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Autore: Elgul1    18/05/2019    12 recensioni
Nell'epoca Sengoku nei grandi Damyo di Sorachi, Kubo e Takahashi si accusano momenti di grave pericoloi: tradimenti, guerre e sfiducia regnano sovrani in questo momento di fragile equilibrio. Riusciranno gli eroi dei rispettivi regni a portare una pace a lungo persa e che sembra sempre più lontana e irragiungibile?
Genere: Drammatico, Guerra, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gintoki Sakata, Tokugawa Shige Shige, Tsukuyo
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
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Il sole ormai stava calando sull'orizzonte dinnanzi a lui. I suoi capelli rossi oscillavano con quel vento che continuava  a soffiare  senza aver la minima voglia di smettere. Tirò un sospiro di rassegnazione mentre stava seduto davanti a quella finestra a osservare il giorno finire per poi iniziare la notte. Kenshin pensò a quello che era successo al fatto della richiesta di Gintoki e nel dover sfidare un'altra persona.
 - Perché ci sono cascato un'altra volta?- Pensò fra sè e sè. Dovunque andasse, per quanto ci provasse, sembrava che la sua aria da samurai lo mettesse sempre nei guai. Odiava estrarre la lama per difendersi, detestava l'uso di quella pratica chiamata violenza. 

 
" Io vorrei solo un'po di pace." Disse più a se stesso che a qualcun altro essendo solo nella stanza che Gintoki gli aveva trovato in una delle locande della città. La sua mente, vedendo il sopraggiungere dell'oscurita, tornò indietro di quasi cinque anni e il ricordo di Tomoe, coi i suoi occhi neri e i lunghi capelli corvini e quel viso così apatico ma che nascondeva una grandissima forza d'animo, gli apparve all'improvviso e questo gli trafisse il cuore come una lama. 
 
" Vorrei solo redimermi. Perché non ci riesco?" Si chiese prima di buttarsi sul suo giaciglio nonostante non avesse sonno e sapesse perfettamente degli incubi che lo stavano aspettando.
 
 
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" Dai butta giù un altro bicchiere forza!" Gridò Gintoki ridendo a Hijikata davanti a lui. Il locale era completamente vuoto vista l'ora tarda della sera. La maggior parte della gente era già rientrata nelle proprie case.
" Gintoki sai benissimo che Hijikata-dono non regge l'alcool." Mormorò di rimando un giovane uomo dai folti capelli castani e con un kimono azzurro seduto alla sua destra. 
" Ehi Katsura lo sto facendo per lui..." Lo indicò con la mano destra. " Altrimenti che razza di insegnamenti potrebbe dare alle nuove leve visto che è così scarso nell'insegnare l'arte della spada." Disse rincarando la dose.
 " Ohi, ohi..." Rispose il moro fissandolo male. " Mi stai forse dando dell'incapace?" Chiese tra i fumi dell'alcool e della pipa che aveva tra le mani.
 " Credo proprio di si Hijikata." Mormorò Kondo seduto alla sua sinistra e intento a mangiare il piatto appena arrivato. 
Quello emise un ringhio. " Ti sfido a farti sotto razza di imbecille scansafatiche dai capelli argentati!" Esclamò sbattendo il pugno sul tavolo e facendo ridere gli altri commensali. 
" Se te la prendi così. Vuol dire che gli dai ragione però." Confido a lui un uomo seduto tra Kondo e Katsura dai corti capelli neri e una benda che copriva l'occhio sinistro e che non aveva minimamente riso.
 " Eddai Takasugi fammi divertire un altro pochino." Gli rispose Gintoki ridendo ancora. 
" Vorrei che tornaste seri per un minuto..." Replicò ancora serio in viso e ricevendo uno sbuffo da parte del bianco. Tra tutti i membri della corte Takasugi era fin troppo borioso e serio perfino Katsura riusciva a ridere ogni tanto. 
 
