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Autore: alaal    09/05/2019    0 recensioni
Un allenatore assetato di potere, un Pokémon leggendario, una maledizione. La nostra storia non si incentra in questo incontro tra umano e Pokémon leggendario, ma gli effetti di questo scontro si ripercuotono nel futuro, a tre anni di distanza.
Recensite, per favore! Sono uno scrittore in erba, ogni commento (insulti compresi) č bene accetto! ^__^
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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l silenzio avvolse il primo piano del cimitero dei Pokémon come un sudario. L’atmosfera che accerchiava i Pokémon e lo stesso Terry, ancora incredulo di avere perso completamente di vista la figlia dei Ferguson, divenne ben presto quasi irrespirabile e pericolosa. La coda scintillante di Mareep, per un breve intervallo, si attenuň d’intensitŕ, e la pecora non riuscě piů a mantenere fissa l’energia impiegata per rischiarare l’ambiente ottenebrato. L’improvvisa sparizione di Laura ebbe la forza di gettare nel panico il gruppetto dei Pokémon che si era ritrovata nel vestibolo della Torre Pokémon. Quell’improvvisa foga e quelle grida… ora il ragazzo col pizzetto si trovava nei guai: doveva cercare oltre a Phil e Cleffa, anche Laura e Dratini, sparite tra le lapidi che si trovava davanti, quasi dissolte nel nulla. “Ora vai a spiegare agli altri che cosa č successo…” pensň Terry. Non doveva perdere altro tempo, Laura aveva bisogno d’immediato aiuto, avrebbe avuto bisogno d’assistenza, forse era caduta in terra e si era fatta male…

Terry incominciň a chiamare a gran voce il nome della figlia dei Ferguson, ignorando la crescente paura che iniziava a serpeggiare nel suo animo. I Pokémon, quasi paralizzati dal terrore, non osarono muovere un muscolo per partecipare al richiamo del ragazzo con le folte basette. Anche Sylveon e Altaria si accucciarono a terra e si appiattirono sul freddo pavimento di pietra, nell’attesa spasmodica che qualcosa dovesse accadere da un momento all’altro.

Terry: -Laura! Laura per favore, rispondi!- La sua voce echeggiava nel vestibolo della Torre Pokémon. Nessuna risposta, com’era facile prevedersi. Un brivido percorse la schiena del ragazzo con la giacca di pelle: che cosa diavolo era successo alla sua compagna? Non poteva tornare indietro a chiedere aiuto, Ash e Brock stavano ancora lottando contro quei pericolosi Ursaring. Il PokéGear era fuori uso in quel luogo e non poteva chiamare per mancanza di segnale. Decise di andare avanti, muovendo meccanicamente un passo dietro l’altro. I Pokémon lo guardarono in volto, inorriditi. Che intenzioni aveva l’allenatore? Voleva davvero avanzare da solo verso le lapidi? Terry osservň a sua volta tutti i Pokémon riuniti: Sylveon e Altaria, Weedle, Pidgey e Machop, Mareep, Geodude e Bulbasaur… quest’ultimo non smise per un momento di protestare e piangere tra le possenti braccia del Pokémon di roccia. Terry raccolse il Pokémon erba tra le sue braccia, inginocchiandosi, e quando tornň in posizione eretta lo cullň lentamente, nel tentativo di calmarlo.

Terry: -Forza, Bulbasaur… andrŕ tutto bene…- La sua vista fu catturata ben presto da un movimento in lontananza, tra le lapidi. Quel movimento rapido e quasi sfuggente era apparso in meno di un secondo… anche i Pokémon si accorsero di quello spostamento improvviso e drizzarono le orecchie in quella direzione, in allarme. Machop e Geodude, leggermente rinvigoriti e rincuorati di avere intravisto qualcosa muoversi in quell’area desolata, fecero un passo in avanti, ed ecco che il movimento era ancora piů vicino, spostandosi diagonalmente tra le lapidi, prima a destra, poi a sinistra, in maniera del tutto casuale. Terry aguzzň lo sguardo, perplesso. Mareep faceva abbastanza luce da potere vedere a qualche metro di distanza, ma quella figurina era cosě veloce da non poterla vedere in faccia. Che fosse Dratini, il Pokémon di Laura, di ritorno dal luogo in cui la sua allenatrice si era allontanata?

Terry, deglutendo per la crescente tensione che provava in quel momento, si decise nel fare un tentativo, e chiamň per nome Dratini. Non ottenne risposta, e la figurina improvvisamente si arrestň, nascondendosi dietro una lapide dalla forma semicircolare, leggermente dislocata sulla sinistra rispetto alla porta centrale dove Terry ed i Pokémon si trovavano ancora in quell'istante. Il ragazzo dalle folte basette, paventando qualcosa di grave accaduto alla sua compagna di viaggi, non riusciva a comprendere il comportamento ritroso del Pokémon drago, ammesso che quello dietro alla lapide fosse realmente Dratini. Il ragazzo decise di fare un altro passo in avanti, seguito a debita distanza dai Pokémon, guardinghi e pronti a sferrare attacchi contro qualsiasi cosa ci fosse stato dietro quella lapide semicircolare.

Terry: -Coraggio, Dratini… siamo noi, Terry e tutti i Pokémon… non avere paura, vieni fuori…- Non sapeva perché, ma qualcosa gli suggeriva che il Pokémon dietro quella lapide fosse veramente Dratini. O forse lo sperava con tutto il cuore, probabilmente l'illusione e la speranza di ritrovare immediatamente la figlia dei Ferguson si sovrapponevano alla possibilitŕ probabilistica di ritrovarsi davanti il Pokémon drago oggetto di ricerche. Improvvisamente, un forte colpo e un'improvvisa oscuritŕ aggredirono Terry ed i Pokémon alle spalle, e tutti insieme si voltarono spaventati, verso il portone principale che, per una cosa o per un'altra, si era richiuso, forse per una folata di vento (dentro il Cimitero c'era effettivamente un bel po' di vento gelido che soffiava, forse arrivando dalle finestre semichiuse dei piani superiori), forse per distrazione. Terry non si spaventň comunque piů del dovuto per il fatto: con la coda dell'occhio osservň Sylveon, ricordandosi che quest'ultimo poco prima aveva raccolto la chiave che era caduta all'interno dell'edificio e notň con sollievo che il suo Pokémon folletto aveva adagiato di fronte a sé la chiave. Con uno scatto fulmineo, il ragazzo dal giubbotto in pelle la raccolse e la adagiň in tasca, pronto per riutilizzarla piů tardi, e senza perdere ulteriore tempo si incamminň verso la lapide dove ancora il Pokémon intruso si nascondeva, seguito da Mareep, Altaria e Sylveon. Gli altri Pokémon, per non ritrovarsi indietro nella piů totale oscuritŕ, trotterellarono mezzo spauriti, ma ben decisi a non abbandonare i loro compagni.

