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Autore: Mr Lavottino    06/05/2019    7 recensioni
*STORIA AD OC*
Blaineley O'Halloran è una famosa psicologa canadese alla ricerca di una cura per le malattie mentali. Per raggiungere il suo obiettivo, decide di fare un esperimento che vede coinvolti dei ragazzi afflitti da disturbi psichici per poterne studiare il comportamento e cercare di trovare un modo per curarli.
I ragazzi verranno quindi chiusi dentro un edificio sotto il controllo di un gruppo di psicologhi.
Genere: Horror, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Altro personaggio, Blaineley, Josh, Nuovo Personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale
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- Questa storia fa parte della serie 'Total Drama's Series'
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Il Centro di Ricerche Scientifiche era sempre stato un posto tranquillo e calmo, dove un sacco di persone con addosso un camice bianco lavoravano assiduamente di giorno in giorno per trovare delle soluzione ai problemi più complessi.
Eppure quella mattina non era tutto così rose e fiori. Dal quarto piano, più precisamente nel reparto degli studi emotivi, erano udibili delle continue urla che avevano preoccupato non poco tutte le persone presenti nell'edificio.
In molti si erano chiesti il perché di quel chiasso, qualcuno aveva ipotizzato si potesse trattare di un'aggressione o di una richiesta di aiuto, eppure erano ben lontani dalla verità.
L'unico, fra tutti i dottori e scienziati presenti, che sapeva chi fosse a causare tutto quel chiasso era Josh Hill, uno dei più famosi psicologi che lavorava in quella struttura. Il pover'uomo era ormai sopraffatto dalle urla del suo capo Blaineley O'Halloran, che i giornali definivano come la "salvatrice dai problemi mentali".
La bionda si era ritagliata un nome nel campo della psicologia grazie ai suoi studi ed alle sue ricerche, che l'avevano portata in pochissimo tempo ad ottenere il posto di direttrice dell'intero reparto di psicologia della struttura.
Solitamente si mostrava come una donna calma, pacata e dai bei modi, eppure quella mattina non era stata in grado di contenersi e a farne le spese era stato il povero Josh. Il moro, i cui timpani erano molto vicini al decesso, teneva il registro, contenente gli appunti per l'esperimento, come scudo per paura che la bionda potesse lanciargli qualcosa quando meno se lo aspettava.
- Cosa significa che più della metà delle cavie si sono tirati indietro?!- ormai Blaineley era completamente andata, al punto che il subalterno ebbe paura di forza troppo la mano.
- Esattamente quello...- Josh esitò, ma dopo aver visto la faccia dell'altra, ed aver ottenuto un istante di silenzio, si convinse a continuare con la spiegazione - Il Centro di Ricerche Scientifiche ha tolto i sostentamenti che avevamo deciso di dare alle famiglie, quindi molti pazienti hanno scelto di non partecipare all'esperimento.- quelle parole vennero seguite da due minuti di silenzio, durante i quali Josh pensò bene di posizionarsi il più lontano possibile dalla bionda.
- Il Centro di Ricerche ha... tolto i... sostentamenti?- Blaineley pronunciò quelle parole lentamente e con un filo di voce. Il moro deglutì con forza, conscio che quando faceva così era perché stava concentrando tutta la sua rabbia per farla esplodere tutta assieme.
- Esatto. Hanno deciso di farlo perché secondo loro l'esperimento potrebbe anche prendere delle pieghe inaspettate e, se questo dovesse accadere, dovrebbero prendersene le responsabilità.- lo psicologo concluse il discorso rapidamente perché sapeva che, se avesse aspettato un minuto in più, l'ira della bionda non glielo avrebbe più permesso.
- In poche parole mi stanno abbandonando?- chiese, riuscendo inaspettatamente a controllarsi. Tenne le mani intrecciate fra loro, mentre, con gli occhi socchiusi, guardava il sottoposto.
- Possiamo dire di sì. - Josh fece il grave errore di pensare che Blaineley fosse riuscita a placare la bestia che teneva sigillata in corpo e ciò gli costò un occhio nero. Con un gesto rapido della mano, la bionda lanciò una penna contro di lui in uno scatto di rabbia improvviso e lo colpì in pieno volto - Ahia, mi ha fatto male!- protestò, tenendosi la parte colpita con una mano.
