un piccolo bacio a stampo sulle labbra sorridenti.
 
– Mmm! Questo è un buon inizio di giornata Swan! Vogliamo renderlo ancor migliore?
Mettendosi nuovamente supino, le aveva circondato il torace con le braccia, portandosela sopra il petto, lasciando che i loro corpi nudi godessero del reciproco tepore. Emma si accomodò meglio su di lui, aprendo le gambe sul suo bacino e facendo combaciare il suo torace con quello di lui, le braccia ai suoi lati e le mani ad accarezzarne il bel volto e i bruni capelli spettinati.
Con i visi così vicini, guardandosi amorevolmente negli occhi, non potevano che desiderare di scambiarsi ancora dolci baci e carezze languide. Erano così desiderosi l’uno dell’altra che, già pronti a doversi separare nel giro di poche ore, sembrava volessero fare incetta del loro amore, favoriti da quegli ultimi momenti sulla Jolly Roger.
Killian sapeva che da lì a poco Emma avrebbe dovuto recitare la parte dell’esca per attirare Paula Santa Cruz. Era preoccupato per lei, doveva fare in modo che ogni dettaglio dell’operazione si incastrasse perfettamente in un unico quadro. La sua Emma non doveva correre pericoli e già dalla notte aveva escogitato un piano.
 
Emma si stava muovendo sinuosamente su di lui, la sua pelle morbida e liscia entrava in attrito con il suo corpo più ruvido e maschio. Mentre la baciava appassionatamente e le accarezzava i fianchi, sentì che aveva ancora bisogno di lei. Le strinse con maggior convinzione le rotondità dei glutei e, con un movimento improvviso del proprio bacino, la ruotò portandola sotto di sé.
Emma sapeva cosa lui volesse, era ciò che voleva anche lei. Distesa sotto di lui, gli accarezzò il petto villoso e risalì lungo il collo fino ai suoi capelli, mentre lui, parlandole solo con gli occhi negli occhi, si insinuava tra le sue gambe pronte ad accoglierlo. Con movimenti complementari ai suoi, Emma lo guidò verso la sua meta e Killian la fece sua con tale passione e desiderio che credette di non riuscire a resisterle. Temendo di non riuscire a regalarle il piacere che voleva offrirle, dovette fare un grande sforzo di volontà, poiché i gemiti e i movimenti sensuali di Emma lo eccitavano allo spasmo. I sentimenti d’amore che nutriva per lei erano di una tale forza e profondità che, pur di farla godere al punto di perdere ogni inibizione, in essi riuscì a trovare la determinazione di resistere, finché lei non lo liberò da quell’impegno, chiamandolo a sé in un sospiro. Allora, finalmente, diede sfogo al suo desiderio, affondò in lei completamente, godendo del suo calore e della sua morbidezza, mentre nell’orgasmo la inondava del suo seme. Emma era scossa dai tremiti e sentiva che anche Killian tremasse con lei. Lo strinse tra le braccia,  per non lasciarlo uscire da sé, era come se temesse che l’avrebbe perso, come se quella potesse essere l’ultima volta che stavano insieme. Nonostante la felicità scatenata dalla forte emozione e dal piacere appena percepito, anche la tristezza si insinuò nell’animo di Emma e, mentre Killian era ancora dentro di lei, ormai rilassato e con il volto tra i suoi capelli dorati, due lacrime le riempirono gli occhi.
 
Killian sentì un singulto uscire dalla gola di Emma, se ne sorprese, poiché era ben diverso dai gemiti di piacere che aveva emesso durante il loro amplesso. Si scostò quel tanto per poggiarsi sulle braccia, ancora sovrastandola, e guardandola in volto le chiese cosa stesse succedendo.
 
– Love stai piangendo?! Ti ho fatto male in qualche modo?
 
Lei scosse il capo in un diniego, senza riuscire a parlare. Lui si spostò al suo fianco con la preoccupazione dipinta negli occhi azzurri,  corrugando la fronte accigliato. Le accarezzò il viso asciugando quelle due lacrime.
 
– Emma dimmi perché stai piangendo per favore! Ti ho fatto piangere troppe volte e non voglio più che accada!
– Sono felice …
- Piangi perché sei felice?!
– No … piango perché appena partirò per Boston non avrò più la stessa possibilità e mi mancherai …
– Amore mio, lo sai che ti voglio vicina ogni giorno della mia vita! Te l’ho detto che non posso più fare a meno di te. Ora non abbiamo nessun impedimento a stare insieme. Non ho più nemmeno il legame con la povera Eloise! Ho quest’ultimo atto da compiere: assicurare alla giustizia Paula Santa Cruz. Purtroppo dovrò coinvolgerti nell’azione, tu dopo ripartirai e io smaltirò le ultime pratiche del caso, ma appena potrò verrò da te a Boston. Alla luce del sole! Questa volta voglio fare le cose per bene con te, devo venire da tua zia, deve conoscere la verità e deve sapere che ti amo più della mia stessa vita …
 
Gli occhi di Emma continuavano ad essere lucidi, ma questa volta per l’emozione provocata dalle parole di Killian.
 
– Mi prometti una cosa Emma?
– Cosa Killian?
– Ecco … potresti prenderti cura di Alice?
– Lo faccio già amore mio …
- Si … lo so … ecco … io ora sono diventato suo padre …
- Per motivi legali si, lo sappiamo! 
- Emma … vorrei che tu ti occupassi di lei come se fossi la sua mamma  e non solo come la psicologa volontaria della Casa Famiglia! Non voglio lasciarla lì, voglio che possa stare con noi due, vorrei tanto che tu e lei diventaste la mia famiglia!
 
Se Killian avesse voluto trovare un modo per toccare il cuore di Emma non ci sarebbe riuscito come c’era riuscito con quella dichiarazione spontanea e sincera. Emma reagì ancora con le lacrime agli occhi, abbracciandolo stretto, facendolo ricadere sul letto e baciandolo su tutto il viso, mentre lui rideva divertito dal suo entusiasmo e dalla sua gioia. Era felice che Emma fosse contenta di quanto le aveva appena detto e stava diventando più sicuro riguardo ad un loro futuro da famiglia.
 
– Ora alziamoci Love! Vediamo come sta il povero Nick, se per caso non dobbiamo portarlo in ospedale con il colpo che gli hai dato ieri pomeriggio!
 
Si alzarono e mentre Emma entrava nel bagno, piccolo ma estremamente funzionale, della cabina, Killian andò da Nick.
 
***
– Ehi! Tutto bene amico?
– N’giorno Kil! Come vedi sono già in piedi, anche se ogni tanto mi gira la testa!
– Appena arriviamo sulla terra ferma ti accompagno in ospedale. Emma c’è andata un po’ pesante con la tua testa!
– Naah! Nulla che io non abbia già sperimentato con il pallone di cuoio del calcio! Vediamo piuttosto di organizzarci per la cattura di quell’assassina!
 
Killian si passò la mano dietro la nuca, imbarazzato e vergognandosi un po’ che dovesse essere Nick a ricordargli di vendicare Gretel e gli altri.
 
– Hai pienamente ragione! Ho già un piano, ma prima aspettiamo che venga anche Emma. Lei fa parte del piano!
 
