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Autore: MaikoxMilo    01/05/2019    2 recensioni
La serie principale di Saint Seiya dagli occhi di Sonia, allieva di Milo. La sua vita, il suo percorso, i suoi ricordi che si intersecano e coesistono con la vita dei Cavalieri d'Oro al Santuario di Atene prima, dopo e durante la Battaglia delle 12 case fino ad arrivare al 2011, il nuovo corso per tutti, la conseguente rinascita.
Dal cap. I:
“Ti manca tuo fratello, vero?”
La fisso imbambolata per qualche secondo... giusto, mio fratello Camus! Ecco il perché di questo mio malessere, ecco a cosa stavo pensando prima, a lui... come ho potuto scordarmelo, anche se per pochi, brevi, istanti?!
“Sì, ma tu come lo sai?”
La ragazza mi sorride ancora una volta, sedendosi poi vicino a me.
“Sono tutte uguali le persone che soffrono la perdita di qualcuno, affettiva, o più banalmente fisica, è irrilevante .. si mettono in disparte e guardano il vuoto, sperando di rivedere il volto del proprio caro. Lo capisco bene, sai? Milo era così quando ha perso Camus nella battaglia delle Dodici Case...”
Per comprendere meglio la storia, è necessario aver letto la mia serie principale: "Passato... presente... futuro!", buona lettura!
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aquarius Camus, Cygnus Hyoga, Kraken Isaac, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Passato... Presente... Futuro!'
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CAPITOLO 7: ESSERE CAVALIERE D'ORO DI ATENA

 

 

ATTENZIONE: AUMENTO DI RAITING ANCHE IN QUESTO CAPITOLO, DAL PROSSIMO SI TORNERA' ALLO STANDARD. BUONA LETTURA A TUTTI!

 

 

Rimango sconvolta a fissare il viso di Sonia, al limite dell'imbarazzo e del disagio. Non ho il coraggio di aggiungere nulla, rotta ferocemente da quel racconto che mi ha scosso nel profondo. Me le sono viste tutte, quelle immagini, hanno solcato la mia mente con una intensità netta. Difficile resistergli...

-Le parole che rivolsi a Milo quel giorno... non me le perdonerò mai!

-No... ci mancherebbe, Sonia! E' capibile, siete perfettamente capibili entrambi! Milo è uscito di senno per aver visto tu e Myrto in quelle condizioni, e ci sarebbe mancato altro, cacchio! A chiunque si sarebbe fuso il cervello a saper di quello che vi hanno fatto e stavano per farvi! E anche tu avevi tutte le ragioni per reagire così! Non sapevi niente del mondo dei Cavalieri fino a quel momento, men che meno del potere di Milo che è tutto fuorché agnellini e fiorellini, visto le terribili conseguenze che provoca su chi viene colpito. Chiunque ne sarebbe stato terrorizzato, anche se lo ha fatto per il vostro bene!

-Può darsi, ma lui mi salvò la vita, ed io... ed io lo ferì in quella maniera!

Rimugino sulle parole migliori da dire per confortarla. A distanza di anni le pesano ancora quei fatti, deve essere stato davvero tremendo! Scelgo infine di abbracciarla per farle sentire la mia presenza. Dove non riescono ad arrivare le parole che giungano i gesti.

Sonia si lascia cullare ancora un po', rimanendo, come me, a sentire i suoni della notte. C'è ancora tempo prima del sorgere dell'alba, c'è ancora tempo per qualche racconto.

-Dopo quel fatto rimasi a casa di Myrto per un po'?

-Sì, non riuscivo nemmeno a guardare in faccia Milo, dopo quel fatto, e dovevamo riprenderci entrambe. Per questo rimasi da lei, si prese cura più di me che non di sé stessa, e dire che era messa abbastanza male e aveva rischiato molto... successivamente lo rimpiansi, ma avrei voluto fare di più per lei, in quei giorni, dopo il trauma che aveva subito, invece mi limitai a farmi curare docilmente, assuefatta da tutto quel sangue che avevo visto.

-Sonia... è capibile... avevi solo 10 anni, anzi sei stata coraggiosissima ad allontanare quei due delinquenti da lei, l'avrebbero stuprata senza il tuo intervento...

La mia amica annuisce placida, anche se non sembra particolarmente convinta.

-Nei giorni che seguirono mi ripresi lentamente dalle ferite, ma superare il trauma non fu affatto semplice...

 

 

* * *

 

 

Per i giorni che seguirono, Sonia non volle sentire ragioni per uscire dalla stanza che gentilmente Myrto le aveva preparato, ospitandola a casa sua. Non voleva mangiare, né tanto meno parlare con Milo, che pure tentava a più riprese di recuperare quel che sentiva di aver irreversibilmente danneggiato, di spiegarle le motivazioni che lo avevano spinto. Tutto inutile! La piccola se ne stava tra le lenzuola del letto, nascondendosi e non alzandosi nemmeno. Faceva caldo e si sudava, ma uscire da quelle coperte che la avviluppavano facendola sentire al sicuro era infinitamente peggio. Solo Myrto aveva il sacro dono di riuscire a discorrere con la piccola, unica che aveva il permesso di entrare e uscire liberamente da lì e di poter toccare la bambina. Un giorno di quelli, era luglio ormai, la giovane donna entrò nella stanza con in mano un vassoio che conteneva un barattolo di nutella e un po' di pane, strategia che la stessa Myrto aveva scelto per far mangiare un po' di più la piccola, che si ostinava a toccare meno cibo possibile. Entrò nella camera, individuò il fagotto tra le coperte e delicatamente ci posò una mano sopra, chiamandola con voce gentile e melodiosa.

“Myrto!” la salutò immediatamente Sonia, sbucando con la testolina dalle coperte per affondare il suo visetto infantile nel grembo della ragazza. Era felice di vederla.

“Sonia, dovresti sforzarti a mangiare un po' di più, sai?” le fece notare, garbata.

“Non voglio!”

Risposta secca, come di consueto. Se la situazione non si fosse sbloccata in fretta, la bambina, già gracile di costituzione e con un ritardo nella crescita, avrebbe potuto avere conseguenze serie.

“Neanche se ti ho portato un po' di pane e Nutella?”

“Cos'è la Nutella?”

Myrto si accigliò un poco, scettica. Possibile che non l'avesse mai mangiata?! Era fuori da ogni logica che una bimba così piccola non avesse mai assaggiato la crema spalmabile per antonomasia.

“E' una crema di gianduia che contiene anche cacao e nocciole, è veramente buonissima e dolcissima! Non bisogna abbondarne perché fa venire mal di pancia, ma per te faremo un'eccezione !” le sorrise, accarezzandole la testa.

Lo sguardo di Sonia navigò fino al vassoio, soffermandosi un poco sul barattolo che conteneva la scritta in questione. Effettivamente pareva un invito a nozze, visto che il solo vederla le dava una strana sensazione di acquolina in bocca, ma il suo stomaco era chiuso.

“Myrto, io... non la voglio!”

“Dai, almeno assaggiala, l'ho comprata apposta per te!”

Sonia abbassò il visetto a quella frase, colpevole. Myrto si era presa cura di lei in quei giorni, non badando troppo a sé stessa, malgrado anch'ella non fosse messa tanto bene. Il viso solitamente solare era ancora provato dalle botte subite, ben vivide sotto forma di livido, e soventemente le capitava di massaggiarsi dolorante lo stomaco, laddove era stata colpita dal calcio di uno dei due banditi; per non parlare poi del trauma psicologico che, anche se non ne parlava, si poteva ben percepire da quegli occhi scuri un po' più fatui del solito. Nonostante questo c'era sempre stata per lei, medicandole e bendandole la ferita in testa, non lasciandola mai sola...

La piccola sospirò sonoramente, affranta, sforzandosi di alzarsi per assaggiare la tanto decantata Nutella, ma Myrto la precedette, indicandole di sedersi sulle sue ginocchia e apprestandosi a tagliare per lei il pane e spalmare la crema di nocciole. Aveva un profumo intenso quella crema, Sonia ne era inequivocabilmente attratta mentre fissava partecipe le manovre della giovane donna.

Finalmente addentò l'agognato dolce, spalanco le iridi verdi ricolme di sorpresa, meravigliandosi che potesse esistere qualcosa dal sapore simile. Si pentì di non averla mai potuto assaggiare prima.

Ingurgitò con foga tre panini con vivacità prima di appoggiarsi a lei, Myrto non poté che esserne lieta mentre, posando il coltello sul piatto, Sonia si acquattava sul suo grembo, abbarbicandosi al suo ventre, che teneva scoperto, con foga inaudita. Gli occhi erano socchiusi, sembrava stanca, non se ne stupì, visto che la bambina era ancora debole per le botte subite.

