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Autore: Lamy_    13/05/2019    0 recensioni
Ernest Hemingway ha scritto che «il mondo spezza tutti quanti e poi molti sono forti nei punti spezzati. Ma quelli che non spezza li uccide.»
Thomas Shelby era uno degli spezzati, ma non uno di quelli forti. La guerra aveva dilaniato la sua anima, l’aveva fatta a brandelli e l’aveva ingurgitata, e al suo ritorno niente era stato più come prima.
Divenuto il leader dei Peaky Blinders, domina su Birmingham e tenta in tutti i modi di proteggere la sua famiglia. Il destino, però, vuole che Thomas si imbatta nella donna che gli ha salvato la vita.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Thomas Shelby
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10. PIOGGIA DI DESIDERIO

“You got the tenderness that I been searchin’ for.
You got sweet lips like I did never taste before,
Everything you’ve got is just what I’ve always wanted.
I am just a kid and you are a walkin’ candy store,
Oh, I want some more.”
(I Want Some More, Dan Auerbach)
 
Un mese dopo
Amabel camminava in direzione di Small Heath con un sorriso dipinto sulle labbra. Il solo pensiero della reazione di Tommy la faceva ridere. Aveva da poco ritirato gli occhiali da vista per lui ed era certa che si sarebbe opposto, e tutto ciò la divertiva. Era tornata a Birmingham in pianta stabile, aveva arredato di nuovo casa e aveva riaperto lo studio. Le sue sorelle e Bertha, invece, erano rimaste a Londra, lontane dai Peaky Blinders. Lei e Tommy stavano cercando un modo per stare insieme che fosse il più discreto possibile, non volevano che la loro relazione fosse soggetta a minacce e pericoli. Sebbene Amabel all’inizio avesse faticato ad accettare la nuova situazione che si era creata con Tommy, al tempo stesso era entusiasta all’idea di aver ritrovato l’uomo a cui non aveva smesso mai di pensare negli ultimi anni. Sarebbe stato difficile ma ne sarebbe valsa la pena.
“Dottoressa!” la salutò Isaiah con un cenno del capo. Lui e Finn si erano appostati fuori dal Garrison, che era in via di ricostruzione, per controllare il procedere dei lavori.
“Buongiorno, ragazzi. Thomas è in ufficio?”
I due ragazzi si lanciarono un’occhiata complice, entrambi sospettavano che tra la dottoressa e Tommy ci fosse qualcosa.
“Sì, lo trovi in ufficio. Sbrigati perché tra poco parteciperà ad una delle sue corse di cavalli.” Le disse Finn.
“Grazie. Ah, Finn, questa è da parte di Diana.”
Amabel gli consegnò una lettera al cui interno Diana gli faceva il resoconto delle sue giornate. Ogni fine settimana si spedivano lettere per tenersi aggiornati e vicini in qualche modo. Finn si infilò la lettera in tasca con le gote arrossate per l’imbarazzo.
“Risponderò non appena mi sarà possibile. Quando la senti, dì a Diana che Birmingham non è la stessa senza di lei.”
Amabel annuì facendogli l’occhiolino per poi proseguire verso la Shelby Company Limited. L’ufficio brulicava di gente che lavorava senza sosta per riscuotere le scommesse per la corsa odierna.
“Amabel! Vieni a scommettere!” le disse un Arthur leggermente brillo.
“Non mi fido di voi Shelby, mi fareste perdere un sacco di soldi!” replicò lei ridendo. Michael uscì dall’ufficio di Tommy in quel momento e la salutò con un gesto della mano.
“Nah, posso darti qualche dritta circa il cavallo su cui puntare.” Continuò Arthur mettendole un braccio intorno alle spalle.  Amabel scosse la testa ridendo insieme a Lizzie che stava seduta alla sua scrivania.
“Non mi piace vincere facile. Dai il consiglio ad uno di quelli che sovvenzionano la vostra attività illecita.”   
“Amabel uno, Arthur zero.” Disse Michael. Quel clima di divertimento fu interrotto dalla voce di Tommy.
“Abbiamo finito di ridere? Forza, tornate a lavorare. Michael, Arthur, tra mezz’ora vi voglio pronti per andare all’ippodromo.”
Arthur scherzosamente alzò le mani in segno di resa scatenando le risate di tutti. Tommy, invece, rimase impassibile.
“Smettetela di fare gli stronzi e concentratevi sulle scommesse. Amabel, vieni.”
Amabel si defilò dagli altri con un sorriso cortese e raggiunse l’ufficio del capo chiudendosi la porta alle spalle. Tommy si era seduto alla sua poltrona e fumava scrollando la cenere sul pavimento con noncuranza. Era visibilmente stanco.