" E su quale argomento?" Domandò Kondo con la bocca piena. Il suo sguardo si spostò sull uomo alla sinistra  intento a versarsi altro sakè. 
" Sul nuovo arrivato che Gintoki ha deciso di introdurre alla corte del nostro signore." Rispose freddamente. Tutti i commensali smisero quasi di ridere. Perfino Hijikata, nonostante l'alcool ingerito, sembrava stranamente lucido dopo quelle parole. 
" Non vedo perché dobbiamo parlarne..." Borbottò Gintoki facendo finta di nulla nonostante tutti gli occhi fossero su di lui. 
" Takasugi ha ragione stavolta..." Rimarcò la dose Katsura. " Non solo viene dall'esterno ma, di lui, non sappiamo niente di niente come puoi fidarti così di una persona che nemmeno conosci bene?" Gli chiese anche lui. 
" Sento che lui potrà essere utile al sommo Shigeshige." Rispose semplicemente. " Niente di più." Aggiunse prima di buttare giù tutto il liquore.
 " Perciò stai basando tutto quanto solo su una tua sensazione?" Gli chiese Takasugi piuttosto schiettamente e anche irritato. " Questa è una follia e lo sai bene quanto me..." Replicò ancora. Gintoki sbatte il pugno sinistro sul tavolo con violenza facendolo tremare.
 " Avete finito?" Chiese piuttosto innervosito lasciando di sasso tutti loro. 
" Vi devo ricordare che razza di elementi sono seduti a questo tavolo per caso?!" Esclamò ancora alzandosi d'impeto e rivolgendosi così a tutti loro. " Kondo e Hijikata..." Disse indicandoli. " Prima che vi presentassi al nostro damyo eravate solo due sbandati di un dojo di campagna e ora siete due dei migliori samurai dell'intera provincia..." Si girò verso Katsura. " Tu da figlio da  di un generale nemico sei arrivato fino a qui e adesso sei il consigliere militare del nostro signore avremmo potuto dire lo stesso di te e sulla fiducia mal riposta." Disse invelenito per poi fissare l'occhio buono impassibile di Takasugi. " Venivi da una famiglia di casta inferiore e avevi perso anche l'occhio eppure..." Lo indicò con la mano sinistra. " Adesso possiedi una parte dei territori di Shigeshige e gli amministri per lui credo che sia quasi impossibile trovare un altro samurai di classe inferiore diventato uno dei più importanti sottoposti di un damyo." Gli disse. " Se seguissimo la linea vostra allora nessuno di voi sarebbe qui e nemmeno io..." Concluse per poi uscire dalla locanda su tutte le furie.
 Non appena fu fuori visuale. I quattro si guardarono l'un l altro in silenzio. Erano abituati a sfuriate da parte del bianco ma mai così. " Bhe, l'ha preso piuttosto seriamente..." Borbottò Kondo commentando l'uscita di Gintoki e ricevendo segni d'assenso.
 
 
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Ichigo gettò un sasso nel fiume davanti a lui con tutta la sua forza. L'acqua, che faceva riflesso alla luna sopra di lui, si sfaldo per qualche istante per poi tornare limpida com'era qualche istante prima. Era stato informato che, dopodomani, sarebbe partito insieme alla compagnia di Shunsui insieme a Renji e altri e, da quando lo aveva scoperto, una strana sensazione lo aveva pervaso non facendolo dormire minimamente e obbligandolo a uscire nonostante il divieto imposto.
 
" Sei nervoso?" Gli chiese la voce di Renji seduto sulla riva in mezzo ai ciotoli con accanto una silenziosa Rukia che guardava il cielo distesa. 
" Un'po..." Mormorò lui di rimando abbassandosi per prenderne un altro e ricevendo un cenno d'assenso dal samurai poco più vecchio. 
" Lo capisco..." Ammise il rosso. " Anche per me fu lo stesso la prima volta che andai in battaglia..."
 " Già lo ricordo benissimo eri un tale fifone quel giorno." Borbottò una voce femminile seduta accanto a lui. 
" Ma questo non è vero!" Sbottò lui rosso in viso rivolto a Rukia. 
" Si invece eri così allarmato che ti tremava la spada tra le mani." Replicò ancora lei facendo su e giù con la testa.
 " Senti chi parla e tu allora che manca poco non riuscivi nemmeno a colpire qualcuno col tuo arco ne vogliamo parlare?!" Disse lui di rimando. 
Lei gonfiò le guance irritata pronta a battibeccare. " Se volevate darmi una mano credo che state facendo l'opposto." Borbottò Ichigo sospirando e bloccando la futura rissa. Quei due erano davvero come cane e gatto. 
" Oh, scusami Ichigo..." Disse con sarcasmo Renji mettendosi in piedi e togliendo dal fondo del kimono della terra." Se vuoi posso sentire se Orihime ti può aiutare." Borbottò ancora facendo ridacchiare Rukia e arrossire Ichigo vistosamente. 
" Infondo penso che voi due ne abbiate proprio bisogno." Disse ancora con tono allusivo facendo sussultare il più giovane. 
" Renji smettila." Gli ordinò Rukia seria stavolta e smettendo di ridere. 
" Non sto dicendo niente di male solo la verità." Replicò lui convinto di quella cosa.  
" Ci sono modi e modi di dirlo..." Lo rimproverò lei. " Soprattutto vista la loro situazione." Disse con dispiacere la ragazza. Sapeva bene quanto lui amasse la nobile Orihime e quanto ci stesse soffrendo.  Nonostante ormai fosse solo il passato il ricordo di loro, continuava a stare presente nella mente del giovane come un chiodo fisso. 
" Non importa Rukia..." Borbottò a bassa voce Ichigo come a rispondere al suo pensiero. " Il passato è passato e, anche io, devo andare avanti nonostante tutto." Mormorò ancora dirigendosi verso la caserma. " Mi è venuto sonno meglio che vada. Ci vediamo domani." Gli salutò lui congedandosi con la mano destra alzata.
 
