parte quarta
L'ostello
si trovava in una via secondaria, nascosto
alla vista di chi passava normalmente per strada, ma abbastanza vicino
alla via
principale da poterlo raggiungere in meno di un minuto. Era anche
meglio delle
aspettative della maggioranza di loro! Certo, la facciata del palazzo
era
grigia e scrostata, l'insegna era di un color ruggine decisamente
troppo
veritiero perché fosse voluto e i pochi fiori messi nelle fioriere
erano
rinsecchiti, ma l’idea generale era più che altro di trascurato.
«Quanto
abbiamo Natasha?»
«365
dollari» rispose «Ma sarebbe meglio non
spenderli tutti» finì con un’occhiata di ammonimento verso Clint che,
intanto,
aveva già superato il cancello e i pochi metri di giardino e li stava
aspettando sbracciandosi sulla soglia come un bambino. Velocemente lo
raggiunsero ed entrarono nella hall.
La stanza era ampia, piastrellata in panna, con un bancone di legno
sulla
destra. Una donna dall'aspetto scocciato stava giocando al telefonino
quando li
vide e si sporse sul bancone. Bucky diede una gomitata a Steve, ma Thor
fu più
svelto e si avvicinò alla donna in pochi passi.
«Gentile
signora, io e i miei compagni avremmo bisogno
di una stanza per la notte».
Quella
alzò un sopracciglio squadrando il giovane
dalla testa ai piedi prima di rispondere.
«525 dollari. Non affittiamo stanze ma posti letto. Sono 75
dollari a letto.
525 per sette letti, ovvero, una camera»
Thor sbatté le palpebre girandosi confuso verso Loki al suo fianco.
Tony, Bruce
e Clint si erano piazzati sulle poltrone opposte al bancone. Nella
stanza
accanto, probabilmente l'area comune, un gruppo di ragazzi stava
giocando e chiacchierando.
«Quattro
letti?» intervenne Natasha. La donna tirò
fuori una calcolatrice e la rossa ne approfittò per abbassarsi e tirare
fuori i
soldi dalla scarpa.
«300 dollari» rispose e le porse un mazzetto di chiavi per la camera.
Natasha si
avvicinò per pagare mentre i due fratelli si allontanarono verso le
poltrone. O
meglio, Thor tirò Loki verso le poltrone. Il moro si divincolò
riuscendo a
sfuggire alla presa ferrea del maggiore sibilando come un serpente: «Si
può
sapere che ti prende?»
«Perché quattro letti? Siamo in otto, non ci staremo.»
Loki sbuffò irritato: «Meglio quattro letti che nessun letto.»
«E chi dovrebbe prenderseli, uh? Io voglio dormire sul materasso!»
«Fatti da parte Clint.» sbottò senza neanche guardarlo.
Il ragazzo si alzò di scatto dalla poltrona, le pupille strette e lo
sguardo
affilato: «Sono i miei soldi!» ringhiò basso e velenoso «Se vuoi un
letto, vedi
di guadagnartelo bastardo.»
«Basta così.» Natasha si mise in mezzo ai due contendenti calmando
Clint con
una mano sul petto. Il biondo si ritrasse tornando a sedere, ma gli
occhi
continuavano a essere fissi su Loki.
«La priorità va chiaramente a Tony e Bruce, direi che su questo siamo
tutti
d'accordo.»
Il genio diede il cinque all'amico al grido di "Potere ai
piccoli!" prima di saltare giù dalla poltrona per
prendere le chiavi. Natasha le alzò sopra la testa: «Torna al tuo
posto, non
abbiamo ancora finito.»
«Ma-»
«Tony, vieni qui.» il bimbo borbottò e incrociò le braccia al petto
pestando i
piedi più forte del dovuto mentre tornava da Bruce.
Bucky fece velocemente il conto a mente: «Rimangono tre letti da
assegnare.»
«Tre? Perché?» chiese Steve facendo un passo avanti. Bucky indicò i due
bambini
seduti su una poltrona con un cenno del capo «Sono convinto che ci
stiano in
due in un letto.»
«Togline uno per me e uno per Natasha. Ne rimane uno. Dividetevelo.»
«Clint, остановить.»
Il ragazzo scioccò la lingua mettendo il broncio. Loki si morse la
lingua per
evitare di far notare a tutti come il ragazzo avesse la stessa identica
espressione di Tony: quella di un bambino a cui era stato tolto il suo
gioco.
