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Autore: Florafairy7    13/05/2019    0 recensioni
[ Sequel di "Profumo di un Fiore d'Inverno"]
Tante novità aspettano le Winx in questo nuovo anno! Dopo aver salvato per l'ennesima volta la Dimensione Magica dalla strega Yana, le sei fate possono concludere il loro percorso di studi ad Alfea. Ognuna di loro seguirà la sua strada tra dubbi e difficoltà entrando nel mondo adulto, ma resteranno divise per poco: una nuova minaccia incombe sulla Dimensione Magica e ci sarà bisogno di loro per combatterla.
{In collaborazione con Ariel99}
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brandon, Flora, Helia, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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IL SACRIFICIO

Il sisma si fermò, intorno a loro c'era confusione. La squadra si batteva contro le ombre, ma stava avendo la meglio. Brandon si rivolse a Flora, ancora sconvolta. Le prese il viso fra le mani in modo che lei gli prestasse attenzione e la guardò negli occhi.

"Flora, ascoltami, siamo nei guai. Dobbiamo andare via di qui immediatamente."

"Ma... Brandon, cosa sta succedendo?! Io..." Scoppiò a piangere. "... mi dispiace." Brandon sospirò, capendo che la sua fata era forte, ma cose come quelle la confondevano, le facevano perdere il senso che lei credeva muovesse le cose. In quel momento avrebbe soltanto voluto liberarla.

"Mi dispiace." Fu l'unica cosa che le poté dire, poi le prese la mano e insieme si diressero alla navicella. Il principe Sky, mentre combatteva, intravide il suo migliore amico sporco di sangue e capì che era successo qualcosa. Il principe lasciò il campo di battaglia e si diresse alla navicella, quando entrò, i suoi amici lo guardarono come se li avesse scoperti nel mentre di un terribile atto.

"Ragazzi, cosa è successo?" Chiese il principe, squadrandoli da capo a piedi.

"Jackson è morto." Rispose Brandon, Flora tremava. Sky lo guardò ma si pentì di quello sguardo che gli rivolse perché Brandon si affrettò ad aggiungere: "Non sono stato io, è stato il re. Sky, mi accuseranno, ci accuseranno, dobbiamo andarcene da qui." Flora si prese la testa fra le mani e prese a camminare per la navicella, Sky guardò il suo amico.

"Non potete scappare, non farete altro che dare prova della vostra colpevolezza."

"È il re che ci accusa!" Sbottò Flora, voltandosi di scatto verso di lui. "La sua parola contro la nostra basta! Santo cielo, io..." Flora fu interrotta: in quel momento entrò Tecna, allarmata, dicendo:

"Sky cosa fai? Sono stata contattata da Nebula, Tír na nÓg è sotto attacco e... cosa diavolo è successo?" Chiese poi, vedendo i suoi amici.

"È una lunga storia." Rispose Brandon con un sospiro.

"Voi state bene?" Chiese la fata, i due annuirono. "Allora andiamo subito a Tír na nÓg. È quello il centro di tutto e se Zvonimir ha deciso di mandare lì le sue ombre è perché è sicuro di vincere. Brandon, abbiamo bisogno di Logan, dobbiamo compiere quell'incantesimo."

"Bene, richiamate gli altri! Brandon, tu ai comandi con me!" Ordinò Sky. Si sciolsero le file, ma il principe trattenne la sua amica per il braccio. "Tecna, tu stai bene?"

"Sì, perché me lo chiedi?" Replicò lei, guardandolo.

"Le tue ali. Hai combattuto a terra." Lei, seria, dichiarò:

"Sto bene, ora abbiamo cose più importanti a cui pensare."

"Ma, Tecna..." Provò Sky, ma lei si sciolse dalla sua presa e si allontanò per chiamare gli altri. Velocemente, la squadra salì sulla navicella per dirigersi a Tír na nÓg.  Quando le ragazze videro Flora corsero da lei, vedendo in che stato era ridotta. Flora raccontò alle sue amiche quanto accaduto, poi però sedette in disparte, mentre loro discutevano anche sui destini di Andros, e se Musa avesse potuto occuparsi anche di quello una volta nella Dimensione di Obsidian. Ma Flora sentiva le loro voci come un brusio in sottofondo. Nessuno, su quella navicella, poteva mettersi nei suoi panni perché nessuno l'aveva conosciuto veramente come lei. Per gli altri Jackson era semplicemente il cattivo della storia, quello che l'aveva incastrata in quella situazione, una specie di aguzzino. Ma lei sapeva che non era così, anche se spesso si era arrabbiata con lui, anche se all'inizio l'aveva odiato. Odiato era un parolone, ma era il polo opposto dell'amore, sotto certi aspetti, ed era ciò che sentiva di provare per colui che la separava dall'uomo che amava. Anche se si era separata lei stessa da lui, all'inizio, ma quello era un altro filone di pensieri. Jackson era sensibile, una persona che non era stata mai veramente capita, e i cui occhi lo imploravano. Erano diventati amici, aveva imparato a capire i suoi silenzi, i suoi sguardi. Sapeva che Jackson era una persona attenta, anche ingenua. Sì, era profondamente ingenuo. Credeva nel bene, e credeva di poterne fare; sognava di poterne fare. Le aveva persino confidato tutto sull'accordo perché aveva capito di tenere a lei. L'aveva difesa, fino alla fine, anche quando ormai sapeva che l'aveva tradito. Non si era tirato indietro, ma aveva affrontato suo padre per lei. Non l'aveva salvato, ed ora l'avrebbe vendicato, in un modo o nell'altro. In Flora montò rabbia, mista a dolore. Aveva sempre provato disgusto per il re, ma ora desiderava del male per lui. Non sapeva cosa stesse accadendo, ma capì che le cose erano cambiate.