Mentre se ne andava Renji cercò di bloccarlo ma  Rukia prese la sua mano e, guardandolo, scosse la testa. " Meglio di no..." Gli sussurrò a bassa voce. " Volevo solo motivarlo un'po lo sai..."  Rispose lui a disagio. " Comprendo il suo dolore e tutto però non può vivere così nel rimpianto." Disse ancora stringendo la mano della donna mentre si avviavano verso la città buia.
 " Lo so..." Rispose lei con dolcezza. " Ma vedere il proprio amore finire nelle braccia di un altro e non poter far nulla per impedirlo non credo che farebbe gioire nessuno." Concluse lei rattristata. 
 
Quando seppe della cosa, tre mesi fa, rimase sconvolta. Non credeva possibile che, la figlia del damyo sarebbe stata data in sposa a laa un uomo come suo fratello soprattutto visto il carattere di lui così schivo e freddo al contrario di quello di Orihime caldo e dolce come pochi. " Dannata politica..." Borbottò Renji nervoso. " Ancora non me lo spiego perché ha scelto proprio quel cretino di tuo fratello." Disse ancora con vero e proprio astio nel tono di voce.
 " Forse perché la mia famiglia è tra le più importanti all'interno di tutto il paese?" Gli ricordo lei schiettamente.
 " Il giusto motivo per sposarci direi." Borbottò lui ridendo e beccandosi una gomitata all'altezza delle costole sul fianco sinistro.
 " Cretino..." Replicò lei imbarazzata. Lui le sorrise sornione chinandosi alla sua altezza. " Stavo scherzando baka." Le mormorò scompigliandogli i corti capelli neri e beccandosi un calcio negli stinchi. 
" Sarà meglio che vada adesso." Disse lei dandogli le spalle rossa in volto. 
" A domani." Gli sentì dire da lui ancora con la gamba dolorante e, mentre la vedeva avviarsi da sola per la strada buia Renji ebbe un pensiero era stato davvero fortunato a trovarla lungo la sua strada e, poi pensò a Ichigo e a come stesse soffrendo per tutta quella situazione. " Che kohai fastidioso..." Borbottò mentre si avviava verso il dormitorio.
 
-
 
 
Gintoki camminava lungo la strada diretto a casa. Ogni tanto, sprazzi di luce provenienti dalla luna, ne illuminavano il percorso garantendogli così di non inciampare su qualche ciotolo. Ripensò alle parole dette poco prima dagli altri e sbuffo. Perché non riuscivano a capire il perché della sua scelta? Questo continuava a pensare mentre metteva un piede davanti all altro con aria truce.
 
