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Autore: AlsoSprachVelociraptor    11/05/2019    0 recensioni
Due lupe nascoste sotto manti di pecore, un pastore a dirigerle lontano dallo sterminio e una folgore e una stella a illuminare il loro cammino verso sud, verso la sicura fortezza di Blackhaven.
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[ASOIAF - What If? - Arya e Sansa si ritrovano, anche se completamente diverse da come si erano lasciate, in un viaggio difficile e in incognito verso le Terre della Tempesta con Beric, Edric e Thoros, tra gli orrori della guerra e degli esseri umani.
Una rivisitazione di alcuni eventi di ASOS e AFFC. NO SPOILER per la serie tv.
ATTENZIONE: violenza descritta e scene che potrebbero turbare!]
Coppie: Sansa Stark/Edric Dayne - Beric Dondarrion/Thoros di Myr
SanSan e Beric/Allyria accennate
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Arya Stark, Beric Dondarrion, Sansa Stark, Thoros di Myr
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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I suoi capelli non erano mai stati così corti. Non le dispiacevano in realtà, erano comodi e tenevano fresco, anche se ormai l’aria si stava raffreddando sulle terre dei Fiumi.

Arya era una lupa di Grande Inverno e il freddo non faceva altro che renderla più forte e sicura. Almeno a lei piaceva dirsi così, e poi si sentiva davvero più forte dopo l’incontro con sua madre.

Era morta assieme a suo fratello Robb alle Torri, poco dopo che Arya fu spedita con la forza da lady Smallwood dalla Fratellanza.

Thoros aveva visto e non aveva agito. Sulle prime l’aveva odiato e le era saltato addosso, tirandogli i capelli e gridando, ma fu proprio sua madre a fermarla.

Arya, dopo aver ragionato e sbollentito la rabbia e la frustrazione, capì perchè sua madre avesse preferito quella azione della Fratellanza.

I Frey erano troppi, sarebbero morti tutti. Sarebbe morta anche lei, se l’avessero rintracciata.

Catelyn era viva ora, dopo che Beric aveva deciso di donarle metà della sua forza vitale. Ora il Lord della Folgore sembrava lento e appesantito, stanco ma più sereno in un certo senso. Su di lui gravava meno il peso della responsabilità e più quello di una pace meritata, con il suo occhio e la sua espressione più rilassata sempre sul suo prete rosso.

Thoros sembrava solo più stanco.

Arya era comunque salita sul cavallo assieme a lui, si era scusata e si era fatta tagliare i capelli, e Thoros aveva solo sorriso, dandole una pacca scherzosa sulla testa che però le aveva fatto un po’ male.

Se lo meritava.

-Il piano è arrivare a Blackhaven e aspettare lì che tutto si tranquillizzi. Una volta che il Nord sarà libero, tornerai a casa.- aveva spiegato Beric, mentre si faceva radere i capelli a sua volta. Ora era senza barba, giovane e emaciato, al fianco di Ned che a quanto pare li avrebbe accompagnati, che invece sarebbe dovuto essere rasato completamente. Solo le sopracciglia pallide sarebbero rimaste sul suo viso come ricordo dei suoi capelli argentati.

-Perchè tagli i capelli a tutti?- chiese Arya, una volta sistemata a sua volta. Si voltò a osservare le lunghe ciocche color rame di Thoros cadere a terra, mentre sulla sua testaccia dura non rimaneva che un cespuglio di capelli arancioni. -Non ci riconosceranno se saremo diversi. Te l’ha detto Bebe, dobbiamo arrivare a Blackhaven, e ci troverebbero e ucciderebbero subito. Non è un buon piano, non ti sembra?-

Arya stortò la testa. -Bebe?-

Il viso di Thoros si fece rosso quanto la tunica che portava. Sviò la testa, imprecò in valyriano imbastardito di Myr sottovoce e le sue folte sopracciglia si fecero aggrottate sulla sua fronte. -È solo un modo affettuoso di chiamare il mio Lord. Non darci tutta questa importanza.-

Quello ad arrossire fu Ned, che probabilmente non prendeva particolarmente bene quella palese relazione. Beric sorrise ancora, stringendosi le mani in grembo. -Credo sia un nome molto carino, non trovi, Arya?-

Lei alzò le spalle, poco interessata.

Cosa facessero quei due non era affar suo.

Rimase ad osservare i capelli rossi a terra. Capelli rossi, come quelli della mamma e di Sansa. Le mancava…

Raccolse una ciocca da terra e la annodò, mettendola da parte frettolosamente e senza essere vista. Almeno, credeva di non essere stata vista.

L'occhio verde scuro di Beric era puntato sulla sua schiena, mentre Thoros era intento a radere quasi a zero i capelli di Edric. -I capelli rossi…-

Il Lord alzò una mano a zittirla, con un sorriso consapevole sulle sue labbra. -Non giustificarti. Ognuno ha i propri rituali.-

Beric, come sempre, nascondeva qualcosa.

