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Autore: Ness by Moon    15/05/2019    1 recensioni
Si era innamorata di lei da quel giorno al Rabbit Hole, quando si era soffermata ad ascoltarla andando oltre ciò che la città le chiedeva di essere. Si era innamorata di lei per il modo in cui la faceva sentire, viva più che mai e immersa in un bagno di lava che le faceva bruciare il cuore. Si era innamorata dei suoi occhi, così maledetti scuri e sporchi, che la stendevano al tappeto al primo sguardo.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Nuovo personaggio, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il dolore era scemato in poco tempo, lasciando spazio unicamente alla rabbia. Si era rifiutata di restare a casa, sotto lo sguardo pietoso di Emma e Regina e aveva tassativamente proibito a Leopold di tornare dal college nonostante il ragazzo avesse fortemente insistito. Gideon invece, non era stato messo al corrente. Non avrebbe permesso a Laya di stravolgerle ancora la vita, non quando aveva lottato con le unghie e con i denti per riprendersela. Perciò, se ne stava seduta al Granny’s con la terza tazza di caffè tra le mani a cercare in ogni modo di tenersi a bada. Ruby aveva provato a parlarle, ma la ragazza era di un gelo impenetrabile. Persino i gemelli non erano stati capaci di contagiare il suo malumore. Rivedere Laya era stato un colpo bello forte, ma sapere che aveva costruito una vita nella quale non era stata inclusa, la feriva più di ogni altra cosa. E tutto a un tratto, ogni singola pena autoinflitta, ogni singola lacrime, parve priva di qualsiasi fondamento. Batté un pugno sul tavolo, incapace di contenere ancora la rabbia. Era tornata da appena trentadue ore e già l’aveva sconvolta più di quanto avesse voluto ammettere.
-Che ti ha fatto di male il tavolo, Straniera? –
Si voltò di colpo a quell’appellativo, restando sconvolta di fronte al volto allegro di Kara. Bastò guardarla per sentir lenire le proprie ferite, bastò la sua allegria. Si alzò di scatto gettandole le braccia al collo e dandosi della stupida per aver pensato di potercela fare da sola. Kara ricambiò, carezzandole i capelli e respirando il suo buon profumo. Avevano legato così tanto, al di fuori del sesso, e si erano rese conto presto di aver bisogno l’una dell’altra. Alexis si era completamente appoggiata a lei, lasciando che Kara disinfettasse ogni singola ferita a modo suo.
-Sono felice anch’io di vederti-
Alexis non aveva la forza di staccarsi da lei, spaventata dall’idea. Fu Kara a farlo, tenendole le spalle e regalandole uno dei suoi sorrisi buoni.
-Quando sei arrivata? Come… ? –
-Non mi avevi detto che le tue madri fossero delle fighe da paura! –
L’altra scoppiò a ridere, tenendosi la pancia e attirando gli sguardi di qualche cliente. Eccola la sua medicina, quella pillola estremamente dolce che le aveva allietato l’anima per tutti quei mesi. Le prese una mano, facendola accomodare di fronte a lei al tavolo. Kara afferrò la sua tazza, prendendone un grosso sorso e sgranando gli occhi quando il liquido andò a contatto con le papille gustative.
-È il caffè più buono che abbia mai bevuto! –
-Oh grazie-
Quando Kara sollevò lo sguardo verso la persona che aveva appena parlato, ingoiò a vuoto di fronte alla bellezza della donna. Ruby, sempre stata conscia del proprio fascino, ammiccò in direzione della ragazza facendole un occhiolino.
-Porca troia! –
Alexis rise di fronte a quell’esclamazione, ormai conosceva Kara e sapeva che nulla avrebbe impedito alla sua mascella di cadere sul tavolo. E poi, era Ruby.
-Zia Rubs, ti presento Kara Borlotti-
La donna tese la mano verso la ragazza sorridendole maliziosa, come era solita fare con chiunque. Terminate le presentazioni, Kara si voltò verso Alexis con viso sconvolto.