" Va tutto bene? Sembri un'po giù stasera pesce lesso." Domandò una voce di donna per lui inconfondibile. 
" Tsuky." Disse lui con un tono quasi sollevato e girandosi verso la ragazza bionda accanto al muro di una casa con una pipa in bocca. I lunghi capelli biondi erano riuniti in una piccola crocchia e, i suoi occhi azzurri, sembravano andare al di la del bianco e sembravano concentrati verso la luna dietro di lui. 
" Che ci fai qui? Credevo che fossi tornata a casa." Disse Gintoki avvicinandosi a lei. Abitando fuori dalla città, per giungere fin li, solitamente si faceva ospitare dalla famiglia di Nobume oppure dallo stesso damyo essendo, il suo clan, tra i più influenti su Sorachi.
" Mi andava di fare un giro che c'e non si può." Borbottò lei stizzita. 
Lui sospirò amareggiato. - E' sempre la solita.- Pensò prima che lui potesse replicare lei gli gettò le braccia al collo e lo strinse a se. 
" Mi mancavi sai..." Gli sussurrò con un filo di voce lei facendolo avvampare e lasciandolo di stucco per quella manifestazione d'affetto improvvisa. 
" Lo so, anche tu..." Borbottò lui ricambiando l'abbraccio. Nonostante davanti a tutti sembrassero come cane e gatto e davano così l'idea di non andare d'accordo la realta era cambiata da ormai due anni a questa parte. 
" Saresti potuto anche passare in questi due giorni..." Gli mormorò lei staccandosi da lui. 
" Sai benissimo che non potevo..." Rispose lui con calma. " Tuo padre mi detesta così come odia l uomo che servo. Farmi vedere da lui vorrebbe dire volermi morto." Mormorò ancora.
 
 Il padre di Tsuky  si era dimostrato tra i più ostici all'arrivo al potere di Shigeshige vista la sua amicizia con lo zio di quest'ultimo. Ormai era quasi quattro anni che si era isolato nelle proprie terre e  altri signori minori lo avevano fatto mandando, di quando in quando, le quote che dovevano.
 
 Lei annuì rattristata. " Lo sai benissimo che, per me, chi servi non è un problema e non lo sarà mai." Gli annunciò lei dolcemente e sorridendogli. 
" Vorrei tanto che fosse così facile anche con lui. Lo vorrei davvero." Ammise più a se stesso che a lei. Soffriva di quella distanza. Nonostante lei venisse quando gli era possibile in città per stare sia con lui che con la sorella di Shigeshige sentiva sempre un forte nodo allo stomaco quando doveva ripartire per settimane per tornarsene così alla sua residenza. " Magari un giorno potrà cambiare opinione." Disse lei speranzosa. 
Lui la guardò storto. " Jiraya denominato il ragno tessitore non cambierà mai idea e lo sai anche tu." Rispose lui con fiducia ricordandogli il nomignolo con cui ormai era conosciuto visti suoi collegamenti in ogni dove. 
Lei sbuffò. " Abbi un'po di fiducia ogni tanto." Replicò  dandogli le spalle. Odiava sentir parlare male di suo padre. Tutti lo dipingevano come un mostro una persona meschina ma non lo era mai stato almeno con lei.  Un paio di mani si posarono sulle sue spalle. 
" Scusa per quello che ho detto." Mormorò lui. Lei mise le sue mani sulle sue. " So benissimo quanto bene gli vuoi..." Aggiunse con aria malinconica Gintoki. " Io non ho mai avuto ne un padre ne una madre o meglio non li rammento purtroppo." Ammise ricordando, a sprazzi, un giorno di tanti anni fa che si era ritrovato solo per un campo di battaglia senza nessuno vicino e con una grossa ferita sulla testa. " Mi stai facendo sentire in colpa lo sai?" Gli disse lei voltandosi e prendendo il viso di lui tra le mani bloccando così i suoi discorsi.
 " Forse un pochino." Disse lui sorridendo triste prima che lei lo baciasse sulle labbra con dolcezza e venendo ricambiata con trasporto. 
" Sei proprio uno scemo." Replicò la bionda staccandosi per riprendere fiato e prima di mettere di nuovo le sue labbra sulle sue mentre l'oscurita li avvolgeva.
 
 
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Askin fissava le montagne in lontananza. Ormai erano quasi due giorni che avevano iniziato quella specie di piccola marcia verso il regno di Sorachi e, le montagne su cui era cresciuto, ormai erano lontane e solo i picchi più alti e innevati si vedevano. 
Il fuoco dell'accampamento crepito per un'istante dando modo di illuminare la sua katana che stava affilando. Fare i turni di guardia lo rilassava soprattutto visto il silenzio che gli teneva compagnia e lo faceva sentire in tranquillita. Guardò verso il giaciglio riservato a quelle serpi concentrandosi su quello più lontano da cui spuntavano dei folti capelli corvini e poi scosse la testa convinto.
 