Uno sguardo veloce gli fece comprendere che tutti l'avevano notato.
Sorrise mostrando i denti, ma lo sguardo di Thor lo zittì prima che
potesse
dire qualsiasi cosa e Natasha riprese a parlare.
«Un letto lo dividiamo noi, Clint. Rimangono due posti ancora. Se vi
stringete,
ci possiamo stare tutti.»
«Bucky?»
«Per me non c'è problema.»
Steve sbuffò con la testa fra le mani: «Fantastico, un'altra notte di
calci e
coperte rubate.»
«Almeno io non russo» rise Bucky tirandogli uno scappellotto.
«Quello è Thor! Io non russo!»
«Certo, certo…»
«Tutti d'accordo?» chiese Natasha mettendo fine al siparietto venutosi
a
creare.
Thor avvolse le spalle di Loki con un braccio: «Non è bello fratello?
Sarà come
quando eravamo bambini!»
Il moro sbuffò: «Come se non avessimo dormito insieme fino adesso. Non
sarà
diverso da ogni altra notte!» Il biondo lo tirò più vicino sorridendo
senza
ribattere.
«Andiamo
in camera adesso?»
Bruce rivolse a Natasha uno sguardo di scuse per essersi fatto sfuggire
Tony,
ora aggrappato ai pantaloni della rossa.
«Va bene»
Con un grido di vittoria il bambino corse verso le scale iniziando a
salirle.
«Non sa nemmeno in che camera siamo...» mormorò Bruce desolato. Con una
scrollata di spalle Natasha si diresse verso le scale e piano piano e
gli altri
la seguirono.
Tony li aspettava saltellando da un piede all'altro sul primo
pianerottolo
lamentandosi ad alta voce su quanto fossero lenti e vecchi e un sacco
di altre
cose che tutti puntualmente ignorarono. Raggiunto il primo piano e
trovata la
stanza numero dodici, entrarono.
La
camera era minimale: a destra si trovavano tre
letti a castello spogli, spinti con la testiera contro il muro e con un
armadio
a colonna a dividerli. Infondo alla stanza, contro il muro opposto
rispetto al
resto, l'ultimo letto singolo pareva già occupato a giudicare dai
vestiti sulle
coperte e dalla cinghia del borsone che usciva dall'armadio chiuso ai
piedi del
letto. La finestra tra il letto singolo e i letti a castello, non aveva
serrande, ma poteva essere oscurata grazie a delle pesanti tende scure,
probabilmente piene di polvere. Per il resto la camera era tristemente
vuota.
Natasha
distribuì velocemente le chiavi, una per
ogni coppia di letto, trattenendo solamente quella dei bambini.
«Dubito che ci serviranno per chiudere la porta» borbottò Bucky.
Natasha sbuffò entrando nella stanza: «Sono per gli armadi.»
Con un paio di passi Bucky si avvicinò, notando che effettivamente gli
armadi
avevano una serratura poco sotto la maniglia: «Ha senso. Se devi
condividere la
stanza con degli sconosciuti, è giusto che tu abbia un posto dove
chiudere la
tua roba. Non che noi ne abbiamo molta in ogni caso» scherzò.
Thor aprì l'armadio e Loki tirò fuori le lenzuola piegate, i cuscini e
la
coperta iniziando a preparare il letto. Tony si era avvicinato a
esaminare la
roba del coinquilino misterioso e Bruce lo seguì per assicurarsi che
non
facesse danni.
Quando
il sole scomparve oltre l’orizzonte, i sei
più grandi finirono di sistemare la camera e si sedettero sui letti.
«Abbiamo incluso nel prezzo dei letti la colazione domani mattina e un
pasto. O
il pranzo di domani o la cena di stasera.»
«Andiamo a pranzo domani?» Clint si sporse a testa in giù dal materasso
più in
alto.
«E per stasera?»
Il biondo scrollò le spalle a Steve seduto sul letto basso di fronte:
«Io non
ho fame» rispose semplicemente.
«Niente cena?»
Tony e Bruce si erano arrampicati sul primo dei letti a castello. Il
genietto
era seduto con le gambe penzoloni e stava piagnucolando.
«Non è giusto, dormiamo in un albergo e non andiamo a cena?»
