Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: AlsoSprachVelociraptor    19/05/2019    0 recensioni
Due lupe nascoste sotto manti di pecore, un pastore a dirigerle lontano dallo sterminio e una folgore e una stella a illuminare il loro cammino verso sud, verso la sicura fortezza di Blackhaven.
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[ASOIAF - What If? - Arya e Sansa si ritrovano, anche se completamente diverse da come si erano lasciate, in un viaggio difficile e in incognito verso le Terre della Tempesta con Beric, Edric e Thoros, tra gli orrori della guerra e degli esseri umani.
Una rivisitazione di alcuni eventi di ASOS e AFFC. NO SPOILER per la serie tv.
ATTENZIONE: violenza descritta e scene che potrebbero turbare!]
Coppie: Sansa Stark/Edric Dayne - Beric Dondarrion/Thoros di Myr
SanSan e Beric/Allyria accennate
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Arya Stark, Beric Dondarrion, Sansa Stark, Thoros di Myr
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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-Puoi aiutarmi ad allacciarmi la cintura… padre?-

Non vide Thoros sorridere ma seppe che aveva distintamente sorriso, con quei denti storti e alcuni persino mancanti e quel sorrisaccio da orecchio a orecchio che Beric davvero odiava.

-Ma certo, caro mio.- rispose con un invidiabile accento westerosi. Sentì le sue mani calde sui fianchi, sostare più a lungo di quanto avrebbero dovuto e il loro peso sull’osso dell’anca, strisciare lentamente lungo la sua schiena ed allacciargli la cintura alla vita, i suoi capelli ora corti e arruffati e puzzolenti di sudore e di lui  contro il suo viso mentre si piegava per aggiustare meglio il tutto.

Fortunatamente Beric aveva la benda a coprirgli il viso, perchè era arrossito come una damigella vergine. Strinse le labbra e alzò la testa, cercando di allontanarsi un po’ da lui.

Non avrebbe funzionato, e Beric odiava quel piano.

-Devi solo far finta di essere mio figlio, l’età ce l’hai- gli aveva detto Thoros poco dopo la loro partenza, qualche settimana prima. -Non cambia davvero un granchè. Devi solo cercare di non infilarmi la lingua in bocca davanti a tutti. Ce la farai?-

Beric si era offeso e aveva sbuffato e digrignato i denti e gli aveva dato una testata sulla spalla. Thoros l’aveva detto per scherzo e Beric odiava i suoi scherzi.

Da qualche giorno però sentiva come se quello non fosse stato davvero uno scherzo, e il bisogno di stargli vicino, da solo e molto vicino, aumentava notte dopo notte. Ma davanti ai bambini? No, non poteva.

-Simon- continuò Thoros, rivolgendosi a Beric. Aveva scelto “Simon” come nome per l’eroe Simon Dondarrion, un suo lontano antenato e ciò che l’aveva più spinto nell’infanzia a diventare cavaliere e giocare ai tornei. Beric non era altrettanto bravo, però. -che ne dici se oggi cavalchi con Ned?-

-Cosa?-

Gli unici momenti che Beric poteva passare assieme a Thoros erano a cavallo. Stringersi a lui placava un po’ il subbuglio che aveva nel cuore e nel basso ventre,  ma…

-Ned ti accompagnerà a cavallo e Arry rimarrà un po’ con me. Non ha fatto il bravo bambino ultimamente.-

No, era vero. Arya aveva già due volte preso le redini dalle mani di Ned e aveva condotto il cavallo giù per sentieri e quasi scaraventato entrambi giù per un dirupo.

Sentì Thoros avvicinarsi al suo viso e alitargli nell’orecchio. -E- aggiunse, a un tono così basso che anche Beric faticava a sentire. -sono stanco di sentire perennemente il tuo cazzo sul culo. Datti una calmata.-

Beric lo spinse via e per poco non cadde a terra. Non riusciva a stare bene in piedi con l’occhio bendato. Con un ramo di fortuna che Ned gli aveva trovato e scolpito col suo coltellino si allontanò dalle scuderie, o almeno ci provò. Non riuscì a trovare la porta, per quanto colpisse i muri col bastone.

-Ahi- fece un muro particolarmente morbido.

-Ned? Scusami, Ned.-

Lo passò e continuò alla sua ricerca della porta, testardo come un mulo e come era sempre stato. Almeno, per quanto ricordava.

Sentiva la voce agitata e divertita di Arya e non sentiva Ned anche se era al suo fianco, dunque tutto nella norma.

Sentì di nuovo le mani di Thoros sui fianchi, questa volta alzarlo di peso mentre lo sistemava sul cavallo. Beric tentò di tirare un calcio a Thoros ma andò a finire a vuoto.