Terry, nel frattempo, avanzň sempre piů lentamente e, estendendo le braccia in avanti, con i palmi delle mani aperti in alto, con chiare intenzioni concilianti, iniziň a parlare a bassa voce al Pokémon rannicchiato dietro la lapide. Non lo si poteva udire chiaramente, ma era evidente che stava piangendo e la tensione in quel momento era palpabile.

Terry: -Forza, Dratini, non hai niente da temere, ci sono qui io…- Ma, quando finalmente arrivň alla lapide semicircolare e fece il giro della costruzione (sulla lapide, ormai semi-cancellata del tempo, c'era scritto qualcosa di incomprensibile, visibile agli occhi di Terry solo per pochi secondi alla luce della coda di Mareep), il Pokémon che si aspettava non era assolutamente quello previsto. I tre Pokémon gemettero dallo stupore, compreso lo stesso Terry e gli altri Pokémon che erano sopraggiunti in quel momento.

No, quel Pokémon non era assolutamente Dratini.

Quel Pokémon… era Cleffa.

 

Laura non era assolutamente convinta di essere ancora viva. Tutto intorno a lei era buio, era ruzzolata in terra dopo essere scivolata dagli scalini di quella lapide semovente ed aveva sbattuto violentemente la spalla sinistra contro il terreno pietroso dei sotterranei. L'odore di muffa e di chiuso immediatamente la aggredirono e, cosciente di essere ancora intera, si rialzň a fatica, completamente all'oscuro. A tastoni cercň un appoggio con le mani, un muro, una parete, qualunque cosa che le permettesse di capire se quel luogo fosse stretto o largo. Alla sua destra trovň un muro di pietra, freddo come il ghiaccio. Dratini, accanto a lei, si era stretta attorno alla sua gamba non lasciando mai andare la sua allenatrice. Il buio pressoché totale era soffocante e Laura iniziň ben presto a perdere la poca luciditŕ che aveva accumulato nel tentativo di ricomporsi e capire dove diavolo si trovasse in quel momento. Era prigioniera dei sotterranei del cimitero dei Pokémon… chissŕ se si trovava nell'ossario principale. Non poteva tornare indietro, gli scalini che salivano dietro di lei portavano ad una piattaforma ormai diventata perfettamente ermetica e sigillata. Dratini gemeva e zirlava dalla paura, sia il Pokémon che Laura non avrebbero mai potuto neanche lontanamente immaginare di ritrovarsi in una situazione del genere, rinchiuse in un luogo simile. Il dolore alla spalla dell'allenatrice pulsava terribilmente, qualcosa di viscoso era attaccato al braccio della ragazza, probabilmente l'attrito con le pietre del pavimento le avevano causato una ferita e stava anche perdendo un po' di sangue.

Laura, ormai persa ogni cognizione del tempo e dello spazio, si sedette lentamente sul freddo scalino, il primo che si sollevava dal pavimento, e incrociň le braccia, portandosi le mani sugli avambracci, strofinandoli energicamente. Non sapeva dove fosse, che cosa fare, né a chi chiedere. Aveva persino paura a parlare in quel buio soffocante, per una paura reale che qualcuno rispondesse e non potesse vedere con chi avesse a che fare. All'improvviso si ricordň di avere nella tasca dei pantaloni il PokéNav… ma aveva una incredibile paura ad attivarlo e di accendere la torcia per puntarla davanti a sé. Se ci fossero stati degli scheletri? Se ci fossero stati dei mostri?

Laura non si capacitň di tutta quella paura provata all'ingresso della Torre Pokémon. Il terrore che le gelň il sangue nelle vene l'aveva fatta sragionare, ed ora si ritrovava in quel punto, persa e smarrita chissŕ dove. La sua Dratini… era lě, con lei. Ora anche lei – la sua Dratini! – era imprigionata, assieme a lei, in quell'antro soffocante e probabilmente senza via d'uscita. Si diede mentalmente della stupida, aveva coinvolto uno dei suoi Pokémon in quella folle corsa… no, sbagliato. Non un solo Pokémon. Quattro Pokémon, visto che aveva con sé le sfere Poké (Ledyba, Sandshrew e Poochyena). Una volta che la figlia dei Ferguson materializzň davanti sé le immagini dei suoi Pokémon, per poco non cadde a terra tramortita. I suoi Pokémon… erano tutti imprigionati, insieme a lei. Lei, con il suo folle gesto, aveva appena condannato a morte i suoi Pokémon. Poco le importava della sua vita in quell'istante, se avesse avuto la possibilitŕ di portare fuori, anche per un piccolo spiraglio, le sfere Poké da quella tomba e riportarle quindi alla luce, lo avrebbe fatto senza pensarci due volte. Ma la base della lapide sembrava essere sigillata, e non vi erano alcune zone di luce che potessero fare presagire vie di fuga o qualcosa di simile. Calde lacrime sgorgarono dagli occhi dell'allenatrice, si maledisse e gridň con tutto il fiato che aveva in gola. Non sapeva che cosa fare, non le importava piů cosa ci fosse all'interno di quell'anfratto, se avesse gridato, pensava, forse qualcuno l'avrebbe sentita.

Il suo grido invece ebbe l'effetto di catturare l'attenzione di qualcuno all'interno di quell'anfratto, un rumore metallico e stridente fece immediatamente ammutolire la ragazzina e Dratini, con il cuore in gola, squittiva e tremava come una foglia. Un cupo gorgoglio proveniente a diversi metri di distanza e un acuto urlo misero un gelido terrore nei cuori di Laura e Dratini.

-Chi… chi va lŕ? C'č qualcuno?!- Gli occhi umidi di lacrime iniziarono a bruciare e, tergendoseli con il dorso della mano, la figlia dei Ferguson gridň dallo spavento verso il buio. Improvvisamente, il grido e il rumore metallico cessarono e Dratini, in preda al panico, senza il consenso dell'allenatrice, scagliň un potente attacco Ira di Drago davanti a sé. Laura, impanicata sia per il grido di poco prima che per l'attacco improvviso verso il vuoto, riuscě a scorgere, grazie alla luce scaturita dall'attacco di tipo drago, un piccolo pianerottolo completamente di pietra, sia il pavimento, che le pareti e il soffitto, e un'altra scaletta che conduceva dabbasso. L'attacco di Dratini durň qualche secondo, poi andň scemando, cosě come la luce proveniente da Ira di Drago. Il buio avvolse tutto l'ambiente come un pesante sudario, e il silenzio tornň sovrano.

