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Autore: This_is_how_i_disappear    29/04/2019    1 recensioni
Non è vero che tutto inizia e tutto finisce.
La felicità è temporanea, il dolore dura per sempre.
Gerard lo sapeva bene.
Frank lo aveva scoperto e adesso lo sapeva ancora meglio.
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- A tutti gli amori che non sono mai iniziati o sono finiti in tragedia -


"Proviamo con la band oggi?"

"Mi dispiace ragazzi, oggi non posso proprio, ho da fare."

"Peccato. Allora ci si vede."

Frank in realtà quel giorno non aveva assolutamente nulla che doveva fare con tanta urgenza, ma c'era un motivo se aveva mentito ai suoi amici.
In generale era una persona a cui piaceva stare in compagnia, era anche abbastanza socievole quando qualcuno rompeva il ghiaccio. Nonostante non fosse il ragazzo più popolare della scuola aveva diversi amici, perciò, di tanto in tanto, veniva anche invitato a qualche festa, ma c'erano dei momenti in cui aveva bisogno di restare solo, isolarsi da tutto e tutti per riflettere, estraniarsi dal mondo esterno per qualche ora, e quello era uno di quei momenti. Ecco perchè aveva mentito.
Solitamente cercava di non farlo mai perchè, dopo anni di prese in giro e umiliazioni, aveva fatto fatica a crearsi un gruppo di amici che lo accettassero per quello che era, ma c'erano dei momenti in cui non voleva avere nessun contatto umano, voleva stare da solo con se stesso, e non poteva farci niente.

Con alcune delle poche persone con cui era riuscito a diventare amico aveva fondato una band. Quello era sempre stato il suo sogno, il suo obbiettivo da raggiungere, anche perchè non si sentiva assolutamente portato per lo studio. In ogni caso faceva il minimo indispensabile per non essere rimandato o, ancora peggio, bocciato e, anche se non poteva dire di avere tutti nove, riusciva a passare alla classe successiva senza troppi problemi ottenendo la sufficienza piena. Ciò non significava che fosse stupido, anzi, gli piaceva leggere e anche scrivere, infatti a volte scriveva poesie e componeva i testi delle canzoni della sua band, semplicemente c'erano alcuni argomenti e alcune materie che non gli piacevano, non capiva o trovava inutili  e non li studiava. Allo studio comunque non è che ci tenesse molto, preferiva passare i pomeriggi a provare con la sua band invece che studiare argomenti che - a detta sua - non gli sarebbero mai serviti a nulla nella vita, sapeva per certo che nel suo futuro non sarebbe finito a fare l'ingegnere o a scaldare una sedia in un ufficio. Però sapeva anche che riuscire ad avere successo con una band non era certo facile, ma credeva nel suo sogno e confidava nel fatto che sarebbe riuscito a realizzarlo. Almeno lui un sogno ce l'aveva, credeva in sè stesso e confidava nelle sue capacità da chitarrista, c'erano persone che invece non avevano alcun obbiettivo da raggiungere, ma non perchè fossero svogliate, semplicemente perchè pensavano di non saper concludere nulla di buono e non si sentivano abbastanza bravi per fare una determinata cosa. Forse era vero, o forse era la poca fiducia in loro stesse a farle sbagliare.

Tutto sommato Frank non aveva grossi problemi, nè a scuola, nè a casa, poteva ritenersi felice della vita che conduceva.

Non aveva una ragazza, ma quella era stata una sua scelta. Non voleva impegni seri con nessuno, trovava una seccatura avere qualcuno che mandava messaggi, telefonava ogni cinque minuti o era troppo appiccoso, forse lo diceva perchè non aveva mai provato l'amore, non aveva mai provato cosa si sentiva quando si era innamorati, non sapeva com'era davvero avere una relazione con qualcuno, ma lui diceva sempre di star bene da single. Forse era anche perchè non c'era mai stato nessuno che lo attraesse particolarmente e, anche se sembrava strano da dire, non aveva mai avuto una cotta per una ragazza. A differenza dei suoi amici, che erano sempre alla ricerca di una ragazza con cui uscire, a lui non importava averne una, e poi non ne aveva mai trovato qualcuna che lo avesse colpito.
Fu a quel punto che iniziò a farsi due domande riguardo il suo orientamento sessuale.
Ancora allora, a diciassette anni, non riusciva a stabilire quali fossero i suoi gusti, ma confidava nel fatto che prima o poi sarebbe giunto ad avere delle risposte. Sperava solo che quelle risposte sarebbero arrivate presto.

