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Autore: Fafanella    17/05/2019    5 recensioni
PREQUEL DI PAZZO DI TE
“Ti andrebbe di cenare con me? Odio mangiare da solo!”
Sono spiazzato, non so proprio cosa rispondergli, parla ancora
“Sei già impegnato? Se così fosse non preoccuparti”
“No, cioè si. Aspetta, no non sono impegnato e si, mi va una cena con un amico”
Gli si spezza il sorriso mentre pronuncio l’ultima parola, ma forse è stata solo un’impressione.
“Andiamo allora, ho prenotato Pavillon Ledoyen”
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Karl Heinz Schneider, Taro Misaki/Tom
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'GHIACCIO IN FIAMME'
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Mentre andiamo in aeroporto, chiedo a Genzo
“Pensi che Misaki, potrebbe essere libero domani sera? Vorrei evitare di ripartire subito e odio mangiare da solo, lo sai. Pensi che…”
“Vuoi che lo chiami?” mi chiede con quel sorrisetto sghembo che tutti odiano, ma che io temo, perché so che ha capito più del necessario.
Non mi ha mai chiesto se fossi gay apertamente, allo stesso modo ha evitato di chiedermi di eventuali donne, con le quali fingo di uscire per salvare le apparenza.
Io sono il Kaiser, devo salvare le apparenze, devo.
Mi affretto a rispondere, cercando di restare distaccato
“Non è necessario mammina…Avrei dovuto chiedere a Kaltz di accompagnarmi!”
“Prima cosa, nel caso papino, secondo se avessi chiesto al cavernicolo, non avresti potuto chiedergli di Taro!”
Mi fredda così, senza possibilità di replica.
“Idiota!” gli dico a denti stretti.
“Lo so, sono fastidioso!” e ride in quel modo sguaiato che proprio non gli appartiene, lo fa per infastidirmi ulteriormente.
Arriviamo a destinazione e lo esorto
“Resta pure in macchina, non scomodarti a venirmi a prendere al rientro, prenderò un taxi!”
“Si certo, scordatelo…Eh Karl?…Salutami Taro”
Sto per chiudere lo sportello quando aggiunge
“Sii gentile, lui è una perla rara ed è mio amico!”
Arrossisco imprecando come i peggiori camionisti, mentre mi allontano a passo spedito.

Esco con le cuffie nelle orecchie, ho terminato gli allenamenti e domani abbiamo un giorno di riposo.
Sto già pensando ad un po’ di cose che ho rimandato per troppo tempo, domani le farò.
Mi sento afferrare per una spalla, mi giro sospirando pensando sia Napoleon, invece
“Karl…Cioè Schneider, cosa ci fai qui?”
Mi sorride con occhi scintillanti e risponde
Misaki, come stai? Sono venuto per firmare un contratto con uno sponsor. Givenchy mi ha voluto come testimonial, sfilerò anche!”
Lo osservo con calma, i capelli più corti rispetto al solito, le labbra umide, quegli occhi di ghiaccio che mi fissano con insistenza e le ciglia lunghe ma chiare ad addolcirne un po’ l’intensità.
“Misaki?” mi chiama ancora, credo di essermi incanto.
“Scusami, congratulazioni, ma d’altronde non è la prima volta che un grande brand ti vuole come testimonial!”

“Bhe in realtà, questa volta ne sono contento, dovrò venire spesso a Parigi, chissà se…”
non termina la frase ed io lo invito a farlo inclinando il capo, però cambia discorso e mi propone
“Ti andrebbe di cenare con me? Odio mangiare da solo!”