La giovane donna non disse niente, limitandosi ad accarezzare i corti capelli della piccola che erano cresciuti comunque di un dito e mezzo da quando l'aveva conosciuta. Era facile affezionarsi a Sonia, soprattutto dopo la brutta disavventura appena trascorsa. Era intelligente e temeraria, proprio degna del segno di fuoco che la contraddistingueva, il Sagittario, lo stesso di suo fratello più grande che non avrebbe mai conosciuto. Era una creatura speciale, Myrto per la prima volta si rese conto di essere felice di quella vita, a metà strada tra il mondo dei Cavalieri e il tram tram di tutti i giorni, perché era grazie alla sua posizione mediana che aveva conosciuto persone meravigliose come lei e Milo.

“Myrto... - la chiamò ad un certo punto Sonia, corrucciata, toccandole con dolcezza la pelle in prossimità dello stomaco, laddove spiccava ancora un grosso livido violaceo – Ti fa ancora tanto male?” le chiese, sinceramente dispiaciuta.

“Un po', ma è andata fin bene visto quello che abbiamo rischiato io e te... - iniziò, scostandole un ciuffo dalla fronte – E poi Milo è arrivato al momento giusto, senza di lui, io... nella migliore delle ipotesi, sarei finita all'ospedale, ma è stato abile e lesto a fermare l'emorragia!”

Sonia istantaneamente rabbrividì a quelle parole, nascondendo nuovamente il visetto nel corto indumento di Myrto, stringendo poi il suo busto con le manine.

“Milo... anche lui sa curare le ferite?”

“Tutti i Cavalieri d'Oro suoi pari lo sanno fare, chi più chi meno. E' un essere speciale, in un certo senso è davvero un supereroe, sarà lui a dirti la verità quando si sentirà pronto” le accennò Myrto, accarezzandole delicatamente la schiena.

Sonia tacque, cominciando ad accarezzare l'idea, già serbata in sé, che Milo avesse reagito così unicamente per salvare lei e la ragazza. In fondo lo sapeva già, fin dall'inizio... e allora perché non riusciva a perdonarlo?! Perché si sentiva così distante, come se il legame fosse stato spezzato?!?

“Sonia... era così terrorizzato, dovevi vederlo... - le sussurrò ancora Myrto, triste – Quando mi sono ripresa e gli ho detto che tu eri andata via con loro per salvarmi, ho visto la più concreta paura solcargli gli occhi; era in trappola, spacciato, proprio lui che ha sempre un sorriso e una speranza per tutti... si è immediatamente precipitato insieme a me a raggiungere il luogo in cui avvertiva la tua presenza. Ancora si riusciva a trattenere a stento, nonostante tutto, ma...”

“Ma?”

“Quando ti ha visto sanguinante, con il segno delle dita sul collo, non ha ragionato più, ha colpito per uccidere, come qualunque scorpione avrebbe fatto per salvare i propri piccoli che tiene teneramente sul dorso fino alla prima muta. - Myrto si prese una breve pausa, cercando di intuire lo stato emotivo della piccola - Sonia... quello che voglio dire è che ha sbagliato a mostrare tutta la sua brutalità con te lì presente, del resto il colpo che gli è proprio è uno di quelli più sanguinari del Grande Tempio, ma lo ha fatto per proteggerti, quindi, se puoi... perdonalo!”

“Lo so, l'ho sempre saputo... ma quello che ho visto non può cambiare...”

“Sonia...”
“Myrto, la verità è che ora Milo mi fa paura, una paura atroce!” sillabò Sonia con enorme fatica, i lacrimoni di nuovo a fior di palpebre e una strana tremarella a scuoterla.

Myrto sospirò, sapeva non sarebbe stato facile, serviva tempo per tornare a fidarsi. Milo, a differenza di Camus e Aiolia, non aveva mai mostrato alcun potere alla bambina, mantenendo fede alla promessa fatta al Leone di tenere la sorellina lontana da quel mondo, eppure, per salvarle la vita, era stato costretto a sfoggiare la sua tecnica segreta nel peggiore dei modi possibili. Ora Sonia era terrorizzata al solo vederlo e nessuno avrebbe potuto farle dimenticare tutto quel sangue sparso per terra, quella foga inaudita con cui lo Scorpione, spaventato dall'eventualità di perdere quel bene prezioso che si era ritrovato a difendere, aveva affondato il pungiglione nelle carni dei due banditi.

Sonia scoppiò in lacrime, singhiozzando con enorme patimento nel non riuscire ancora a perdonare Milo. Affondò ancora di più il visetto nel suo petto mentre, con le manine, le stringeva la schiena, dimostrando una forza considerevole, la stessa che aveva adoperato per proteggere lei. Già, l'aveva protetta, era viva grazie a lei, e non aveva che dieci anni ancora!

“Sonia, andrà tutto bene, dai il tempo al tempo! Se ora non riesci ancora a perdonarlo, non significa che sarà così per sempre – provò a tranquillizzarla, permettendosi di posare il mento sulla sua testa – Sei una piccoletta forte e coraggiosa, lo dimostra il fatto che mi hai salvato la vita, proprio a me, che sono di un bel po' più grande di te! Non dimenticarlo mai, intesi? Tu sei una bambina speciale, passerà anche questo, non temere!” le sussurrò tra i capelli, desiderando altresì proteggerla come la piccola aveva fatto con lei.

 

 

* * *

 

 

“...E così ho rovinato tutto, amico mio! Non so... non so se riuscirò a discorrere più normalmente con Sonia e mi fa male, un male dell'anima!”

“Milo... hai sicuramente esagerato, questo è certo, ma chiunque avrebbe reagito come te dopo aver visto un simile spettacolo. Myrto... Sonia... è andata fin bene che non siano morte!”

“Tu no... tu avresti reagito meglio di me, avresti calcolato tutto nei minimi dettagli e saresti riuscito a salvare tutti senza terrorizzare i tuoi allievi. Sono io che... lo sbaglio l'ho fatto io!” ringhiò Milo, stringendo i pugni. Camus tacque, rispettando lo sfogo del compagno.

Il Cavaliere di Scorpio era infine riuscito a chiamare l'amico di sempre, il quale, dopo tre chiamate andate a vuoto a causa della difficoltà di ricezione, lo aveva richiamato dal centralino di Pevek, forse intuendo che qualcosa non tornava. Effettivamente Camus dell'Acquario aveva percepito le sfumature ritrose del cosmo di Milo ancora prima di saggiare la costernazione nelle sue parole. Si dispiacque di essere in Siberia e di non poter tornare in Grecia fino all'autunno, perché davvero era raro che il suo migliore amico reagisse così male a qualcosa, ed era da tanto tempo che non avvertiva in lui quel qualcosa che rasentasse la sconfitta, la sfiducia nelle proprie capacità.

“Milo... Sonia tornerà... tornerà da te! Dalle solo il tempo di superare il trauma, non sapeva nulla dei tuoi poteri e li ha visti praticati in una situazione che già di per sé era fonte di stress. Ha tutte le ragioni per essere spaventata adesso, tu limitati a farle sentire la tua vicinanza, sono sicuro che, dentro di sé, sappia che hai reagito così unicamente per lei!” gli consigliò, affabile. Avrebbe voluto stargli vicino e rassicurarlo, ma non poteva fare più di così.

“Spaventata è un eufemismo, è totalmente terrorizzata da me, l'ho ben visto nei suoi occhietti da cerbiatto di bosco!”

“Devi capirla, Milo... fino all'altro giorno ti credeva un ragazzo allegro e giocoso, non hai mai mostrato il tuo reale potere a lei, né hai mai parlato del Tempio... e ora ti ha visto praticamente fuori di senno, capace di colpire un nemico con ferocia e dissanguarlo con l'unica forza del dito indice. E' normale che abbia paura di te!”

“Ma non farei mai del male a lei! Ho reagito così perché mi sono spaventato! Quei bastardi... quei bastardi hanno fatto del male anche a Myrto, come potevo controllarmi?!?” si difese istintivamente lo Scorpione, in tono rotto.

“Umanamente non potevi... ma un Cavaliere deve essere superiore agli esseri umani comuni!”

“Parli facile tu! Come ti ho già detto, tu ci saresti riuscito, ma tu sei eccezionale, Camus!”

“A mente fredda direi di sì, ma nella pratica chissà se sarei riuscito ad elaborare talmente il distacco da riuscirci per davvero...”

“Come?”

