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Autore: Gloria Lovely    05/05/2019    1 recensioni
A combattere a fianco delle guerriere Sailor sarà una squadra proveniente dalla galassia Andromeda, custodi di gemme dai poteri speciali e leggendari. Ogni nemico è in cerca di vendetta, con un unico obiettivo: impadronirsi del Cristallo d'Argento e distruggere la Via Lattea e la sua alleata.
Riusciranno le Sailor Senshi, grazie all'aiuto di Sailor Y e la sua squadra, a sconfiggere il male e liberare i loro pianeti dalla distruzione?
Suddivisa in tre atti: 'The Other Galaxy', 'Verbo Cordis' e 'Daemonium Ribellium'.
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«Questa storia era nata col nome di "Fragile Guerriera", ora divenuta una saga vera e propria.»
Spero vi piaccia!
Buona lettura.
© Gloria Lovely 2017
Genere: Comico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Crack Pairing | Personaggi: Inner Senshi, Nuovo personaggio, Outer Senshi | Coppie: Endymion/Serenity
Note: Missing Moments, OOC, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Dopo la fine, Più serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pretty Guardian Sailor Andromeda | Saga'
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Capitolo ventitré

• Alla ricerca delle gemme incatenate •






Jackie's POV




«Sailor Plus, svegliati, ti prego!»
La voce di Sailor Moon riesce a liberarmi da quell'improvviso stato di incoscienza... o così inizialmente mi era sembrato.
«Mmh...»
Apro gli occhi e vedo tutte le Sailor Senshi riunite davanti a me, preoccupate. Anche Sailor Mars era in pensiero per me? Stento a crederci.
«Grazie al Cielo, stai bene!» esclama Sailor Multipler saltandomi addosso con gioia, stringendomi forte il girovita.
«Cos'è successo?»
«Hai scagliato la Gemma Inferni contro Red Shadow ed è sparita, Sailor Vampire è libera grazie a te» risponde Sailor Y, affiancata proprio dalla guerriera vampira.
«Credevamo di averti persa per sempre» aggiunge, poi.
«Se prima ci avesse pensato due volte, a quest'ora sarebbe...» replica Sailor Mars, ma Sailor Z decide di interromperla subito.
«Ha liberato una nostra compagna, dovremmo esserle grata.»
«No», m'intrometto «ha ragione, dovevo pensarci due volte prima di usare la Gemma Inferni.»
«Sei riuscita a domarla prima di lanciarla contro il nemico», fa la sua apparsa Lunaris, una gatta color ambra con una stella bianca sulla fronte «è un progresso!»
Osservo tutte le ragazze attorno a me, spaventata e sorpresa allo stesso tempo.
«Il gatto ha appena parlato?» chiedo intontita.
«A volte, la realtà si ribalta e tutto diventa surreale» risponde Luna, una gatta viola con una luna dorata sulla fronte. Sto sognando o... è tutto vero?
«Come in questo caso» borbotto tra me e me.
Sailor Y mi tende le mani ed io le afferro, aiutandomi a rialzarmi da terra. L'effetto magnete è svanito non appena sono precipitata, peccato per la mia povera corazza.
«Non appena riusciremo a sconfiggere le gemelle Ombra, potrai tornare a casa.»
«L'importante è che riusciamo a trovare mia sorella.»
Il sorriso di Sailor Moon è contagioso, così dolce e pieno di comprendonio. Non mi stupisce il fatto che sia una principessa, se è per questo lo sono anch'io, ma non sono ancora in grado di capire i sentimenti altrui.
In fin dei conti, sono soltanto un ammasso di bulloni e metallo.
«Sarei dovuta morire, ma... non so cosa sia successo.»
Lunaris mi viene incontro, mi metto in ginocchio davanti a lei per ascoltarla meglio. I suoi occhi sono di un azzurro chiaro lucente, niente a che vedere con quelli del senpai Toma. Wow.
«È stata la gemma, ti ha salvata.» risponde con un sorriso.
«Non solo ti dona un potere speciale, allora.»
«Anche Sailor Y ha rischiato la vita per impedire una catastrofe, e la sua gemma l'ha riportata in vita.»
Il mio sguardo punta verso di lei, e solo adesso noto che il suo sorriso è identico a quello di Sailor Moon. Anche lei è una principessa, forse la più bella di tutto il Sistema Ypsilon Andromeda. Non sono pienamente convinta di essere una di loro.
«Non solo, ha salvato anche una sua compagna.»
Sailor Vampire mi viene incontro, mettendosi alla mia sinistra. Ho sempre creduto che fosse testarda, che faceva di tutto per apparire minacciosa. Invece, è una guerriera davvero straordinaria, l'ammiro tanto.
Ma quei canini fanno davvero paura.
«Davvero non mi avresti fatto del male?» le chiedo, non appena tutte le altre ragazze sono distratte.
«Come potrei? Sei un androide e anche la mia salvatrice» si avvicina al mio viso, gli occhi più rossi del solito «te ne sarò eternamente grata.»
Mi sorride. Non so come, ma inarco le labbra ricambiandolo, sono certa che una ragazza come me saprà come farlo.
«Ora che Red Shadow è fuori gioco, bisogna andare a cercare le altre Sailor.»
«Saranno ancora lì?» chiede la guerriera della luna rivolgendosi a Sailor Mercury.
«Suppongo di sì» risponde poco convinta.
«Allora non perdiamo tempo e andiamo a salvarle!» esclama Sailor Y precipitandosi davanti all'asta gigante della torre.
«Dimentichi una cosa, zaffiro», interviene Sailor X «le Sailor della Via Lattea non possono teletrasportarsi.»
Per un istante perde l'equilibrio, poi si ristabilizza e si gira verso di noi con aria imbarazzata.
«Già, che sciocca!»
«A meno che non lo facciamo noi» aggiunge Sailor Multipler.
«E come?» domanda la guerriera di Giove.
«Dovresti saperlo, Sailor Jupiter, le coppie che abbiamo formato prima ci torneranno utili per tornare indietro.»
Oh, no, non di nuovo.
«Non voglio tornare in coppia con Sailor Mars» dico gelida.
«Strano, eppure prima sembravate così affiatate.» sorride maliziosa la guerriera rossa.
«Ma se proprio non vuoi fare coppia con Sailor Mars, allora, puoi benissimo restare qui.» conclude prendendo le mani di Sailor Mercury, pronunciando la stessa parola che ci ha permesso di arrivare fin qui, e svaniscono nel nulla.
«A-aspettate, ho cambiato idea!»
«Ti sei decisa, guerriera androide?» fa Sailor Y.
«Va bene, farò coppia con lei» mormoro.
«Non te ne pentirai» conclude prima di fare la stessa mossa di Sailor Multipler, dopo aver preso le mani della sua nemesi e averla portata con sé verso la destinazione.
No. Non posso comportarmi in questo modo, è sbagliato.