Bruce provò a calmarlo con un paio di carezze sulla schiena, ma il
bambino più
piccolo si scostò di scatto perdendo l'equilibrio. Ci fu un grido
generale
mentre Tony scivolava dal materasso e Natasha si mosse velocemente per
afferrarlo. Loki fu più svelto, complice il fatto che era già sul letto
inferiore e riuscì a prenderlo per la maglietta e poi tra le braccia
prima che
cadesse al suolo.
«Tony! Stai bene? Ehy!» Bruce si sporse dal letto dalle spalle in su e
Steve si
avvicinò tirandolo giù dal letto per posarlo a terra.
«Per voi due basta letti alti.»
Tony mugugnò un dissenso continuando a rimanere aggrappato a Loki, le
gambe
avvolte intorno alla vita del ragazzo e le mani strette sulla sua
maglietta. Il
viso che stava riprendendo colore e la paura che lasciava spazio
all’adrenalina.
«Loki e Thor prenderanno il letto di sopra e voi due dormirete di
sotto» asserì
Bucky ancora col fiato corto per lo spavento.
Clint tornò ad arrampicarsi sul materasso da cui era saltato giù: «Io e
Nat ci
teniamo il letto di sopra.»
Tony scosse la testa: «Voglio dormire sopra!»
Loki sbuffò sistemandoselo meglio tra le braccia.
«Diritto revocato nell'istante stesso in cui sei caduto.»
«Ma Steve-»
«Fine del discorso» lo interruppe categorico il ragazzo.
Tony strinse più forte la maglia di Loki per la rabbia digrignando i
denti.
«Voglio dormire sopra!» insistette con la tenacia tipica dei bambini
della sua
età.
«No!»
«Invece sì!»
«E io ti dico di no!»
«Non puoi dirmi cosa fare! Se voglio dormire sopra lo faccio!»
«No invece!» alzò la voce per superare i capricci striduli del bambino
«E questo
è un ordine!»
Tony scattò verso il biondo costringendo Loki a fare un passo avanti
per non
perdere l’equilibrio e contemporaneamente avvolgergli un braccio
intorno al
petto per non farlo cadere. Il bambino si dimenò come una bestia in
gabbia cercando
di raggiungere Steve, lo sguardo spiritato, il viso rosso di rabbia e
bagnato
di lacrime di frustrazione.
«Non puoi dirmi cosa fare!»
Steve, ancora bianco per lo spavento di poco prima, iniziò a irritarsi.
«Sei un bambino! È chiaro che non sei abbastanza affidabile da decidere
dove
dormire! Dormirai di sotto e questo è un ordine. Fine del discorso.»
«Steve…» mormorò Bucky alzandosi dal letto nel tentativo di fare da
paciere «Stai
esage-»
«Tu non sei mio padre! » urlò Tony dalle braccia di Loki «Non puoi
dirmi cosa
fare! NON PUOI! Tu non sei MIO PADRE! Non! Sei! Mio padre!»
Il biondo fece un passo indietro preso in contropiede dalla furia
animalesca
del bambino, quasi inciampando su Bruce che si era accovacciato per
terra in
posizione fetale tremando e piangendo. Tony continuò a strillare con la
voce
acuta e a dimenarsi al punto che Loki fu costretto a inginocchiarsi per
non
perdere l'equilibrio, nel tentativo di metterlo a terra per trattenerlo
con
entrambe le braccia. Un paio di ragazzi si affacciarono alla porta
preoccupati
con i cellulari in mano.
«Adesso
basta!» Natasha non urlò, non era
necessario. La voce bassa e autoritaria sembrò fare breccia quantomeno
in Steve
che si riprese alzandosi da terra. Clint saltò giù dal letto e si
avvicinò
velocemente agli spettatori alla porta, mettendosi tra loro e la camera
in cui
stava avvenendo il litigio.
«Si può sapere che avete da guardare, mh? Non avete mai visto un
litigio tra
fratelli?» scosse la testa voltandosi di spalle «Dannazione! Lo sapevo
che
portarsi dietro i mocciosi avrebbe rovinato la vacanza!» borbottò
attento che
lo sentissero prima di chiudere la porta con un gesto secco.
«Tony,
basta!»
