Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: kia17    02/05/2019    0 recensioni
Dopo 4 lunghi anni lontano da casa, Robb aveva deciso di tornare a casa, ma non si aspettava di certo che le cose finissero in quel modo o che per lo meno fosse lui a dirlo a suo padre.
Genere: Generale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eddard Stark, Jon Snow, Robb Stark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il giorno dopo il giovane Snow fece pace con la sua ragazza che fu ben felice di avere ragione. Jon le chiese se voleva accompagnarlo in ospedale dal cugino, ma la giovane aveva rifiutato dicendogli che era una cosa che doveva fare da solo. Così prese e se ne andò da Robb. Quando arrivò alla sua stanza trovò lo zio che stava parlando con il figlio mentre gli sistemava il solito riccio che gli cadeva sempre sulla fronte. Jon aveva notato che il giovane non stava bene. La carnagione era molto pallida e se lui non era in piedi volveva sicuramente dire che non era in forma.
Il giovane Snow entrò piano dopo aver bussato.
“Ciao, posso entrare o disturbo?” Disse il giovane.
I due si guardarono poi il giovane Stark sorrise e gli fece segno di venire avanti.
Jon aveva ragione: Robb era veramente pallido e a quanto sembrava anche molto stanco, come se non avesse dormito tutta notte.
“Come mai qui?” chiese Eddard.
“Sono venuto per Robb.” Iniziò Snow “Volevo scusarmi con te per come mi sono comportato e volevo parlare un po', ma non sembra che tu stia bene…” continuò rivolto verso il giovane.
“Mi dispiace che tu abbia fatto un viaggio a vuoto…” disse Eddard.
“Dovrei chiederti scusa io Jon. Sono stato un pessimo fratello...” affermò tristemente Robb.
“No, è colpa mia. Papà ha ragione. Sono stato un egoista, avrei dovuto passare più tempo con te invece di arrabbiarmi. Comunque ora ti lascio riposare, sembra che tu ne abbia bisogno.”
“Grazie.” Disse il giovane lupo sorridendo dolcemente al cugino. “Jon!” lo chiamò prima che il corvino uscisse dalla porta.
“Si?”
“Puoi fare pace con Dany? Ieri era furiosa…”
“Certo, volevo parlare prima con te, ma ora vado subitissimo a scusarmi anche con lei.”
Jon se ne andò lasciando il giovane riposare promettendogli che sarebbe tornato l’indomani e che avrebbero potuto parlare tranquillamente.
 
Il giovane Snow odiava vedere Robb stare male sin da quando erano piccoli. Robb non era mai stato quello dei due che si ammalava più spesso ma quando lo faceva, Jon era sempre accanto a lui e viceversa.
Pensò a questo mentre guidava verso la casa di Daenerys Targaryen. Quando Aerys era morto aveva lasciato tutto ai due figli sopravvissuti: Dany e Viserys. Nessuno sapeva delle vere origini di Jon quindi lui non aveva ereditato nulla.
Il patrimonio dei Targaryen rispetto a secoli fa era diventato esiguo, ma era comunque abbastanza per far vivere bene i due superstiti. Aerys, o il folle come veniva chiamato in città, li aveva lasciato l'impresa di famiglia e la villa oltre a un bel malloppo che il più grande dei due aveva sperperato per quasi la metà. Dany, essendo l’ultima oltre a Jon, aveva intenzione di riprendere l’attività di famiglia anche se la sua vera passione era la politica.
La casa dei Targaryen era sulla parte alta della città. La gente diceva che un loro vecchio antenato l’avesse fatta costruire in quel punto perché così poteva controllare i cittadini.
La villa assomigliava a una di quelle imponenti case residenziali con un bellissimo giardino e una fontana in centro. Jon c’era stato poche volte lì e ogni volta ringraziava il cielo che sua madre l’avesse affidato a suo zio. Se da fuori la casa sembrava accogliente, dentro era tetra con le pareti nere e rosse e strani quadri che raffiguravano draghi sputa fuoco. Barristan Selmy, un vecchio amico di Eddard, una volta gli aveva raccontato che Rhaegar aveva cercato di convincere il padre a cambiare arredamento e che la sua stanza fosse la meno strana e la più normale della casa. Anche la giovane aveva cercato di convincere il fratello per molto tempo a cambiate qualcosa in casa ma senza successo.
Jon sperava che, ora che era tornata, sua zia cambiasse finalmente le cose.
Arrivato parcheggiò la macchina vicino ad un aiuola che si trovava di fronte ad una delle immense finestre della casa e scese dall’auto sperando vivamente che Daenerys non lo sbranasse o lo bruciasse vivo. Si diresse verso la porta d’entrata e suonò il campanello.