Mentre era ai comandi, Brandon di certo non aveva smesso di pensare a quanto accaduto. Nella sua mente ripercorreva, ripeteva scena per scena, quello che aveva visto. Jackson era morto e, per quanto avrebbe voluto liberare Flora da quella situazione, quella non era la soluzione a cui aveva pensato. Se Flora si fidava del principe, in qualche modo, se Flora piangeva il principe, allora quel ragazzo aveva qualcosa di buono in lui, qualcosa che aveva spinto la sua fata a fidarsi di lui. E poi, l'aveva visto pararsi davanti a lei e difenderla contro suo padre, e un vigliacco non l'avrebbe mai fatto. Gli dispiaceva. Non lo conosceva, ma gli dispiaceva, per quanto avesse sognato di sfidarlo a duello. Erano cose diverse, e il principe non meritava quella fine. Come una scossa, Brandon smise di pensare non appena udì quella voce. Non sapeva che fosse a bordo con loro, non lo immaginava, si era limitato a sedere ai comandi e partire velocemente verso Tír na nÓg. Lasciò il comando a Timmy, che lo prese, confuso, e si diresse a grandi passi verso il giovane. Prendendolo per il collo della camicia, allontanò Sebastian dalle ragazze e lo sbatté alla parete.

"Come hai potuto tradirci?!" Esclamò con rabbia. "Hai innescato una reazione a catena, se non fosse stato per te il principe..." Musa e le altre intervennero subito, cercando di separarli, ma con scarsi risultati. Flora si limitò ad avvicinarsi, ma non si intromise, a differenza delle sue amiche. Infatti, Helia le gettò un'occhiata stranita prima di separare i due con un gesto della mano che emanò una forte folata di vento.

"Brandon, calmati." Gli disse Helia, poggiandogli le mani sulle spalle e guardandolo negli occhi.

"Tu non capisci!" Replicò il soldato, ad alta voce, pieno di rabbia.

"No, non capisco, ma devi calmarti." Ripeté Helia.

"Helia, lasciami." Gli ordinò il suo amico, risoluto. "Lasciami che devo spaccargli la faccia."

"Brandon, sta' calmo, posso spiegarti tutto." Disse allora Sebastian, mentre Helia teneva ancora il soldato.

"Ah sì?! E cosa, esattamente? Perché il re ci ha già detto tutto! Helia, lasciami!"

"No! Non finché non ti calmi! Flora!" Chiamò allora. La giovane osservava la scena, a braccia conserte.

"Volete che intervenga io?" Chiese la ragazza, con ancora un'espressione allibita, incredula che quella situazione fosse reale. Ormai il sangue era secco sulla sua pelle, e lei non aveva avuto il tempo né il coraggio di sciacquarsi. Fece un passo avanti. "Può darsi che Brandon usi dei modi eccessivi, che io non condivido e lui lo sa, ma non credo che potrò perdonarti, Sebastian." Si voltarono verso il giovane, Flora arrivò accanto a Brandon, Helia lo lasciò andare. Il soldato prese un respiro, ma tenne il suo sguardo sullo stalliere.

"Sebastian, ci spieghi cosa succede?" Chiese Musa, preoccupata.

"Io... mi dispiace, ma hanno minacciato la mia famiglia." Replicò il giovane, abbassando lo sguardo.

"Beh, il principe è morto ed ora incolpano noi!" Esclamò Brandon, ma prima che potesse fare un passo Flora si parò davanti a lui e con uno sguardo eloquente lo costrinse a fermarsi.

"Cos'è questa storia?" Chiese allora Bloom, guardando Flora in cerca di una spiegazione. La keimerina, a braccia incrociate, rispose:

"Come sapete, Jackson è morto per mano del re, ed ora accusano me e Brandon. Aveva scoperto tutto, e a quanto pare era stato Sebastian a rivelarglielo." Guardò lo stalliere negli occhi nocciola. "Come hai potuto farlo? Eri lì con noi quella sera, perché l'hai fatto? È partito tutto da lì, Jackson sapeva tutto, si è fidato di suo padre, e poi... ora il re ha delle prove, ci accusa e ha delle prove, io e Brandon avevamo i migliori motivi per... per fare del male a Jackson e..." Scoppiò a piangere, Brandon con un braccio la avvolse.

"Hai davvero fatto questo?" Musa gli rivolse uno sguardo pieno di delusione. Gli occhi dello stalliere divennero lucidi.

"Mi dispiace tanto, non avrei mai voluto far del male a nessuno. Ma la mia famiglia era in pericolo..."

"Perché non me l'hai detto?" Chiese Musa, guardandolo dispiaciuta.

"Già una volta mi hai aiutato e ringrazio gli dei che sia finita bene." Guardò Flora. La keimerina, con ancora il viso bagnato, lo guardò con rabbia.

"Tu sai a cosa si riferiva il re, non è vero?" Lui scosse piano la testa. "SAI A COSA SI RIFERIVA! SAI DI COSA STO PARLANDO!" Sbottò la fata, e dalle sue mani partirono dei dardi di ghiaccio che si infransero contro il pavimento.

"Il re aveva legato la tua energia vitale al pianeta." Confessò allora Sebastian. "Eri tu che lo proteggevi, e il pianeta prendeva la tua energia. Le ombre non potevano attaccarci. Ma poi c'è stato il rito e tu hai rotto la copertura, e le ombre ci hanno trovati." Musa abbasso la testa, e Flora notò quel gesto.

"Musa, tu lo sapevi?" Chiese, scioccata.

"Io... Flora, calmati ti prego..." Disse la sua amica quando vide la brina che ricopriva le mani della sua amica.

"Lo sapevi e non mi hai detto nulla... la mia vita era in pericolo, Musa, e tu non mi hai detto nulla." Dichiarò ancora la keimerina, con gli occhi pieni di lacrime che però non lasciò cadere, si limitò a guardare la sua amica.

"Volevo trovare una soluzione e non mettere Sebastian nei guai, Elijah..."

"... NON MI INTERESSA DI ELIJAH!" La interruppe Flora, ad alta voce. "NON MI INTERESSA! TU NON MI HAI DETTO NIENTE! JACKSON NON MI HA DETTO NIENTE! ED ORA SIAMO QUI E LUI NO! ED ORA..." Non poté continuare, non riuscì a trattenersi dallo scoppiare a piangere. Brandon la strinse e, con aria lucida e distaccata, disse agli altri:

"Tír na nÓg, e prima Roccaluce, prendiamo Logan." Nessuno disse nulla, loro si allontanarono dagli altri. Brandon, con la mano, le asciugò le lacrime. Sottovoce, come per rimanere nel suo mondo interiore, le disse: "Calma, okay?"