- Quei maledetti! Cercano sempre di mettermi i bastoni fra le ruote.- sussurrò, mentre si mordeva freneticamente le unghie. Doveva cercare una soluzione al più presto, altrimenti avrebbe rischiato di fallire nuovamente e, per il bene della sua carriera, non poteva permetterselo - Quanti ne sono rimasti?- si posizionò subito davanti al PC e cominciò a digitare diverse parole alla tastiera con fare indaffarato.
- Dovrebbero essere otto o nove, non ricordo di preciso il numero.- rispose Josh, per poi chinarsi e raccogliere la penna da terra.
- Vanno più che bene. Dimmi, i gemelli piromani ci sono sempre?- iniziò a scorrere l'elenco delle cavie, nella speranza che quelle più "succulente" non si fossero tirate indietro.
- Sì, loro ci sono ancora.- Josh scosse la testa in segno d'assenso. Ormai la sua mano era diventata parte integrante del volto poiché, onde evitare altri oggetti in faccia, l'aveva posizionata perennemente davanti agli occhi.
- Ed il tipo che si finge uno scoiattolo?- Blaineley prese il file dei due gemelli e lo spostò in un'altra cartella, per poi riprendere a controllare la lista generale dei candidati.
- No, lui no. - lo psicologo si abbassò di colpo, per paura di essere colpito di nuovo da qualche altro oggetto, ma fortunatamente la bionda rimase immobile, con solo un ghigno contrariato in volto.
- Peccato, avevo grandi aspettative per lui.- si passò una mano in faccia e poi, con fare annoiato, chiuse la scheda - Mandami l'elenco di chi non si è ritirato per e-mail, domani ti darò delle nuove disposizioni.- detto ciò appoggiò la schiena sulla sedia e si lasciò andare ad un lungo sospiro.
- Ah, giusto, stavo quasi per dimenticarmene. Il signor Barlow ha detto che dovrà esserci una sua sottoposta a controllare l'andamento dell'esperimento.- giunto davanti alla porta, Josh ebbe un flash.
- Cosa intendi dire?- la bionda sembrò esitare a rispondere, come se non avesse sentito bene le sue parole.
- Ha detto che acconsentirà ad aiutarvi solo se gli permetterete di tenere sott'occhio le cose. - ripeté il moro, formulandola in maniera diversa.
- Ma stiamo scherzando?! È mai possibile che tutti mi debbano remare contro?- Blaineley si alzò di scatto e batté le mani con foga sulla cattedra davanti a lei.
- La sua sottoposta arriverà fra qualche ora, quindi veda di essere reperibile.- Josh ignorò le sue lamentele e, con un sorrisetto sul volto, fece cenno di andarsene. Purtroppo per lui, la bionda notò l'espressione sul suo volto e, senza ripensamenti, lanciò nuovamente la penna verso di lui, colpendolo sulla fronte.
- Arrivederci.- il moro non provò nemmeno a controbattere, si limitò ad uscire dalla stanza per evitare che, oltre a delle semplici penne, l'altra potesse lanciargli addosso anche il PC o peggio la scrivania.
 
Blaineley passò le due ore successive chiusa dentro al suo ufficio. Una miriade di idee si accavallarono nella sua mente e lei, con precisione, se le annotava tutte sul PC digitando ogni singolo dettaglio.
Nonostante il gruppo di ragazzi fosse ridotto, aveva ancora modo di svolgere un buon lavoro, doveva solo dimostrarsi in grado di farlo. Le cavie erano quasi tutte afflitte da malattie di lieve conto, eccezion fatta per qualcuno, e ciò l'avrebbe aiutata a spingerli fino al tracollo.
Fu proprio mentre era intenta ad appuntarsi una possibile idea che qualcuno bussò, con forza, alla porta. Sentendo quel rumore, distolse lo sguardo dallo schermo e pensò a chi potesse essere. Le tornarono in mente le parole di Josh e capì che doveva trattarsi del "controllore" che Barlow le aveva imposto.
