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Autore: elfin emrys    12/05/2019    4 recensioni
{post5x13, sorta di postApocalisse, Merthur, 121/121 + epilogo}
Dal capitolo 85:
Gli sarebbe piaciuto come l’aveva pensato secoli prima, quando era morto fra le braccia del suo amico, non ancora consapevole che sarebbe tornato, con Merlin, sempre, sempre con lui.
In fondo, non aveva mai desiderato null’altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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I Lamont – Capitolo 5
 
La mattina dopo, quando Merlin si svegliò, si preoccupò di non avere Arthur al suo fianco. Allungò la mano e, non sentendolo, aprì gli occhi e si alzò in piedi, percependo distintamente un’ondata di panico prendergli le ossa, oltre al naturale senso di curiosità.
Uscì in fretta dalla stanza e attraversò l’intero corridoio prima di cominciare a capire che qualcosa non andava. Persone andavano e venivano e, fuori dal palazzo, c’erano almeno una decina di membri della tribù radunati ad attendere di essere ricevuti.
Il mago, apprensivo, cominciò a controllare in giro per cercare di capire dove fosse Arthur e, quando non lo trovò fuori dal palazzo, rientrò dentro, andando in fretta verso la sala dove Lamont li aveva accolti.
Quando vide il biondo fece un sospiro di sollievo e si avvicinò, visto che gli aveva fatto cenno.
-Cosa sta succedendo?
Arthur, a braccia incrociate, indicò con un movimento della testa l’uomo che stava al centro della sala. Era in silenzio e pareva molto spaventato: si torceva le mani e, dal fiatone, si poteva pensare che avesse addirittura corso fino a lì, anche se non si sapeva da dove.
Lamont tossì, interrompendo il silenzio, poi si portò una mano alle tempie.
-Era stato proibito di andare al casolare di notte appositamente per evitare il pericolo. Cosa gli ha fatto pensare di poter disubbidire senza essere punito?
L’uomo rispose con aria imbarazzata, addolorata e impaurita.
-Non… Non credeva alle storie che si… raccontavano in giro. Pensava che… che non ci fosse nulla da…
Si bloccò e un singulto gli scosse le spalle, poi respirò a fondo, eresse la schiena e continuò.
-Che non ci fosse nulla da temere e voleva dimostrarlo. È stato un gioco stupido...
Lamont strinse la mascella.
-Un gioco che gli è costato la vita!
Tossì ancora e Merlin si accorse che c’era del sangue nel fazzoletto. Il viso del re era pallidissimo, ancora di più rispetto a quando gli Arthur erano arrivati: sotto i suoi occhi spiccavano delle striature di colore leggermente violaceo e le sue labbra erano, ormai, più blu che altro. Era un morto che camminava e Merlin si chiese come facesse ancora a parlare, a essere vigile, come potesse essere ancora vivo quando le due sentinelle che avevano incontrato il cane del crepuscolo con lui erano morte in pochi giorni.
L’uomo sobbalzò alle parole del sovrano e si torse ancora di più le mani, nervosamente.
Lamont continuò.
-Ora dimmi chi altro c’era.
L’interrogato ci mise qualche secondo a dire i nomi e a specificare, goffamente, che erano già tutti fuori ad attendere di venire ricevuti.
Il re fece cenno con la mano e Michael, il messaggero che aveva accompagnato Arthur, Merlin e Frederick fino ai Lamont, uscì velocemente.
Il moro si strinse contro il proprio re, mormorando.
-Casolare?
-Ti spiego tutto dopo. Sappi solo che appena è finito tutto voglio i nostri cavalli sellati e le nostre borse preparate.
-Vuoi andare a…
-Sì.
Merlin annuì e quasi sorrise a notare il luccichio determinato negli occhi dell’altro. Decise di non fare più domande e ascoltare i testimoni, attendendo che tutta la raccolta di informazioni si completasse.
