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Autore: armen66    09/05/2019    0 recensioni
[Bron Broen The bridge ]
Tre verbi che li definiscono
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~TROVA ME

In sala visite non ho niente da fare, mentre la guardia ti chiama dentro la prigione.
Chiama la mia donna, la mia collega, il mio amore.
Non avrei mai immaginato di essere di nuovo fedele dopo anni di abuso del mio corpo e del mio cuore.
Era una routine, in quelle notti ero solo una macchina programmata per il sesso.
Cambiava la casa, cambiava il letto, cambiava il corpo, dopo due ore me ne andavo per sempre.
Avevo le mie frasi standard per terminare la storia la mattina dopo, per mettere il numero nei contatti indesiderati.
Non tutte le volte trovavo una donna, difficile individuare prede snelle dai capelli scuri in  Danimarca e loro dovevano essere così. Avrei potuto chiedere a una professionista di indossare una parrucca, lo so, troppo sordida l'idea di tornare a casa con l'odore di sesso a pagamento. Come  se Alice potesse sentirlo su di me.
Poi sei arrivata  e in una notte mi hai ribaltato completamente.
È così squallido qui, il tavolo di legno con sedie economiche, la lampada e il letto stretto, solo un lenzuolo che copre il materasso. Cambiano il lenzuolo  dopo ogni visita – almeno lo spero - perché lo scopo del letto è ovvio e vedo come lo sporchiamo. Afferriamo l'occasione, qualunque sia il momento del mese per te. Non c'è tempo per carezze sotto la coperta che ci manca e tu non hai affatto voglia di riceverne.
Dopo, chiudo gli occhi per qualche attimo, sdraiato sulla schiena, respirando affannosamente, fingendo che siamo lontani,  da qualche parte, in vacanza in un posto stupendo, finché non ti rivesti e io devo andare via.
Io sto zitto, se parlo,  se esprimo un desiderio, se mi lascio andare, protestando contro questa assurda separazione forzata che dobbiamo sopportare, potresti rifiutare di rivedermi.
Prego di vederti ogni volta che vengo qui.
Quando non appari sulla porta, è sempre come una freccia che mi trapassa il cuore.
Il mio bisogno è così forte che non posso descriverlo, i pochi momenti assieme su questo letto sono l'unico modo in cui posso toccarti.
Ho rinunciato a stimolanti e pillole, non posso rinunciare a te.
Se solo potessi togliere la tristezza e il dolore dai tuoi occhi, vederti sorridere.
Se dovessero tagliarmi un dito della mano, il dolore sarebbe minore di perderti. Perché tu sei la mia unica ragione per stare lontano dalla droga.
Quando ho chiesto a Lillian di assegnarmi il caso Anker e lei mi ha guardato per qualche secondo, ho avuto il tempo di ripassare tutta la mia vita.
Non potevo farle capire  che tutta la mia esistenza dipendeva dalla sua risposta.
Ti ho lasciato credere che la decisione di portarti a casa me fosse tua, quella prima volta, la nostra prima notte. La tua intelligenza è così acuta da capire che voglio te, tutto di te, reclamando te dalla serie senza senso di volti, corpi e menti di donne  che ho incontrato durante sei lunghi anni di solitudine.
Sei diversa, sei forte e debole allo stesso tempo.
E tu sei mia, Dio, ho bisogno di te in un modo così disperato. Ho bisogno di queste ore di visita per vivere, per sentirmi vivo, per svegliarmi al mattino e andare a letto tutte le sere e lavorare di  giorno perché ho te.
Io leggo  dentro di te, non voglio ferirti quando mi lasci vedere frammenti di ricordi dolorosi tenuti accuratamente nascosti.
In fondo so che non mi appartieni, ironia e  tragedia della mia vita, vivo di nuovo in un'illusione d'amore. Forse,  se riflettessi meglio,  questo rapporto - paura di chiamarlo relazione, speranza di definirlo storia d'amore - non sarebbe  mai iniziata, o sarebbe solo sesso e non tutto questo consumante bisogno che mi brucia dentro.
Respiro due volte al mese, con te, non posso farci nulla.
Sto fermo, controllo le mie parole, per non spaventarti, per far si che ti  fidi di me. La mia promessa è trovare un modo per liberarti, sono egoista nel volerti,  è la mia vergogna e la mia gioia


 

   
 
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