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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    28/04/2019    0 recensioni
[Scritta per l'Advent Easter Calendar Challenge del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart][Dedicata a Mairasophia]
“Corri! E non voltarti indietro!”
“Te lo scordi, Mes! Io resto qui con te! Non ti lascio a morire in questa trappola!”
“Non dire stronzate, ragazzino! Vattene subito, sta per saltare tutto per aria!”
“Vieni con me! So dove possiamo passare per andarcene da qui assieme!”
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Originale
Rating:
Verde
Personaggi/Pairing:
OMC
Tipologia: One-Shot
Genere:
Hurt/Comfort
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e avvenimenti, se non specificato diversamente, mi appartengono in quanto mia esclusiva creazione.

Dedicata a Mairasophia.

Scritta per l'Advent Easter Calendar Challenge del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart

PROMPT: Boom!

 

MY PARTNER

A MES AND VICTOR STORY

 

“Corri! E non voltarti indietro!”

“Te lo scordi, Mes! Io resto qui con te! Non ti lascio a morire in questa trappola!”

“Non dire stronzate, ragazzino! Vattene subito, sta per saltare tutto per aria!”

“Vieni con me! So dove possiamo passare per andarcene da qui assieme!”

In quell’inferno di fuoco e fiamme, Victor afferrò la mano sanguinante di Mes e trascinò il più anziano fino a un angolo della stanza libero dal fumo, per il momento.

Con un calcio ben piazzato al muro, l’agente più giovane rivelò un passaggio piuttosto stretto ma da cui proveniva un refolo di aria dall’esterno: “L’ho visto sulle carte del catasto che Ludovich ci ha mostrato prima di passare attraverso R.E.D, pensava sarebbe stato utile sapere come muoverci in caso di bisogno, dal momento che- “

“D’accordo, ora però entra e comincia a muoverti, sai dove andare?”

Victor annuì e, tossendo, si infilò nello stretto passaggio, gattonando nel buio e sparendo in breve alla vista; alle sue spalle, Mes T., trent’anni di servizio per il Consiglio, di cui venti come agente scelto della Divisione R.E.D, osservò per un istante ancora la stanza invasa dalle fiamme, ne sentì il calore sulla pelle lesionata del viso e strinse i pugni: d’accordo, non sempre le missioni del Consiglio erano una passeggiata, anzi, non lo erano quasi mai, ma che Victor fosse rimasto coinvolto prima in uno scontro a fuoco dove era stato preso in ostaggio per far uscire lui allo scoperto e poi costretto a strisciare come un verme in quello che, a tutti gli effetti, era un condotto dell’aria in disuso non gli piaceva per niente.

Improvvisamente, il palazzo tremò e sarebbe anche stato buttato per terra se non fosse stato abbastanza pronto con i propri riflessi per poggiarsi pesantemente contro il muro semi-divelto.

Dal passaggio, in lontananza, udì la voce preoccupata del suo giovane compagno: “Mes, muovi il culo! Sbrigati!”

“Ragazzino! Non fermarti, arrivo tra poco!”

Così dicendo, Mes si infilò dentro lo stretto passaggio, rivestito di metallo bollente al tatto, che si accaniva ancora e ancora sulle loro mani, bruciando lo strato superficiale di pelle e colpendo la carne viva che via via si scopriva; stringendo i denti, l’uomo continuò a muoversi praticamente alla cieca, seguendo la sola via presente che si dipanava per parecchi metri: non sapeva dove stavano andando e sperava soltanto che Victor avesse qualche informazione in più di lui.

“Mes, sei qui?!”

“Sì, ragazzino, sono dietro di te. Vai avanti!”

Svoltato un angolo, effettivamente, trovò il compagno fermo; il palazzo tremò ancora, questa volta più forte, e Mes strisciò fino a lui afferrandolo per un orecchio: “Ti avevo detto di andare avanti!” gli disse con urgenza, scrollandolo, “Non devi aspettarmi!”

“Col cavolo, non mi frega niente del protocollo. Io non lascio indietro il mio partner.”

Esasperato, Mes lo lasciò andare, per poi concentrarsi sulla strada oltre la spalla del più giovane, sentendosi la bocca asciutta e non solo per il caldo.

“Già. C’è solo il vuoto, che facciamo?”

Victor scosse la testa per riprendere il controllo di sé, tradito dalla voce tremolante con cui si era rivolto a Mes.

L’agente più anziano restò qualche secondo a osservare il vuoto sotto di loro, buio e sconosciuto: per quanto ne poteva sapere, la morte poteva essere in agguato lì in fondo, fuoco, rovine, quello che restava della sicurezza, qualunque cosa.

All’improvviso, un rombo sordo si propagò da qualche parte sotto di loro, dai piani inferiori del palazzo, e quest’ultimo ebbe un nuovo sussulto prima di cominciare ad accartocciarsi su sé stesso: non avevano più tempo.

“Con tutto il gas che hanno diffuso nel sistema di ventilazione dell’ala est dell’edificio nel tentativo di farci fuori, questo posto salterà in aria a breve!” sbottò Mes, asciugandosi il sangue dal labbro spaccato prima di armeggiare con il contenuto di una delle tasche laterali della tuta bio-sintetica; da essa, tirò fuori una Stero-applicazione Nanometrica che venne sbattuta senza troppi complimenti sulla propria pelle nuda prima di afferrare Victor per la vita e gettarsi nel vuoto.

Victor non se lo aspettava e, per reazione, si aggrappò a Mes urlando prima che l’attrito dell’aria lo costringesse a chiudere la bocca; da parte sua, il compagno osservava il caleidoscopio di luci e ombre che scorreva davanti ai suoi occhi tanto più prendevano velocità, senza freno alcuno, diretti probabilmente verso morte certa.