 
Merlin si chiedeva da quando Arthur fosse diventato così razionalmente convincente. Nonostante il mago non ritenesse opportuno immischiarsi così tanto nei problemi di un’altra tribù, il biondo era stato irremovibile: avevano lasciato Frederick al villaggio con dei compiti ben precisi (allenarsi con la spada come gli era stato insegnato, informarsi con i maestri Lamont per cercare di capire come trovare un accordo in modo da poter velocizzare l’apprendimento scolastico degli ex-Grant, tenere d’occhio Lenore…) e i due erano andati, insieme a Michael, a quello che chiamavano “il casolare”. L’avevano riconosciuto subito come la casa in rovina che avevano visto al loro arrivo e vicino la quale il messaggero li aveva fatti velocizzare. A quanto pareva, era quasi un mese che strane cose avvenivano all’interno di quell’edificio.
Merlin era informato riguardo la storia del luogo in generale. Era il punto dove Grant, Lamont e Niall si incontravano per scambiarsi le merci, essendo molto vicino al confine fra le tribù e facilmente raggiungibile dal lago. Di norma, quegli accordi potevano avvenire a ogni ora e c’era sempre una guardia di ognuna delle tre tribù a controllare il luogo. O almeno, era stato in quel modo fino alla Lunga Notte.
Arthur era già a conoscenza di quel luogo e di come funzionasse, anche se non c’era mai stato di persona; non aveva mai sentito parlare, tuttavia, di problemi relativi a una possibile creatura malvagia che vi viveva, probabilmente poiché, quando il re era salito al potere, Grant aveva già predisposto orari e quant’altro insieme agli altri capi delle tribù in questione.
All’inizio, chi montava la guardia aveva semplicemente detto di sentire passi, oggetti che si muovevano. Poi erano diventati pizzicotti, spintoni, scherzi di cattivo gusto.
Poi, la questione si era fatta ancora più grave.
Non si poteva lasciare nessun animale nel casolare senza trovarlo morto la mattina dopo e persino gli esseri umani che passavano la notte sul posto erano rimasti feriti gravemente o, in alcuni casi, persino uccisi.
I Lamont erano stati quelli più colpiti. Poiché il luogo era ufficialmente nel loro territorio, era loro la responsabilità di mantenerlo e, per questo, avevano degli sconti sulle merci che le altre tribù importavano. Alcuni Niall erano rimasti seriamente feriti, nel tentativo di salvare altri che cadevano nelle trappole della creatura sconosciuta, mentre gli allora Grant non avevano subito perdite, poiché erano sempre riusciti, per caso, a salvarsi.
Nessuno aveva visto l’entità responsabile di quegli avvenimenti. Qualcuno aveva affermato di averne notato l’ombra, o di aver sentito la sua risata o il suo cantilenare. Una cosa era certa: se non umana, era umanoide.
-Eccoci.
Michael si bloccò.
-Io non proseguirei oltre per montare l’accampamento: si entrerebbe nell’area del casolare e l’ultima cosa che vogliamo è che la creatura ci prenda di mira adesso.
Cominciarono a sistemarsi: non si erano portati dietro molte cose, poiché il villaggio era molto vicino e sarebbero potuti tornare indietro per qualunque necessità, quindi il compito avrebbe richiesto poco tempo.
Merlin si avvicinò ad Arthur, che stava cercando qualcosa nel proprio piccolo bagaglio, e adocchiò i pochi metri di foresta che coprivano la vista del lago.
-Ricordami come hai fatto a convincermi.
Il re alzò gli occhi al cielo, più divertito che altro.
-Le motivazioni sono diverse.
Era vero: erano talmente tante che quella situazione sembrava quasi scesa dal cielo, se ci si poteva permettere di parlare in modo franco e cinico.
Arthur tirò fuori un ciondolo, simbolo del fatto che erano stati inviati dal re e che avevano intenzioni di aiutare.
-Io e Michael cominciamo a parlare con le guardie. Puoi finire di allestire il fuoco?
-A vostro servizio, Sire.
-Oh, andiamo, Merlin! Non è neppure un ordine!
-Certamente, Sire.
-Questa storia di essere il mio secondo ti sta impigrendo, Merlin.
-Avete assolutamente ragione, Sire.
-Sei irritante.
-Non sono l’unico qui, S…
-Dillo un’altra volta e…
Il mago alzò un sopracciglio.
-E…
-E cosa?