 - Torna in te.- Pensò fra sè e sè. Da quando aveva visto quella ragazza si era incuriosito dal suo atteggiamento e voleva assolutamente parlarci per capire come riuscisse a essere così calma nonostante tutto. In quei giorni, però, Kagome non era mai uscita dalla carrozza se non in rare occasioni e sempre sotto controllo armato. - Se il mio signore mi vedesse mi ucciderebbe sul posto.- Riflettè fra sè e sè convinto.
 
" Qualcosa ti turba mio giovane amico?" Chiese una voce alle sue spalle. Lui si girò spaventato trovandosi davanti il volto sorridende di Utsuro che, come nulla fosse, si sedette accanto a lui. 
" No, niente Utsuro-san." Rispose lui subito. Non avrebbe certo detto i suoi pensieri così all uomo più vicino a quei due pezzenti.
 " Non importa che usi i suffissi infondo è come se fossimo alla pari adesso." Replicò lui prendendo un pezzo di legno dal suolo per ravvivare il fuoco. 
" Resta comunque molto più vecchio di me..." Disse in risposta lui. " Senza contare che le sue gesta la fanno sembrare più un dio che un semplice uomo è normale portarle rispetto." Aggiunse il più giovane con ovvieta. 
Utsuro scosse la testa convinto. " Credo che siano solo esagerazioni..." Gli annunciò. " Sono un uomo comune esattamente come te e chiunque altro qui." Ammise con tranquillita.
 " Se è così comune perché sta perseguendo un'obiettivo così folle per quei due?" Gli domandò lui a bassa voce manifestando apertamente quei dubbi che teneva per se dal giorno prima. 
Utsuro soppeso quelle parole poi chiese:" Perché lo consideri folle?"                
" Portare guerra in un luogo in cui le persone stanno bene col proprio signore è una pazzia..." Cominciò a dire lui. " Credono sul serio che saranno ben accolti dalla popolazione? Di non trovare resistenza se riusciranno a prendere il potere? Avranno si o no trecento uomini più i miei cinquanta con forze simili è impossibile prendere il controllo di una città figurarsi di uno stato solido come Sorachi." Concluse infine.  
Le voci su Shigeshige erano ormai storia nota anche nel loro paese sui monti un uomo che, sotto la sua ala, prendeva qualunque persona bisognosa d'aiuto e, con cui, gli altri stati non volevano entrare in guerra viste le sue grandi doti diplomatiche. 
Utsuro lo osservò per qualche istante senza alcun dubbio. " Si, hai ragione sotto vari punti di vista. Ma, credi davvero, che tutti siano contenti dell'attuale stato delle cose?" Gli domandò lui lasciando abbastanza perplesso il samurai. " Ho viaggiato e servito vari uomini illustri ma sai la cosa interessante? Nessuno di loro aveva mai avuto il pieno appoggio del proprio popolo. Qualcuno era odiato dai poveri per le tasse troppo alte, per la fame incessante altri erano odiati dai ricchi per le assurde regole e simili..." Continuò a dire con una strana luce negli occhi che, sotto l'effetto delle fiamme sembravano prendere un altro colore. " Niente è mai come sembra anche un paese come quello ha i suoi lati chiari e scuri e noi..." Indicò i due nobili che dormivano beati. " Siamo coloro che nell'ombra riprenderanno quello gli spetta." Disse infine alzandosi in piedi il più vecchio dei due. 
" Prima che se ne vada mi dica una cosa." Disse Askin fermandolo. 
" Si, dimmi pure giovane Askin." Rispose lui. 
" Lei cosa ci guadagna da tutta questa storia? Ho sempre sentito dire che lei non ambisce ne a titoli e nemmeno a denaro cosa cerca un uomo come lei?" Domandò realmente incuriosito.
 Utsuro sorrise a quella domanda in modo sincero. " Credimi non vorresti saperlo." Replicò apatico per poi tornare nell'oscurita della notte lasciando, il giovane samurai, perplesso su quelle parole.







ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col nuovo capitolo molto più romantico rispetto a quello a cui sono abituato a postare ma sto tentando vari stili diversi a sto giro per migliorarmi anche se, purtroppo, con scarsi risultati. A breve entreremo comunque in una fase di questo racconto ci vediamo prestoooo.
   
 
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