Vado incontro alla guerriera di Marte con un sorriso, tendendole una mano con aria amichevole, la vedo subito ricambiare il mio sorriso e di questo sono davvero contenta.
«Allora, vogliamo andare?» le chiedo con un briciolo di divertimento, strappandole un sorriso ancora più grande. Annuisce e afferra la mia mano, improvvisamente trema.
«Non dirmi che hai paura di un androide» sorrido maliziosamente.
«Chi, io?» scuote freneticamente la testa. «No, assolutamente... cioè, stavo pensando al teletrasporto.»
«Ricorda la prima regola: mai aprire gli occhi finché non si giunge alla destinazione.» strizzo un occhio, prendendole anche l'altra mano.
«Tilemetaforá!»
«Aspetta, non sono ancora...»
Un vortice di energia ci avvolge e ci conduce in un tunnel buio e anche se gli occhi sono chiusi, riesco a vedere una scia di luce azzurra. Non appena riapro gli occhi, vedo un cumulo di macerie. Quella è la cella subatomica che ha distrutto Vicky? Siamo nel posto giusto.
«Posso aprire gli occhi, adesso?»
«Sì.»
Li apre lentamente e si guarda intorno.
«Siamo nel posto giusto, vero?» chiede.
«A quanto pare sì.»
Non so come, ma abbasso lo sguardo.
«Sailor Mars... scusa per come mi sono comportata prima», sussurro «è stato un gesto terribile.»
«Non importa, ho capito la ragione.»
La guardo con occhi diversi, sta parlando proprio come Sailor Moon. Che storia è mai questa?
«Raggiungiamo le altre, così troveremo tua sorella» conclude uscendo dalla stanza distrutta ed io la seguo. Riusciamo ad incrociare le altre ragazze al centro del corridoio, ci ritroviamo proprio sotto un lampadario rotto dalla luce fioca.
Sailor Mercury e Sailor Multipler si procurano il necessario per orientarsi nel grande laboratorio abbandonato - due occhiali che riflettono la mappa dell'intero edificio, una specie di computer olografico.
«Le stanze sono numerose», attacca la guerriera del sapere «sarà difficile trovarle.»
«Dividiamoci, ognuno per la sua strada» spiega la guerriera rossa «se riuscite a trovarle, usate i vostri trasmettitori.»
Le ragazze annuiscono e, dopo aver scelto da che parte andare, si dividono. Sono rimasta qui nel corridoio, deciso di camminare fino alla fine del sentiero fatto di cemento armato, crepe non tanto profonde, polvere e macchie nere.
L'aria inizia a reclamare per entrare dentro le narici, strani spasmi percorrono il mio ventre fino alla gola. Non so cosa sia, non m'importa se è un odore sgradevole, ho una missione da svolgere e non devo distrarmi.
Tutto il corridoio è pieno di tubature, pozze d'acqua ingiallite, pezzi di vetro e metallo lasciati lì senza uno scopo. Fisso il cemento sotto le mie scarpe col tacco, mentre l'acqua dei tubi rotti scroscia nelle mie orecchie, attutita dal suono impazzito del mio stesso battito cardiaco, l'unica parte ancora funzionante di me.
Cemento armato, tutto grigio, che rende questo luogo triste e deprimente. Non voglio pensarci. 
Tua sorella è in compagnia del suo vecchio amore e tu stai a fissare il pavimento? Svegliati, Jackie!
Se c'è una cosa che mi preoccupa è la presenza di Sailor Divide in quella stanza, ovunque sia, con mia sorella. L'acquamarina e lo zircone insieme... quasi vicini. Non sono in grado di tremare: il terrore del cambiamento mi tiene stretta nella sua morsa.
Osservo il nulla, l'acqua che scorre e... il nulla. Inizio a correre senza una ragione tra sensazioni amplificate, timori che diventano improvvisamente realtà. Finisco sull'incombenza dell'enormità di tutto quello che potrebbe capitare ed io sto semplicemente qui, ferma a non far niente. Immobile e senza reazioni, mentre quelle due... no, non deve succedere!
«La Teoria del Cambiamento... i Sette Emendamenti di Andromeda... se le gemme si toccano, per la galassia sarà la fine...»
Resisti, Vicky, sto arrivando.




