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Autore: shira21    07/05/2019    0 recensioni
Due donne diverse ma entrambe impaurite dall'amore: Bianca, con un matrimonio fallito alle spalle, fa fatica a lasciarsi andare con gli uomini e Dalila nella sua breve vita ha collezionato più delusioni che gioie.
Complice un incontro casuale e una richiesta d'amicizia su Facebook, Bianca e Dalila si avvicinano sempre più fino a quando l'attrazione sboccia tra loro. Ma, per avere un futuro insieme, dovranno lasciarsi alle spalle le loro paure.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Sento un groppo in gola mentre spengo la macchina sotto casa mia; piombo nel buio e sento che alla fine, allo spegnersi dell'ultima luce, anche le mie barriere crollano: alcune lacrime mi scivolano sul volto e il respiro mi si spezza in un singhiozzo. Incapace di fermare i tremiti, nascondo il viso tra le mani, appoggiata contro il volante, rannicchiata in qualche modo su me stessa e alla ricerca di un po' di conforto. Mentre programmavo l'appuntamento pensavo di sapere quello che stavo facendo; ero certa, e in torto a quanto pare, di riuscire ad essere quell'aiuto di cui Bianca aveva bisogno senza farmi male. Stronzate perché stare con lei, toccarla e ridere con lei mi avevano fatto dimenticare chi ero io: un giro di prova. E quando me l'ero ricordata era stato doloroso, un pungo nello stomaco. Quindi eccomi qui, nascosta nella mia macchina a piangere perché ancora una volta non sono riuscita a proteggermi; eppure con tutta la merda che la vita mi ha gettato addosso ormai dovrei sapere come si fa.
Alla fine grazie al cielo le lacrime si esauriscono, lasciandomi spossata e solo un passo indietro rispetto al punto di rottura.
Tiro su il naso, cosa molto poco elegante, e mi asciugo con le dita le ultime lacrime ritardatarie.
Okay, va meglio.
No, non è vero ma facciamo finta che sia così.
Esco dalla macchina e salgo fino al mio appartamento, lenta come un condannato a morte. E rischio di scoppiare di nuovo a piangere quando Trilli mi si lancia letteralmente addosso; invece scivolo sul pavimento e l'abbraccio, la coccolo e lascio che il suo affetto sincero e puro si porti via tutto il dolore.
«Sono una stupida, piccola mia» lei mi guarda con quei suoi occhietti scuri e dopo un attimo mi da una leccata sulla guancia, strappandomi mio malgrado una risatina. La prendo in braccio e con delicatezza la poso sul letto e, mentre mi spoglio, le racconto l'appuntamento con Bianca. Chissà poi se è giusto chiamarlo così...
Trilli mi guarda con la testolina piegata di lato e questo suo atteggiamento, che sembra quasi mi stia davvero ascoltando e capendo, mi fa sentire un po' meno pazza. E un po' meno sola. Certo, potrei sempre chiamare Maddie: nonostante l'ora mi risponderebbe, anzi probabilmente verrebbe qui di corsa se si accorgesse che ho pianto, ma la verità è che in questo momento faccio fatica anche solo a spiegare le cose a Trilli, figuriamoci rispondere a delle domande.
Quasi avessi il pilota automatico, invece di mettermi la maglia che uso per dormire indosso una canottiera e dei pantaloncini e mi lascio cadere sul bordo del letto, di fronte allo specchio: non ho neanche bisogno di guardare per disfare la treccia e rifarne un altra, più stretta; è una cosa che ho fatto centinaia di volte in questi anni e che Trilli ormai associa all'uscire. Non ricordo neanche l'ultima volta che sono uscita di casa con i capelli sciolti.
Nonostante il pianto di prima, man mano che passano i minuti mi sento sempre più ansiosa ed agitata.
Cosa avrebbe fatto se l'avessi baciata?
Che sensazione avrebbe avuto la sua bocca contro la mia, il suo corpo contro il mio?
«Chissà ora cosa starà facendo...» mi mordo il labbro e Trilli si lascia sfuggire un abbaio tanto acuto da sembrare il verso di un topolino più che di un cane ma che io adoro comunque. «Va bene, va bene. La smetto» recupero la pettorina e gliela mostro «Corsetta?» E nonostante tutto, quando inizia a saltellare e abbaiare, mi metto a ridere. Le metto la pettorina e la bacio sul muso.
