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Autore: Alley    28/04/2019    8 recensioni
[SPOILER AVENGERS: ENDGAME]
“Sei il mio Avenger preferito” dice Morgan, impugnando il foglio a mo’ di rivendicazione.
“Perché?”
“Perché eri anche il preferito di papà.”

[Peter&Morgan]
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Peter Parker/Spider-Man
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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È passato un mese dal funerale quando Peter va a casa di Tony.
 
Non sa perché lo stia facendo. La signora Potts non ha di certo bisogno che lui si sinceri delle sue condizioni e Happy passa a trovarlo praticamente ogni giorno: Peter gli dice che sta bene anche se non è vero; lui finge di crederci anche se sa che è una bugia.
 
La visita non ha a che fare con loro due. Se dovesse azzardare un’ipotesi, direbbe che c’entra lo stupido desiderio di trovare il signor Stark in piedi sulla soglia ad accoglierlo, sardonico e gentile e vivo come dentro ai ricordi che conserva di lui.
 
Ma il signor Stark non c’è.
 
Quando arriva a destinazione, Peter si scontra con un vuoto che ha la forma della sua assenza e uno stuolo di fantasmi vestiti a lutto.
 
Non serviva recarsi lì per quello: è un mese – un mese lungo un anno o tutta una vita - che Peter si porta dentro quella mancanza, è un mese che le immagini della cerimonia gli scorrono nella testa come una pellicola destinata a ripetersi all’infinito.

Non sarebbe dovuto venire: l'unico risultato che ha ottenuto è spingere la lama che gli lacera la carne ancora più in profondità.

Non sarebbe dovuto venire, eppure, non va via. Percorre il viale d’ingresso e spalanca la porta socchiusa come se avesse tutto il diritto di entrare.
 
In fondo, sa di avercelo. La signora Potts non lo manderebbe via; se ci fosse, il signor Stark non lo manderebbe via.
 
(Ma non c’è, non c’è, e Peter non dovrebbe essere così stupidamente caparbio da aggrapparsi a quella fantasia anche adesso che la realtà l’ha fatta a pezzi.)
 
Il cigolio dei cardini è seguito da un rumore di passi la cui fonte è un punto interno all’abitazione; è leggero come un frusciare di piume, ma i suoi sensi di ragno lo captano senza sforzo.
 
Quando lo scalpiccio si dissolve, Peter ha davanti una bambina. L’ha vista una sola volta, prima d’ora; al funerale, stretta tra le braccia di sua madre, in viso una strana confusione che riusciva ad essere più straziante delle smorfie afflitte degli altri presenti.
 
Crede che Morgan assomigli a Tony. La verità è che non è in grado di dirlo con certezza: non è mai stato bravo con la fisionomia delle persone. Gli hanno sempre detto che somiglia a suo zio Ben e, per quanto tempo abbia passato a raffrontare l’immagine intrappolata nelle foto degli album di famiglia a quella che gli restituisce lo specchio, non ha mai saputo dire se fosse la verità o una mera frase di circostanza: ha voluto crederci soltanto perché era come credere che una parte di suo zio sopravvivesse attraverso di lui.
 
Ora è così con Morgan: vuole convincersi che assomigli a Tony perché è più facile vedere in lei una traccia del padre che ritenerlo completamente scomparso.
 
Morgan continua a fissarlo, in silenzio. I suoi occhi sono grandi, e accesi, e non sono giudicanti; non sono niente di diverso dagli occhi di una bambina che ha ancora il mondo intero da guardare.
 
“Vuoi un ghiacciolo?”
 
Peter ingoia il groppo che gli stringe la gola. “Volentieri.”
 
*
 
Morgan l’ha trascinato fuori di casa per portarlo in un fortino in mezzo alla terra e al verde. È un posto tutto suo, gli ha detto; puoi entrarci solo perché ti dò il permesso.
 
Dal tono serio che ha utilizzato, Peter ha capito che deve sentirsene onorato.
 
Mangiano i rispettivi ghiaccioli seduti uno di fronte all’altra a gambe incrociate. Peter lo ha scelto a limone, Morgan a menta; quando glielo ha visto tirare fuori dalla confezione, Peter ha pensato che fosse una preferenza insolita per una bambina.
 
Non conosce il gusto preferito del signor Stark. Potrebbe chiederlo alla signora Potts, ma sarebbe una domanda stupida; l’idea di rivolgerla a Morgan gli provoca un conato di vomito che fa appena in tempo a rispedire indietro.
 
Non lo saprà mai. Sono tante le cose del signor Stark che non avrà mai modo di sapere.
 
“Ti piace?” La voce squillante di Morgan lo distoglie da quei pensieri. “Ti piace?” ripete lei, decisa ad ottenere risposta.
 
Peter aggancia lo sguardo alla parete ruvida della tenda; per un attimo, l’immagine del signor Stark intento a montarla si staglia nitida davanti ai suoi occhi.
 
“Sì” dice sincero “Mi piace.”
 
Morgan appare soddisfatta, come se Peter le avesse appena attribuito un merito di enorme valore.
 
Non ha mai fatto questo genere di cose: non ha mai avuto un fratello o una sorella minore da assecondare, rassicurare o curare. Sono sempre stati gli altri a occuparsi di lui. Le volte in cui si è sentito solo, però, ha riflettuto sullo scenario: si è domandato se sarebbe stata l’esperienza esasperante che appare dai resoconti dei suoi amici; se quel fratello o quella sorella avrebbero contato su di lui.
 
Non saprà mai nemmeno questo, ma il piccolo assaggio che sta ricevendo in quella tenda è piacevole da vivere.
 
Al termine della sua perlustrazione visiva, Peter individua una manciata di fogli accatastati disordinatamente sul telo che funge da pavimento; la sua attenzione è assorbita da quello che ritrae un omino stilizzato colorato di blu e di rosso, due grandi macchie bianche bordate di nero al posto degli occhi.
 
“Sono io” dice d’istinto, poi pensa che forse Morgan non ne è nemmeno a conoscenza. È cresciuta in un mondo in cui Spider-Man era un mito privo di sostanza, un ricordo fatto di cenere. È quello che dovrebbe ancora essere: cenere. Lui e altri tre miliardi di persone. Se sono carne e muscoli e sangue è per merito del signor Stark: è lui che li ha riportati indietro e che ha impedito a Thanos di compiere una carneficina addirittura peggiore.
 
Il signor Stark ha fatto tutto questo ed è---
 
“Sei il mio Avenger preferito” dice Morgan, impugnando il foglio a mo’ di rivendicazione.  
 
“Perché?”
 
“Perché eri anche il preferito di papà.”
 
La rivelazione è come un’esplosione che lo investe senza preavviso, un’ondata di freddo che lo ghiaccia dall’interno.
 
Mi dispiace, vorrebbe dirle: per non averti visto nascere; per non essere riuscito a salvarlo; per tutto.
 
Ma Morgan non si merita quel peso. Peter non è lì per scaricarle addosso il suo senso di colpa; è lì perché è vivo e lo è grazie a Tony e perché vuole andare avanti.
 
Glielo deve.
 
“Anche lui era il mio preferito.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
Note
Wow. Non ricordo nemmeno l’ultima volta che ho messo piede in questa sezione.
La fine mi ha messo voglia di ritornare a casa.
  
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