-Dratini… perché lo hai fatto?- Nel buio asfissiante non riuscě a scorgere il suo Pokémon e dovette inchinarsi e cercarla con una mano, andando a tentoni. La trovň e le accarezzň il capo, e percepě il suo fremito di paura crescente, Dratini stava tremando come se provasse un gran freddo. Leggermente rinvigorita dal potente attacco del Pokémon drago e riuscita a scorgere qualche dettaglio dell'ambiente che la circondava, soprattutto rinfrancata per la presenza di una scaletta che sicuramente l'avrebbe condotta da qualche parte, Laura decise di utilizzare il suo PokéNav abilitando la funzione torcia. Premuto un pulsante sul lato sinistro, un sottile ma potente fascio di luce LED illuminň buona parte del pianerottolo di pietra. La ragazza si impose di calmarsi respirando a fondo, con la luce si controllň anzitutto la spalla, notando che si era procurata un graffio abbastanza esteso, ma nulla di grave. Puntň successivamente la torcia dietro di sé, controllando la piattaforma da cui era ruzzolata a terra, notando con costernazione che la base della lapide era perfettamente integrata al soffitto e non sembravano esserci leve o altro da poter toccare per potere aprire quella sorta di “botola”, perché pareva essere proprio una di quelle. Si voltň, accarezzň nuovamente il suo Pokémon, triste e felice nello stesso tempo di averla ancora al suo fianco, e con passo esitante si incamminarono, allenatrice e Pokémon, verso la scaletta che conduceva al piano sottostante.

 

-Cleffa…?- Il Pokémon stella sembrava stesse bene, era ancora impaurito e tremante e si era rannicchiato contro la parete della lapide. Tutti i Pokémon, udendo il nome del Pokémon scomparso, una volta che lo videro davanti proruppero in versi di gioia e fecero grandi feste attorno al Pokémon stella. Terry non partecipň agli schiamazzi dei Pokémon che saltellavano sul posto, piuttosto si guardň attorno, alla ricerca di Phil. Se Cleffa lo avevano ritrovato, il suo amico allenatore avrebbe dovuto essere nei paraggi. E poi c'era il nodo cruciale Laura e Dratini, dove si erano andate a cacciare quelle due? Scuotendo leggermente la testa, Terry si inchinň verso Cleffa il quale, una volta riconosciuto il volto dell'amico del suo allenatore, parve distendersi e aprire gli occhi, avendoli serrati per la gran paura provata in quel momento. Il ragazzo dalle folte basette gli sorrise, rinfrancato nel sapere che Cleffa stesse bene e Sylveon e Altaria si avvicinarono al loro Pokémon trainer, sorridendo a loro volta.

Terry: -Cleffa, sai dirmi dove si trova Phil, il tuo allenatore?- Il Pokémon stella apparve smarrito e desolato, sembrava quasi confuso dalla domanda e non seppe dare una risposta alla domanda di Terry. Fortunatamente, una voce nota al ragazzo col gilet di pelle iniziň a manifestarsi per il cimitero, e sembrava che provenisse proprio dal piano superiore. Era proprio Phil, che un poco dislocato a destra rispetto al luogo dove si trovavano in quel momento Terry e tutti i Pokémon, stava scendendo rapidamente le scale di pietra dal primo piano. Il ragazzo dalle folte basette rise a bocca aperta e si sbracciň, nel tentativo di catturare l'attenzione del suo amico ritrovato. Tutto stava andando bene, Phil e Cleffa erano stati ritrovati abbastanza velocemente, ora dovevano ritrovare Laura e Dratini e avrebbero potuto lasciare quel posto.

Terry: -Ehi, Phil! Da questa parte!- Il riso di Terry ben presto morě sulle sue labbra, poiché scorse una crescente confusione e tracce di sgomento sul volto di Phil. Il ragazzo col pizzetto si stava guardando attorno mezzo spaurito e, quasi come se stesse per perdere l'equilibrio, tentň di estendere le braccia davanti a sé.

Phil: -Cosa… ma che diavolo č successo a questo posto?!- Terry ed i Pokémon rimasero ammutoliti di fronte alla constatazione di Phil, il quale era rimasto come pietrificato di fronte allo spettacolo inquietante che gli si parava davanti.

Phil: -Tutte queste lapidi… da dove arrivano?!- Terry si incamminň a passo svelto, tenendo per le braccia sia Bulbasaur che Cleffa, in direzione di Phil (la scala di pietra si trovava all'altra estremitŕ della torre, alla destra della porta principale) ed i Pokémon in silenzio atterrito seguirono l'allenatore di Pokémon. I due amici si ritrovarono immediatamente ma, se Terry era al settimo cielo nel rivedere il suo amico di sempre vivo e vegeto, Phil sembrava essere spaventato a morte. Non smetteva quest'ultimo di guardarsi attorno, quasi come se la visione delle lapidi lo mettessero in un profondo disagio.

Terry: -Phil, che cosa ti succede?- Anche Cleffa sembrava essere abbastanza inquieto, la coda di Mareep nel frattempo stava lentamente affievolendo l'intensitŕ della luce e l'ambiente diveniva mano a mano piů cupo e misterioso. Phil osservň il tutto con inquietudine e, gesticolando con le braccia, si guardň ancora attorno, con il cuore in gola.

Phil: -Non capisco, il piano terreno non si presentava affatto cosě, c'erano delle librerie, un centro di accoglienza, una sala d'aspetto enorme e tutto era illuminato a giorno! Da dove diavolo spunta questo cimitero?!- Sia Terry che i Pokémon sgranarono gli occhi, sbigottiti da quella affermazione. Di solito Phil non era tipo di scherzi, tanto meno in un ambiente come quello. Il fatto che la porta fosse chiusa a chiave dall'interno, perň, aveva messo Terry sul chi va lŕ, e ora tutto quanto sembrava incerto e allarmante.

Terry: -Quindi… mi stai dicendo che tutto quello che stiamo vedendo, prima non c'era?- Phil scosse la testa, deglutendo. Cleffa, spaventato a morte dalla conversazione tra i due allenatori, si divincolň dal braccio sinistro di Terry e si gettň a capofitto tra le braccia di Phil, in cerca di conforto e protezione. Il ragazzo accarezzň la testa del suo Pokémon, e Sylveon e Altaria fecero altrettanto con il loro allenatore. Machop, Weedle e Pidgey si strinsero tra di loro, in preda ad una forte agitazione e Mareep, affaticato dal continuo utilizzo di Flash, quasi non stava ad ascoltare le parole di Phil e Terry. Bulbasaur restava zitto, raggelato, tra le braccia di Terry e l'unico Pokémon a essere rimasto immune dai discorsi di poco prima sembrava essere Geodude, il quale era rimasto in un religioso silenzio fino in quel momento e guardava con sguardo assente in lontananza, probabilmente pensando al combattimento di Brock contro i due Ursaring.

