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Autore: Arashi_art    19/05/2019    1 recensioni
Diana è una ragazza dalle origini italiane che ha vissuto a Busan, il suo migliore amico si chiamava Jimin e la abbandonò all'età di 15 anni per inseguire il suo sogno a Seoul. Tra varie peripezie, i due non hanno più notizie e si rincontreranno 6 anni dopo per caso o per volere del destino? Diana non sa che lui è diventato un idol di fama internazionale e quale sarà la sua reazione?
Si creeranno situazioni ambigue e scopriranno entrambi a loro spese quanto siano cambiati in questi anni.
Genere: Erotico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Seokjin/ Jin, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio, Park Jimin
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Sacrificio

2019

{Jimin}


Il suono odioso della sveglia mi irritò come tutte le mattine, così allungai il braccio verso il comodino per farle tacere subito. Sospirai dopo aver posato il dorso della mano sui miei occhi, era sempre difficile alzarsi così presto quando la sera prima di “divertivamo.” Diana era sdraiata su un fianco con le spalle rivolte verso di me, si allontanava sempre durante la notte rubandomi le coperte. Posai il mio petto contro la sua schiena nuda e la circondai con le braccia.

- Lasciami in pace. - borbottò, ma non si mosse di un millimetro.

- Ieri sera non dicevi così. - risposi sfiorando la punta del suo orecchio con le labbra.

La vidi increspare le sopracciglia con disappunto, ma non aggiunse altro. Poi aprì gli occhi ed inclinò la testa per guardami della penombra. Un rivolo di saliva segnava il suo angolo della bocca fino al mento, così ridacchiai.

- Stavi sognando me? - chiesi indicando le labbra.

- Non fare tanto lo sbruffone. Piuttosto vorrei sapere cosa stavi sognando tu. - sorrise, stringendo gli occhi pieni di sonno.

- Perchè? -

Mi allontanai per lasciarla sedere ed attesi la risposta mentre lei si stiracchiava le braccia. Raccolse una parte del piumone per coprirsi il seno e poi posò la schiena contro la testiera di legno.

- Dopo che...insomma...- cominciò in difficoltà.

Nonostante fosse passato un po’ di tempo, ancora si imbarazzava. Erano passati quattro mesi dal nostro primo bacio ed avevamo deciso di considerarlo l'inizio della nostra relazione. Mi stupivo sempre della sua timidezza nel parlare della nostra intimità.

- Abbiamo fatto quello che dovevamo fare. - riprese qualche secondo dopo ed io ruotai gli occhi verso il soffitto.

- Si dice fare sesso, ok? - scherzai per farla arrossire, infatti le sue guance si colorarono di un adorabile rosso acceso.

- Grazie per la lezione. E comunque preferire dire fare l’amore. -

-Quello non era fare l’amore, fidati. - ribadii, perchè era stato abbastanza focoso ed intenso.

- Si, si. Fammi finire. Dopo un po’ mentre cercavo di prendere sonno, te ne sei uscito con: “Diana, ricominciamo?” -

- Davvero? -

- L’ho capito dopo che stavi già dormendo. Perchè ti ho detto che era troppo tardi e tu mi ha risposto con un “ok” assonnato. Allora ti ho chiesto se stavi dormendo e tu: “Si, si. Sto dormendo.” Poi non hai più parlato. Avrei voluto assecondarti per vedere cosa avresti fatto. - rise di gusto.

Non ricordavo assolutamente quella conversazione, ma potei immaginare perché l’avevo chiesto. Mi ero addormentato con il rumore dei nostri corpi che si muovevano l’uno contro l’altro ed i suoi gemiti di piacere.

- Si vede che mi piace quello che facciamo.- la baciai fugacemente. - Potrei ricominciare anche adesso. - dissi prima di morderle la linea della mandibola.

- Dai, smettila. - ridacchiò appena, ma non prese le distanze.

Le mie dita camminarono sulle coperte fino al suo petto e feci per calarle, sapevo che non avevamo tempo, ma adoravo tentarla.

- Rimandiamo a stasera. Ma vedi di non urlare troppo, altrimenti ti sente persino Jungkook al piano di sopra. -

Lei arricciò il naso e poi mi spinse lontano, mentre io ridevo divertito. Ci alzammo di fretta quando mi accorsi che stavamo tardando, dovemmo persino fare colazione in piedi.

Verso metà mattina, Diana comparve nella sala prove mentre stavamo studiando la nuova coreografia. Notai subito che qualcosa non andava, perchè rimase sulla soglia con il cellulare in un mano mentre fissava lo schermo spento. Chiesi un momento di pausa per tutti i miei compagni e poi gesticolai per farle capire di avvicinarsi. Aveva lo sguardo assente e non salutò nessuno. Quel silenzio catturò l’attenzione di tutti i presenti e l’atmosfera si fece stranamente pesante.

- Diana, c’è qualcosa che non va? - chiesi stringendo la mano libera, era fredda e sudata.

- Io...devo...- balbettò in ansia e le sue labbra iniziarono a tremare.