Il biondo aprì le braccia e alzò gli occhi.
-E qualcosa, prima o poi, mi verrà in mente e, allora, questa minaccia sarà molto seria.
Avvicinò il viso al suo e iniziò a sussurrare.
-Appena finito manderò Michael via con la scusa che noi due ci dobbiamo fare il bagno.
-Non potevamo farcelo al villaggio?
-È il pretesto migliore che mi sia venuto in mente e questo useremo. Quando saremo al lago, proveremo a riprenderci la mia spada.
-E se non dovessimo farcela?
Il biondo alzò le spalle.
-Allora faremo il bagno.
Merlin non fece in tempo a rispondere che Arthur si allontanò velocemente, chiamando Michael a sé per essere guidato all’interno del casolare. Il mago incrociò le braccia, osservando i due mentre si allontanavano. Sperò ardentemente che quella indagine preliminare portasse i suoi frutti: Arthur si era molto arrabbiato con Frederick poiché nessuno gli aveva mai detto nulla dei problemi che c’erano al casolare, né prima né dopo che diventasse capo della tribù. Ovviamente, quella era una grave mancanza e infatti il re avrebbe voluto anche scrivere una lunga lettera al resto del Consiglio… se solo l’avessero potuta leggere e capire.
Il mago scosse la testa e analizzò bene lo spazio dove avevano intenzione di accamparsi. C’era un po’ di lavoro da fare.
 
L’acqua era calda dopo essere stata tutta una giornata sotto al sole. In quel punto, Avalon formava una sorta di rientranza, che copriva quel piccolo pezzo di lago rispetto al luogo dove, di solito, i Lamont partivano per pescare. Non era giorno né ora per quell’attività e infatti il lago era tranquillo e solitario.
Arthur cominciò ad avanzare, ma Merlin lo bloccò.
-Non voglio che entri in acqua.
-Perché?
Il moro deglutì. All’inizio non rispose alla domanda e si limitò a guardare la torre spezzata che si stagliava lontano, al centro del lago, ma poi parlò, a bassa voce, come se temesse che l’altro lo sentisse.
-Ho paura che voglia riprenderti…
Il mago sobbalzò quando il re iniziò a ridere e lo fissò, sinceramente offeso e confuso dalla sua reazione. Arthur mise la mano sulla sua e, con il pollice, accarezzò lentamente l’indice dell’altro.
-Non scomparirò appena entrerò in acqua.
-Come fai a esserne così sicuro?
Il biondo inarcò le sopracciglia e sbuffò un’altra risata.
-Perché non avrebbe senso.
Merlin guardò prima lui, poi il lago, senza tuttavia togliere la mano dal busto di Arthur.
-Hai così poca fiducia in me, Merlin?
Il mago arrossì e sgranò gli occhi, sentendosi imbarazzato da quella domanda. No! No, ovvio che aveva fiducia in lui. L’aveva sempre, sempre avuta e, se doveva essere sincero, quella consapevolezza lo sconvolgeva.
Si allontanò, lasciando che l’altro gli passasse oltre.
Il re si tolse le scarpe, poi passò a svestirsi quasi totalmente e, a piedi nudi, entrò in acqua. Avevano pensato che forse la spada si sarebbe rivelata se il suo legittimo proprietario si fosse presentato, tuttavia non stava avvenendo ancora nulla.
Arthur si grattò il naso, pensando bene a cosa dire. Merlin non gli aveva voluto rivelare quale entità vivesse in quel lago e, quindi, non sapeva come appellarsi alla sua bontà. Ricorse, quindi, all’unica informazione che aveva ricevuto: qualunque creatura fosse, era di genere femminile.
-Dama del lago!
La chiamò con voce alta e ferma, poi passò a esporre la propria richiesta con gentilezza, ma l’unica risposta che ebbe fu il silenzio.
Arthur sentì Merlin sospirare e si girò a guardarlo, poi si rimise a guardare in avanti e proseguì finché l’acqua non gli superò i fianchi. Provò a riformulare la sua preghiera, ma quando vide che il risultato non era diverso, si buttò.