Emma non tardò a raggiungerli nell’elegante soggiorno, allestito nella zona centrale sottocoperta dello yacht. Aveva messo un jeans leggero con una camicetta bianca di lino, senza maniche, con dei ricami a traforo ai lati delle spalle. Si intravvedeva un reggiseno bianco sotto la stoffa sottile e Killian fu contento che non offrisse mostra del suo seno a Nick, visto i precedenti che gli aveva raccontato  in proposito la stessa Emma. Nonostante l’abbigliamento abbastanza innocente, Nick fece un fischio di approvazione nel vederla. Emma, imbarazzata, si portò la mano ad un boccolo che le ricadeva sulla guancia destra, mentre il resto dei capelli era raccolto in una coda di cavallo alta.
 
– Non farci caso Swan! Deve essere uno dei postumi del colpo che gli hai dato in testa!
 
Nick ridacchiava, consapevole della gelosia del suo amico, ma non poteva non ammettere che la giovane Profiler fosse una splendida donna e, sfidando lo sguardo fulminante del Capitano, lo esternò alla diretta interessata.
 
– Emma sei uno schianto! Anche con un abbigliamento così minimale riesci ad essere elegantissima!
– Si, si va bene Nick! Già lo sappiamo questo! Ora smetti di flirtare con la mia ragazza e vediamo di andare avanti!
 
Emma notò con piacere quel sottolineare di Killian nel definirla “La sua ragazza” e sorrise del suo cipiglio geloso.
 
– Emma vieni nella stanza dei bottoni …
- Stanza dei bottoni?!
– Non ti ha detto nemmeno questo il nostro Captain Hook?
– Cosa Nick?
– Lo dici tu o glielo racconto io Kil?
– Va bene, va bene! Non ci sono misteri per Emma! Ti ho raccontato che zio Henry alla mia seconda laurea vendette il vecchio veliero e mi regalò la Jolly Roger …
- Si, me lo hai detto …
- Fu facendo una breve vacanza con la Jolly, insieme a Nick, suo padre e mio zio, che elaborai la costituzione di una squadra speciale all’interno della D.E.A.
La Jolly Roger è la mia prima base segreta, il fatto di essere una nave le da la possibilità di muoversi in acque internazionali. Ho installato, con l’aiuto di Nick, un potentissimo dispositivo di trasmissione e recezione, come nelle altre basi che uso sulla terra ferma, e quindi ho anche qui la mia sala dei bottoni. 
– Un meccanismo talmente potente che è andato in tilt proprio quando serviva però!
 
L’osservazione di Emma era giustissima e Killian e Nick si guardarono in viso colpevoli. Emma colse il tipo di sguardo e la cosa la lasciò molto perplessa.
 
“Forse Killian si sente in colpa per l’ansia che mi ha provocato il guasto?”
 
Cercò di giustificare mentalmente quello sguardo tra i due uomini, ma qualcosa ancora le sembrava avvolto in una nube di nebbia.
 
– Beh! Effettivamente hai ragione Swan! Se non si fosse guastato il commutatore che Nick mi ha dovuto portato, adesso staremo tornando a vela al porto. Vero Nick?
 
Nick, interpellato, velocemente fece un “si”  ripetuto con la testa, troppo ripetuto per Emma, la quale si chiese ancora se di Nick ci si potesse fidare completamente.
 
– Ho esplorato tutta la nave, ma non ho visto nulla che possa corrispondere ad una stanza dei bottoni come quella di Dublino, a parte la plancia di comando!
 
Killian sorrise, scambiandosi un altro sguardo di complicità con Nick.
 
– Vieni con me Emma!
 
Risalirono sopra coperta e Killian le fece strada verso il cassero di poppa, dove si trovava la plancia di comando. Entrarono e Emma rimase scettica, guardandosi in giro. Non ci potevano essere passaggi segreti, ne stanze nascoste, lo spazio era tutto lì.
 
– Guarda “Donna di poca fede”!
 
Killian fece un cenno a Nick, il quale pose una mano sotto la consolle dei comandi e schiacciò un pulsante invisibile dall’esterno. Improvvisamente, con un leggero ronzio, intorno alla parete circolare, dove poggiavano i comandi, si aprirono dalla consolle delle fessure e salirono lentamente una serie di monitor ultrapiatti, mentre il vetro che dava sul ponte prese una colorazione diversa a causa dei microcircuiti elettronici invisibili che lo percorrevano in lungo e in largo, trasformandosi in quello che fosse veramente, ossia una mappa del pianeta, con dei punti accesi che avevano sicuramente un significato per Captain Hook.
Se la voleva sorprendere con gli effetti speciali, Killian c’era riuscito! Emma era sorpresa e meravigliata del suo genio, che, in quel momento, si era evidenziato con quel lavoro dettagliato che aveva compiuto, chissà in quanto tempo, con Nick.
 
– Non potevi trovarla la mia stanza dei bottoni Emma, non è visibile se io non voglio!
 
Emma rifletté che fosse giusto così, una base segreta ambulante, come la Jolly Roger, non poteva palesare un simile agglomerato di tecnologia spionistica. Se, viaggiando, avesse avuto un controllo di qualsiasi guardiamarina, sarebbero stati guai per Killian. Doveva per forza tenere celata la natura della sua nave.
 
– In un certo senso la tua Jolly Roger è veramente una nave pirata Captain Hook!
– Perché credi che lui abbia mantenuto il nomignolo che si era dato per far pasticci con la carta di credito dello zio?
 
Emma si rese conto, da quelle parole, che Nick conoscesse profondamente Killian e le sue vicende. C’era veramente tra i due l’amicizia e la conoscenza tipica di lunghi anni di condivisione.
– Nick è stato il mio primo agente nautico in incognito! È lui che, come suo padre in precedenza per il veliero di mio zio, si occupa della totale manutenzione dello yacht! Non mi potrei fidare di altri, come mi fido di lui!
 
Emma si chiese se Killian non le stesse dicendo tutto ciò di Nick, per ripristinarle  fiducia nei suoi confronti. Le venne una curiosità, legata alla passione di Killian bambino per la favola di Peter Pan e Capitan Uncino.
 
– Anche a Nick hai dato un nome in codice Killian?
 
I due uomini risero, nuovamente complici.
 
– Ovviamente Swan! Lui è …
- Mister Smee, per servirvi Mylady!
 
Con un teatrale inchino, Nick fece la presentazione di sé con il suo nome in codice. Emma non riuscì a trattenersi dal ridere, pensando che gli uomini restano bambini anche da adulti. Quei due giocavano ancora ai pirati come da ragazzini! Con la differenza che ora non era più un gioco ma una realtà importante e, soprattutto, segreta!
 