“Oh, no nulla... - si affrettò a riparare l'Acquario, sentendosi scoperto, poi aggiunse – Myrto come sta?”

“Come vuoi che stia?! E' scossa, ancora malridotta, ma non si è rifiutata in alcun modo di prendersi cura di Sonia. Le sono grato... immensamente grato!”

“Bene... fatti aiutare da lei per dire la verità a Sonia, io purtroppo non posso essere lì...”

“Ci sto andando proprio adesso a casa di Myrto, ma... Sonia vorrà ascoltarmi? Appena mi vede scappa in camera e si rinchiude terrorizzata”

“Tu comportati come sempre, sarà lei poi a venire da te quando se la sentirà!”

“Spero... spero tu abbia ragione...”

Il Cavaliere di Scorpio rimase a fissare un punto a caso del paesaggio, non vedendolo per davvero. Si sentiva cavo, spaurito, devastato. Nulla sarebbe stato più come prima tra loro.

“Milo?”

“Sì?”

Gli era uscito un tono spento, provato, non suo. Camus lo riconobbe a fatica.

“Amico mio, mi rammarico di non essere lì con te, ma... ti sono vicino! Sono sicuro che risolverete questa prima, grande, sfida che avete trovato sul vostro cammino e, chissà, forse crescerete un po' entrambi!”

“Grazie, Cam... so che le tue parole significato molto di più di quello che sembrano, lo percepisco. Farò del mio meglio!” disse, prima di salutarlo e riattaccare.

Era molto vicino a casa della giovane donna, per la verità ci era girato intorno mentre parlava con il suo migliore amico, senza trovare il coraggio di bussare per entrare dentro in casa. Erano passati cinque giorni dal fatto dei briganti, Sonia non aveva voluto avere più niente a che fare con lui, trasferendosi a casa di Myrto e rompendo ogni possibile tentativo di riavvicinamento. Era in mani sicure, questo Milo lo sapeva, eppure ci soffriva da impazzire. Era stata tutta colpa sua, diavolo! Per il suo operato ora lo considerava come un mostro spietato e assassino. Insomma, il segreto sul Santuario, il suo ruolo, erano stati scoperti nel peggiore dei modi. Non sarebbe più stato un supereroe per la bambina, bensì una bestia immonda priva di raziocinio.

Con questa apprensione nel cuore, suonò alla porta della casa della ragazza, la porta, di un bel colore blu come le finestre, non impiegò molto per essere aperta, rivelando una Myrto, ancora malmessa ma con gli occhi, come sempre, espressivi. Milo si ritrovò ad ingoiare a vuoto nel vedersela così, era dannatamente bella, malgrado il livido ancora ben visibile sul volto. Le parole dello Scorpione si ingarbugliarono istantaneamente in gola.

“Ah, Milo, ciao... sono felice di vederti! - biascicò lei, in un tono un po' strano, non suo – Non c'è bisogno che fai quell'espressione trasognata nel vedermi, dovresti esserci abituato, no?” lo riprese poi, cercando di essere scherzosa, ma la voce le usciva tremante. Ci stava provando ad essere quella di prima, ma non era affatto facile.

“La fai semplice tu... e poi ti palesi così!” borbottò Milo, arrossendo visibilmente e discostando tempestivamente lo sguardo.

“La Grecia è calda, e poi... non voglio cambiare il mio stile solo per... per quello che è accaduto!” ribatté lei, fremendo un poco.

Milo ritornò a guardarla, rapito dal suo corpo. Certo, nessuno si poteva permettere di piegare il carattere della sua amica, Scorpione come lei, men che meno quei due bastardi che le avevano fatto del male, eppure il Cavaliere ebbe l'impressione che qualcosa in lei fosse cambiato per sempre.

Myrto se ne stava lì, lo sguardo un po' dolente, la schiena leggermente piegata nel tentativo di nascondere il ventre nudo, come se fosse stato contaminato da qualcosa di impuro. Milo, da quando se la ricordava, non se la rammentava che così, con quei bei top dai colori chiari e possibilmente decorati con fiori o altri motivi naturalistici, coronati poi da dei pantaloncini corti ma larghi, che le risaltavano ancora di più la pelle e il corpo formoso e longilineo. Nessuno si era mai permesso di toccarla contro la sua volontà, nessuno doveva permettersi di toccarla solo per come andava vestita, perché, se c'era una cosa che Milo di Scorpio rispettava, era l'abbigliamento altrui, essendo anche lui il primo a sentirsi libero di girare come più gli aggradava, anche mezzo nudo se solo avesse voluto. Eppure era successo. Non solo l'avevano toccata e sfregiata, ma anche infangata. Il solo pensiero gli dava la testa, facendogli perdere il controllo.

“Entra pure...” gli disse lei, facendogli spazio. Milo eseguì docile, andando a sedersi compostamente sul divano. Poco dopo lei lo raggiunse, massaggiandosi un poco la zona lesa. Doveva avere ancora tremendamente male.

“Perdonami per il rimedio drastico, ma non avevo altri mezzi per fermare l'emorragia nell'immediato. E' anche per causa mia se continui a sentire così male...” si scusò, cupo. Era irriconoscibile.

“E-ehi, Milo... dai, su, non è da te quell'aria mogia, tu sorridi sempre! - lo provò a rincuorare lei, sedendosi a sua volta sul divano – E poi... e poi mi hai salvato la vita, non c'è bisogno di chiedermi scusa, anzi sono io in debito con te!”

Milo tacque, lasciando cadere il discorso. Si sentiva strano nel vedersela così vicina, come non gli era successo da un po'. Avvertiva quasi una frenesia inspiegabile, un bisogno di... di stringerla a sé dicendole che non avrebbe più permesso che qualcuno le potesse fare del male, e... era dannatamente bella, cavolo, quell'ombelico completamente ovale, quella pelle abbronzata, quel profumo di oli e creme varie, il SUO profumo...

Si censurò i pensieri sbrigliati che, come cavalli imbizzarriti, cavalcavano senza sosta, più veloci della ragione. Avvampò subitaneamente, avvertendo la bocca secca. Che cavolo gli stava succedendo?!? Gli accordi, tra lui e lei, erano stati chiari: più nulla, perché appartenenti a due mondi diversi e impossibilitati ad incontrarsi, ma... provava davvero un senso di protezione invaderlo, ben diverso da quello che nutriva per Sonia.

La piccola, giusto! Decise di dirottare il discorso su di lei, la sua pupilla.

“Sonia è ancora in camera?” chiese, titubante.

“Sì, a pranzo ha mangiucchiato qualcosa e anche stasera si è sforzata di inghiottire un paio di Souvlaki preparati da me. Hai presente, no, gli spiedini di carne?”

Milo annuì tiepido, sospirando appena. Effettivamente, malgrado i raggi del sole ancora caldi, la sera era ormai incombente, poche ore ancora e l'astro sarebbe tramontato del tutto, dichiarando la conclusione di un'altra giornata.

“Tu hai già mangiato?” chiese, cercando di sorridere.

“No, non ho fame”

“Beh, vedremo se la penserai così se sarò io a prepararti qualcosa, sono ancora brava, sai?” lo provò a spronare, facendogli l'occhiolino.

Milo non aveva dubbi che fosse sempre brava a cucinare, non era quello il punto.

“No, non sforzarti, non succede niente se non mangio per una sera!”

“Nessuno sforzo, e poi... mi serve per distrarmi... - biascicò, tremando appena, ma quando tornò a guardarlo, mascherò tutto dietro un sorriso – E poi devo parlarti di una cosa, meglio se sei con la pancia piena!”

Milo si trovò costretto ad accettare, dando così il via libero a Myrto che iniziò subito i preparativi. Dal divano posto nel salotto collegato alla cucina, si potevano scorgere le manovre della giovane donna. Il Cavaliere di Scorpio non se ne perse una, rapito dai movimenti leggeri e dal suo modo di operare con i piatti, le padelle, i pentolini e tutto. Si ritrovò ben presto rapito dal movimento fluttuante del corto indumento di Myrto che, quasi in sincronia con i suoi passi, rendeva la sua figura concretamente tangibile e delicata al tempo stesso. Milo si riscosse nuovamente, accorgendosi di essersi nuovamente perso, per la seconda volta, nella figura carnale della ragazza. Automaticamente si diede una manata sulla fronte, recuperando un po' di contegno e vergognandosi di sé stesso. Non era di certo quello il momento, men che meno visto il loro accordo e quello che lei aveva subito nei giorni scorsi! Per questo motivo, lottando con i suoi istinti, si azionò per preparare la tavola, poiché non voleva far fare tutto alla sua amica, nondimeno per distrarsi dai turpi desideri.