Phil: -Il cimitero inizia a svilupparsi al primo piano… e non si presenta neppure in modo cosě spettrale!- Un grido acuto gettato all'improvviso nel cimitero fece accapponare la pelle a tutti i presenti. Mareep per lo spavento perse la concentrazione e l'ambiente divenne quasi completamente buio, eccezion fatta per le lapidi, le quali sembrava che rilucessero di vita propria. Terry e Phil osservarono il tutto, completamente inebetiti, cosě come i Pokémon non riuscirono a staccare gli occhi da quelle tombe illuminate di un blu scuro mischiato a un violetto con stralci di indaco.

Terry: -Cosa… cosa diavolo sta succedendo?!- Da quasi tutte le tombe, le luci che avvolgevano le lapidi si rischiararono e, lentamente, con un ritmo mellifluo e spaventevole, alcuni profili di spiriti si innalzarono dal pavimento, presenze sinistre e spettrali, un forte gelo calň improvvisamente al piano terreno della Torre Pokémon e un gruppo ingente di Pokémon spettro fece capolino dalle tombe, incutendo un vivo terrore negli animi del gruppetto riunito vicino alla scala di pietra. Terry e Phil, spaventati a morte dalla entrata in scena di quegli spiriti, indietreggiarono lentamente, seguiti dai Pokémon altrettanto terrorizzati. I Pokémon spettro si sollevarono lentamente dal pavimento, con il volto puntato verso l'alto – una vastissima quantitŕ di Gastly, diversi Haunter, Misdreavus e altri Pokémon ancora – si materializzarono davanti a degli esterrefatti allenatori. Non sapeva esattamente cosa stesse accadendo, ma Terry seppe in cuor suo una cosa: trovare immediatamente Laura e scappare da quel luogo stregato.

 

Laura: “Mi chiedo dove possa portare questa scala...” La scaletta che dal pianerottolo portava al piano inferiore era ripida e a prima vista scivolosa, completamente strutturata in pietra. La ragazza puntň la torcia del suo PokéNav verso la base della scalinata e si accorse che il piano sottostante niente era altro che una sorta di seminterrato spazioso, costruito interamente in pietra, come le scale e il pianerottolo, e da quella altezza non riusciva a scorgere altro che una minuscola parte del pavimento e poco piů. Quello strano suono metallico e quel grido lancinante… lo aveva udito chiaramente, anche Dratini la quale, probabilmente spaventata da quel grido improvviso, l'aveva portata a decidere di lanciare quell'Ira di Drago. Laura deglutě, amareggiata e rattristata di trovarsi in quel posto. Doveva essere piů decisa e ferma nella sua decisione fin quando era in tempo, dovevano aspettare i rinforzi e cercare tutti assieme Phil e Cleffa. E ora… ora Laura, Dratini e gli altri Pokémon si trovavano bloccati nei seminterrati del cimitero dei Pokémon. La ragazza ebbe un attimo in cui avrebbe voluto riprendere a piangere, ma Dratini la rincuorň zirlando sommessamente accanto a lei. L'allenatrice incontrň con lo sguardo il suo Pokémon, si guardarono negli occhi per qualche secondo. Il suo corpo sinuoso, le orecchie che si muovevano lentamente, i suoi enormi occhi neri… il draghetto era accanto a lei, non l'aveva abbandonata. Quello fu sicuramente uno dei momenti piů difficili della sua carriera da allenatore, bloccata nei sotterranei insieme ai suoi Pokémon… improvvisamente, dalla sua cintura porta Poké ball, tutti i Pokémon uscirono fuori dalle loro sfere Poké, intuendo il malessere psichico della loro allenatrice. Poochyena, Ledyba e Sandshrew apparvero in un bagliore e, assieme a Dratini, si strinsero attorno a Laura, nel tentativo di rincuorarla e di farle forza. La figlia dei Ferguson, assaporando quel momento intimo, si inginocchiň e sorridendo tra le lacrime, abbracciň tutti i suoi Pokémon, radunandoli accanto a lei e baciandoli delicatamente sulle loro teste.

Laura: -Grazie… grazie a tutti voi…- Grazie a quel gesto di amore incondizionato da parte dei suoi Pokémon, Laura riuscě a ritrovare la forza di rialzarsi e di potere proseguire nel suo cammino. I suoi Pokémon erano con lei, non l'avrebbero mai abbandonata al suo destino. Lei era per i suoi Pokémon, i suoi Pokémon erano per lei.

Si avvicinň dunque alla scaletta e, con rinnovato vigore, puntň nuovamente la torcia verso il fondo. Nessun rumore proveniva dal piano inferiore, ma non era certo il momento di restare fermi a pensare. L'autonomia del PokéNav, sebbene ancora nel pieno delle energie, non era infinita e presto l'apparecchio elettronico si sarebbe scaricato, lasciando l'allenatrice nell'oscuritŕ piů totale. Deglutě un rospo e, passando in rassegna ancora una volta i suoi Pokémon, annuě e scese il primo scalino, seguita a ruota da Dratini, Poochyena, Ledyba e Sandshrew. Il Pokémon che piů si adattava a quella oscuritŕ era senza dubbio il Pokémon terra, riusciva ad ambientarsi anche senza l'ausilio della torcia LED dell'allenatrice. Sandshrew si portň ben presto in testa al gruppo e, scendendo rapidamente le scale, si ritrovň alla base e perlustrň guardingo i dintorni. Attese comunque che i suoi compagni di squadra e l'allenatrice si avvicinassero a lui per potere proseguire l'esplorazione.

L'odore di muffa e di salmastro era molto forte, Laura comprese di essere nei pressi delle fogne cittadine. Probabilmente quella piattaforma conduceva nel sottosuolo fognario della cittŕ di Lavandonia, se l'avesse percorsa per il lungo. Da quel pianerottolo si dislocavano numerose uscite, che l'avrebbero condotta chissŕ dove. La ragazza puntň la luce verso il centro della stanza, alcune zone erano interamente coperte di casse di legno marcite dall'umiditŕ e vi erano dei sacchi di iuta contenenti strani marchingegni elettronici di dubbia identitŕ. Sollevň la torcia verso le uscite, che si concentravano sul lato est di quella enorme stanza, e la figlia dei Ferguson notň che si stringevano per andare ancora verso il basso. Per quanto tempo ancora Laura avrebbe dovuto scendere in basso? E soprattutto, quale uscita avrebbe dovuto prendere per non perdersi definitivamente?

