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Autore: Sanae77    16/05/2019    9 recensioni
Li abbiamo lasciati con un segreto da custorire e un patto da rispettare.
Saranno in grado di reggere tutto il castello di carte che hanno costruito?
Il tempo passa, i figli crescono e le voci di corridoio si fanno sempre più insistenti.
I ficcanaso sempre più agguerriti.
Tra divorzi, coming out e scoop vedremo come in questi otto anni la Golden Combi vivrà il loro amore nascosto.
Come potranno i nostri campioni arrivare ai mondiali del Quatar nel 2022 e nel Nord America del 2026 senza farsi scoprire?
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(questa storia non può essere letta se prima non è stata letta Russia 2018)
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Daichi Ozora, Genzo Wakabayashi/Benji, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Clessidra dei Mondiali'
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GENNAIO 2021
 
 
Erano quattro giorni che osservava quelle fotografie, il dito scorse lungo il filo rosso di lana che conduceva finalmente al fulcro del tutto.
La relazione della Golden Combi. Ancora osservava la foto scattata all’aeroporto, incredulo.
E le parole del capitano Ozora gli rimbombavano nel cervello dal primo dell’anno.

“Secondo lei: con dei figli ancora minorenni da tutelare, due personaggi come noi, fosse anche vera questa strampalata ipotesi, potrebbero fare coming out?”

Era solo per sua moglie che ancora non aveva scritto nulla, ricordava perfettamente il suo arrivo a casa con la gioia nel cuore di aver scoperto finalmente tutto, e quando il suo racconto concitato si era esaurito, sua moglie era andata su tutte le furie e aveva inveito contro di lui.
Questo lo aveva fatto riflettere; tanto, tantissimo. Infatti erano novantasei ore che fissava imbambolato la bacheca di sughero, traslocata dal suo studio a casa, non sapendo che decisione prendere. O forse l’inconscio della scoperta aveva agito ancor prima della ragione, tutelando i due campioni dagli occhi indiscreti dell’ufficio? Non lo sapeva ma istintivamente aveva portato la bacheca a casa.
 
Sua moglie aveva decisamente dato in escandescenza, complice il debole che aveva per i campioni nipponici ovviamente, ma le parole che gli aveva detto avevano risvegliato il suo lato umano e non quello del giornalista.
Avevano risvegliato il ‘padre’ che era in lui, dopotutto c’erano degli innocenti in mezzo; senza mai dimenticare il discorso di Ozora che gli ronzava in testa da novantasei ore maledette e che gli aveva imposto un paio di analgesici.

...Secondo lei: con dei figli ancora minorenni da tutelare…
…con dei figli ancora minorenni da tutelare…
…figli ancora minorenni…

Quelle tre parole gli si erano piantate in testa senza alcuna possibilità che sparissero in breve tempo, senza considerare le grida di sua moglie quando aveva visto le foto; prima le aveva guardate con occhi sognanti e dopo aveva iniziato a inveire contro di lui, dicendo che doveva lasciarli fare, che avevano portato il Giappone a vincere la coppa del mondo, che erano dei bravi ragazzi padri di famiglia e che non doveva rovinare loro: né la carriera, né mettere in difficoltà i bambini. Senza considerare il fatto che una frase lo aveva particolarmente colpito: “che diavolo te ne frega di chi si portano nel letto? Sono bravi a calcio, tanto ti deve bastare.”
Ma lui era specializzato in scoop e scandali, e quando ne fiutava uno non lo mollava per una morale del cazzo. Ci campava, lui, con quegli scoop. Infatti alla moglie aveva risposto stizzito un: “Vorrei ricordarti che ci viviamo con la vita privata delle star.”
“Sono nostri connazionali, Yoshinori, vedi di trovare una soluzione per una volta; prima di combinare un disastro e magari rovinare anche la nazionale Giapponese.”
Ecco!
Questo sì che aveva fatto drizzare le sue antenne. Quei ragazzi erano la Generazione d’Oro, la risorsa del Giappone, erano loro che avevano fatto decollare la nazionale e fatta volare fino alle vette più alte del mondo portando a casa l’ambita coppa.
Tornò sul filo rosso e con il polpastrello, ne toccò la consistenza facendolo scorrere tra pollice e indice. Percorrendolo arrivò alla sequenza di foto più incredibile che avesse mai impresso sulla macchina: Tsubasa che di scatto raggiungeva il numero undici e lo baciava di sorpresa, poi gli sguardi smarriti a controllarsi intorno, poche parole e poi il nuovo bacio, passionale, ardito e proibito al tempo stesso, che li aveva visti protagonisti di una delle più belle immagini che avesse mai immortalato.
 