- Avanti.- non aggiunse altro, si limitò a togliersi gli occhiali, che portava solo quando doveva scrivere per tanto tempo al PC, e li appoggiò sulla cattedra affianco ai vari fascicoli che la tappezzavano.
Si perse qualche secondo nell'osservare la figura della ragazza che, senza dire nulla, fece capolino dalla porta. Rimase interdetta nel vederla poiché non aveva mai visto un qualcun di simile: la sua carnagione era pallidissima, i capelli corti e bianchi, ed una benda nera che le copriva l'occhio destro, mentre l'altro, di un blu splendente, era perfettamente visibile.
- Sono Ace White, la sottoposta del signor Barlow.- si presentò schiettamente, senza aggiungere troppi dettagli. Blaineley, da buona psicologa, si prese qualche secondo in più per mettersi osservare anche i più piccoli particolari di quella che, per tutta la durata dell'esperimento, sarebbe stata il suo "cane da guardia".
Indossava degli abiti scuri, che mettevano in risalto la sua carnagione chiara, ed aveva un coltello, nemmeno troppo nascosto, nella cintola. D'altronde era pur sempre una mafiosa.
- Piacere, Ace. Io sono Blaineley O'Halloran, ma credo tu lo sappia già. Non dilunghiamoci troppo nelle introduzioni ed andiamo dritte al punto: cosa vuole il tuo capo?- la bionda si passò la lingua sulle labbra, poi appoggiò i gomiti sulla scrivania e congiunse le mani.
- Ha un particolare interesse verso il suo esperimento.- la voce di Ace era piatta, ma piuttosto calda, tanto che la psicologa fece capire a il perché parlasse con quel tono.
- E perché mai avrebbe questo interesse?- Blaineley notò subito che la ragazza ebbe un attimo di esitazione e ciò la insospettì.
- Questa è un'informazione riservata.- Ace le rispose schiettamente, senza lasciarle un'opportunità per replicare. Non poté che mordersi il labbro con fare impotente, mentre teneva gli occhi puntati su di lei. Avrebbe fatto meglio a capire come manipolarla al più presto, altrimenti la sua presenza avrebbe potuto compromettere il suo esperimento.
- Va bene, ho capito.- le sorrise e si prese un attimo di pausa per provare a schiarirsi le idee - Che mi dici di te?- provò a socializzare, ma l'albina si mostrò subito contraria a tal riguardo.
- Sapere informazioni su di me non è necessario.- la bionda aveva notato che l'altra era solita non guardarle negli occhi quando parlava e ciò già le aveva dato un'idea di che tipo fosse.
- Avanti Ace, saremo colleghe per un bel po'. Cerca di rilassarti.- le disse, cercando di essere la più socievole possibile. Aggiunse anche una risatina, ma nulla riuscì a smuovere la ragazza, fin troppo occupata ad osservare un punto non precisato della stanza con il suo unico occhio visibile.
- Non ho nulla da dirle.- Blaineley sospirò rumorosamente e scosse la testa. Forse sarebbe stato più difficile di quanto aveva pianificato.
- Posso almeno sapere quanti anni hai?- pensò che anche la più banale delle informazioni potesse tornarle utile, quindi cercò di porle qualche domanda di circostanza.
- Ventisei.- per la prima volta, Ace le dette una risposta soddisfacente.
- Ah, quindi sei giovane. Io ne ho trentotto. Come passa il tempo.- si alzò dalla sedia e, lentamente, si avvicinò alla finestra alle sue spalle per guardare di sotto - Domani ti farò sapere i dettagli dell'esperimento, per ora puoi andare.- le disse, senza nemmeno voltarsi a guardarla. L'albina si limitò a farle un mezzo inchino, che la bionda vide dal riflesso sul vetro, poi uscì dalla stanza senza dire nulla.
 
La stanza adibita al controllo dei ragazzi era stata preparata da Blaineley in persona. Aveva fatto in modo di avere un microfono professionale e tanti televisori quante le stanze della casa. Era stata scrupolosa anche con l'impianto audio, che aveva fatto montare per permetterle di sentire qualsiasi singola parola detta dai ragazzi.
Si era inoltre preparata una miriade di documenti e di appunti che, all'evenienza, avrebbe potuto leggere e consultare.