“Da quanti giorni non dormi, Thomas? Sei uno straccio.” Disse Amabel appoggiandosi alla scrivania, proprio vicino a lui. Tommy alzò gli occhi su di lei e sorrise.
“Non ho bisogno di un parere medico.”
“Qui ti sbagli, Shelby! Ho una cosuccia per te.” disse Amabel scavando nella borsa alla ricerca di una custodia rigida di colore nero. Tommy l’accettò e, non appena l’aprì, corrugò la fronte.
“Non metterò un fottuto paio di occhiali. Te lo scordi!”
“Sei tu che ti scordi di continuare a vederci bene se non li usi. Non fare il bambinone e mettili, saranno utili per leggere il giornale e contare i soldi sporchi.”
“Noto che ti diverti ad insultarmi.”
“Oh, non sai quanto! Dai, prova gli occhiali, su!”
“Ti accontento, riccona.”
Tommy con uno sbuffò fece scivolare gli occhi sul naso e li sistemò in modo che gli stessero comodi. Doveva ammettere che ci vedeva decisamente meglio.
“Sei davvero attraente con gli occhiali, signor Shelby. Ti donano un’area intelligente.”
“Stai dicendo che non sono intelligente?” chiese Tommy mascherando una risata. Infilò le mani in tasca e si avvicinò a lei che gli mise le mani sulle spalle.
“Sì, è quello che sto dicendo.” Ripose Amabel ridendo. Tommy tentò di baciarla ma lei si scansò prontamente.
“La porta è chiusa, Bel. Non ci può vedere nessuno.”
“Lo so, ma si staranno domandando come mai siamo chiusi nel tuo ufficio.”
Tommy si sedette sulla poltrona e si accese una sigaretta, era infastidito da quella ritrosia dovuta al timore di essere scoperti.
“Sono Tommy Shelby, faccio quello che mi pare e nessuno mi fa domande. Devi stare tranquilla.”
“Ne abbiamo già parlato, Thomas, e non voglio ritornare sulla questione. Non prendertela.”
“Come preferisci.”
Amabel captò la sua irritazione e sospirò, sebbene non fosse contenta neanche lei di quella situazione. Si sedette sulla scrivania in mezzo alle gambe di Tommy e si chinò a baciargli a stampo le labbra, ma lui la trattenne approfondendo il bacio.
“Contento adesso? Hai avuto il premio per aver indossato gli occhiali.”
Tommy sorrise compiaciuto, in fondo lui vinceva sempre. Amabel lo osservò e lo trovò bello da fare male con la sigaretta all’angolo della bocca, gli occhi azzurri puntati su di lei e le labbra increspate in un ghigno. Si ridestò quando la mano di Tommy le sfiorò per sbaglio il ginocchio.
“Domani sei libera? Voglio portarti in un posto.”
“Sono liberissima dal momento che non ho un lavoro fisso. L’ospedale sta ancora valutando la mia assunzione dopo che me ne sono andata. Dove mi porti?”
“E’ una sorpresa. Ti piacerà, vedrai.” Disse lui con una nota enigmatica nella voce. Amabel sorrise di rimando.
“Mmh, mi voglio fidare di te. Adesso vado ad aprire lo studio. Ci vediamo domani al solito posto?”
Il ‘solito posto’ era un rudere alla periferia di Birmingham dove si incontravano per stare insieme lontani da tutti e tutto.
“Al solito posto.”
Tommy la vide lasciare l’ufficio con un sorriso e d’istinto sorrise anche lui. Quella donna riusciva a smuovergli l’animo.
 
Amabel fischiettava un motivetto che aveva appreso in Germania mentre Tommy guidava verso chissà quale meta.
“Che canzone è?” indagò lui senza staccare gli occhi dalla strada.
“Non lo so. La canticchiava sempre una infermiera quando sono stata in Germania per collaborare con una equipe di pediatri. Fischietto perché non so cantare, sono tremendamente stonata. Però suono il pianoforte, me lo ha insegnato mia madre. Tu sai cantare?”
“Ti sembro uno che sa cantare?”
Amabel rise per l’espressione allibita di Tommy e gli diede una leggera gomitata.
“Magari hai dei talenti nascosti, oltre a ordire piani e usare la pistola.”
“Smetterai mai di fare allusioni ai miei affari?”
“No. La criminalità fa parte di te e non parlarne è stupido. Sei un pacchetto completo, Thomas Shelby.”
“E a te sta bene il pacchetto completo?”
“Sono qui, giusto? E’ già una risposta.”