"Mi sento così in colpa!" Replicò lei, singhiozzando.

"Non potevi fare nulla, non potevi..."

"Ma l'ho tradito. Lui aveva bisogno di me... sapevo che il re voleva fargli del male, se si fosse fidato di me mi avrebbe creduta, ma ho tradito la sua fiducia e... aveva solo bisogno di qualcuno di sincero, e invece l'abbiamo ingannato tutti!"

"Non volevi fargli del male..."

"No, ma ora è morto. Ed ora c'è Zvonimir e io... ho paura."

"Hai ragione, e so che il tuo cuore sta esplodendo e la tua testa anche perché non trovi una spiegazione a tutto questo. Non ci stai capendo nulla, e hai ragione perché non è così che sarebbero dovute andare le cose. Mi dispiace tanto. Ma c'è una guerra lì fuori, e niente, assolutamente niente ha senso quando c'è una guerra, e noi dobbiamo vincerla. Hai paura, ed è ragionevole, ma dobbiamo farcela, e so che puoi farcela. Volevi bene a Jackson, ed ora dovrai combattere anche per lui. Sei coraggiosa, so che lo sei, fata dell'Inverno, tu sei quella che mi ha salvato la vita, come potresti non esserlo?"

"Mi dispiace se non sono un'eroina."

"Hai visto tua madre morire, hai visto Jackson morire, erano entrambi fra le tue braccia, e hai avuto la forza di opporti alla Natura, sei qui ora nonostante quello che è appena successo. Sei la mia eroina, hai capito?" Le diede un bacio sulla fronte e poi la strinse a lui. Comprendeva i suoi sentimenti, ma sapeva anche che la sua fata era davvero così forte. Era in grado di sacrificarsi, aveva guardato la morte negli occhi e poi, a testa alta, era andata avanti, mentre lui non ci era mai riuscito. Ammirava quella ragazza, l'amava per ciò che era, e sapeva che avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per proteggerla.

Erano quasi a Roccaluce e Musa e Sebastian stavano discutendo nel ripostiglio delle armi. La fata della musica aveva avuto la finezza di non insultarlo davanti all'intera squadra. Musa camminava su e giù in quel piccolo spazio, incredula, arrabbiata.

"Non posso credere che tu ci abbia traditi. Ti ho dato la mia fiducia, Sebastian, credevo fossimo amici!"

"E lo siamo!" Replicò lui, Musa non sapeva quanto dolore quella situazione gli stesse causando. "Musa, il re... non volevo far del male a nessuno, ma... io non pensavo che sarebbe finita così."

"Beh, bisogna pensare prima di agire!"

"Proprio tu vieni a dirmelo?" Replicò Sebastian, Musa si bloccò, poi lo guardò dritto negli occhi e disse:

"Sei un vigliacco."

E così, con questi sentimenti di sconfitta che ognuno aveva nel cuore, tra chi aveva perso un amico, chi scappava da un marchio che non l'avrebbe mai lasciato, chi sentiva la vigliaccheria in lui e chi sapeva di aver sbagliato, chi aveva un paio d'ali rotte che probabilmente non avrebbero più volato, chi non aveva più un regno né una famiglia, e chi sentiva di non aver fatto abbastanza, si preparavano a quella che sarebbe stata la battaglia più grande che avessero mai combattuto. Presero Logan con loro, il quale non rivolse la parola a nessuno. Non chiese a suo fratello perché fosse sporco di sangue, non sfoggiò il suo sorrisetto né si lasciò andare a nessun commento sarcastico. Arrivarono a Tír na nÓg, e ciò che videro li fece rendere conto che quello era l'inizio della fine, e che dovevano vincere.

Il cielo era squarciato, non vi era traccia del sole sebbene fosse estate, ma c'era solo abbastanza luce per dedurre che fosse ancora giorno. Grandi nuvoloni grigi, fitti e pesanti, occupavano le due parti di cielo, borbottavano inquieti, pieni di elettricità. Non c'era vento, l'aria era ferma. Faceva caldo e c'era una forte afa. Le ombre erano lì, tanto numerose che sembravano una grande macchia nera. C'erano anche le streghe, molto più numerose di quante potessero aspettarsi, e c'erano ladri di magia; c'era Barrera, il cacciatore di fate, che brandiva due grandi lame. Fu impossibile per le ragazze non vederlo: il suo volto era l'incubo di ogni fata. Ma, sebbene la fazione oscura fosse tanto numerosa e avanzava su Tír na nÓg, la magia bianca non era da meno: Nebula aveva disposto le sue forze, l'esercito delle fate terrestri era pronto a combattere, così come l'esercito di Eraklyon. Martha era lì, ed anche il Bach Seibei, insieme a Saladin e Faragonda. Erano lì anche Selina ed Eldora, insieme a Roxy e Morgana. I ragazzi le raggiunsero.

"Siete tutti qui!" Esclamò Bloom, una volta essersi trasformata. Eldora, seria, disse:

"L'universo è in pericolo, e forse era molto tempo che non lo era fino a questo punto, non potevamo rimanere in disparte."

"Siamo contenti che siate qui con noi." Dichiarò Sky, Morgana gli fece un cenno. Si voltarono dunque verso l'orda di nemici, ognuno, con uno sguardo, cercò di comprendere cosa avesse di fronte e farsi coraggio. Sky gettò un'occhiata a Nebula, la regina gli fece un cenno. Il principe divise la sua squadra: Logan e Musa furono mandati nel palazzo per compiere l'incantesimo. Prima che potessero andare, Sebastian abbracciò Musa, senza dirle nulla, e lei ricambiò quell'abbraccio senza proferire parola. Anche le sue amiche la salutarono, tutte con la voce rotta.

"Sta' attenta, hai capito? Ti aspettiamo qui." Le disse Stella, sforzandosi a sorridere, mentre le nuvole in cielo roteavano minacciosamente e i tuoni rompevano il cielo.