Nel giro di poco i due uomini si misero alle loro postazioni. Killian doveva inviare ordini e collegarsi sia con i suoi agenti che con l’Interpol.  Usando l’e.mail ricevuta da Emma, riguardo le foto di Paula Santa Cruz e Alexandra Pereira, riuscì ad elaborare un mix dei due volti e Emma riconobbe il viso della donna che era con lei sull’aereo. Non c’era più dubbio alcuno che quella fosse  Paula Santa Cruz!
Emma era affascinata dalle capacità tecniche e professionali dell’uomo che amava, non lo aveva mai visto all’opera pratica e in effetti poteva ben definirlo geniale. Le mani di Killian correvano leggere e velocissime sulle tastiere apparse da sotto la plancia dei comandi. Non aveva alcun bisogno di guardare i tasti che toccava, attento piuttosto al monitor e alle finestre che apriva e chiudeva secondo la sua necessità. Emma era incantata dalle sue mani e non poteva non pensare che erano in grado di darle, con la stessa leggerezza, un piacere intenso quando percorrevano il suo corpo.
Dovette togliersi quel pensiero dalla mente e tornare alla realtà quando lui la chiamò.
 
– Emma ho inviato l’identikit di Paula-Alexandra! C’è un Pub nelle vicinanze della base di Dublino, che possiamo usare come punto d’incontro tra te e la sedicente Avvocatessa Pereira. È una zona di rientranza rispetto alla via principale, poco trafficata. Tra poco la chiamerai, la intratterrai facendo due educate chiacchiere, così avrò il tempo di rintracciarla sulla mappa. Le darai appuntamento al Pub di cui ti scrivo l’indirizzo su questo foglio, io intanto do ordine di dislocare nella zona i nostri agenti prima dell’orario dell’appuntamento. Tu non dovrai correre nessun pericolo, Paula è infida, potrebbe essere interessata ad ucciderti solo per darmi un grande dolore, ormai sa di sicuro che sei la mia ragazza, credo che, da quanto ha ottenuto parlando con Manguso, sia riuscita a ricollegarti a Kim Steward e da lui a me!
- Stai tranquillo Killian! Non mi succederà nulla e Paula Santa Cruz avrà quello che merita!
 
Emma accarezzò una guancia di Killian. Lui, seduto davanti alla tastiera, era voltato verso di lei. La guardò con un sorriso affettuoso e gli occhi che esprimevano amore e preoccupazione nei suoi confronti. Prese la mano che gli accarezzava la guancia e le depose un bacio all’interno.
 
– Io non sarò distante Love e arriverà il momento che guarderò in viso quell’assassina!
 
Emma si chinò verso le sue labbra per baciarlo e Killian ricambiò.
 
– Se ce ne fosse anche per me avrei anche io una bella carica di energia per l’operazione!
 
Nick, guardandoli, aveva riso facendo quella battuta e i due innamorati si erano sciolti dal bacio.
 
– Nick pensa a fare il tuo lavoro! Invia la richiesta all’Interpol intanto!
 
Nick fece un altro sorrisetto ironico e riprese a digitare sulla tastiera del monitor che controllava lui.
Poco dopo Killian diede il cellulare ad Emma per chiamare Paula. Il cellulare era collegato con la mappa che si vedeva al posto della finestra d’affaccio sul ponte.
Dopo tre squilli si sentì la voce di Paula Santa Cruz rispondere all’altro capo. Killian la riconobbe come l’aveva conosciuta, consapevole ora, che l’avesse identificata già alla prima chiamata che la donna aveva fatto ad Emma. Quel timbro, quell’accento spagnolo …
 
- Emma?! Dottoressa Swan! Non mi aspettavo che mi avrebbe chiamata! Avevo capito che fosse molto indaffarata e mi scuso per quanto sono stata inopportuna la volta scorsa!
– Alexandra, sono io che mi devo scusare! Lei mi aveva rivolto un gentile invito e io non mi sono comportata adeguatamente. Ero di fretta ma  mi sono resa conto dopo che quasi le ho chiuso il telefono prima di farla finire di parlare!
– Tutto passato cara!
 
Killian ascoltava e scuoteva la testa. Quanto era falsa Paula nel parlare in quel modo gentile a Emma!
 
– Come va il suo lavoro? Ha trovato esperti sul narcotraffico?
– In verità non è andata granché bene in questi due giorni! Sto trovando serie difficoltà ad entrare in contatto con agenzie investigative Irlandesi, nonostante i miei pass!
– Mi dispiace Alexandra! Immagino che ci siano situazioni segretate e che la polizia locale sia a sua volta impossibilitata a svelarle!
– Temo sia proprio così! Tornerò in Messico avendo fatto un buco nell’acqua! A lei come va il lavoro?
– Diciamo bene! Anche se non credo di essere stata molto utile per risolvere il caso di cui mi hanno chiesto di occuparmi …
- Di cosa si trattava in particolare?
– Non ne posso parlare Alexandra …
- Chiedo scusa! La mia solita curiosità invadente!
– Non a telefono almeno, ma … se ci vediamo per un saluto e un drink, magari le racconto qualcosa!
– Oh! Mi piacerebbe molto Emma! Mi sento così straniera in questo paese! Non ho un amico qui, e prima di andar via sarebbe bello passare del tempo con lei!
– Io rientrerò a Dublino tra qualche ora. Ci potremmo vedere al Joice Pub per le 16,00. Sa dove si trova?
– Non saprei, sono così poco pratica di Dublino!
– Allora le darò l’indirizzo preciso. È un posto fuorimano, molto tranquillo e per scambiarci qualche confidenza può andare bene. Forse ho anche qualche conoscenza per aiutarla nelle sue ricerche!
– Veramente Emma?! Sarebbe una vera benedizione se lei potesse farmi conoscere qualcuno che si occupa del narcotraffico mondiale!
 
Emma aveva sentito la gioia nella voce di Paula Santa Cruz, davanti all’esca prelibata di poter conoscere qualcuno nell’antinarcos e osò ancora di più.
 
– Sa cosa faccio? Chiamo il mio amico e gli chiedo se è disponibile a raggiungerci al Pub!
– Veramente?!
 
Questa volta Emma immaginò Paula con gli occhi sgranati per l’insperata sorpresa. Con buone probabilità aveva intuito che l’amico potesse essere Killian Jones, ma le volle dare la certezza.
 
– So che Killian è molto impegnato ma a me difficilmente dirà di no!
 
Killian, che le stava vicino, controllando la mappa, le si voltò facendole una linguaccia. Emma riuscì a trattenere una risata, lasciando rispondere Paula.
 
– Ha detto Killian?
– Si, ma non le prometto di riuscire a farlo venire, anche se  lavora non troppo distante dall’indirizzo del Pub!
 
Killian alzò le sopracciglia e Emma si rese conto che forse era meglio non rivelare quell’altro “piccolo” dettaglio, ma ormai stavano per catturarla Paula Santa Cruz e le sembrava solo di rendere l’appuntamento più appetibile.
In poche altre parole comunicò l’indirizzo del Pub a quella che ancora chiamava Alexandra e poi si salutarono cordialmente.
 
– Allora Killian?! Sei riuscito a rintracciare il luogo da dove rispondeva Paula?
– Non posso essere preciso al dettaglio, ma posso dire con certezza che si tratta della zona dove sono stati uccisi i due pushers! Il segnale non era mobile e la cella alla quale si connetteva era rimasta invariata, quindi poteva essere in un locale pubblico o in una casa privata. Darò le coordinate all’Interpol, in modo che facciano un controllo a tappeto in quell’area, vediamo di che posto si tratta!
 