Quando l’immensa porta di legno scuro si aprì, fu Jorah Mormont che vide per primo.
“Ciao Jorah. Mia zia è in casa per caso? Avrei bisogno di parlare con lei.” Chiese il giovane Snow.
L’uomo lo guardò per bene prima di lasciarlo entrare e farlo accomodare in salotto prima di andare a chiamare la ragazza.
Entrando Jon aveva notato che Daenerys aveva ristrutturato casa. Le pareti non erano più tappezzate di carta da parati nera, ma erano in legno. I quadri rappresentavano qualcosa di un po' più allegro. I tappeti color borgogna erano stati sostituiti da quelli rossi.
Il salotto dove il ragazzo si trovava aveva subito un restyling. Aveva un aspetto più accogliente. Dany aveva fatto accendere il grosso camino che si vedeva appena entravi nella stanza proprio di fronte. Le tende sulla grande finestra erano state cambiate in qualcosa di più chiaro e meno tetro e i due divani neri erano stati sostituiti con due di color beige e rosa. Il quadro di famiglia era ancora appeso sopra il camino e la giovane aveva aggiunto anche una foto del ragazzo.
Quando la giovane Targaryen arrivò, trovò il nipote ad osservare il quadro che raffigurava la sua famiglia.
“Jon…” lo chiamò lei.
“Scusa, stavo solo guardando papà. Non ho molte foto sue a casa.” Rispose lui girandosi.
Dany indossava il pigiama e una vestaglia rossa con su ricamato lo stemma di famiglia. I capelli biondi erano legati come al solito in una treccia.
“Tranquillo, credo a che a lui faccia piacere. Come mai sei qui?” disse sorridendo e sedendosi sul divano facendo segno all'altro di accomodarsi.
“Oggi sono andato da Robb per parlare con lui… per scusarmi, ma non stava proprio bene quindi l’ho lasciato riposare. Così sono venuto qui per scusarmi per l’altro giorno. Non avrei dovuto arrabbiarmi con te in quel modo soprattutto perché tu non hai colpe.” Disse Jon sedendosi accanto alla zia.
“Te l’ha chiesto lui vero?” chiese duramente la Targaryen.
“Beh si, ma sarei venuto comunque da te dopo aver chiarito le cose con Robb.”
“Jon, non sono arrabbiata con te.” Disse addolcendosi “Tu non lo sapevi e sinceramente se fossi stata nei tuoi panni mi sarei infuriata anch’io. Solo promettimi che parlerai con lui. Ti vuole un mondo di bene e sapere che tu lo odi lo fa sentire terribilmente in colpa.”
“Lo so… Ygritte, Sansa, zio Ned e tutto il mondo me l’hanno detto. A volte penso che Ygritte abbia ragione a dirmi che non so niente.”
“Tu e Robb vi assomigliate. Siete entrambi testardi, ma alla fine fate sempre la cosa giusta.”
 
Arya era stata tutto il giorno con Gendry, il suo ragazzo. Il giovane era il figlio bastardo di Robert Baratheon, ovvero il migliore amico del padre della ragazza. Il giovane aveva ereditato dal padre i capelli neri e gli occhi azzurri oltre al fisico alto e muscoloso. Lavorava in un officina e spesso Ary andava a trovarlo e gli dava il tormento, ma quel giorno era andata da lui perché non voleva stare a casa da sola così passò la giornata ascoltando ripetutamente l’album del fratello mentre guardava il fidanzato lavorare. Arya adorava ammirare Gendry lavorare sulle macchine sporco d’olio e tutto sudato. Si mordeva sempre il labbro quando le goccioline d’olio nero gli ricadevano lungo i muscoli. Ma quel giorno non ci badò molto. Era completamente presa dal lavoro di suo fratello e adorava ogni singola canzone. Aveva tentato di farlo sentire anche al suo ragazzo ma senza successo.
“Ti va di andare al cinema?” domandò il ragazzo finita l’ultima macchina della giornata.
“Cosa?” chiese la giovane togliendosi le cuffiette.
“Ti ho chiesto se ti va di andare al cinema, ma si può sapere cosa stai ascoltando?”
“Non posso dirtelo. Ho promesso. Comunque mi piacerebbe molto andare al cinema.”
I due andarono a vede un film horror pieno di mostri e gente che veniva squartata. Ad Arya non piacque molto. Lo trovava noioso ed estremamente prevedibile mentre a Gendry non fece alcuna impressione.
Dopo il cinema i due andarono in gelateria dove la ragazza si prese un bel frullato. Se anche ormai era novembre e faceva freddo ad Ary non importava.
“Cosa ti prende ultimamente? Sembri più strana del solito.” Domandò il moro.
“Robb è tornato.” Disse seria.
“Non sembri felice.” Constatò il giovane.