Tommy non volle sapere altro, la presenza di Amabel era sufficiente a fugare ogni dubbio. Il viaggio proseguì tra le solite chiacchiere, parlarono di Charles, della loro infanzia, e di come il tempo stesse cambiando. Quando l’auto di fermò, Amabel vide una villa enorme in mezzo alla campagna.
“Perché siamo qui?”
Tommy rise per l’incertezza nella voce della ragazza mentre chiudeva la portiera.
“Che c’è, hai paura?”
“Dovrei avere paura?” ribatté lei muovendo le sopracciglia in modo bizzarro.
“Chissà.” Disse Tommy tenendole la mano, ma lei fece spallucce e si incamminò da sola verso la villa. Lui fece ricadere la mano e si tastò la tasca interna della giacca in cerca di una sigaretta.
“Andiamo, Shelby, non startene lì impalato!”
Tommy la raggiunse e smanettò con la serratura per aprire la porta, nel frattempo lei si guardava intorno. Era una giornata di sole ma sembrava che le nuvole fossero cariche di pioggia.
“Prego, dottoressa, accomodati.”
Amabel subito si mise ad ispezionare la casa, ogni mobile era coperto da una sottile coltre di polvere, il camino era ancora sporco di cenere, e le tende erano schiuse dappertutto.
“E’ qui che porti le tue conquiste?”
Tommy, che stava appoggiato allo stipite con la sigaretta in bocca, inarcò il sopracciglio in quel modo che indicava la sua irritazione.
“Nessuno mette piede in questa casa, eccetto io e Curly. Neanche i miei fratelli sanno di questo posto.”
“Ah, quindi è il tuo harem segreto.” Disse lei ridacchiando. Malgrado avesse ventisette anni, girava su se stessa come una bambina. I capelli castani, più lunghi di qualche mese fa, seguivano ogni giravolta creando una sorta di mantello intorno a lei. Anche il vestitino verde che indossava si gonfiava mettendo in mostra le gambe. Tommy sorrise inconsapevolmente. Amabel era una macchia di colore nella sua vita grigia come il fumo che invadeva Small Heath.
L’afferrò per i fianchi ponendo fine alla sua giravolta e la resse per non farla cadere. La risata di Amabel era cristallina e risuonava nella stanza.
“Vieni con me.”
Tommy la trascinò in giardino, un vasto spazio verde sul retro della villa, e Amabel adocchiò subito le stalle. Due cavalli, uno nero e uno bianco, mangiucchiavano paglia placidamente.
“Sono i tuoi cavalli?”
“Sì. E’ Curly che se ne occupa ogni giorno. Li tengo lontani da Small Heath per evitare ogni tipo di vendetta.”
Amabel scorse un lampo di dolcezza nel modo in cui Tommy guardava i cavalli. Per un attimo le parve di rivedere il soldato che aveva conosciuto sette anni prima.
“Diana adora i cavalli. Mio padre aveva comprato tre cavalli per me e le mie sorelle, però gli abbiamo venduti a Ian Carleton e a sua moglie May. Perché stai ridendo?”
Tommy, infatti, stava reprimendo una risata mentre si accendeva un’altra sigaretta.
“Non sto ridendo per la storia di tuo padre.”
Amabel fece roteare gli occhi sbuffando, aveva intuito il motivo della sua risata.
“Conosci May, vero?”
“Sì. – ammise lui senza preamboli – Lei allenava un mio cavallo.”
“Io non penso che allenasse solo il tuo cavallo.” Disse Amabel con una smorfia disgustata. Tommy la trucidò con gli occhi.
“Sei solo gelosa?”
“Perché dovrei essere gelosa? Devo dedurre che ti presenti in piena notte da tutte le donne con cui sei stato per dire che hai bisogno di loro. Signor Shelby, è così che conquistate le donzelle? Patetico!”
Tommy non seppe che dire, era stato appena zittito da una donna. Amabel rise dandogli un pugno sul braccio.
“Lo senti? Questo è il suono del silenzio procurato da un Thomas Shelby che non sa come replicare. Che suono piacevole!”
“In soli due minuti mi hai riempito di insulti. Sei una persona davvero orribile!” scherzò Tommy fingendosi offeso. Mentre Amabel gettava la testa indietro tra le risate, lui prese il secchio d’acqua, che Curly aveva riempito poco prima per annaffiare i fiori, e glielo versò addosso. Amabel ghiacciò sul posto, l’acqua che grondava lungo i capelli e il vestito, con la bocca spalancata per la sorpresa.
“Thomas, ma che diamine!”
“Oh, scusa, devo aver sbagliato mira.” Disse lui con un finto sorriso dispiaciuto. Amabel, anziché offendersi, scoppiò a ridere e Tommy rise con lei. Non si sentiva tanto leggero e spensierato da anni ormai.
