Capitolo ventitré
• Alla ricerca delle gemme incatenate •
Jackie's POV
«Sailor Plus, svegliati, ti prego!»
La voce di Sailor Moon riesce a liberarmi da
quell'improvviso stato di incoscienza... o così inizialmente mi
era sembrato.
«Mmh...»
Apro gli occhi e vedo tutte le Sailor Senshi
riunite davanti a me, preoccupate. Anche Sailor Mars era in pensiero
per me? Stento a crederci.
«Grazie al Cielo, stai bene!» esclama Sailor Multipler saltandomi addosso con gioia, stringendomi forte il girovita.
«Cos'è successo?»
«Hai scagliato la Gemma Inferni contro
Red Shadow ed è sparita, Sailor Vampire è libera grazie a
te» risponde Sailor Y, affiancata proprio dalla guerriera vampira.
«Credevamo di averti persa per sempre» aggiunge, poi.
«Se prima ci avesse pensato due volte, a
quest'ora sarebbe...» replica Sailor Mars, ma Sailor Z decide di
interromperla subito.
«Ha liberato una nostra compagna, dovremmo esserle grata.»
«No», m'intrometto «ha ragione, dovevo pensarci due volte prima di usare la Gemma Inferni.»
«Sei riuscita a domarla prima di lanciarla
contro il nemico», fa la sua apparsa Lunaris, una gatta color
ambra con una stella bianca sulla fronte «è un
progresso!»
Osservo tutte le ragazze attorno a me, spaventata e sorpresa allo stesso tempo.
«Il gatto ha appena parlato?» chiedo intontita.
«A volte, la realtà si ribalta e
tutto diventa surreale» risponde Luna, una gatta viola con una
luna dorata sulla fronte. Sto sognando o... è tutto vero?
«Come in questo caso» borbotto tra me e me.
Sailor Y mi tende le mani ed io le afferro,
aiutandomi a rialzarmi da terra. L'effetto magnete è svanito non
appena sono precipitata, peccato per la mia povera corazza.
«Non appena riusciremo a sconfiggere le gemelle Ombra, potrai tornare a casa.»
«L'importante è che riusciamo a trovare mia sorella.»
Il sorriso di Sailor Moon è contagioso,
così dolce e pieno di comprendonio. Non mi stupisce il fatto che
sia una principessa, se è per questo lo sono anch'io, ma non
sono ancora in grado di capire i sentimenti altrui.
In fin dei conti, sono soltanto un ammasso di bulloni e metallo.
«Sarei dovuta morire, ma... non so cosa sia successo.»
Lunaris mi viene incontro, mi metto in ginocchio
davanti a lei per ascoltarla meglio. I suoi occhi sono di un azzurro
chiaro lucente, niente a che vedere con quelli del senpai Toma. Wow.
«È stata la gemma, ti ha salvata.» risponde con un sorriso.
«Non solo ti dona un potere speciale, allora.»
«Anche Sailor Y ha rischiato la vita per impedire una catastrofe, e la sua gemma l'ha riportata in vita.»
Il mio sguardo punta verso di lei, e solo adesso
noto che il suo sorriso è identico a quello di Sailor Moon.
Anche lei è una principessa, forse la più bella di tutto
il Sistema Ypsilon Andromeda. Non sono pienamente convinta di essere
una di loro.
«Non solo, ha salvato anche una sua compagna.»
Sailor Vampire mi viene incontro, mettendosi alla
mia sinistra. Ho sempre creduto che fosse testarda, che
faceva di tutto per apparire minacciosa. Invece, è una guerriera
davvero straordinaria, l'ammiro tanto.
Ma quei canini fanno davvero paura.
«Davvero non mi avresti fatto del male?» le chiedo, non appena tutte le altre ragazze sono distratte.
«Come potrei? Sei un androide e anche la mia
salvatrice» si avvicina al mio viso, gli occhi più rossi
del solito «te ne sarò eternamente grata.»
Mi sorride. Non so come, ma inarco le labbra ricambiandolo, sono certa che una ragazza come me saprà come farlo.
«Ora che Red Shadow è fuori gioco, bisogna andare a cercare le altre Sailor.»
«Saranno ancora lì?» chiede la guerriera della luna rivolgendosi a Sailor Mercury.
«Suppongo di sì» risponde poco convinta.