Consumarono un pasto veloce a base di pita, la focaccia tipica, gyros e salsa tzatziki, parlando del più e del meno prima di arrivare alla nota dolente, nonché argomento principale. Myrto era brava a cucinare come Milo se la ricordava. La invidiò: lui era del tutto inetto a preparare anche solo qualcosa di commestibile, malgrado si stesse allenando. Niente da fare, rimaneva una frana nonostante i tentativi, mentre la piccola Sonia, a soli 10 anni, era già molto più brava di lui.

Proprio sulla piccola Sonia verté la conversazione.

“Milo... ti volevo parlare da un po', ma non c'è stato tempo... sembra che Sonia abbia il potere da Yumemi, ne sai qualcosa? E' giù successo qualcosa di simile?”

“Yume... cos...?”

“Supponevo non lo conoscessi...”

Milo non aveva mai sentito quella parola e sicuramente non apparteneva neanche alla lingua greca. Pertanto si fece attento, squadrando Myrto in attesa di spiegazioni, che ottenne subito dopo.

“In breve, è il potere di vedere il futuro nei sogni... - affermò lei, seria in volto – Milo, ho ragione di credere che lei sia riuscita a vedere i due banditi e il loro attacco prima che i fatti accadessero...”

Lo Scorpione non rispose, si limitò ad alzarsi in piedi e ad indicare a Myrto, con il solo ausilio dello sguardo, di sedersi sul divano. Presagiva la gravità della situazione, unica spiegazione al suo innaturale silenzio. La giovane donna fece quanto chiesto e proseguì il suo racconto.

“Sonia sapeva che quei due cercavano l'armatura d'oro, come sapeva che mi avrebbero fatto del male, per questo si è precipitata da me tentando di avvertirmi... - prese un profondo respiro – A proposito... il Grande Tempio come ha reagito?”

“Il Sommo Shion sta indagando su questo fatto, su come quei due bastardi abbiano saputo dell'armatura d'oro e di cosa significhi la frase che hai udito dalle loro bocche, quella sugli esperimenti fuggiti. Ma per il momento siamo in alto mare... Vai avanti con Sonia, che mi preme di più”

Myrto annuì, accontentandolo placidamente, massaggiandosi istintivamente il ventre.

“Milo... - riprese poco dopo, schietta – Sono arrivata alla conclusione che sarei morta se non fosse stato per la piccola Sonia. Deve aver visto un altro futuro nel suo sogno e si è adoperata per cambiarlo!”

“Come fai a dirlo?”

“Perché l'ho visto il bandito negli occhi prima che calasse su di me il pugnale... voleva uccidermi, l'ho capito dal suo sguardo, ma a quel punto Sonia è intervenuta, ha detto che conosceva il possessore dell'armatura d'oro, anche se in verità non ne sapeva niente... – continuò, piegata in due nel ricordare quegli avvenimenti dolorosi – Per un ironico scherzo del destino, lo conosceva realmente, senza saperlo. E' stato la sua ingerenza a fermare il pugnale...”

“Questo potere... può essere controllato? Ricordi altri dettagli, Myrto?”

“No, sono svenuta subito dopo, il resto lo sai... immagino che tu abbia capito quando mi hai trovato riversa a terra in quelle condizioni... - balbettò, a fatica – Per quanto concerne il potere, non so se ci sia un modo per adoperarlo volontariamente, dovremo ancora capire se lo possiede per davvero, anche se è facile di sì, visto che è l'unica spiegazione al fatto”

Tacque, scacciando a forza il ricordo di quei brutti momenti al di fuori di sé, ma era impossibile. Milo la vide appoggiarsi allo schienale e serrare le palpebre, mentre, per la terza volta, si perse a guardarla. Myrto tramava; tremava senza possibilità di requie, l'intero corpo era scosso da brividi, quel corpo, snello e formoso al tempo stesso, che pure era stato toccato da mani impure, mani non sue.

Ancora le rammentava, le condizioni in cui l'aveva trovata, la paura sviscerale che l'aveva colto nel fissare la sua figura dismessa e stramazzata a terra. La rabbia lo riavvolse, spietata, prorompente, doveva esternarla in qualche modo, o sarebbe esploso.

“Che succede, Milo?” lo interrogò Myrto, posando la sua mano delicata sul suo palmo, prima di stringere le rispettive dita, come vinti da un arcano istinto. Il Cavaliere si ritrovò a girare il suo viso nella sua direzione, incrociando i propri occhi azzurrini con quelli di lei, profondi e scuri, mediterranei. Le parole mancavano ad entrambi; le azioni, i desideri erano invece chiari, ma entrambi si trattenevano, consci dei rispettivi doveri.

Tuttavia lo Scorpione voleva parlare, pertanto, sempre mantenendo lo sguardo su di lei, si costrinse a descrivere le sue sensazioni e paure in quei momenti bui.

“Myrto... quando sono venuto in casa da te, non trovando più Sonia, ho visto che la porta era aperta. Preso dalla paura, sono entrato senza esitare e... ti ho trovato lì, riversa a terra. E' come dici tu... avevo capito cosa ti avevano provato a fare. Per un istante addirittura pensai che lo avessero fatto...”

“Lo ben so...”

Non erano parole facili da pronunciare, non solo per lei, per quello che aveva vissuto, ma anche per lo stesso Milo.

“Ti ho visto... lì... mezza nuda, i vestiti dismessi, il sangue che ti colava dal volto e dal labbro, poi... quella macchia violacea sul tuo addome, che si espandeva sempre di più... - iniziò, tremando a sua volta – Io... io non ci ho più visto, non so come abbia fatto a... a razionalizzare il fatto che molto probabilmente avevi una lesione interna per le botte subite, non so come ho fatto a... a mantenere un barlume di raziocinio per salvarti... io proprio non so!”

“Ma lo hai fatto... lo avete fatto! Sono viva grazia a te e Sonia, solo per voi posso ancora parlare, respirare, camminare... ed è bellissimo questo!” lo provò a rincuorare lei, abbracciandolo teneramente.

“In verità... in verità c'è anche dell'altro! - riprese, procurandosi una occhiata allibita da parte di Myrto – Non riuscivo, e non riesco tutt'ora, ad accettare l'idea che qualcuno abbia provato a profanare il tuo corpo, che lo abbia martoriato, che abbia passato le sue luride e putride mani sulla tua pelle del colore dell'ambra. Non posso perdonarli, li riporterei in vita solo per ucciderli, ucciderli ancora!”

“Milo...”

“La verità, Myrto, è che tu mi piaci ancora da impazzire, ora ne ho la piena certezza!”

La giovane donna si irrigidì di botto nell'udire quell'ultima frase proferita in tono tremante, in poco più di uno spasimo. Il suo cuore perse un battito, mentre automaticamente ebbe l'impulso di scostarsi di un palmo dal robusto e confortevole corpo di Milo; gesto che le costò alquanto ma che si sforzò di compiere, come a rimarcare la distanza che avrebbe dovuto esserci tra loro. Avrebbe.

Forse lo aveva sempre saputo, che l'attrazione tra loro non era mai del tutto scemata ma solo ostracizzata in un qualche cupo angolo del loro corpo. Lo sapeva, come sapeva che non avrebbero mai e poi mai potuto stare insieme, appartenendo a due sfere del reale diverse. In tutta onestà, il Cavaliere, complice il suo ruolo, non avrebbe mai neanche dovuto provare i saporiti frutti dell'amore a causa di una legge, poi consuetudine, che i guerrieri di Atena, dea vergine, si erano trasmessi di generazione in generazione. Eppure per lei era caduto, vinto dalla passione che gli procurava il suo corpo e incuriosito, alla sua giovane età, di provare nuove esperienze. Per lei era stato uguale, anche se con un vissuto diverso. Myrto aveva sempre reputato il sesso qualcosa di molto naturale, in grado di unire in uno solo due corpi diversi e farli diventare un'unica carne. Non si era mai limitata, su quel versante, vivendo la propria sessualità senza vergognarsene. L'importante, questo sì, era essere chiari fin da subito, ovvero stabilire che al di là del gesto intenso e del momento intimo, non ci sarebbe stato altro fra loro. Questo accordo era riuscito con tutti i suoi pretendenti, che trovava belli e desiderabili ma interscambiabili a piacimento. Con tutti, tranne che con Milo. Milo era diverso.