Scendiamo le scale con passo felpato, non è esattamente la prima volta che andiamo a correre nel pieno della notte, e mi aggiusto la cintura portaoggetti con dentro telefono, mini-torcia e un coltellino svizzero, mai usato ma che porto sempre con me da quando me l'ha regalato mio padre. Una volta fuori io e Trilli adottiamo la solita routine: lei mi guarda mentre riscaldo i muscoli e poi c'incamminiamo al parco qui vicino. Probabilmente è un comportamento irresponsabile il mio e da ragazza avrei sfogato tutto sulla pista da pattinaggio, possibilmente quella di ghiaccio, ma non posso più; inoltre chissà quando potrò rimettere i roller senza vedere Bianca muoversi con la stessa sicurezza di un cerbiatto appena nato o senza sentire nelle orecchie l'eco delle sue risate, a volte felici e a volte imbarazzate. No, per ora è meglio correre e sperare che la vita non mi riservi altre brutte sorprese.
Una volta giunte al parco le tolgo la pettorina e iniziamo a correre sul nostro percorso abituale, quasi 8 km e con quattro fontanelle nel caso una delle due debba re-idratatasi. Trilli inizia a correre davanti a me, ha le gambette corte ma corriamo insieme da quando era solo un cucciolo ed è abituata. Ed è anche abbastanza veloce e resistente ormai. Un po' come me.
Man mano che l'asfalto mi scivola sotto le suole, con i muscoli che si allungano e distendono, inizio a respirare per davvero; più corro e più sento i pensieri rimanere indietro, la mente che si svuota. Okay, ho una cotta quasi dolorosa per Bianca, lo accetto. E accetto anche il fatto che non potrò mai averla. Continuo a correre fino a quando non riesco più a neanche a ricordarmi perché ho pianto. Corro fino a quando Trilli non inizia a rallentare e trotterellare indietro verso di me.
«Brava bambina» le do una pacca sulla testolina e le apro da bere, una più ansimante dell'altra. Ecco perché adoro correre: è come fare sesso ma senza quella sensazione di nausea alla bocca dello stomaco. Solo le parti positive!
A distrarmi dalla mia scarica di endorfine è la vibrazione del telefono, alquanto insistente anche.
Lascio Trilli a riprendersi e mi siedo su una delle panchine; ho tre messaggi non letti, tutti e tre di Bianca.
    Bianca: Sei arrivata a casa sana e salva?
    Bianca: Grazie per la meravigliosa serata, non stavo così bene con qualcuno da molto tempo!
    Bianca: Dalila, mi sto iniziando a preoccupare... tutto ok?
I primi due messaggi sono di quasi un ora fa e mi scappa uno sbuffo: non li avevo proprio sentiti. Una parte di me, un po' cattiva forse, vorrebbe ignorarli e risponderle domani mattina ma tutto il resto del mio cervello, e del mio cuore, me lo impedisce: non riesco neanche a immaginare di farle del male.
    Dalila: Scusa se non ti ho risposto subito. Comunque sì, tutto okay
Medito se aggiungere una faccina e alla fine gliene mando una sorridente. Non le dico che sono andata fuori a correre o che sto tutto tranne che okay. La sua risposta arriva praticamente subito, neanche avesse aspettato tutto questo tempo con il telefono in mano.
    Bianca: E tra di noi è tutto ok?
Mi si mozza il respiro ed ecco di nuovo quella sensazione dolorosa al centro del petto eppure mi sforzo di comporre il messaggio.
    Dalila: Sì
Le lacrime che mi si bloccano di nuovo in gola ma stavolta le ricaccio giù, al loro posto. Metto due dita tra le labbra e fischio, dopo pochi secondi Trilli è di  nuovo al mio fianco. Abbiamo percorso quasi l'intero circuito ma stavolta le rimetto la pettorina e cammino piano. Non è che a casa ci stia aspettando qualcuno.

È già passata una settimana, giorno più o giorno meno se qualcuno contasse i giorni, da quando io e Bianca siamo uscite insieme ma, anche se massaggiamo ancora, non ci siamo più viste. Le volte che siamo state insieme si possono contare sulle dita di una sola mano, e senza usarla neanche tutta, eppure mi manca il suono della sua voce, il modo delizioso con cui gioca con la punta di quei suoi capelli biondi da angelo tentatore o anche solo il calore della sua pelle che mi attrae come una fiamma attrae una povera stupida falena. Quindi, per cercare di essere un po' più intelligente di quel povero insetto, ho ridotto le nostre conversazione all'osso e ogni volta che mi chiedeva di vederci le ho sempre risposto che dovevo lavorare o altre scuse simili. Non che non dovessi davvero andare al lavoro, l'affitto e le bollette non si pagano certo ad abbracci e sorrisi, ma diciamo che nella realtà avevo molto più tempo libero di quello che lasciavo intendere. La parte peggiore è mentirle, dirle che tra noi va tutto bene e che siamo amiche, quando quello che provo per lei non è amicizia. C'è anche quello ovvio solo che è mischiato a passione e l'istinto di proteggerla, persino da me.
