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Autore: Jo The Strange    09/05/2019    5 recensioni
[BrianxChrissie]
Chrissie rimase interdetta nel vedere il ragazzo riccio salutarla con un cenno e proseguire per la sua strada: lei si era presa la briga di fare la prima mossa, attraversare tutto il campus per incontrarlo e lui la ripagava così?
“Certo che sei proprio un tipo bizzarro, Brian May” pensò Chrissie, prima di fare dietrofront e ritornare sui suoi passi "Ma adoro le persone bizzarre"
Genere: Sentimentale, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brian May, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 19: California Dreamin’



2 Febbraio 1972


Brian bussò alla porta dell’appartamento di Freddie e pochi istanti dopo il ragazzo Parsi gli aprì, sfoderando un sorriso a trentadue denti: -Finalmente, tesoro. Aspettavamo solo te –

-Scusatemi, mi hanno trattenuto a scuola più del previsto – si giustificò il riccio, raggiungendo i suoi amici nel salotto/cucina dell’appartamento.

-Alla buon’ora, Professor May – lo punzecchiò Roger, candidamente spaparanzato su un divanetto malridotto -Hai trovato una bella insegnante con cui darci dentro? –

Brian alzò gli occhi al cielo, fingendo di non aver sentito. Da quando il professor Lovell gli aveva trovato quel posto di lavoro come supplente di matematica e fisica in una scuola media, il suo migliore amico non aveva fatto altro che infastidirlo con battutine oscene e inopportune.

-Questa è vecchia, Rog, me l’hai già ripetuta tre o quattro volte – ribatté il ricciolo, senza scomporsi -Stai perdendo colpi, vecchio mio –

-E tu lavori troppo – ribatté il biondo.

-Almeno lui lavora in modo serio – s’intromise John, alzando la voce -Tu dovresti mettere più impegno nello studio se vuoi ottenere quella laurea in biologia entro la fine dell’anno –

Roger rimase spiazzato dal tono dell’amico. Solitamente il bassista era un tipo estremamente pacato che si intrometteva raramente nei battibecchi altrui, eppure questa volta non ci aveva pensato un secondo di più a tirare fuori la voce.

-Piantala Deacy, ho tutto sotto controllo con la laurea – sbuffò il biondino, accendendosi una sigaretta -Entro dicembre avrò in mano quella fottuta pergamena e me ne andrò via dall’Imperial College –

-Di questo passo, la vedo dura – disse Brian, ridacchiando e beccandosi in faccia un cuscino.

Freddie riportò tutti sull’attenti battendo le mani e rientrando trionfalmente in salotto: -Bambini, non vi ho convocati qui per scannarvi ma per discutere di qualcosa di molto, molto importante –

Brian, Roger e John si guardarono straniti. Nessuno di loro aveva sentito aria di news sconvolgenti provenienti dal mondo del mercato discografico, perciò non avevano proprio idea di cosa stesse parlando il cantante.

-Ho trovato un modo super geniale per farci pubblicità e allo stesso tempo guadagnare qualcosa – asserì Freddie, gongolando.

Gli altri tre continuavano a non capire, mantenendo delle espressioni piuttosto interrogative sul viso.

-Non ti seguo, Freddie – ammise John, scuotendo la testa.

Il ragazzo Parsi schioccò le dita, afferrando dal tavolo della cucina un foglio di carta stropicciato -sopra al quale vi era lo schizzo a matita di una lunga strada e di una sorta di bancarella di vestiti in mezzo ad un mercato affollato di persone-  e lo porse ai compagni.

-Vuoi andare a suonare in un mercato? – domandò Brian, piuttosto confuso.

Freddie scosse la testa stizzito e ripose nuovamente il disegno sul tavolo: -Certo che no, bello mio. Io ho intenzione di aprire una bancarella nel mercatino di
Kensington Street. Quel posto è il cuore pulsante del mondo della moda, qui a Londra, ogni giorno viene frequentato da artisti di ogni genere e da personaggi famosi -

-Frena, frena, frena – borbottò Brian, per niente convinto -Cosa diavolo centriamo noi col mondo della moda? –

Freddie portò le mani sui fianchi, assumendo un’espressione sbigottita: -Cristo, Brian, mi deludi. Una mente eccelsa come la tua dovrebbe aver capito cosa intendo, no? –

Il ricciolo incrociò le braccia al petto, offeso. Quando Freddie si comportava in quel modo gli faceva venire voglia di prenderlo a schiaffi.