"Musa, mi dispiace tanto." Le disse Flora, abbracciandola.

"Anche a me." Replicò la sua amica.

"Va' e torna." Le disse Tecna, con gli occhi lucidi. Musa annuì e, col Sigillo con lei, si addentrò nel palazzo di Tír na nÓg. Con lei andò Logan, che con suo fratello si era scambiato poche parole. Brandon, mettendogli una mano sulla spalla, gli aveva detto solo:

"Io non so esattamente cosa provo per te, ma so che voglio davvero che torni."

"Cerca di non morire." Si era limitato a replicare Logan. Gli aveva poggiato una mano sulla spalla, probabilmente la cosa più simile ad un abbraccio che si sentisse di fare, e poi aveva raggiunto Musa. Sky diede le disposizioni e chiese a Tecna di combattere con lui, mentre Bloom e Stella combatterono insieme a Timmy e Roy; Aisha, Nex e Sebastian, invece, occuparono un altro fronte; Flora ed Helia fecero squadra, mentre il principe ordinò al suo scudiero di raggiungere l'esercito del loro regno.

"Promettimi che farai attenzione, promettimi che starai bene!" Gli disse Flora, in mezzo a quella grande confusione, prima che Brandon raggiungesse gli altri soldati.

"Sta' tranquilla, non oserei mai lasciarti da sola." Replicò lui con un sorriso accennato, guardandola, imprimendo l'immagine del suo viso nella sua mente. "Croce sul cuore." Flora si strinse a lui e lo baciò, e allora si separarono. Ma prima il soldato gettò un'occhiata ad Helia, e i due s'intesero.

La battaglia iniziò. Gli eserciti si scontrarono, le ombre furono rese materiali da una convergenza tra Aisha e Stella che costò loro molta fatica, ma le due si fecero forza per continuare a combattere. Tecna non si alzò in volo, come predetto da Sky, ma i due non dissero nulla al riguardo, anzi, combatterono insieme come se il posto di Tecna fosse stato esattamente quello da sempre. Nebula guidò le sue fate contro le ombre, Brandon guidò i soldati contro i cacciatori di magia alleati di Zvonimir, mentre Flora ed Helia si dedicarono a quell'enorme mostro creato dalle ombre. Era alto almeno quattro metri, ed era formato dalle stesse ombre come fossero state una strana materia viscosa ed oscura in grado di distruggere ciò che trovava sul proprio cammino. Flora si alzò in volo, ed Helia fece lo stesso, sorretto da vortici d'aria.

"Pioggia di Primavera!" Scagliò la keimerina, il suo incantesimo attraversò il mostro come una lama. Esso esitò per un secondo, ma poi si ricompose, letteralmente. Helia allora, con un preciso movimento delle mani, creò due lingue di fuoco che frustarono il mostro, spostando le ombre che lo formavano, ma non riuscirono a distruggerlo.

"Ho sentito dire che il Bach può fare molto di più!" Gli disse Flora, in volo a qualche metro da lui, con un sorrisetto. Helia la guardò e le sorrise.

"Da ciò che so, anche la keimerina!" Dunque, i due prepararono un attacco insieme. Flora roteò le mani e tra queste si crearono dei dardi di ghiaccio, Helia invece con dei movimenti creò il fuoco fra le sue mani, e allora scagliarono quella potenza contro il mostro d'ombra. Il ghiaccio e il fuoco si unirono senza annullarsi, i dardi di Flora furono lanciati con una forza tale che divennero quasi un'unica, gigantesca lama. Oltrepassarono il mostro, il quale barcollò. A quel punto, Helia chiamò a sé i fulmini.

Nel frattempo, a terra, Sky e Tecna combattevano insieme guardandosi le spalle. L'uno potenziava gli attacchi dell'altro: i fendenti di Sky avevano la potenza di incantesimi in grado di disintegrare quegli esseri oscuri, mentre Tecna era costantemente protetta e aiutata dal suo amico e poteva concentrarsi, elemento fondamentale per la fata della tecnologia. Nel mentre, anche Aisha e Nex combattevano insieme con la stessa armonia, la quale fu rotta nel momento in cui una lama, tra la grande confusione, ferì il giovane ad un braccio.

"Stai bene?!" Chiese Aisha, allarmata, fermandosi davanti a lui.

"Sì, sì, è solo un graffio." Rispose Nex, scuotendo la testa, poi la guardò negli occhi azzurri. Erano entrambi molto provati, intorno a loro imperversava la battaglia del secolo, eppure rimasero a guardarsi per qualche istante. "Mi dispiace." Disse allora lui. "Mi dispiace averti allontanata, aver allontanato tutti, ma io non ero pronto, dovevo diventare migliore." Aisha, confusa, balbettò:

"C-cosa? Di che parli?"

"Non ero abbastanza per te, non sono abbastanza. Non ero all'altezza di Nabu, non ero degno di te."

"Cosa ti ha fatto pensare che dovessi paragonarti a Nabu?" Disse Aisha, guardandolo con un'espressione di dispiacere mista a vero e proprio dolore, che forse era il rimorso diventato ormai troppo grande.

"Lui era perfetto, era nobile, era alla tua altezza, e tu desideravi sposarlo... io sono venuto dopo... Aisha, volevo che tu desiderassi me in tutto quel che ero."

"Sei sempre stato tutto quello che volevo, dal primo momento... non avrei cambiato nulla." Replicò lei, con gli occhi pieni di lacrime, accennando un sorriso. E così, mentre intorno a loro le forze della luce e quelle dell'oscurità si scontravano, Aisha lo tirò a sé per il colletto e lo baciò.

Mentre di fuori accadeva questo, all'interno del palazzo Musa e Logan cercavano un posto per poter compiere l'incantesimo, anche se ormai parte della struttura era crollata. Si destreggiarono per i corridoi e poi arrivarono alla sala del trono. Lì, barricarono le entrate, chiusero le finestre, e si prepararono per l'incantesimo.