Passò qualche minuto a controllare la disposizione di tutti gli apparecchi elettronici presenti nella stanza, poi finalmente si mise a sedere ed avvicinò la bocca al microfono. Per un istante sembrò voler iniziare a parlare, ma si fermò poco prima di farlo realmente.
Aveva deciso di osservarli silenziosamente, per fare in modo che i ragazzi fossero liberi di muoversi come meglio credevano. Voleva che quell'esperimento potesse essere vero al cento per cento ed i suoi interventi avrebbero potuto costringere i ragazzi a contenersi.
Portò la mano su una pulsantiera, che Josh le aveva procurato, e con calma iniziò a passare l'indice sopra di essa per scegliere con quale suono avrebbe dovuto svegliarli. Ce n'erano di tutti i tipi, da quelli più semplici, come le auto o una semplice sveglia, a quelli un po' più strani, come un tasto che se premuto provocava un insopportabile brusio simile a quello delle mosche.
Decise che, almeno per il primo giorno, sarebbe stata buona, quindi premette un pulsante con sopra una semplice sveglia. Il rumore non le risultò fastidioso, quindi lo scelse. Attaccò la pulsantiera al PC e poi attivò la pulsantiera per poterli finalmente svegliare.
Il suono si espanse per tutta la casa, grazie alle casse nascoste da lei nell'abitazione, e riuscì ad ottenere il risultato sperato. Uno ad uno, i ragazzi iniziarono a tirarsi su.
Li aveva fatti addormentare dai suoi sottoposti e poi li avevano portati dentro l'abitazione. In questo modo avrebbero evitato qualsiasi contatto con l'esterno e non sarebbero stati in grado di capire dove si trovassero.
Il primo a tirarsi su fu Kevin Wyatt, un diciannovenne dai capelli neri, gli occhi grigi, che davano quasi l'impressione di non avere vita, e di statura media. Blaineley prese la sua scheda ed iniziò a leggerla con interesse. Kevin, secondo i dati, soffriva del disturbo di personalità schizoide ed era stato costretto dalla famiglia a partecipare, motivo per cui si aspettava poca collaborazione da parte sua.
Portò poi lo sguardo nel letto accanto a quello del moro, dove c'era Wren Costin. Wren era un ventenne molto alto, con dei lunghi capelli biondi e due occhi verde smeraldo. Dalla carnagione aveva intuito che dovesse trattarsi di un abitante del nord Canada, cosa che confermò controllando nella scheda. Il suo disturbo era il disturbo del sonno, che comportava ad allucinazione nelle quali il ragazzo pensava di essere circondato da alieni. I suoi genitori, esasperati dopo l'ennesima visione da lui avuta, lo aveva costretto a partecipare all'esperimento nella speranza di poterlo guarire.
Blaineley non aveva ben chiaro come trattarlo, perciò si limitò a passare avanti con la speculazione del "cast". Nel letto alla sinistra del suo c'era Jake King, diciassettenne dai capelli corti castani e dagli occhi verdi. Il suo fisico era piuttosto asciutto, così come lo era la sua scheda dei dati. Soffriva di disturbo narcisistico della personalità, una patologia che lo portava a voler essere per forza superiore a qualsiasi altro, ed aveva deciso lui stesso di partecipare all'esperimento.
La bionda ebbe qualche problema nel capire il perché di questa sua scelta, inizialmente pensò fosse dovuto al sostentamento che aveva offerto alle cavie, ma, visto che era stato tolto, non riuscì a trovare una risposta.
Passò poi lo sguardo verso James Grey. Lui e sua sorella erano quelli che più le interessavano. James era un ragazzo magro, dai folti capelli biondi e dagli occhi blu mare. I genitori adottivi dei due, rimasti orfani precocemente, li avevano mandati da lei nella speranza che riuscisse a capire cosa non andasse in loro. All'apparenza sembravano dei normali adolescenti, eppure, secondo quanto sostenuto dai genitori, avevano delle tendenze piromani ed omicide che li colpivano senza un preciso motivo.