Sono spiazzato, non so proprio cosa rispondergli, parla ancora
“Sei già impegnato? Se così fosse non preoccuparti”
“No, cioè si. Aspetta, no non sono impegnato e si, mi va una cena con un amico”
Gli si spezza il sorriso mentre pronuncio l’ultima parola, ma forse è stata solo un’impressione.
“Andiamo allora, ho prenotato Pavillon Ledoyen”
“Ottima scelta, ma non credo di essere vestito adeguatamente, ti spiace se passiamo da casa?”
“No, ci mancherebbe, anche se stai, vai benissimo anche così”
E’ arrossito? Non può essere, sicuramente mi sbaglio.
Siamo come in imbarazzo entrambi, ma non capisco proprio il motivo.
Ci avviamo alla mia macchina e parliamo a monosillabe.
Mi gioco il mio asso nella manica e chiedo di Genzo, mi risponde subito
“E’ stronzo come pochi il tuo amico
“Lo so, ma io lo trovo estremamente divertente. Sembra sempre così distaccato invece è un pettegolo di prima scelta. Conosce tutto di tutti”
“Anche di te?” mi chiede con uno strano tono
“Certo, soprattutto di me, anche se forse la sua vittima preferita e Tsubasa, si coalizza con Sanae e lo torturano”
“Immagino tu faccia il paladino senza macchia? Proteggendo il tuo capitano come fai in campo”
Mi volto verso di lui e la sua espressione è indecifrabile, la flessione nella voce continua a non essermi d’aiuto.
E’ strano oggi, mi sembra non conoscerlo affatto.
“Arrivati” esordisco senza rispondere alla sua domanda.
Scendiamo dall’auto e saliamo a casa mia.
“E’ esattamente come l’immaginavo, una mansarda nel cuore di Montmartre, con un piccolo giardino d’inverno e i quadri di tuo padre alle pareti”
“Sono prevedibile allora, ma di mio padre è solo quello alle tue spalle, gli altri sono i miei. Scontato, ma è così. Non pensavo immaginassi la mia casa Kaiser”
Si irrigidisce un attimo rispondendomi
“Bhe se è per quello immagino anche Tsubasa in una casa a forma di pallone”
Scoppio a ridere e si tranquillizza all’istante, nuovamente quello scintillio negli occhi ed ora, sono io a sentirmi in imbarazzo.
“Vado a cambiarmi, in frigo c’è qualcosa da bere, serviti pure. Posso saltare le formalità vero?”
Annuisce e mi sorride, mi sento libero di andare nell’altra stanza.
So già cosa mettere, quindi faccio in fretta, esco che mi sto abbottonando ancora la camicia.
“Dì la verità, le donne ti fanno aspettare di più, io sono stato veloce”
Stava guardando fuori dalla grande vetrata, che in genere, utilizzo come fonte primaria di luce per i miei quadri.
Mi fissa senza rispondere.
Sento i suoi occhi su ogni parte del mio corpo e non riesco a muovermi.
Si avvicina lentamente e deglutisce più volte.
Arriva ad un soffio da me e afferma deciso
“Li posso avere tutti, donne e uomini. Li posso avere tutti, ma voglio te”
Sono come bloccato, mai avrei creduto fosse gay e soprattutto volesse me.
“Ho accettato la proposta di Givenchy per avere una scusa, una scusa plausibile agli occhi del mondo. Ma è solo perché voglio te. Sei un chiodo fisso, io… Ho provato a far finta di niente…MA VOGLIO TE”
Fa un altro passo e senza mai abbassare lo sguardo poggia le sue labbra sulle mie.
Si ritrae immediatamente, con rammarico e delusione.
Quel contatto mi ha infiammato il sangue nelle vene, è il mio turno di agire.
Porto una mano dietro la sua nuca e lo bacio con calma.
Ne assaporo le labbra morbide e poi approfondisco.
Non appena le nostre lingue si incontrano, vengo travolto dalla passione del Kaiser.
In men che non si dica ci ritroviamo ansimanti nel letto, a rotolarci nelle lenzuola.
Le mani corrono veloci sui nostri corpi e il desiderio non si esaurisce neanche arrivati all’orgasmo.
Ancora tremante per il piacere appena provato mi sussurra
“La notte è appena cominciata”
“Non dovevate essere freddi voi teutonici?”
“Te lo do io il freddo!” e riprende a toccarmi e a baciarmi famelico.
   
 
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