Il re si trattenne dall’uscire subito. Il lago sembrava verde da lì, non c’erano forti correnti e la luce del sole, che sarebbe presto tramontato, filtrava ancora dall’alto. Aveva un aspetto quasi amichevole, quasi morbido, eppure questo non consolava il biondo, che, anzi, era teso come una corda. Stare sott’acqua gli riportò alla mente una sorta di panico e desiderò rialzarsi per provare che sarebbe potuto uscire davvero, che non avrebbe teso la mano per trovare che la superficie era come un vetro, uno specchio che non poteva attraversare.
Nella confusione della propria testa, che pure cercava di rasserenare, non riusciva a sentire null’altro che i suoi stessi pensieri, la sua stessa paura e i suoi stessi tentativi di consolarsi. Se anche qualcuno gli avesse parlato in quel momento, Arthur, sicuramente, non se ne sarebbe reso conto.
Si rialzò in piedi e gli si sciolse lo stomaco a vedere che non era rimasto intrappolato sotto. Le tempie smisero di essere roventi e il biondo cominciò a respirare profondamente. Il suo sguardo si fece deciso e, senza alcuna ragione apparente, il re si immerse nuovamente.
Ripeté la stessa operazione un’ultima volta e, quando sentì che la reazione istintiva stava diventando meno irragionevolmente spaventata, si reputò soddisfatto e si fermò.
Provò a sussurrare la propria proposta a pelo dell’acqua, ma non accadde nulla e il risultato non cambiò anche quando modificò le parole, il tono, la posizione. Merlin provò, con la sua magia, a fare da catalizzatore, ma non gli riuscì.
Il biondo non era in grado di capire bene quanto tempo fosse passato prima di girarsi a guardare il mago, che si era svestito ed era entrato in acqua con lui durante gli ultimi sforzi.
Gli poggiò amichevolmente una mano sulla spalla.
-Abbiamo altre possibilità?
Merlin lo guardò e gli sorrise: era amareggiato, ma questo non l’avrebbe fermato dall’essere positivo sui loro tentativi futuri. C’era ancora una cosa che non aveva fatto e, prima di dirsi sconfitto, avrebbe provato, anche se non poteva in quell’istante.
-Ne troveremo.
I lineamenti di Arthur si addolcirono. La delusione era ancora pungente dentro di lui, ma la tranquillità e la sicurezza con cui il mago aveva risposto l’avevano mitigata.
Gli gettò l’acqua addosso. Merlin si girò, con i muscoli tesi per il freddo, e lo guardò con aria esterrefatta. Arthur incrociò le braccia e alzò le spalle, un sorriso beffardo gli incurvava le labbra. Improvvisamente gli occhi del mago si fecero dorati e il re sentì qualcosa prenderlo per la caviglia e spostarlo per farlo cadere in acqua.
Quando tornò a galla, vide il moro ridere a crepapelle. Fece un respiro roco, poi scattò per correre incontro all’altro; saltò e lo afferrò, buttandolo con sé sotto la superficie.
I due lottarono per un po’, divertendosi, poi iniziarono a rincorrersi (“Non barare, Merlin!” “Non sto barando!”), finché Arthur, allo scopo di non farsi notare, si immerse nuovamente. Il mago si guardò intorno, non vedendo il suo compagno e iniziando a chiamarlo, dapprima con tono canzonatorio, poi sempre più preoccupato.
Il biondo uscì inaspettatamente, afferrando Merlin da dietro e sollevandolo, spaventandolo.
-Sei… un… asino.
Il moro si girò, falsamente offeso dal comportamento dell’altro, per provare a colpirlo amichevolmente sul braccio, ma Arthur gli prese i polsi. La sua intenzione era quella di farlo tuffare nuovamente e, nell’entusiasmo dello scherzo, chinò il viso per baciare il moro.
La risata non scomparve dalla bocca di Merlin e le sue guance arrossirono prepotentemente. Strinse le labbra e approfittò del momento per avvicinarsi di più al corpo del biondo, il quale scorse le mani lungo le sue braccia, per poi scendere, lentamente, verso le anche, dimentico del suo scopo originario.
