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Autore: fefi97    10/05/2019    3 recensioni
[sterek; sai tenere un segreto AU; altamente demenziale; tutti umani]
Derek ha dei segreti. Ma sono segreti piccoli, che non fanno male a nessuno. E se non dice al suo fidanzato che certi aspetti della loro relazione proprio non vanno, è solo perché non vuole ferirlo. Per questo ha dei segreti, per non ferire le persone, ed è più che legittimo.
Ma quando conosce Stiles Stilinski, improvvisamente non sembra esserci più spazio per i segreti.
Quando poi scopre che Stiles non è esattamente chi si aspettava che fosse, le cose non faranno altro che complicarsi.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Deputy Parrish, Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tredicesimo Capitolo

 

 

 

Vorrei essere ricco.

Se fossi ricco, potrei farmi la chirurgia plastica, cambiare identità e migrare in qualche località sperduta e cominciare una nuova vita grazie ai miei soldi.

Ma sono povero e quindi dovrò seriamente trovare il coraggio di entrare in casa, prima o poi.

Ho cercato di tardare questo momento il più possibile, ho fatto il giro dell'isolato almeno sei volte, ma adesso non posso più tergiversare.

Devo entrare in casa e affrontare l'ira delle due persone a cui voglio più bene in assoluto.

Già vedo Isaac che mi urla contro di restituirgli la tazza del miglior migliore amico del mondo e Jackson che mi sibila che gli faccio più schifo dei saldi ai Grandi Magazzini.

Mi cacceranno di casa e sarò costretto a vivere sotto un ponte. E ovviamente morirò nel giro di qualche giorno perché sono a malapena in grado di sopravvivere in condizioni di vita decenti, figuriamoci come me la caverei con la vita nomade.

E questo ad essere positivi.

Prendo un grosso respiro, poi apro piano la porta. Entro con cautela, aspettandomi quasi che mi vengano incontro brandendo delle lance per cacciarmi dall'appartamento. Ma la casa al contrario è molto silenziosa e l'unico indizio che ci sia qualcuno è costituito dalla luce accesa del salotto.

Deglutisco nervosamente, mentre trascino i piedi verso la mia condanna a morte.

Jackson e Isaac sono seduti molto vicini sul divano e prendono il the. Sembrano entrambi abbastanza tranquilli, anche se Jackson ha l'aria un po' scocciata.

Quando nota la mia presenza, Isaac mi rivolge un grosso sorriso, allungandosi a posare la sua tazza sul tavolo.

-Tesoro! Finalmente sei qui. Perché... ehm, perché non ti siedi? Ho fatto il the. -

In effetti, c'è una terza tazza fumante sul tavolino.

Perplesso e vagamente all'erta, mi siedo con lentezza sulla poltrona solitamente occupata da Jackson. Ho ancora la giacca addosso e penso di avere i segni del pianto sul viso, ma nessuno dei due commenta.

In realtà, sembrano voler evitare il contatto visivo.

Prendo meccanicamente la mia tazza tra le mani, ma non la bevo. Dopo essere stato a lungo fuori, vagando senza una meta, il calore della ceramica contro le mani fredde è piuttosto confortante.

-Derek – esordisce Isaac all'improvviso e con voce acuta, facendo sobbalzare sia me che Jackson – Noi... noi vorremmo chiederti scusa. -

Okay, questa non me l'aspettavo.

Jackson grugnisce, chiaramente in disaccordo, ma quando Isaac gli tira una gomitata tra le costole, sputa fuori lo “scusa” meno sincero del mondo.

Ma comunque si sono scusati.

Per che cavolo si stanno scusando? Sono io che dovrei scusarmi con loro. Ho mentito a Isaac sul suo computer e ho preso moltissimi vestiti di Jackson senza chiederglielo.

Quindi non capisco cosa stia succedendo.

-Noi non avevamo capito che tu... tu provassi certe cose per me – continua Isaac, nel tono più delicato che gli riesce.

Cosa?

Aggrotto la fronte e faccio per parlare, ma questa volta parla Jackson.

-Per quanto mi riguarda avresti potuto semplicemente dirlo, che cazzo, Derek. Che senso ha conoscersi da una vita se poi ti tieni per te la tua merda e non ci permetti di aiutarti. -

Davvero, non capisco.

Isaac gli getta un'occhiataccia e Jackson grugnisce di nuovo, tacendo e incrociando le braccia al petto.

-Davvero Derek, mi sento così in colpa. Immagino quanto sia stato difficile per te vedermi con Patrick per tanti anni o sentirmi parlare dei miei sentimenti per Jackson e mi sento una persona orrenda. -

-Woah, aspetta un attimo! - tento, preso dal panico quando finalmente riesco a capire cosa stia succedendo, ma Isaac mi interrompe con un gesto fermo del braccio.

-Derek, non cercare di farmi stare meglio. Sono stato insensibile, sei il mio migliore amico eppure non mi sono accorto che provavi dei sentimenti per me e continuavo a tormentarti con Jackson e... -

-Isaac, era solo un dannato sogno! - strillo, esasperato.

Isaac e Jackson mi fissano, un po' scioccati.

-Ma Stiles ha detto... - comincia Isaac e devo davvero trattenermi per non rispondere con rabbia.

-Stiles ha detto una cazzata. Non era una fantasia, okay? Era solo uno stupido sogno in cui noi due lo facevamo e, credimi, è stata l'esperienza onirica più brutta della mia vita. Scalciavi e parlavi spagnolo e, voglio dire, tu non parli spagnolo. Non sono innamorato di te, se è questo che ti preoccupa. -

Isaac sbatte le palpebre, mentre cerca di riorganizzare le nuove informazioni ottenute. Jackson accanto a lui sembra ridicolmente soddisfatto, ma Isaac sembra quasi offeso.

-Mi stai dicendo che nel tuo sogno faccio schifo a letto?! -

Non sta succedendo sul serio.

-Era solo un sogno, Isaac! Facevamo entrambi schifo, io a un certo punto ti ho tirato una gomitata esclamando “mi amor, mi amor!” - esclamo, esasperato.

-Ah, da come l'hai messa giù sembrava che facessi schifo solo io, ma okay! - ribatte Isaac, permaloso come non mai.

-Io mi accontenterei di essere bravo nella realtà, eh, tesoro? - sbotta Jackson in direzione di Isaac, chiaramente scocciato.

Cala immediatamente il silenzio, mentre Isaac diventa rosso fuoco.

Jackson si schiarisce la gola, tentando in maniera ridicola di fare marcia indietro.

-Mh. Intendevo dire, Isaac, che sono sicuro che nella realtà le tue prestazioni sessuali siano assolutamente nella... -

-So che state insieme – lo interrompo stancamente, ma mio malgrado sorrido appena. Ed è un bel passo in avanti, visto che pensavo che non avrei sorriso mai più fino a qualche ora fa – Nel caso pensaste di essere discreti e di avere un futuro da attori, vi dico subito che eravate evidenti in modo imbarazzante. -

Isaac boccheggia, il ritratto dell'imbarazzo.

-Da quanto lo sai? -

-Da quando è cominciata, immagino. -

Jackson mi fissa con gli occhi socchiusi per un po', poi si volta come una furia verso Isaac.

-Fantastico! Ora che abbiamo appurato che la nostra relazione non solo non ferisce minimamente Derek, ma che lui ne era pure a conoscenza, possiamo accantonare l'idea cretina di lasciarci? -

Isaac lo guarda male, mentre io lo fisso, sconvolto.

-Che cosa?! Volevate lasciarvi? Per me? -

Isaac mi guarda, sulla difensiva.

-Non avevo intenzione di lasciare Jackson, ho solo proposto una piccola pausa di riflessione finché non avremo risolto le cose con te! Scusa se pensavo di star ferendo i tuoi sentimenti! -

-Non stai ferendo i miei sentimenti – lo rassicuro subito, ancora un po' sconvolto e anche rincuorato. Isaac e Jackson non mi odiano. Anzi, mi vogliono talmente bene che erano pronti a lasciarsi in nome dei miei sentimenti repressi per Isaac – Anzi, sono felice per voi due, davvero. -

Isaac sorride sollevato, mentre Jackson gli passa possessivo un braccio intorno alle spalle, come a rimarcare che l'idea di lasciarsi è stata definitivamente accantonata.