Blaineley, avendo finito di controllare la stanza dei maschi, portò lo sguardo verso il televisore che proiettava ciò che stava succedendo nella camera delle femmine. Le quattro cavie erano già in piedi e si stavano guardando intorno.
Identificò subito Charlene Grey, la gemella di James, e provò a squadrarla da cima a fondo. Anche lei era piuttosto gracile ed aveva i capelli biondi, lunghi fino alle spalle, e due occhi blu. Era molto simile al fratello, eccezion fatta per l'espressione vispa perennemente stampata sul suo volto.
Lo sguardo le cadde poi su Linda Ivanov, una ventenne di origini russe che per poco non le fece prendere un infarto. Aveva dei lunghi capelli rossi, con una frangetta a coprirle la fronte, e due occhi grigi quasi ipnotici. La cosa che spaventò la bionda non fu il suo aspetto, magro ma formoso, bensì i tatuaggi sul suo volto, ne aveva ben due: un cuore spezzato sotto l'occhio destro e una scritta sulla tempia, che però da quell'angolatura non riusciva a leggere.
La rossa soffriva di bipolarismo e di sua iniziativa aveva scelto di aderire al progetto.
Affianco a lei c'era Ginevra McPherson, che era la più grande del cast avendo venticinque anni. Era una ragazza di bell'aspetto, formosa, con dei capelli marroni lunghi fino alle spalle e gli occhi azzurri.
La patologia che l'affliggeva era la sindrome di Stoccolma. Blaineley conosceva già quella malattia, essendo psicologa da molto tempo. La polizia le aveva chiesto di verificare più volte se tale sindrome esistesse.
Il motivo per cui Ginevra ne soffriva era piuttosto particolare: in gioventù era stata rapida da un uomo, che era stato poi trovato ed ucciso dalla polizia dieci anni dopo, e che lei riteneva essere il suo salvatore ed unica persona che la capisse. Nonostante Blaineley sapesse che la sindrome di Stoccolma non fosse una malattia riconosciuta dalla comunità scientifica, decise di catalogarla così per convenienza.
Inoltre era stata lei stessa a volerla fortemente, così da poterla studiare con attenzione.
L'ultima ragazza rimasta era Nikita Zeitev, un'altra minorenne, aveva diciassette anni, dall'aspetto piuttosto particolare. A primo impatto le sembrò una di quelle donne dipinte nei quadri rinascimentali, tanto che faticò nell'osservarla attentamente.
Aveva una carnagione pallida, che metteva in risalta i suoi capelli castani, lunghi fino a metà schiena, e i suoi occhi color ambra di un tendente al marrone chiaro. Giudicandola solo dal suo aspetto, avrebbe scommesso tutto ciò in suo possesso che quella ragazza doveva avere una qualcosa di brutale. Riusciva ad intuirlo soltanto guardandola negli occhi.
Dette una rapida occhiata ai suoi documenti e si rese conto di avere ragione. Nikita soffriva di ben due patologie, il che la rendeva una cavia piuttosto interessante. La prima era la sindrome di Amok, una rara sindrome che porta le persone ad istinti omicidi verso chiunque, e che poi aveva portato la ragazza, per colpa dei genitori, a sviluppare un'anedonia, ovvero l'incapacità di provare qualunque tipo di piacere o dolore. Era stata lei, assieme alla complicità dei genitori, a proporsi per l'esperimento.
Blaineley accennò ad un lieve sorriso. Poteva ritenersi più che soddisfatta delle cavie che aveva ottenuto. Non vedeva l'ora che tutti loro entrassero in contatto, così da poter iniziare le loro ricerche. Per il momento decise di tenerli segregati nelle loro stanze per un po', giusto per capire come si sarebbero comportati fra di loro.
 
- Ehm... c'è qualcuno?- Jake bussò alla porta diverse volte, speranzoso che qualcuno gli rispondesse - Vorrei uscire da qui, se possibile.- continuò a colpirla fino a quando, dopo più di un minuto di silenzio, non si arrese. Sbuffò violentemente, poi si voltò verso i suoi compagni di stanza.
Nessuno di loro aveva accennato ad una mossa, anzi, erano rimasti fermi sui loro letti con la testa bassa verso il pavimento.