-Io credo di aver capito – s’intromise Roger, facendo un lungo tiro di sigaretta -Apriamo una bancarella a Kensington, ci facciamo notare tra gli avventori e in
breve tempo dovremmo riuscire a trovare qualche aggancio per sfondare nel mondo della musica, visto che la Trident non ci sta aiutando molto –

Freddie indicò il biondino con un gesto teatrale e gli fece un lungo applauso, stupendosi non poco che il suo amico fosse riuscito ad afferrare il concetto
prima di Brian.

-Credo ci siano due problemi fondamentali – asserì John, scettico -Primo: come la rimedi una bancarella? Secondo: cosa intendi vendere se a malapena noi abbiamo tre o quattro stracci con cui vestirci ogni giorno? –

Il ragazzo Parsi si sedette sul divanetto malconcio del soggiorno, accanto a Roger, e accavallò le gambe: -Sono contento che tu me l’abbia chiesto, Deacy caro. Punto primo: la bancarella ce la fornirà Alan Mair. E’ un ragazzo di Glasgow che lavora in quell’ambiente già da un po’ di tempo e mi ha detto che possiamo tranquillamente aggregarci a lui. Punto secondo: per quanto riguarda la merce, io e Mary abbiamo trovato svariate cose carine in alcuni mercatini dell’usato che possiamo rivendere ad un buon prezzo. Alan lavora con la pelle, perciò può darci una mano a migliorare la qualità dei prodotti. Allora, cosa ne pensate? –

Brian lanciò un’occhiata poco convinta a John, il quale rispose allo stesso modo. L’idea di Freddie pareva a entrambi parecchio ridicola: loro non erano dei commercianti, erano musicisti. Trascorrere del tempo a Kensington cercando di attirare l’attenzione di qualche personaggio influente non era esattamente il modo in cui il ricciolo desiderava sfondare nel mondo della musica.

-Non lo so, Freddie… - farfugliò John -Questa cosa non mi ispira per niente. Ci sono altri modi per guadagnare dei soldi –

-Per esempio? – sbottò Freddie, piccato. Odiava essere contraddetto.

John fece spallucce: -Infiniti modi. Io, per esempio, mi sentirei più a mio agio riparando qualche macchinario. Ho sentito che alla Trident cercano dei tecnici
per sistemare le nuove attrezzature. Preferirei di gran lunga lavorare in un posto del genere che in un mercatino super affollato. Non ho la stoffa del commerciante –

Freddie incassò il colpo e si rivolse al ricciolo senza degnare il povero John di una risposta: -E tu che ne pensi, Bri? –

Brian scosse la testa, incrociando le braccia al petto: -Io concordo con Deacy, Freddie. Nemmeno io me la sento di fare una cosa del genere. Per di più, ho già un lavoro. La scuola media mi paga abbastanza bene e non mi va di togliere altro tempo alla musica per fare qualcosa che non mi piace –

Freddie abbassò la testa, sconsolato. Quel progetto gli era sembrato una piccola miniera d’oro, un modo per fare qualche soldo divertendosi e senza sgobbare eppure i suoi amici gli avevano bocciato l’idea fin da subito: -La tua opinione, Rog? – domandò disperato, pregando che anche il batterista non lo liquidasse come John e Brian.

-Sai che ti dico, Fred? A me piace l’idea – esclamò il biondino -Al momento non ho un lavoro e non mi interessa di certo rinchiudermi in qualche laboratorio del cazzo ad analizzare campioni di sangue o quant’altro. Perciò, se ti basta anche un solo uomo, conta pure su di me –

In un secondo, un sorriso smagliante balenò nuovamente sul viso di Freddie, il quale si alzò dal divano saltellando e battendo le mani: -Oh Roger, sono così contento! Sono certo che non te ne pentirai. Insieme faremo un ottimo lavoro! Non vedo l’ora di dirlo ad Alan, sarà super felice anche lui–

-E voi due ve ne pentirete – aggiunse il biondino, indicando John e Brian.

I diretti interessati fecero spallucce, ben convinti della propria scelta.