“Hai una bella risata, Thomas.” Disse lei strizzandosi l’orlo del vestito. Tommy smise di ridere tornando alla sua solita maschera di freddezza. Non doveva mostrarsi troppo vulnerabile, oppure i sentimenti lo avrebbero schiacciato.
“Entriamo, dai. Devi asciugarti.”
Amabel sospirò per quel suo cambiamento repentino, non voleva che lui reprimesse la gioia con lei. Mentre stava per rientrare, Amabel lo spinse nella vasca da cui lui aveva preso il secchio. Tommy si ritrovò bagnato da capo a piedi in pochi secondi.
“Devi sempre guardarti le spalle, Shelby.”
Tommy si rimise in piedi e si riavviò i capelli con le mani, al che Amabel deglutì. La camicia bianca gli si era appiccicata addosso sottolineando il profilo dei muscoli e le linee dei tatuaggi. Era l’uomo più bello che avesse mai visto. Tommy ghignò notando Amabel che si mordeva le labbra.
“Quali pensieri impuri si aggirano nella tua testolina, signorina Hamilton?”
Amabel arrossì di colpo, colta in flagrante, e distolse lo sguardo. Tommy la reputava innocente con le gote arrossate e l’espressione di una bambina beccata a fare una marachella, ma al tempo stesso era sensuale con quel vestito che si era incollato al corpo facendo risaltare le sue forme e le goccioline d’acqua che dai capelli si immergevano nello scollo.
“Thomas, i miei occhi sono più in alto!”
“Io stavo ammirando altro, tesoro.”
Amabel si morsicò l’interno della guancia per l’imbarazzo, non essendo abituata a quella spontaneità. Faceva parte dell’alta società e, secondo il galateo, non erano ammissibili apprezzamenti espliciti sul corpo di una donna (o di un uomo).
“Smettila di mettermi in imbarazzo, Thomas. Su, fammi vedere altro!”
Tommy si levò la giacca e il panciotto, lasciandoli a terra senza preoccuparsi, e si sbottonò un poco la camicia.
“Andiamo.”
Amabel lo seguì verso il boschetto che circondava la villa, era fitto, rigoglioso di alberi e fiori.  I raggi del sole venivano schermati dalle fronde e tutto intorno a loro era semibuio. Arrivarono  nei pressi di un laghetto e Tommy si sdraiò  sull’erba con le mani sotto la testa, poi fece un cenno alla ragazza perché prendesse posto. Amabel prontamente si sedette a gambe incrociate e iniziò a tirare alcuni fili ancora freschi di rugiada.
“Non credevo che ti saresti seduta davvero.” Esordì Tommy dopo un lungo silenzio interrotto solo dal frinire delle cicale. Amabel ridacchiò spostandosi una ciocca che era sfuggita dalla treccia.
“Perché, le ragazze dell’alta società non si siedono sull’erba? Beh, hai ragione, ma io non sono come loro.”
“Tu sei una matta, Amabel Hamilton.”
“Lo prenderò come un complimento. Ora mi dici perché mi hai portata qui?”
Tommy si mise seduto e strappò una manciata di fili d’erba mentre Amabel si portava le ginocchia al petto.
“Non posso voler trascorrere del tempo con te lontano da tutto?”
“E mi porti in una casa in cui non hai mai portato nessuno? E’ ovvio che vuoi dirmi qualcosa. Lo capisco che qualcosa bolle in pentola. Va sempre a finire così tra di noi, uno chiede un favore e l’altro accetta per poi scendere a patti.”
“Non deve sempre finire così. Voglio dire, io …”
Amabel notando la sua difficoltà nel continuare la frase, abbozzò un sorriso malinconico.
“Non importa, Thomas. Non sei bravo né a parole né con i sentimenti. Allora, che ti serve?”
Tommy sospirò, frustrato com’era dall’intera situazione, e tastò invano le tasche in cerca di una sigaretta; aveva abbandonato la giacca in giardino.
“Lo ammetto, devo parlarti. Però si tratta di una cosa che ti farà molto piacere. In fondo, lo sto facendo soprattutto per te.”
“Sono curiosa. Vai avanti, Shelby.”
“Voglio aprire una clinica insieme a te. Tuo padre era molto stimato, tu sei un ottimo medico e tutti ti apprezzano. Tu non dovresti spendere un soldo, pagherei tutto di tasca mia. La clinica sarebbe privata, quindi riusciremmo a ricavare dei guadagni dai ricconi che vogliono farsi visitare e dagli sponsor che vogliono il loro nome su qualcosa di utile alla comunità. Però verrebbero curati anche  i bambini poveri, sia quelli di Small Heath sia quelli degli altri quartieri, e ogni visita, medicina e intervento per loro verrebbe pagato da me.”