Quel pomeriggio in particolare voleva raggiungere una vecchia casa abbandonata che era situata nella periferia della città. Era il luogo perfetto se si voleva stare da soli, la casa era isolata e lontana dal centro, lì intorno c'era pressochè solo campagna.

Frank ricordava ancora benissimo quando, in terza media, i bulli lo insultavano facendolo sentire come se fosse uno scarto della società e lui correva a rifugiarsi lì. Correva lì, lontano da tutti e tutti e piangeva, per ore anche, perchè tanto nessuno poteva vederlo, si sentiva quasi al sicuro.
Da quando aveva iniziato il liceo e le prese in giro erano cessate poichè i bulli avevano scelto un istituto diverso da quello che frequentava Frank, lui non era più stato in quella casa abbandonata.

Ormai erano passati quattro anni dall'ultima volta che c'era stato e non ricordava molto bene come si ci arrivasse, per questo ad un certo punto iniziò a credere di essersi perso.

Però quel pomeriggio Frank sentiva la strana voglia di volerci ritornare per pensare e rivivere alcuni ricordi del passato, belli o brutti che fossero.

Finalmente, quando ormai il sole stava tramontando, vide la casa. Era esattamente come la ricordava così spinse la porta già leggermente socchiusa e vi entrò. Subito si ritrovò in quello che un tempo era il salotto e ricordò quando era più piccolo e si accasciava sul pavimento sporco, freddo e con le mattonelle spaccate, si stringeva le ginocchia al petto e piangeva. Non aveva mai pensato di meritare tutti quegli insulti, lui non aveva mai fatto niente di male a nessuno e in genere era sempre stato uno che si faceva i fatti suoi. Ma spesso la gente è strana, è stupida e si diverte dicendo a qualcuno che fa schifo. Prende di mira le persona con scarsa autostima, perchè per loro è più facile dire ad una persona che è brutta quando quest'ultima già sa (o crede) di esserlo.

Quel pomeriggio, invece di sedersi sul pavimento sporco, freddo e con le mattonelle spaccate, andò nella stanza affianco. Un tempo c'era la cucina a quanto aveva potuto dedurre Frank anche se, in quel momento, della mobilia originale era rimasto ben poco.
Aveva trovato tutto come lo aveva lasciato quattro anni fa, sempre le stesse scritte sui muri, dichiarazioni d'amore probabilmente rimaste segrete, simboli satanici, frasi scritte da qualcuno che semplicemente voleva lasciare il segno o si annoiava, sempre lo stesso disordine, la mobilia pressochè assente o rovinata, i rifiuti a terra, tutto sempre uguale.

Si guardò meglio intorno.

Qualcosa di diverso c'era.

Sulla sinistra, in quella che in tempi migliori era stata la cucina, c'era una porticina che Frank ricordava fosse stata sempre chiusa.

Quel pomeriggio era aperta per metà, Frank si chiese il perchè visto che non era solito che ci andasse molta gente in quella casa, anzi, per quanto ne sapeva lui, non ci andava proprio nessuno, soprattutto perchè, da quanto ricordava, quella porta conduceva ad una specie di scantinato. Lui c'era stato soltanto una volta quando, spinto dalla curiosità, aveva aperto la porta di legno e aveva sceso le scale fino ad arrivare in fondo. Non seppe dire per cosa i vecchi proprietari usassero quello scantinato, ma Frank trovava avesse un non so che di inquietante, per questo non c'era più sceso.

Quel pomeriggio, attratto forse da quella porta aperta a metà, decise di ritornarci. Spalancò completamente la porta in modo che la luce che filtrava attraverso le finestre potesse illuminare parte delle scale e iniziò a scendere.

Giunto in quello scantinato quasi svenne.