-Vedi di non perderti nei meandri di quel mercatino, Rog – riprese Brian -Se non prendi la laurea entro fine anno, tua madre ti uccide –

Il biondino sbuffò: -In questo momento sembri tu mia madre… -

-Almeno verrete all’inaugurazione della bancarella? – domandò Freddie, in tono supplichevole -Si terrà il prossimo sabato. Sarebbe bello se suonaste qualche canzone mentre i clienti danno un’occhiata –

Vedendo l’aria titubante di Brian e John, Roger iniziò a supplicarli: -Dai, per favore, ragazzi. Solo questa volta –

Alla fine, cedettero entrambi e iniziarono a pensare a quali brani eseguire in quell’occasione. L’idea non piaceva molto a nessuno dei due, ma non avevano mai visto Freddie così infervorato per qualcosa che non fosse la musica. Era evidente che ci tenesse moltissimo.

-Ti dispiace se avviso anche Chrissie e Sheryl? – domandò Brian, alla fine -Credo che un paio di strumenti in più ci faranno comodo –

Freddie fece una smorfia, sollevando i pollici: -Certo caro, invitale pure. Più siamo meglio è! –

-Meraviglioso… - John pregò che quella tortura passasse in fretta.





12 Febbraio 1972

-Eddai, fate un sorriso – sogghignò Chrissie, rivolgendosi a Brian e John -Sembra che stiate andando ad un funerale –

I due ragazzi si lanciarono un’occhiata cupa. Dire che avevano voglia di presenziare all’apertura della bancarella di Freddie e Roger era una bugia. Per di più erano fermamente convinti che nessuno avrebbe preso mai sul serio dei musicisti che si esibivano ad un mercatino.

-Più o meno l’umore è quello – brontolò Brian, trascinandosi lentamente verso il Kensington Market.

Veronica si strinse al braccio di John, lasciandogli un bacio leggero sulla guancia: -Per un pomeriggio, pensate solo a divertirvi –

John fece roteare gli occhi. Mettersi a suonare a casaccio in un mercatino chiuso super affollato, in mezzo a gente che gridava e si spintonava non era proprio la sua idea di divertimento. Durante i concerti non gli dava per nulla fastidio sentire le persone gridare e cantare con loro le canzoni, anzi, più la folla
era grande più gli faceva piacere, tuttavia il fatto di ritrovarsi in mezzo a quella bolgia e in mezzo a quelle urla gli dava i brividi.

-Muoviamoci. Freddie ci darà per dispersi – asserì Chrissie, trascinando i ragazzi verso la stazione metro più vicina.

Dopo un breve viaggio, il quartetto si ritrovò sulla High Street, di fronte ad un enorme edificio a tre piani, all’entrata del quale troneggiava un’enorme scritta in ferro battuto che riportava il nome di “Kensington Market”.

Chrissie e Veronica corsero dentro non appena videro il casermone, lasciando indietro i due ragazzi. Emozionate, andarono immediatamente alla ricerca della bancarella dei loro amici, muovendosi tra decine e decine di piccoli stand accatastati gli uni di fianco agli altri. Alcuni erano così vicini da non riuscire nemmeno a capire dove terminasse uno e iniziasse l’altro.

Le ragazze continuarono la loro ricerca per qualche minuto, fino a quando, in un angolo più ampio e appartato, non trovarono la bancarella tanto agognata.

Era una bancarella piuttosto ampia, ricca di appendiabiti sui quali erano appesi decine e decine di capi coloratissimi. Su un tavolino erano appoggiati diversi scatoloni contenenti bigiotteria d’ogni tipo, da accessori semplici e fini a enormi pendagli super kitsch, simili a quelli che indossavano i ragazzi durante i loro concerti. Un’intera sezione della bancarella era dedicata a stivali e accessori realizzati in pelle, probabilmente – pensò Chrissie – realizzati da quel ragazzo che aveva accolto Freddie e gli altri nella sua bancarella.

Non appena il ragazzo Parsi si accorse di loro, iniziò a sbracciarsi, invitandole a raggiungerlo.

-Perdona il ritardo, Freddie – biascicò Chrissie, scusandosi e abbracciando l’amico -Come puoi immaginare, i bambini hanno fatto i capricci –

Il ragazzo si guardò intorno, alla ricerca dei suoi compagni: -E dove sono ora? –

Veronica alzò gli occhi al cielo: -Sono rimasti indietro. Arriveranno a momenti –

-Sarà meglio per loro – s’intromise Roger, sbucando dall’interno di un camerino improvvisato dietro alla bancarella -Altrimenti Brian ne vedrà di tutti i colori
fino alla fine dell’anno scolastico e Deacy verrà direttamente buttato fuori dalla band –

L’ultima affermazione terrorizzò Veronica a tal punto che Roger si sentì immediatamente in colpa per aver detto una cosa simile, anche solo per scherzo.