Approfittò di tutto quel silenzio per guardarsi intorno: la stanza era piuttosto grande, ma al suo interno c'erano solo quattro letti, posti lateralmente contro il muro, ed ognuno di essi aveva affianco un piccolo comodino. Il colore predominante era il bianco e non c'era nemmeno una finestra.
Eccezion fatta per la porta blu, l'intera stanza era completamente color neve. Jake si guardò scrutò tutto con estrema attenzione poi, stufo di quel silenzio così poco rassicurante, rivolse la parola ai tre ragazzi.
- Scusate, qualcuno di voi sa come si esce?- domandò con un filo di voce. Solamente Wren alzò la testa e, col senno di poi, Jake sperò che non l'avesse mai fatto. Due grosse borse erano ben visibili sotto gli occhi del biondo, palesemente poco lucido. Quello non disse nulla, si limitò a squadrarlo da cima a fondo, provocandogli i brividi.
- Domanda stupida.- Kevin, tenendo la testa bassa, decise di dire la sua. Il castano si girò verso di lui, assumendo un'espressione non molto contenta. Fece per parlare, ma riuscì a tapparsi la bocca poco prima di farlo.
- Dove siamo?- finalmente Wren disse qualcosa, ripresosi da quell'attimo di confusione che lo aveva colpito. Il biondo iniziò a guardarsi intorno con fare maniacale, alla ricerca di un qualcosa che, con tutta probabilità, non era in quella stanza. Si portò più volte le mani alla testa, come se avesse un tic nervoso, fino a quando, esasperato, non si gettò sul letto di peso.
- Che ti prende? Tutto bene?- Jake provò ad avvicinarsi ma Wren si alzò di scatto, spaventandolo.
- Dov'è il mio cappello?- lentamente iniziò a muoversi verso il castano, che indietreggiò senza nemmeno pensarci.
- Non... lo so. - Jake esitò, ma ben presto la paura prese il sopravvento e tutto ciò che poté fare fu allontanarsi da lui il più possibile.
- Charlene? Charlene, sei qui? Rispondimi, per favore.- anche James parlò, seppur in maniera più che estranea all'argomento trattato. Si alzò in piedi e, ignorando gli altri tre, iniziò a poggiare l'orecchio destro contro le mura per cercare di sentire cosa accadesse fuori dalla stanza.
- Siamo in una specie di manicomio, no?- a risolvere i dubbi del gruppetto di pensò Kevin, sempre con la testa rivolta verso il basso. Tutti si voltarono verso di lui e lo guardarono gli occhi leggermente spalancati.
- Mia madre mi aveva parlato di un qualcosa del genere.- James scosse la testa in segno d'assenso, poi accarezzò un muro con una mano assumendo un'espressione triste - Speriamo che lei stia bene...-
- Sì, questo lo sapevo. La vera domanda è come facciamo ad uscire da qui.- Jake, che sembrava l'unico ad avere fretta di uscire, si avvicinò nuovamente alla porta e provò a bussare ancora, ma non riuscì a risolvere nulla.
- Non ci resta che aspettare.- Kevin non poté far altro che alzare le spalle e rimanere immobile a guardare il lenzuolo. Esse erano di un bianco crema, come il cuscino, differente rispetto alle mura. Inoltre si rese conto che addosso non aveva i vestiti con cui era andato al Centro di Ricerca, bensì una camicia e dei pantaloni celesti, così come tutti gli altri nella stanza.
- Se resto qua verranno a prendermi... no, no, no, non posso permettere che succeda. Dobbiamo uscire. Devo uscire.- Wren si alzò in piedi e si diresse verso la porta con irruenza. Subito Jake si spostò, spaventato dai modi di fare del biondo. Iniziò a colpire il rettangolo blu con forza, senza però accennare a duna parola.
- Loro chi?- James inclinò leggermente la testa, quasi come se avesse il suo stesso presentimento.
- Gli alieni.- le parole del biondo vennero seguite da una venti di secondi di silenzio generale, che venne poi interrotto da una risata soffocata da parte di Kevin. I tre si voltarono verso di lui e lo guardarono mentre cercava in tutti i modi di trattenersi.
- Scusate, scusate.- aggiunse poi, provando a tapparsi la bocca con le mani.