"Credi di potercela fare?" Chiese Logan, mentre sistemavano per terra le candele. Musa gli gettò un'occhiataccia. "Va bene, va bene, non c'è bisogno di prendersela tanto." La sua voce rimbombò in quella sala vuota, piena di polvere per i crolli dell'ala adiacente, mentre di fuori invece c'era il caos. Dopo qualche istante di silenzio, Musa disse:

"Quasi sicuramente il mio cuore si oscurerà, e tu lo sai molto bene. Semmai usassi questa cosa a tuo favore, se osassi far del male alle mie amiche, io ti giuro che..."

"... ehi, ehi, calma..." Replicò il giovane mettendo le mani avanti. "... ho promesso a mio fratello che vi avrei aiutati ed è quello che sto facendo, fine della storia."

"Ma per quanto ne so volevi a tutti i costi che il cuore di Flora si oscurasse." Puntualizzò la fata della musica.

"Come potevo evitarlo? Immagina la vita di Brandon: sarebbe stata un inferno. E poi avrei avuto una fata oscura, e sarebbe stata una cosa buona... no?"

"Credo che abbiamo concetti molto diversi di 'cosa buona'..." Replicò Musa, stranita. "Ma perché ce l'hai così tanto con lui?"

"Io... non ne ho idea. Ma credo che ormai è così che debbano andare le cose. Lui è quello che mi ha rinchiuso a Roccaluce, dopotutto." Rispose Logan, mentre in terra disegnava la stella a cinque punte con la cenere, poi alzò lo sguardo verso di lei.

"Ehm... giusto." Musa alzò le spalle, incerta. "Bene, siamo pronti?"

"Direi di sì: salviamo l'universo." Dichiarò lui, sfregandosi le mani.

Nel mentre, Bloom e Stella cercavano di tenere a bada le streghe. Le due, oltre ad essere migliori amiche e quindi complici in ogni movimento, possedevano due tipi di magia molto simili, che messi insieme sarebbero stati la rovina delle avversarie.

"Fascio di Luce!" Chiamò Stella.

"Lingua del Drago!" Aggiunse Bloom. I loro incantesimi, due fasci di luce pura, furono scaraventati verso il gruppo di streghe che le stavano combattendo. Esse caddero al suolo, ma si rialzarono subito e con un incantesimo oscuro presero in pieno Bloom. La sua amica volò in suo soccorso. "Ora mi hanno davvero stancata!" Esclamò la principessa di Domino, nei suoi occhi azzurri sembrava divampare una fiamma. Anche Roxy e sua madre combattevano, spalla contro spalla, e nessuno lì sapeva quanto quell'incontro fosse stato doloroso per loro. Non si vedevano dall'abdicazione, e rincontrare gli occhi dell'altra fu davvero dura. Non si erano dette molto, e Morgana era stata troppo orgogliosa per chiedere scusa a sua figlia, anche per muovere un solo muscolo per abbracciarla. Si erano soltanto guardate e, con un tacito accordo, avevano capito che le loro magie insieme funzionavano bene, essendo madre e figlia, e che l'universo andava salvato ad ogni costo. Volavano fasci di magia, mentre combattevano le streghe e le ombre, ma non immaginavano cosa sarebbe successo di lì a poco.

"Helia!" Chiamò Flora, riprendendo fiato, in volo così come il suo amico. Lui si voltò, spostandosi i capelli dalla faccia, sporchi di polvere e sudore.

"Cosa c'è?!"

"C'è qualcosa nell'aria!" Replicò la keimerina, mentre il cielo borbottava minacciosamente.

"Cosa?!" Chiese, mentre con l'acqua che c'era nell'umidità dell'aria riuscì a creare un vortice che mandò contro il mostro d'ombra.

"Credo che questa non sia la guerra che dobbiamo combattere, non ancora..." Helia notò l'espressione della sua amica e la conosceva bene: sapeva che non si sbagliava. Flora preparò un incantesimo fra le mani, queste furono ricoperte di ghiaccio e le sue unghie divennero un tutt'uno con i dardi che si preparava a scagliare. "Dobbiamo toglierci di mezzo questo qui." Disse la keimerina. Lei scagliò il ghiaccio, Helia il fuoco, il mostro barcollò. I due si scambiarono uno sguardo e, a quel punto, Helia scese a terra e dominò l'elemento. Intere zolle di terra vennero a mancare sotto i piedi del mostro-ombra, e a quel punto Helia creò un vortice con il vento intorno ad esso. Fu come se le ombre si stessero dividendo e cercando di ricomporsi ad una velocità impressionante. Quindi, Flora scagliò prima un incantesimo di ghiaccio su di esse, immobilizzandole, e poi utilizzò la polvere di fata. Al contatto con la polvere, le ombre iniziarono a disintegrarsi proprio come gli oggetti che esse stesse disintegravano quando li trovavano sul proprio cammino. Flora tornò a terra, riprendendo fiato, fermandosi accanto ad Helia.

"Beh, direi che siamo stati grandi!" Esclamò il giovane, mettendole il braccio intorno alle spalle.

"Credimi, non è finita qui." Replicò lei, con espressione seria, guardando il cielo. Flora non terminò nemmeno di pronunciare quelle parole che da quello squarcio che divideva il cielo sopra di loro iniziò a cadere polvere di fata nera.

Tutti sembrarono confusi, o almeno tutti quelli dalla parte dei buoni. I ragazzi, tra la folla, cercarono lo sguardo delle loro fate, come per avere una spiegazione, ma questa non tardò ad arrivare semplicemente con i fatti. Lui stava arrivando, si stava facendo strada. Quando Morgana incontrò il suo sguardo si paralizzò. Zvonimir era più vecchio, ma non era cambiato molto. Quei capelli neri, che ormai erano attraversati da striature grigie, erano sempre raccolti in una coda. La sua pelle era sempre olivastra, e i suoi occhi sempre neri e piccoli. Tutti si fermarono dal combattere, buoni e cattivi, streghe e fate, per guardare lui. Roxy gettò un'occhiata a sua madre, e allora guardò anche lei lo stregone. Sky, con il braccio, provò a spostare Tecna dietro di lui, ma lei non si mosse, rimanendo al suo fianco. Nex prese la mano di Aisha, sapendo di non provare nemmeno a spostarla, ma per rimanere con lei. Timmy tenne la spada alta, parandosi davanti alle sue amiche, tenendo fisso lo sguardo sullo stregone, mentre Helia, con un braccio, strinse Flora a sé cingendole le spalle. Martha rimase al fianco del bach Seibei, il quale aveva ancora delle fiamme tra le mani. Eldora e Selina si fermarono, così come Faragonda e Saladin. C'era silenzio, rotto solo dai tuoni. Tutti erano dedicati a lui.