Ma ora, mentre leggo per la milionesima volta il suo ultimo messaggio vorrei solo andare verso il muro e sbatterci contro la testa. Ripetutamente.
Sapevo che questo momento sarebbe giunto prima o poi; l'appuntamento di dieci giorni fa, perché sì li ho contati i giorni, serviva proprio a questo ma vederlo scritto nero su bianco fa male, persino più di quello che mi aspettavo.
    Bianca: Daniele mi ha chiesto di nuovo di uscire. Ho detto di sì...
Potrei recitarlo a memoria. Al contrario. Persino a testa in giù. Mi sono soffermata su ogni singola parola comprese le congiunzioni e la punteggiatura e nulla: questo messaggio mi fa venire voglia di andare a vomitare esattamente come quando l'ho ricevuto stamattina!
Visto quindi che non riesco a mettere da parte i miei sentimenti ed essere una buona amica, alla fine mi sono decisa e ho chiamato i rinforzi: ovvero una procace rossa tutta ricci e gentilezza ovvero la mia migliore amica. Al momento l'amica in questione sta leggendo tutti i messaggi, senza commentare se non qualche sorriso o qualche sbuffo.
«Hai finito?»
«Non è che se continui a chiedermelo leggo più velocemente» ma quando alza lo sguardo e mi guarda in volto la sua espressione si addolcisce, segno che devo essere messa davvero male. «Dammi un attimo, ho quasi finito.»
Annuisco e mi lascio di nuovo ricadere sul letto accanto a lei, con la schiena sul materasso e i piedi appoggiati al muro, vicino ad alcune citazioni, e i capelli rinchiusi in due chignon bassi che fanno un po' bambina.
La guardo con la coda dell'occhio, conosco le sue espressione persino meglio delle mie, cosa abbastanza normale visto che ci conosciamo da tutta la vita, ma è la prima volta che le vedo quest'espressione; sembra emozionata, commossa, felice e dispiaciuta tutto allo stesso tempo.
Quando appoggia il telefono sul materasso vorrei quasi schizzare in piedi, scrollarla o fare qualsiasi cosa che possa buttare fuori tutta l'energia che sto reprimendo dentro di me. Invece, mi limito ad aspettare e quasi cado dal letto quando mi prende la mano e, con ancora quella strana espressione, mi chiede «Ti sei innamorata?»
Stavolta balzo in piedi sul serio, beh più in ginocchio sopra il materasso ma l'idea è la stessa, e la fisso come se le fosse cresciuta una seconda testa «Fermafermaferma» lo dico talmente velocemente che praticamente invece che tre parole ne risulta una sola «nessuno ha mai parlato di» mi blocco e la parola successiva pare più sputata che detta «amore». Anche Maddie si tira su e scuote la testa, creando per qualche secondo una macchia color tiziano, «Lo sai che non è un insulto? Perché a sentire te lo sembra». La vedo che si trattiene dal ridere, so che lei è un inguaribile romantica ma lei sa che non esiste parola che mi faccia scappare più velocemente. «Perché... perché...» lei inarca un sopracciglio divertita ed io esplodo «mi piace, ho una cotta per lei e probabilmente sono più incastrata di quanto vorrei o dovrei. Ma non sono innamorata!» Non c'è nulla da fare: quella parola mi fa venire i brividi.
«Didi, fermati un secondo e prova a fare un respiro profondo». La guardo diffidente ma alla fine cedo e faccio come mi dice, cosa che in effetti rallenta un po' il battito terrorizzato del mio cuore.
«Okay, ora dimmi solo una cosa: se anche fosse che ti sei innamorata di lei, che sia il cosiddetto colpo di fulmine o che sia una cotta adolescenziale non dimenticata ma cresciuta... se anche fosse, sarebbe davvero così grave?»
Mi guarda con quei suoi occhi dolci e aspetta però io scuoto la testa «Non ci sarebbe nulla di male ma te l'ho detto: io non sono innamorata. E non solo perché non credo nei colpi di fulmine ma anche semplicemente perché non la conosco così bene da poter dire che la amo.»
Maddie fa per ribattere, la vedo pronta a dare battaglia per farmi capire il suo punto di vista e invece alla fine annuisce e sorride «Okay. Allora facciamo finta che non ho detto niente. Tu cosa ti senti di fare?»
La guardo un altro po' dubbiosa, la conosco quanto lei conosce me e sappiamo entrambe che nessuna delle due dimenticherà quello che ha detto; dall'altro canto sono brava a far finta di non vedere quello che non voglio vedere.
«Vorrei fare la buona amica, fare quello che potrebbe aiutarla di più» il sorriso di Maddie si allarga e mi passa il telefono. «Allora rispondile, informati e se serve offriti come spalla».