“Sta male… molto male e io non so cosa fare per aiutarlo.”
“Mi dispiace molto sentirlo. Cos’ha di preciso? Se me lo dici magari posso aiutarti a capire come aiutarlo.”
“Ha bisogno di un cuore nuovo.” Ammise tristemente la giovane.
“Cavolo. Quando hai detto che stava male non pensavo di certo a questo. Comunque se conosco abbastanza tuo fratello penso che stare con lui il più possibile  e non trattarlo come se stesse per morire lo farebbe sicuramente sentire meglio.” Disse il ragazzo mentre i due uscivano dal locale. Arya lo abbracciò scoppiando a piangere.
“Io non voglio perderlo.” Continuava a ripetere in lacrime mentre Gendry tentava di calmarla.
Il giovane la riaccompagnò a casa e la lasciò ancora singhiozzante alla sorella.
Arya passò la notte a pensare a come era stata stupida a piangere davanti a Gendry. Lei era sempre stata una ragazza forte che sapeva cavarsela benissimo da sola e questo voleva dire che odiava piangere davanti a qualcuno soprattutto se questo qualcuno era il suo ragazzo. Solo che il fatto che suo fratello stesse male la intristiva molto e la preoccupava ancor di più.
Dopo Jon, Robb era il suo fratello preferito. Aveva sempre pensato che lui fosse forte e che sapeva come cavarsela in ogni situazione, ma quando l’aveva sorpreso a piangere in camera sua le cosa cambiarono. Non aveva pensato che anche lui aveva perso sua madre, che anche lui stava soffrendo come tutti loro solo che non lo dava a vedere perché doveva essere forte per la sua famiglia. Quel giorno Robb l’aveva abbracciata forte e fu lei a farlo stare meglio.
Quando se n’era andato si era arrabbiata moltissimo con lui perché l’aveva lasciata solo. Ma la sua rabbia duro poco e venne sostituita dalla preoccupazione. Aveva paura che qualcuno potesse fargli del male, ma suo padre e Jon la rincuorarono.
Ed ora era tornato e aveva bisogno di aiuto. Arya era disposta a darglielo, ma non sapeva come fare. Ogni cosa che le venisse in mente implicava che il fratello si alzasse dal letto o che uscisse dall’ospedale, ma l’ultima volta che lo aveva visto non sembrava potesse sforzarsi molto. Forse poteva passare del tempo con lui e aiutarlo a scrivere nuova musica o solo a parlare. Ma Arya non era mai stata una tipa calma ed esserlo avrebbe potuto far preoccupare il ragazzo e questo lei voleva assolutamente evitarlo. Così si addormentò pensando a come far star meglio il suo fratellone.
 
Sansa odiava dover badare da sola alla famiglia. Non per tutte le responsabilità ma perché i suoi fratelli le davano il tormento. Rickon era diventato più pestifero del solito tanto che una mattina le aveva lanciato la tazza di latte e cereali addosso sporcando lei, il tavolo e tutta la cucina oltre a rompere la tazza che si era frantumata al suolo. Un’altra volta si era messo ad urlare perché non voleva andare a scuola chiudendosi in camere sua e non sarebbe uscito se Jon non avesse sfondato la porta e non gli avesse dato una bella sculacciata e fatto una bella ramanzina.
Bran era più calmo del fratellino. I problemi che creava erano per di più legati alla sua carrozzina. Dopo l’incidente era diventato quasi impossibile parlare con lui, ma piano piano era tornato quello di un tempo. Tuttavia casa loro in quel periodo era pieno di cose e la sua carrozzina ci prendeva sempre contro. Una volte era addirittura caduto e suo zio lo aveva aiutato a rimettersi seduto.
La giovane quindi badava ai fratelli più piccoli e, per quanto sua sorella glielo permettesse, anche a lei. Aveva deciso di restare a casa e di non andare all’università ad aiutare la famiglia dopo che suo padre l’aveva informata della salute di Robb, ma questo non le impediva di studiare. Aveva scelto legge e suo padre era stato così orgoglioso di lei il giorno del suo diploma quando gli aveva detto che era stata accettata nell’università dei suoi sogni che era poco distante da casa sua. Per arrivarci ci metteva meno 2 ore. Con lei era andata la sua migliore amica: Margaery Tyrell o, come la conoscevano in famiglia, la ragazza con cui doveva stare Robb per sua madre. L’amica l’aiutava a rimanere al passo e fra una faccenda e l’altra si sistemava gli appunti e studiava sui libri.
Quella mattina Rickon si era rimesso a fare i capricci, ma per fortuna suo padre era lì per calmarlo. Il problema per la ragazza fu il fatto che il suo adorabile fratellino aveva deciso di usare i suoi appunti come tovaglietta bagnandoli tutti di latte.
