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Autore: snowfeari    29/04/2019    1 recensioni
Dal testo:
"Disteso sul freddo terreno sabbioso, incurante dei microscopici granelli che si sarebbero potuti insinuare nei suoi vestiti e fra le sue ciocche color cobalto, aveva trascorso l'intera serata con lo sguardo rivolto all'insù, colpito da un opprimente tedio che era solito attenuarsi solo quando i suoi occhi incontravano le numerose stelle che decoravano l'immenso cielo notturno.
Le onde del mare, buie e minacciose, avevano intonato una macabra nenia e Gerard si era lasciato cullare da quelle dolorose note, facendo appello a tutte le sue forze per non chiudere gli occhi e non essere vinto da quell'ineffabile malinconia che, durante la sua permanenza in quella spiaggia solitaria, sembrava avergli strappato il cuore dal petto con un'indescrivibile violenza."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erza Scarlet, Gerard, Meredy, Ultear
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I'll be waiting for you, seven years from now






Quando Gerard si alzò per dirigersi verso quello che costituiva un momentaneo rifugio, il sole aveva ceduto il proprio posto alla luna già da diverse ore e attorno a essa si estendeva un ampio e luminoso manto stellato. Il mago era ormai solito trascorrere le serate da solo, potendosi avvalere esclusivamente della lugubre compagnia del mare che, oscuro e misterioso, aveva inghiottito senza pietà la sua luce, facendo sprofondare la sua anima in un buio che si rifletteva nelle sue iridi spente. Disteso sul freddo terreno sabbioso, incurante dei microscopici granelli che si sarebbero potuti insinuare nei suoi vestiti e fra le sue ciocche color cobalto, aveva trascorso l'intera serata con lo sguardo rivolto all'insù, colpito da un opprimente tedio che era solito attenuarsi solo quando i suoi occhi incontravano le numerose stelle che decoravano l'immenso cielo notturno. Le onde del mare, buie e minacciose, avevano intonato una macabra nenia e Gerard si era lasciato cullare da quelle dolorose note, facendo appello a tutte le sue forze per non chiudere gli occhi e non essere vinto da quell'ineffabile malinconia che, durante la sua permanenza in quella spiaggia solitaria, sembrava avergli strappato il cuore dal petto con un'indescrivibile violenza. Faceva male, sì, ma si era ormai convinto che facesse parte del suo progetto di redenzione. Quella oscura e distorta maniera di interpretare la situazione sembrava alleviare un minimo il senso di ingiustizia che egli provava verso tutto ciò che era accaduto, ma c'era qualcosa che continuava a sfuggire ai suoi innumerevoli calcoli: perché aveva pagato proprio lei il prezzo di quei crimini da lui commessi? Sarebbe stato disposto a patire qualsiasi tipo di punizione, ma quella sorta di tortura psicologica inflittagli dal fato stava pian piano abbattendo il suo più fioco desiderio di continuare a vivere.

Inghiottito da quegli atroci pensieri, il mago s'incamminò lungo la riva a passo lento, noncurante della direzione dei propri passi. La sua figura silenziosa era illuminata dalla luna, unica testimone di ogni suo movimento sotto il cielo stellato. La brezza notturna sollevava con ferocia il suo mantello scuro e graffiava il suo volto diafano come una spada dalla lama lucente e appuntita, la stessa con cui lei era solita annientare chiunque osasse sfiorare i suoi compagni. Si sentiva in colpa per aver creduto che nulla avrebbe potuto fermarla, ma allo stesso tempo si malediva mentalmente per aver osato sminuire le sue capacità. Aveva eliminato una sconsiderata quantità di nemici, ma le sue amate spade avevano finito per tradirla nel momento in cui le si era parato davanti l'avversario della vita, l'unico che non potesse essere trafitto.

Perso in quelle riflessioni che a parer suo non avevano alcuna logica, non si accorse di essere ritornato al rifugio. Si sporse silenziosamente verso la grotta, immaginando che le sue compagne stessero dormendo. La sua ipotesi fu confermata non appena i suoi occhi si posarono sulla figura di Meredy, la quale sembrava stesse dormendo un sonno tranquillo. Provò una sorta di risentimento verso di lei, accecato dal desiderio di porre fine all'insonnia a cui si sentiva condannato, a quella bestia senza volto che ogni notte gli proponeva scenari atroci di tutto quel che aveva passato, togliendogli il respiro.