I membri non parlavano e non sapevano cosa fare, come me del resto. Tutti si era bloccati.

- Diana? - mi stavo preoccupando da morire, qualcosa la stava agitando.

Le avvolsi il viso tra le mani e accarezzai le guance con i pollici, volevo solo tranquillizzarla.

-Mi ha chiamato mio padre poco fa. Mia mamma è in coma. - disse con uno strano tono pacato.

Aprii la bocca per dire qualcosa, ma non uscì nemmeno un respiro. Jungkook dietro di me si avvicinò per offrirle una sedia, ma lei rifiutò continuando a guardarmi.

- Una macchina l’ha investita mentre era in motorino. Mio padre è in Cina per lavoro e non può tornare in Italia. Quindi devo partire il prima possibile. - deglutì piano.

Non vedevo nemmeno una lacrima nei suoi occhi, era come se fosse svuotata da qualsiasi tipo di emozione. Nessuno osava parlare, tutti avevano sentito e quel silenzio era opprimente.

- Mi dispiace. - disse solamente, qualsiasi altra parola sarebbe stata superflua.

Così la avvolsi tra la braccia perché era l’unica cosa che potessi fare, ma lei rimase inerme nel mio abbraccio. Mi stava spaventando quell’apatia. Era strano da pensare, ma avrei voluto che piangesse in quel momento.

- È giusto che tu torni a casa, non preoccuparti. -

- Non so quando potrò tornare, forse passeranno mesi. - rispose con la voce monotona.

- Non importa. Solo che non potrò venire con te, scusami. -

Mentre la cullavo dolcemente, Namjoon mi rivolse uno sguardo triste perché capiva il peso di quel sacrificio. Il nostro lavoro ci privava di troppe cose, persino di stare accanto alle persone che amavamo.

- Ti starò accanto in qualsiasi momento, lo sai. - sussurrai vicino al suo orecchio.

- Diana, ci scriveremo tutti i giorni così ti sentirai meno sola. - affermò Tae cautamente.

Lei non rispose nemmeno quando lasciò la sala per tornare in sartoria. Alla fine riuscii a tornare a casa solo dopo cena, invece Diana era lì già da qualche ora per preparare le valigie. Infatti tutto l’appartamento era nel caos più totale, sembrava quasi un trasloco. La ritrovai sotto le coperte nella mia stanza buia, stranamente non mi aveva aspettato. Mi preparai e mi sdraiai accanto a lei muovendomi il più delicatamente possibile per non svegliarla; doveva essere esausta. La circondai con le braccia e la strinsi forte. Si mosse appena e si accoccolò contro il mio petto, ma non pronunciò nemmeno una parola.

Nel cuore della notte la sentii agitarsi nel sonno, tanto che iniziò a borbottare frasi senza senso. Chiamò più volte sua mamma affannosamente, così accesi la luce sul comodino per la preoccupazione.

- Va tutto bene. - mormorai mentre le accarezzai il viso accaldato.

Teneva le palpebre strette come se provasse un dolore fisico ed io non potevo fare niente per alleviarlo. All'improvviso spalancò gli occhi di colpo e si sollevò rischiando di sbattere la fronte contro la mia. Sembrava smarrita, come se il sogno che stava facendo fosse fin troppo reale. Non mi guardò nemmeno per un momento, portò le ginocchia al petto e vi affondò il viso coperto dalle mani.

- Diana...- mi avvicinai piano. - Sono qui con te, come sempre. - dissi e raccolsi le sue mani.

Alzò il capo e mi rivolse uno sguardo ferito, vederla in quello stato mi faceva male al cuore.

- Ma non ci sarai da domani. - disse con la voce soffocata dalle lenzuola.

Strinse gli occhi stanchi e delle lacrime silenziose solcarono le sue guance rosse. Così accompagnai la sua testa sul mio petto e posai le labbra sui suoi capelli profumati per baciarle la fronte più volte.

- Farò tutto il possibile, piccola. -

- Grazie. - sussurrò mentre strappava via le lacrime con forza dal suo viso.

Poi calò di nuovo il silenzio che venne riempito solo dai suoi piccoli singhiozzi, sapevo che si stava trattenendo. Dopo un bel po' si addormentò nel mio abbraccio, nonostante sapessimo entrambi che l’indomani sarebbe stato uno dei giorni più dolorosi della nostra vita.


"I want to place you first in my life." - Intro: Skool Luv Affair









 

Buona domenica!
Bene, siamo ad un'altra svolta e non avevo avvisato ehehheeh
Ci ho pensato su molto prima di pubblicarla perchè all'inizio avevo pensato
di concludere qui questa storia. Ma mi sono buttata e vedremo come va. 

Adesso siamo nel 2019, marzo circa e quindi i cigliegi stanno per sbocciare... 
Comunque ci sono ancora alcune cose che devono succedere, state pronti. 
E sono davvero in ansia per il finale perchè non lo immaginavo nemmeno io XDD
Grazie come sempre e alla prossima!!

-Arashi-

 

   
 
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