-Non capisco perché non me lo abbiate detto, però – continuo, in tono perplesso – Perché avete continuato a fare finta di niente? -

Isaac si irrigidisce appena e vedo chiaramente Jackson sfoderare la sua espressione esasperata alla “ti prego, non di nuovo”.

-Jackson non vuole che si sappia che sta con me. - risponde in tono tranquillo, ma conosco abbastanza bene Isaac da percepire il veleno nella sua voce.

Jackson emette un suono esasperato.

Immagino che non sia la prima volta che ne discutono. Questo non mi rende meno imbarazzato, per la cronaca.

-Per l'ennesima volta: ho impiegato anni a costruirmi una certa reputazione, è importante per me! Non puoi pretendere che ci rinunci così, da un giorno all'altro! -

-Jackson, penso che tu sia l'unica persona al mondo che vuole tenersi una reputazione che fa schifo. - ribatte Isaac acidamente, scrollandosi con un gesto secco il suo braccio dalle spalle.

-Cerca di capire! Ho passato tutta la vita a dire che non mi sarei mai legato esclusivamente a qualcuno, che avrei sposato un uomo ricco solo per farmi mantenere in eterno e che non avrei mai amato nessuno! E adesso sto con te, siamo monogami, tu sei praticamente povero rispetto agli uomini che frequentavo di solito e io ti amo, maledizione. Pensa se lo dicessi a qualcuno dei miei vecchi amici, alla mia famiglia! Che figura di merda! - si sfoga Jackson, gesticolando come un pazzo.

Isaac lo fissa. Il suo sguardo è ancora arrabbiato, ma non è lontanamente duro come prima. Si vede benissimo che sta lottando contro un sorriso.

-Tu sei un coglione e il tuo discorso è degno di un bambino di cinque anni. Ma hai detto di amarmi, quindi cercherò di non soffermarmi troppo sul resto, per ora. -

-Grazie tante. - ringhia Jackson, incazzato.

-Non capisco – dico dopo un po', in tono cauto – Perché non lo avete detto almeno a me? -

Isaac sembra un po' imbarazzato, mentre Jackson inarca un sopracciglio, guardandomi con sarcasmo.

-Perché tu i segreti li sai tenere a meraviglia, vero? -

Ouch. Colpito e affondato.

Abbasso un po' lo sguardo, ignorando Isaac che sibila a Jackson che è un insensibile e Jackson che sbotta che non capisce cosa abbia detto di male.

-Mi odiate? - domando, con un filo di voce.

-Derek! - il tono di Isaac è talmente sconvolto che mi costringo a guardarlo – Come ti viene in mente! Non potremmo mai odiarti! - accenna un piccolo sorriso – Non ti odierei nemmeno se mi smarrissi ottanta computer sulla metro. -

-Mettiamola così – aggiunge Jackson, squadrandomi male, ma in quella maniera velatamente affettuosa così tipica di Jackson che mi scalda il cuore – Se non ti volessi davvero, davvero bene, tu non saresti vivo, dopo aver preso i miei vestiti senza chiedere. -

Li fisso, il cuore pieno di amore incondizionato per loro.

Poi, scoppio a piangere.

-Porca puttana, odio questa vita. - borbotta Jackson, ma comunque in circa due secondi sono sul divano, stretto tra lui e Isaac.

-E' stato orrendo! Tutti i miei segreti, rivelati così, davanti a tutti! - singhiozzo disperatamente contro la spalla di Isaac.

-E' stata una cosa orrenda da parte sua, tesoro. - concorda Isaac, continuando a cullarmi contro di lui.

Trasaliamo entrambi quando Jackson sbatte con forza il pugno sullo schienale del divano.

-Orrenda?! Non è stata solo una cosa orrenda. Stilinski ha commesso la cosa più grave che un uomo possa commettere contro un altro uomo. Rivelare i segreti di qualcuno è semplicemente disumano. Più grave dell'omicidio. - scandisce con cura ogni parola, in tono lugubre e lievemente drammatico.

Io mi limito a gettargli uno sguardo disperato tra le lacrime, mentre Isaac lo guarda un po' storto.

-Come avvocato mi sento in dovere di dissentire con quello che hai detto, per quanto riguarda il senso letterale. Ma abbiamo afferrato il concetto. -

-Dico sul serio, Derek – insiste Jackson, guardandomi severamente – Se lo perdoni giuro che ti tiro un pugno. Deve starti alla larga, okay? E comunque io te lo avevo detto sin dall'inizio che non fosse una cosa buona il fatto che lui conoscesse tutti i tuoi segreti! Ti sei reso troppo vulnerabile e guarda cosa ha fatto! -

-Non voglio vederlo mai più – mormoro in tono triste, staccandomi da Isaac per potermi asciugare gli occhi con la manica del mio cardigan – Non posso credere di essere stato così stupido da... da... da innamorarmi e da non accorgermi che mi stesse solo usando per la sua cavolo di campagna. -

Isaac aggrotta la fronte.

-Aspetta. Che ne sai che ti stesse usando? Te lo ha detto lui? -

Apro la bocca per rispondere, ma Jackson mi anticipa, furiosamente.

-Beh, mi pare ovvio no? Non si è fatto molti scrupoli a dire a tutti di come lui e Derek lo facevano solo per provare che la sua cazzo di linea fosse davvero innovativa. Derek può solo stare meglio senza di lui. -

Isaac lo guarda, visibilmente contrariato.

-Non pensi che ne dovrebbero almeno parlare? -

-Cazzo, non cominciare con la storia che parlare risolve tutto! - sbotta Jackson alzandosi di scatto in piedi, e non l'ho mai visto così incazzato, non con Isaac – Non la stai gestendo tu questa cosa di Derek e Stilinski, okay? Ti conosco, lo spingeresti a parlare con Stiles, ad ascoltarlo e alla fine Derek lo perdonerebbe e non ci saremmo liberati dello stronzo! Ti ho visto farlo con Patrick fin troppe volte, ma adesso non ti permetto di farlo fare pure a Derek! D'ora in poi questa cosa la gestisco io e Derek deve stare lontano dallo stronzo, caso chiuso! -

E' talmente spaventoso in questo momento, che né io né Isaac troviamo niente di meglio da fare a parte annuire.

Jackson grugnisce un “bene” e poi si rintana in camera sua, premurandosi di sbattere bene la porta.

Isaac rimane in silenzio per un po', poi sospira.

-Non so se trovarlo tenero per il fatto di essere ancora geloso di Patrick dopo tutti questi anni o irritarmi perché pensa di poter prendere il comando e decidere per noi. - mormora, rassegnato.

-Però ha ragione – sussurro io, guardando assente le mie ginocchia – Non dovrei perdonarlo. Non dovrei nemmeno parlargli. Mi ha umiliato completamente – guardo Isaac con gli occhi lucidi, sentendomi disperato come non mai – Avevi ragione a dirmi che non lo conoscessi affatto. Avrei dovuto stare più attento, fidarmi di meno. -

-Oh, tesoro – mormora Isaac, abbracciandomi stretto – Non è stata colpa tua. Sei innamorato, è normale fidarsi in questi casi. So quello che ti ho detto sul fatto che non lo conoscessi, ma penso che dovresti comunque provare a parlare con lui, a prescindere da quel che dice Jackson – accenna un piccolo sorriso – Vuoi davvero prendere consigli sentimentali da uno che ha la sua prima relazione seria a quasi trent'anni e la nasconde come se fosse un segreto scabroso? -

Rido piano, stringendo però la mano di Isaac come per confortarlo.

-Jackson è proprio un idiota. Dovrebbe mettere i manifesti sul fatto che sta con te – dichiaro solidale, guadagnandomi un grosso sorriso da Isaac. Lo ricambio, poi sospiro – Non me la sento proprio di parlare con Stiles, ho pure spento il cellulare per non rischiare che mi contattasse – sento gli occhi riempirsi di lacrime – Il modo in cui ha rivelato tutte le piccole cose di me che solo lui sapeva, come se non valessero niente per lui... non lo so, mi sento come se mi avesse strappato dal petto il cuore e lo avesse gettato in pasto ai lupi. -

-Lo so, tesoro, lo so. - mormora Isaac, dispiaciuto.

Mi passo con rabbia le mani sugli occhi, cercando di scacciare le lacrime.