Myrto si lasciò cadere, premendo sul fianco del ragazzo e poggiando la sua guancia contro la sua larga spalla. Già, Milo era sempre stato diverso. Per lui, fin dall'inizio della sua adolescenza, aveva provato qualcosa di intenso, qualcosa di più, quasi un'urgenza incommensurabile. Sapeva, in cuor suo, che era più piccolo di lei, ma la verità era che non sembrava affatto, pareva infatti di avere a che fare con un suo coetaneo in tutto e per tutto; sì, forse non ancora pienamente maturo, nonostante il suo ruolo, ma che importanza aveva?! Neanche lei si sentiva una donna fatta e finita, ancora le relazioni durature la spaventavano e, insieme, le creavano repulsione. Non sarebbe mai stata pronta per condividere stabilmente la propria vita con un uomo, amava la sua libertà più di ogni altra cosa, eppure... anche in quel caso Milo era una eccezione. Milo... ancora così giovane eppure con la mente e lo sguardo già protratti verso la fierezza tipica della maturità... Milo, ancora nel cuore un giovincello, ma con il volto e gli occhi già grandi, pieni, come di uomo nella totalità della sua forza. Essere Cavaliere davvero conferiva un qualcosa in più nei lineamenti, un qualcosa che aumentava la percezione dell'età. Nessuno, a vederli vicini, gli avrebbe dato così tanti anni di differenza, considerandoli invece come coetanei.

“M-Myrto... non so quanto posso resistere, se mi stai così vicino...” biascicò ad un tratto lo Scorpione, il basso ventre leggermente contratto per l'agitazione. La giovane donna percepì questo nei suoi occhi, un desiderio taciuto, una reminiscenza. Avrebbe dovuto fermarlo, questo era l'accordo, laddove uno dei due sarebbe stato sul punto di cedere l'altro avrebbe dovuto indirizzarlo, riportandolo alla calma, alla ragione. Avrebbe dovuto, sì, ma anche lei faticava a mantenere il controllo!

“Non può esserci nulla tra noi, lo sappiamo entrambi... per questo ci siamo fermati, non è così, Milo?” gli ricordò, apparentemente asettica.

“Lo so... per questo ti sto chiedendo di allontanarti!”

“Ma io... non riesco, anzi... non voglio neanche!” contestò lei, stringendo le mani. Anche lei cominciava a sentire una pulsione sottostante, una sensazione viscida, famigliare. Il suo corpo aveva già deciso per lei, ma era la sua mente ad opporsi, non soltanto per la promessa pattuita ma per una sorta di blocco che, si accorse, si era creato da un paio di giorni, malgrado lei tentasse di ribellarsi.

“Myrt...”

Ma la ragazza gli si appese al collo, fremendo visibilmente e chiudendo gli occhi di scatto. La sua presa aveva un qualcosa di disperato, come la sua stretta, più forte del normale. Milo sulle prime rimase immobile, ancora in cerca del controllo che, lo sentiva, stava perdendo, ma Myrto sembrava così diversa dalla solita decisa e caparbia Myrto, pertanto le posò una mano sulla schiena nel tentativo di rassicurarla.

“My-Myrto... mi stai mettendo davvero in difficoltà, così...” mormorò, mentre con le dita la accarezzava. La sua pelle era calda e morbida come la rammentava. Si accorse che le era mancato quel contatto che al contempo, lentamente, gli faceva perdere la propria lucidità.

“Milo... io... io, se solo tu fossi stato un ragazzo normale, avrei voluto, davvero, condividere la mia vita con te, e sei il solo con cui... con cui lo vorrei ardentemente... - gli disse, affondando il suo viso nella sua chioma ribelle – Invece... invece non è stato possibile e adesso... adesso mi sento come se... se fossi sporca, come mai ho percepito in vita mia!”

“Myrto, cosa stai...?”

“Mi sento come se mi avessero strappato qualcosa, anche se cerco di non darlo a vedere, ma... ci penso, Milo... penso a cosa volevano farmi quei due e immagino... immagino cosa possa essere successo! Grazie a Dio non ho ricordi miei a quel proposito, ma se non ci fosse stata Sonia, io... io...”

“Sssssshh... non ti agitare così e, se puoi, non pensarci. So che è difficile ma... tu sei sempre tu, non importa cosa ti abbiano provato a fare quei due, non sei tu ad essere lorda, ma le loro mani. Per cui... non pensare di non essere più te stessa, perché sei sempre tu e... e... ti ho amato, e ti amo tutt'ora, proprio per come sei, per il tuo carattere grintoso, per non arrenderti mai... proprio per questo non puoi permettere a loro, i tuoi incubi, di vincere!” la provò a rassicurare lui, massaggiandole la schiena con delicatezza. In verità avrebbe voluto fermarsi, ma l'attrazione che provava era troppo intensa... lei, il suo corpo, era così vicino... poteva saggiarne la concretezza. Le sue dita accarezzavo la sua pelle, tracciando una linea retta fino ad arrivare alle scapole, dove si soffermavano un secondo in più prima di ridiscendere fino al fondo schiena, in quelle due meravigliose fossette di Venere che lo mandavano in visibilio al solo sentirle palpabili sotto di sé. Ad ogni passaggio, il top si sollevava un po' di più, scoprendole sempre di più la schiena che automaticamente si incurvava in uno spasmo.

Milo di Scorpio seppe di star attraversando un confine pericolosissimo, una parte di lui glielo stava urlando nei timpani, ma non si fermò. Non poteva fermarsi, sebbene provasse una sorta di repulsione per i suoi gesti. Era vero, Myrto non si muoveva di lì, mantenendo la sua presa su di lui e fremendo ad ogni più leggero tocco. Sembrava così disperata, ma altresì non sembrava nemmeno disdegnare quel contatto, né le dita sempre più vogliose che premevano sempre di più, tuttavia Milo si sentì comunque un approfittatore. Le difese di Myrto erano abbassate, in fondo lei stessa, lo aveva ammesso, non aveva mai smesso di pensare a lui... perché quindi non spingerla a fare qualcosa in più? Perché non... non confortarla?

 

Milo... fermati! Fermati adesso. Sii Cavaliere di Atena, dimostra di saperti trattenere, non approfittare della sua debolezza, del suo essere così vulnerabile qui tra le tue braccia... Hai promesso, ricordi? Non saresti più cascato nei tuoi bassi istinti, men che meno in un momento simile!

 

“Milo... hai ragione, condivido il tuo stato. Anche io... anche io, in verità, non ho mai smesso di provare attrazione per te e anche io me ne sono resa conto nitidamente a causa di questa esperienza. Vorrei... vorrei... ma mi sento bloccata, non...” farfugliò ancora Myrto, mentre, sempre più guidata dall'istinto, premeva ancora di più conto il busto di lui, del tutto incapace di staccarsi.

“U-urgh... Myrto...” riuscì solo a biascicare il Cavaliere in un ultimo, disperato, tentativo di trattenersi. Tutto invano, il suo corpo agì per lui, trasmettendogli l'imput di sbrigliare quelle redini, difficoltosamente tenute a freno dalla ragione, che gli impedivano di dare libero sfogo alle sue pulsazioni.

Accadde tutto in pochi attimi, Milo lo avvertì appena, mentre, sfruttando la mole ben più prorompente, con un unico, subitaneo, movimento, sbatté Myrto sul divano, bloccandole immediatamente i polsi sopra alla testa prima di sormontarla con enfasi. Follia esitare ancora... tuttavia, e di nuovo, una nuova incognita riuscì a sbrogliare la sua ragione, facendolo tornare nuovamente in sé. Sbatté più volte le palpebre, costernato, come se, ancora, la ragione avesse preso il sopravvento. La voglia non era minimamente scemata ma qualcosa si era insinuato tra la sua foga animale e l'oggetto dei suoi desideri, mutando nuovamente la velocità del suo respiro. Ingoiò a vuoto nello stesso momento in cui, tracciando il profilo della ragazza con una mano, mentre con l'altra ancora le bloccava i polsi, scese lungo il braccio sinistro, compì un breve giro sul fianco, per poi fermarsi in prossimità dell'addome, accarezzandole con estrema dolcezza la zona lesa dai due farabutti.

“Per tutti gli dei... sono proprio una bestia! Ed io che pensavo di... di essere migliore di loro...” commentò, prostrato, socchiudendo le palpebre.

Il grosso ematoma che Myrto aveva ancora ben visibile, infatti, era riuscito a destabilizzarlo del tutto, ma non solo. Insieme a quel livido a forma di mezzaluna che la giovane donna si portava dietro da quel giorno, ben visibile in quanto il corto indumento di Myrto, già scomposto a seguito del passaggio della mano di Milo, era sollevato poco sotto il seno, c'era stato qualcos'altro in grado di bloccare i suoi propositi: il suo sguardo. La giovane donna infatti aveva occhi spauriti e ricolmi di terrore che sopperivano completamente tutto il resto. Stava lucrando sopra un trauma non ancora risanato, lo aveva fatto ben sapendo di non esserle indifferente... ignobile, semplicemente ignobile!