Tra
i richiami di Loki e Natasha il bambino iniziò a
calmarsi e le urla isteriche fecero posto ai singhiozzi mentre
l'adrenalina si
esauriva e tornò ad accasciarsi contro il tredicenne. Bucky si era
seduto per
terra cercando di consolare Bruce che ancora piangeva incontrollabile,
rannicchiato in posizione fetale sul pavimento.
Tony
mormorò qualcosa tra i singhiozzi contro la
maglia di Loki e il ragazzo sollevò le spalle. Sia Natasha che Bucky
annuirono
allo sguardo dubbioso di Steve e il ragazzo, preso coraggio, si
accovacciò
accanto al bambino mettendogli una mano sulla spalla
«Mi
dispiace, perdonami. Ho esagerato. Non mi sarei
dovuto comportare così»
Tony annuì con il risultato di impiastricciare ancora di più la maglia
di Loki,
ormai rassegnato, ma non per questo meno disgustato.
«Credo che entrambi dovremmo scusarci con Bruce» osservò Steve
lanciando uno
sguardo con la coda dell'occhio al bambino che aveva iniziato a
calmarsi e che adesso
era seduto a gambe incrociate con una mano che stringeva i pantaloni di
Bucky
seduto accanto a lui.
Tony annuì di nuovo allontanandosi dal petto di Loki che questa volta
non lo
trattenne. Strisciando i piedi coprì la breve distanza che lo separava
dal
bambino, le mani che si torturavano l'un l'altra senza sosta e il viso
coperto
dai capelli leggermente troppo lunghi.
Dovevano tagliarsi i capelli adesso che ci pensava, anche Thor iniziava
ad
averli oltre le spalle.
«Bruce, mi dispiace di aver urlato prima e averti spaventato. Ti chiedo
scusa e
ti prometto che proverò a non farlo più» si scusò Steve.
Tony lo osservò per qualche secondo prima di farsi ancora un po' avanti.
«Io...» strisciò i piedi per terra cercando di trattenere le lacrime
«Mi
dispiace, non volevo, io...» un singhiozzò gli scosse il petto e le
lacrime
iniziarono a cadere «Scusa, scusa, scusa, scusa» continuò a ripeterlo
come un
mantra nel pianto e Bruce a sua volta scoppiò a piangere lasciando
andare la
gambe di Bucky a favore di avvolgere le braccia intorno a Tony.
«Ti perdono.»
«Davvero?»
Tony sollevò lo sguardo affranto e l'altro annuì forzando un sorriso.
«Davvero.»
Rimasero
in silenzio così alcuni minuti. Bruce e
Tony per terra abbracciati, Bucky seduto accanto a loro da un lato e
Steve in
piedi appoggiato all'armadio dall'altro; Loki ancora in ginocchio sul
pavimento
ai piedi del letto, Thor dietro di lui, in piedi, gli teneva una mano
sulla
spalla. Clint con una piccola spinta, si allontanò dalla porta a cui si
era
appoggiato e si avvicinò a Natasha, in piedi tra i due letti come una
barriera
umana tra il gruppetto e il resto del mondo, appoggiandole il mento
sulla spalla.
«Andiamo a cena?»
Il gruppo iniziò a riprendersi lentamente alzandosi in piedi e
sistemandosi.
«Pensavo avessimo deciso per il pranzo» obiettò Thor.
«Non con tutta la gente che ha visto la vostra scenata. Ci manca solo
che
domattina ci troviamo la polizia alla porta perché qualcuno non
vedendoci a
cena ha denunciato un omicidio.»
«Omicidio?»
«Lasciatelo dire Steve, la vostra "discussione"»
mimò facendo le virgolette con le dita «è stata abbastanza accesa da
farlo
pensare.»
«E poi la gente è sempre in cerca di uno scoop, qualcosa per cui
diventare
famosi. Denunciare di aver visto un ragazzo litigare con un bambino
prima che
entrambi scomparissero? È il tipo di notizia perfetta da postare su
internet.»
Steve storse la bocca, ma non obiettò.
«E poi scendere a cena ha più senso.»
Il gruppo si voltò verso Loki che stava infilando le calze a Tony e
Bruce
adesso seduti sul letto
«Che cosa intendi fratello?»
Loki scosse il capo per togliersi un ciuffo di capelli da davanti agli
occhi
prima di alzarsi in piedi.