Lo aveva sempre detto che quel luogo aveva qualcosa di inquietante.

Visto quello che aveva trovato avrebbe preferito farsi gli affari suoi.

Davanti a lui si trovava il corpo di un ragazzo, sorretto da un cappio che aveva al collo, poco distante c'era anche una sedia, tutto portava a presupporre che fosse morto impiccato.

Frank non sapeva come reagire. Voleva piangere, voleva urlare, chiamare aiuto perchè, cazzo, aveva appena trovato il corpo di un ragazzo che con ogni probabilità si era suicidato. Non sono cose che capitano tutti i giorni, o forse sì, dopotutto un sacco di persone muoiono e noi non ce ne accorgiamo neanche.

Poteva correre via, far finta di non aver visto nulla, tanto prima o poi qualcuno si sarebbe accorto dell'assenza di quel ragazzo e, prima o poi, lo avrebbero trovato. Ma se quel ragazzo fosse stato solo al mondo? Chi lo avrebbe trovato? Frank non poteva rimanere con quel tormento per il resto della sua vita.

Sapeva che la cosa giusta da fare fosse avvisare la polizia e chiamare un'ambulanza.

Sperò quasi che quello fosse solo un brutto sogno e che si sarebbe risvegliato nel suo letto in un bagno di sudore e con il battito accelerato e poi, guardandosi attorno, avrebbe capito di essere in camera sua e si sarebbe rimesso a dormire. Non era quello il caso. Era tutto vero e, terrorizzato, estrasse il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans e chiamò sia la polizia che l'ambulanza, raccontò loro ciò che aveva appena visto e attese che qualcuno arrivasse.
Polizia e ambulanza arrivarono quasi in contemporanea e in un tempo relativamente breve che a Frank parve un'eternità.

Giunti nello scantinato i paramedici allentarono il cappio e adagiarono il corpo del ragazzo su una barella mentre Frank guardava la scena, impotente. Sperava che quel ragazzo fosse ancora vivo e potessero ancora salvarlo. Le sue speranze però si spensero quando uno dei paramedici gli auscultò il cuore con lo stetoscopio e disse due semplici e famose parole; "è morto." Ci sarebbe voluta comunque un'autopsia per stabilirne la causa certa.

Prima che i paramedici lo coprissero e lo portassero in obitorio in ambulanza, Frank osservò un'altra volta quel corpo inerme, non sarebbe mai riuscito a togliersi dalla testa quell'immagine.

Era già buio quando Frank tornò a casa. I polizziotti lo avevano portato in centrale giusto per porgli qualche domanda di routine e, dopo circa un'ora, lo avevano lasciato libero. Giunto a casa sua venne tartassato di domande dai propri genitori."Dove sei stato? Sai che ore sono? Hai saltato la cena! Potevi almeno rispondere al cellulare visto che non te ne separi mai!" iniziò sua madre infuriata, ma lui non le diede peso, semplicemente disse: "Ho trovato un corpo morto e ho chiamato la polizia." Era troppo scosso per poter intrattenere una qualsiasi conversazione con chiunque, così si affrettò a salire in camera sua ignorando i suoi genitori che continuavano a fargli domande e, prima di buttarsi a peso morto sul letto, si curò di chiudere a chiave la porta.

Quasi senza accorgersene iniziò a piangere soffocando i singhiozzi sul cuscino. Aveva l'immagine di quel ragazzo morto, adagiato su quella barella, impressa a fuoco nella sua mente, non riusciva a pensare ad altro.

Gli era parso così giovane, poteva aver avuto si e no due o tre anni in più di Frank, si chiese cosa lo avesse portato a compiere quel gesto così disperato, perchè aveva dovuto farlo? Quanto male si deve stare per desiderare di essere morti? Frank non lo sapeva, non lo sapeva perchè, anche nei momenti peggiori, non aveva mai pensato di porre fine alla sua esistenza. Sapeva che tutto aveva un inizio e una fine perciò doveva essere così anche per le sofferenze. Evidentemente non sempre è così.
Voleva conoscere la storia di quel ragazzo, voleva almeno sapere il suo nome. Non lo conosceva, ma era certo che, in qualche modo, qualsiasi problema avesse, ne sarebbe venuto fuori. Frank avrebbe desiderato davvero conoscerlo quando ancora era in vita perchè, qualsiasi problema avesse, lui lo avrebbe aiutato e perchè, anche da morto, appeso a quel cappio, adagiato su quella barella, gli era sembrato bellissimo.