L’aggancio con Paula Santa Cruz era avvenuto brillantemente. Ora non restava che tornare sulla terra ferma per procedere. Tutti coloro che collaboravano con Killian erano stati informati della parte da “recitare”. Emma dovette ammettere che lui non avesse trascurato nessun particolare dell’azione da svolgere, dimostrando di avere delle ottime capacità da coordinatore.
 
– Ora dobbiamo reimpostare la rotta e tornare al porto! Sai quello che devi fare Nick! Alla via così!
 
Mentre Nick prendeva i comandi di guida della nave, Killian schiacciò il pulsante sotto la consolle e la sua stanza dei bottoni ritornò ad essere occultata dalla normalissima sala dei comandi. Lasciando il timone al suo secondo, prese per mano Emma e uscì dal cassero di poppa. Scesero quei pochi scalini. Killian si assicurò che l’ancora stesse risalendo senza intoppi, dopodiché, portando il braccio intorno alla vita di Emma, la condusse verso la prua dello Yacht. L’abbrivio era potente, il motore della Jolly Roger rombava sommesso. La brezza scompigliava i lunghi capelli di Emma e spettinava quelli di Killian, mentre vicini, abbracciati, si sussurravano parole che solo loro sentivano.
Nick li poteva vedere dal cassero e un po’ invidiò il suo amico, quando vide che l’abbraccio diventava sempre più passionale e i due non resistevano a baciarsi come adolescenti. Si rattristò a ripensare a Gretel. Lei non c’era più! Era stata importante nella sua vita, avevano condiviso la nascita della loro bambina e ora la piccola era affidata alle cure dei nonni paterni. Almeno gli era rimasta quella cucciola di quasi cinque anni! Una piccoletta dolce e vivace, con i capelli biondi della madre. Ancora la cercava la notte, ma la nonna sapeva come riconsolarla. La madre di Nick adorava la nipotina e anche suo marito sapeva come farla distrarre il pomeriggio dopo la scuola materna. Gretel non aveva più i suoi genitori e l’unica sorella che aveva viveva a Londra, troppo impegnata nella sua carriera diplomatica per potersi occupare della nipotina!
 
– Piccolina mia! Papà tornerà presto a casa, ma prima con zio Kil dobbiamo arrestare l’assassina della tua mamma!
 
Poco dopo Killian ritornò ai comandi, non poteva lasciare troppo Nick, non stava in piena forma e, arrivati al porto, avrebbe dovuto in ogni caso fare un controllo medico.
Trainando il motoscafo di Nick, la Jolly Roger tornò verso il molo da dove era partita.
 
***
Paula Santa Cruz aveva chiuso la chiamata al suo cellulare. Si guardò allo specchio della spoglia camera da letto dove era ospitata. Vide la sua immagine riflessa, il suo corpo sinuoso vestito da quella aderente sottoveste di seta nera e i lunghi capelli neri e ondulati che le ricadevano sul seno. Il suo viso era pulito, giovane e bello come suo solito. Non portava il cerone e gli altri impiastri che usava per trasformarsi in Alexandra Pereira.
 
- Uff! Dovrò rimettere quegli orpelli sul viso!
– Era Emma?
 
Paula si voltò dalla parte in cui arrivava la voce. Aveva mentito ad Emma, non era vero che non avesse un amico in Irlanda, era ospite di quell’amico!
 
– Si era lei. Ha accettato l’invito dell’altro giorno, proponendomi di incontrarci per le 16,00 in un Pub …
- Quale?
– Il Joice Pub! Lo conosci?
– Si, certo! Più o meno è il posto dove l’hai persa di vista quando l’hai seguita!
– Ha nominato Killian … Come un suo amico che potrebbe aiutarmi per il mio lavoro di Saggista!
– Lo dici con quell’espressione felice sul viso? La Saggista è Alexandra Pereira se non vado errando e tu non puoi incontrarlo con la tua vera identità! Sei sicura che vuoi ucciderlo? Non mi sembra un’espressione di vero odio quella che hai dipinta sul volto!
– Killian Jones ci ha fatto un sacco di danno! Ha distrutto l’impero di mio marito!
– Eppure tu non lo odi abbastanza!
- Ci sono rimasta malissimo quando ho scoperto che Robert Rogers non era chi diceva di essere!
– Paula … non mi sembri convincente. La tua mi sembra una delusione personale su quell’uomo!
– Non hai del tutto torto …
- Non ti sarai innamorata di lui spero!
– Ma che dici!
– Ci sei andata a letto?
 
La domanda le era arrivata a bruciapelo e la risposta le scottava ancora sulla pelle.
 
– No!!
 
La risata del suo interlocutore la ferì.
 
– Quel “no” drastico ha il tono della delusione! Ti ha rifiutata vero?
 
Non le andava di dire la verità. Ancora ricordava il suo approccio sessuale nella stanza d’albergo occupata da Robert Rogers. Ancora riusciva a vederlo, così maledettamente bello e affascinante! Non aveva mai trovato un altro come lui e lo aveva desiderato dalla prima volta che era entrato nella sua villa de la Mesetas. Purtroppo era rimasto solo un desiderio il suo!
Trovandosela davanti all’improvviso, con indosso solo un sexy intimo nero, Robert inizialmente era sembrato soggiogato dalla sua sensualità, tanto che e si erano scambiati un petting piuttosto spinto, lei lo desiderava talmente che aveva quasi raggiunto l’orgasmo, quando lui l’aveva stimolata intimamente, ma poi lui, improvvisamente, l’aveva respinta, facendola sentire profondamente frustrata e umiliata. Aveva sospettato che avesse un’altra nella mente e nel cuore, ma solo adesso ne aveva la completa certezza: Robert Rogers, alias Killian Jones, era innamorato di Emma Swan!
 
Si chiedeva che effetto le avrebbe fatto rivederlo. Ce l’avrebbe fatta a puntargli la pistola in volto e a sparargli? Era già un’assassina, non era il suo primo omicidio no? Era spietata! Eppure l’idea di deturpare quel viso che le aveva fatto battere il cuore come ad una ragazzina …
 
- Di la verità che ti dispiace ucciderlo?
 
Iniziava ad odiare la voce e le domande incalzanti del suo interlocutore!
 
Certo che le dispiaceva di ucciderlo! Lo voleva per sé, soltanto per sé! Ma lui non l’avrebbe voluta mai! Questa era la verità! Aveva sposato Eloise Gardener e lei l’aveva eliminata! Che ci aveva trovato in quella donna scialba e insignificante? Gli piaceva anche più di Emma per arrivare a sposarla?
Gli aveva promesso che avrebbe eliminato ogni donna che lui avesse potuto volere! Emma era la prossima, su questo non aveva alcun dubbio!
 