Victoria's POV



«Bene, mie care Sailor, finché le vostre amiche non ci consegneranno il Cristallo Infinito e d'Argento, vi terrò in ostaggio in questa stanza.» dice Green Shadow incrociando le braccia.
«Resterete qui ammanettate l'una con l'altra e per assicurarmi che non creiate problemi, le manette saranno a prova di fulmini e altre magie simili» aggiunge poi.
La fulmino con lo sguardo. Potrei sferrarle un raggio laser, ma non mi è concesso anche se, tempo fa, avevo fatto molta pratica. Dove sei, Sailor Plus?
Mi giro verso destra e vedo Sailor Divide priva di energia, gli occhi socchiusi e l'affanno. Quelle catene le hanno rubato l'energia vitale e, fortunatamente, non ha effetto sui robot. Posso considerarmi salva, per il momento.
Green Shadow ci da le spalle e una luce grigiastra le si para davanti. Cosa sta facendo?
«Ci sei riuscita?»
Quella voce stridula mi è familiare, mi ricorda la principessa del pianeta Kyoliar, detto anche "il pianeta dei bugiardi".
«Sì, principessa, abbiamo le prime due gemme sacre. Ci manca lo zaffiro e le altre quattro gemme, poi potremmo evocare il Cristallo Galattico di Andromeda.»
«Chi è la custode di quella gemma?»
«La principessa di Alckemia o, per meglio dire, Sailor Y.»
«Sei una stupida, era proprio accanto a loro due. Te la sei fatta sfuggire!»
«Perdonatemi, Vostra Malvagità, rimedierò subito al mio errore.»
«Ti conviene trovarla e portare la gemma qui, assieme al Cristallo d'argento leggendario e il Cristallo Infinito, o per te e la tua gemella saranno guai.»
«Certo.»
Green ci osserva con la coda dell'occhio, un sorriso malefico e il suo scettro tra le dita.
«Fate le brave, piccole gemme» e svanisce tra la nebbia oscura.