Decise di rimanere ancora un po' fuori, nonostante l'aria pungente avesse cominciato a farlo rabbrividire. Si sedette contro una roccia non troppo lontana dal bagnasciuga e chiuse gli occhi, concentrandosi sulla sinfonia marina che lo aveva accompagnato per tutta la serata. All'improvviso si sentì paralizzato su quello scarso metro quadrato di sabbia su cui si era seduto, come se le sue energie vitali lo stessero lentamente abbandonando. Capì che l'unico modo che aveva di sfuggire a quella situazione fosse aprire gli occhi, ma non se ne preoccupò troppo. Pensò che non sarebbe stato male spirare lì, lontano dagli ufficiali del regno che avrebbero pagato pur di vederlo morto, perché in fondo era quel che meritava. Il suo corpo sarebbe stato prima o poi inghiottito dal mare e di lui non sarebbe rimasto più nulla, se non la leggenda di un uomo tanto debole da abbracciare il male, tanto debole da non aver salvato la donna amata dalle grinfie della morte. In quel momento realizzò che l'unica via di fuga da quelle lunghe notti in bianco e pensierose fosse proprio il sonno eterno. Forse qualcuno nell'alto dei cieli aveva avuto pietà di lui e aveva deciso di lasciarlo morire lì, garantendogli un'eterna pace dei sensi.

«Non rinchiudere la tua sofferenza tra le pareti di un cuore in frantumi»

Gerard, a un passo dalla perdita dei sensi, aprì all'improvviso gli occhi. Si sentì del tutto spaesato nel ritrovarsi solo e al buio e si diede mentalmente dello stupido per aver perso, ancora una volta, il controllo dei propri pensieri.
Rifletté su quelle parole, tuttavia evitò di voltarsi e fronteggiare la donna che si trovava a pochi passi da lui, sapendo in cuor suo di aver perso il confronto già in partenza.

«Abbiamo già avuto questo tipo di discussione molte volte, Ultear. Sai che non posso agire diversamente»

Gerard rimase impassibile, gli occhi ancora rivolti al buio che si estendeva dinanzi a entrambi. Le voleva un bene dell'anima, ma detestava la facilità con cui lei riusciva a farlo smarrire nell'intricato labirinto dei suoi pensieri angosciosi e tormentati.

«Non devi incolparti per-»

Gerard la interruppe, conoscendo ormai a memoria il discorso che lei stava per fargli. «Non serve più alcuna giustificazione. Siamo tutti ugualmente colpevoli per i peccati compiuti. Non c'è un unico responsabile e se proprio dovesse esserci, quello sarei io»

La maga rimase in silenzio ad ascoltare le sue parole, consapevole che il ragazzo non avrebbe mai cambiato idea. Tra un sospiro e l'altro tornò a passo lento alla piccola grotta, rivolgendo un ultimo sguardo a quella tetra distesa acquosa che per Gerard rappresentava il più spietato degli assassini.


***


Il mattino seguente Gerard comunicò alle sue compagne l'intenzione di lasciare quel posto il prima possibile.

«Questa gilda oscura si è rivelata più astuta di quanto pensassi. Sono riusciti a depistarci mandandoci a Magnolia, ma in realtà sono sempre rimasti a Crocus»

«Hanno evitato che ci esponessimo troppo nella capitale, continuamente sorvegliata dalle guardie. Forse non sono così male questi nemici»

«Non direi, Meredy,» precisò Gerard, «lo hanno fatto per organizzare con più calma il loro prossimo attacco, non di certo per salvarci dall'arresto. Ad ogni modo ritengo opportuno raggiungere Crocus il più in fretta possibile. Siamo già rallentati per via dei sentieri nascosti che dobbiamo intraprendere, non possiamo permetterci di perdere ancora del tempo»

Entrambe le ragazze annuirono con aria di sfida, pronte a colpire di sorpresa la gilda a cui stavano dando la caccia da mesi. Ultear lanciò uno sguardo malinconico verso la figura del suo compagno che si allontanava sempre di più, fino a scomparire oltre l'ingresso di quella piccola grotta.