Amabel aveva la bocca spalancata per la sorpresa, quasi non riusciva a respirare.
“Thomas … è un progetto troppo ambizioso … io non so se noi …”
Tommy subito le strinse la mani a mo’ di supplica.
“Ascoltami, Bel. Tu hai il bisogno vitale di prenderti cura degli altri e sono sicuro che saresti perfetta come capo di una clinica. Potresti salvare innumerevoli persone, specialmente i bambini. Lo hai detto anche tu che non hai un lavoro fisso e io ti sto offrendo una possibilità.”
“Thomas … è assurdo! Sii realista. La clinica entrerebbe nel mirino di coloro che ce l’hanno con la tua famiglia, i pazienti sarebbe in costante pericolo. Noi due soci? No, sarebbe scontato il nostro coinvolgimento personale!” disse Amabel, ora scusa in volto. Tommy si alzò di scatto mettendosi le mani in tasca con fare rabbioso.
“Non entreremmo in società io e te. Entreresti in società con Ada e quindi con la Shelby Company Limited. Sarebbe tutto lecito, secondo le regole, alla luce del sole. Ada userebbe anche il cognome di Freddie pur di mantenere l’attività pulita. Sì, la clinica sarebbe un bersaglio per chi mi odia, ma farei di tutto per difenderla.”
Amabel si mise in piedi pulendosi il vestito in modo da non incrociare i suoi occhi furenti.
“Se io acconsentissi, tu cosa vorresti in cambio? Sì, immagino che il favore debba essere ripagato perché non metteresti mai in piedi una clinica solo per me!”
“Infatti. – disse Tommy calciando un sassolino – Avrei bisogno della clinica per riciclare i soldi delle scommesse e di altre attività illegali. Mettendo Michael come contabile della clinica, le finanze sarebbero nelle nostre mani.”
“Ma certo, per te è una mera questione di soldi!” disse afflitta Amabel, che per un attimo aveva creduto alla sua bontà di cuore. Gli diede le spalle e si avviò verso la villa con l’intenzione di andarsene, ma Tommy le sbarrò la strada.
“Senti, la cosa può funzionare. Entrambi avremmo quello che vogliamo: tu la clinica e io i miei affari. E avremmo anche una scusa per vederci più spesso.”
Amabel rifletté con attenzione su quella proposta. Non era malvagia, sebbene il vero intento di Tommy fosse mascherare le sue malefatte. Poteva finalmente avere quello che aveva sempre voluto: una clinica tutta sua, un posto dove aiutare gli altri, ricchi e poveri senza distinzione. Le parve di essere tornata indietro al loro primo incontro, quando aveva pattuito una somma per lo studio, e ora avevano fatto dei passi in avanti discutendo di una clinica. Si passò nervosa una mano fra i capelli castani, poi sospirò.
“E va bene. Accetto la tua proposta.”
Un sorriso raggiante si fece largo sul volto di Tommy.
“Benvenuta nella Shelby Company Limited, dottoressa Hamilton.”
Stavano facendo ritorno alla villa quando cominciò a piovere. Nel giro pochi minuti venne giù un temporale spaventoso.
“Sbrighiamoci.” Disse Tommy asciugandosi gli occhi meglio che poteva. Amabel, invece, aveva aperto la braccia con il viso rivolto verso l’alto per farsi bagnare dalla pioggia.
“Bel, che diamine fai? Andiamo!”
“Mia madre diceva che la pioggia è piena di ricordi e desideri!” strillò Amabel facendo una lenta giravolta su se stessa. Tommy pensò di non aver mai visto nulla di più puro. Il suo cuore guizzò nel petto invadendogli lo sterno di una insolita felicità. Tommy allora l’afferrò per i fianchi e la strinse a sé. I loro corpi erano freddi ma nessuno dei due sembrava accorgersene.
“Esprimi un desiderio, Thomas.” Sussurrò Bel. Tommy le disegnò il contorno delle labbra con il pollice per poi accarezzarle il collo.
“Desidero essere tuo in tutti i modi possibili.”
Amabel fu spiazzata da quel desiderio. Non aveva mai provato dei sentimenti così forti per un uomo, eppure lui sembrava ribaltare ogni certezza.
“Thomas …”
Tommy fu scosso dai brividi, il modo in cui lei continuava a ripetere il suo nome gli faceva perdere la testa.
“Fammi tuo, Bel. Fammi tuo adesso.”