-Offeso?- chiese il prete rosso da un punto imprecisato. -Vai a farti fottere- rispose Beric.

Sentì Ned salire a sua volta sul cavallo e si aggrappò alle spalle magre. Odiava essere cieco e odiava non poter un po’ torturare Thoros per quella situazione che lui gli aveva imposto.

-Andiamo a pagare il locandiere e poi partiamo- disse la voce sicura di Thoros, più ovattata di prima. Che andasse a fottersi, quel vecchio idiota.

Poteva comunque passare un po’ di tempo con Edric.

-Hai le spalle più larghe?- chiese a bruciapelo. Sentì Ned muoversi ma la risposta tardò ad arrivare.

Edric era sempre stato un bambino silenzioso e mite, estremamente mite. Lo ricordava allenarsi nei giardini del castello dei Dondarrion di cui ormai non ricordava più il nome, lo ricordava come una figura sbiadita nei colori e nelle forme, un vecchio dipinto mangiato dal tempo.

-Credo…- sussurrò il ragazzino, a disagio. Sentiva i suoi muscoli tesi sotto le mani.

-Quanti anni hai ora, Ned?- chiese ancora Beric. Non poteva vedere ma voleva interagire comunque con lui.

-Tredici, mio s… ah… fratello?-

Ned era anche tremendamente impacciato. Era gentile ma inflessibile, sorridente ma sempre imbarazzato.

-Sei quasi un uomo.- ma non arrivò nessuna risposta.

Passò le sue braccia attorno al suo busto e lo abbracciò con le forze che aveva, non molte, premendo la fronte alla sua schiena. Sentiva il suo battito veloce e la sua pelle appena calda, e il suo respiro e, purtroppo, anche il suo disagio in quella situazione. -Grazie per tutto- sussurrò Beric.

Beric sperò solo che, prima o poi, si abituasse a quella situazione. Non si era abituato ancora alle morti di Beric, a quella strana relazione con Thoros, e ora nemmeno a quella fuga.

In tutti i suoi ricordi, Edric c'era, anche in quelli rari e confusi prima della sua prima morte, prima del torneo, prima di Thoros, prima, lui era lì, giovanissimo e alto come uno scricciolo, sempre a guardarlo dal basso verso l’alto con tutta l'ammirazione del mondo.

Il trambusto arrivò tutto ad un tratto, dal punto in cui aveva sentito per l’ultima volta arrivare la voce di Thoros. Scalpicciare di passi, un rumore sordo e l’ormai conosciuto crepitare del fuoco.

Fuoco?

-Via, via!- gridò Thoros con un tono strano. Un tono di guerra. Beric non riuscì a reagire subito, ancora impacciato dal buio, dal freddo e ancora non ripreso del tutto dall’aver riportato in vita lady Catelyn, e tutto quello che riuscì a fare fu aggrapparsi più forte che poteva a Ned mentre il cavallo iniziava a correre e saltare sotto le sue gambe.

Si strappò la benda in un secondo momento, osservando davanti a loro il cavallo di Thoros con a bordo tre persone.

Tre?

Beric cercò di parlare, ma la sorpresa era troppa. Si voltò ad osservare i molteplici cavalli e gli altrettanti soldati armati correre dietro di loro, non troppi metri più indietro, dai cavalli troppo appesantiti dalle loro armature in acciaio e rame. Soldati della Valle? Perchè stavano scappando da dei soldati della Valle? Ormai erano nelle terre della Corona, e non potevano averli riconosciuti. E anche se fosse, cosa c’entravano gli Arryn?

-Non dobbiamo tornare indietro, vero?- chiese. Ned borbottò qualche cosa, troppo impegnato a far correre il cavallo più velocemente che poteva evitando tutti gli ostacoli. -Co..cosa?-

-Se dobbiamo tornare indietro. No, vero?-

-Non credo! Ma perchè…?-

-Perfetto.-

Beric portava un coltellino all’interno della propria casacca. Lo estrasse velocemente e, rimanendo in bilico ad osservare i soldati armati e pronti al massacro, si incise il palmo della mano sinistra col coltello.

Il sangue, nero e denso, iniziò a colare. Strinse la mano e lasciò cadere una grossa goccia di sangue, una sola, sull’erba secca d’autunno.

Una goccia nera che iniziò a fumare, e poi a bruciare l’erba secca e creare un grosso muro di fuoco sotto i piedi dei cavalieri. Alcuni caddero assieme ai loro cavalli, in grida strazianti, altri si rotolarono a terra apposta, senza nessun successo.

Beric usò la benda che aveva prima sul viso per fasciarsi la mano, sospirando pesantemente.

-Ned, sai cos’è successo e perchè abbiamo rapito una ragazza?-

   
 
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