«Ho l'impressione che non lasceremo Magnolia prima di domani mattina»

Meredy la guardò interrogativa, non capendo a cosa stesse alludendo la maga, ma avendo percepito uno strano sollievo nelle parole di Ultear decise di non fare domande.


***


Quella sera Gerard si sentiva pervaso da un anonimo e quasi sconosciuto alone di sicurezza. La brezza, non più gelida e graffiante come quella di una delle innumerevoli serate trascorse lì, era calda e accogliente e gli carezzava il volto diafano con una delicata dolcezza. Gli parve ironico che proprio al momento della loro partenza quel luogo avesse deciso di mostrarsi caloroso e ospitale, in netta contrapposizione con il panorama cupo delle nottate precedenti.

Gerard, seguito da Ultear e Meredy, rivolse lo sguardo verso il mare, ammirando uno dei più bei tramonti che Magnolia potesse offrire. Le più tenui sfumature rosate del cielo si univano col più violento rosso scarlatto del mare, il quale si infrangeva con estrema calma sulla riva. Lo sciabordio delle onde non somigliava più a quell'instancabile melodia mortale a cui il mago si era ormai abituato, bensì a una sinfonia di colori caldi e note soavi che danzavano leggiadre nell'aria, regalandogli un illusorio senso di pace e tranquillità.

Fu in quel momento che capì. Non voleva lasciare Magnolia. Quel tripudio scarlatto in cui era immerso gli feriva l'anima.
Magnolia sapeva di vita. Magnolia sapeva di ricordi. Magnolia sapeva di lei.

Rimanere legato a un passato irrecuperabile era sicuramente la scelta più errata che qualsiasi essere umano potesse fare e Gerard ne era perfettamente consapevole, ma nonostante ciò si ritrovava a invidiare chiunque riuscisse a levare l'ancora e a gettarsi in un futuro che escludesse ciò che era stato il passato. Gli sarebbe convenuto lasciarsi tutto alle spalle, ma il suo presente era strettamente legato con i ricordi che aveva riacquistato con gran fatica e che costituivano la sua identità.

Ogni passo verso Crocus gli parve irrimediabilmente doloroso, quasi sbagliato. Era come se la natura gli stesse urlando di non andare via, di tornare indietro, di sostare ancora un po' in quell'ambiente che all'improvviso sembrava intrappolarlo tra le sue braccia invisibili. Gerard decelerò il passo, fino a fermarsi del tutto.

«Proseguite avanti, ragazze. Io vi raggiungerò a breve»

Nessuna delle due protestò, consce del motivo per cui il mago celeste esitasse ad abbandonare la città. Proseguirono lungo il bagnasciuga fino a scomparire, mentre Gerard aveva una sorta di dialogo visivo con l'ambiente che lo circondava. Chiuse gli occhi, desideroso di immergersi in quella melodiosa sinfonia acquatica che forse gli avrebbe donato un po' di pace, ma fu costretto a riaprirli subito per via di alcuni passi avvertiti in lontananza. Sospirò, pronto all'ennesima discussione con Ultear che con ogni probabilità era tornata indietro solo per ammonirlo, e si voltò con inaudita ferocia verso la proprietaria di quei passi.

Le parole gli morirono in gola nel momento in cui le sue iridi smeraldine si posarono su una figura che non era decisamente quella della sua compagna. Tuttavia, era sicuro che fosse lei la responsabile di ciò che i suoi occhi stavano vedendo.

«Ultear, se pensi di illudermi così...»

«Gerard...? No, non-»

Sgranò gli occhi. Udire quella voce gli aveva congelato il cuore nel petto e sarebbe bastato interrompere quell'incantesimo per ridurlo in tanti piccoli e taglienti frammenti di ghiaccio, così affilati da fargli sanguinare l'anima. Gerard si sentì preso in giro dalla maga dai lunghi capelli corvini per il sol pensiero di poter alleviare il suo dolore con una mera proiezione.