- Hai qualche problema?- Wren balbettò leggermente, dopodiché di girò verso di lui - Ripeto, hai qualche problema? No, perché mi è sembrato di capire che trovi la situazione divertente.- il respiro del biondo iniziò a farsi sempre più forte e pesante. Il moro boccheggiò qualcosa, poi portò nuovamente la testa verso il basso.
- Mi spiace, sono stato inopportuno.- non gli piaceva discutere, quindi si limitò a scusarsi frettolosamente per poi tornare ad isolarsi completamente.
- Ci devi pensare prima quando fai certe cose. - Wren, tremante, iniziò ad andargli contro in maniera tutt'altro che socievole e ciò costrinse il moro a stare sull'attenti.
- Ti ho già chiesto scusa. Non voglio problemi.- non lo guardò in volto, si limitò a parlare con un filo di voce tenendo d'occhio ogni singolo passo dell'altro.
- Non mi basta.- ormai Wren era a pochi centimetri dal suo volto e Kevin riusciva a sentire il suo respiro sulla pelle. Jake e James erano immobili, a qualche passo da loro, e non avevano nemmeno intenzione di intromettersi.
Kevin, in un ultimo tentativo di evitare di passare alla mani, provò a scusarsi ancora, ma un rumore assordante gli impedì di farlo. I quattro si girarono contemporaneamente e si accorsero che la porta si era aperta.
 
- Possibile che non ci sia un'altra via d'uscita?- Charlene si stava guardando in giro da più di dieci minuti, eppure non aveva trovato alcun modo per uscire dalla stanza. Solo la grossa porta rosa sembrava collegare con l'esterno, però era chiusa.
Quattro letti, quattro comodini e quattro ragazze. Questo tutto ciò che era presente all'interno di quelle mura, prive anche di una finestra.
- No, a quanto pare dobbiamo aspettare che aprano la porta.- Linda tornò a sedere sul letto, conscia che avrebbe dovuto soltanto aspettare. Si morse un labbro, notando che i piercing le erano stati rimossi.
- Beh, non che ci sia altra scelta.- la bionda si avvicinò alla porta e provò a bussare, ma non ricevette risposta. Non avrebbe avuto problemi a restare là, l'unico problema era Ginevra che, da più di un quarto d'ora, si stava lamentando come un'ossessa.
- Dov'è Freddy?- la stessa domanda, alternata ad intervalli di circa due minuti l'una, ripetuta in continuazione, al punto che le sue tre compagne di stanza erano già stufe.
- Si può sapere chi è questo Freddy?- Linda si girò verso di lei e, alzando la voce, provò a capire cosa avesse da lamentarsi in quel modo. Tutte loro avrebbero voluto capirlo ma, chi per riservatezza e chi per menefreghismo, avevano aspettato fino a quel momento senza fare nulla.
- Mio marito. Il mio Federick. Dov'è?- Ginevra puntò i suoi occhi azzurri prima su Charlene, poi su Linda. Le due si guardarono per qualche secondo, fino a quando una delle due non decise di provare a parlarle.
- Non è qui. Siamo in un istituto di riabilitazione.- Charlene le si avvicinò e si mise a sedere sul letto affianco a lei. Le prese una mano e la strinse leggermente, nella speranza di darle forza.
- Ma io devo aiutarlo... lui è innocente, se non vado subito lì loro...- la castana si dimenò e portò entrambe le mani sulle tempie per cercare di calmarsi. Si gettò con la schiena sul letto ed iniziò a piangere e a respirare affannosamente, portando le due a preoccuparsi. Entrambe si precipitarono verso di lei per aiutarla.
- Oddio, che hai? Ti senti bene?- Linda le toccò il collo per controllare se c'era battito, mentre Charlene provò a farla rinsanire con dei leggeri schiaffetti in volto.
- Ehi, tu, aiutaci.- la bionda si volto verso Nikita, rimasta fino a quel momento seduta sul suo letto con le gambe incrociate ed in completo silenzio.
- Non sono una dottoressa.- le disse la castana, senza nemmeno muoversi da lì.