 
Non appena rientrarono, Tommy agguantò Amabel per i fianchi abbracciandola da dietro. Erano bagnati e infreddoliti, ma ridevano a crepapelle. La ragazza gli si abbandonò totalmente contro mentre lui rafforzava la presa intorno alla vita.
“Adesso tocca a te esprimere un desiderio.” Mormorò Tommy sulla sua spalla. Amabel rabbrividì, e non seppe se per la loro vicinanza o per il freddo. Si girò tra le braccia di Tommy e gli circondò il collo con le mani.
“Desidero un bacio da voi, signor Shelby.”
Tommy, senza perdere tempo, l’attirò in un bacio passionale. Era tutto un gioco di labbra, lingue, e morsi. Si avvinghiavano per baciarsi con foga sempre maggiore. Tommy aveva agognato quel contatto nei mesi precedenti e, ora che aveva la ragazza tutta per sé, poteva dare sfogo ai sentimenti. Amabel si allarmò quando Tommy si staccò.
“Qualcosa non va, Thomas?”
Tommy emise una risata nervosa passandosi le mani tra i capelli bagnati.
“Mi fa impazzire il mondo in cui pronunci il mio nome, Bel. Tutto di te mi manda fottutamente fuori di testa. E vorrei soltanto trascinarti di sopra e fare l’amore con te nel modo più sconvolgente.”
Per un attimo Amabel rimase rigida. Lui la guardava con quegli occhi azzurri capaci di trivellarle l’anima, e respirava con affanno, e deglutiva. Ed era terribilmente bello. Tommy quasi sobbalzò quando lei gli prese dolcemente le mani.
“Vieni con me, Thomas.”
Tommy eseguì l’ordine meccanicamente lasciandosi portare lungo le scale, in direzione della camera padronale.
“Bel.” disse lui con incertezza, ma la ragazza non cedeva.
“Lasciamoci solo andare, Thomas. Io e te.”
Tommy la strinse di nuovo a sé, cullandola come fosse un bene prezioso. Le loro bocche si incontrarono in un bacio rovente. Amabel ansimò per il desiderio che l’attraversò. Barcollarono all’indietro, finendo sul letto. Tommy la sovrastava ma il suo sguardo, di solito accattivante, era ricolmo di una rara tenerezza. Fece scattare le mani verso l’orlo del vestito sollevandolo per avere accesso alla pelle fredda e bagnata, e Amabel trasalì per il calore delle sue dita. Tommy gemette quando la bocca carnosa di Amabel disseminò baci voglioso sul suo collo. Poi fu la ragazza a sospirare quando Tommy si curvò a baciarle l’interno coscia. Nessun uomo era stato mai in grado di farla sentire tanto in subbuglio. Amabel allora gli sbottonò la camicia facendola cadere sul pavimento, e in risposta Tommy le abbassò la zip del vestito sulla schiena. Quando l’indumento non ci fu più, il corpo della ragazza fu alla mercé degli occhi di lui.
“Ti voglio, Bel.”
Amabel, dunque, ingaggiò l’ennesimo bacio di fuoco. Aiutò Tommy a togliersi i pantaloni, trovandosi entrambi in intimo. Tommy era passato a tempestarle il collo di baci famelici, scendendo a baciare le clavicole e poi le spalle. La ragazza ansimò quando le corde del reggiseno furono scostate perché lui potesse baciarle altra pelle.
“A-aspetta.” Disse Amabel scostandosi il giusto per guardarlo negli occhi. Tommy inarcò il sopracciglia dapprima infastidito, poi il suo sguardo si addolcì.
“Che c’è?”
“Non voglio che questo momento sia dominato dalla tua solita rabbia, dalla tristezza, o da un semplice sfogo. Non voglio che tu ora sia Tommy Shelby, il capo dei Peaky Blinders, il re di Birmingham. Voglio che tu ora sia solo Thomas, il mio Thomas.”
“Non è così facile. Non sono più solo Thomas da troppo tempo.” Replicò lui accarezzandole la guancia.
“Però puoi provarci. Fallo per me.”
“Bel …”
“Sii solo il mio Thomas.”
E Tommy, che non riuscì a restare indifferente agli occhi ingenui di lei, annuì.
“Sarò solo il tuo Thomas.”
Amabel sorrise, e dopo gli allacciò le braccia al collo per baciarlo. Fu un bacio lento, assaporato, dato ad occhi chiusi. Uno voleva perdersi nell’altro senza esitazioni. Tommy le baciò la gola succhiando e leccando laddove pulsava il battito del cuore. Amabel allora gli strinse le gambe intorno ai fianchi per avvicinarlo. Sebbene bagnati dalla pioggia, i loro corpi erano caldi a contatto.