-Non posso credere che adesso tutti conoscano la mia vita sessuale, è così umiliante. -

Isaac non risponde e quando sollevo il viso, noto che ha il labbro incastrato tra i denti e un'espressione colpevole.

-Cosa c'è? - chiedo, rassegnato.

Ormai non può succedere nulla di peggio.

Giusto?

Isaac esita un istante, poi sospira e scuote la testa.

-Okay, non volevo dirtelo oggi, ma penso che sia giusto che tu lo sappia – prende un profondo respiro e mi guarda dispiaciuto – Jordan è venuto a cercarmi allo studio legale. -

Mi sento impallidire.

-Cosa?! Perché? -

-Tu non gli rispondevi al telefono, i tuoi colleghi non sono riusciti a farlo parlare con te, a casa nostra non c'era nessuno e non eri nemmeno in ufficio... così penso abbia pensato che fossi in studio con me. - spiega Isaac con voce piccola piccola.

Oddio, cosa non mi sta dicendo?

-E quindi? - chiedo, con un groppo in gola – Cosa ti ha detto? -

Isaac sembra nel panico.

-Jordan... Oh, Derek, non le pensava sul serio tutte quelle cose! Delirava ed era chiaramente ubriaco! Non riuscivo nemmeno a stargli dietro, continuava a blaterare di dalie che fioriscono e poi appassiscono e di non so che biglietti per la sagra del western! -

Voglio morire.

Mi sento così in colpa.

Quanto devi essere orribile per riuscire a ferire uno degli uomini più buoni di sempre? Io ci sono riuscito. Innumerevoli volte.

Ma questo... oh, questa è la cosa più brutta che gli abbia mai fatto. Adesso sa che gli ho mentito per tre anni, su quasi tutto.

E il sesso... per colpa di quella stupida intervista ora tutti sanno che odiassi il sesso con lui. Posso solo immaginare quanto possa sentirsi umiliato. Immagino cosa abbia detto di me, Isaac è solo troppo buono per ripetermelo e sconvolgermi ancora di più. Ma la verità è che non c'è insulto troppo pesante per me. Mi merito la rabbia di Jordan, mi merito che mi sputi addosso cattiverie.

Non è quello che ho fatto indirettamente io, attraverso Stiles? Non ho sparato cattiverie su di lui e la nostra relazione?

-Siamo riusciti a calmarlo, comunque, dopo un po' – esclama Isaac, con il nobile intento di rincuorarmi – Eric lo ha portato a casa. -

-Eric? - chiedo con voce vuota, stropicciandomi il viso con le mani.

Sono così stanco.

-Sì, un mio collega. Ha sentito le urla nel mio ufficio ed è venuto a darmi una mano. In realtà è stato abbastanza fantastico, ha convinto Jordan che spaccare la mia finestra con l'estintore non lo avrebbe fatto stare meglio e poi gli ha fatto passare la sbornia con sei litri di caffè. Penso di averlo amato, in quel momento. Cioè, platonicamente parlando. Non dirlo a Jackson, comunque. -

Isaac parla a raffica, cercando chiaramente di alleggerire l'atmosfera e farmi stare meglio ed apprezzo il suo tentativo, davvero, ma non c'è niente che possa farmi stare meglio, in questo momento.

L'uomo che amo mi ha spezzato il cuore.

Come fai a stare meglio qualcuno, dopo questo?

-Penso che andrò a dormire. - mormoro, alzandomi in piedi.

Isaac cerca di trattenermi, preoccupato, ma io lo ignoro.

Voglio solo stare da solo, è stata una lunga giornata.

Appena apro la porta della mia stanza, mi blocco.

Fisso apatico il mio letto con il copriletto di Spongebob, la mia rana di pezza posata sul cuscino.

Spongebob? Davvero, Hale? Dormi con il ranocchio? E ti ciucci pure il dito?

Non ci vedo più dalla rabbia. Strappo con furia il copriletto e lo butto per terra, poi afferro Lora e la scaravento dall'altra parte della stanza.

So che domani mi sentirò incredibilmente in colpa e le chiederò scusa venti volte baciandole la testa, ma ora non mi importa.

Mi lascio scivolare per terra, con la schiena appoggiata al letto e la testa tra le ginocchia, come la persona estremamente patetica che sono.

Non ho nemmeno più la forza di piangere.

In un moto di coraggio, decido di provare ad accedere il mio cellulare.

Ho qualcosa come cento chiamate perse, la maggior parte sono di Stiles.

Mi ha lasciato anche un sacco di messaggi, che lentamente scorro.

 

Hai visto l'intervista, non è vero?

 

Derek, posso spiegarti, te lo giuro. Rispondi alle chiamate, ti prego.

 

Non voglio spiegarti per messaggio, per favore.

 

Derek, ti prego, mi sta uccidendo il fatto di non poter nemmeno vederti perché sono dall'altra parte del paese. Rispondi al cazzo di cellulare, per favore!

 

 

Stringo le labbra, stringendo anche la presa sul cellulare. Questa è l'ennesima prova che non ci tiene davvero a me. Se ci tenesse davvero, avrebbe preso un fottuto aereo e sarebbe tornato da me, in questo momento starebbe strisciando davanti alla mia porta implorando perdono, e sono così scemo che probabilmente gli avrei pure permesso di spiegarsi.

Ma invece è sparito senza spiegazioni, come al solito, a fare chissà cosa. Sono stanco del fatto di essere l'unico tra noi a non poter avere segreti, quando lui non fa che mentirmi dal primo momento in cui ci siamo visti.

Cosa ci facevi davvero in Scozia, Stiles?

Proprio in questo momento, il cellulare comincia a vibrare, avvisandomi del fatto che Stiles mi sta chiamando.

Osservo apatico lo schermo per un po', poi mi alzo in piedi, tenendo ben saldo il cellulare, anche se ho le gambe che tremano. Mi avvicino alla finestra e la apro goffamente con un braccio.

Il mio cellulare vola sgraziatamente verso l'asfalto e anche se non vedo niente perché ormai è notte, sento il rumore di vetro rotto.

Gli unici suoni adesso sono quelli familiari e rincuoranti del traffico notturno di New York.

Il cellulare ha smesso di squillare.

Vorrei solo che almeno questo mi facesse sentire un pochino meglio.

 

 

 

Sospiro e sporgo il labbro, guardando implorante Isaac per l'ennesima volta.

Isaac sbuffa, continuando ad aggiustarmi la cravatta e ignorandomi.

-Ho detto no, Derek. -

-Ma io non ci voglio andare. - mi lamento piano, mettendo il broncio.

Isaac mi lancia un'occhiata accondiscendente.

-Lo so, ma ci devi andare comunque. Ieri ti abbiamo lasciato stare a casa perché eri sconvolto e avevi bisogno di tempo, ma non puoi non andare a lavoro anche oggi, Derek. -

-Che importa? Tanto Chris mi licenzierà comunque. - ribatto, tirando su con il naso.

-Beh, in ogni caso sempre meglio cercare di evitare questa possibilità! - esclama Isaac, facendo un passo indietro per esaminare il suo operato.

Non capisco perché si impegni tanto, sappiamo entrambi che avrò la cravatta storta non appena metterò piede fuori di casa. Come se avere la cravatta perfetta potesse indurre Chris a non licenziarmi, poi.

-Perché non posso venire allo studio legale con te? - piagnucolo di nuovo, mentre Isaac alza esasperato gli occhi al cielo – Giuro che me ne sto buono in un angolo e non ti do fastidio. Ti porto perfino il caffè! -

-Ne abbiamo già parlato, Derek – ribatte Isaac con decisione, anche se si vede che sta cercando di essere paziente – Non puoi continuare a nasconderti qua dentro. Non puoi buttare la tua vita dalla finestra come hai fatto con il tuo cellulare. Devi affrontare la situazione e tornare a lavoro. Ti ricordi quanto eri depresso quando eri disoccupato? Vuoi davvero tornare così? -

-Tu non capisci – gemo, spalancando gli occhi e guardandolo come se mi avesse pugnalato alle spalle – Mi odiano tutti. Mi bullizzeranno! -

-E tu parla con loro e spiega con calma le tue ragioni! Non c'è niente che il dono della parola non possa risolvere! - ribatte Isaac con calma e a volte odio lui e il suo essere così ottusamente avvocato in ogni cosa che fa, davvero.