"Cos'è che non ha funzionato?" Chiese Sky. Tecna, impassibile, rispose:

"Ancora nulla, quello non è lui, è la sua ombra. Svelto, Sky, dammi la polvere di fata che hai nel tuo materializzatore."

"Cosa?!"

"Non fare domande." Ordinò la fata, e lui capì, dunque fece come gli era stato detto.

La voce di Zvonimir tuonò sopra tutti: "E così, questa è la fine delle fate terrestri!"

"Non credere che sia tanto facile!" Replicò subito Nebula, con rabbia. Zvonimir le sorrise, poi in un attimo, con un gesto della mano, scaraventò contro di lei un incantesimo oscuro dalla potenza di fuoco greco, prendendola in pieno. Nebula fu gettata a terra dalla forza di quella magia che la trascinò per vari metri.

"Ah... no?" Ridacchiò lo stregone. "Possiedo la Gemma di Andros e, per quel che vedo, le fate più potenti della Dimensione Magica sono riunite qui. Sei sicura di volerti mettere contro di me, Nebula, ora che acquisirò la loro magia?" Nebula si rialzò a fatica, guardandolo in cagnesco. "A me, miei servi!" Esclamò con forza. Le ombre si raccolsero intorno a lui. I lampi rompevano il cielo, e Zvonimir, anche se ancora chiuso nella sua prigione, era pronto per la battaglia.

"Cosa sta succedendo lì fuori?" Chiese Musa, in ginocchio al centro della stella.

"Niente d'importante," Rispose Logan. "concentrati."

Musa tenne gli occhi chiusi, le braccia lungo i fianchi e le mani aperte. Il Sigillo era lì, davanti a lei. Prese un respiro e cominciò a recitare l'incantesimo.

"Tìr a' mhurain, tìr an eòrna, Tìr 's am pailt a h-uile seòrsa, Far am bi na gillean òga Gabhail òran 's 'g òl an leanna." A quelle parole, con un soffio di vento, nonostante le finestre chiuse, la luce delle candele fu spenta. Musa continuò l'incantesimo, ripetendo quelle parole. La cenere a terra prese fuoco, e la fata si trovò in ginocchio in mezzo alle fiamme, ma non poteva muoversi, né ci sarebbe riuscita: ormai l'incantesimo si stava compiendo. Logan era accanto a lei, ma non faceva parte della stella. Il giovane pronunciava con lei quelle parole tendendo le sue mani verso la fata. Musa non si fermò, non si accorse delle fiamme: la sua ombra stava lasciando il suo corpo.

All'esterno, Zvonimir aveva con sé le sue ombre, le streghe aspettavano ordini.

"Streghe! Annientate queste fate e portatele a me: la loro magia sarà mia. Ma Morgana lasciatela a me." Lo stregone sorrise e creò tra le sue mani il fuoco azzurro. "Prima, deve perdere tutto." Scagliò quella sfera infuocata contro Roxy. La giovane fata non ebbe il tempo di spostarsi, eppure quell'incantesimo non la colpì.

"Mamma!" Esclamò la ragazza, inginocchiandosi accanto a sua madre.

"Va tutto bene." Replicò Morgana, a fatica.

Roxy aveva gli occhi pieni di lacrime, guardò Bloom. La principessa di Domino si alzò in volo, fronteggiando Zvonimir.

"Tu non hai idea di cosa noi siamo capaci." Disse Bloom, guardandolo negli occhi. Zvonimir accennò un sorriso.

"Oh, tu forse non sai di cosa sono capace io." Con un piccolo gesto della mano scaraventò Bloom a terra, la fata non ebbe neanche il tempo di reagire. Sky corse da lei, aiutandola a rialzarsi.

"Riesco a sentire la sua magia... Sky, è più potente di qualunque nemico abbiamo mai affrontato." Disse lei, sorretta dal principe.

"È stato potenziato da Morgana. Bloom, quante probabilità abbiamo di vincere?" Le chiese.

"Poche, Sky, molto poche..." Rispose la principessa.

"Speriamo allora che Musa ci salvi tutti." Le ragazze, tra loro, si scambiarono uno sguardo e capirono cosa fare. Si alzarono in volo, mentre i ragazzi rimasero a terra per occuparsi delle ombre e dei cacciatori di fate, ed Helia si unì a Martha e al bach Seibei contro le streghe. Le Winx, invece, insieme a Morgana e Nebula, si dedicarono a Zvonimir.

"È troppo potente." Disse Tecna, dovremo limitarci ad impedirgli di batterci... e fidarci di Musa. Nel momento in cui lei chiuderà Obsidian con il Sigillo il legame di Zvonimir con la sua ombra sarà spezzato.

"E quello di Musa?" Chiese Aisha, accigliata.

"Se Logan farà bene il suo lavoro, no." Rispose la fata della tecnologia, ma Flora notò, in quel momento che, sebbene Tecna fosse lì in volo con loro, le sue ali non stavano battendo.

Come spiegato dalla fata della tecnologia, Logan cantilenava quell'incantesimo proprio insieme a Musa, ma lui non si stava separando dalla sua ombra. Il giovane era l'Ancora di Musa, il suo modo di rimanere attaccata alla sua realtà fisica. Bastava un suo errore, e Musa sarebbe rimasta ad Obsidian per sempre.

"Se tu non mi avessi tradito," Disse Zvonimir, rivolto a Morgana, "io non sarei tanto assetato di vendetta!"

"Ma eri assetato di potere!" Esclamò Nebula.

"Questo è vero." Ammise lo stregone, alzando le spalle, poi scagliò un colpo contro la regina delle fate che, però, stavolta fece in tempo a scansarsi.