 
Quella dopo era una foto di loro due che si allontanavano. Ozora di spalle mentre Misaki, con gli occhi nocciola che brillavano di eccitazione, camminava all’indietro finché non era scomparso dall’obiettivo. Aveva immortalato quel luccichio delle iridi che poche volte aveva osservato negli occhi di qualcuno.

“Maledetti ragazzi, che diavolo devo fare con voi?” aveva domandato alle foto che lo fissavano mute.
 
Erano passati solo pochi minuti tra quell’espressione e l’avvio della chiamata al capitano del Giappone. Una cosa era certa, prima di qualsiasi decisione doveva parlare con loro.
“Pronto?”
“Buongiorno, signor Ozora, sono Yoshinori Sakai, vorrei incontrarla nel mio studio per discutere di alcune questioni.”
“Sakai, io davvero non so come dirle che non deve importunare le nostre vite.” Tsubasa aveva fermato l’auto e, a bordo strada, stringeva il volante con la mano libera. Cercava di mantenere un tono neutrale, quando dentro sentiva di dover gridare a quell’uomo di non rompere il cazzo!
“Se possibile, vorrei che ci fosse anche il signor Misaki.”
“Senta, non abbiamo voglia di perder tempo su presunte foto ambigue di idee presenti soltanto nella sua testa.”
“Sono certo che in molti saranno interessati a sapere che cosa ci facevate la notte del 31 dicembre al gate 7 dell’aeroporto di Barcellona; partenza per Parigi se non erro, vero?”
“…”
 

Ed era calato il silenzio. Il deglutire nervoso del suo interlocutore non tardò ad arrivare come la voce rauca e a scatti…
Improvvisamente il capitano non era più sicuro come appena iniziata la conversazione. Sakai ne ebbe quasi compassione per aver colpito e affondato praticamente tutta la flotta con un solo colpo. Ma doveva stare attento, perché se avesse affondato Ozora, era certo che anche tutta la nazionale avrebbe fatto la stessa fine, e loro avevano ancora un mondiale da vincere.
“Mi-mi… dica dove…” era riuscito ad articolare il numero dieci con voce bassissima.
“Avrei piacere che anche Misaki partecipasse a questo incontro, davvero…”
E quel davvero gli era uscito con un tono molto rassicurante, inconsciamente o forse anche realmente, voleva far calmare il campione: non voleva assolutamente rinunciare allo scoop ma era sicuro di poter trovare una soluzione.
“Ci dia il tempo di organizzarci, trovare un luogo e un aereo…”
“Certo, capisco che siate pieni d’impegni, aspetto sue notizie.”
“La ringrazio.”
Tsubasa fissò incredulo il cellulare buttato sul sedile del passeggero. Con le mani sul volante, e le nocche bianche dal troppo stringere per la rabbia, scuoteva la testa ancora incapace di razionalizzare quanto appena accaduto.

Ma quanto cazzo erano sfigati nel beccare il fotografo la notte dell’ultimo dell’anno in aeroporto?

Poggiò la testa sul volante mentre iperventilava una serie di bestemmie mentali; dandosi ovviamente del cretino, per i suoi fantastici slanci, e coming out del cazzo!
Una volta ritrovato un barlume di lucidità afferrò il cellulare e chiamò Taro.
 