-Derek? Sei pronto? - interviene Jackson, sbucando dalla sua camera vestito di tutto punto, le chiavi della porche in mano.

Gli lancio un'occhiata infelice, prima di rivolgermi nuovamente ad Isaac.

-Perché Jackson deve accompagnarmi a lavoro? Non ho tre anni. - mi lagno, pestando un piede.

Jackson emette un grugnito scettico e io lo guardo male.

Isaac chiude un istante gli occhi e io lo so che sta cercando di radunare tutte le sue forze per evitare di darmi un pugno in faccia.

-Perché ora come ora non mi fido affatto di te e voglio essere sicuro che tu vada sul serio a lavoro, Derek – sospira, allontanandosi per recuperare il suo pc dal tavolino – Ti accompagnerei io, ma ho davvero un sacco di lavoro da fare e sono indietro con le scadenze. -

E' troppo buono per dirlo, ma so che il motivo per cui è indietro sono io. Ieri si è assentato dallo studio solo per potermi stare dietro tutto il giorno per controllare che non mi suicidassi, che mangiassi qualcosa e che non cercassi di annegare nelle mie lacrime.

Non posso essere così egoista. Isaac ha la sua vita da vivere e sono già stato di peso fin troppo.

Così non posso fare altro che sospirare e mettermi la mia valigetta a tracolla, con l'aria da martire.

Osservo Jackson avvicinarsi a Isaac e baciarlo affettuosamente, accarezzandogli la nuca con la mano.

Mi fa ancora strano vedere Isaac e Jackson fare i fidanzati davanti a me alla luce del sole, ma sono davvero carini.

E Isaac sembra così felice che non mi stupirei se emettesse luce propria.

-Buona giornata. - sussurra Isaac sulle sue labbra, sorridendo come non mai.

Jackson gli dà un buffetto sul naso, poi si volta e mi guarda. Sembra felice quanto me alla prospettiva di dovermi accompagnare in azienda. E' chiaro che entrambi stiamo facendo questa cosa solo perché l'idea di opporci ad Isaac ci terrorizza.

-Avanti, muoviamoci. Non posso fare tardi, ho una riunione oggi. - sbotta e io sollevo gli occhi al cielo.

Isaac mi abbraccia prima di lasciarmi uscire e mi sussurra all'orecchio “ricorda, non c'è niente che non possa essere risolto con la forza del dialogo”.

So che nella sua mente questo dovrebbe infondermi forza e positività, ma non faccio altro che pensare a buttarmi giù dall'auto in corsa, mentre sono in macchina con Jackson.

Jackson probabilmente è meno menefreghista di quello che vuol far credere, perché mi getta un'occhiata e poi fa scattare le sicure.

Fantastico.

Adesso non posso neanche uccidermi.

Grazie tante, Jackson.

Non parliamo granché durante il viaggio e sinceramente preferisco così, Isaac avrebbe tentato di farmi i suoi discorsi incoraggianti e positivi e non ne sono proprio in vena.

Osservo con aria infelice l'entrata dell'azienda, mentre Jackson rallenta fino a fermarsi.

Mi sento il respiro bloccato in gola e il cuore impazzito.

Non voglio andare a lavoro, non voglio.

Non voglio dover vedere tutti quanti, dover affrontare la loro rabbia e le loro prese in giro. Non ce la faccio.

-Giusto perché tu non ti faccia venire strane idee – richiama la mia attenzione Jackson, squadrandomi male – Isaac mi ha detto di rimanere qua finché non fossi stato sicuro che tu fossi veramente entrato. -

Non faccio nemmeno lo sforzo di negare, limitandomi a guardarlo disperatamente.

-Non voglio andare. Sarà un incubo. -

Jackson sospira e io mi mordo il labbro mentre lo osservo slacciarsi la cintura per potersi voltare e parlarmi più liberamente.

-Senti, è inutile negare che per i primi giorni sarà difficile, ma non parleranno di te in eterno. Sei solo lo scandalo del mese, il mese prossimo ci sarà qualcun altro di cui parlare. E se ti infastidiscono, un bel calcio nelle palle e hai risolto il problema. -

Spalanco gli occhi.

-Ma Isaac mi ha detto di utilizzare il dono della parola per risolvere i problemi. -

Jackson impreca in modo colorito.

-Ovvio che lo abbia detto – ringhia e io devo trattenere un sorriso – Ascolta me, Derek. In certi casi le parole non servono a un cazzo. Un calcio nelle palle è pulito, efficace e veloce. Fidati di me. -

-Okay. - mormoro, non molto convinto.

Jackson mi fissa, poi sospira.

-Fatti coraggio, okay? E se è tutto troppo orribile... chiamami, va bene? -

Lo guardo, sorpreso.

-Pensavo che oggi fossi in riunione. -

Jackson rotea gli occhi e questa volta sorrido sul serio.

-Tu chiamami in ogni caso. -

-Grazie. - mormoro, anche se grazie non esprime minimamente tutta la gratitudine e l'affetto che provo al momento.

Jackson non risponde, si limita a darmi un buffetto sul naso come ha fatto con Isaac prima.

-Avanti, muovi il culo, Hale. -

Gli mostro la lingua, poi con un grosso respiro mi aggrappo alla mia valigetta e scendo dall'auto.

Le gambe mi pesano come macigni mentre salgo i pochi scalini dell'ingresso. Non posso nemmeno voltarmi e scappare, visto che Jackson è davvero rimasto fermo a guardarmi.

Entrare in questo edificio dopo tutto quello che è successo, è la cosa più difficile che abbia mai fatto, ma alla fine ci sono, sono dentro.

Okay, Derek.

Adesso cammina velocemente verso l'ascensore. Non guardare nessuno in faccia e non fermarti per nessun motivo.

Ce la puoi fare.

A essere onesto vado abbastanza bene fino all'entrata in ascensore. Me la cavo senza intoppi pure nell'attraversare il corridoio. E' quando mi trovo davanti alla porta del mio ufficio che mi sento sull'orlo di un attacco di panico.

Da fuori si sentiva il solito casino di sempre, ma appena entro, tutti si ammutoliscono e mi fissano.

Non sono tutti sguardi ostili, a dire il vero, ma non sono nemmeno amichevoli.

Sam ce lo ha scritto in faccia che si sta chiedendo se stia indossando un perizoma o no.

Deglutisco, mentre avanzo a disagio fino alla mia scrivania. E' sempre stata così lontana?

Odio tutto questo silenzio giudicante.

Ricorda, non c'è niente che non possa essere risolto con la forza del dialogo.

-Ciao a tutti! - quasi urlo, agitando goffamente la mano.

Ovviamente, tutti mi ignorano. Sento gli sguardi malevoli intensificarsi.

Magnifico consiglio, Isaac.

Erica mi spia dalle fronde della sua piantina morente, e il suo sguardo è addirittura più cattivo del solito.

A ogni modo, non faccio nemmeno in tempo a sedermi, che Chris spunta dal suo ufficio.

-Derek. Devo parlarti. Ora. - scandisce, serio come non mai.

Sento il panico assalirmi, ma c'è da dire che me lo aspettassi.

Cerco di ignorare il ghigno vittorioso di Erica, mentre mi trascino come un condannato a morte nell'ufficio di Chris.

E' già seduto dietro la sua scrivania e io prendo posto in silenzio, guardandolo nervosamente.

-Sono licenziat... -

-Volevo ringraziarti, Derek. - sbotta Chris, interrompendomi, e noto con stupore che sembra vagamente imbarazzato, ma non arrabbiato.

Aspetta, mi ha ringraziato?

Non mi sta licenziando per avere giaciuto come una sgualdrina con il mio capo, avere rotto la cornice di sua figlia e essere rimasto a casa per un giorno intero senza avvertire?

-Ringraziarmi? - chiedo quindi, perplesso.

Okay, non mi sbagliavo. Chris è sicuramente in imbarazzo.

-So cosa hai fatto. Con i bilanci – comincia, con voce bassa – Mi hai parato il culo con Nancy. E lo hai fatto senza aspettarti qualcosa in cambio. Quindi... grazie. -

Sbatto le palpebre, frastornato.

Mi ero completamente dimenticato di aver corretto i bilanci per aiutare Chris.