-Quella è tua zia? –
-È la migliore amica di mia madre da tanto tempo-
-Cazzo Straniera, siete tutti strafighi in questa città! Che diavolo vi danno da mangiare? –
Alexis rise ancora, rendendosi conto di come il proprio umore fosse cambiato radicalmente con il solo ingresso di Kara al Dinner. Tutta quella rabbia, era come evaporata a contatto con l’allegria e la spensieratezza che solo lei riusciva a sprigionare. Kara era una rara forma di magia.
-Hai incontrato qualcun altro? –
Kara prese un altro grosso sorso di caffè, tanto che Alexis fu costretta a prenderne un altro per sé.
-Mentre tua madre, inquietante ma bellissima, mi portava qui siamo passate di fronte ad una libreria. Ho intravisto la donna che ci lavora ed era incantevole. Poi ho conosciuto l’altra tua madre, e adesso ho compreso da chi hai ereditato quei fare verdi che ti ritrovi. Adesso tua zia, santo cielo Straniera, datevi una calmata! –
Alexis scoppiò a ridere facendosi venire le lacrime agli occhi, pensando che Kara non aveva ancora visto nulla. Non aveva incontrato Ashley e le sue due bellissime figlie, Alexandra e Victoria, o scambiato due chiacchiere con Ariel. Le parve di vedere la propria città per la prima volta da straniera, appunto, e dovette ammettere con se stessa che passeggiando per le vie di Storybrooke non era insolito incappare in lineamenti principeschi.
-Che ti è successo, Alexis? Ero preoccupata per te–
Il cambio repentino nel tono di Kara, lasciava intendere la serietà del discorso e lei difficilmente lo era. Non era difficile da credere che si fosse preoccupata, dopotutto era sparita senza uno straccio di spiegazione. Sospirò, glielo doveva, ma faceva ancora male.
-È tornata Laya-
Aveva appena sussurrato quelle parole, ma erano bastate per ammutolire Kara.
-Oh –
Alexis si passò le mani tra i capelli, non voleva ferirla, non avrebbe mai voluto. Gli occhi di Kara, seppur nascosti dietro gli occhiali, erano palesemente stracolmi di delusione.
-Kara io non … - le prese le mani, ma non riuscì a parlare ancora.
E cosa avrebbe dovuto dirle? Che non appena Laya era tornata a casa si era dimenticata di tutto il mondo? Che avrebbe abbandonato Kara all’istante se Laya le avesse detto che sarebbe restata? Un nodo alla gola le rese difficile anche il solo respirare. La ragazza ritrasse le mani e quel geto ferì ancora più profondamente Alexis.
-Kara … -
La campanella della porta del Dinner tintinnò annunciando l’ingresso di un nuovo cliente e Alexis si lasciò distrarre da quel suono solo per scappare dallo sguardo di Kara. Ma si maledisse non appena poggiò gli occhi sulla persona appena entrata. Il cuore di fermò quando incontrò quegli occhi tanto scuri quanto belli. Persino Kara sembrò avvertire il cessare dei battiti, voltandosi verso l’altra ragazza.
-Ora capisco-  sussurrò.
Alexis tornò a guardarla confusa e rabbrividendo nel vederla recuperare la propria giacca e gettare delle banconote sul tavolo.
-Kara, aspetta. Ti prego-
Era scattata in piedi tentando di afferrare le mani della ragazza e fermarla, ma Kara sembrava un’anguilla.
-È bellissima, Alexis e ti guarda in un modo da mettere i brividi-
Non ci voleva certo un genio per decifrare il modo in cui lo sguardo di Laya aveva divorato il corpo di Alexis. Anche un cieco avrebbe compreso quanta passione era scorsa tra le due.
-Lex? -
La sfumatura protettiva del suo carattere bussò alle porta della mente, inquadrando immediatamente l’occhialuta come una potenziale minaccia. Non aveva mai visto quella ragazza a Storybrooke, men che meno ronzare attorno ad Alexis. Per cui, si ritrovarono tutte e tre in un quadrato di spazio dove l’aria era diventata incredibilmente pesante.
-E tu chi saresti? – domandò la maggiore.
