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Autore: Alecs Brazz    03/05/2019    0 recensioni
Alla vigilia della leggendaria Battaglia di Endor, una visione della Forza mostra a Luke Skywalker come cambiare le sorti dello scontro finale contro il malvagio imperatore Palpatine e salvare suo padre da morte certa. Il jedi modificherà la storia, con conseguenze inimmaginabili.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Trovare la Corvus non era stato affatto difficile come credevano. Avevano seguito il segnale del localizzatore fino ad un settore remoto. Avevano proseguito quasi alla cieca, guidati solo dal suono del dispositivo di tracciamento fino a quando il segnale non si era spento, rivelando un paradiso per i loro occhi. La Corvus, una Star Destroyer in miniatura, era davanti a loro. Inspiegabilmente indifesa e... disattivata. Sembrava completamente alla deriva e in balia del vuoto spaziale. Phil e Dicker si scambiarono uno sguardo perplesso, poi Taun riprese a parlare, una strana nota di preoccupazione nella voce. “Tilde scansiona la nave. Phil prepara le armi per l’abbordaggio”. “Nessuna forma di vita rilevata, capitano”. Dicker sembrò, se possibile, ancora più preoccupato. “Attiva il raggio traente. Saliamo”. Phil tornò con i blaster d’assalto e delle armature tattiche logorate dal servizio e dalla ruggine. “Non è una buona notizia?”. Il capitano scosse la testa. “Qualsiasi cosa abbia convinto i possessori a lasciare una nave del genere alla deriva, non può essere positiva per noi”. “Guardate!”, fu Tilde a parlare. La corvetta, agganciata dal raggio traente, si avvicinò alla loro nave. Dal lato posteriore spuntava una seconda navetta, prima nascosta, delle dimensioni simili alla loro. Sembrava un abbordaggio. Phil fece per parlare, ma qualcosa lo precedette. Il rombo di qualcosa di rigido che urtò contro il loro abitacolo, provocando una scossa di assestamento. “Che diavolo era?”. “Non ne ho idea. Non sono riuscito a vederlo”. “Io si”. L’androide si girò meccanicamente verso i due compagni umani. “Era un mandaloriano. Morto. E quello che sta arrivando a ore undici è un cereano, con ogni probabilità morto anche lui”. Un secondo oggetto si avvicinò rapidamente alla loro nave, questa volta poterono constatare con i loro occhi che Tilde aveva ragione. Il corpo di un cereano sbatté contro il vetro del loro abitacolo e ruzzolò via, verso l’infinito dello spazio. “Ma che...”. “Potrei azzardare due ipotesi”. Continuò Tilde. “Un guasto sulla Corvus potrebbe aver intaccato l’integrità strutturale del supporto vitale, e aver aperto i compartimenti stagni, risucchiando le forme di vita presenti sull’astronave all’esterno. Poco probabile”. “Va’ avanti”. Disse, spazientito, capitan Taun. “Oppure. Qualcuno dall’interno ha aperto i compartimenti stagni, sacrificandosi per sventare il probabile abbordaggio e la Corvus ha poi riabilitato il supporto vitale automaticamente”. Espresse, meccanicamente l’unità protocollare. “Più probabile, ma ugualmente strano”. Il Capitano tornò alla parola. “L’unico modo per scoprire la verità è andare là dentro. Sei pronto Phil?”. “Ehm. Diciamo di sì”. “Tilde, stai in guardia. Potrebbero esserci altri navi. Canale d’emergenza K23”. “Nel caso moriste...”. “Non succederà”. “Ma nella remota possibilità che...”. “Allora ritieniti libera di unirti ad un altro equipaggio. Andiamo Phil”. “Vi ricorderò sempre”. Dovettero aprirsi una varco da uno sportello secondario con la sega laser e si fecero largo nel corridoio buio della corvetta. “Dick, supporto vitale e gravità risultano attivi”. “Bene. Tieni il blaster carico e in alto. Potrebbero avere utilizzato dei dissimulatori”. Dicker Taun era pratico di quelle cose. A differenza di Phil, aveva avuto un passato da assaltatore del Nuovo Impero e sapeva come potevano andare certe incursioni. Superarono diversi ponti vuoti e bui, tutti dal design semplice e ingombro, tipico di una nave militare. Non c’era traccia di forme di vita. Pareva che la nave fosse assolutamente deserta. La plancia, si palesò davanti a loro poco dopo. Phil, che era un genio nell’hackerare i computer di bordo, si appropriò della console dei comandi e attivò la nave. Pareva un bambino sopra uno spider giocattolo, ma la sua espressione si rabbuiò all’istante. Dicker si accorse. “Cosa c’è?”. “Tilde aveva ragione Dick. La procedura è stata attivata dall’interno”. Cogan premette un pulsante. Una videoregistrazione interna mostrò la sagoma di un androide avvicinarsi ad una console e digitare qualcosa. Negli altri video si vedevano delle sagome umanoidi aggirarsi per i ponti della nave. La scena successiva mostrò la tragica fine di almeno sette pirati spaziali, risucchiati nel vuoto. “Dannazione. Questo droide è ancora a bordo!”. “Si. Precisamente dietro di voi”.
   
 
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