 
Ancora non gli sembrava vero di essere di nuovo sull’aereo per Barcellona a pochi giorni dal suo ritorno. Non dovevano vedersi per almeno un mese e se la cosa non fosse stata tanto grave, quel fortuito incontro gli sarebbe anche piaciuto. Invece un’altra volta il fotografo li aveva colti in flagrante, erano proprio degli ingenui. Una soddisfazione comunque voleva togliersela, e chiedere a Sakai come facesse a essere nel posto giusto al momento giusto, sicuramente sarebbe stata la prima domanda che gli avrebbe posto.
Quando il simbolo delle cinture venne acceso capì che erano in fase di atterraggio. Tsubasa gli aveva già mandato dei messaggi per dirgli dove aveva parcheggiato, non avevano tempo da perdere, dall’aeroporto si sarebbero subito incontrati con il fotografo a casa sua.
Gli era parso alquanto strano un incontro tra le mura domestiche e non al giornale dove lavorava l’uomo.
Una volta percorso il tunnel e uscito fuori, vide al parcheggio i lampeggianti dell’auto rivolti verso di lui. Il capitano si era subito preoccupato di farsi riconoscere, quindi trainando il trolley attraversò la strada per raggiungere il compagno.
Una volta aperta la portiera, scivolò dentro silenziosamente; salutò Tsubasa con un ciao a denti stretti e attese che fosse l’amato a iniziare la conversazione. Non volle distrarlo mentre si immetteva nel traffico di Barcellona per raggiungere l’indirizzo indicato.
Raggiunta una parte della città meno trafficata il capitano si decise a parlare: “Quindi cosa ne pensi di tutto questo?”
“Che siamo degli idioti, in primis, e che è davvero strano che ci abbia invitato ad andare a casa sua.”
“E se ci chiedesse dei soldi?” chiese Ozora, cambiando marcia.
Taro calò gli occhiali da sole e lo guardò di traverso, inarcando un sopracciglio; ribatté: “E se gli offrissimo noi dei soldi per tacere?”
Tsubasa si girò come se avesse bestemmiato la peggiore delle infamie mai detta prima.
“Noi non siamo quel tipo di persone, Misaki!”
Il numero undici roteò gli occhi da destra verso sinistra in modo circolare a indicare un senso di noia.
“Quindi secondo te per cosa ci fa andare a casa sua? Per offrirti del tè e pasticcini?”
 
 
Ed erano state davvero le ultime parole famose visto che, appena parcheggiato e suonato al portone, una donna, che dopo avevano capito essere la moglie del fotografo, li aveva letteralmente travolti e portati sospingendoli in sala per offrirgli un piccolo spuntino, a suo dire, visto che il tavolo era imbandito peggio che a Natale.
Erano rimasti spiazzati. Non sapevano davvero che cosa dire o fare, imbarazzati dalle premure della moglie che avevano scoperto essere loro fan incallita. Guardandola doveva avere la loro età, mentre il fotografo sembrava di una decina di anni più vecchio. Fotografo che, a detta della moglie, sarebbe arrivato a breve.
La donna si avvicinò al numero dieci e picchiettando con il gomito sul fianco, in una confidenza inaspettata, fece un cenno con la testa affinché i due si avvicinassero.
Taro e Tsubasa si guardarono perplessi prima di sporgersi verso la signora come se stesse per confessargli il terzo segreto di Fatima.
“Ho visto le foto che ha fatto Yoshinori: siete bellissimi! Era tanto che non vedevo una coppia così innamorata.” Il tono basso e allusivo mandò in tilt entrambi e veder passare Tsubasa dal bianco cadavere al rosso porpora fu tutt’uno. Questo rimase a boccheggiare per buon dieci secondi prima di riuscire a prendere fiato, mentre Misaki con la sua compostezza, che ogni volta lo contraddistingueva, ringraziò la donna con un immenso sorriso. Sì, un sorriso di quelli seduttivi che metteva in atto quando era con le spalle al muro. Un sorriso per il quale Tsubasa lo avrebbe appiccicato alla libreria che avevano di fronte, se non fossero stati in casa di estranei. Un sorriso che all’aeroporto lo aveva fregato e che li aveva messi in quel casino.
 