Alexis trattenne il fiato, non avrebbe saputo come catalogare l’altra. Kara non era certo tipa da farsi mettere i piedi in testa, figurarsi da qualcuno che non conosceva. Ma stranamente, la ragazza non proferì parola limitandosi a guardarla. Alexis ingoiò a vuoto, incapace di dare una risposta alla domanda che le era stata porta. Respirò a fondo, se lo era ripromesso. Non avrebbe più rovinato la sua vita.
-Va’ via, Laya-
La bruna restò a guardarla confusa. Quella che si ritrovava avanti non era la sua Alexis, non era quell’adorabile principessina che amava alla follia. Volse uno sguardo furioso a Kara, certa che fosse colpa sua per quel cambiamento così radicala. Ignara del tutto della realtà dei fatti.
-Ti devo parlare, andiamo-
Voltò le spalle ad entrambe, certa che Alexis la seguisse, ma quando si rese conto di star camminando da sola verso l’uscita non poté impedire ad una cieca rabbia di graffiarle l’anima. Quelle gemme verdi che l’avevano sempre guardata con un amore incondizionato, sembravano volerla distruggere. E non poteva sopportarlo, non con tutto quello che stava passando.
-Lex, vieni fuori-
La pazienza non era mai stata una delle sue doti, men che meno nei momenti di rabbia.
-Non sono il tuo cane, Laya, non azzardarti a parlarmi a questo modo-
Avevano già avuto discussioni del genere, avevano già litigato anche in modo più deciso, ma Laya ci avrebbe giurato, quel tono non lo aveva mai sentito prima. Strinse la mascella e i pugni, diversi occhi si erano puntati su di loro.
-Credo sia meglio che tu vada via- intervenne Kara.
E quella, fu la goccia che fece traboccare il vaso. Non aveva mai permesso a nessuno di intromettersi tra sé e Alexis, non a Gideon e tanto meno a Leopold. Permetteva ad Emma e Regina di dire qualcosa solo per la profonda educazione che le era stata insegnata, ma una completa estranea non lo avrebbe accettato.
-Io invece credo che tu sia di troppo in questa città e nella vita della mia ragazza! –
Gli occhi di Alexis si sgranarono più che era loro concesso, nel loro verde una scintilla di magia corse veloce e intensa. Stava per rispondere quando Ruby si intromise. Erano diventate l’attrazione principale del locale e non era consono ai loro ruoli.
-Ragazze, adesso basta. State esagerando-
La bionda fece un passo avanti verso quello che era stato l’amore della sua vita, si avvicinò così tanto da poter sentire l’odore dell’altra.
-Si, Laya. Hai decisamente esagerato-
Uscì dal locale come una furia seguita da entrambe, aveva bisogno di aria o non avrebbe controllato la propria magia.
-Me lo devi, Alexis! Dedicarmi qualche minuto del tuo tempo mi sembra il minimo dopo quello che mia hai fatto-
Quelle parole arrivarono come una pugnalata alle spalle della ragazza.
-Ti ho dedicato otto anni della mia vita, Laya! –
Alle spalle di Laya, vide il volto confuso di Kara. Lei non capiva, non poteva capire. Non avrebbe mai potuto dirle che ciò che le aveva raccontato era una bugia. Che Laya non era stata la stronza che se ne era andata di punto in bianco, ma una vittima. La bruna si accorse di dove lo sguardo di Alexis era caduto e lo usò a suo vantaggio. Si voltò verso Kara, il viso contorto dalla rabbia.
-Le hai raccontato perché ci siamo allontanate, Lex? –
Alexis deglutì, Laya era completamente fuori controllo e ne era certa, avrebbe detto qualcosa di cui pentirsi.
-Smettila-
-Forse dovrei farle con la tua amichetta due chiacchiere-
Alexis si avvicinò strattonandola e guardandola con aria truce. Non credeva potesse rivelarsi tanto meschina.
-Dammi due minuti-
Aveva vinto, aveva dovuto concederle il tempo che chiedeva. Si voltò verso Kara e ciò che lesse sul suo volto la distrusse. Era ferita e confusa ed era solo colpa sua.
-Non devi farlo-
-Invece si-
Poggiò la fronte contro quella della ragazza e chiuse gli occhi pentendosi di averla coinvolta in quel vortice di follia che era la propria vita. Kara le accarezzò una guancia, preoccupata.