"Vento di Fuoco!" Esclamò Bloom, inviando quel colpo contro lo stregone che, però, con un gesto della mano lo annullò, semplicemente. Bloom rimase basita.

"Credevo che la Gemma di Domino fosse su Pyros, ma mi sbagliavo." Dichiarò lo stregone con aria tranquilla, per nulla provato. "Eppure ho cercato dappertutto su quella dannata isola."

"Onda Morphix!" Scagliò Aisha, ma lo stregone tagliò il colpo a mezz'aria, annientandolo.

"Come dicevo," Continuò quindi Zvonimir, sereno. "ho bisogno delle altre Gemme, che sono sicuro mi porterete presto. Il punto è, Morgana, che non posso non annientarvi. Dopotutto, avete lasciato la Terra, avete abbandonato la Terra, e avete anche l'ardire di chiamarvi fate terrestri. È mio dovere distruggervi, non capisci?" Guardò Morgana negli occhi, e un brivido le corse lungo la schiena.

"Tempesta Ghiacciata!" Chiamò Flora. Zvonimir non fu tanto veloce da annientare il colpo, che lo prese in pieno, ma lo stregone non fece un passo. La magia di Flora, arrivandogli addosso, lo bruciò, ma soltanto per un istante. Zvonimir si voltò e le sorrise.

"Neanche la figlia di un dio può farmi del male. Come qualcuno ha detto prima di me: io sono ineluttabile."

Nel frattempo, sotto di loro, le streghe combattevano contro le fate di Tír na nÓg, mentre Eldora e Selina, insieme a Saladin e Faragonda, combattevano contro le ombre, aiutati da Helia, la melissa e il bach Seibei. I ragazzi, insieme ai soldati di Eraklyon, stavano combattendo contro i cacciatori di magia. Sky non prese il posto del suo scudiero, lo lasciò al comando, mentre lui combatteva insieme agli altri. Brandon guidò i soldati, e lui per primo impugnò la spada. Knivblad, la spada datagli da Rodols, sembrava fatta apposta per lui. Non rimpiangeva la sua vecchia spada, bensì si sentiva come in un'armatura fatta su misura per lui. Aveva paura, sì, paura di perdere quella guerra e paura di perdere chi amava lì, ma non aveva paura di provarci. Sentiva bruciare quasi dappertutto, aveva ferite che non riusciva neanche capire in quale parte del suo corpo fossero, ma sentiva la sensazione appiccicaticcia del sangue e del sudore, uniti alla polvere, un po' dappertutto, anche sul viso. La sua uniforme blu era diventata a chiazze nerastre per il sangue. Eppure, in quel momento, quel dolore non importava. Avevano il destino dell'universo fra le mani, e loro erano eroi.

"Abbiamo bisogno di una convergenza." Disse Bloom alle altre, queste furono subito d'accordo. Unirono le mani, le otto fate furono avvolte da un'aurea di magia dorata. A quel punto, indirizzarono la loro magia contro lo stregone. Fu un fascio di magia tanto forte che scaraventò Zvonimir contro la torre del palazzo di Tír na nÓg, che fu frantumata con l'impatto. Si alzò una grande nuvola di polvere, che però chi combatteva a terra non poteva permettersi di fermarsi a guardare. Le fate ripresero fiato, incerte. Zvonimir si alzò in volo senza neanche un graffio. Ridacchiò e disse: "Vedete, è questo che non sopporto di voi fate: sempre lì, con il vostro ego... credete di poter vincere tutti con i vostri brillantini e i sorrisini... ma non è così che funziona, nel mondo reale, intendo." Tra le sue mani si crearono due sfere di fuoco azzurro e le scagliò contro le fate in quello che diventò un vortice di magia. Tutti furono costretti ad alzare gli occhi mentre le fate venivano scaraventate via. Fu un colpo al cuore non solo per i ragazzi, ma per tutti, quando si resero conto che neanche le fate più potenti della Dimensione Magica riuscivano a contrastarlo. Le ragazze si rialzarono fra le macerie, a fatica.

"State tutte bene?" Chiese Bloom, le altre si ripresero con lei.

"Ragazze, non possiamo batterlo." Dichiarò Aisha.

"No, ma dobbiamo almeno provarci." Affermò Flora.

"Per una volta questo tuo ottimismo non è snervante, Flora." Le disse Stella, stancamente, con un sorriso. La sua amica le sorrise dolcemente, con un viso ormai pieno di graffi e un rivolo di sangue che le scendeva lungo la tempia.

"Su, andiamo!" Esclamò Bloom, e allora si alzarono in volo. Ma Flora non spiccò subito il volo insieme a loro e rimase in attesa, Tecna era lì con lei.

"Beh, che aspetti?" Chiese la fata della tecnologia, con un sorriso fingendo nonchalance, alzando le spalle. Flora chiuse le mani e poi quando le aprì erano piene di polvere di fata.

"Mi dispiace se non ho fatto abbastanza." Disse la keimerina, Tecna la guardò scioccata. Prese quella polvere e replicò:

"Non do la colpa a te." Accennò un sorriso con gli occhi pieni di lacrime, Flora le fece solo un cenno con la testa e poi, per non essere motivo di imbarazzo, spiccò il volo raggiungendo le altre in modo che Tecna potesse, da sola, utilizzare quella polvere per alzarsi in volo.

Il cielo sopra di loro tuonava, borbottava, e le grosse nubi si agitavano vorticosamente. A terra i soldati continuavano a combattere, anche se ormai esausti, mentre i magici combattevano contro le streghe. Ma era chiaro che ormai non avessero speranze. Le ragazze provarono ancora ad attaccare Zvonimir, ma ogni loro colpo era annientato dallo stregone, mentre i suoi, se non venivano schivati in tempo, erano fin troppo potenti. Le ragazze furono forti, estremamente forti, perché si alzarono ogni volta. Nessuna di loro si sognò di rimanere stesa su quella rovina, su quel suolo, dopo che Zvonimir l'aveva colpita. Ma fu stremante. Fu in quel momento, mentre si stava rialzando, che Flora cercò Brandon tra la folla. Non ci mise molto, e in quei secondi che sembravano così lunghi, lo osservò. Stava combattendo, lui non si arrendeva. Oh, quelle ferite dovevano fargli un male cane, ma non si fermava. Si fece forza e si rialzò, guardò in alto, dove tra poco sarebbe tornata per provare anche soltanto a rallentare lo stregone che, instancabile e imbattibile, si stava solo divertendo e gustandosi la sua vendetta su quelle fate che gli avevano promesso gloria e poi l'avevano imprigionato. Zvonimir non stava facendo alcuno forzo, ma godeva nel vederle tanto affaticate e tanto caparbie. Era ancora lì, voleva dire che Musa ancora non aveva terminato l'incantesimo, ma di lì a poco loro avrebbero perso.