“M-Milo...”

Lo Scorpione riaprì gli occhi, intuendo il suo desiderio di avere libertà di movimento. Le liberò quindi un braccio, mordendosi il labbro inferiore e trattenendosi con tutte le sue forze, sebbene la situazione, sotto, fosse già tragica.

“Milo... va tutto bene... - lo provò a tranquillizzare lei, posando le dita sulla sua guancia. I suoi occhi erano pieni, così come le sue labbra – Va tutto bene, ma... ma ti chiedo di toglierti anche tu almeno la maglietta. Sai, mi mette un certo disagio pensare di essere già mezza nuda e di vederti vestito di tutto punto...” gli sorrise, cercando di essere più naturale possibile. In verità tremava, anche se non lo dava a vedere.

Milo eseguì la sua richiesta, docile, mentre la mano di lei frugava brevemente lungo la sua schiena, prima di passare tra i capelli ribelli e soffermarsi sugli addominali ben sviluppati. Quanto era bello il suo sguardo, così pregno di significato. Lo pensarono entrambi.

“Stai vibrando, Myrto... e non è per il piacere, non solo, almeno...” le fece notare il Cavaliere, affranto, posizionandosi perpendicolarmente al suo volto in modo da vederla nella sua interezza. Il bel addome di lei dava degli accenni di spasmi che il Cavaliere conosceva bene, ma questi erano ridimensionati nella postura difensiva che avevano assunto le sue gambe, come a volersi proteggere da una ingerenza esterna.

“Lo so... dannazione, se lo so! Ho provato a non cedere, Milo, ma... ma... è come se non riuscissi più a vivere la sessualità liberamente come facevo prima... neanche con te che... che mi sei sempre piaciuto! - tartagliò lei, vinta da quella sensazione per lei atipica – Scusami, ti prego, scusami... non credo di riuscirci... io non...”

“Ssssssssh! - sillabò lui, permettendosi di accarezzarle delicatamente il volto menomato con tutta la dolcezza che disponesse. Poi con lo sguardo scese più in giù, fermandosi a fissare di nuovo quell'orrendo ematoma che era ancora ben lungi da riassorbirsi – Posso? Non ti farò del male, te lo prometto!” chiese poi il permesso, dimostrando l'intenzione di tornare a toccare quella zona.

Lei annuì tiepidamente, sforzandosi di circondare il busto di lui con le gambe, giacché i polsi le erano stati di nuovo bloccati. Strinse quel corpo a sé, come se fosse l'ultimo appiglio.

Dal canto suo, Milo aveva il cervello ancora annebbiato, sapeva che non gli sarebbe passato che in un unico modo, ma lei non era ancora pronta a riceverlo, il trauma ancora ben vivo in lei. In quella situazione necessitava solo di delicatezza, non si sarebbe perdonato un altro passo falso.

Passò quindi le dita su lei, su quel versamento che per poco non l'aveva privata della vita. Cosa sarebbe successo se non fosse arrivato in tempo? Cosa le sarebbe accaduto se Sonia non fosse stata con lei? Scacciò in fretta quel pensiero mentre, con le dita dell'intensità di una piuma, compiva movimenti circolari sempre più larghi che ricalcavano lo sterno e il fianco. Il corpo di Myrto fremeva sempre di più, lo stesso respiro della ragazza era ora aritmico e le sue guance si erano tinte di rosso, eppure nei suoi occhi c'era sempre quell'ombra, malgrado tentasse di opporsi a tutti i costi. Quell'ombra non sarebbe certo passata in un'unica volta, ma lui avrebbe potuto, forse, scacciare quel buio, permettendole di tornare quella di sempre, la gioiosa ragazza sicura di sé... la sua Myrto!

Lentamente avvicinò il suo volto a lei, mentre, sempre con la mano destra, si insinuò sotto il top per poi metterle una mano sotto il mento, posizionandole garbatamente il volto in modo da percepire ancora più nitidamente il suo respiro sempre più intenso e frenetico. Non c'erano che pochi centimetri di distanza tra i loro visi, poteva sentirla sempre di più, così concreta, così carnale... c'era da aggiungere ancora una cosa prima di unire in un tutt'uno le labbra e di perdere coscienza di sé, affogando nell'altro in un gesto ancora più intimo che l'amplesso stesso:

“Myrto... ti giuro che non permetterò più a nessuno di toccarti contro la tua volontà, A NESSUNO! - disse, deciso, accostando ancora di più le labbra alle sue, i loro respiri sempre più frenetici si confondevano l'un 'altro, ormai – Vedrai... ti farò rammentare nuovamente quanto bello sia amare ed essere amati. Non sei più sola, i briganti non sono che un brutto ricordo, ci sono io qui con te adesso!” concluse, socchiudendo le labbra per riuscire ad entrare più agevolmente in lei.

Myrto non rispose e non si ribellò minimamente, anzi dischiuse a sua volta le labbra per approfondire il bacio ed entrare in risonanza con la lingua della persona che sentiva di amare come nessun altro. Però tremava ancora, quella velata paura che continuava a roderla. Non era più sola, si ripeté, arpionando le mani che la bloccavano. Non era più sola, ne era ormai convinta, eppure una tacita lacrima le solcò la gote; lacrima che Milo, liberandola dalla presa per permetterle così di partire alla nuova esplorazione del suo corpo, si affrettò ad asciugarle con la punta dell'indice, poco prima di chiudere completamente gli occhi per assaporare quell'attimo di pura vita.

 

 

* * *

 

Milo dormiva profondamente sul divano con espressione beata, in quello che, comunemente nel linguaggio di tutti i giorni, si chiamava il 'sonno dei giusti'. Myrto sorrise tra sé e sé, coprendo lui e la piccola Sonia con un lenzuolo leggero. La Grecia era assai calda in quella stagione, ma aveva aperto tutte le finestre per fa passare un po' d'aria, e il rischio di prendere gli spifferi e quindi un malanno era dietro l'angolo. Ovviamente Milo dormiva profondamente, non si era accorto dell'arrivo della bambina che zitta zitta, quatta quatta, gli era salita in grembo per poi sdraiarsi sulla sua pancia in cerca di un nuovo contatto. Myrto non aveva detto nulla, limitandosi ad accarezzare la testolina della piccola fintanto che il suo respiro non si era fatto più ritmico e intenso. Aveva probabilmente capito cosa era successo tra loro, ma non aveva detto niente, desiderando solamente recuperare quel rapporto che si era incrinato. La giovane donna la guardò dolcemente, dandole un leggero bacio sulle guance, poco prima di alzarsi e tornare alle sue faccende.

Poco tempo dopo, anche Milo cominciò lentamente a ridestarsi, fiacco. Non era facile abbandonare le dolci braccia di Morfeo, non dopo un sonno che avvertiva ristoratore come mai da un po' di tempo, eppure percepiva qualcosa premergli sullo stomaco. Automaticamente tasto la zona, avvertendo, grazia all'ausilio del tatto, un qualcosa di rassomigliante ad un corpo umano in miniatura. Si riscosse, alzando un poco il collo, nello stesso momento in cui anche la piccola Sonia, svegliata da quel contatto, sbadigliava pigramente, aprendo pigramente un occhio. Milo non riusciva a crederci e stette inebetito a fissarla con le fauci spalancate e le pupille azzurrine contratte in un tacito singulto di sorpresa.

Kaliméra, Milo!” lo salutò lei, non incrociando tuttavia il suo sguardo. Si sentiva tremendamente in colpa e aveva una paura folle che lui non volesse avere più nulla a che fare con una bambina ingrata come lei, per questo tremò appena.

“S-Sonia?” balbettò Milo, non riuscendo a crederci, l'avrebbe voluta toccare, abbracciare, ma visto la reazione più che giustificata della piccola, temeva di fare un altro passo falso. L'ennesimo.

Sonia annui meccanicamente, cingendo le manine su di lui. In verità, essendo a petto nudo, non c'era nulla a cui aggrapparsi ma si sentiva nitidamente il calore di quella pelle di fuoco un poco salina. La piccola si voltò ancora, vergognandosi, ma decise comunque di impuntarsi a parlare per fargli una sorta di confessione.

“Sonia ha pensato... - parlare in terza persona le infondeva coraggio – che Milo ce l'avesse con lei perché si è comportata molto male nei suoi confronti... per questo non ha avuto il coraggio di svegliarti!”

“Ma no! Cosa dici mai?”