-Ti aspetto qui, ok? Ho preso una stanza al Granny’s-
Alexis sorrise cupa. Le sue madri l’avevano infilata in un guaio dal quale qualcuno ne sarebbe uscito dilaniato. La vide lanciare uno sguardo minatorio a Laya e poi rientrare alla tavola calda. Sospirò prima di dedicarsi interamente a Laya. Le si avvicinò con un diavolo per capello afferrandola per la giacca e trascinandola in un viale lontano dagli occhi di Kara, una volta lì trasportò entrambe nella foresta. Nel loro posto lontano dal mondo dove tante volte avevano litigato e tante volte si erano amate.
-Come puoi essere tanto stronza, eh? –
Laya ebbe bisogno di qualche attimo, non si era mai abituata agli spostamenti magici. Una volta che lo stomaco fu tornato al proprio posto, lasciò che tutta la rabbia contenuta fino a quel momento si riversasse.
-Che diamine era quella scenetta? –
-Quello che faccio con Kara non sono affari tuoi-
-Tu sei affar mio! –
I toni si erano alzati in un attimo e Alexis fece ricorso a tutto il proprio autocontrollo per non esplodere. Incrociò le braccia sotto il seno, non poteva permettere alle mani di gesticolare o avrebbe dato fuoco a qualcosa.
-Non te lo chiederò ancora, Laya. Che cosa vuoi? –
-E me lo chiedi? Hai davvero il coraggio di chiedermelo? Tu mi hai tradita! –
Alexis spalancò la bocca di fronte a quell’accusa e tutti i buoni propositi circa l’autocontrollo iniziarono a vacillare come lampadari nel bel mezzo di un terremoto.
-Io cosa? –
-Non sono stupida, Alexis, è palese che c’è qualcosa tra te e quella lì-
-Non sei nella posizione di farmi scenate di gelosia, Laya-
-Ah no? Allora dimmi che mi sbaglio. Dimmi che non è come credo che sia-
Alexis si morse la lingua solo per un attimo, ma in quel momento il desiderio di ferirla era più forte di ogni singola altra emozione.
-Vuoi sapere se sono stata a letto con Kara, Laya? Si, siamo state a letto insieme innumerevoli volte, ma questo è ben lontano dallo sposarsi-
La bruna tentò di mandare giù quell’enorme rospo, aveva creduto di poterlo sopportare, ma si sbagliava. Si sbagliava di grosso. Sentì il cuore sgretolarsi nel petto e lo stomaco minacciare di stritolarla. Non aveva mai provato quella sensazione, non si era mai sentita tanto ferita e vulnerabile come in quel momento. Niente e nessuno le aveva mai fatto così male.
-Non posso credere che tu lo abbia fatto davvero-
Si passò una mano tra i capelli e sul suo viso apparve un sorriso incredulo.
-Non puoi crederci? Ti ricordo che nemmeno ventiquattro ore fa mi hai detto di esserti sposata e aver avuto una bambina. Non ho tre anni, so come si fanno i figli! -
Avrebbe voluto aggiungere tante altre cose, ma il pensiero di lei a letto con qualcun altro faceva ancora male.
-Ancora con questa storia? Non sono stata io, ma Hannah. E se proprio la vuoi mettere su questo piano, dovresti ricordarti chi mi ci ha mandato lì-
-Mi sono già scusata per questo e ci sono stata dannatamente male, solo che tu non c’eri per vederlo-
-Mi hai spedita in un altro mondo, Alexis! Un altro mondo, non in un’altra città! Come pensi avrei potuto fare a tornare? –
Alexis si passò ripetutamente le mani sul viso. Aveva impiegato anni per essere capace di non vomitare ogni volta che quel senso di colpa le sbatteva in faccio il proprio fallimento.
-Allora dimmi perché non sei tornata appena la maledizione si è spezzata. Dimmi per quale dannata ragione vuoi tornare in un mondo finto-
Laya rise sconvolta, non le sembrava vero che l’altra potesse essere tanto ottusa.