«Allora non perdiamo tempo e andiamo a
salvarle!» esclama Sailor Y precipitandosi davanti all'asta
gigante della torre.
«Dimentichi una cosa, zaffiro»,
interviene Sailor X «le Sailor della Via Lattea non possono
teletrasportarsi.»
Per un istante perde l'equilibrio, poi si ristabilizza e si gira verso di noi con aria imbarazzata.
«Già, che sciocca!»
«A meno che non lo facciamo noi» aggiunge Sailor Multipler.
«E come?» domanda la guerriera di Giove.
«Dovresti saperlo, Sailor Jupiter, le coppie che abbiamo formato prima ci torneranno utili per tornare indietro.»
Oh, no, non di nuovo.
«Non voglio tornare in coppia con Sailor Mars» dico gelida.
«Strano, eppure prima sembravate così affiatate.» sorride maliziosa la guerriera rossa.
«Ma se proprio non vuoi fare coppia con
Sailor Mars, allora, puoi benissimo restare qui.» conclude
prendendo le mani di Sailor Mercury, pronunciando la stessa parola che
ci ha permesso di arrivare fin qui, e svaniscono nel nulla.
«A-aspettate, ho cambiato idea!»
«Ti sei decisa, guerriera androide?» fa Sailor Y.
«Va bene, farò coppia con lei» mormoro.
«Non te ne pentirai» conclude prima di
fare la stessa mossa di Sailor Multipler, dopo aver preso le mani della
sua nemesi e averla portata con sé verso la destinazione.
No. Non posso comportarmi in questo modo, è sbagliato.
Vado incontro alla guerriera di Marte con un
sorriso, tendendole una mano con aria amichevole, la vedo subito
ricambiare il mio sorriso e di questo sono davvero contenta.
«Allora, vogliamo andare?» le chiedo
con un briciolo di divertimento, strappandole un sorriso ancora
più grande. Annuisce e afferra la mia mano, improvvisamente
trema.
«Non dirmi che hai paura di un androide» sorrido maliziosamente.
«Chi, io?» scuote freneticamente la
testa. «No, assolutamente... cioè, stavo pensando al
teletrasporto.»
«Ricorda la prima regola: mai aprire gli
occhi finché non si giunge alla destinazione.» strizzo un
occhio, prendendole anche l'altra mano.
«Tilemetaforá!»
«Aspetta, non sono ancora...»
Un vortice di energia ci avvolge e ci conduce in
un tunnel buio e anche se gli occhi sono chiusi, riesco a vedere una
scia di luce azzurra. Non appena riapro gli occhi, vedo un cumulo di
macerie. Quella è la cella subatomica che ha distrutto Vicky? Siamo nel posto giusto.
«Posso aprire gli occhi, adesso?»
«Sì.»
Li apre lentamente e si guarda intorno.
«Siamo nel posto giusto, vero?» chiede.
«A quanto pare sì.»
Non so come, ma abbasso lo sguardo.
«Sailor Mars... scusa per come mi sono comportata prima», sussurro «è stato un gesto terribile.»
«Non importa, ho capito la ragione.»
La guardo con occhi diversi, sta parlando proprio come Sailor Moon. Che storia è mai questa?
«Raggiungiamo le altre, così
troveremo tua sorella» conclude uscendo dalla stanza distrutta ed
io la seguo. Riusciamo ad incrociare le altre ragazze al centro del
corridoio, ci ritroviamo proprio sotto un lampadario rotto dalla luce
fioca.
Sailor Mercury e Sailor Multipler si procurano il
necessario per orientarsi nel grande laboratorio abbandonato - due
occhiali che riflettono la mappa dell'intero edificio, una specie di
computer olografico.
«Le stanze sono numerose», attacca la guerriera del sapere «sarà difficile trovarle.»
«Dividiamoci, ognuno per la sua
strada» spiega la guerriera rossa «se riuscite a
trovarle, usate i vostri trasmettitori.»
Le ragazze annuiscono e, dopo aver scelto da che
parte andare, si dividono. Sono rimasta qui nel corridoio, deciso di
camminare fino alla fine del sentiero fatto di cemento armato, crepe
non tanto profonde, polvere e macchie nere.