“C-ce l'hai con me, Milo? Avresti le ragioni per non volermi più vedere in faccia!”

Sonia sembrava sul punto di piangere, al Cavaliere venne un moto di tenerezza più intenso del solito nello scorgere quella creaturina apparentemente così fragile. Decise di rispondere con un'altra domanda.

“Dimmi tu piuttosto... hai ancora... paura... di me?”

Sonia negò col capo.

“Ma hai avuto tanta paura quando ho infierito così tanto con loro, vero?”

Stavolta Sonia annuì, cupa.

“E allora non dovresti essere tu a vergognarti del tuo comportamento... sei un bimba coraggiosa, ma chiunque sarebbe rimasto sconvolto se avesse assistito al mio operato – prese un profondo respiro – Non sono io ad avere mille e più ragioni per non volerti parlare, bensì tu ad averne altrettante per essere spaventata da me. Sei ancora spaventata, piccoletta? Lo capirei se così fosse...”

Stavolta lo sguardo di Sonia saettò nei suoi occhi: non voleva che si addossasse la colpa quando aveva agito solo per il suo bene.

“Ma Myrto ha detto che qualunque scorpione farebbe così... mi ha anche detto che le neo-mamme si portano dietro i piccolini sul dorso fino alla prima muta e sono disposte a tutto per difendere ciò che è più caro per loro... - iniziò la bimba, torturandosi le dita – Tu hai fatto lo stesso. Per difendere me, avresti usato ogni più piccola parte del tuo corpo per proteggermi ed io ti ho ferito a parole. Sono spregevole!” si lamentò lei, mentre le lacrime cominciarono a sgorgare dai suoi occhietti insolitamente bui. Milo non riuscì più a resisterle...

“Oh, Sonia!” la chiamò, trovando finalmente la forza per abbracciarla con tutta l'intensità di cui disponesse. La piccola non si ritrasse, anzi strinse con foga alcuni ciuffi dei suoi capelli ribelli.

“Milo... Milo perdonami, sono stata cattiva!”

“Non dirlo neanche per scherzo! Avrei dovuto io controllarmi in tua presenza, ma non ce l'ho fatta, non potevo farcela nel vedere le condizioni in cui tu e Myrto eravate ridotte! - provò a spiegare lo Scorpione – E comunque è proprio così, farei di tutto per proteggervi, perché siete la mia famiglia, il bene più prezioso che ho!”

Dagli occhi di Sonia continuavano a sgorgare lacrime, mentre la piccola, affondando i singhiozzi dentro di sé, desiderò non staccarsi più da quel luogo sicuro.

“Milo, ora che ti ho ritrovato posso stare un po' tra le tue braccia? Ho bisogno di... di percepirti...” disse a fatica, apparendo disperata.

“Certo, piccoletta... qualunque cosa accada, non importa gli anni che trascorreranno da ora in avanti, potrai sempre rifugiarti qui! - affermò Milo, sorridendo teneramente, accennando alle sue ampie e muscolose braccia che sembravano accarezzare il cielo – Sei insostituibile, Sonia, e... grazie... grazie per avermi accettato di nuovo, nonostante il mio terribile potere!”

La piccola non disse niente ma chiuse gli occhi, assaporando quel tenero gesto di affetto con tutta sé stessa. Non si sarebbe più staccata, il resto perdeva importanza.

Myrto, rimasta in disparte fino a quel momento, si avvicinò piano piano a loro, sorridendo con dolcezza. Si sentiva finalmente distesa e rassicurata come non si era mai sentita dal fattaccio. Era sollevata da vederli lì al suo fianco, vivi. Stavano tutti bene, solo questo contava!

“Myrto!!!” la chiamò vivace Sonia, andandole appresso per abbracciarla con foga. Milo le sorrise con dolcezza, permettendosi, un'altra volta, di contemplarla. Si era cambiata di vestiti, indossando una maglia corta e attillata che le arrivava poco sopra l'ombelico e dei pantaloni corti di jeans. In qualunque salsa si palesasse, era uno spettacolo, il più bello che lo Scorpione avesse mai visto.

“Myrto! Myrto! - attirò l'attenzione su d sé Sonia – Anche tu rimarrai sempre con me, vero?”

“S- Sonia... io...”

“Anche tu fai parte della mia famiglia! - asserì la piccola, cingendole il busto con forza – E poi... e poi... tu e Milo vi volete molto bene, non è così? Per questo potete diventare un'unica carne!”

La frase apparentemente innocente, fece scattare immediatamente i due, che imporporano istantaneamente, colti in fallo. Le mani di Myrto stringevano ancora la piccola, ma diede una occhiata ricca di significato al suo compagno, il quale, indicandosi con un dito, come a dire “devo farlo proprio io?!” sgranò gli occhi, coprendosi per istinto il corpo che -si ricordò solo in quel momento- era nudo ad eccezione dei boxer.

“Milo... sei come un padre per lei, devi essere tu a...”

“Se io sono il padre tu sei la madre! Non sono discorsi che, in genere, vengono trattati dalla mammina?! Vai, mia signora!”

“COSA?!? No, proprio no...”

Sonia intanto si mise a ridere rumorosamente, sbucando dagli anfratti del petto di Myrto con espressione sorniona.

“Guardate che so già cosa succede quando due persone si vogliono tanto tanto bene...” li avvisò, furbetta.

“Cosa? Ma hai solo 10 anni, Sonia!”

Milo era incredulo, assolutamente adorabile vederlo così.

“E voi vi volete tanto bene, lo so, si vede!”

“Uh... ehm... - prese tempo lo Scorpione, grattandosi la testa – S-Sonia, non è come tu pensi, in verità non siamo arrivati fino in fondo...”

“E perché no?”

La piccola sembrava delusa da quella affermazione, per la prima volta ebbe paura di non averci visto giusto, forse Milo e Myrto non si volevano bene in quel senso ma in un altro, il che poteva significare che non erano una famiglia.

Milo, dal canto suo, non sapeva minimamente come comportarsi. Parlare significava invadere la sfera privata di Myrto, un compito non suo, eppure la bambina non avrebbe mollato l'osso, la conosceva bene. Fortunatamente fu la giovane donna a prendere parola.

“Sonia, ascoltami...” cominciò, sollevando un poco la bambina per sistemarla meglio sulle ginocchia. La piccola focalizzò totalmente l'attenzione su di lei.

“E' come dici tu... io voglio molto bene a Milo! Nel linguaggio comunque significa amarlo, forse puoi capire cosa possa significare...”

Sonia annuì, prontissima.

“Sì, lo so! Lo so! Io amo Camus!”

“Ecco, e allora puoi capire... Amare significa avvertire l'anima dell'altro e desiderare il suo bene sopra ogni cosa, per questo che, come dici tu, le persone finiscono per voler diventare un'unica carne – spiegò slanciata lei, pratica – Ma io... sebbene abbia già provato questo con Milo in passato, non sono ancora pronta in questo momento per arrivare a quel punto. Lui lo ha capito e ha rispettato la mia scelta, per questo ci siamo fatti solo le.... mmm, come posso dire? Coccole!”

“Le coccole? Come i piccioni che si danno i bacini con il becco?”

“E-ecco, sì, più o meno!”

“Ho capito, ma... perché non sei pronta, Myrto? E' per quello che volevano fare quei due brutti ceffi, per questo tu...?”

Fu il turno di Milo di intervenire nella disputa, desiderando aiutare l'amica.

“E' per quel motivo, sì! Quei due maledetti... - li definì digrignando i denti – le hanno fatto un tale male che ci vorrà tempo perché il suo trauma si riassorba, per questo non era pronta!”

Sonia era molto dispiaciuta. Aveva capito le intenzioni dei due banditi solo guardandoli, c'era qualcosa di sporco nel modo in cui la avevano toccata, l'istinto l'aveva messa in guardia prima della ragione... e aveva visto giusto!

Anche lei, al solo pensiero, provò una subitanea rabbia. Le si avvinghiò quindi al busto con forza per farle sentire la sua vicinanza, voleva aiutarla.

“Ho capito, Myrto, ho capito! Non ti accadrà più niente da ora in avanti, te lo prometto! Ci saremo Milo ed io a proteggerti!” affermò con decisione, risultando parecchio convincente.

Myrto la guardò, sorpresa per un solo attimo, poi le cinse il corpicino, affondando il suo viso nei suoi capelli.

“Lo so, Sonia, lo so... tu e Milo siete i miei eroi. Mi avete salvato una volta... non ho alcun motivo per temere il futuro!” le sussurrò all'orecchio, sinceramente emozionata.