-Uhm, non c'è di che. Ho fatto solo il mio dovere. -

Gli occhi di Chris mi squadrano con serietà.

-No, non è vero. Avresti potuto prenderti il merito con Nancy per aver risolto l'errore oppure avresti potuto fare finta di niente. Ma sei stato leale. Ed è una cosa che apprezzo. -

-Beh, tu sei il mio capo, ovvio che sia leale verso di te – argomento, un po' confuso – Non volevo che Nancy faccia da gallina se la prendesse con te. -

Le labbra di Chris tremano in un sorriso e la cosa è talmente rara che viene anche a me da sorridere.

-Non chiamarla faccia da gallina, Derek. E' pur sempre un nostro superiore. - finge di rimproverarmi, ma è talmente poco convincente che sorrido solo di più.

-Va bene. Sono piuttosto sicuro che il soprannome faccia di gallina lo abbia inventato tu, ma va bene. -

Chris mi guarda male, ma è molto meno spaventoso del solito.

-Quindi volevi dirmi solo questo o... -

-Penso che sia giunto il momento di pensare di darti una promozione. - mi interrompe nuovamente Chris, deciso.

Lo fisso, incredulo.

-Chris – dico poi dopo un po', sentendomi persino un po' infastidito – Non devi darmi una promozione solo perché ti senti in debito o pensi di dovermi qualcosa. Non ti ho aiutato perché mi aspettassi qualcosa in cambio, l'ho fatto perché volevo farlo. -

-Non ti sto offrendo una promozione perché mi sento in debito. Lavori qui da quasi tre anni, sei bravo e ti impegni più di tutti. E, come hai detto tu, non ti aspetti niente in cambio – gli occhi di Chris brillano mentre fissa la mia faccia attonita – Penso che tu te la meriti. -

Boccheggio, completamente senza parole.

-Io ero convinto che mi avresti licenziato.- esalo, con sincerità.

Chris mi guarda in tralice.

-Stai un altro giorno a casa senza avvisare, e sarà così. -

Lo fisso, ancora incredulo.

-Non ce l'hai con me per la cornice di Allison? - insisto, con voce piccola – Giuro che te lo avrei detto prima o poi, volevo pure portarla a ripararla, ma la situazione mi è sfuggita un po' di mano. Ma, davvero, mi dispiace. -

Chris stringe gli occhi.

-Potrei essere magnanimo, se ricomparisse magicamente sulla mia scrivania entro le quattro. Insieme a un caffè nero, magari. -

Adesso sorrido apertamente.

Ho sempre pensato che Chris fosse il capo più terrificante del mondo, ma penso che potesse andarmi molto molto peggio.

-Potrebbe succedere. -

Chris mi guarda ancora male, ma il suo sguardo è troppo morbido per essere preso sul serio.

-Torna a lavoro, Derek, o cambierò presto idea su quella promozione. -

Mi affretto ad obbedire, alzandomi allegramente.

-Derek? - mi richiama Chris, quando sto per uscire.

Mi volto a guardarlo, incrociando il suo sguardo serio.

-Se qualcuno dei tuoi colleghi ti infastidisce troppo, la mia porta è aperta. -

Lo guardo, meravigliato.

-Perché, potresti fare qualcosa in merito? -

Chris inarca le sopracciglia, ma non mi sta già più guardando, tutto preso da non so che documenti.

-Ho sospeso Harry per una settimana per averti importunato, tu che ne pensi? - replica, in tono disinteressato e annoiato.

Sento un enorme sorriso stirarmi lentamente le labbra.

Sì, poteva decisamente capitarmi un capo peggiore di Chris.

 

 

 

Se con Chris le cose sono andate bene, il resto della mia giornata è un incubo completo.

Sono stato bersaglio di battutine e doppi sensi per tutto il dannato giorno.

Miguel dell'ufficio contabile è venuto addirittura a dirmi che era disposto a fare sesso con me e a sussurrarmi cose in spagnolo all'orecchio, se la cosa mi eccitava. In realtà l'ha chiesto con vero interesse e spirito di sacrificio, ma ciò non ha reso la cosa meno raccapricciante.

Quando finalmente torno a casa, sono esausto e ho i nervi a fior di pelle.

Voglio solo buttarmi a letto a sperare che il materasso mi assorbi e mi trasformi in un acaro.

Vorrei solo stare in pace, ma appena entro in salotto Isaac mi corre incontro e mi getta le braccia al collo, facendomi quasi cadere.

-Ce l'ho fatta! - esclama con un grosso sorriso, continuando a stringermi – Non ci credo, ho vinto! -

-Di cosa stai parlando? - chiedo confuso, accarezzandogli comunque la schiena con una mano.

Isaac si stacca leggermente da me, sembrando un po' imbarazzato.

-Scusa, hai ragione. Non te ne avevo parlato. C'è questa causa enorme su cui stavo da mesi, insieme ad altri miei colleghi associati. E oggi ce l'ho fatta, ho vinto la causa! Ho trovato un cavillo che era sfuggito agli altri e ho vinto! E adesso lo studio vuole organizzare una cena in mia onore e... oh Derek, è tutto troppo bello per essere vero! -

Isaac sembra fatto di luce propria mentre fa su e giù per il salotto, gesticolando e sorridendo a più non posso. Quasi mi gira la testa mentre lo guardo ancora confuso, ma felice per lui.

-Ma è meraviglioso, Isaac! Congratulazioni! Perché non me ne hai parlato? -

L'espressione contenta di Isaac vacilla un po', mentre finalmente si siede sul divano e smette di camminare.

-Oh. Non mi sembrava il caso con tutto quello che stava succedendo con Stiles. Non volevo appesantirti. -

Capisco l'intento, ma questo non cambia che adesso mi sento terribilmente in colpa.

Sono diventato l'amico che monopolizza l'attenzione e pretende che i suoi problemi siano sempre più grandi di quelli degli altri?

So che negli ultimi tempi sono stato troppo assorbito dalla mia relazione con Stiles per prestare davvero attenzione alla vita di Isaac, ma è comunque il mio migliore amico, per la miseria. Dovrei saperlo quando succede qualcosa di grosso nella sua vita, e invece non sapevo né del lavoro né di Jackson.

Isaac non mi ha detto niente, perché ero troppo impegnato a deprimermi per Jordan e poi per Stiles e non voleva interferire con tutto il mio dramma.

Mi faccio un po' schifo.

Mi faccio ancora più schifo quando Jackson entra in casa circa cinque secondi dopo.

Isaac sorride di nuovo e scatta in piedi, mentre Jackson entra in salotto con aria stanca, ma ancora perfetto nel suo completo di marca.

-Ho vinto! - esclama solo e non ha bisogno di dire altro che tutta la faccia di Jackson si rilassa e si illumina.

A quanto pare, a lui ne aveva parlato.

In un secondo ha mollato la sua borsa per terra senza cura e ha percorso in poche falcate lo spazio che lo divide da Isaac. Jackson lo stringe talmente forte che lo solleva da terra, mentre Isaac ride e si appende al suo collo.

E in tutto questo io sono ancora in un angolo del salotto, a sentirmi per la prima volta in più di vent'anni di amicizia il terzo incomodo.

-Cazzo, lo sapevo! Te lo avevo detto che avresti vinto tu, testa di cazzo! E tu che continuavi a dire che avrebbe vinto Melanie! Vedi che ho sempre ragione io? -

Jackson lo insulta e lo elogia allo stesso tempo, riempiendogli il viso di baci mentre Isaac ride e finge di divincolarsi.

E' tanto orribile da parte mia provare l'istinto di chiudere gli occhi e tapparmi le orecchie? So che dovrei essere contento che le cose tra loro vadano finalmente bene e lo sono, davvero.

Ma una piccola, disgustosa e comunque consistente parte di me, continua a pensare che quelli avremmo potuto essere io e Stiles.

Se solo Stiles non avesse deciso di spezzarmi il cuore in mille pezzi, certo.

Quando Jackson finalmente lascia andare Isaac, sembrano accorgersi di me. Sembrano sentirsi in colpa e questo di riflesso fa sentire in colpa me. Hanno tutto il diritto di essere felici e innamorati. Non è colpa loro se la mia vita fa schifo.

Isaac si schiarisce la gola, rivolgendomi un sorriso un po' imbarazzato ma sincero.