Il mago rifletté qualche istante e si guardò intorno con attenzione: era certo che non ci fosse alcuna traccia di Ultear.
Portò le mani tra i capelli, le labbra ancora tremanti per lo stupore, e rivolse uno sguardo colmo di disperazione alla figura immobile a pochi passi da lui.

«Sto diventando pazzo... Questo mondo vuole vedermi pazzo, Erza»

La giovane donna abbassò lo sguardo e non proferì parola. Gerard si domandò se il suo inconscio potesse essere dotato di una perfidia tale da fargli avere un'allucinazione del genere. Il suo desiderio di recuperare i ricordi si stava rivelando sempre di più una scorciatoia verso la follia, con la sua mente che gli riproponeva in continuazione gli scenari più crudi di cui lui stesso era il regista.

Il ragazzo si voltò, come infastidito da quella presenza fittizia che si ostinava a tenergli compagnia, e mosse dei passi in direzione opposta alla sua, desideroso di sfuggire a quell'inganno della mente.

«Il solo fatto che io sia qui dovrebbe garantirti la mia esistenza, Gerard»

Un ultimo passo riecheggiò nell'aria. L'uomo si immobilizzò, sentendosi quasi risucchiare dal terreno sabbioso, e per un attimo sperò davvero di essere catapultato nei luoghi più remoti del pianeta.
Erza era morta sette anni prima sull'isola Tenrou.
Erza era morta.
Morta.

Quella parola risuonò innumerevoli volte nella sua mente al punto da farlo impazzire, spingendolo verso la completa perdita della ragione. Per ogni passo mosso verso l'accettazione di quel destino c'era sempre un evento che lo costringeva a retrocedere, facendo riaffiorare anche la più fioca delle speranze. In fondo, se c'era una cosa che lo aveva spinto ad andare avanti per quei sette anni, quella era proprio l'incapacità di lasciar morire del tutto la fiducia nel ritorno di Fairy Tail: una fiducia che in quel momento sembrava aver preso vita nel magnifico corpo della scarlatta, immobile dinanzi a lui.

A quel punto, se si trattasse della realtà o di una crudele finzione, non importava più. Forse, per una volta in quei ventisette anni peccaminosi, avrebbe potuto accantonare i crimini commessi, i sensi di colpa, il proprio progetto di redenzione e lasciare che la figura illusoria della sua donna gli carezzasse l'anima, donandogli un minimo senso di pace, seppur irreale.

Gerard si voltò, cercando con gli occhi bui lo sguardo di Erza. Le sue iridi color cioccolato erano nascoste dalle ciocche di capelli scarlatti che ricadevano sul suo volto, teatro di un'espressione cupa, forse rassegnata.
Il mago celeste chiuse gli occhi e protese una mano in avanti, sentendosi sciocco per cercare il contatto di una proiezione magica, per sua natura inconsistente. Aspettò diversi secondi, immobile, mentre la brezza marina spettinava i suoi capelli turchini e sollevava il suo mantello scuro. Si decise a ritrarre la mano, rassegnato, ma un improvviso calore a ridosso del palmo lo costrinse ad aprire gli occhi.
Trattenne a fatica lo stupore, man mano che le sue iridi smeraldine percorrevano il profilo del suo braccio fino a giungere alla propria mano, dove vide le dita affusolate di Erza intrecciate tra le sue, mentre la ragazza continuava a tenere lo sguardo basso. Nessuno dei due proferì parola: preferirono emtrambi lasciar parlare i loro corpi, che entrarono subito in contatto, come se per un istante la forza di gravità fosse triplicata.

Gerard avvicinò Erza al suo petto, come a voler verificare la materialità di quel corpo che fino a poco prima sembrava solo un crudele miraggio della sua mente. La maga, istintivamente, portò le braccia al collo del ragazzo, il quale si inebriò del suo profumo e della piacevole sensazione delle sue dita che si muovevano tra le soffici ciocche di capelli scarlatti.

«Sapevo che ce l'avresti fatta, in qualche modo» mormorò lui a pochi centimetri dalla pelle nivea della compagna, che si scostò dall'abbraccio per guardarlo negli occhi.