-Era una battuta, Vero… - tentò di giustificarsi il biondo, sentendo le occhiate assassine della bruna su di sé -Non dicevo per davvero –

-Sarà meglio per te –

-Dov’è Sheryl? – domandò Chrissie, cercando di smorzare la tensione.

Roger fece spallucce, indicando l’area circostante con una mano: -E’ andata a farsi un giro veloce tra le bancarelle con Mary, prima che arrivi la marmaglia –

La brunetta strabuzzò gli occhi per la sorpresa: -Con… Mary? –

-Già, assurdo – disse Roger, sghignazzando -Fino a poco tempo fa non si sopportavano ed ora si comportano come se fossero amicone da sempre… Siete strane voi ragazze, lo sapete? –

Chrissie annuì, ancora incredula: -Complicate, eccome… –

-Per lo meno, adesso non si lanceranno più frecciatine durante i vostri concerti – s’intromise Veronica, riscuotendo un consenso generale con la sua affermazione.

Stavano ancora chiacchierando animatamente quando Brian e John si presentarono alla bancarella di Freddie, sempre con un’espressione annoiata sul viso.

-Finalmente, tesori – li accolse Freddie, facendoli accomodare su dei pouf colorati e ricoperti di centrini in macramè -Avevamo paura che aveste cambiato idea e ci aveste abbandonati –

Brian sospirò, appoggiando a terra la custodia della sua chitarra: -Credimi, la tentazione era forte –

-Molto forte – rincarò John.

Freddie sbuffò, abbracciandoli entrambi: -Suvvia, smettetela di essere così melodrammatici e godetevi il pomeriggio in questo piccolo angolo di Paradiso –

-Più che Paradiso a me sembra un Inferno… - bofonchiò il ricciolo, iniziando ad accordare la sua chitarra acustica.

Udita l’ennesima lamentela, Chrissie raggiunse il suo ragazzo a grandi falcate e lo prese per un orecchio, proprio come fanno le mamme con i loro bambini: -
Brian Harold May, se sento ancora un’altra stronzata uscire dalla tua bocca ti metto in astinenza per un mese intero, sono stata abbastanza chiara? –

-CRISTALLINA, TESORO -



      

Dopo nemmeno un’ora dal loro arrivo, il Kensington Market aveva iniziato a riempirsi di gente: ovunque c’erano ragazzi che provavano vestiti, trattavano i prezzi degli accessori con i venditori o semplicemente di facevano un giro tra le bancarelle. Sebbene fuori fosse pieno inverno, all’interno del casermone l’aria era calda e accogliente come se fosse stata estate inoltrata, a tratti soffocante per via della grande folla.

Ad un certo punto arrivò anche Alan Mair, il vero proprietario della loro bancarella. Era un ragazzo alto e secco, dai capelli scuri e leggermente mossi. Aveva uno sguardo affascinante e un’aria carismatica, da vero negoziante.

Dopo il suo arrivo, la bancarella dei ragazzi fu letteralmente presa d’assalto. Evidentemente Freddie non aveva mentito quando aveva raccontato loro che
Alan era un veterano del mercatino di Kensington.

La gente iniziò a spintonare per accaparrarsi un capo della bancarella, travolgendo completamente gli attaccapanni e creando una lunga coda in direzione dell’unico camerino di prova.

Notando l’irritazione dipinta sui volti degli acquirenti per via della lunga attesa per il camerino, Chrissie ebbe una piccola idea. Senza dire niente a nessuno, si
avvicinò alla folla in coda e invitò tutti a sistemarsi intorno a lei, John, Brian e Sheryl.

-Mentre attendete il vostro turno per provare i vestiti, potete accomodarvi qui davanti e godervi un po’ di musica dal vivo – disse la brunetta, sfoggiando il suo
miglior sorriso -Suoniamo quello che volete! –

Annoiati per la coda ferma e stufi di stare in piedi, gli avventori della bancarella non ci pensarono due volte a radunarsi intorno ai quattro musicisti, seduti in terra o sui pouf colorati della bancarella.

-Ma che succede? – domandò John, piuttosto spiazzato.

Chrissie gli mimò un “Fa quello che faccio io” in labiale e imbracciò la sua chitarra acustica: -Allora, qualcuno ha delle richieste particolari? –

Una ragazza dai capelli corti e biondi alzò una mano: -Sapete suonare “California Dreamin’ ”?-

-Direi di sì – disse Chrissie, annuendo. Con un rapido cenno invitò i suoi amici a prepararsi a suonare e insieme iniziarono ad improvvisare una cover dei The Mamas & The Papas.