-So che potrebbe essere un evento un po' noioso, ma verresti alla cena organizzata dallo studio? Sarà il prossimo venerdì. -

-Certo che verrò, Isaac. - rispondo subito, sorridendogli per fargli capire che non ha niente per cui sentirsi imbarazzato o in colpa, che è ovvio che ci sarò e che sono molto orgoglioso di lui.

Se io sono orgoglioso, Jackson lo guarda come se Isaac abbia letteralmente portato la pace nel mondo o sia un miracolo vivente.

E quest'uomo pensa di non avere già la reputazione rovinata solo perché non dice a tutti quanto vergognosamente sia innamorato di Isaac.

Come se non fosse comunque tra le cose più ovvie dell'universo.

Jackson accarezza un'ultima volta i capelli di Isaac, poi si volta a guardarmi.

-Come è andata a lavoro? Hanno fatto i coglioni con te? - domanda, corrugando la fronte.

Esito. Non voglio dire loro di come i miei colleghi si siano presi gioco di me, è troppo umiliante. E non voglio nemmeno dirgli della probabile promozione che mi ha offerto Chris. Ora è il momento di Isaac, ed è giusto che sia tutto per lui.

-Poteva andare peggio, presumo. - rispondo quindi, con il tono più allegro che mi riesca.

So di non essere convincente, infatti non mi stupisce lo sguardo scettico di Jackson e l'espressione preoccupata di Isaac.

-Sei sicuro, Derek? - chiede il mio migliore amico, facendo un passo verso di me – Sai che puoi dirci tutto, vero? -

Oh.

Okay.

So che avevo detto che non avrei rovinato il grande momento di Isaac eccetera.

Ma in fondo sta insistendo lui, no?

Non c'è niente di male se mi lamento un po' sulla mia vita per qualche secondo.

Dieci minuti al massimo.

Un piccolo resoconto senza drammi.

Sono quasi pronto a rendere noto quanto sia stata orribile la mia giornata, quando il telefono di casa squilla.

Isaac continua a squadrarmi con preoccupazione, mentre si avvia a rispondere. Mi sposto a disagio, decidendo infine di lasciarmi cadere sul divano accanto a Jackson, che si sta sciogliendo il nodo della cravatta.

-Pronto? -

Guardo distrattamente la schiena di Isaac e aggrotto la fronte quando mi rendo conto che si è irrigidito.

Oddio, spero che non siano ancora i miei genitori.

-Oh – Isaac si volta lentamente verso il divano, fissandomi con apprensione – Ciao, Stiles. -

Spalanco gli occhi, sentendomi improvvisamente soffocare.

Ha chiamato a casa.

Pensavo che si fosse arreso dopo che ho distrutto il mio cellulare.

A quanto pare, mi sbagliavo.

Jackson, accanto a me, sta praticamente ringhiando, e questo non mi aiuta molto a mantenere la calma.

-Quindi vorresti parlare con Derek... - Isaac parla in tono lento, sempre fissandomi in maniera eloquente. Io scuoto frenetico la testa, agitando anche le mani in segno di negazione, con la stessa grazia di una foca moribonda.

-Ma, vedi, Derek non è in casa in questo momento! - esclama velocemente Isaac, nel tono più acuto e falso del mondo.

Merda. Mi ero dimenticato della totale incapacità di Isaac di mentire. Jackson si è portato una mano al viso, condividendo in maniera molto solidale la mia angoscia.

-No, lo so che hai bisogno di parlare con lui, ma Derek non è in casa, davvero... - Isaac sta annaspando ed è quasi straziante da vedere.

Una parte di me, quella stupida e che non impara mai, registra il fatto che Stiles non si sia arreso. Sta continuando a chiedere di me. Vuole parlarmi sul serio.

Non che la cosa mi importi, ovviamente.

Sono totalmente indifferente.

Cioè, sono un fascio di nervi e non riesco a staccare gli occhi da Isaac ripetendomi ossessivamente che dall'altra parte del telefono c'è l'uomo che amo, ma comunque non mi importa niente.

Stiles può andare a quel paese.

Sono passato totalmente sopra lui.

-Stiles, non posso farti parlare con Derek, non è in casa. Non sto mentendo! Senti, Stiles, mi dispiace, ma... -

A questo punto Jackson si alza in piedi, con un grugnito esasperato.

Si avvicina con decisione a Isaac e gli sfila delicatamente il telefono dalle dita.

-Ascolta, stronzo, Derek non vuole parlare con te. Non vuole vederti, non vuole sentirti, non vuole parlarti. Quindi smettila di rompere il cazzo. E non chiamare più. - sbotta, prima di mettere giù con violenza.

-Jackson! - esclamiamo Isaac ed io in contemporanea, con lo stesso tono incredulo e incazzato.

Cioè, sono contento che abbia messo le cose in chiaro con Stiles, davvero. In effetti non voglio parlargli.

Non voglio.

-Cosa? - sbotta Jackson, guardandoci male – Mi sembrava che fossimo d'accordo che Derek dovesse stargli alla larga! E tu – aggiunge puntando Isaac – Sei troppo buono. So che prima o poi finirai per organizzargli una cena di riconciliazione, quindi d'ora in poi rispondo io al telefono. -

-Non hai mai risposto al telefono in sei anni che viviamo insieme. - gli faccio notare, ma ho gli occhi puntati sul telefono ora silenzioso.

Stiles non chiamerà davvero più?

Sarebbe la cosa migliore, ovviamente.

Spero proprio che non chiami più. E anche se chiamasse, io non risponderei. Ho una dignità e non ho intenzione di cedere e ascoltarlo.

Quello che ha fatto è stato orribile e imperdonabile.

Niente al mondo potrà farmi cambiare idea.

-Mi faceva pena! - esclama Isaac in tono difensivo, guardando Jackson – Tu non hai sentito come fosse la sua voce, era tutta tremante e roca, come se stesse per piangere! Continuava a supplicarmi di passargli Derek e non sapevo cosa dire! -

Sento il cuore stretto in una morsa.

-Stava per piangere? - chiedo, con voce sottile.

Isaac mi guarda, inorridito, mentre Jackson emette un suono esasperato, portandosi le mani tra i capelli.

-Fantastico, ci mancava il senso di colpa! - sbraita, lasciandosi di nuovo cadere sul divano.

-Oh, no no! - esclama invece Isaac, guardandomi allarmato – Sono sicuro che non stesse per piangere, tesoro. -

-Gli tremava la voce? - insisto, e mi odio perché è la mia voce a tremare.

Perché dico di non volere avere niente a che fare con Stiles, ma odio ancora l'idea che sia triste con tutto me stesso? Perché i sentimenti non possono essere spenti con un bottone?

-Sai come sono i telefoni, deformano sempre la voce! - risponde Isaac, nel panico.

Il telefono squilla di nuovo e tutti e tre facciamo scattare gli occhi in quella direzione.

La tensione si taglia con il coltello.

Penso a Stiles da qualche parte, da solo, con le occhiaie e la barba di qualche giorno, mentre si strofina gli occhi cercando di non piangere e aspettando che io risponda al telefono.

Quest'immagine dovrebbe rallegrarmi.

Voglio dire, se lo merita di soffrire. Mi ha completamente umiliato e poi se ne è andato chissà dove a fare le sue cose segrete da super miliardario.

Non me ne dovrebbe importare niente della sua tristezza.

Assolutamente niente.

-Derek, non osare...- comincia Jackson con voce bassa e funerea, ma ormai sono scattato in piedi.

-Derek, non rispondere, cazzo! - esclama, ma ho già afferrato in maniera febbrile il telefono.

Isaac non ha fatto nulla per ostacolarmi, anzi si è addirittura spostato di lato, lanciando un breve sguardo di scuse a Jackson, che è palesemente incazzato.

-Stiles? - soffio nella cornetta, stringendo forte il telefono tra le mani.

Per un po' c'è silenzio e l'idea che abbia buttato giù mi terrorizza.

Ma alla fine qualcuno parla.

-Sono Jordan. - è l'apatica e totalmente incolore risposta.

Oh, merda.

-Jordan! - squittisco, in preda al panico – Mi dispiace, pensavo che fossi... -

-Sì, è abbastanza chiaro chi pensavi che fossi. - mi interrompe con sarcasmo e una punta di lamento nella voce.