L'aria inizia a reclamare per entrare dentro le
narici, strani spasmi percorrono il mio ventre fino alla gola. Non so
cosa sia, non m'importa se è un odore sgradevole, ho una
missione da svolgere e non devo distrarmi.
Tutto il corridoio è pieno di tubature,
pozze d'acqua ingiallite, pezzi di vetro e metallo lasciati lì
senza uno scopo. Fisso il cemento sotto le mie scarpe col tacco, mentre
l'acqua dei tubi rotti scroscia nelle mie orecchie, attutita dal suono
impazzito del mio stesso battito cardiaco, l'unica parte ancora
funzionante di me.
Cemento armato, tutto grigio, che rende questo luogo triste e deprimente. Non voglio pensarci.
Tua sorella è in compagnia del suo vecchio amore e tu stai a fissare il pavimento? Svegliati, Jackie!
Se c'è una cosa che mi preoccupa è
la presenza di Sailor Divide in quella stanza, ovunque sia, con mia
sorella. L'acquamarina e lo zircone insieme... quasi vicini. Non sono in grado di tremare: il terrore del cambiamento mi tiene stretta nella sua morsa.
Osservo il nulla, l'acqua che scorre e... il
nulla. Inizio a correre senza una ragione tra sensazioni amplificate,
timori che diventano improvvisamente realtà. Finisco
sull'incombenza dell'enormità di tutto quello che potrebbe
capitare ed io sto semplicemente qui, ferma a non far niente. Immobile
e senza reazioni, mentre quelle due... no, non deve succedere!
«La Teoria del Cambiamento... i
Sette Emendamenti di Andromeda... se le gemme si toccano, per la
galassia sarà la fine...»
Resisti, Vicky, sto arrivando.
▼
Victoria's POV
«Bene, mie care Sailor, finché le vostre amiche non ci consegneranno il Cristallo Infinito e d'Argento, vi terrò in ostaggio in questa stanza.» dice Green Shadow incrociando le braccia.
«Resterete qui ammanettate l'una con l'altra
e per assicurarmi che non creiate problemi, le manette saranno a prova
di fulmini e altre magie simili» aggiunge poi.
La fulmino con lo sguardo. Potrei sferrarle un
raggio laser, ma non mi è concesso anche se, tempo fa, avevo
fatto molta pratica. Dove sei, Sailor Plus?
Mi giro verso destra e vedo Sailor Divide priva di
energia, gli occhi socchiusi e l'affanno. Quelle catene le hanno rubato
l'energia vitale e, fortunatamente, non ha effetto sui robot. Posso
considerarmi salva, per il momento.
Green Shadow ci da le spalle e una luce grigiastra le si para davanti. Cosa sta facendo?
«Ci sei riuscita?»
Quella voce stridula mi è familiare, mi ricorda la principessa del pianeta Kyoliar, detto anche "il pianeta dei bugiardi".
«Sì, principessa, abbiamo le prime
due gemme sacre. Ci manca lo zaffiro e le altre quattro gemme, poi
potremmo evocare il Cristallo Galattico di Andromeda.»
«Chi è la custode di quella gemma?»
«La principessa di Alckemia o, per meglio dire, Sailor Y.»
«Sei una stupida, era proprio accanto a loro due. Te la sei fatta sfuggire!»
«Perdonatemi, Vostra Malvagità, rimedierò subito al mio errore.»
«Ti
conviene trovarla e portare la gemma qui, assieme al Cristallo
d'argento leggendario e il Cristallo Infinito, o per te e la tua
gemella saranno guai.»
«Certo.»
Green ci osserva con la coda dell'occhio, un sorriso malefico e il suo scettro tra le dita.
«Fate le brave, piccole gemme» e svanisce tra la nebbia oscura.
Sailor Divide comincia ad aprire gli occhi
sentendosi spaesata. Detesto doverlo ammettere: è carina ed
è esattamente uguale alla bambina che vidi tanto tempo fa.
Com'è cresciuta e com'è diventata bella.
«Dove sono?» i suoi occhi puntano sulle manette. «E perché sono ammanettata al tuo polso?»
«Vorrei saperlo anch'io», rispondo con
tono gelido «sappi anche che queste manette sono a prova di
fulmini e altri poteri.»
Serra gli occhi a due fessure, mostrando il suo
odio nei miei confronti. Mi sembra chiaro, io e lei siamo troppo
diverse. Non mi conosce, non del tutto.