Furono pochi minuti, eppure sembrarono lunghissimi. Fasci di luce, magia esplosiva, tutto veniva scagliato contro lo stregone. Polvere di fata, convergenze magiche. Nulla poteva arrestarlo. Le fate si ripresero per un attimo e ripresero fiato. Fu in quel momento che i buoni persero. Zvonimir aveva quasi riacquistato la sua intera forma, ormai mancava poco e non sarebbe stato più un'ombra. Un'aurea magica lo investì, avvolgendolo completamente. I suoi occhi divennero pieni di luce e lui chiamò a sé la sua magia. Zvonimir aprì le mani, la sua energia sembrava quella di una stella che stava esplodendo. Scagliò incantesimi, colpi tanto potenti che scaraventarono al suolo le otto fate che ceravano di combatterlo. Le streghe che si stavano battendo furono costrette a fermarsi: la furia di Zvonimir non faceva distinzioni. Tutto e tutti davanti a lui erano bersaglio della sua magia. Le ombre si raggrupparono intorno a lui creando una sorta di avatar gigante dietro di lui. Helia, a terra, insieme a Martha e a Seibei chiamò a sé i fulmini indirizzandoli contro lo stregone, ma lui assorbì quell'energia senza esserne ferito. I cacciatori di fate e i soldati anche si fermarono, alcuni colpiti da quella magia, altri facendosi i propri conti e scappando via. Gli specialisti rimasero al loro posto, sapendo di non poter far nulla, ma pronti ad accettare il proprio destino. Le ragazze, ormai al suolo con briciole di forza rimaste, guardarono impotenti la scena. Flora era tra le macerie di una torre; non riusciva più ad alzarsi, non aveva forze anche perché sapeva che non avrebbe potuto far nulla, così come le sue amiche. Avevano perso, e non potevano farci niente. Accanto a lei c'era Stella, caduta insieme a lei. Scivolò la propria mano accanto a quella della sua amica, e gliela strinse. Si scambiarono uno sguardo. Poi si voltò, e cercò Brandon, ancora una volta, ma lui non poteva vederla. Le parve strano, ma, in quel momento, Flora non pensò a nulla. Dicevano che in certi casi la vita ti passasse davanti, ma lei si sentiva semplicemente stanca e delusa. Sapeva di non aver fatto abbastanza per nessuno. Zvonimir avanzava avvolto dalla sua magia, il cielo tuonava, le ombre lo seguivano. E fu allora che Flora credette che fosse finito tutto, tutti lo pensarono, perché credevano che fosse lui la causa di quell'esplosione. Fu tanto forte che nessuno riuscì a vedere nulla, soltanto una forte luce bianca, tanto forte che costrinse tutti a chiudere gli occhi. Il boato fu spaventoso, e poi tutti si ritrovarono con un fischio nelle orecchie. Quando aprirono gli occhi, dopo pochi istanti, Zvonimir era al suolo. Quella vista fu scioccante e rianimò tutti. Flora e Stella, sostenendosi a vicenda, si alzarono trascinandosi per riuscire a vedere dall'alto. Lo stregone era lì, al suolo, senza le sue ombre dietro di lui, senza la sua magia che lo avvolgesse, e Tecna era a pochi passi. La fata della tecnologia era in piedi, minacciosa davanti a lui, ma non era nella sua forma Butterflix, bensì in abiti civili, anche se ormai semidistrutti.

"Ti prego, dimmi che non l'ha fatto." Disse Stella, guardando la scena. Flora non rispose, ma lasciò cadere le lacrime che le rigarono il viso, lasciando il segno sulla polvere.

Tecna aveva tra le mani una sfera incandescente, di una luce che neanche Stella avrebbe potuto creare, immaginare.

"E così tu saresti imbattibile." Disse Tecna, davanti allo stregone, mentre lui provava a rialzarsi. "Probabilmente questo non ti ucciderà, sei intriso di magia, di una protezione che non meritavi, e hai con te un potere fin troppo grande. Ma puoi giurarci, questo ti impedirà di continuare a far del male." Quella sfera incandescente, Tecna la scagliò su di lui. Zvonimir fu pervaso da dolore, gemette, urlò straziato, mentre la sua pelle si corrodeva, mentre gli occhi sembravano sul punto di uscirgli dalle orbite per il dolore. "È possibile che un giorno ti riprenderai, ma starai contando i tuoi ultimi minuti ad Obsidian. Non saremo riuscite ad ucciderti, ma sicuramente siamo riuscite a batterti, terrestre." Tecna gli diede un calcio e Zvonimir si rotolò a terra, ancora urlando per il dolore. La fata si voltò e abbassò la testa, lasciando cadere le lacrime.

Musa non aveva idea di tutto questo, non sapeva del sacrificio della sua amica. La fata della musica era avvolta in una stella di fuoco e cantilenava un incantesimo che prima di quel momento non le sarebbe mai appartenuto. In quella stanza si alzò il vento, Logan sentiva qualcosa dentro, sentiva come se il sangue che aveva nelle vene stesse prendendo fuoco, ma non perse la concentrazione. Musa continuò il suo incantesimo, alzò la voce come se anche lei stesse compiendo una gran fatica, anche se nessuno poteva dirlo. E poi il fuoco si spense in un solo colpo, senza neanche la folata di vento, e la fata cadde a terra svenuta. Logan aprì gli occhi e si inginocchiò accanto a lei. Il Sigillo lì a terra non c'era più, e fra le sue mani Musa stringeva la Gemma di Andros.

   
 
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