Non faccio nemmeno in tempo a inventarmi una scusa plausibile, che mi ha buttato il telefono in faccia.

-Jordan? - chiamo inutilmente, un fastidioso groppo alla gola.

Mi sento così incredibilmente in colpa.

Sono la solita persona orrenda ed egoista.

Ero talmente preso da Stiles, da non pensare minimamente a quanto potesse essere sconvolto Jordan. Ha dovuto ascoltare un altro uomo mentre parlava di come non riuscissi a godere con lui. Sa che l'ho riempito di bugie. E, ovviamente, sa che deve esserci stato qualcosa con Stiles.

Isaac ha detto che era sconvolto quando si è precipitato nello studio legale. Avrei dovuto parlare con lui, cercare di spiegargli.

E adesso gli ho appena dato conferma che, mentre lui si sta struggendo per me, io mi sto disperando per un altro uomo.

-Ancora non ci siamo liberati di mr. Buco nell'Acqua? - chiede Jackson dopo un po', spezzando il silenzio con la solita delicatezza.

-Devo parlare con lui. - esclamo tormentato, guardando ad occhi spalancati Isaac e Jackson.

-Non oggi, Derek – interviene subito Isaac, squadrandomi preoccupato – Oggi è stata una giornata già abbastanza pesante. Parlerai con Jordan domani. -

-Non che tu sia obbligato a farlo. - aggiunge Jackson, lanciandomi un'occhiata penetrante.

Lo guardo incredulo.

-Non pensi che si meriti una spiegazione? E' stato il mio ragazzo per tre anni! -

-Sì, ed era palesemente la persona sbagliata per te! Non gli devi chiedere scusa per questo! -

Scuoto la testa, guardandolo male.

-Tu come ti sentiresti se... se Isaac andasse a dire in tv che ogni singolo momento a letto con te era una tortura e che preferiva guardarsi un film che fare sesso con te?-

Isaac sembra che si stia per sentire male, ma Jackson rimane impassibile.

-Semplice, non mi sentirei in nessun modo, perché questo è assolutamente impossibile. Trovo prostate da quando tu leggevi ancora i fumetti sotto le coperte, non vedo come possa lamentarsi. -

-Okay, troppe informazioni! - esclama Isaac, rosso fuoco, avvicinandosi a Jackson e tappandogli la bocca con la mano.

Malgrado tutto scoppio a ridere, anche se sento ancora il cuore pesante come un macigno.

Domani.

Domani gli parlerò.

Vorrei poter dire che sono sollevato quando vado a dormire senza che il telefono abbia più squillato.

Anzi, lo sono. Sono sollevato.

E' meglio che Stiles si sia arreso.

E' meglio così, sul serio.

 

 

 

 

Prendo un profondo respiro, cercando di infondermi coraggio.

Avanti, Derek.

E' solo un citofono.

Allunga il dito e basta.

Okay, ho suonato.

Ce l'ho fatta. Ora devo solo cercare di non vomitare dall'ansia e andrà tutto a meraviglia!

-Sì? -

La voce è quella di uno dei tre coinquilini di Jordan. Non saprei dire chi, precisamente. Ammetto che ho una leggera tendenza a confonderli, ma giuro che si ammogliano in modo impressionante. Penso che Jordan si sia fatto crescere i baffi per essere più in sintonia con loro.

-Ehm, ciao, sono Derek. -

C'è silenzio dall'altra parte e non è un buon segno.

Phil, Will e Bill sono le persone più logorroiche che io conosca.

-Ehi Derek – il tono è gentile come al solito (chiunque sia), ma non posso fare a meno di notare che sia un po' esitante – Come stai? -

-Bene, grazie. Senti... -

Phil? Bill? Will?

- Senti. Non è che potrei salire un attimo? Ho bisogno di parlare con Jordan.-

C'è di nuovo silenzio.

-Derek, non so se sia una buona idea. Potrebbe non essere dell'umore adatto a vederti. O a vedere esseri umani in generale. O a fare qualsiasi cosa che non comporti deprimersi. – ammette alla fine, con molta diplomazia.

-Per favore... ho davvero bisogno di parlargli, poi giuro che me ne andrò e non vi disturberò più! -

Sento sospirare dall'altra parte.

-D'accordo, sali. -

Quando arrivo al pianerottolo dell'appartamento di Jordan, trovo la porta già aperta e Phil ad aspettarmi.

O è Bill?

-Ehm. Ciao, Phil. -

Phil ride, dandomi una poderosa manata sulla schiena quando sono abbastanza vicino, procurandomi probabilmente danni permanenti ai polmoni.

-Sei sempre il solito buffone, Derek! Sai benissimo che sono Will! -

-Ehm. Sì, certo. - mormoro, evitando il suo sguardo mentre mi fa entrare in casa.

-Ehi, Derek! -

Questo è Bill (molto probabilmente), che affianca Will con un grosso sorriso. Oddio, sono praticamente identici. Dovrebbe essere illegale permettere alle persone con gli stessi capelli ricci e rossi di farsi crescere anche i baffi uguali.

-Ciao Bill. -

Bill ride, dandomi un'altra manata sulla schiena. Addio polmoni.

-Carina questa! Lo sai che sono Phil! -

Oh mio Dio, ma perché devono chiamarsi tutti allo stesso modo?!

Sforzo una risata.

-Sì, certo. -

Il mio sguardo si fa serio mentre li guardo nervosamente.

-Jordan è in camera sua? -

Phil e Will si scambiano uno sguardo.

-C'è Bill dentro con lui. Abbiamo pensato che fosse saggio... sai, disarmarlo e sigillare la finestra prima di farti parlare con lui. - replica Phil, con leggerezza, mentre Will annuisce e sorride gentilmente.

Deglutisco. Non mi sento molto rassicurato dal fatto che Jordan al momento oscilli tra tendenze omicide nei miei confronti e tendenze suicide. A meno che non voglia gettare me dalla finestra, il che sarebbe comprensibile.

Sentiamo una porta aprirsi rumorosamente e un minuto dopo Bill ci ha raggiunto, con il fiatone e la fondina con la pistola di Jordan in mano. Si posiziona accanto a Will e Phil e mi gira la testa da quanto tutti e tre si assomiglino. E' assurda questa cosa.

-Okay, non è stato facile, ma ora dovrebbe essere innocuo – Bill si accorge della mia presenza e mi rivolge un grosso sorriso – Oh ciao, Derek! Puoi andare a parlare con Jordan tranquillamente ora, gli ho sequestrato la pistola ed è anche parzialmente sobrio. Non dovrebbe ucciderti! -

-Ehm, grazie, Bill. Molto rassicurante. -

Una parte di me sa che, nonostante tutte queste sceneggiate, Jordan non mi farebbe mai del male. E' troppo buono per farlo, ma comunque l'idea che sia ridotto in queste condizioni per colpa mia, mi spezza il cuore.

Voglio dire, non ho mai visto Jordan bere in tre anni di relazione. Da quando ci siamo lasciati è stato più ubriaco lui di Robert Baratheon di Game of Thrones.

Prendo un grosso respiro, mentre mi avvicino alla camera di Jordan. Busso con delicatezza alla porta chiusa, ma quando non ricevo risposta la apro ed entro.

Jordan è in piedi davanti alla finestra, le braccia incrociate al petto e un'espressione ferita e arrabbiata non molto promettente.

Deglutisco nervosamente, mentre mi affretto a chiudere la porta dietro di me.

-Jordan, io... -

-Non ti piacciono i baffi? - chiede Jordan a bruciapelo, con una specie di rantolo sofferente nella voce.

Okay, non pensavo che il nostro confronto sarebbe partito subito così diretto.

Per un attimo penso di dirgli che invece mi piacciono tantissimo, che amo gli uomini con i baffi. Ma poi lo guardo negli occhi e capisco che non se lo merita. Non si merita che continui a mentirgli.

-No, effettivamente, no. - sussurro, stringendomi nelle braccia e appoggiandomi alla porta alle mie spalle.

Jordan mi guarda come se gli avessi ucciso un figlio.

-Almeno ti piace sciare? Hai davvero vinto un premio da ragazzo? -

-Ho sciato da ragazzo – la prendo alla larga, trovando d'un tratto interessante le punte delle mie scarpe – Ma, ahm. Non ero un granché bravo – sospiro – Odio sciare. Preferisco le escursioni nei boschi o nelle foreste. Mi dispiace. -

Jordan scuote la testa, guardandomi incredulo.