-Mi sembra di averti già risposto, lì c’è mia figlia ed io non posso abbandonarla. Non posso far finta di niente e dimenticare le mie responsabilità. Non posso abbandonare Esmeralda! –
-Ma puoi abbandonare me-
Per un secondo, la rabbia sembrò sparire da entrambe per lasciare unicamente spazio a quel sordo dolore che nessuna delle due voleva ascoltare. E fu in quel momento che Laya riconobbe la ragazza della quale si era innamorata. Ritrovò quello sguardo dolce e il modo innocente in cui Alexis si mordeva le labbra quando era in difficoltà. Rivide quell’adorabile sedicenne che le aveva fatto perdere la testa. Sospirò prima di risponderle, ben conscia che alla prima parola sarebbero tornate a gettarsi addosso solo cattiverie.
-Io ti amo, Lex. Ti ho amata e ti amerò ogni singolo giorno della mia vita, ma… -
Non riuscì a completare la frase perché dopo quel “ma” non ci sarebbe stato nulla di buono.
-Ma preferisci tornare da qualcosa che non hai voluto-
-Torno da mia figlia, Alexis! Faccio ciò che mi hai insegnato, antepongo la famiglia ad ogni altra cosa-
-Io ti ho sempre messa al primo posto! Sopra la mia famiglia, sopra la mia casa, i miei amici, la mia vita. Persino sopra me stessa! –
Un forte vento si alzò di colpo e Alexis riconobbe i segni della perdita di controllo. Respirò a fondo, cercando di fermare il flusso di magia e quello delle lacrime.
-Non puoi chiedermi di scegliere tra te ed Esmeralda, sai perfettamente che non l’abbandonerei. Lo sai meglio di chiunque altro. Non importa come sia venuta al mondo, lei è mia figlia-
Alexis si lasciò cadere su una radice, aveva bisogno di sedersi. La consapevolezza di vederla sparire si faceva largo in lei ogni secondo in più.
- Quindi io dovrei accettare il fatto che tu abbia fatto sesso con qualcun altro, ma tu no? Perché tu hai avuto una figlia? –
-È completamente diverso, io non ero in me ma sotto la maledizione di tua madre! –
Alexis scattò in piedi come una molla e Laya dovette riconoscere che almeno in quello non era cambiata.
-Non ti azzardare, Laya-
La bruna le si avvicinò con aria minacciosa, quel momento di tregua era morto.
-A fare cosa, Alexis? Non dovrei farti presente che sei esattamente come lei? Che proprio come tua madre lanciò la maledizione infischiandosene della vita degli altri, tu mi hai spedita in quel portale? –
-NONO L’HO FATTO DI PROPOSITO, CERCAVO DI SALVARTI! –
Aveva urlato così forte da sentire le corde vocale bruciare e il viso prendere fuoco. Laya non rispose, aveva detto quelle parole solo perché sapeva l’avrebbero ferita proprio come aveva fatto lei. Rimasero a fissarsi per qualche attimo, momenti in cui il verde e il nero si scontrarono come non avevano mai fatto prima. Era chiaro ad entrambe che qualcosa di importante si era rotto.
-Sai una cosa, Laya? Io non ne posso più, sono stanca di soffrire. Mi ero quasi abituata a vivere senza di te, avevo quasi accetta l’idea di averti persa per sempre e di non averti salvata. Avevo imparato a sopportare il dolore che mi sfondava il petto ogni giorno, lasciandolo vincere solo poche volte. Ho provato con tutte le mie forze a dimenticarti, ma mi rendo conto che non posso farcela e che non potrò mai lasciarti andare davvero. Quindi ti prego, Laya, vattene e non tornare più-
Laya sgranò gli occhi, non si sarebbe mai aspetta qualcosa del genere e solo in quel momento vide tutto il dolore che viveva dentro Alexis. Vide tutti quegli anni passati a distruggersi. Allungò una mano, desiderosa di abbracciarla, ma l’altra si tirò indietro.
-Lex… - sussurrò appena.
La bionda sollevò i palmi e ingoiò un groppo di saliva troppo amaro.
