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Autore: mar89giss93    09/05/2019    0 recensioni
Richard Smith, economista statunitense, torna a casa dopo aver passato una serata in un locale a luci rosse, "Elusive Seduction". Ossessionato da una donna di cui ha intravisto solo un tatuaggio, chiederà aiuto ad una psicologa che cercherà di distoglierlo da questa "seduzione sfuggente". Scoprirà chi si cela dietro il tatuaggio oppure continuerà a cadere nel peccato?
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ci siamo.
Alla fine, dopo tanti mesi, è giunta la resa dei conti.
Questa notte, dopo aver riempito quel foglio di tutte le mie emozioni, di tutte le domande che mi frullano nella testa, sono riuscito finalmente a chiudere occhio.
Ho scritto, nero su bianco, tutto ciò che provo per lei: di come fremevano le mie viscere al pensiero della donna dell’Elusive, di tutto ciò che mi provocava l’enigmatico sorriso di Juliet… Di tutto ciò che questa donna mi ha provocato fin dal primo istante.
Ed è come se aver messo su carta i miei pensieri, verso questo mistero di donna, mi abbia liberato da un enorme peso sullo stomaco.
Mi sento più leggero.

Tuttavia adesso è un altro il tipo di ansia che mi consuma, ovvero giocare finalmente a carte scoperte e farla finita con tutta questa messa in scena.
Finn ha ragione, ormai la bella Juliet non può più nascondersi, non può più sfuggirmi, ed ecco perché sono tornato ancora una volta qui.
Si, proprio nel posto in cui avevo giurato di non mettere mai più piede. 
Sono venuto meno al mio proposito solo ed esclusivamente per lei.
Ormai non so più da quanti minuti sto fissando il portone del palazzo in cui si trova lo studio della Banks.
Dopo aver comprato un mazzo di fiori, per la precisione rose bianche, una scelta che davvero non saprei spiegarmi, stringo nell’altra mano la lettera che ho scritto per lei e cerco di trovare il coraggio per entrare e consegnarla tra le sue mani.
Non posso scappare e sinceramente non voglio.
Sento che tutto questo potrebbe essere l’inizio di un qualcosa di bello, di forte, di positivo e non voglio lasciarmelo sfuggire tra le dita.

Vedo una ragazza uscire dal portone, subito colgo l’occasione per entrare senza citofonare.
Preferisco cogliere di sorpresa la mia bionda segretaria, non voglio darle l’opportunità di lasciarmi qui fuori a scongiurarla di lasciarmi entrare.
E poi chissà: l’effetto sorpresa potrebbe agevolarmi, in qualche modo!
Salgo lentamente le scale, quasi sento il cuore esplodermi nel petto.
Appena metto piede sul pianerottolo noto che la porta dello studio è aperta.
Tuttavia vedo chiaramente un’altra ragazza seduta alla scrivania riservata alla segretaria.
Non riesco a scorgere nessuna traccia di Juliet, vedo solo questa giovane ragazza dai capelli scuri e con un caschetto alla moda, seduta alla sua sedia.
Ma che sta succedendo?