-E tutte le sagre del western a cui ti ho portato? Vuoi farmi credere che mentre pensavo ti stessi divertendo come un matto, in realtà ti stessi annoiando a morte? -

-Non a morte – ribatto con voce sottile, guardandolo sulla difensiva – Solo un pochino. -

Jordan mi guarda ancora come se non ci potesse credere.

-Perché cavolo non me lo hai detto? -

-Volevo solo che fossi felice. - mi difendo, anche se suona ridicolo alle mie stesse orecchie.

Il modo in cui Jordan mi guarda mi fa sentire un perfetto stupido.

-Che senso ha essere felice se tu non lo sei? - domanda retoricamente, e in effetti ha senso.

Penso, semplicemente, che nella mia testa fosse più importante rendere felice Jordan che esserlo io. Perché Jordan era perfetto, era il primo ragazzo decente che avessi incontrato, mi trattava bene e mi faceva sentire protetto. E io volevo solo ricambiare, in qualche modo.

-E il sesso! - esclama improvvisamente Jordan e io mi sento morire – Perché non mi hai detto che non ti piaceva? Pensi che... che non mi sarebbe importato? Che non avrei fatto di tutto per fare in modo che fosse bello anche per te? -

-No! - esclamo subito, inorridito, facendo un piccolo passo verso di lui – No, certo che no! So che ti sarebbe importato, è per questo che non te l'ho detto! -

Jordan mi guarda con esasperazione, anche se i suoi occhi sono ancora incredibilmente feriti.

-Questo non ha senso, Derek. -

-Volevo che fossi felice – ammetto disperatamente, cercando di farmi capire – Ti conosco, se ti avessi detto del sesso ti saresti dispiaciuto e avresti incolpato te stesso. So che avremmo dovuto parlarne, ma pensavo... pensavo che potessi gestirla da solo! -

-Fingendo di godere! Ottimo modo per gestirla! - Jordan urla e io faccio di nuovo un passo indietro.

Jordan non mi ha mai urlato addosso prima d'ora, e la cosa non mi piace molto.

I suoi occhi bruciano mentre mi fissa. Non c'è traccia della luce amorevole con cui mi guarda di solito. Mi sento male, un forte senso di nausea mi opprime.

-Non volevo ferirti. - tento ancora, con voce piccola.

Jordan scuote la testa, senza distogliere lo sguardo dal mio.

-C'è stata almeno una singola volta in cui ti è piaciuto fare sesso con me? - chiede, arreso, e io mi sento le guance bruciare.

Dobbiamo per forza parlarne? Che senso ha rinvangare il passato? Ma so che gli devo almeno questo, così cerco di farmi coraggio e rispondere.

-Beh... - mi sento annaspare. Andiamo, Derek. Cerca di ricordare una dannata volta in cui sei stato bene - C'è stata quella volta! Sì, quella volta! Al mio compleanno, quando mi portasti in quel cottage! Molto romantico. -

Jordan mi guarda a bocca spalancata, incredulo, mentre io ricambio perplesso. Che ho detto di male, ora?

-E' stata l'unica volta in cui hai fatto l'attivo, Derek. -

Oh merda.

-Jordan, questo non ha importanza! - esclamo, con voce un po' acuta – Non stavo con te per il sesso, provavo dei sentimenti per te! E su questi non ti ho mai mentito. Avrei potuto continuare a stare con te, ma ti ho lasciato quando ho capito di non sentirmi più allo stesso modo. Perché so che tu meriti qualcuno che ti ami completamente. -

Jordan, se possibile, pare ancora più arrabbiato. Fa un passo verso di me, che d'istinto mi appiattisco contro la porta.

-Ecco, parliamo dei tuoi sentimenti. Stiles Stilinski. Da quanto tempo va avanti? -

Lo fisso, sentendomi un po' infastidito per la prima volta.

-Perdonami, ma questi non sono affari tuoi. Noi ci eravamo lasciati. -

Jordan inarca le sopracciglia, con fare scettico, innervosendomi ancora di più.

-Quindi vuoi farmi credere che non mi hai tradito con lui? -

Spalanco disgustato la bocca, la sensazione di nausea che aumenta fino a farmi soffocare.

-Come puoi chiedermi una cosa del genere? Sai che non lo farei mai! Mi conosci, maledizione! - urlo per la prima volta da quando sono entrato nella sua stanza.

-No, io non ti conosco! - urla anche Jordan, avvicinandosi ulteriormente – Il Derek che pensavo di conoscere in realtà non esiste! Mi hai fatto vedere quello che pensavi avrei voluto vedere, ma era tutta una bugia! Ho amato un'illusione per tre anni! -

Trasalisco, ferito.

-Questo è ingiusto – sussurro e mi odio perché la voce mi trema e sento gli occhi riempirsi di lacrime – Io ti ho amato davvero. Forse non nel modo giusto e sicuramente ho fatto i miei errori, ma i miei sentimenti erano veri, lo sono stati per tanto tempo. -

Jordan fa un verso scettico con la gola, i suoi occhi non si ammorbidiscono mentre mi fissa con furia.

-Io ti ho sempre mostrato il vero me. Tu mi hai riempito di bugie. Lo fai con tutti. Infatti mi chiedo se ci sia una sola persona che ti ami per quello che sei, e non per quello che vuoi far credere. -

Lo fisso senza parole, sentendomi completamente svuotato di energie e emozioni.

Ha ragione.

Ha ragione su tutto.

Nessuno mi conosce davvero, nessuno mi ama per quello che sono.

Pensavo che Stiles fosse l'unica persona a vedermi davvero e ad amarmi sul serio, ma è chiaro che questa fosse un'altra illusione.

Stiles non mi ama, non mi ha mai amato.

Mi ha usato per la sua stupida campagna, mi ha umiliato e poi è sparito. E il fatto che ora si senta in colpa e cerchi di contattarmi, è solo perché in fondo è dispiaciuto. Conoscendolo vorrà scusarsi. Ma è tutto qui.

Nemmeno Stiles mi ama. Sono stato io stupido a pensare che qualcuno avrebbe potuto farlo, se avessi mostrato tutte le mie debolezze, le mie fissazioni, i miei stupidi piccoli segreti.

E in tutto questo, la cosa che mi ferisce di più, non è aver ferito Jordan, la mia famiglia o i miei amici.

Ma è il fatto che io invece sono totalmente innamorato di Stiles Stilinski.

Sono una persona orrenda ed egoista.

Guardo Jordan, quasi rassegnato.

-Mi dispiace. Davvero. Ma voglio che tu sappia... che tu sappia che tutte le bugie che ti ho raccontato... erano solo tentativi disparati di piacerti quanto tu piacevi a me. Al nostro secondo appuntamento, tu eri bellissimo, così elegante e perfetto... e io mi sentivo così inadeguato, così noioso. Quando hai parlato del fatto che ti piacesse sciare, sono andato nel panico e ho mentito. E ho continuato a farlo poi, perché volevo disperatamente essere alla tua altezza. Perché mi piacevi davvero. -

Qualcosa si ammorbidisce negli occhi di Jordan, ma io mi sono già voltato.

Devo uscire da questa casa, prima che vomiti davvero.

La nausea ormai è opprimente, ho solo voglia di piangere e urlare finché non mi venga meno la voce.

Esco velocemente dall'appartamento, ignorando Will (o Bill? Oppure è Phil?) che cerca di trattenermi.

Scendo di corsa le scale e quando finalmente sono all'esterno, all'aria aperta, mi appoggio al muro del palazzo e scoppio a piangere.

Non mi sono mai sentito più miserabile in tutta la mia vita.

 

 

 

ANGOLINO

 

 

Ciao.

Sì, l'angst continua. Perdonatemi, giuro che finirà tutto bene!

Grazie come al solito a chiunque segua questa storia. Un bacio speciale alle mie cicce, vi amo <3

Giuro che nel prossimo capitolo rivedremo il nostro miliardario preferito. Spero di poter aggiornare venerdì, ma può anche darsi che possa ritardare un po', vi chiedo un po' di pazienza <3

Un bacione e a presto!

Fede <3

  
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