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Autore: str4ngebatch    03/05/2019    4 recensioni
“Sherlock non era mai stato un tipo da scuse, tantomeno da “scusa John, la prossima volta non metterò una testa mozzata nel frigo”. [...] Perciò, quando quel giorno John era tornato da lavoro e aveva trovato il suo compagno pallido da star male seduto sulla sua poltrona, e il 221b più silenzioso del normale, pensava che ci fosse qualcosa di strano. Quando poi Sherlock aveva detto “Mi dispiace, John” in un sussurro..beh, qualcosa di sicuro non andava. Perché il detective si stava scusando?”
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Rosamund Mary Watson, Sherlock Holmes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sherlock non era mai stato un tipo da scuse, tantomeno da “scusa John, la prossima volta non metterò una testa mozzata nel frigo”. Il dottore, però, ci aveva fatto l’abitudine alle stranezze (che non avrebbe scambiato per nulla al mondo) del suo fidanzato. Insomma, è così che poteva chiamarlo no? Tra mille esperimenti e mille fidanzate (e un matrimonio), il rapporto fra il Consulente Investigativo e Il Dottor Watson si era evoluto, e ora potevano decisamente affermare di essere una coppia. Con Rosie, poi, andava bene. Dopo la morte di Mary, avvenuta circa 6 anni prima, le figure principali della bambina erano state John e Sherlock. Sì, il detective si era dimostrato un padre amorevole, più che uno zio, anche se Rosie non l’aveva mai chiamato “papà”. 

Perciò, quando quel giorno John era tornato da lavoro e aveva trovato il suo compagno pallido da star male seduto sulla sua poltrona, e il 221b più silenzioso del normale, pensava che ci fosse qualcosa di strano. Quando poi Sherlock aveva detto “Mi dispiace, John” in un sussurro..beh, qualcosa di sicuro non andava. Perché il detective si stava scusando? In circa 10 anni che conosceva Sherlock, mai lo aveva visto così dispiaciuto.

 

“Che cosa ti dispiace, Sherlock? Ci sono delle dita nel frigorifero?” il dottore sospira e, mentre Sherlock fa per aprire bocca, continua “Sono sicuro che si può risolvere, basta che non stiano vicino all’insalata.”

John sorride divertito, ma smette subito quando incontra gli occhi di Sherlock, lucidi.

 

“Ehi, che è successo?” assume subito un’espressione preoccupata e si avvicina al compagno, si siede sul bracciolo della poltrona e lo guarda.

 

“L’ho delusa, John. Scusa. Mi dispiace. Non sono il compagno di vita che pensavi che fossi. Non sono un esempio per Rosie. Ma d’altro canto, chi pensavo di essere?” il detective si alza e guarda John “Non sono mai stato bravo con i bambini, e ora che Rosie mi odia non credo di poter continuare a stare qui. Beh, era comunque troppo bello per essere vero. Io, fidanzato, e con una figlia? No, Rosie non è mia figlia. Comunque, non mi sarei mai dovuto illudere di essere qualcosa che non sono.” 

 

John lo aveva lasciato parlare, perché non sapeva dove voleva arrivare. Ma ancora non capiva. Perché pensava quelle cose? Rosie adorava Sherlock come adorava John. Allora perché il detective era così insicuro? 

 

“Non capisco, Sherlock. Che è successo? E dov’è Rosie?”

 

“È in camera tua. E, prima che tu arrivassi, mi ha chiamato papà.” dice mentre si alza, guardando in basso.

 

John sorride “Oh.” poi guarda il suo compagno e, confuso, si alza e gli si avvicina “E non trovi che sia una cosa bellissima?”

Il detective scuote la testa, e lo guarda, mentre sospira leggermente. 

“Le ho detto che non sono suo padre e che non poteva chiamarmi così. Mi ha preso alla sprovvista. Non sapevo che fare, John. Sai che, dopotutto, non sono bravo in queste cose. Ha detto che io la odio ed è corsa di sopra piangendo. L’ho fatta piangere e ora mi odia, John.”

 

John sospira e si avvicina a Sherlock, mettendogli le mani sulle spalle e guardandolo negli occhi. 

“Tu SEI suo padre, Sherlock. L’hai cresciuta, l’abbiamo cresciuta insieme. È nostra figlia e a me piacerebbe, se lei ti chiamasse papà. È questo che ti preoccupava, vero? Ti amo, e anche Rosie ti ama. Ti amiamo, okay? Sei un’idiota.”

Si avvicina a lui e lo bacia dolcemente, prima di sorridere e di salire di sopra. 

 

“Rosie? Dove sei?” 

John entra in quella che una volta era la sua stanza, ora quella di sua figlia.

Si avvicina al letto e scosta le coperte, scoprendo il viso della bambina. 

 

“Andiamo da papà?” chiede, e vede Rosie scuotere la testa e mormorare “Lui non mi vuole” singhiozza, mentre si asciuga le guance e si mette seduta.

 

“Ma che dici?” si alza e la prende in braccio, mentre le posa un bacio sulla fronte “Papà Sherlock ti ama, ma non è molto bravo in queste cose, lo sai no? Ora andiamo da lui e gli facciamo tante coccole” sorride.

 

Sherlock li vede scendere arrivare in salotto, e li guarda. 

“Rosie, mi dispiace”

 

“Posso comunque chiamarti papà? Anche se non è proprio vero?”

Rosie le va incontro e lo guarda. Sherlock si china leggermente e la prende in braccio, sorridendo appena. 

 

“Si che puoi, piccola Watson.”

 

 

 

Spazio Autrice:

Ciao! Questa è la prima storia che scrivo, sono assolutamente consapevole del fatto che non è un granché, ma spero possiate comunque apprezzarla! Alla prossima!

-Ale

   
 
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