Non perdo tempo, entro e mi fiondo davanti alla signorina. 
Quando si accorge della mia presenza, alza lo sguardo e mi chiede: “Buongiorno, mi dica!”
Con un sorriso degno del marchio di fabbrica Smith, appoggio la mano contenente la lettera alla scrivania e le chiedo: “Buongiorno a lei, cercavo la segretaria.” Si prendono più mosche con il miele che con l’aceto, mia nonna era solita dirmelo spesso.
Ma la ragazza non sembra tanto sveglia, purtroppo, e con un sorriso decisamente esagerato risponde: “Dica!”
Non ci sto capendo nulla. Non capisce la lingua o è solo stupida?
“No, guardi c’è un equivoco. Conosco bene la segretaria e, con tutto il rispetto signorina, devo dirle che so per certo che non è lei!”
Mi guarda come se fossi un folle.
In quale cavolo di situazione mi trovo? Juliet, dove cazzo sei?
Ad un tratto la vedo darsi uno scappellotto sulla fronte e dirmi: “Ah, capisco! Forse si riferisce alla segretaria che c’era prima!”
Prima? Prima di cosa? Cosa vuol dire? Decido di dare voce alle mie domande: “Come, prego? Prima di cosa?”
La vedo prendere da un cassetto della scrivania un foglio e dopo averci dato una veloce occhiata, mi risponde: “Cerca Juliet, giusto?”
Ah, ci siamo capiti finalmente! “Si, esattamente!”
Con un sorriso forzato dice: “Non lavora più qui, mi spiace!”
“Come non lavora più qui?” esclamo alzando il tono della voce. 
Subito mi rendo conto di aver esagerato. Questa ragazza non ha certamente nessuna colpa e alzare la voce come una ragazzina isterica non ha senso. Riprendo il controllo e subito le dico: “Mi dispiace signorina, sono stato sgarbato. Purtroppo non sapevo nulla e questa notizia mi coglie di sorpresa.”
Già, bella sorpresa mi hai fatto biondina! Maledizione!
Con un sorrisino di circostanza la moretta mi risponde: “Mi dispiace signore, purtroppo la signorina non lavora più qui. Ma se vuole può dire a me. C’è qualcosa che posso fare per lei?”
“No, si tratta di una faccenda privata!” dico arrossendo e cercando di nascondere, con scarsi risultati, i fiori dietro la mia schiena.
Allo stesso tempo vedo la nuova segretaria sporgersi dalla scrivania e poi dirmi, con un sorriso furbo stampato in faccia: “Ah capisco! Mi dispiace ma non so come aiutarla.” Sto facendo la figura di un emerito idiota.
Nemmeno un quindicenne in piena crisi ormonale si umilierebbe tanto.
Comunque ormai non posso tirarmi indietro e decido di fregarmene.
Sfacciato ma giocandomi la carta dell’espressione da cucciolo ferito, le chiedo: “Non saprebbe darmi un suo recapito?” Speriamo bene!
Con un piccolo broncio, la moretta risponde: “Guardi, io proprio non ne ho idea!” Ma dopo una manciata di secondi esclama gioiosa: “Posso chiedere alla dottoressa, se vuole!” Deve essersi appassionata la ragazza oppure le faccio pena.
Qualunque sia il motivo è meglio evitare ogni possibile contatto con la Banks.
Quasi senza rendermene conto esclamo: “No, ci mancherebbe solo questa!”
“Come dice prego?” 
Cazzo!! “No, no dicevo non si preoccupi. Anzi facciamo finta che questa conversazione non sia mai avvenuta. Non si preoccupi, farò da me!”
Con un’alzata di spalle mi risponde: “Come desidera, buona giornata!”
Sembra che la sua curiosità sia già scemata.
Che strana ragazza, chissà con quale criterio la Banks sceglie le sue segretarie.
Cordialmente le rispondo: “Grazie, anche a lei!”
Detto questo, giro i tacchi ed esco immediatamente dalla porta dell’ufficio.

Dopo solo qualche scalino, mi scontro con un ragazzino che porta al guinzaglio 5 cani.
Sono sulle scale insieme ad un adolescente preda dell’esuberanza dei suoi cari amici a 4 zampe.
Ci mancava solo questa!
Come se non bastasse il ragazzo sembra non avere nessun controllo sui cani che, mentre abbaiano, cercano di arrampicarsi come ossessi alle mie gambe. Il loro padrone, o probabilmente il loro dog-sitter, urla di smetterla ma non sembrano avere nessuna voglia di ascoltarlo.
Cazzo, ci manca solo che mi rompano i pantaloni e questa maledetta mattinata sarà completa!
Tra questo caos che sembra non avere fine, io e il ragazzo cerchiamo di scendere le ultime scale che ci restano, mentre sentiamo distintamente la voce di una donna che urla infuriata di smetterla con tutto questo baccano.
Ci mancava solo l’ennesima Wonder Woman del cazzo!
Finalmente, non so grazie a quale miracolo, riusciamo a completare la rampa di scale. I cani hanno perso finalmente interesse per me e per i miei pantaloni e cominciano a tirare il loro sfortunato accompagnatore verso l’esterno. Poveretto, non lo invidio affatto! 
Il malcapitato mentre cerca di domarli, esclama nella mia direzione: “Mi scusi signore, non volevo!”
Con il sorriso più finto che conosco rispondo: “No, non si preoccupi!”
Per fortuna sono andati via!
La sfiga mi perseguita non c’è altra spiegazione.
Cerco di ricompormi al meglio e finalmente esco dal portone dello stabile.