«Guardaci!» e loro ubbidirono osservandosi a vicenda «Indossiamo
vestiti
sporchi, non abbiamo scarpe e puzziamo» affermò storcendo il naso alla
sua
stessa affermazione «Ma se andiamo a cena tutto ha più senso: i vestiti
sporchi? Siamo stati in giro per New York tutto il giorno, lo stesso
per
l'odore. E visto il litigio tra Steve e Tony nessuno di noi ha avuto il
tempo
di farsi la doccia. Le scarpe?» sorrise malizioso «"è sera
e siamo in un ostello, probabilmente finito di cenare andranno
in camera loro a dormire e volevano accontentare i bambini dopo il
litigio"
ecco cosa penserà la gente. Infondo gli adulti» storse la bocca
sputando fuori
la parole come veleno «le avranno addosso.»
Natasha annuì dandogli manforte: «Anche se voi due non aveste litigato
saremmo
andati a cena comunque.»
«Davvero? Avevi bocciato la mia idea del pranzo dall'inizio?» si
lamentò Clint.
Okay, va bene, aveva proposto lui la cena dopo il litigio, ma ehy! Natasha non lo avrebbe accontentato
comunque e aveva diritto di lamentarsi. La ragazza sorrise predatoria e
questo
bastò come risposta.
Loki
fece un passo verso Bucky indicando le scarpe
con un dito e stampandosi un sorriso innocente -e falso come Giuda- in
faccia.
«Sono le mie scarpe» ribatté sulla difensiva alzandosi in piedi.
«Davvero? E pensare che il numero mi sembrava quello di Thor!»
«Hai una vaga idea di quanto ho sgobbato stamattina prima di trovare
queste
scarpe? La vecchia me le ha lasciate solo perché erano di suo marito
morto!» e perché gli aveva fatto pena a lavorare
tutto il giorno a piedi nudi, ma questo non dovevano necessariamente
saperlo.
Loki scrollò le spalle e Natasha lasciò cadere una mano sulla sua
spalla.
«Su! Ha più senso che sia l'adulto del gruppo a portare le scarpe o il
ragazzino che era seduto sul pavimento?»
Il moro masticò un paio di imprecazioni prima di sedersi e allungare le
scarpe
a Thor che le infilò velocemente.
«Il nostro compagno di stanza?» chiese il biondo finendo di allacciarle.
«Potrei averlo mandato via prima insieme al resto dei curiosi?» rispose
distrattamente Clint avviandosi verso la porta. Non che importasse
davvero.
«Oh! A proposito!» si girò sogghignate scoccando uno sguardo prima a
Steve, poi
a Tony, per poi tornare a posare lo sguardo complice su Steve
«Ricordati di non
svelare il nostro segreto!»
Il biondo lo osservò sempre più confuso e il ghigno di Clint aumentò
mentre
poggiava la mano sulla maniglia, pronto a scappare.
«Non vorrai mica che mamma e papà si arrabbino con te perché hai
confessato a
Tony che è adottato!»
«Cos-
Clint!»
Ma
il ragazzo era già fuggito dalla stanza lasciando
solo la porta aperta dietro di sé.
In ogni caso spero vi sia piaciuto! So che è un po' corto, ma in realtà è un capitolo molto iù lungo tagliato a metà e di cui la settimana prossima leggerete la seconda parte. Questo era l'ultimo pezzo di Helheimr, da Mercoledì prossimo comincierete una nuova parte: Jotunheimr. Emozionati? Io sì! Per ora è la parte che preferisco della storia e ci ho messo tutta me stessa quindi spero davvero che vi piaccia.
Riguardo le reazioni dei bambini e di Steve e in generale di tutti, so che possono sembrare un po' Occ, ma ricordate due cose: sono passate meno di 24 ore dall'incidente quindi lo shock e il trauma sono ancora belli svegli nella mente di tutti e, seconda cosa, essendo un'Au ovviamente alcune cose sono diverse o non sono mai accadute, quindi è ovvio che il carattere dei personaggi sia leggermente diverso.
Come per il capitolo precedente anche questo è stato betato dalla fantastica Jodie! Ringraziatela tutti per il suo splendido lavoro.
Ora passiamo alla traduzione dell'unico termine straniero del capiolo:
Natasha - «Clint, остановить.» che significa «Clint, fermati.»
Ci vediamo nei commenti!