– Lo devo uccidere, punto! Potrebbe venire all’appuntamento delle 16,00 … Emma mi ha detto che lo avrebbe chiamato per farmi aiutare. Venga o non venga, intanto eliminerò la sua bella!
– Non potrebbe essere una trappola? Emma è qui per gli omicidi della Squadra di sicuro! Potrebbero aver capito che ci sei tu dietro e che sei sotto l’identità di Alexandra Pereira!
– Mi ha detto di non essere stata molto utile per il lavoro che doveva svolgere …
- Se avesse mentito?
– Correrò il rischio, ma ho bisogno che tu e Jed mi copriate le spalle! Ora mi preparo, ci vorrà un po’ con il trucco, ma riuscirò ad essere puntuale. La pistola col silenziatore è al solito posto?
– Certo!
– Prendila allora e mettimela nella borsa, poi, mentre mi aiuti con il trucco, ti dico il mio piano …
 
***
Erano le 15,30 e tutti gli agenti, necessari al controllo della strada e della piazzetta antistante il Joice Pub, erano alle loro postazioni. Nessun passante, nessun avventore del locale, avrebbe potuto sospettare di quelle persone estremamente ordinarie. Chi avrebbe immaginato che la coppietta in atteggiamento intimo, seduta su quella panchina, invece che flirtare veramente, stava parlando alla micro-trasmittente con Captain Hook? L’uomo che, con la sua divisa da netturbino, stava raccogliendo cartacce? Il tizio seduto a leggere il quotidiano? La signorina in jeans che passeggiava con le cuffie alle orecchie e con al guinzaglio un Chihuahua bianco?
Non erano molte le persone che stavano passando da quelle parti, faceva caldo e la maggior parte erano turisti che cercavano zone all’ombra, approfittando del Pub per prendersi un drink o qualcosa da mangiare.
 
Emma arrivò con calma verso le 15, 45 mostrando apparente indifferenza per le persone intorno a lei. In realtà, come l’addestramento le aveva insegnato, stava controllando, in un colpo d’occhio, sia gli agenti sia la quantità di persone innocenti che avrebbero potuto essere coinvolte in una sparatoria. Killian le aveva dato una piccola pistola da tenere nella sua ampia tracolla e le aveva fatto mettere un paio di orecchini che avrebbero fatto parure completa con il ciondolo dato a Mulan e poi a sua zia Ingrid, una delle creazioni di Captain Hook, fornita di micro -telecamera.
Si mise seduta ad uno dei tavoli allestiti all’esterno del locale, coperti da una veranda in tela. Un cameriere uscì presto dal Pub e con cordialità le porse la carta del menù.
 
– Miss Swan!
 
Con il caschetto di finti capelli rossi, Paula Santa Cruz arrivò puntuale e le si parò davanti. Emma si alzò per accoglierla, sorridendole.
 
– Alexandra! Buon pomeriggio! Mi fa piacere vederla!
– Anche a me cara! Posso?
– Certamente prego!
 
Si misero sedute l’una di fronte all’altra. Emma ancora indossava i jeans del mattino, ma aveva cambiato camicia, avendone messa una di seta floreale con diversi toni di verde che le donava molto. Paula, truccata come la cinquantenne Alexandra Pereira, indossava un completo di lino coloniale, con pantaloni e una giacchina corta su un top che richiamava il colore dei capelli. I grandi occhiali rotondi avevano le lenti fotosensibili scurite per la luce, ma appena si ritrovò sotto l’ombra della veranda iniziarono a schiarirsi.
 
– Fortuna che doveva essere un posto poco trafficato vero?
– Ha ragione Alexandra! Pensavo lo fosse meno, ma pare che ci siano parecchi turisti arrivati da poco! Credo andranno via presto, dopo essersi rinfrescati!
– Ha ordinato qualcosa di già?
– Non ancora! Vuole dare un’occhiata al menù?
– Avrei bisogno di bere qualcosa di fresco … una bibita al lime … vediamo …
 
Paula aveva preso il menù datole da Emma e stava guardando tra le bevande. 
 
– Ecco! Questa mi sembra perfetta! Lei cosa ordina?
– Credo una bibita al lime e menta.
 
Emma fece un cenno al cameriere e questi arrivò velocemente per prendere le ordinazioni.
 
– Sa Emma che mi ha incuriosito a telefono?
– Su cosa?
– Il suo lavoro! Mi ha detto che mi avrebbe raccontato qualcosa.
– Oh! Si! Sono stata chiamata per tracciare il profilo di un serial killer qui a Dublino!
 – Non ho letto nulla sui giornali locali!
– Stanno cercando di arginare la notizia …
- Se si tratta di un serial killer non dovrebbero fare il contrario?
– Si tratta di un Killer piuttosto selettivo, con un disegno progettuale, sta perpetrando una vendetta, quindi gli omicidi fanno parte di una cerchia ristretta …
- A che punto siete con le ricerche?
– Purtroppo si naviga in acque buie. Ho deluso chi mi ha convocato e il mio Capo Dipartimento. In pratica non ho tratto un ragno dal buco!
 
Emma riuscì a recitare un’espressione delusa e rammaricata. Paula accennava, sotto il trucco, un leggero sorriso che le evidenziò maggiormente le rughe ai lati della bocca. Emma osservò che fossero rughe veramente innaturali. Come non se ne era accorta in aereo?
Sicuramente Paula era contenta del suo insuccesso, quel sorrisino la diceva lunga e anche la sua postura parlava chiaramente. 
 
– Che ne dice Emma se dopo il drink ci allontaniamo da qui? C’è così tanta gente!
– In effetti sembra che i turisti abbiano pensato di campeggiare qui per un po’! Potremmo fare una passeggiata certo …
 
Allontanarsi poteva evitare di coinvolgere persone innocenti se le cose si fossero messe male. Emma era sicura che Paula portasse una pistola nell’ampia borsa che teneva sulle ginocchia. Anche lei la teneva in quel modo, proprio per accedere più facilmente all’uso della pistola che Killian le aveva dato.
 
– L’unico problema è che il mio amico sa che mi troverà qui se viene!
– L’amico che mi ha detto prima? Killian se non sbaglio …
- Si proprio lui …
- Potrebbe chiamarlo per avvertirlo! Magari potremmo andargli incontro, ha detto che lavora non distante da qui! Che lavoro fa di preciso?
– Lei è veramente insaziabile di conoscenza Alexandra!
 
Paula rise.
– Un modo carino per dirmi che sono troppo curiosa e di farmi gli affari miei?
 
Ora rise Emma.
 
 – Potrebbe essere!
– Va bene, lasciamo cadere l’argomento “Killian” e parliamo di noi! Ha un fidanzato che l’aspetta a Boston?
– Oh! Si! Neal. Un tesoro di ragazzo!
– Una storia seria?
– Direi di sì, mi ha chiesto di sposarlo!
– Complimenti Emma! Pensare che io credevo fosse il suo amico Killian ad essere qualcosa di più che un amico per lei!
– Perché dovrebbe? Lui è solo un collega in fin dei conti!
 
Emma sapeva che Killian stava sentendo la conversazione tra lei e Paula, si chiese se avesse avuto un moto di gelosia a sentirla nominare Neal e il loro matrimonio. 
 
– Quindi anche lui è un Profiler?
– Non proprio, ma sicuramente ne sa più di me sull’ Antinarcos Irlandese!
 
Il cameriere intanto aveva portato i due drink, ornati con ombrellino, una fetta di lime inserita sul bordo e due cannucce di colori fluorescenti. Le due donne presero insieme i bicchieri e, mentre si guardavano, portarono le labbra alle cannucce, succhiando il liquido ghiacciato.
 