Poochyena annusň il terreno, con la testa china sul pavimento, ma il suo grugno contratto non faceva presagire nulla di buono. Ogni tanto sollevava il muso verso l'alto, con un atteggiamento sofferente: molto probabilmente quello che stava annusando aveva un qualcosa di nauseabondo. Ledyba svolazzň intorno alla stanza, alla ricerca di qualsiasi dettaglio che potesse aiutarli nella ricerca della strada giusta da percorrere, mentre Dratini e Sandshrew perlustrarono insieme all'allenatrice i dintorni, per poi avvicinarsi tutti verso le uscite.

C'erano quattro corridoi, uno distante dieci metri dall'altro, che conducevano, a giudicare dall'odore nauseante, direttamente alle cloache di scarico della cittŕ di Lavandonia. Non era proprio l'idea di uscita che si era prefissata la ragazza, ma era sempre meglio di rimanere intrappolata sotto le tombe della Torre Pokémon… poi si fermň a pensare, perplessa.

-Dunque, io sono scivolata sotto una lapide, che si č trattato di una lapide finta, perché essa appena toccata si č spostata, quasi fosse un marchingegno. Sotto la lapide non c'era assolutamente niente, una semplice botola che conduce alle fogne.- Laura strabuzzň gli occhi, stupita di quella rivelazione.

-Ma allora quel suono…?- Neanche in tempo a nominarlo, il grido e il suono metallico si manifestarono nuovamente alle orecchie dei presenti, questa volta in modo piů nitido e piů vicino di quanto si aspettasse. Tremante di paura, l'allenatrice dagli occhi verdi rimase in ascolto, per comprendere da dove provenisse l'urlo disumano. Mentre Dratini, Ledyba e Sandshrew erano rimasti quasi paralizzati dal terrore, il piů spavaldo Poochyena rimase in ascolto, drizzando le orecchie, e senza indugio puntň con il muso verso la seconda uscita, indicando alla figlia dei Ferguson la provenienza di quello schiamazzo infernale.

-Poochyena, sei sicuro di quello che mi stai dicendo?- Il Pokémon lupo di tipo buio ringhiň sommessamente, e si slanciň con decisione verso l'uscita da lui indicata poco prima. Laura, per non perdere di vista il suo Pokémon, lo seguě a ruota, cosě come Dratini, Ledyba e Sandshrew. Appena il Pokémon lupo ebbe varcato la volta di pietra stretta del secondo ingresso, percorse a grandi balzi il corridoio rettilineo, sicuro del fatto suo. Laura e gli altri Pokémon corsero a passo sostenuto per stare dietro a Poochyena, e l'aria insalubre e nauseabonda non era assolutamente un aiuto per i polmoni della ragazza. Per forza di cose, Laura dovette respirare l'aria con la bocca e tapparsi il naso con le dita, l'odore diveniva sempre piů intollerabile mano a mano che il gruppetto avanzava nello stretto corridoio. L'ambiente diveniva inoltre sempre piů caldo, e le pareti piů viscose e il pavimento ben presto un acquitrino vischioso.

-Poochyena, dove ci stai portando…?- La domanda ebbe ben presto risposta. Dopo tanto correre, la figlia dei Ferguson svoltň l'angolo preso da Poochyena e si ritrovň quasi a ridosso di una scaletta di ferro, che svoltava ripida verso sinistra, e scendeva verso lo scolo principale delle fognature delle cittŕ. L'atmosfera era surreale e l'odore salmastro non aiutava di certo la ragazza a comprendere quale strada prendere per uscire da quell'ambiente.

Un fiumiciattolo marrone scuro attraversava placidamente il letto della cloaca, gli olezzi provenienti da questo rivolo aggredirono i Pokémon che, in un modo o nell'altro, cercarono di turarsi il muso per evitare di annusare quel tanfo irrespirabile. Due “rive” costruite in cemento armato delimitavano il percorso del fiume di scolo, e la scaletta di ferro scendeva proprio su una di queste lingue di cemento. Dislocato piů a destra, Laura notň una strana luce provenire dal tunnel di immissione e il grido disumano si poté percepire chiaramente, cosě come il rumore metallico, come fosse una lunga catena che sbatteva contro una superficie dura e ruvida. La figlia dei Ferguson, turandosi il naso con una mano, si appoggiň alla ringhierŕ e si affacciň in avanti, tentando di scorgere aguzzando la vista quello strano bagliore provenire all'interno del tunnel… guardň meglio e si accorse che il fiumiciattolo non passava sotto quella galleria (che a giudicare da distante poteva essere alta due metri e mezzo circa), ma deviava decisamente verso sinistra. In quella galleria proliferava una luce… una luce sinistra, misteriosa. Laura percepě un brivido percorrerle la schiena, stava accadendo qualcosa di strano lě dentro.

Poi improvvisamente, vide, e comprese. E quando comprese, digrignň i denti dal terrore e per poco non scivolň a terra.

Cadaveri.

Spiriti.

Inaspettatamente, gli spiriti dal loro nascondiglio scomparvero, e Laura non li vide piů. Si guardň attorno, disperata e con il cuore in gola, e li vide, accanto ai suoi Pokémon, forme distorte, altissime, immateriali e quasi trasparenti, dal volto contratto in una smorfia di orrore e dai connotati inumani. Le grida ora erano assordanti, la ragazza tentň in tutti i modi di tapparsi le orecchie con le mani, ma invano, quelle urla parevano romperle i timpani. Dratini, Poochyena, Sandshrew e Ledyba osservarono sbigottiti la loro allenatrice, che si contorceva dal terrore e non riusciva ad alzarsi da terra, caduta in ginocchio e sbracciandosi, agitando le braccia davanti a sé, come se stesse cercando di togliere qualcosa di immateriale davanti a sé.

-ANDATEVENE! LASCIATECI IN PACE!- I Pokémon si guardarono in faccia l'un l'altro, perplessi. Si guardarono inoltre attorno, ma non videro nulla di anormale oltre al fatto che la ragazza sembrava essere andata completamente nel pallone. La figlia dei Ferguson, notando e comprendendo che i suoi Pokémon non si erano assolutamente accorti delle entitŕ spiritiche, iniziň a capire dolorosamente che il suo passato era tornato a bussare alla porta della sua mente sconvolta.

Le cure ricevute in passato non stavano piů facendo effetto.

Laura era nuovamente ripiombata nella sua follia.

