Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: nisa95_    16/05/2019    1 recensioni
*Per chi si lascia rapire dalle love story tra umani ed esseri mitologici.*
Tutti sognano di trovare l’amore vero, quello per cui si scalerebbero montagne e attraverserebbero deserti, l’amore che abbatte ogni ostacolo.
Selvaggia è una ragazza di diciotto anni come tante, o forse no. Ultimamente non è più in sè da quando ha iniziato a fare strani incubi... Così fuori di testa, da non riuscire più a distinguere ciò che è sogno da ciò che è reale; ma è solo l'inizio, perchè con l'arrivo di Jareth, un ragazzo nuovo a scuola, le stranezze non faranno altro che peggiorare...
Una storia d'amore e morte, in cui il sentimento lega Jareth a Selvaggia e viceversa, che li porterà ad uno scontro destinato a stravolgere tutto ciò che lei conosce o almeno, così credeva.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fu come l’ultimo chiodo nella bara. Quello sguardo bicolore, la fissava con un tale odio negli occhi che era difficile non notarlo. Sembrava quasi che volesse ucciderla…

Se gli sguardi potessero uccidere….

Selvaggia si chiese se non fosse così visto che si sentiva morire in sua presenza, anche se non lo aveva mai visto in vita sua.
Invece noi ci conosciamo da molto tempo meine liebe.

Sussurrò la voce direttamente nella sua testa, come se appartenesse ai suoi pensieri; eppure aveva assunto un tono maschile e di certo, non le apparteneva.
Selvaggia sgranò gli occhi impaurita, indietreggiando sui suoi passi al punto di correre di nuovo a casa.
Che fosse stato proprio lui a parlarle?!

Non ha mosso neanche le labbra, come diamine avrà fatto?!

Il razzo si passò una mano bianca fra i capelli biondo miele e distolse finalmente lo sguardo da lei che chissà perché, Selvaggia sapeva bene in cuor suo, che quella chioma indomita che gli ricadeva sulla fronte in modo irregolare, diventava dorata sotto ai raggi del sole come la sua corona.
La ragazza scosse il capo più confusa di prima dalla natura di quelle riflessioni improbabili e così facendo, qualche ciocca d’ebano le finì davanti alla faccia, forse per proteggerla in qualche moda da quel giovane misterioso.
Cosa le stava succedendo?!
Riprese lentamente fiato nei polmoni. L’aria gelida di Marzo, la fece rabbrividire, ma la riscosse anche da quei pensieri così estranei per lei.
Si fece finalmente coraggio per potersi avvicinare di nuovo a lui. Non l’aveva mai visto dalle sue parti e neanche altrove; ragazzi così belli erano difficili da scordare, anche se per lei, aveva un’aria vagamente familiare, come se lo conoscesse da sempre… Possedeva un fascino quasi crudele. Avrebbe potuto tranquillamente fare il modello in qualche rivista famosa, non si sarebbe sorpresa ad aver visto qualche sua foto sulle riviste di moda di Cecilia – la sua inseparabile compagna di banco – Il tempo sembrò fermarsi fra loro. Selvaggia rimase ad osservare il suo profilo da dio greco per un tempo che le parve troppo poco. Era difficile non guardarlo, le faceva quasi male distogliere lo sguardo da lui, ma in qualche modo, alla fine ci riuscì. Fece vagare la vista sul suo fisico asciutto e tonico, percependo dentro di lei una certa fame, che solo quel tipo riusciva a scatenarle. Quando tornò su quel volto magnifico, il suo cuore mancò un battito e trattenne di nuovo il respiro. Ora, anche lui la guardava, ma diversamente da prima, non la fissava più con odio; sul suo viso infatti aleggiava solo frustrazione e tormento.

Perché sei andata via? Perché mi hai abbandonato…?
 
Risuonò la voce malinconica.
Lei era oltremodo ancora più smarrita di prima.

Io non capisco… Che vuoi dire?

Si chiese, ma non parlava a sé stessa… Almeno, così aveva iniziato a credere.
Lui distese le sopracciglia in un’espressione sorpresa, come se avesse sentito ciò che pensava. Ciò che sentiva…

Assurdo, non può essere vero.

Pensò, ma a differenza di prima stavolta, non ci credeva davvero.
<< Tesoro, ti sei dimenticata la borsa a casa! Ho provato a chiamarti ma hai lasciato il cellulare fra i libri delle lezioni di oggi qui dentro e così ho fatto una corsa! Oh Cielo, non ho più voce… >> Urlò sua madre, correndo da lei ancora in vestaglia e pantofole. Era una visione rosa porcello alquanto esilarante si disse. Aveva avuto la testa così affollata di pensieri – non suoi – che si era dimenticata l’occorrente all’ingresso d’entrata.
La figlia si voltò verso la mamma che ormai era senza fiato e le sorrise grata: << Grazie mille, stavo per andare a scuola senza nulla >>
Scacciò via l’emozioni provate poco prima dal suo arrivo e prese la cartella dalle mani di sua madre, mettendosela a tracolla per sicurezza. Era così sbadata quel giorno, che rischiava di dimenticarsela in giro una seconda volta. Quando tornò a voltarsi verso la fermata dell’autobus, il ragazzo era già sparito. In un attimo, come se non fosse mai stato davvero lì.