Faccio un profondo respiro per cercare di riprendere il filo dei miei pensieri.
E adesso cosa cazzo posso fare? Come posso rintracciarla? 
Forse potrei tornare nel bar in cui lavora la sua amica e chiedere di lei.
Magari la ragazza sa perfettamente dove diavolo si è cacciata quella streghetta che ha deciso di farmi impazzire scomparendo dalla circolazione.
Con questi pensieri comincio a percorrere la strada.
Devo allontanarmi da qui, non vorrei che mi vedesse la Banks o peggio che tornasse il ragazzino con tutti i cani al seguito.
Prendo dalla tasca il mio smartphone e chiamo Finn: devo assolutamente dirgli che la biondina mi è sfuggita, ancora una volta.

Mentre aspetto che il semaforo indichi ai pedoni di poter attraversare la strada, dopo un paio di squilli sento la voce di Finn, dall’altro capo del telefono, dirmi: “Pronto?”
“Finn, ha lasciato il lavoro!”
“Rich, articola la frase. Chi avrebbe lasciato il lavoro?” Effettivamente non ho dato al mio amico modo di capire la situazione.
Cerco di rimediare immediatamente: “Juliet, Finn! Ha lasciato il lavoro!”
Lo sento fischiare sonoramente e rispondermi poco dopo: “Cazzo! Amico, questo non me l’aspettavo!”
Mentre sono quasi arrivato all’altro capo della strada, rispondo: “Eh, dillo a me!”
Ad un tratto, mentre sono intento a girare l’angolo sento una voce di donna gridare a squarciagola: “Signore! Signore!”
Con la coda dell’occhio noto subito che la strana urlatrice è la nuova segretaria della Banks.
La ragazza è sul marciapiede dell’edificio e cerca di attirare l’attenzione di qualcuno, sventolando una busta di carta tra le mani. 
Subito la mia mente comincia a lavorare! Cazzo! Cazzo no!
Immediatamente mi rivolgo a Finn: “Amico, aspetta un attimo”
Mentre lo sento rispondermi affermativamente controllo velocemente nelle tasche della mia giacca e mi rendo conto che la mia supposizione è giusta.
Si può essere più idioti?
Ad alta voce esclamo: “Cazzo! La lettera!” Finn immediatamente risponde: “Rich, ma che dici?” 
“Scusa Finn, aspetta un minuto!”
Sono veramente un cazzone: ho lasciato la lettera per Juliet sulla scrivania della ragazza.
Ma dove cazzo ho la testa?
Devo recuperarla immediatamente!
Mentre torno sui miei passi, muovo le braccia come un indemoniato, cercando di far capire alla mia inconsapevole salvatrice che ho recepito forte e chiaro il suo messaggio.
Attraverso immediatamente la strada, trafelato senza guardare il semaforo.

Errore fatale.
Solo dopo pochi passi, quasi senza rendermene conto, mi sento sbalzare in aria, mentre il rumore assordante di un clacson riempie il mio cervello.
Sono a terra.
Sento l’asfalto duro e bollente sotto di me. 
Il telefono è lontano dal mio corpo ma sento distintamente la voce di Finn gridare il mio nome: “Rich!! Richard!! Che cazzo sta succedendo?? Richard rispondi, cazzo!”

Non vedo più nulla.
Non riesco a mettere a fuoco le immagini ma sento chiaramente la presenza di più persone intorno al mio corpo.
Una voce spaventata grida: “Oh mio Dio! Che cosa ho fatto?”

Qualcun altro la copre urlando: “Presto, chiamate un’ambulanza! Chiamate il 911! C’è un uomo a terra!”

Sento tutte queste voci che ronzano impazzite nella mia testa.
Non so più cosa è reale e cosa no. 
Sento una fitta allucinante trapassarmi il cervello e le forze pian piano mi stanno abbandonando.

Sto perdendo il contatto con la realtà e l’unico pensiero coerente è rivolto a te, Juliet. 
Vorrei parlarti.
Spiegarti.
Ascoltare la tua voce e la tua risata fresca da bambina. 
Juliet, mia Juliet vorrei… Vorrei tante cose ma il destino riserva sempre un conto da pagare. 
È il prezzo che si paga quando ci si avvicina così tanto al sole, al suo ammaliante calore.
Tuttavia è proprio grazie ad uno scherzo del destino che ci siamo trovati ed ora beffardo annienta ogni mia possibilità di poter arrivare a te.
Forse questo è l’unico finale possibile per una seduzione sfuggente
   
 
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