“All the leaves are brown (all the leaves are brown)
And the sky is grey (and the sky is grey)
I've been for a walk (I've been for a walk)
On a winter's day (on a winter's day)
I'd be safe and warm (I'd be safe and warm)
If I was in L.A. (if I was in L.A.)

California dreamin' (California dreamin')
On such a winter's day”

 

Al ritmo delle chitarre di Brian e Chrissie, del basso di John e del tamburello di Sheryl, i ragazzi in coda per il camerino dimenticarono momentaneamente i loro disagi e iniziarono a cantare insieme ai musicisti, dividendosi in voci maschili e femminili per il “botta e risposta” della canzone.

Sotto lo sguardo strabiliato di Freddie e Roger, la piccola esibizione dei loro amici iniziò ad attrarre numerose altre persone alla loro bancarella, incuriosite da quell’insolito spettacolo.

“Stopped into a church
I passed along the way
Well, I got down on my knees (got down on my knees)
And I pretend to pray (I pretend to pray)
You know the preacher like the cold (preacher like the cold)
He knows I'm gonna stay (knows I'm gonna stay)

California dreamin' (California dreamin')
On such a winter's day”

 
Quando finirono di suonare, un sonoro e lungo applauso travolse i quattro musicisti, invitandoli a suonare qualcos’altro. Ognuno alzava la mano proponendo la propria canzone preferita, l’ultimo pezzo che aveva sentito alla radio o qualche classico del rock ‘n’ roll, in un tripudio assordante di voci.

Chrissie gongolò nel vedere le espressioni soddisfatte sui visi di Brian e John, i quali, fino a poche ore prima, avevano reputato una stupidaggine esibirsi in un mercatino: -Siete dei maledetti testoni, voi due - gridò, cercando di sovrastare il rumore della folla -Se avessi qui la macchina fotografica vi farei vedere quanto cazzo state ridendo -

Brian e Roger alzarono le mani in segno di resa, riconoscendo il loro errore. Aveva ragione Chrissie: si erano divertiti un sacco. Avevano anche compreso che non era importante dove suonassero, la magia della musica li seguiva sempre e comunque.

Freddie e Roger osservarono quella scena estasiati, constatando quanta gente fosse riuscita ad attirare la musica dei loro amici.
-Direi che come inaugurazione ce la siamo cavata piuttosto bene, non credi? – domandò Freddie, retoricamente. Gli abiti sugli appendiabiti erano dimezzati e le scatole di bigiotteria erano state praticamente svuotate.
-Oh, assolutamente – concordò Roger, annuendo -Mi chiedo solo come faremo la prossima settimana senza quei quattro… -
 


Spazio Autrice:
E buonasera carissimi lettori!
Oggi segnamo definitivamente il record di ritardo, complimenti Jenny... 
A parte gli scherzi, vi chiedo scusa per i lmostruoso ritardo (oramai è giovedì, lol) ma venerdì ho un esame che mi sta letteralmente facendo impazzire e mi sta togliendo ogni momento libero, uffa.
Tralasciando il tutto, vi do il mio personale benvenuto nel 1972! Un anno abbastanza tranquillo per i nostri Queen, l'ultimo prima dell'inizio della loro effettiva carriera come band.
Questa settimana ho deciso di portare tra le pagine della mia storia un reale evento della storia dei Queen, ovvero il fatto che Roger e Freddie avessero una bancarella al Kensington Market di Londra insieme ad Alan Mair, in cui si dilettavano a vendere capi all'ultima moda e accessori di vario genere.
La canzone scelta per questo capitolo è "California Dreamin'" dei The Mamas & The Papas, brano sunshine pop del 1965. L'atmosfera calda della canzone mi ha fatto immaginare come ci si doveva sentire all'interno di questi piccoli mercatini, perciò ho deciso di fidarmi del mio istinto e di inserirla.
Visto che è già tardissimo non mi dilungherò più di tanto: come sempre, ringrazio tutti quelli che supportano questa storia, sia leggendo che recensendo. Davvero, siete delle persone speciali!
Vi aspetto la settimana prossima (magari ad un orario meno indecente) con un nuovo capitolo!
Un bacione,
                 Jenny

LINK PLAYLIST SPOTIFY:  
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