«Scommetto che è opera tua.»
Lo dice con semplicità, come se fosse una
regola ovvia, una legge non-scritta dell'universo. Mi ritrovo di nuovo
a sorridere.
«Secondo te sarei così stupida da ammanettarmi con una ragazza che non sopporto?»
Appoggio il gomito sul mio ginocchio alzato e la
fisso, osservo il movimento roteante della testa che ciondola
leggermente da un lato. Per un istante lascia che la frangia dei suoi
capelli le copra gli occhi, poi se la scosta e tossicchia muovendo lo
sguardo verso lo spiazzo davanti a me.
«Sei fuori di testa» mi sfugge
una smorfia, ma mio malgrado mi chiedo se davvero sembro così
agli occhi degli altri.
«Niente, dimentica quello che ho detto.»
È la prima volta che la osservo così da vicino senza una fila di teste, capelli e cappucci a dividerci.
«Guardami.»
Nessuna risposta.
«Ti ho detto: guardami!» esclamo
spaventandola sempre di più. Solleva lo sguardo e i suoi
occhi diventano sorprendentemente grandi, verde acqua brillante. Ha una
cornea arrossata, come se avesse stropicciato la palpebra troppo a
lungo.
Non avrei mai pensato di vederla così vulnerabile, innocente. Non
è più la Sailor Divide di qualche ora fa. Potrai trarne
vantaggio però, osservando la sua espressione, mi sento
improvvisamente in colpa.
«Perché sei così scontrosa?» mormora con voce quasi inudibile.
«Sono stata progettata in questa maniera, fattene una ragione» rispondo arrogante.
«Progettata? Che vuoi dire?»
Cavolo, avrei dovuto usare un sinonimo.
«Per dire che ho sempre avuto quest'atteggiamento, fin da bambina.»
Si mette con le ginocchia in gola e torna a
fissarmi. Il suo sguardo sembra avere qualcosa di strano, come un'aura
magica che t'incanta.
«Sai, mi ricordi molto una persona... anzi, una ragazza con la mente di un maschio ma con il fisico di una donna.»
Prova a dire il mio nome allora, o hai paura?
«Sono giorni che non fa altro che gridarmi
contro» si mette con le ginocchia in gola, tenendo il polso
ammanettato disteso, in modo che non possa perdere l'equilibrio.
È vero, ma c'è una ragione se lo sto facendo. In
verità, non sono consapevole delle mie azioni, soprattutto
quando cerco di nascondere il mio lato debole.
«Hai provato a parlarle?» mormoro.
Segue una piccola pausa piuttosto imbarazzante. Oh, Madre, perché ho fatto quella domanda?
«Non ci riesco», risponde sincera
«sembra difficile approcciare con lei, è come se emanasse
un'aura negativa che ti respinge.»
«Significa che non ci vuoi provare», continuo «e poi, come fai a saperlo se non hai fatto il grande passo?»
«Devo farlo io?»
«Provaci e vedrai che la situazione si ribalterà.»
Perché sto parlando in terza persona? Mi sembra ovvio, lei non sa chi sono davvero. E se glielo dicessi? No, non posso farlo, è meglio non rischiare.
Muovo il braccio sinistro e sento l'avambraccio
pulsare, mi ritiro leggermente di lato stringendo gli occhi e senza
muovere l'altro braccio. Devo essermi ferita dopo che Green Shadow mi
ha sbattuta contro una delle celle subatomiche, probabilmente qualche
grande pezzo di vetro deve avermi graffiata.
«Sailor Minus, stai bene?»
Si sta preoccupando per me?
«Sì, sto... sto bene.»
«Girati, fammi vedere il braccio»
Cos'ha, un terzo occhio? La
situazione si sta facendo davvero assurda, non solo imbarazzante.
Obbedisco e tolgo la mano dalla ferita, mostrando un taglio profondo e
ancora fresco. La guerriera della saggezza lo osserva per un'istante,
poi mi viene incontro facendo apparire un fazzoletto verde acqua dalla
sua gemma.
«Ora non muoverti.» sussurra
avvolgendolo delicatamente con la sua mano libera sulla ferita,
riuscendo poi a chiuderlo con una spilla di metallo. Non si è
neanche accorta che non perdo sangue, ma un derivato del petrolio. Beh, meglio così.