Ormai non lo sopportava più, così chiese al padre se poteva andare da Robb almeno così sarebbe potuta stare in pace e avrebbe potuto tenergli compagnia e l’uomo fu molto felice di acconsentire alla sua richiesta. Così la giovane prese il suo zaino e dopo aver accompagnato i fratelli a scuola si diresse verso l’ospedale.
Quando arrivò, trovò il fratello canticchiare tristemente mentre guardava il computer con addosso le cuffie. Il ragazzo si girò a guardarla e le sorrise dolcemente.
“Sansa!” la salutò “Come mai qui? Pensavo venisse zio Benjen.”
“Lo sostituisco così può riposarsi. Ti dispiace se studio un po'? Rickon me lo sta rendendo difficile.” Domandò la ragazza sedendosi accanto al letto.
“Certo che puoi studiare, mica mi disturbi.”
La rossa si mise a fare le sue cose. Occupò ben due sedie per avere ben in ordine i suoi libri e i quaderni.
Robb osservava la sorella. Lei era quella bella della famiglia. I lunghi capelli rossi, come quelli della madre, erano stati legati in una coda di cavallo perché non le andassero davanti. Se ne stava con il suo pc sulle gambe mentre teneva i fogli con i suoi appunti in mano. Stava ascoltando la registrazione della lezione e, da quel che vedeva il ragazzo, non sembrava molto chiara.
Il ragazzo si intristì a pensare a cosa aveva passato negli ultimi anni. Quando se n’era andato l’aveva lasciata nelle mani di Joffrey. Sapeva perfettamente quanto quell’esserino biondo tormentasse e distruggesse sua sorella, ma non aveva mai fatto nulla per impedirlo perché lei non voleva. Alla fine si era ribellata e lo aveva lasciato ma le cose non erano andate meglio. Nella sua fase di caduta, era finita tra le mani di Ramsey Bolton. Era il figlio di Roose, un dipendente di suo padre. Quella famiglia inquietava tantissimo il giovane lupo. Ramsey era un pazzo che si divertiva a fare a pezzi, psicologicamente, le persone. Sansa aveva passato un inferno con lui, ma era stata così forte da uscirci e tornare quella di una volta.
Robb era felice del cambiamento della ragazza: quando l’aveva lasciata era una ragazzina fragile che sognava ancora il principe azzurro e ora era una ragazza forte e indipendente.
Sansa si girò e vide che suo fratello la guardava.
“Che c’è? Ho qualcosa sulla faccia?” domandò lei.
“No, ti stavo solo guardando. Sei cambiata dall’ultima volta che ti ho visto.” Ammise lui.
“Ho i capelli più lunghi.”
“Non intendevo quello. Sei cresciuta… tanto.”
“È successo un po' di tutto mentre tu non c’eri.” Disse la ragazza chiudendo il pc.
“Lo so…” disse tristemente “Avrei dovuto essere qui.”
“Avevi altro da fare. A parte il cuore, ti trovo bene.” Disse Sansa sedendosi sul letto accanto alle gambe del fratello.
“Tu trovi? A me non sembra di essere cambiato.”
“È dalla morte della mamma che non sorridi. Quando te ne sei andato pensavo che saresti finito a vivere sotto un ponte e invece hai finito la scuola, l’università e hai pure fondato una band. Sei cresciuto tantissimo Robb Stark.”
E fu così che i due iniziarono a parlare di come tutti quanti fossero cambiati negli ultimi quattro anni, non solo loro. Robb le raccontò un paio delle sue avventure all’università dando qualche dritta alla ragazza. Lei invece gli raccontò di quelle che avevano combinato lei e i suoi fratelli. Gli raccontò di come Arya si fosse rotta per l’ennesima volta il braccio facendo moto cross o di come riducesse malissimo i suoi avversari a karate. Gli raccontò di come Bran avesse smesso di essere antipatico con tutti perché era sulla sedia a rotelle e avesse fatto amicizia con i fratelli Reed e fosse tornato il ragazzino spensierato di una volta. Infine le raccontò di come era cambiato Rickon: da dolce angioletto a piccola peste. Questo fece sentire in colpa il ragazzo, ma sua sorelle lo tirò su di morale raccontandogli di come aveva lasciato Joffrey e del pugno che gli aveva tirato.
I due passarono tutta la mattina e l’intero pomeriggio a parlare. Cosa che non facevano da anni e che era mancata moltissimo ad entrambi.
Eddard li trovò a chiacchierare tranquilli quando arrivò e decise di lasciarli stare. Robb non era stato bene negli ultimi giorni e vederlo tranquillo e felice con sua sorella lo sollevò molto. Suo figlio aveva bisogno di quello: di tranquillità e di sentirsi a casa.
 
  
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