- Ma che cazzo stai dicendo? Abbiamo bisogno di una mano. - Linda, nel panico più totale, la guardò con rabbia, mentre tastava il polso di Ginevra per controllare le sue condizioni.
- Ripeto, non sono una dottoressa. Lasciatela stare, fra poco si riprenderà. E poi se dovesse sentirsi veramente male verrebbero qui dei dottori. Vi ricordo che siamo sotto sorveglianza.- liquidò la sua richiesta con quelle parole, per poi portare gli occhi verso i suoi piedi. Tutte loro stavano indossando una camicetta rosa ed un paio di pantaloni del medesimo colore, e da ciò intuì che c'era qualcosa che non andava.
Perché avrebbero dovuto addormentarli e poi cambiarli? Decise di non perdersi troppo in speculazioni, anche perché in quel momento aveva delle distrazione che non le permettevano di pensare con calma.
Dopo qualche minuto, come detto da Nikita, Ginevra tornò a respirare normalmente e, pochi attimi dopo, si tirò su con la schiena. Linda e Charlene si allontanarono, per permetterle di respirare meglio, mentre la guardavano con delle espressioni preoccupate.
- Visto? Che vi avevo detto?- aggiunse, quasi sottovoce, per poi tornare a farsi i fatti suoi.
Linda avrebbe voluto risponderle a tono, ma in quel momento sentirono un rumore acuto seguito da un forte "click" proveniente dalla porta. La serratura era scattata ed avevano quindi la possibilità di uscire da lì. Le quattro si guardarono per qualche secondo, fino a quando Ginevra non si alzò dal letto e, senza dire nulla, prese a corsa verso il corridoio.
 
 
 
 
ANGOLO AUTORE:
Il primo capitolo. È sempre una liberazione scriverlo, perché da ciò inizia tutto. Lo si può definire il fulcro di una storia ad OC.
Avendone scritte tante ne so qualcosa. Solitamente e, parlo per esperienza personale, i primi capitoli sono i più difficili da scrivere, perché non si conoscono i personaggi e si fa fatica ad avere delle belle idee da utilizzare.
Devo ammettere che il cast che mi è arrivato è diverso da come me lo aspettavo. Sono abituato ad avere assassini, ragazzi schizzati e personaggi cupi, mentre questo cast è... normale, in senso positivo ovviamente.
Non ci sono killer rinomati, non ci sono patologie complesse. È tutto così... semplice. E fatemelo dire, preferisco di gran lunga così. In questo modo ho la possibilità di spaziare al cento per cento con i vari personaggi e di fare tutte le "prove" e gli "esperimenti" di cui ho bisogno, senza essere incatenato da obblighi.
Bravi tutti, davvero. L'unico problema sarà farli relazionare, perché la maggior parte di loro sono molto introversi. Quindi mi permetterò, scusatemi in anticipo, di forzare leggermente alcuni dei loro comportamenti. Ah, ne manca ancora uno che, per varie motivazioni, farà la sua comparsa nel capitolo due.
Adesso passiamo alle cose importanti: chi è Ace?
Probabilmente molti di voi se lo staranno chiedendo, e anche giustamente, quindi mi pare giusto darvi una risposta. Ace White è un OC della storia Totale Drama: Jager, che è ambientata nello stesso universo narrativo di Cure Project. Come ho già detto nel prologo, alcuni personaggi di TDJ ritorneranno (anche se non tutti), ma non preoccupatevi, non avrete bisogno di leggere la storia.
Diciamo che leggendola avreste modo di sapere i loro background, che comunque non sono indispensabili. Se volete sapere di più su Ace (o su altri dettagli della storia) basta chiedere, vi farò un mega riassuntone così che possiate bene o male capire di chi si tratta e cosa fa.
Il giorno di pubblicazione dei capitoli ancora non lo so, ma molto probabilmente sarà uno fra sabato e domenica. Cavoli, ho un sacco di lavoro da fare! Fra "The Getaway", che conta la bellezza di 30 capitoli, e questa nuova storia sarà molto occupato. Beh, sempre meglio per il fandom, più storie ci sono e meglio è, giusto?
Vi ringrazio per aver letto il primo capitolo e, come al solito, ci vediamo al prossimo ;-)
   
 
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