Sailor Divide comincia ad aprire gli occhi sentendosi spaesata. Detesto doverlo ammettere: è carina ed è esattamente uguale alla bambina che vidi tanto tempo fa. Com'è cresciuta e com'è diventata bella.
«Dove sono?» i suoi occhi puntano sulle manette. «E perché sono ammanettata al tuo polso?»
«Vorrei saperlo anch'io», rispondo con tono gelido «sappi anche che queste manette sono a prova di fulmini e altri poteri.»
Serra gli occhi a due fessure, mostrando il suo odio nei miei confronti. Mi sembra chiaro, io e lei siamo troppo diverse. Non mi conosce, non del tutto.
«Scommetto che è opera tua.»
Lo dice con semplicità, come se fosse una regola ovvia, una legge non-scritta dell'universo. Mi ritrovo di nuovo a sorridere.
«Secondo te sarei così stupida da ammanettarmi con una ragazza che non sopporto?»
Appoggio il gomito sul mio ginocchio alzato e la fisso, osservo il movimento roteante della testa che ciondola leggermente da un lato. Per un istante lascia che la frangia dei suoi capelli le copra gli occhi, poi se la scosta e tossicchia muovendo lo sguardo verso lo spiazzo davanti a me.
«Sei fuori di testa» mi sfugge una smorfia, ma mio malgrado mi chiedo se davvero sembro così agli occhi degli altri.
«Niente, dimentica quello che ho detto.»
È la prima volta che la osservo così da vicino senza una fila di teste, capelli e cappucci a dividerci. 
«Guardami.»
Nessuna risposta.
«Ti ho detto: guardami!» esclamo spaventandola sempre di più. Solleva lo sguardo e i suoi occhi diventano sorprendentemente grandi, verde acqua brillante. Ha una cornea arrossata, come se avesse stropicciato la palpebra troppo a lungo.
Non avrei mai pensato di vederla così vulnerabile, innocente. Non è più la Sailor Divide di qualche ora fa. Potrai trarne vantaggio però, osservando la sua espressione, mi sento improvvisamente in colpa.
«Perché sei così scontrosa?» mormora con voce quasi inudibile.
«Sono stata progettata in questa maniera, fattene una ragione» rispondo arrogante.
«Progettata? Che vuoi dire?»
Cavolo, avrei dovuto usare un sinonimo.
«Per dire che ho sempre avuto quest'atteggiamento, fin da bambina.»
Si mette con le ginocchia in gola e torna a fissarmi. Il suo sguardo sembra avere qualcosa di strano, come un'aura magica che t'incanta.
«Sai, mi ricordi molto una persona... anzi, una ragazza con la mente di un maschio ma con il fisico di una donna.»
Prova a dire il mio nome allora, o hai paura?
«Sono giorni che non fa altro che gridarmi contro» si mette con le ginocchia in gola, tenendo il polso ammanettato disteso, in modo che non possa perdere l'equilibrio. È vero, ma c'è una ragione se lo sto facendo. In verità, non sono consapevole delle mie azioni, soprattutto quando cerco di nascondere il mio lato debole.
«Hai provato a parlarle?» mormoro.
Segue una piccola pausa piuttosto imbarazzante. Oh, Madre, perché ho fatto quella domanda?
«Non ci riesco», risponde sincera «sembra difficile approcciare con lei, è come se emanasse un'aura negativa che ti respinge.»
«Significa che non ci vuoi provare», continuo «e poi, come fai a saperlo se non hai fatto il grande passo?»
«Devo farlo io?»
«Provaci e vedrai che la situazione si ribalterà.»
Perché sto parlando in terza persona? Mi sembra ovvio, lei non sa chi sono davvero. E se glielo dicessi? No, non posso farlo, è meglio non rischiare.