Ancora scossa per gli avvenimenti che avevano preceduto la giornata, Selvaggia si era ritrovata così immersa nelle sue inquietudini, da non accorgersi di ciò che la circondava. Si ritrovò a vagare come un’anima in pena per i corridoi della scuola senza una vera meta. L’edificio usurato dal tempo, era ghermito di studenti chiassosi, ma lei non riusciva comunque a prestarvi attenzione.
Dopo aver salutato sua madre, aveva preso il bus senza neanche rendersene davvero conto; perché mentalmente era ancora alla fermata nel numero Nove a parlare telepaticamente con quel giovane sconosciuto…

Telepaticamente… Ma cosa vado a pensare?! Sto impazzendo davvero…

Si rimproverò e per punirsi di quei pensieri, si morse l’interno della guancia. Almeno il dolore la riportava – anche se per poco – alla realtà.
<< Selvy, ti senti bene? >> Le domandò la sua amica Cecilia alquanto preoccupata. Le era difronte, con il libro di Storia dell’Arte in braccio, stretto al petto come fosse uno scudo protettivo contro il mondo, attendendo una risposta. Cecilia era più bassa di lei – in che era tutto dire – dalla capigliatura mossa, castano chiaro, simile al colore dei suoi occhi e dal viso pieno di lentiggini scure. Un fisico minuto e le spalle sempre un po’ incurvate come gli angoli della sua bocca in quel momento. << Sei anche più pallida del solito. Sembra che tu abbia visto un fantasma… >> Aggiunse incitandola a risponderle visto che, non lo faceva.
Selvaggia sospirò rumorosamente, meditando che quella, era la parola giusta per descrivere un tipo che scompare all’improvviso appena ti giri e si incamminò con lei verso l’aula dove vi si sarebbe svolta la prima lezione: << Perdonami Cecille, ho la testa altrove ed oggi non ho riposato bene a letto… >> Mugugnò massaggiandosi le tempie, frustrata da quelle stesse rivelazioni assurde che le vorticavano nella mente. Stava viaggiando troppo di fantasia.
Dopo aver appeso i loro cappotti agli attaccapanni, si sedettero nelle file di banchi centrali mentre i loro compagni, cercavano d’accaparrarsi i posti “migliori” in fondo alla classe.
Lavinia, la “reginetta della scuola” si fiondò in classe esaltata più che mai: << Ehi brutta gente, non ci crederete mai, ma abbiamo un nuovo studente che frequenterà le nostre lezioni ed è uno schianto… >> Squittì entusiasta.
Lavinia era quella che Selvaggia chiamava oca giuliva che non fa altro che starnazzare tutto il tempo. Una finta bionda con le meche ancora più bionde, un’abbronzatura artificiale, mascherone di trucco in faccia sempre e comunque e come sua religione personale, assomigliare in tutto e per tutto a Barbie.
Mentre entrava il loro professore di Storia dell’Arte, Selvaggia rimase di sale nel vedere da chi era seguito.

No, non è possibile.

Un brivido le percorse la spina dorsale nel rivedere il misterioso fantasma entrare in aula.
Camminava sicuro di sé, come se l’intero liceo fosse suo ed aveva un’aria d’indifferenza tale, da farle venire l’orticaria. Quel ragazzo le scatenava sentimenti così forti che a stento, riusciva a controllare il respiro. Percepiva il suo stomaco in subbuglio; altro che farfalle nello stomaco, le ricordavano di più api assine.
Il Prof. Gentileschi, si sistemò gli occhiali sul naso e si schiarì la voce: << Classe, come vi avrà già sicuramente accennato Lavinia, lui è un ragazzo tedesco qui in visita visto che la gita di quinta, si farà proprio in Germania, vicino ad Hannover a fine Aprile. Il vostro nuovo compagno di corso, capisce benissimo la nostra lingua, perciò niente battutine stupide sul suo conto. Il suo nome è… Come hai detto che ti chiami? >>
Lui puntò quello sguardo spaiato e che mozzava sempre il fiato a Selvaggia, su di lei con un’intensità tale, da oscurare qualsiasi cosa attorno a loro. << Mi chiamo Jareth Täuschungen ed è solo l’inizio… >> Per Selvaggia, sembrava quasi una minaccia…
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: nisa95_