Sorriso maledetto! Pensò Tsubasa mentre tentava di ricomporsi.
 
La donna annuì soddisfatta, poi aggiunse: “Sono convinta che troverete una soluzione con mio marito, diciamo che ho messo una buona parola per voi, non può certo rovinarvi per i suoi scoop, avete dei bambini da proteggere! Io vi ho capito - continuò in un monologo soltanto suo - con tutta questa omofobia che circola, immagino la vostra preoccupazione, davvero non capisco la gente che cosa abbia in testa… Siete bellissimi!”
Non fecero in tempo ad alzarsi per ringraziare che dalla porta di sala fece il suo ingresso Sakai.
“Benarrivati, spero che mia moglie non abbia esagerato con le parole, lei spesso parla troppo…”
La donna gli passò vicino con noncuranza, poi si fermò una volta che lo ebbe di fianco e posò una mano sul petto picchiando su questo con fare amorevole, poi si voltò verso i due giocatori e strizzando loro l’occhio parlò: “non fatevi impressionare, sembra un orco, ma alla fine è un orsacchiotto il mio Yoshinori."
Taro non riuscì a nascondere un sorriso dietro le dita della mano che si erano mosse troppo lentamente rispetto al sorriso che era nato sulle sue labbra.
Alla fine le donne erano più avanti di chiunque altro in certi contesti.
L’uomo roteò gli occhi e sbuffò dopo che aveva gonfiato le labbra.
“Tutte le volte mi fa perdere ogni credibilità. Prego, accomodatevi nel mio studio così potrò mostrarvi le foto e magari possiamo trovare una soluzione consona per tutti…”
I due campioni si alzarono e seguirono il fotografo, non prima di aver visto la moglie lanciar loro un occhiolino rassicurante.
 
 
E di fronte a quella bacheca di sughero, colma di notizie, rimasero a bocca aperta per una ventina di secondi; mentre l’uomo aveva raggiunto la scrivania e, girandole attorno, si era seduto al suo posto.
Il capitano continuava a fissare le innumerevoli foto e i fili rossi che congiungevano notizie a date e fatti della loro vita.
Si rese conto che erano anni che il fotografo lavorava su di loro in maniera molto scrupolosa e dettagliata, e che loro gli avevano fornito le prove su un piatto d’oro.
“Sembra la bacheca di un poliziotto che indaga su un omicidio.” Gli era uscita così naturale quella frase a Taro che il giornalista era scoppiato in una fragorosa risata.
I due campioni prima si scambiarono un’occhiata perplessa dopo si voltarono verso l’uomo che, con un cenno del braccio, li invitò ad accomodarsi nelle due sedie poste di fronte a lui.
 