Muovo il braccio sinistro e sento l'avambraccio pulsare, mi ritiro leggermente di lato stringendo gli occhi e senza muovere l'altro braccio. Devo essermi ferita dopo che Green Shadow mi ha sbattuta contro una delle celle subatomiche, probabilmente qualche grande pezzo di vetro deve avermi graffiata.
«Sailor Minus, stai bene?»
Si sta preoccupando per me?
«Sì, sto... sto bene.»
«Girati, fammi vedere il braccio»
Cos'ha, un terzo occhio? La situazione si sta facendo davvero assurda, non solo imbarazzante. Obbedisco e tolgo la mano dalla ferita, mostrando un taglio profondo e ancora fresco. La guerriera della saggezza lo osserva per un'istante, poi mi viene incontro facendo apparire un fazzoletto verde acqua dalla sua gemma.
«Ora non muoverti.» sussurra avvolgendolo delicatamente con la sua mano libera sulla ferita, riuscendo poi a chiuderlo con una spilla di metallo. Non si è neanche accorta che non perdo sangue, ma un derivato del petrolio. Beh, meglio così.
«Sai una cosa, Sailor Minus?» mormora, poi, lasciando andare le estremità della spilla di ferro «Non credevo fossi una guerriera così sensibile.»
La guardo con occhi nuovi. Non mi aspettavo un commento del genere, per giunta da una mia compagna di squadra. Mai avrei pensato di sentirmi a mio agio con una di loro, e con Sailor Divide per giunta. Sarò anche un cyborg, ma so capire le emozioni degli esseri umani. Siamo unici, quasi veri, niente a che vedere con quelli finti nei film e negli anime.
«Non sono realmente così, credimi.»
«E allora perché ti comporti diversamente?»
Se te lo dicessi, non mi crederesti.
«Meglio non parlarne.»
Ora mi sento a disagio, non solo per il clima che si è appena creato - direi abbastanza teso anzi, peggio. Il problema, rifletto, può non riguardare solo la sua presenza; o forse sì.
Infondo, tutto ciò ha un senso: sia io sia mia sorella siamo capaci di preoccuparci enormemente per le altre persone quando sono in pericolo o in difficoltà. Forse è per questo che mi sento spaesata, deconcentrata; essere in compagnia di una gemma che, da tre millenni, non ho mai potuto vedere da vicino.
D'altronde, sono sempre stata una persona che non si crogiola in conflitti interiori, che ama prendere decisioni rapide, anche dolorose se necessario, pur di arrivare a una soluzione. Non ero mai venuta a conoscenza dei Sette Emendamenti, finché i nostri genitori, e Princess Lunaris in persona, non me lo dissero. Per anni, ho sperato di avvicinarmi alla gemma della saggezza, una delle tre Gemme Sacre, e mai ne ho avuto il coraggio.
«Devi saperlo, piccola Mahori... una Minus e una Divide non sono destinate ad incrociarsi...»
Questa volta mi avvicinerò pericolosamente al Quinto Emendamento di Andromeda, "La Teoria del Cambiamento", come mi raccontarono mamma e papà. Qualcosa, però, mi sfugge... sento uno strano formicolio - come direbbe un essere umano -, all'interno dei miei circuiti.
«Sorellina!»

Dhromia mi aveva avvertita, aveva previsto tutto.

«Ti prego, non innamorarti, ti faresti solo del male.»


«Come ci liberiamo da queste manette?» chiede Sailor Divide improvvisamente agitando il polso ammanettato, cacciando via i miei pensieri.
«È inutile agitarsi, non abbiamo la chiave e sono a prova di gemme splendenti e altri poteri.»
«Se solo Sailor Multipler fosse qui...»
«Come?»
«Il suo Raggio Beta può neutralizzare la catena, ma io non posso farlo con il mio.»
Lei deve avere il Raggio Delta, uno dei più deboli, diventato meno pericoloso dopo l'attacco della regina dei demoni.
«Tu non puoi fare niente, non è così?»
Scuoto lentamente la testa.
«Non sono di certo una maga professionista.»
«Su questo non ho dubbi.»
Mi sta prendendo in giro?
«Vuoi liberarti delle manette o no?» alzo il tono della voce facendola indietreggiare di qualche passo.
Il mio sguardo è tagliente, osservo la guerriera della saggezza distogliere lo sguardo spaventata.
«Basta, non voglio restare con te un minuto di più!» grida tirando il braccio incatenato, cerco di resistere tenendo il braccio retto e le dita serrate in un pugno. Fa sul serio? Cielo, che imbranata!
Agita troppo il braccio facendomi perdere l'equilibrio e d'un tratto mi ritrovo sopra di lei, le punte del naso e le labbra a qualche millimetro di distanza. Riesco a sentire il suo calore sulla mia corazza metallica, così piacevole e maledettamente accogliente. Le sue mani cominciano a sfiorare la mia pelle artificiale, anch'esse sono calde, un po' meno rispetto al resto.
«Sei... sei fredda» mormora appena, gli occhi socchiusi e il respiro irregolare. Sento i miei ingranaggi reagire, l'elettricità del mio corpo impazzire e il calore del suo corpo avvolgermi. Che cos'è questa strana sensazione? Perché mi sento così rilassata?
Non ci capisco più niente.












   
 
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