Afferro il mio cellulare come se fosse un mostro pericoloso e sposto lo sguardo da lui alla mia amica. «Sei sicura?» Maddie annuisce talmente tanto che per un attimo mi ricorda quei cagnolini da mettere sul cruscotto e mi sale una risatina.
«Va bene... in fondo, cosa ho da perdere?» Guardo la mia amica e alzo una mano «Era una domanda retorica, non voglio saperlo davvero».
Ci guardiamo e alla fine faccio un respiro profondo. Una piccola bugia bianca in fondo non è proprio una bugia.
    Dalila: Wow, sono felice per te... alla fine si è deciso. Se ti serve un consiglio, una spalla o anche solo un amica con cui parlare io sono qui
Prima di mandarlo lo faccio leggere a Maddie che da la sua approvazione. «Okay, allora non ci resta che aspettare la risposta...»
Maddalena si stende di nuovo e io mi sdraio con la testa sulla sua pancia e con la mano libera accarezzo il pelo di Trilli. «Sai, stavo pensando di prendere un cane anche io» giro leggermente la testa e credo che più che un sorriso mi sia uscito un piccolo ghigno «Mattia non era contrario?»
Maddie mette su il broncio, una cosa adorabile che mi fa venire voglia di stringerle le guanciotte, e borbotta «Ha dovuto scegliere... e ha scelto che in fondo un cane gli va bene!»
«Scegliere tra cosa?»
«Avere un cane o avere un figlio». Lei lo dice con la massima tranquillità ma io praticamente scatto in piedi, l'espressione che in un altro momento sarebbe parsa comica «Un figlio? Sei...?»
Ci mette un attimo a capire ma quando lo fa vedo un lampo di dolore passarle negli occhi «Oddio no. Ne stavamo solo parlando» fa per prendermi la mano ma mi ritraggo «Davvero?»
«Dalila! Sei la mia migliore amica, mia sorella: se fossi incinta te l'avrei già detto.» Alla fine riesce ad agguantarmi e mi ritira sul letto «Anzi, Mattia sa che probabilmente lo direi prima a te che a lui».
La guardo negli occhi ancora qualche secondo prima di abbracciarla forte «Saresti un ottima madre».
La sento deglutire a vuoto e un "anche tu" che normalmente verrebbe spontaneo aleggia nell'aria.
A spezzare il momento, che si stava facendo sempre più tragico dal mio punto di vista, è la suoneria dei messaggi.
«Leggilo tu per prima» Maddie mi guarda come fossi pazza ma lo fa. Quando ha finito me lo passa senza dire nulla.
    Bianca: Grazie. Mamma mia, sono agitata e avere la mia amica accanto mi farebbe piacere!
«Non ho intenzione di fare il terzo incomodo con la donna per cui ho una cotta e un tipo che non conosco ma già detesto!»
Maddie scoppia a ridere e mi strappa il telefono dalle mani, digitando in tutta fretta, prima di ripassarmelo.
    Dalila: Certo che sono al tuo fianco: le amiche servono a questo! Ma mica posso fare da terzo incomodo ;D
Prima di ripensarci lo invio così come l'ha scritto e la risposta di Bianca è praticamente istantanea.
    Bianca: ahahah giuro, niente terzo incomodo. Ma mi ha invitata nel ristorante di un albergo in città, un posto abbastanza costoso, ma quando ho accettato non lo sapevo... non vorrei pensasse che andrei a letto con lui...
«Quel bastardo!» Maddie, che sta leggendo da sopra la mia spalla, annuisce aggiunge «Subdolo!» Nel frattempo Bianca mi ha mandato il nome dell'albergo, un posto che conosco abbastanza bene dal mio passato. E infatti Maddie fa un fischio «È entrato nel tuo territorio di caccia». Le do un colpetto sulla gamba «Non lo è più da parecchio, ti ricordo».
Maddie mi da un bacio sulla guancia «Hai ragione, scusa. Cosa le rispondi?» Ma io sto già scrivendo.
    Dalila: Beh, posso farti da cuscinetto di salvataggio. Io me ne sto al bar e, se te ne vuoi andare, basta che vieni da me.
«Stai rischiando» la voce di Maddie rispecchia i miei pensieri ma ormai è fatta, visto che Bianca mi risponde con un "Grazie mille" e un sacco di faccine felici.
«Cosa ci posso fare: mi piace il rischio» provo a dirlo con voce spavalda ma nessuna delle due ci crede. Per cui la scaccio dal letto «Su dai... torna dal tuo maritino, io mi devo preparare per il lavoro!»
Come ho detto io e Maddie ci conosciamo meglio di chiunque altro per questo non dice altro ma si rimette le scarpe e mi da solo un bacio sulla fronte: sa che ho bisogno di stare da sola e pensare a che enorme sbaglio ho fatto.
   
 
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