Incrociò le mani sul tavolo e, appoggiando i gomiti, si sporse verso i due.
“Bene, come avete visto, questa volta le foto non creano dubbio alcuno, quindi: avete voglia di raccontarmi cosa sta succedendo tra di voi o devo pubblicare soltanto le foto senza una storia?”
Tsubasa si era irrigidito sulla sedia, drizzando la schiena e incapace di formulare una risposta. Finché si trattava di calcio poteva rispondere sulla qualunque, ma preso così in contropiede non sapeva davvero che cosa dire per risolvere la spinosa questione.
“Perché non cerchiamo un accordo?” aveva risposto Misaki che con gambe accavallate, e braccia adagiate su di esse, pareva la tranquillità fatta persona; e certe volte Tsubasa lo invidiava per questa capacità di relazionarsi tranquillamente e non mostrare difficoltà verso il problema.
Lui, al contrario, era una corda di violino e si sentiva in trappola senza alcuna via di fuga.
“Non accetto denaro se è quello che intendete.” Il fotografo aveva risposto con sospetto e amarezza nella voce.
Il capitano si era alzato di scatto e aveva poggiato i palmi delle mani sulla scrivania di vetro, permettendo che un alone si disegnasse intorno a esse. Era furioso il sangue lo aveva sentito risalire dai piedi e raggiungere le estremità facendogli sudare perfino le mani.
“Non siamo quel tipo di persone! Se vuole pubblicare quelle dannate foto, lo faccia! Così quando avrà rovinato due giocatori e le loro famiglie sarà contento!”
Lo aveva quasi gridato, poi Taro lo aveva afferrato per un gomito e trascinato indietro, dove aveva trovato la sedia ed era quindi tornato seduto.
“Ok, cerchiamo di mantenere la calma perché davvero non è mia intenzione rovinare nessuno.”
“Allora non può lasciarci semplicemente in pace?” Aveva chiesto Ozora agitandosi ancora sul posto.
“Signori, ci vivo di queste foto e notizie; io comprendo voi, ma voi cercate di comprendere me.”
“Ho una proposta.” Misaki, portando in avanti il busto, si era sporto verso la scrivania per farsi ascoltare meglio. Sakai aveva annuito pronto all’ascolto mentre Tsubasa si era ricomposto sulla sedia neppure avesse avuto degli spilli.
“Cederemo a lei l’esclusiva della storia a patto che aspetti dopo i mondiali del 2026.”
“COSA!?” aveva urlato Yoshinori con gli occhi fuori dalle orbite.
“Capisco che sembra tanto tempo…”
“Tanto tempo? Sono cinque anni! CINQUE anni, ma vi rendete conto?”
“Certo, per quel giorno i nostri figli avranno: 12 anni Desirée e 16 i gemelli del capitano. Sicuramente saranno in grado di gestire il bullismo che subiranno a scuola.”
Fu Tsubasa a intervenire subito dopo…
“Sa che cosa è successo quando sono comparse le foto della mia ex moglie con Genzo?”
Il giornalista negò con la testa.
“Lei non si rende conto che ogni vostra azione ha una reazione. Siamo stati chiamati a scuola perché uno dei miei figli aveva dato un cazzotto al compagno perché aveva chiamato sua madre ‘puttana’.”
L’uomo strabuzzò gli occhi e portò la mano tremante al volto nel tentativo di fermarla.
“So-sono mortificato, non credevo…”
“Ecco, adesso sa che conseguenze possono avere i suoi articoli, quindi per favore ci aiuti a non far ricadere le nostre scelte sui nostri figli.” Ozora aveva concluso così, una richiesta di aiuto forse l’uomo non se l’era aspettata.
Yoshinori Sakai si alzò in piedi e allungò la mano verso il campione nipponico affinché potessero sigillare il patto.
“Queste le condizioni: voglio sapere tutto della vostra infanzia, di come siete diventati amici e di come invece vi siete poi scoperti innamorati.”
“Ok” risposero all’unisono al Golden Combi mentre Tsubasa stringeva ancora di più la presa.
“Inoltre – la coppia acuì lo sguardo prestando ancora più attenzione - Il mio consiglio è che in questi cinque anni ci siano articoli frequenti per abituare il pubblico a voi come coppia di amici prima; e dopo come coppia di amanti, che ne dite?”
“Dico che siamo pronti a raccontarle tutta la nostra vita affinché abbia materiale per le pubblicazioni. Grazie.”
Una volta aver sugellato il patto e fatto preparare il compromesso dai rispettivi avvocati, la Golden Combi si prestò alle domande incalzanti del giornalista affinché avesse materiale sufficiente su cui lavorare.




Ringrazio sempre infinitamente Ciotolina per i fantastici disegni che m'invia dopo ogni capitolo, sono meravigliosi.
E le mie due betuzze che mi infamano in chat, avevano già pronto un machete, ma non è servito... ahahahah
Grazie a tutti i lettori e recensori che si sono appassionati a questa storia; e che m'incuriosiscono con le loro idee e possibili soluzioni ai vari problemi che sorgono durante i capitoli.
A giovedì.
Sanae77
   
 
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