“Un desiderio.” Biascicò lei tra i sospiri, e Tommy le rivolse un’occhiata lussuriosa.
“E sarebbe?”
“Voglio fare l’amore lentamente, voglio sentire ogni minimo dettaglio. Puoi accontentarmi?”
Tommy rimase meravigliato da quella donna, riusciva a sorprenderlo sempre. Non era mai stato il tipo che andava piano a letto, e non ne aveva nemmeno mai sentito l’esigenza, ma ora voleva solo esaudire quella richiesta.
“Ogni tuo desiderio è un ordine.”
Sorrisero nel bacio, ormai ebbri e sull’orlo della perdizione. Tommy le dedicò baci caldi e umidi sulle mani, sui polsi, sulle spalle, sul seno, e giù sullo stomaco e la pancia. Amabel si dimenava a quelle attenzioni mentre le lenzuola si disfacevano sotto il suo corpo contratto dalle emozioni. La bocca di Tommy era audace ma gentile, sicura ma anche accorta, era il mix perfetto. Un ghigno soddisfatto si dipingeva sul suo volto ogni volta che Amabel ansimava. Frattanto fuori il temporale imperversava tra fulmini e tuoni, ma loro a stento udivano i boati del cielo perché rapiti da quell’abbraccio peccaminoso. Quando Tommy era sul punto di sfilarle il reggiseno, Amabel annuì concedendogli il permesso. Tommy ebbe altra porzione di pelle calda da baciarle, succhiare, mordere, e Amabel non si ritraeva a nessun tocco. Lui era uno che andava di fretta nel sesso, prendeva quello che voleva subito rispondendo ai bisogni del corpo, però adesso stava procedendo con calma e si rendeva conto di quanto fosse migliore prendersi l’oggetto del desidero lentamente. Era come sorseggiare whiskey goccia dopo goccia per ottenere il massimo piacere a fine bevuta. Amabel picchiettò piccoli baci sui tatuaggi che gli sporcavano la pelle nivea, quello sul petto e quello sua spalla; lei conosceva bene quei segni, li aveva osservati ogni giorno mentre lo aveva curato. Tommy ansimò quando lei scese a baciargli l’ampio petto disseminato di cicatrici, e per la prima volta non si vergognò di quei marchi che lo deturpavano. Trascorsero chissà quanto tempo a baciarsi, ad accarezzarsi, a scoprirsi. Quando anche gli ultimi indumenti finirono sul pavimento, Amabel sembrò quasi spaventarsi.
“Bel, affidati a me.” le sussurrò Tommy all’orecchio, e la sua voce trasudava malizia e gentilezza al tempo stesso. Amabel si limitò ad annuire, fidandosi di lui ancora una volta. Tommy si fece spazio tra le sue gambe senza smettere di guardarla e di accarezzarle i capelli. Lei era preziosa e meritava di essere tratta nel modo più avveduto possibile. Entrambi tremarono  quando i loro corpi si unirono. Dopo qualche istante, Amabel gli diede un bacio a stampo e Tommy iniziò a muoversi adagio. Tutti e due avvertirono l’ondata di piacere giungere gradualmente, ogni spinta si sommava all’altra in un climax di estasi che li invogliava a continuare. Tommy gemeva senza ritegno nella bocca di Amabel, e lei accoglieva ogni suono con un bacio. Tommy sorrise contro la sua spalla nuda quando la sentì fremere sotto di sé.
“Thomas.” Esalò lei in preda al piacere. Tommy avvertì le unghie di Amabel corrergli lungo la schiena e mugugnò dal profondo della gola, scosso com’era da quella azione. Stava per emettere un gemito gutturale quando Amabel lo intrappolò in un nuovo bacio passionale.
“Bel … Bel … Bel …” farfugliò Tommy incalzando il ritmo delle spinte. Il piacere li colse entrambi in un brivido di puro appagamento. Amabel si strinse a lui lasciandosi travolgere. E Tommy, dal canto suo, le morse le labbra prima di baciarla.
 
Tommy si svegliò che fuori pioveva ancora. Benché fosse giugno, il clima piovoso di Birmingham non si smentiva mai. Allungò un braccio verso l’altra parte del letto ma non trovò nessuno. Sbirciò nella stanza trovando Amabel appollaiata sulla poltrona con addosso la sua camicia, che le stava decisamente larga, a scrivere su un piccolo taccuino.
“Bel.”
 Lei si voltò con un sorriso.
“Ehi.”
“Torna qui.” disse Tommy con voce assonnata massaggiandosi gli occhi stanchi. Amabel prese posto al suo fianco giocando con una ciocca di capelli.