-Se credi che sia la cosa giusta, vattene. Va’ via ed io tornerò a fingere che tu sia morta e magari proverò ad essere felice con Kara. Che a te stia bene o no, tiene a me ed io a lei. Quindi ti chiedo quest’ultimo favore, Laya: sparisci dalla mia vita per sempre. Tra noi sarebbe dovuta finire quando sei caduta in quel portale-
Fece appena qualche passo indietro, poi ruotò il polso e sparì prima che Laya potesse far nulla per fermarla, lasciandola con un vuoto enorme nello stomaco.
 
Alexis si ritrovò fuori la porta di casa con un enorme peso sul cuore. Sapeva che era la cosa migliore per tutti rompere definitivamente con Laya, ma non poteva nascondere quanto male facesse. Ebbe appena il tempo di varcare l’ingresso che Regina le apparve avanti gli occhi in abiti da casa e grembiule da cucina.
-Tesoro, che è successo? –
Alexis aprì la bocca, ma non ne uscì alcun suono. Non sapeva nemmeno se avrebbe voluto parlare con le proprie madri o se rinchiudersi nella propria fortezza. Sollevò lo sguardo sulla donna, leggendo sul suo viso tutta la preoccupazione che era ormai solita ostentare. Mi morse le labbra e trattenne le lacrime stringendo forte gli occhi. Mosse qualche passo verso Regina fino a poggiare la fronte contro la sua spalla.
-Amore, che… -
-Mamma puoi solo abbracciarmi? Per favore-
Regina non se lo fece ripetere due volte stringendo la figlia con tutta la forza di cui era capace. Chiamò a gran voce Emma, occupata a sbrigare dei documenti nello studio al piano di sopra. La donna scese di corsa, cogliendo il tono di voce preoccupato della moglie.
-Regina cosa… -
Non appena incontrò lo sguardo della bruna, questa le fece segno di tacere portando un dito contro il naso. Emma comprese al volo, limitandosi a raggiungerle e a completare quell’abbraccio.
-Non metterò piede fuori di casa fino a quando non sarà andata via, lo giuro. Starò lontana da Laya-
Le due donne si guardarono solo per un attimo e tanto bastò per comprendere che tra le due fosse accaduto qualcosa.
-Qui sei al sicuro, Lex-
 
Laya fu costretta a tornare a piedi, ma passeggiare l’aiutò a riflettere e a sbollire tutta la rabbia che ancora la logorava. Non avevano mai litigato a quel modo, non erano mai arrivate a tirarsi addosso tutto quel veleno. Non avrebbe mai creduto che Alexis avesse potuto covare un simile rancore, che dentro di sé avesse così tanto dolore. Avrebbe voluto parlare con lei civilmente, chiederle cosa avesse fatto in tutti quegli anni e magari mangiare assieme le ciambelle del Granny’s che tanto le piacevano, ma la situazione era collassata e lei tornava a casa con più ferite di quante ne potesse sopportare. Quando l’aveva vista ridere assieme a quella ragazza, non ci aveva visto più dalla rabbia. Quei sorrisi, quegli occhi, erano sempre stati suoi. Ogni cosa era sempre stata sua, da quando l’aveva conosciuta. Erano cresciute assieme, maturate assieme. Alexis aveva percorso la strada della propria adolescenza e Laya aveva imparato a fidarsi della magia. Poi, tutto era finito alla malora.
Entrò in casa con l’unico desiderio di poter abbracciare Esmeralda, ma per quello avrebbe dovuto attendere ancora qualche giorno.
-Scoiattolina, dove sei stata? –
Sollevò lo sguardo verso il padre, ma non lo vide realmente. La sua vista si fece appannata e per la seconda volta da quando era tornata in quella Storybrooke, scoppiò a piangere come una bambina.
-Laya! –
Phoebus le cinse le spalle con le braccia, stringendola.
-È andato tutto storto, papà. Non abbiamo fatto altro che litigare da quando sono tornata, che senso ha avuto venire qui? –
Phoebus non aveva bisogno di sapere a chi si stesse rivolgendo, aveva visto sua figlia sconvolta a quel modo per una sola persona nella sua vita.
-Mi dispiace, Laya-
La ragazza si staccò dal suo petto forte e lo guardò fisso negli occhi.
-Papà, verreste con me? -   
  
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