«Vorrei chiederti tante cose: cosa tu stessi facendo in riva al mare da solo, come mai tu non sia più in prigione, come tu abbia trascorso questi anni. Però...»

Gerard continuò a osservare il suo viso dipinto dalle mille sfumature del tramonto, in attesa che la scarlatta finisse di parlare. Erza, tuttavia, non era dello stesso avviso. Gli incorniciò il volto fra le mani e, con il cuore che stava per fuoriuscirle dal petto, poggiò le proprie labbra sulle sue, unendole in un contatto che entrambi avevano cercato per tanto, troppo tempo.

Fu un bacio delicato, casto e al contempo sensuale, che lasciò Gerard desideroso di un altro contatto una volta che la ragazza si era separata da lui. Erza, terminata l'euforia del momento, prese coscienza del gesto appena compiuto e indietreggiò, portando le mani sulle gote arrossate dall'imbarazzo.

«I-Io non... Ho combinato un disastro» balbettò, cercando di non incontrare lo sguardo del ragazzo per nessun motivo al mondo.

«Sei sempre stata un tipo impulsivo, Erza... È una delle tante cose che mi piacciono di te»

La maga non ebbe nemmeno il tempo di metabolizzare quelle parole che allora fu Gerard, con inaudita dolcezza, a posare le proprie labbra sulle sue. Glielo doveva: per averlo affiancato sempre durante la prigionia, per aver cercato in tutti i modi di allontanarlo dal sentiero verso il male, per essere tornata da lui nonostante proprio per mano sua avesse rischiato di morire.

«Faremmo meglio ad andare, abbiamo tante cose di cui parlare...» esordì lui, notato l'imbarazzo della ragazza che era rimasta muta per diversi minuti. Erza acconsentì con un lieve cenno della testa, sorridendo, pronta a seguirlo in quella che si sarebbe rivelata una lunga passeggiata in riva al mare.


***


«Così adesso sei a capo di una gilda» commentò Erza una volta che Gerard ebbe finito di raccontarle le sue avventure più recenti.

«Quelle due donne sono folli, ma sai... A loro modo sanno farsi volere bene. Quando agiscono impulsivamente finisco sempre per ammonirle, ma la verità è che in certi casi vorrei avere anche solo un briciolo della loro spensieratezza»

La ragazza si fermò e attese che Gerard facesse lo stesso, a pochi passi da lei, sotto il chiaro di luna. Il mago si voltò nella sua direzione, confuso, non capendo quali fossero le intenzioni della compagna.

«Da quanto ho capito hai molto a cuore la tua gilda e sei determinato nel portare a termine il tuo progetto di redenzione. È un gesto nobile, Gerard... Forse sei troppo accecato dal senso di colpa per poterlo comprendere. In ogni caso, voglio che tu sappia che appoggio completamente questa tua scelta, anzi... Sono davvero felice che tu abbia deciso di intraprendere questo percorso. Ma redimersi non vuol dire privarsi di qualsiasi fonte di felicità solo perché ci si sente in debito verso il mondo, e voglio che tu lo capisca. Io non permetterò che tu ti privi della tua felicità»

Gerard rimase in silenzio ad ascoltare quelle parole che sapevano di determinazione, incantato dalla sincerità della scarlatta. Se da un lato non voleva che si preoccupasse di un fuorilegge come lui, dall'altro non poteva che esserne allietato. Forse, in fondo, ciò che cercava era semplicemente qualcuno che lo accettasse, che apprezzasse i suoi sforzi e che gli dicesse che andasse bene così, che fosse sulla strada giusta. E quel qualcuno, ne era certo, era proprio dinanzi a lui.

«C-Con questo non voglio assolutamente farti pressione,» continuò Erza, che nel frattempo aveva riflettuto sulle proprie parole «perché io attenderò sempre che tu raggiunga la luce. Che ci vogliano cinque, dieci, vent'anni... Io rimarrò qui ad aspettarti, Gerard»

La giovane donna concluse il discorso mostrando uno dei suoi sorrisi più belli e Gerard fu lieto di esserne l'unico testimone, insieme alla luna che illuminava i loro volti. Sorrise anche lui, forse per la prima volta dopo tanto tempo, e alzò lo sguardo verso il manto stellato, fonte della sua magia.