“Hai dormito per tre ore di fila, sono molto contenta. Un po’ di sano riposo ti fa bene.”
Tommy ridacchiò contro il cuscino, lei faceva il medico anche quando non era necessario.
“Ho dormito perché c’eri tu.”
Le gote della ragazza arrossirono e abbassò il viso per non darlo a vedere, ma Tommy stava già ridendo. Mettendosi seduto, Tommy digrignò i denti.
“Stai bene?” chiese preoccupata Amabel.
“Sì. Sono solo queste fottute cicatrici che fanno male.” disse lui stiracchiando le braccia. La sua schiena esibiva numerose cicatrici, così come il petto e le mani.
“Beh, è colpa del tempo. Il tessuto cicatriziale è più sensibile di quello sano alle variazioni climatiche.”
“Grazie per la spiegazione, dottoressa.”
Amabel si torturò le labbra tra i denti in imbarazzo mentre lui la guardava vagamente divertito.
“Posso fare qualcosa per alleviare il fastidio? A parte l’oppio, ovviamente.”
“Ovviamente. – ripeté lui imitandola – Comunque, di solito sopporto senza pensarci. Però oggi sembrano più dolorose.”
“Questo perché sta piovendo da una settimana e il dolore si sta accumulando. Forse posso aiutarti.”
“Come?”
“Voltati e sdraiati, per favore.”
Tommy scivolò sul materasso a pancia in giù sorridendo in modo provocante.
“Accomodati, dottoressa.”
La sua schiena era tesa e muscolosa, rigata dalle linee rosse lasciate dalle unghie della ragazza, e la sua pelle era incredibilmente fresca. Tommy boccheggiò quando avvertì la bocca di Amabel baciargli le cicatrici. Alcune erano informi, alcune più spesse e altre frastagliate. Nessuno in vita sua si era mai premurato di baciargli quegli orribili segni. Ciascuna lesione era un ricordo delle guerre che aveva combattuto, sia quelle in Francia sia quelle a Birmingham.
“Ti faccio male?” domandò lei con la bocca su una delle cicatrici. Tommy fu percosso da una caterva di brividi.
“Continua.”
Amabel sorrise, poi riprese quella dolce tortura. Le sue labbra calde erano fuoco sulla pelle di Tommy,  e ogni bacio corrispondeva ad un gemito sommesso. Quando ebbe terminato il lavoro, Amabel carezzò ogni segno con l’indice.
“Voltati.”
Tommy, dunque, si distese sulla schiena dandole pieno accesso al petto. Era in balìa di Amabel, catturato dai suoi modi di fare, dalla sua anima pura. Non si era mai sentito tanto amato come in quel momento.
“Bel.”
Gli scappò un sospiro di godimento quando Amabel si chinò a baciargli le altre cicatrici. Più scendeva verso il basso e più Tommy godeva. Gettò la testa all’indietro quando lei gli sfiorò gli addominali bassi che creavano una linea a ‘v’. D’istinto impugnò le lenzuola emettendo quasi un grugnito.
“Cazzo.” Borbottò lui senza fiato. Amabel gli stampò un bacio sulla cicatrice che esibiva la guancia sinistra.
“Va meglio adesso?”
“Va decisamente meglio.” Disse Tommy facendola sedere sul proprio bacino. Sentire le ginocchia della ragazza premere contro i fianchi era piacevole. Amabel fu attirata in un bacio ardente, e si inarcò contro di lui per avvicinarsi. I baci di Tommy erano travolgenti, viziosi, quasi proibiti, ed era per questo che erano magnifici. Amabel trasalì quando le dita di lui le accarezzarono i seni da sotto la camicia.
“E’ troppo?” le chiese Tommy staccandosi per assicurarsi che lei stesse bene. Di solito non si poneva problemi di quel tipo, anche perché dopo il sesso non preferiva restare a letto per molto, ma fare l’amore con Amabel lo spronava a non abbandonare mai più quelle lenzuola.
“No, credo di no.”  Disse lei con quel suo fare innocente che mandava Tommy in visibilio.
“Non voglio approfittare di te, Bel. Continueremo solo se tu lo vorrai.”
La ragazza sorrise per quella dolcezza tanto dissonante in uno distaccato come lui.
“Tu lo vuoi?”
“Oh, Bel, io farei l’amore con te fino allo sfinimento.”
“E allora facciamo l’amore.”
In un battito la stanza si riempì di calore, gemiti e risatine.
 
 
Salve a tutti!
Se Amabel prima voleva scappare dagli affari degli Shelby, adesso ne è stata del tutto risucchiata. Chissà come si evolveranno le cose.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.

 
  
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