– Un tipo molto esperto? È anziano?
Emma rise.
 
 – No! Assolutamente! È sulla trentina …
- Magari anche un bell’uomo …
- Giudicherà lei Alexandra! Io non lo trovo un granché!
 
Si chiese ridendo tra sé chissà come l’avesse presa Killian per quel giudizio appena dato, aveva un ego non indifferente il Capitano!
Paula-Alexandra fece un altro sorrisetto sghembo. Conosceva Killian e sapeva che Emma stesse dicendo una gran bugia sulla sua avvenenza. Quei due avevano avuto una storia quando Captain Hook si faceva passare per Kim Steward, lo sapeva bene ormai! Possibile che fossero raffreddati i loro rapporti e fossero solo professionali?
Paula sapeva che Emma era stata ospite a casa del Capitano. Possibile che avessero semplicemente dormito? Il suo sesto senso le diceva che tra Emma e Killian poteva esserci ancora del sentimento, ma se pur così non fosse stato, Killian avrebbe avuto comunque un gran dispiacere a trovarla morta!
 
Mentre sorbivano entrambe il loro drink dissetante e refrigerante, parlando ancora amichevolmente, tra gli avventori del Pub arrivò una giovane mamma con il suo bellissimo bambino, di pochi mesi, nel passeggino. La donna, vestita con un allegro e vivace abitino giallo e un cappellino di paglia, con occhiali da sole a farfalla, decise di sedersi con il suo piccolo, al tavolino vicino a quello delle due donne.
 
“Questa non ci voleva proprio!”
 
Emma cercò di dissimulare il suo disappunto. Quella donna non poteva scegliere posto peggiore per trovare refrigerio con il suo piccino! La Profiler la guardò fare una carezza al figlioletto, la sentì dirgli le parole affettuose che anche lei avrebbe detto a suo figlio se mai lo avesse potuto crescere …
“Dobbiamo allontanarci da qui! Non posso permettere che quel piccolo possa essere coinvolto! Gli agenti mi seguiranno in qualche modo e Killian saprà dove sono!”
– Alexandra, vogliamo fare la passeggiata che proponeva prima?
– Oh! Si volentieri! Paghiamo la nostra consumazione!
 
Paula fece cenno al cameriere, portando la mano alla borsa che ancora era sulle sue ginocchia.
 
– No lasci Alexandra! Offro io!
 
Per Emma era un modo per non farle portare le mani all’interno della borsetta. Era sicura che Paula volesse eliminarla.
 
– Ma no cara!
– Assolutamente Alexandra! Mi voglio far perdonare della mia scortesia dell’altro giorno!
 
Paula dovette desistere, con soddisfazione di Emma. Quest’ultima aprì la sua tracolla e prese il portafogli, pagando il conto al cameriere. Non richiuse la tracolla, lasciandola appositamente aperta per poter accedere prima alla pistola.
 
– Andiamo?
 
Si alzarono entrambe dal piccolo tavolino rotondo e si avviarono apparentemente senza meta. In realtà Emma stava portando Paula verso la sede del covo di Captain Hook.
 
- È  venuta in autobus Emma?
– Si Alexandra! Lei ha noleggiato un’auto?
– Si, l’ho parcheggiata poco più in là, se vuole fare un giro in macchina possiamo fare un giro turistico di Dublino!
– Se volessimo arrivare al centro storico dovremmo usare i mezzi pubblici. Ci sono tante cose da vedere e io ancora non ne ho avuto il tempo!
– In fin dei conti siamo qui per lavoro entrambe e il tempo è tiranno! Quando intende ripartire per Boston Emma?
– Ho un aereo fattibile domani mattina …
- Non si tratterrà ancora?
– Non credo! Quello che potevo fare l’ho fatto, anche se con scarsi successi!
– Emma se passiamo per questo vicolo accorciamo il tragitto per arrivare alla mia macchina!
 
Emma sapeva che in un vicolo di quel genere Paula avrebbe avuto una possibilità in più per ucciderla senza essere vista da anima viva. Portò la mano alla tracolla, doveva essere pronta. Possibile che nessuno degli agenti le stesse seguendo? Killian che stava facendo? A quell’ora doveva essersi fatto vivo!
Un suono di cellulare interruppe lo spazio di tempo tra la domanda di Paula e la possibile risposta di Emma.
 
– Scusi Emma! Il mio cellulare!
 
Eccola lì! Paula stava portando la mano all’interno della sua borsa e erano entrate nel vicolo! Emma si sentì persa in un secondo.
Paula tirò fuori il suo cellulare, guardò lo schermo e si accigliò dietro i grandi occhiali rotondi.
 
– Si?  … bene … certo …si … grazie! Arrivo quanto prima!
 
Ancora con il telefonino in mano, Paula guardò Emma con espressione costernata.
 
– Mi dispiace Emma! Devo andare urgentemente!
– Aspetti Alexandra! Le do il mio indirizzo di Boston!
 
Senza togliere gli occhi di dosso alla donna, Emma mise la mano nella propria tracolla per afferrare la pistola. Paula intuì qualcosa, Emma la vide con un’espressione d’ansia dipinta in volto.
 
– Emma lasci stare! La chiamo io a telefono quando rientrerò a Boston!
 
Paula aveva una fretta maledetta. Si era già voltata allontanandosi a passo svelto.
Cosa le avevano detto al telefono per farla fuggire in quel modo? Aveva dei complici? Emma doveva fermarla assolutamente! Tirò fuori dalla borsa la pistola e gliela puntò contro accelerando il passo verso di lei.
 
– Non credo che mi richiamerai a Boston!
 
Paula si fermò e si voltò verso di lei con espressione interrogativa e preoccupata. Emma era ad un passo da lei e le puntava una piccola pistola.
 
- Paula Santa Cruz  ti dichiaro in arresto!
 
L’adrenalina aveva invaso Paula già alla chiamata ricevuta. Era un fascio di nervi tesi e il suo scatto fu talmente repentino, nel colpire la mano armata di Emma, che la prese in contropiede. La pistola le cadde di mano e Paula se la diede a gambe velocemente lungo il vicolo in penombra.
Emma riafferrò la sua arma e le corse dietro. La vide infilarsi in una traversa. Cosa poteva aspettarsi? Girato l’angolo poteva trovarla con a sua volta una pistola in mano! Ebbe la sensazione di aver mandato a monte l’operazione. Killian aveva visto attraverso i suoi orecchini? Aveva capito dove fosse? Nel dubbio doveva avvisarlo e parlò ad alta voce.
 
– Killian sono all’inseguimento della Santa Cruz! Abbiamo preso il vicolo della traversa a destra dopo la piazzetta! Lei si è infilata in un’altra viuzza sulla sinistra! Non so dove sbucherà e credo sia armata! La sto seguendo!
 