E quando questa realtŕ aggredě il suo spirito, smise immediatamente di gridare e di dimenarsi, per rannicchiarsi in se stessa, raggomitolandosi in terra. I Pokémon si avvicinarono alla loro allenatrice, sconvolti dalla reazione della ragazza dagli occhi verdi. Non capivano cosa le stesse accadendo, riuscirono solo ad avvicinarsi con cautela, aveva nascosto il volto e compresero che stava piangendo, invocando debolmente e fiocamente aiuto.

 

-Gambe in spalla!!- Il numero di Pokémon fantasma che si era sollevato dalle lapidi di pietra era cosě alto che, a giudicare dalla moltitudine dei presenti all'interno della Torre Pokémon, poteva rasentare quasi il centinaio. Erano comunque troppi per poterli affrontare in una battaglia Pokémon in un colpo solo, Terry e Phil non sarebbero mai stati in grado di reggere il confronto, e l'unica cosa sensata da fare era senza dubbio la fuga. Phil, Terry e gli altri Pokémon abbandonarono immediatamente la loro posizione, indietreggiando lentamente, non staccando gli occhi colmi di terrore dallo spettacolo raccapricciante che si era sviluppato davanti ai loro occhi. I Pokémon erano rimasti ammutoliti alla presenza di tutti quei Pokémon spettro… Gastly, Haunter, Gengar, Misdreavus, Sableye, Duskull… erano troppi e non smettevano di salire in alto, con un aspetto solenne e terrificante. I Pokémon spettro pareva che brillassero di luce propria, non era quasi piů neppure necessario ricorrere al Flash di Mareep. Terrorizzato fino al midollo, Phil afferrň saldamente per un polso il suo amico e, bisbigliando per timore di essere ascoltato dai Pokémon spettro, pregň Terry di retrocedere immediatamente e di salire al piano di sopra, perché la porta d'uscita sembrava essere presa di mira da altri Pokémon spettro, completamente accerchiata e ormai irraggiungibile. Il ragazzo dalle folte basette scosse la testa e continuň interdetto a fissare i Pokémon fantasma, deglutendo ma si accorse di avere la gola secca.

-No Phil, Laura č nei paraggi e dobbiamo trovarla prima di andarcene.- Phil, stupefatto da quella affermazione, osservň stralunato il suo amico e rimase addirittura a bocca aperta: rimanere in quel posto, con la minaccia di essere attaccati da almeno cento Pokémon spettro, e rischiare di rimetterci la pelle? Terry doveva essere impazzito tutto d'un colpo. I Pokémon erano dello stesso avviso di Terry e, con il cuore in gola e terrorizzati alla visione di tutti quei Pokémon fantasma, si raccolsero attorno all'allenatore con il gilet in pelle, allontanandosi progressivamente da Phil. Anche Cleffa, spronato dalle incitazioni dei Pokémon di Terry, dapprima timoroso, decise di seguire l'esempio dei suoi alleati e, divincolandosi dall'abbraccio del suo allenatore, si uně al gruppetto che, compatto e coeso, decisero di affrontare quei fantasmi col proposito di ritrovare Laura e Dratini, disperse chissŕ dove in quel luogo infernale. Phil, ridacchiando e scuotendo la testa, temendo che il suo amico fosse uscito completamente di senno, si avvicinň verso Cleffa, col proposito di raccoglierlo dalla sua posizione (i Pokémon si erano schierati uno di fianco all'altro davanti a Terry, e Cleffa era quello piů sulla sinistra rispetto agli altri) e di allontanarsi, diretto verso la scala del piano successivo.

-Beh… fa' come vuoi! Noi ce ne andiamo!- Cleffa non fu dello stesso avviso del suo allenatore. I Pokémon erano disposti cosě, uno a fianco dell'altro, con i musi rivolti verso l'alto, in direzione dei Pokémon fantasma: Cleffa, Sylveon, Altaria, Geodude (con Bulbasaur, tremante, alle sue spalle accucciato), Mareep, Pidgey, Weedle e Machop. Terry era dietro di loro e osservň con una certa meraviglia la protesta veemente di Cleffa quando quest'ultimo si ritrovň a contatto con le mani di Phil, con il proposito di farlo desistere da quella assurda idea che i suoi amici avevano in mente di affrontare.

-Cleffa, č pericoloso stare qui!- Niente da fare, il Pokémon stella non voleva sentire ragioni e tentň qualunque mezzo per sottrarsi a quella presa ai suoi fianchi, vedendosi sollevato da terra contro la sua volontŕ. Non pensň neppure due volte a mordere con i suoi canini la mano destra del suo allenatore, tra il pollice e l'indice. Phil, tra la sorpresa e il dolore, lasciň andare immediatamente il suo Pokémon e, ruggendo dal dolore, con una mano coprě l'altra morsicata e, aggrottando le sopracciglia, voltň lo sguardo verso Terry, il quale, con gesto di disapprovazione, scuoteva la testa, piuttosto contrariato dall'atteggiamento del suo amico.

-Phil, dovresti vergognarti. Lasceresti quindi una nostra amica al suo destino e scapperesti senza combattere?- La domanda accusatoria di Terry lasciň Phil quasi senza fiato, e per un certo momento addirittura dimenticň il dolore alla mano causato dal morso di Cleffa. Come sarebbe a dire “abbandonare l'amica”? Terry aveva nominato Laura… ma la ragazza non era nei dintorni, era venuta assieme a lui per cercarlo? E dove si trovava, in quel momento? Ben presto ed in poche parole Phil venne informato da Terry della spedizione di ricerca intrapresa da lui, Laura, Ash e Brock e tutto quello che era successo fino a quel momento, fuga dagli inferociti Ursaring compresa. Non essendo stato ovviamente informato di quello che era accaduto dal momento in cui aveva inseguito il suo Pokémon stella dal Parco centrale di Lavandonia fino alla Torre Pokémon, Phil aveva creduto di essere stato rintracciato solo dal suo amico, e non si era neppure accorto, in quel momento di panico nel vedere estendersi a perdita d'occhio quel cimitero al pian terreno, della presenza dei Pokémon degli altri allenatori. Una volta preso coscienza di quanto accaduto poco prima a Laura (scappata in preda al panico in mezzo alle lapidi e misteriosamente scomparsa insieme al suo Pokémon drago), Phil abbandonň immediatamente i suoi propositi di fuga e si guardň attorno, alla ricerca visiva della figlia dei Ferguson, disinteressandosi per qualche secondo dai Pokémon fantasma che, proprio in quel momento, avevano quasi toccato con la testa il soffitto del piano terreno e si erano fermati, spostando lo sguardo leggermente sotto di loro, in direzione dei due allenatori.