Per lui era bellissimo.
Si era appena reso conto di aver considerato bellissimo un ragazzo.
Ma lo era davvero, non poteva negarlo.

Aveva i lineamenti delicati, quasi femminili e i capelli nero corvino, lunghi fino al collo. Probabilmente aveva fatto una tinta, ma quel dettaglio era l'ultima cosa che importava a Frank perchè comunque a lui quel colore stava benissimo. Gli sarebbe stato bene qualsiasi colore e qualsiasi taglio, pensò Frank. Desiderava sapere di che colore fossero gli occhi di quel ragazzo e desiderava averlo guardato in quegli occhi almeno una volta e, leggendo in essi tristezza e solitudine, aver fatto qualcosa per aiutare il ragazzo misterioso.  

Ma doveva accettarlo. Ormai era morto.

Dopo una settimana finalmente Frank seppe alcune notizie riguardanti quel ragazzo. Si chiamava Gerard, Gerard Way, aveva vent'anni e tutta una vita davanti alla quale aveva posto tragicamente fine. L'autopsia aveva confermato la sua morte per asfissia, ma Frank iniziò a sentirsi davvero in colpa quando scoprì che Gerard era morto poco più di un'ora prima che lui lo trovasse.
Gli sarebbe bastato arrivare un'ora prima e forse avrebbero potuto salvarlo.

Anche se lui quel ragazzo non lo conosceva affatto, non lo aveva mai visto in vita sua, si sentiva terribilmente in colpa.
Sarebbe bastato arrivare un'ora prima.

Ma in fondo lui non lo sapeva. Come avrebbe potuto sapere che, andando in quella casa abbandonata dove un tempo si rifugiava, avrebbe trovato una persona morta suicida. In quel luogo non ci andava da anni e sarebbe stato più semplice se Frank quel giorno avesse deciso di fare le prove con la band. Non avrebbe saputo nulla e avrebbe vissuto meglio, senza avere rimpianti inutili e darsi colpe che non aveva.

Frank non aveva mai pensato al suicidio, fino ad allora.

Gerard meditava da anni di togliersi la vita.

Gerard era arrivato a quel punto in cui non si riesce più a trovare un motivo per andare avanti, non riusciva più a trovare un motivo per alzarsi la mattina e affrontare la giornata perchè, tanto, chi glielo faceva fare? Non aveva nessuno. Non aveva nessuno che gli chiedesse come stava, non aveva nessuno che si preoccupasse per lui, non aveva più alcun obbiettivo nella sua vita, si sentiva vuoto. Si chiedeva cosa stesse vivendo a fare se era una persona inutile, non era capace di fare nulla, non era capace di prendere una decisione e, quando lo faceva, era sempre quella sbagliata. Lui si sentiva sbagliato, credeva di essere un errore e gli errori andavano eliminati. Per lui il modo migliore per porre fine a tutto era la morte. Sapeva che non sarebbe mancato a nessuno perchè lui non aveva nessuno, si sentiva solo al mondo. I suoi genitori lo odiavano e non erano mai stati capaci di prendersi cura di lui, non aveva amici, non aveva un ragazzo, non aveva amore da dare o da ricevere, non aveva nessuno, non aveva niente.

Non aveva niente da guadagnare e niente da perdere.
E' quando si sta così che la morte è l'unica via di fuga.
Nessuno avrebbe sentito la sua mancanza, nessuno si sarebbe preoccupato per lui. La sua vita non aveva mai avuto senso, quindi perchè avrebbe dovuto continuare a viverla?
Ci aveva provato ad andare avanti, nonostante fosse solo e abbandonato a sè stesso. Ma quando vedi che più resisti e più le cose peggiorano non puoi far altro che mollare tutto.
Sapeva che se era rimasto solo era colpa sua. Per i suoi genitori era sempre stato un peso, era uno scarto della società, non era come doveva essere, non gli piacevano le ragazze come invece piacevano ai ragazzi suoi coetanei. Non era mai stato capace di mantenere un rapporto di amicizia, finiva sempre per farsi odiare e distruggere qualsiasi cosa.
Si sentiva un completo fallimento.