“Tieniti forte!” gridò Mes, prima di piegare le gambe, come a voler spiccare un salto: la cacofonia di suoni che li circondava non era il massimo per veicolare un messaggio e sperava soltanto che Victor non si facesse prendere dal panico, gli sarebbero servite le mani libere per tentare di salvare sia sé stesso che il suo partner.

Sotto di loro, apparve all’improvviso una luminescenza rossastra, poi il rombo dell’esplosione e infine, dalle profondità del buio, eruttò una colonna di fuoco che divorava ogni cosa sul suo cammino, incurante di tutto quello che poteva incontrare, fossero state anche forme di vita, un turbine di fiamme che non lasciava scampo; con uno sguardo rapido, Mes fece alcuni calcoli, osservò i punti dove sapeva sarebbero passate le fiamme per darsi il tempo necessario e infine chiuse gli occhi.

Quando le fiamme arrivarono rombando a lambire i loro piedi, Mes era pronto.

Richiamando alla mente gli insegnamenti dell’Accademia, concentrò tutta l’energia che gli aveva invaso i muscoli sui piedi, sfruttando l’onda d’urto dell’esplosione per rimbalzare contro la parete più vicina e poi ancora un’altra e un’altra ancora, una sorta di pallina da flipper vivente, mentre Victor, aggrappato a lui, stringeva i denti e teneva gli occhi ostinatamente chiusi, sordo a qualunque rumore che non fosse il battito forsennato del suo cuore.

Sopra di lui, Mes sorrise e, giunto infine al tetto dell’edificio – o ciò che ne restava – spiccò un ultimo, enorme salto, potenziato dall’effetto dell’infusione del Applicazione, e si librò nel cielo notturno nell’esatto momento in cui la colonna di fuoco aveva illuminato tutto ciò che la circondava, creando uno spettacolo mozzafiato e apocalittico al tempo stesso.

Sapeva che l’esplosione e poi le fiamme che illuminavano a giorno la notte avevano attirato curiosi e forze dell’ordine, poteva sentirne in lontananza le sirene e vederne le luci lampeggianti e sapeva che non avevano più molto tempo.

Con un movimento fluido, tirò su la manica e schiacciò un punto sul proprio polso, che prese a brillare: nel cielo, si aprì un enorme occhio rosso, dentro cui si tuffò senza guardarsi indietro neppure per un istante.

Come era comparso, l’occhio sparì, inghiottendoli, mentre il palazzo, con un ultimo roboante ruggito, si accasciò su sé stesso, spargendo una polvere di vetri in frantumi su tutto il quartiere.

§§§

“…ctor… ctor… sci a …ntirmi?”

Con il cuore che batteva all’impazzata e l’odore acre di pelle bruciata ancora nel naso, Victor faticò un attimo a rendersi conto che sì, erano finalmente al sicuro.

Non appena Mes li aveva fatti rotolare dentro R.E.D, Victor aveva avvertito la familiare sensazione di doccia fredda e risucchio che caratterizzava i viaggi attraverso il Sistema ma, nonostante si fosse successivamente accorto di essere tornati alla Base, di essere sdraiato sul pavimento di una delle Stanze di Trasferimento, era rimasto immobile, con gli occhi stretti e il respiro accelerato, sordo a qualunque stimolo esterno.

Inginocchiato accanto a lui, Mes lo scuoteva con fare brusco, esaminando al contempo le eventuali ferite: non aveva avuto tempo di essere delicato, l’intera situazione era andata a catafascio fin dall’inizio e doveva pensare a salvare la loro pelle, non potendo perciò preoccuparsi delle condizioni immediate del suo partner.

Ma vederlo così, a terra, tremante come un bambino e pallido come un cencio, lo turbava non poco.

“Ragazzino, apri gli occhi prima che decida di schiaffeggiarti.”

Finalmente, Victor sollevò le palpebre tremando e mise a fuoco, notando con sollievo Mes sopra di lui.

“S-Siamo- “

“Sì, siamo tornati. Su, mettiti seduto.”

“Mi tremano l-le mani.”

“E la lingua no? Forza, meno chiacchiere e mettiti seduto mentre io controllo che non abbia qualche buco potenzialmente letale addosso. Levati tutto e lascia soltanto il sottotuta.”

Nonostante i suoi modi burberi, Mes aiutò il partner a spogliarsi e, con l’ausilio di un piccolo scanner medico che aveva tirato fuori dalla cassetta del primo soccorso, trovata nella stanza, ne esaminò le condizioni.

Ustioni varie, qualche costola incrinata, forse un polmone contuso: il quadro non era dei migliori, anche se aveva visto, e vissuto, di peggio.

“D’accordo, Victor, ora respira.” Cercando di controllare il proprio tono, Mes poggiò le mani sulle spalle del partner per tranquillizzarlo: “Concentrati sulla mia voce e regolarizza il respiro, so che ti fa male il petto, ma devi prima calmarti. Poi andiamo in infermeria.”

Con l’aiuto della voce di Mes, dopo parecchi minuti, Victor riuscì infine a calmarsi quel tanto che bastava per abbassare la propria frequenza cardiaca e rilassare i muscoli, cadendo poi con la testa contro il petto del partner, che lo sorresse con l’ombra di un sorriso sulle labbra prima di caricarselo sulle spalle, abbandonando la loro attrezzatura sul pavimento, dimenticata.

Mentre uscivano diretti all’Infermeria della Base, Mes si lasciò scappare una mezza risatina: “Niente male per un marmocchio.”

Victor non rispose ma strinse più forte la presa su di lui, nascondendo il viso nel suo collo.

“Sei il peggior mentore mai esistito.”

“Ero anche l’unico disponibile.”

“Bastardo.”

“Linguaggio, ragazzino.”

   
 
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