All'udire quella parola un poco altisonante, 'eroi', un sorriso amaro invase le labbra di Milo, riportandolo brutalmente alla realtà. La bellissima serata passata con Myrto, la riconciliazione con Sonia, gli avevano fatto sfuggir di mente la dolente nota della spiegazione del suo ruolo di devoto ad Atena e delle conseguenze che ciò comportava. Pertanto prese un profondo respiro e si apprestò a raccontare.

“S-Sonia, io...”

“Lo so, mi devi dire cosa significhi essere Cavaliere di Atena, vero?”

Diavolo, l'intuito della piccola riusciva a destabilizzarlo del tutto, era davvero troppo sveglia e pronta per avere solo dieci anni, i suoi modi pratici e diretti lo mettevano in difficoltà. Automaticamente squadrò Myrto, la quale annuì con la testa, un poco rattristata, confermando i dubbi di Milo.

“Sì, le ho accennato qualcosa, ma penso lo voglia sentire dalla tua bocca!”

Sonia intanto, ancora tra le braccia della giovane donna, si appoggiò stancamente al suo busto in modo da scorgere Milo negli occhi, le manine erano tenute in grembo, fiacche, la stessa Myrto non smetteva di toccargliele per farle forza. Aveva paura. Se quello accennato da Milo fosse stato completamente vero, poteva significare solo il rischio e il concreto timore di poter perdere il suo amico, e tutore, da un momento all'altro. In cuor suo non voleva sentire, ma l'alternativa non sussisteva.

“Sì, Camus ed io siamo Cavalieri di Atena, la dea guerriera che combatte per la pace del nostro mondo... apparteniamo alla sua cerchia più ristretta: i dorati custodi!” annui gravemente lo Scorpione, affranto. Non era mai stato sagace quanto il suo migliore amico, né dotato di una conoscenza pressoché infinita come Mu, Shaka e l'Anziano Maestro, ma una cosa gli riusciva bene, ovvero capire gli altri al volo. E seppe, Milo di Scorpio, solo guardando la sua pupilla, che i suoi battiti cardiaci erano aumentati, trasmettendole una fitta dolorosa al petto.

Senza riprendere fiato, desideroso di liberare tutta la cocente verità in un battito ci ciglia, si mise a spiegare brevemente della differenza dei ranghi, dei poteri suoi e dei compagni Cavalieri e delle missioni che lo costringevano ad allontanarsi controvoglia da lì. Non si risparmiò. La verità era stata scoperta, tanto valeva renderla chiara. Tralasciò solo, come da promessa, il fatto di dirle che lei era addirittura sorella di due di loro. Tuttavia accennò qualcosa sul cosmo degli esseri viventi.

“Sonia... tutti possiedono un cosmo, ma solo in alcuni e sviluppato. Tu possiedi questa scintilla, ma ascoltami bene, non usarla e non tentare di ammansirla, voglio che tu rimanga fuori da questa situazione, intesi?”

La piccola non sembrava molto convinta, perché inarcò subito un sopracciglio, scettica, chiedendo delucidazioni sul motivo di quella scelta.

“Perché invischiarti in tutto questo metterebbe in pericolo la tua vita, ed io non voglio che ciò accada!”

“Ma se perfezionassi questo cosiddetto cosmo potrei esserti d'aiuto, non è così, Milo? E anche se dovesse succedere qualcosa a Myrto, io...”

“NO! - gli era uscito un tono più rude del solito, se ne pentì istantaneamente – No, Sonia... Il Santuario ha già i suoi bei polli da spennare, ha già rovinato la vita a molti, non permetterò che lo faccia anche con te. Perdonami... non ti insegnerò nulla sul Cosmo!” sancì, dolente, stringendo i pugni.

“Ho... ho capito, Milo...”

Sonia sembrava nuovamente sul punto di piangere, Milo le accarezzò una guancia nel tentativo di alleviare quella sensazione straziante.

“Cosa c'è, piccoletta? Ho promesso che non vi succederà più niente, non devi avere paura! - le disse, avvicinandosi al Myrto prima di vezzeggiare anche il suo volto, ancora martoriato – Il Santuario mi ha strappato da una vita normale, l'ho accettato, ormai, ma non gli lascerò mettere in pericolo anche voi, giammai!” esclamò con enfasi, fremendo.

A quel punto Sonia decise di andare al punto più dolente di tutti.

“M-Milo... significa che per questa Atena tu rischi la vita ogni volta, vero? Fino ad ora ti è andata sempre bene, ma... ma cosa succederà se dovessi rimanere ferito, o peggio, ucciso?!? Perché... perché è questo il rischio, vero?!”

Né Myrto né Milo ebbero il coraggio di controbattere. Di fatto, una conferma.

“Lo intuivo... Milo... Milo, io non voglio che tu continui a rischiare di morire... NON VOGLIO!”

“Devo purtroppo... qualcuno deve difendere i più deboli!”

“Anche io sono debole, che ne sarà quindi di me se a te dovesse succedere qualcosa?!?”

“Non succederà niente, te lo...”

Ma si arrestò, rendendosi conto di non poter promettere una simile cosa. Il futuro era misterioso per tutti, ma per i Cavalieri di Atena era persino più incerto che per le persone comuni. Non aveva nulla da promettere, solo sperare... sperare di non mettere la piccolina e la donna amata in una simile situazione.

“Ma se dovesse succedere, cosa farò? Oh, Milo...”

“Piccola, asciugati gli occhi, so quanto sei forte, cerca di esserlo anche adesso e ascoltami, perché è molto importante quello che ti sto per dire...”

Sonia annuì, rigettando a forza le lacrime e asciugandosi gli occhi con le dita. Rossi, erano profondamente rossi e lucidi, Milo si rese conto che avrebbe ribaltato il mondo per lei, anzi per loro... già, lo avrebbe completamente sconquassato per aver qualcosa di certo tra le mani e quindi promettere che non le avrebbe mai lasciate.

“Ascoltami... io non posso assicurarti che sarò sempre fisicamente qui, ma guarda Myrto, guardala! Lei è forte e determinata, so per certo che, se mi dovesse succedere qualcosa, ci sarà lei a prendersi cura di te!” affermò, cercando il sostegno dello sguardo della compagna.

“Milo... ma cosa?” farfugliò lei, gli occhi lucidi e provati.

“Lo farai, vero?” chiese conferma, quasi supplicandola.

“Certo che lo farò, ma non fare simili discorsi, non hai che ancora sedici anni, mi spaventi! Atena è dalla vostra parte, no? Non permetterà che i sui Cavalieri muoiano invano, non è forse così?!”

Stava cercando un appiglio; un appiglio che lo stesso Milo non poteva offrire, sorrise amaramente, accarezzandole nuovamente il volto con le dita. Non disse nulla.

Era assurdo come i sentimenti giocassero un brutto tiro per il fragile cuore degli esseri umani, Camus, a conti fatti, aveva proprio ragione ad esorcizzarli, il Cavaliere di Scorpio se ne rese conto. I sentimenti per la divinità rendevano potenti e inarrestabili come non mai, perché erano rivolti ad un ideale, ad un qualcosa di tremendamente aleatorio, abbracciarli significava essere invincibili. Ma i sentimenti per i proprio cari, quelli no, erano un'arma a doppio taglio non da poco. Non vi era nulla che indeboliva più di quelli, nulla, perché per essi un uomo avrebbe perso completamente sé stesso pur di salvaguardare i propri affetti.

“Siete la mia famiglia... qualunque cosa accada questo non cambierà mai!” disse solo, avvolgendole in un tenero, quanto disperato, abbraccio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo di MaikoxMilo

 

Eccomi in pauroso ritardo, chiedo venia. Dunque, stavolta sarò più sintetica possibile perché il capitolo è già lungo di suo. Detta in tutta sincerità, è la prima volta che mi cimento in scene simili, spero di averle rese idonee ad un raiting arancione. Quando iniziai questa serie nel 2011 non avevo che 17 anni e quindi proprio non me la sentivo di tentare questo approccio, ma crescendo ho cominciato a desiderare di descrivere anche questo, spero vi possa piacere! ^_^

Come ho già accennato, mi sono affezionata tantissimo a Myrto e ho voluto tratteggiare una scena che potrebbe ricordare quella tipica famigliare, malgrado le giovani età dei protagonisti, io personalmente sono molto contenta!

Prossimo capitolo, vi anticipo, si andrà in Siberia a trovare il nostro Camus ( si vede che ho un debole per lui, vero?) e gli allievi, per poi tornare nuovamente a Milos e proseguire con la crescita di Sonia. Non tutti gli anni che racconterò avranno così tanti capitoli come questo, tranquilli!

  
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