-Ora ho capito, Terry. Ti chiedo scusa, non sapevo della situazione di Laura…- Terry comprese quasi immediatamente che il tempo delle parole era finito ed era giunto il momento di combattere.

-Ne parliamo dopo, Phil! Ora diamoci dentro e creiamoci un varco in mezzo a quelle lapidi!- Il segnale dell'inizio della battaglia era arrivato. Uno stridulo fischio ruppe il silenzio angosciante coperto unicamente in quel momento dalle parole dei due allenatori e dal cupo brusio dei versi dei Pokémon che osservavano con timore, dal basso verso l'alto, i Pokémon fantasma quasi appiccicati al soffitto dell'enorme stanza. Terminato il fastidiosissimo fischio, i Pokémon, silenziosamente e confondendosi nel buio presente nella Torre Pokémon, si mossero simultaneamente e, come fossero un’unica entitŕ, deviarono in picchiata verso lo sparuto gruppetto di Pokémon, in fibrillazione e in attesa di ricevere precisi ordini da parte dei due allenatori. Terry e Phil, pietrificati, non seppero pronunciare neppure una sillaba, talmente rimasero terrorizzati dal susseguirsi degli eventi. Sylveon e Altaria, seguiti dai Pokémon di Alex, Geodude, Mareep e Bulbasaur, i quai erano preceduti da un coraggiosissimo Cleffa, si mossero in avanti e diedero il via al contrattacco contro i Pokémon fantasma. Terry stringeva convulsamente nella mano destra la chiave che avrebbe aperto i portoni che davano all’esterno, mentre Phil, boccheggiando, osservava inebetito il suo Cleffa che, nonostante la sua corporatura minuta, capitanava con una certa disinvoltura i suoi compagni di squadra, dando precise disposizioni di controffensiva.

 

“Ragazzina! Ehi, ragazzina, dico a te!” La voce limpida e quasi infantile terrorizzň a morte la povera Laura, che non osava piů rialzare lo sguardo, rannicchiata nella sua posizione fetale, nonostante ci fossero i suoi Pokémon, attorno a lei, che stavano tentando in tutti i modi di confortarla e consolarla. Troppa era la paura di essere nuovamente ripiombata nella sua malattia schizofrenica, un periodo buio della sua vita che aveva superato con enormi difficoltŕ. Era convinta, in cuor suo, che il viaggio di addestramento di Pokémon l’avrebbe aiutata a reagire ai suoi dubbi e alle sue paure, ma ora lei era lě, dispersa chissŕ dove, nelle fogne del cimitero dei Pokémon, accerchiata da spiriti che non si sapeva se fosse stato meglio se frutto della sua immaginazione o proiezioni di persone dell’oltretomba. Il pigolare dei suoi Pokémon non le era di alcun conforto, anzi peggiorň il suo stato d’animo, facendola sentire colpevole di avere trascinato tutti i suoi fidi guerrieri in quella situazione. Non sapeva come reagire, non sapeva che cosa fare… d’un tratto, un tocco leggero sfiorň il suo capo, e improvvisamente la ragazza si calmň, come se quel gesto fosse di una persona fidata. Dratini, Poochyena, Ledyba e Sandshrew interruppero il loro cicaleggio e Laura, allarmata da quel silenzio improvviso, raccolse coraggio a due mani e decise di alzare la testa per osservare cosa stesse succedendo. Le entitŕ incorporee non erano piů presenti accanto a lei, i Pokémon erano alla sua destra, perplessi, che stavano osservando davanti a loro, sul pianerottolo della scala di ferro. Laura seguě lentamente il loro sguardo e si accorse, con grande sollievo, di avere davanti un piccolo gruppetto di Pokémon fantasma, raccolti tutti uno accanto all’altro, intimoriti e circospetti, osservare con occhi sbarrati l’allenatrice di Pokémon con gli occhi verdi. Non era assolutamente chiaro cosa stesse accadendo, quei mostri altissimi non c’erano piů, come se si fossero volatilizzati, ed erano rimasti quei Pokémon spettro. Due Gastly, un Haunter, un Gengar, tre piccoli Misdreavus, un Sableye che si sorreggeva in piedi a stento e un Duskull spaventatissimo, preceduti da un anziano Banette che, curvo e con gli occhi quasi velati di grigio da una evidente cecitŕ senile, aveva appoggiato una delle sue corte zampe anteriori sul capo della figlia dei Ferguson. Quel Banette, dalla bocca simil-cucita da una zip, sembrava stesse per cadere a terra da un momento all’altro, sopraffatto da una crescente stanchezza. Il suo passo incerto e tremante mise in allarme Haunter e Gengar che, con delicatezza e premura, afferrarono dai lati le braccia di Banette e lo sostennero con amore quasi filiale. Il respiro di Banette si era fatto piů affannato e respirava a fatica, ma non volle abbandonare lo sguardo attonito della ragazza. L’anziano Pokémon fantasma increspň il suo volto in un sorriso sgangherato, una miriade di rughe fecero capolino accanto ai suoi occhi, ma il sorriso non era assolutamente feroce come ci si poteva aspettare da un Banette qualsiasi.

“Ti chiediamo scusa, giovane umana…” La voce flebile e distante di Banette arrivň alle sue orecchie… o per meglio dire, alla sua mente, il vecchio Banette stava utilizzando il potere del pensiero per comunicare mentalmente con l’allenatrice dei Pokémon. All’inizio la ragazza temette di essere nuovamente in preda alle sue antiche follie e squilibri mentali, ma quando decise di allargare il suo sguardo ad Haunter e Gengar, e notň che i due Pokémon spettro stavano annuendo a loro volta con il capo, la figlia dei Ferguson abbandonň la sua posizione fetale e si sedette in terra a gambe incrociate, il contatto gelido con il pavimento di ferro la fece trasalire. Il PokéNav, abbandonato a lato del pianerottolo, illuminava di sbieco i Pokémon spettro che, eccetto Banette, Haunter e Gengar, spaventava a morte gli altri Pokémon spettro, i quali osservavano terrorizzati il fascio di luce LED che proveniva dall’apparecchio elettronico.