«Sai una cosa, Sailor Minus?» mormora,
poi, lasciando andare le estremità della spilla di ferro
«Non credevo fossi una guerriera così sensibile.»
La guardo con occhi nuovi. Non mi aspettavo un
commento del genere, per giunta da una mia compagna di squadra. Mai
avrei pensato di sentirmi a mio agio con una di loro, e con Sailor
Divide per giunta. Sarò anche un cyborg, ma so capire le
emozioni degli esseri umani. Siamo unici, quasi veri, niente a che vedere con quelli finti nei film e negli anime.
«Non sono realmente così, credimi.»
«E allora perché ti comporti diversamente?»
Se te lo dicessi, non mi crederesti.
«Meglio non parlarne.»
Ora mi sento a disagio, non solo per il clima che
si è appena creato - direi abbastanza teso anzi, peggio. Il
problema, rifletto, può non riguardare solo la sua presenza; o
forse sì.
Infondo, tutto ciò ha un senso: sia io sia
mia sorella siamo capaci di preoccuparci enormemente per le altre
persone quando sono in pericolo o in difficoltà. Forse è
per questo che mi sento spaesata, deconcentrata; essere in compagnia di una gemma che, da tre millenni, non ho mai potuto vedere da vicino.
D'altronde, sono sempre stata una persona che non
si crogiola in conflitti interiori, che ama prendere decisioni rapide,
anche dolorose se necessario, pur di arrivare a una soluzione. Non ero
mai venuta a conoscenza dei Sette Emendamenti, finché i nostri
genitori, e Princess Lunaris in persona, non me lo dissero. Per anni,
ho sperato di avvicinarmi alla gemma della saggezza, una delle tre
Gemme Sacre, e mai ne ho avuto il coraggio.
«Devi saperlo, piccola Mahori... una Minus e una Divide non sono destinate ad incrociarsi...»
Questa volta mi avvicinerò pericolosamente
al Quinto Emendamento di Andromeda, "La Teoria del Cambiamento", come
mi raccontarono mamma e papà. Qualcosa, però, mi
sfugge... sento uno strano formicolio - come direbbe un essere umano -,
all'interno dei miei circuiti.
«Sorellina!»
Dhromia mi aveva avvertita, aveva previsto tutto.
«Ti prego, non innamorarti, ti faresti solo del male.»
«Come ci liberiamo da queste manette?»
chiede Sailor Divide improvvisamente agitando il polso ammanettato,
cacciando via i miei pensieri.
«È inutile agitarsi, non abbiamo la chiave e sono a prova di gemme splendenti e altri poteri.»
«Se solo Sailor Multipler fosse qui...»
«Come?»
«Il suo Raggio Beta può neutralizzare la catena, ma io non posso farlo con il mio.»
Lei deve avere il Raggio Delta, uno dei più deboli, diventato meno pericoloso dopo l'attacco della regina dei demoni.
«Tu non puoi fare niente, non è così?»
Scuoto lentamente la testa.
«Non sono di certo una maga professionista.»
«Su questo non ho dubbi.»
Mi sta prendendo in giro?
«Vuoi liberarti delle manette o no?» alzo il tono della voce facendola indietreggiare di qualche passo.
Il mio sguardo è tagliente, osservo la guerriera della saggezza distogliere lo sguardo spaventata.
«Basta, non voglio restare con te un minuto
di più!» grida tirando il braccio incatenato, cerco di
resistere tenendo il braccio retto e le dita serrate in un pugno. Fa sul serio? Cielo, che imbranata!
Agita troppo il braccio facendomi perdere
l'equilibrio e d'un tratto mi ritrovo sopra di lei, le punte del naso e
le labbra a qualche millimetro di distanza. Riesco a sentire il suo
calore sulla mia corazza metallica, così piacevole e
maledettamente accogliente. Le sue mani cominciano a sfiorare la mia
pelle artificiale, anch'esse sono calde, un po' meno rispetto al resto.
«Sei... sei fredda» mormora appena,
gli occhi socchiusi e il respiro irregolare. Sento i miei ingranaggi
reagire, l'elettricità del mio corpo impazzire e il calore del
suo corpo avvolgermi. Che cos'è questa strana sensazione?
Perché mi sento così rilassata?
Non ci capisco più niente.