Se Killian aveva monitorato fino ad allora sapeva dove si trovasse, aveva dispositivi planimetrici per tenere sotto controllo il posto.
Con cautela Emma si avvicinò al secondo vicolo imboccato da Paula. Pensò che la donna si fosse riavvicinata alla sua auto, se era vero quello che le aveva detto. Se fosse riuscita a mettersi in macchina non c’erano più speranze di acciuffarla!
Con circospezione si appostò all’angolo del vicolo e poi sbirciò al suo interno velocemente. Della Santa Cruz non c’era traccia. Decise di proseguire con cautela.
Era una strana coincidenza che quel vicolo fosse così desolato. Si sentivano voci arrivare da qualche interno, ma nessuno si vedeva lungo la viuzza. Sembrava che le stradine che si incrociavano creassero un labirinto e Emma non sapeva più in che direzione andare ...
 
***
Paula correva a perdifiato tra un vicolo e l’altro. Quel labirinto poteva essere comodo per far perdere le sue tracce. Aveva perso l’occasione per uccidere Emma, ma aveva pensato prima alla salvezza della sua stessa vita. Grazie alla telefonata del suo complice, aveva saputo che appena si erano alzate dal tavolino, il tizio che leggeva il giornale le aveva seguite parlando al cellulare con qualcuno. Paula aveva capito che era stata scoperta e che quella fosse una trappola. Non aveva fatto in tempo a prendere la pistola, erano troppo vicine alla piazzetta e all’uomo che probabilmente le stava seguendo. Aveva preferito fuggire e perdere l’occasione. Emma aveva rivelato l’esattezza della sua idea, infatti l’aveva dichiarata in arresto  chiamandola con il suo vero nome. Ormai la copertura sotto l’identità di Alexandra Pereira era saltata!
 
“Non ha importanza! Posso cambiare ancora aspetto!”
 
Non le mancavano né l’intelligenza né le risorse. Si infilò in un portone lasciato aperto da qualche inquilino e diede inizio alla sua trasformazione.
Velocemente si tolse la parrucca e si ravviò i capelli neri e lunghi. Si tolse la giacca restando con il top  e prendendo dalla borsa un foulard in tinta  lo mise sulle spalle. Tolse anche gli occhiali, tanto ci vedeva perfettamente senza! Si guardò nello specchietto che teneva tra le sue cose nella borsa e rimase soddisfatta. Non faceva in tempo a togliere il trucco, ma non aveva importanza, appariva solo più vecchia della sua vera età e difficilmente l’avrebbero individuata per Alexandra Pereira o per Paula Santa Cruz. Uscì dalla palazzina guardandosi intorno. C’erano dei passanti distratti, ma nessuna traccia di Emma o del tizio che leggeva il giornale. Sperò bene di averli seminati e s’incamminò più tranquilla. Doveva ritrovare il parcheggio dove aveva lasciato l’auto, ma si rese conto di aver perso l’orientamento.
Si ritrovò ad uscire su una strada principale, poco più in là c’era un incrocio, dei negozi moderni e all’angolo una palazzina che ospitava una serie di  agenzie. Ricordò d’essere passata già di lì con l’auto, quando era arrivata all’appuntamento con Emma. Iniziò a capire come orientarsi. Si rese conto che doveva tornare indietro, aveva in realtà fatto un giro in tondo correndo, poco distante c’era la piazzetta del Joice Pub.
Fece per voltarsi, ma tra la gente che arrivava urtò qualcuno e le scivolò dalle spalle il foulard. Fece per riprenderlo ma quel qualcuno già lo aveva preso al volo.
 
– Tenga Signora! Questo è suo!
 
Paula restò senza fiato. Era curiosa di sapere che effetto le avrebbe fatto incontrare di nuovo Killian Jones e ora sapeva quale era l’effetto.
Captain Hook era proprio davanti a lei che le stava rendendo il foulard. Non si aspettava quel repentino incontro e si ritrovò a deglutire senza riuscire a proferir parola. Lui le sorrideva con quei due occhi azzurri e il bel viso, ora ornato da una barba fintamente incolta e baffi a contornargli le labbra sensuali. Paula si perse per una frazione di secondo ad ammirarlo.
 
“Killian …”
 
Era ancor più affascinante di come lo ricordava …
 
– Lei è una turista? Ha bisogno di aiuto?
“Non mi ha riconosciuta! Meglio così!”
 
Paula doveva pur rispondergli, ma voleva evitare di mostrare il suo accento. Si sforzò di parlare con un accento più similmente inglese.
 
– Grazie Signore! Lei è molto gentile ma non ho bisogno di nulla!
 
Cercò di allontanarsi ma lui la seguì.
 
– Signora sicura di star bene?
– Certo, certo, mi lasci andare per favore!
 - Non voglio importunarla Seňora, ma lei mi ricorda qualcuno!
– Impossibile io non la conosco!
 
L’aveva chiamata Seňora?!!
 
“Sono perduta!”
 
Mentre Paula Santa Cruz si voltava verso Killian per negare ulteriormente di conoscerlo, i due fidanzati che erano seduti a flirtare sulla panchina vicino al Joice Pub, le passarono accanto separandosi.
 
– Pensi che io non riconosca la bellezza del tuo viso anche con tutto il trucco che ti sei messa per imbruttirti Paula?!
 
Le parole di Killian la colpirono narcisisticamente e non si rese conto che i due finti fidanzati le stavano bloccando le braccia per ammanettarla.
 
– Un vero peccato che un aspetto angelico come il tuo nasconda l’animo di un’assassina …
 
Killian non sorrideva, era serio e l’espressione dei suoi occhi tradiva dispiacere per lei, una sorta di delusione.
 
Lui pensava che avesse un viso angelico? L’aveva sempre vista così fin dall’inizio?
A Paula si riempirono gli occhi di lacrime.
 
– Killian!
 
Pronunciò il suo nome quasi in un singhiozzo. Era un singhiozzo di rammarico, di dispiacere per cosa lei fosse. Un angelo caduto? Si! Una giovane donna che aveva messo il suo genio al servizio del male e lei stessa era diventata quel male! Sentì il rammarico di non essersi mantenuta nella sua purezza e innocenza iniziale. Chissà se avesse conosciuto Killian in un altro momento, in un altro luogo, in un’altra situazione …
Non aveva avuto quella possibilità e mai più l’avrebbe avuta. Ormai lei era solo un demone da buttare nell’Inferno di un carcere! Non aveva avuto nemmeno il pensiero di ucciderlo appena lo aveva rivisto, ora sapeva che non ci sarebbe comunque riuscita. Amava troppo quel viso, quegli occhi marini, e ammirava Killian per quel che era, nonostante il suo essere avesse causato la fine di suo marito Antonio e ora la sua!
 
– Paula Santa Cruz, per i poteri conferitimi dalla legge, ti dichiaro in arresto! Sarai estradata negli Stati Uniti al più presto, per ora sarai portata nella sede dell’Interpol e interrogata!
 
Ad un cenno di Killian si avvicinò un’auto. Era un’auto nera, non era quella tipica della Polizia. I due agenti che la tenevano per le braccia la fecero entrare e si misero ai suoi lati. Killian rimase a guardare l’auto partire ed allontanarsi.
 
– Killian!
– Emma!
 