“Non era nostra intenzione spaventarti “ proseguě debolmente il vecchio Banette “non sapevamo chi fossi… pensavamo fossi uno degli sgherri di Dusknoir...” I Pokémon di Laura non riuscivano ad udire, come la loro allenatrice, le parole dell’anziano Banette. Preoccupati da quel silenzio che si prolungava e osservando in volto la loro allenatrice, che a sua volta guardava fisso il vecchio Banette, senza spiccicare una parola e rimanendo immobile come una statua, decisero di intervenire e, avanzando lentamente, attirarono l’attenzione dell’allenatrice e degli altri Pokémon presenti. Poochyena, il piů agguerrito dei Pokémon di Laura, avanzň di qualche passo in piů rispetto ai suoi compagni e, mostrando le zanne in un ringhio sommesso, scrutň con ferocia i Pokémon spettro i quali, spaventati dal volto minaccioso del Pokémon lupo, indietreggiarono velocemente, fino a quasi scomparire nella zona non illuminata dal PokéNav. Laura, ripresasi dal momento di sconforto e vista l’entrata in scena dei suoi Pokémon, voltň lo sguardo verso di loro e richiamň il suo Poochyena verbalmente. Allargň un braccio verso il Pokémon buio, con l’intenzione di fermarlo.

Laura: -Fermati, Poochyena! Č tutto sotto controllo, sono Pokémon amici!- Poochyena, Dratini, Sandsdhrew e Ledyba, rincuorati di sentire nuovamente parlare la loro allenatrice, si avvicinarono piů tranquilli verso di lei e si posizionarono, per meglio dire si schierarono, guardinghi e circospetti, di fronte alla loro allenatrice, con il proposito di mantenere un certo distacco tra lei e il vecchio Banette, che ne frattempo, passetto dopo passetto, si stava avvicinando di nuovo nella zona della luce, accompagnato diligentemente da Haunter e Gengar. Gli altri Pokémon, intimoriti da Poochyena, preferirono rimanere nell’ombra, nonostante la loro fisionomia era possibile osservarla nitidamente nei loro contorni.

“Grazie, giovane umana… i tuoi Pokémon ti vogliono molto bene, dovresti essere molto contenta di loro...” I tre Pokémon spettro si fermarono a due metri di distanza dai quattro Pokémon di Laura, poiché Poochyena, nuovamente ringhiando contro di loro, intimň di fermarsi minacciando di saltargli addosso. L’allenatrice di Pokémon quietň il suo Poochyena accarezzandolo sulla testa, il quale apprezzň molto il gesto, scondizolando e quietandosi quasi immediatamente.

Laura: -Chi… chi siete?- Banette sorrise alla domanda della giovane allenatrice di Pokémon. Dratini, Ledyba, Sandshrew e Poochyena poterono ascoltare le voci sommesse di Haunter e Gengar che spiegarono loro cosa stava accadendo in quel momento, mentre Banette comunicava telepaticamente con Laura.

“Siamo i Pokémon custodi della Torre Pokémon, come voi umani chiamate il nostro cimitero. Siamo sempre vissuti nei sotterranei del vecchio cimitero e, quando gli umani decisero di rinnovare, molto tempo fa, la costruzione del cimitero, spostandolo nella periferia della vostra cittŕ chiamata Lavandonia, essi che ci rispettavano moltissimo ne parlarono con noi, chiedendoci l’autorizzazione di trasferire i resti dei defunti, e accettammo di trasferirci qui.” Un colpo di tosse improvviso quasi fece barcollare il vecchio Banette, ma l’anziano Pokémon fantasma, trattenuto dai vigorosi Haunter e Gengar, non lasciarono cadere il loro compagno. Laura comprese quasi immediatamente che l’anziano Banette era, oltre essere vecchio, anche malato e bisognoso dell’aiuto dei suoi compagni. Haunter e Gengar sembrava che nutrissero un profondo rispetto nei suoi confronti.

Laura: -Cosa č successo prima? Che cos’erano quei… fantasmi?- La ragazza deglutě, ancora spaventata da quelle immagini umanoidi deformi e raccappriccianti. L’anziano Banette, tossendo ancora e deglutendo a fatica, inclinň la testa leggermente avanti e, con il suo sguardo vacuo, parve osservare i giovani Pokémon dell’allenatrice di fronte a lui.

“Una nostra protezione… una illusione che creo per allontanare chiunque voglia entrare senza il nostro consenso…” un altro colpo di tosse, e un brivido percorse l’anziano Pokémon fantasma. Laura capě, da quelle parole, che la creazione delle figure spettrali, l’immagine dei cadaveri nello stretto tunnel, le grida improvvise e quel rumore metallico sinistro erano una messinscena creata appositamente per tenere lontani i visitatori e non disturbare i Pokémon defunti che riposavano nei sotterranei. Le grida e il rumore metallico erano causate dal Sableye che si sorreggeva con una catena dagli anelli grossi quanto una Poké Ball, e causava appositamente quella confusione come prima barriera difensiva contro chiunque si avvicinasse ai sotterranei della Torre Pokémon.

Laura: -Creare quelle immagini deve costarti molta fatica…- Il vecchio Banette annuě, respirando a fatica. Lentamente, gli altri Pokémon spettro si stavano avvicinando, abbandonando la zona d’ombra e notando che i loro compagni stavano tranquillamente parlando con Laura. Banette sorrise leggermente e, con un cenno del capo, indicň gli altri Pokémon spettro che erano dietro di lui.

“Questi sono i miei nipotini… non fraintendere, giovane umana… sono la mia famiglia, tutti noi ci occupiamo di mantenere l’ordine in questo posto… alcune volte, Haunter e Gengar si rendono disponibili per indicare ai visitatori dove si trovano le tombe dei loro Pokémon.” Laura spaziň con lo sguardo verso i piccoli Misdreavus, i due Gastly, il Sableye malfermo sulle sue gambe e lo spaventato Duskull, che fissavano a occhi e bocca aperta a loro volta la figlia dei Ferguson. Che buffo, dei Pokémon fantasma che avevano timore di una ragazzina di appena 14 anni. Di solito i Pokémon spettro erano arroganti e dispettosi, alcune volte feroci e dai sentimenti negativi. Eppure Banette e la sua famiglia sembravano cosě gentili e innocui… il vecchio Banette sorrise nuovamente, conscio della perplessitŕ della sua interlocutrice umana.

“Capisco il tuo smarrimento, giovane umana“ riprese con leggero vigore il vecchio Banette “ma cerca di capire, non ci aspettavamo una visita di estranei, soprattutto in questo momento...” Laura annuě, leggermente tranquillizzata dalle pacate parole dell’anziano Banette. Poi il riferimento di poco prima di un altro Pokémon nei discorsi di Banette incuriosě la ragazza, e chiese al Pokémon fantasma direttamente a chi si riferisse. Haunter e Gengar scossero la testa, rattristati e lo stesso Banette chinň il capo in avanti, sospirando gravemente.

“Dusknoir… un Pokémon aggressivo che gioca con la vita dei visitatori… adesso ti racconto la sua storia.”

   
 
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