«Sei proprio testarda, Erza... Ma sono sicuro che sia meglio così»

I due si ripresero a camminare, ma poco dopo si accorsero di essere giunti al Fairy Hills. Solo in quel momento Erza capì che Gerard avesse seguito quel sentiero appositamente per accompagnarla a casa e il suo cuore perse un battito, colta alla sprovvista da quel gesto semplice eppure ricco di significato.

«Sembrerebbe che siamo arrivati» esordì il mago, voltandosi verso di lei. Erza si avvicinò all'entrata dell'edificio e si fermò dinanzi alla porta, voltandosi poi a sua volta verso il ragazzo.

«Mi ha fatto piacere risentirti» si limitò a rispondere, sentendo la propria voce essere sul punto di spezzarsi. Senza che ci fosse bisogno di ulteriori parole Gerard le regalò un altro bacio, questa volta più passionale del precedente, carico di un "arrivederci" che nessuno dei due riusciva a dire all'altro.

«Abbi cura di te, Erza»

«Abbi cura di te» replicò la scarlatta, per poi inserire la chiave nella fessura del portone d'ingresso e rientrare nel proprio appartamento. Si premurò di osservarlo dal vetro della propria finestra, finché la sua figura non scomparve tra gli alberi della foresta.


***



Solo quando la piacevole compagnia della maga venne a mancare, Gerard si rese conto che fosse ormai notte inoltrata e che Ultear e Meredy fossero ormai troppo lontane per essere raggiunte in poco tempo. Si sentiva uno sciagurato per averle lasciate proseguire senza di lui, ma forse aveva ragione Erza: redimersi non voleva dire privarsi della felicità, e quella serata in sua compagnia gli aveva indubbiamente alleggerito l'animo martoriato dai sensi di colpa.
Decise che avrebbe trascorso la notte in mezzo alla foresta, lontano dalle sentinelle di Magnolia, ma diversi rumori lo costrinsero a mantenere la guardia alta. Si guardò più e più volte intorno, non notando nessuno, quando all'improvviso una figura spuntò fuori da un cespuglio.

«Gerard! È già finito il tuo appuntamento?»

Il mago celeste sgranò gli occhi, sconcertato dalla visione di quei lunghi capelli rosa che avrebbe riconosciuto anche in mezzo a una folla di persone.

«Meredy?! Mi sembrava di averti detto di andare avanti senza di me» disse, mentre una brutta sensazione cresceva in lui.

«Lo avevi detto, ma non potevamo stare senza il nostro master preferito» esordì Ultear, uscendo anche lei allo scoperto.

«Allora, com'è stato il tuo primo bacio?» domandò Meredy curiosa, confermando i sospetti di Gerard, che divenne rosso dalla testa fino alla punta dei piedi.

«Su su, Meredy, non dobbiamo dirgli che lo abbiamo pedinato» proseguì Ultear, che si premurò di tappare la bocca alla ragazza come se non avesse già detto abbastanza.

Gerard si passò una mano tra i capelli, visibilmente sconvolto, ma in cuor suo non poté fare a meno di sorridere: quelle due donne erano invadenti, a volte delle vere e proprie pesti che conoscevano ogni singolo argomento che lo potesse mettere in imbarazzo, ma era pur sempre con loro che aveva deciso di intraprendere il percorso verso il perdono.
Ed era con loro che, un giorno, sarebbe tornato da Erza.





[Angolo note]
Buonasera!
Dopo svariati mesi torno qui su EFP con una nuova one-shot sulla coppietta più bella di questo pianeta.
In realtà la storia non è proprio nuova, dal momento che avevo scritto metà più di due anni fa e sono riuscita a concluderla solo un paio di giorni fa. Probabilmente a un certo punto della storia si noterà una sorta di cambio di stile, ma spero non sia troppo evidente!
Non vorrei trattenervi inutilmente con discorsi futili, per cui: spero che abbiate gradito la lettura, che non sia stata noiosa e che le emozioni dei personaggi vi abbiano catturato.
Se vi va lasciate anche un commento, non dispiacciono mai ~

~ snowfeari
  
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