Emma era uscita dal dedalo di vicoli e si era ritrovata davanti la scena dell’arresto. Non era intervenuta, aveva visto gli agenti avvicinarsi ed era rimasta nel vicolo con la pistola puntata verso Paula. Inizialmente le era sembrato che Killian non l’avesse riconosciuta e lei aveva creduto che Paula potesse approfittare per ucciderlo. Non lo avrebbe di certo permesso! Era diventata una buona tiratrice allenandosi al poligono con August e colpire Paula a quella distanza non le sarebbe stato difficile.
 
– Amore dove ti eri cacciata?
– Killian, non mi hai sentita quando ti ho detto che stavo inseguendo Paula?
– Certo che ti ho sentita Love! Vedevo anche attraverso la microtelecamera degli orecchini! Funzionano anche come rilevatore di posizione. Stavi correndo in tondo e stavi per rispuntare vicino alla mia base. Sono venuto direttamente da questa parte, speravo di incrociare Paula. Anche se ha cercato di cambiare aspetto nuovamente, sapevo come fosse vestita e conoscendo bene il suo viso, l’ho avvistata prima che lei vedesse me! Avevo avvisato i miei agenti e l’abbiamo arrestata. Tu? Come stai?
– Bene … ora sto bene!
– Hai avuto paura?
– Non posso nasconderlo! Ci sono stati dei momenti che ho creduto che il piano andasse in fumo!
 
Killian l’aveva presa tra le braccia e non aveva intenzione di separarsi da lei. Le sorrise nel suo modo malizioso e sghembo, abbassò la voce quasi in un sussurro.
 
– I piani di Captain Hook difficilmente vanno in fumo Love!
 
Sorrise anche lei con la stessa malizia.
 
– Sei sicuro Capitano?
– Fidati! Sono un bravo Capitano!
– Soprattutto molto Pirata! Ho sempre la sensazione che mi nascondi qualcosa! Ormai ci sto facendo l’abitudine e la cosa mi preoccupa!
– Non ci pensare ora Love! Pensa solo a baciarmi!
– Ma siamo per strada!
– Non me ne importa niente Emma! Ho bisogno di baciarti subito!
 
Killian non glielo aveva detto, ma aveva temuto per lei durante tutta l’operazione. Sapeva quanto fosse pericolosa Paula e che potesse essere armata. Quando aveva visto spuntare Emma dal vicolo aveva tirato un sospiro di sollievo. Sapeva dal dispositivo planometrico che non le fosse accaduto nulla, ma averla tra le braccia era tutto quello che voleva, oltre un suo bacio ovviamente!
 
Emma, pensando che avevano rischiato molto, intuì quale poteva essere stata la preoccupazione di Killian per lei. Gli portò le mani al viso.
 
– Hai ragione Killian! Chi se ne importa della strada e della gente! Ho bisogno anch’io di baciarti subito!
 
Tra i passanti qualcuno fece un fischio di approvazione per quel bacio da luci rosse che si vide scambiare tra i due innamorati. Qualcuno ridacchiò e altri passarono fingendo di non prestar loro troppa attenzione.
Se non fossero stati per strada quel bacio avido e passionale avrebbe avuto un seguito, ma dovettero interrompere l’idillio di quel momento.
 
– Love, questa sera festeggiamo! Ti porto a cena nel miglior ristorante di Dublino! Prima però dovrò assistere all’interrogatorio di Paula. Vieni con me all’agenzia ora, poi riprendiamo la mia auto e ti riaccompagno al mio appartamento. Quando ho finito vengo a prenderti per cena!
 
 Sorridendogli felice, Emma mise la mano in quella che lui le porgeva. Intrecciarono le dita tra loro e s’incamminarono verso la base di Captain Hook.
Tra la gente che passava lungo il marciapiede opposto, Emma vide un abito giallo svolazzante e un passeggino. Riconobbe la giovane mamma che con il suo piccino si era seduta accanto a lei e Paula. Sentì una gran tenerezza nel cuore per l’immagine della giovane mora che prendeva in braccio il figlio in quel momento. Il piccolo stava piagnucolando, probabilmente si era stancato di stare nel passeggino e voleva le braccia di sua madre.
Non era la prima volta, da che aveva perso Henry, che vedeva madri con figli, ma da tempo non sentiva quello strano senso di nostalgia. Si voltò verso Killian, guardando il suo bel profilo. Lui si voltò sorridendole mentre camminavano vicini.
 
– Tutto bene Love?
 
Lei annuì con un movimento della testa, ma il pensiero che le girava nel cervello in quel momento non si palesò sulle sue labbra. Come poteva chiedergli in quel momento se avesse voluto avere un altro bambino da lei? Un altro piccolo Henry …
 
Si strinse maggiormente al suo braccio e Killian preferì sollevarlo per cingerle le spalle protettivamente, mantenendo le loro dita intrecciate.
 
– Sicura che va tutto bene?
 
Lei lo guardò con uno sguardo che Killian non riuscì a decifrare, ma gli sembrò che gli occhi di Emma fossero più luminosi del solito. Desiderò che arrivasse subito il momento di stare a casa insieme a lei per la notte, avrebbe anche saltato quella cena, ma non poteva. Era l’ultima sera di Emma a Dublino, non avevano mangiato granché in quei tre giorni, avevano fatto molto di altro e lavorato, era giusto portarla in un ristorante rinomato e offrirle una cena degna di quel nome, poi avrebbero festeggiato a modo loro, sul letto della sua camera, al ritorno!
 
Gli occhi di Emma brillavano pieni d’amore e ammirazione per Killian e se avesse letto i suoi pensieri sarebbe stata sicuramente d’accordo con lui. Lo desiderava di sicuro, quel bacio in mezzo alla strada aveva scatenato quella leggerezza  sensuale in ambedue, che doveva essere soddisfatta, ma aver visto quella scena materna aveva risvegliato pure una nostalgia che creava uno spazio da dover riempire.
 
“Non posso dirtelo Killian, ma io lo vorrei veramente un bimbo nostro e vorrei che somigliasse a te!”
 
Mentre stavano per entrare nel portone della sede in incognito di Captain Hook, Killian le diede un piccolo bacio sulla tempia. Chiunque avrebbe capito, dal loro atteggiamento e dai loro sguardi, che quei due si amassero profondamente.
Lo avevano capito anche due glaciali occhi che, appostati poco distanti, li videro entrare nella sede di una serie di Agenzie …





Angolo dell'autrice

Siamo arrivati finalmente all'arresto della terribile Paula che davanti a Killian è crollata. Sono curiosa di sentir qualche parere in proposito. 
Risolto il caso Emma dovrà ripartire, ma forse le cose non saranno tanto tranquille. Si accettano ipotesi ;)

Spero che il capitolo sia piaciuto e ringrazio tutti coloro che continuano fedelmente a seguire. Mi farebbe piacere sentire i giudizi anche dei lettori timidi che non si pronunciano mai ma amano questa storia, in particolare sono curiosa di conoscere le loro sensazioni durante la lettura, è importante, poichè leggere storie, quanto scriverle, può avere effetti terapeutici. Quindi vi incoraggio a dare voce ai vostri pensieri.,

Grazie ancora e spero a presto, pur non promettendo che sia domenica prossima.

Vostra Lara

 
   
 
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