E Frank, se lo avesse conosciuto quando ancora era in vita, gli avrebbe detto che era un errore bellissimo, che non era un fallimento perchè c'erano tante cose che sapeva fare e avrebbe trovato la sua strada. Gli avrebbe detto che non era uno scarto, che era bellissimo e chi diceva il contario aveva bisogno di una visita oculistica da uno specialista molto bravo. Lo avrebbe abbracciato, lo avrebbe baciato e gli avrebbe fatto cambiare idea ogni volta che avrebbe voluto togliersi la vita.
E Gerard sarebbe stato male perchè avrebbe creduto di rovinare tutto ancora una volta e avrebbe detto di non meritare una persona speciale come Frank.  Allora il più piccolo lo avrebbe stretto ancora più forte, lo avrebbe baciato mentre le lacrime sarebbero scese copiosamente sul volto di Gerard, avrebbero fatto l'amore e Frank avrebbe fatto qualsiasi cosa per farlo stare meglio.  

Ma Gerard non aveva mai conosciuto Frank.

Gerard aveva aspettato qualcuno, anche se aspettare non aveva più senso perchè non sempre si ha bisogno di una persona diversa da sè stessi per trascorrere il resto della vita.
Tanto chi avrebbe mai voluto passare il resto dei propri giorni con un disastro come Gerard?
Frank lo avrebbe fatto, ma ormai Gerard era morto.

Frank aveva partecipato anche al suo funerale. Non c'era moltissima gente, ma ce n'era sicuramente di più di quanto lui si aspettasse. Gerard era sempre stato solo ed era certo che al suo funerale non ci sarebbe stato nessuno, se mai ne avesse avuto uno. Eppure la chiesa era quasi piena.

E' vero, alla fine succede sempre così. Dicono tutti quanto quella persona fosse speciale e quanto sentiranno la sua mancanza quando invece non la conoscevano neanche.
Nessuno conosceva Gerard e soprattutto nessuno era andato al suo funerale perchè tenesse davvero a lui. Però era morto, ed ecco che tutti a dire quanto gli dispiacesse quando nemmeno sapevano il suo cognome.

Era da tempo che Gerard voleva togliersi la vita. Ci aveva provato diverse volte con svariati mezzi ma non c'era mai riuscito, si era sempre pentito e successivamente rimproverato per la sua incapacità di porre fine anche alla sua inutile esistenza. Quel giorno però si era deciso, non sarebbe tornato indietro. Era andato in un luogo che frequentava spesso, una casa abbandonata, lontana da tutto e tutti ed era sceso nello scantinato.  Quello era il posto dove passava la maggior parte del suo tempo, lì era buio poichè non c'erano finestre e se si chiudeva la porta non filtrava alcun raggio di sole. Sentiva che quello fosse il posto perfetto per lui dove poter stare, era il posto perfetto dove poter morire perchè era certo che lì non lo avrebbe trovato nessuno. Si sbagliava. Frank lo aveva trovato, ma era già troppo tardi.
Era salito su una sedia, aveva preparato il cappio, lo aveva sistemato al collo e poi era saltato. Non era stato difficile. Per una volta credette di aver fatto una cosa giusta conculdendo finalmente qualcosa e concludendo tutto con la sua morte.

Non è vero che tutto inizia e tutto finisce.

La felicità è temporanea, il dolore dura per sempre.

Gerard lo sapeva bene.

Frank lo aveva scoperto e adesso lo sapeva ancora meglio.

Frank andava sempre al cimitero, restava lì per qualche ora e guardava le scritte incise sulla lapide di Gerard.

Quanto avrebbe voluto conoscerlo quando ancora era in vita...

E Gerard, quando ancora era in vita, quanto avrebbe voluto conoscere qualcuno come Frank..
.
A volte si arriva quando è troppo tardi.

A volte le cose che si desiderano non si possono avere.
   
 
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