Si allontanò piano e strinse le dita intorno ai fianchi del moro e il suo sorriso, prima ironico, si fece tentennante. Lo sguardo gli cadde sulle sue labbra (ora poteva… no?) e un brivido gli percorse la schiena al percepire la pelle nuda, calda e bagnata, dell’altro.
Merlin gli donò un sorriso dolce, che il biondo conosceva bene, prima di avvicinare il proprio viso a quello dell’altro.
Il bacio non fu semplice, a fior di labbra, come quelli che si erano scambiati prima e che avvenivano spesso, ma più come il primo, istintivo, quasi affamato.
Forse era stato lo scoraggiamento dovuto alle loro richieste senza risposta ad aver contribuito, o forse il fatto che Arthur sapeva che Merlin gli stava volontariamente nascondendo l’identità di quella che avevano chiamato “Dama del lago”, ma… ma il punto era che a nessuno dei due importava molto in quel momento.
Merlin iniziò a indietreggiare, portando l’altro con sé per uscire dall’acqua, e il biondo quasi non si accorse del fatto che stavano rientrando nella boscaglia, lontani da occhi indiscreti.
Le labbra di Arthur cominciarono a lasciare corti baci sul viso del moro, dando particolare attenzione ai suoi zigomi pronunciati.
Merlin gli prese i polsi e accompagnò i suoi palmi nel loro percorso, fino a raggiungere…

-Ma…!
Arthur sobbalzò, senza, tuttavia, togliere le mani dalle natiche dell’altro.
Il mago sbatté le palpebre innocentemente e inarcò un sopracciglio.
-Ma cosa?
-Noi… Noi non… Noi non siamo ancora sposati!
Ci volle un secondo perché Merlin scoppiasse a ridere.
-Scusa, non… Ahahahah, non mi aspettavo questa…!
Arthur inarcò le sopracciglia, assumendo l’espressione più neutralmente seccata della storia, attendendo che il mago tornasse serio.
-Hai finito?
Merlin ricominciò a baciarlo, ridacchiando di tanto in tanto.
-Non… ci trovo nulla… da ridere, Merlin, io… io ero serio.
-Lo apprezzo molto...
 -Si vede.
-Però...
Il moro strofinò il naso contro il suo (movimento per cui Arthur arrossì, trovandolo eccessivamente grazioso) e iniziò a sussurrargli a fior di labbra.
-Se io ti dicessi che per me non c’è nessun problema… Tu cosa faresti?
Il re catturò la sua bocca e Merlin mugolò nel bacio, intrecciando le dita con le sue. Quando l’indice del biondo venne portato a scivolare leggermente sotto l’intimo bagnato dell’altro, una scarica di brividi attraversò il suo corpo (“Arthur, solo se vuoi…” “Basta che tu sia sicuro” “Non faremo certamente tutto stasera…”) e Merlin si staccò dalle sue labbra per far scivolare le proprie lungo la sua mascella.
-E tu, Merlin?
Arthur chiuse gli occhi, facendo scorrere la mano fra i loro due corpi, ormai quasi totalmente nudi.
-Tu vuoi?
Le dita del mago si strinsero sulla sua spalla e le sue labbra si aprirono contro la sua pelle in un gemito muto quando il palmo del biondo raggiunse la meta.
-Sì.
 
Note di Elfin
Oooooooooh! Questi sono i contenuti veri!
Vabbè, vi presento il capitolo dove doveva avvenire il primo bacio nella mia testa :D Ora avviene ben altro. Ci tengo a precisare: non c’è stato alcun rapporto completo, di quello manco l’ombra. Però diciamo che certi argomenti iniziano a essere sdoganati nella “lovvvv stòri” dei nostri eroi :) Godetevi questo momento e quegli accenni che arriveranno in futuro <3 Lo so, lo so che fino allo scorso capitolo Arthur era tipo “Bah, ma è troppo presto” e cose di questo genere, ma diciamo che, preso dal momento, ha cambiato velocemente idea. A sistemare mentalmente questo fatto ci penseremo in futuro.
Si accettano scommesse su cosa sta avvenendo nel casolare ;D
Come al solito, mando tanti bacini a dreamlikeview lilyy e pretendo che anche voi li mandiate <3
Nel frattempo, buona festa della mamma <3
Kiss
   
 
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