-Non prenderemo la Strada del Re, non siamo scemi- fece Thoros, continuando a scuotersi i capelli, forse per abituarsi alla nuova leggerezza sulla sua testa. -tranne per Beric, ovviamente. Lui è scemo per davvero.-

Nella Fratellanza, Thoros non si era mai permesso di insultare il Lord della Folgore, ma lontano dai loro occhi sembrava farlo continuamente. Oltre a un vago broncio, Beric non sembrava reagire, e quasi ne sembrava divertito. -Perchè?- chiese senza pensarci Arya, osservando i vestiti sporchi che il prete rosso poco prima aveva appoggiato su un tronco lì vicino.

-Perchè è morto sei volte e io zero pur avendo combattuto le stesse battaglie, e anche perchè ha deciso di non farci scortare da nessuno.-

Gli scoccò un’occhiataccia mentre si toglieva la pesante veste rosata dal collo, piegandola alla ben’e meglio.  -L’erede di Grande Inverno, il lord Dayne e l’uomo più ricercato di Westeros, ad attraversare il continente senza nessuna scorta.-

-E tu?-

Thoros si voltò come punto nella carne viva. Fissò Arya con uno sguardo interrogatore, come se stesse scrutando nel fuoco, per poi lasciarle un sorriso finto. -Io sono solo un ubriacone da niente, principessina.-

Erano in un bosco non lontano da Sala delle Ghiande, completamente da soli. La Fratellanza se n’era andata assieme a sua madre, o almeno Lady Stoneheart come si faceva chiamare ora, lasciandoli al loro destino. Arya non capiva, non capiva perchè sua madre se ne fosse andata e cosa quel Dio Rosso le avesse fatto, perchè Thoros li avesse portati un quella piccola radura al bordo di un ruscello, con vestiti laceri che avrebbero dovuto cambiare ai loro e due cavalli macilenti e vecchi.

A Blackhaven, nel sud delle Terre della Tempesta, era quella la loro destinazione. Arya non se lo ricordava come castello. Sansa saprebbe esattamente dire dove si trova. Sansa le mancava, ogni tanto.

Beric si era nascosto in un angolo per cambiarsi, le braccia ridotte a ossa mentre, tremante, si sfilava la vecchia e pesante casacca rotta in troppi punti. Non era altro che ossa, nervi tesi e pelle tanto pallida da sembrare cuoio bianco e fresco. Buchi neri sulla sua schiena a forma di feccie, un buco sulla sua cassa toracica da parte a parte e altri tagli, neri a loro volta, sui suoi fianchi e sulle sue braccia. Un enorme taglio sul suo palmo sinistro.

Beric indossò velocemente la vecchia camicia grigiastra che Thoros gli aveva passato con cautela, troppo larga sul suo corpo scheletrico.

Ned aveva un mantello bluastro con un grosso e pesante cappuccio che gli copriva il viso e una vecchia casacca di lady Smallwood, così come Arya.

Beric aveva intimato a Ned di coprirsi gli occhi mentre Arya si cambiava, e lui stesso si era voltato in segno di rispetto, anche se ad Arya non importava più nulla. Aveva fatto cose molto più imbarazzanti.

Nemmeno a Thoros importava, perchè continuò a cambiarsi e nascondersi gli oggetti più svariati tra gli strati di vestiti che indossava, dalle mappe ai denari a coltellini dall’aspetto minaccioso.

Ne allungò uno ad Arya, una volta vestita, e lei lo afferrò senza troppe pretese, infilandoselo nella cinta un po’ larga per lei. Thoros si affrettò a strapparglielo di dosso e infilarglielo sotto la casacca, tra la camicia e la pesante maglia, incastrata nella cinta. -Non farti notare, Arya. Non devono vederti, ricordalo.- disse semplicemente lui, senza aggiungere altro. Arya cercò di scacciarlo, perché credeva già di sapere come cavarsela da sola.

Thoros premette un dito sulla tempia della bambina, con forza, quasi facendole male. - Sii furba, ascolta, impara e agisci di conseguenza. Ricordalo sempre.-

Quelle parole rimasero impresse nella mente di Arya, che non si mosse finchè non le si accostò il preoccupato Ned. Era così pallido che aveva paura si fosse ancora ammalato.

-Io non voglio- sussurrò ad Arya, come una intima confessione che solo lei poteva udire. Nei suoi occhi c’era il terrore. -Non sono bravo a mentire. Non voglio mentire.-

Tu non sei mai stato obbligato a cambiare identità per sopravvivere, si sentì rimproverarlo. Non disse niente. Era stanca di pensarla così.

-Sono sicura ce la farai- rispose invece, senza però alzare lo sguardo su di lui. Gli ricordava un po’ Sansa nella sua integrità morale.

Quando alzò lo sguardo, vide Ned fissare Beric aggiustarsi una pesante benda sul viso, a coprirgli non solo l’occhio mancante, ma anche quello buono. Thoros lo stava aiutando, e sentendosi osservato tentò di ridacchiare. -Stanno cercando un lord senza un occhio, no? E invece si troveranno un ragazzino senza nessuno dei due. Per finta, almeno. Purtroppo non posso cavarglieli entrambi, gli occhi.-

-Lo faresti volentieri, prete?- gracchiò Beric mentre cercava di scacciare le sue mani dal viso coperto.

-Non sono più un “prete”- annunciò lui, voltandosi anche verso i due ragazzini che lo stavano fissando. -da oggi in poi sarò vostro padre, che vi piaccia o meno.-

-Meno- rispose Beric, mesto.

 
   
 
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