Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: Hoshi_10000    20/05/2019    1 recensioni
Ogni scelta ha un prezzo, questo chiunque lo sa, ma quale può essere il prezzo per vivere nel segreto? Quali saranno le condizioni per continuare a vivere normalmente, quando un imprevisto entra nella tua vita? E Sinbad e Ja’far saranno pronti a pagare il prezzo delle loro decisioni?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Judal, Sinbad
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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E UNO È A POSTO
(prime esperienze)



Judal rideva da due giorni.
E a Ja’far iniziava a dare fastidio.
A Sinbad sembrava non importare, o di sicuro non al punto da prendere una qualsiasi posizione.
Ma si poteva prendere in giro una persona solo perché era entrata in camera d’altri dimenticandosi di bussare, trovando la proprietaria nuda in pieno calore, ma in una delle rare fasi di lucidità, per cui la poveretta continuava a cercare di raggiungere l’armadio per raccattare i propri vestiti e invece inciampava continuamente in cuscini e pergamene disseminati sul pavimento?
Mica era colpa sua, come poteva sapere che il calore di Yamuraiha avrebbe infranto la solita regolarità, arrivando così all’improvviso? E poi, gli servivano i dati di un ginecologo non per sé ma per lui, che aveva ancora da rompere?
-Ehi Scarlet, tesoro, sveglia, dobbiamo andare!-
Lo avrebbe ucciso. Il tono dolce che aveva appena usato non sarebbe stata un attenuante, in alcun caso. E neppure il fatto che di tanto in tanto per stuzzicarlo lo chiamasse tesoro. Scarlet perché “era rosso come uno peperone”. Non aveva neppure senso, e di certo non faceva ridere.
-Rapunzel, anziché criticare Ja’far che ne direbbe di pettinarsi così che possiamo uscire?-
Ogni tanto anche Sin si rendeva utile. Sostanzialmente aveva capito che in parte le lamentele di Ja’far erano fondate, ma in parte erano un pour parler, e anche lui alle volte traeva un sottile divertimento dalle prese in giro di Judal. L’arte stava nel saper leggere i momenti e agire di conseguenza.
Judal si girò a guardarlo stizzito al rimbotto, perché amava i suoi capelli, ma quando li lavava dopo aver cenato puntualmente era troppo stanco per asciugarli, solo che la mattina era uno strazio pettinarli e legarli nella consueta treccia a causa dei nodi, e comunque ci voleva un secolo.
-Sin lascia stare, non faremo in tempo.-
-Ti sbagli, Judal ha spostato in avanti le lancette per farti credere d’essere in ritardo.-
Ja’far si girò a guardare il ragazzo carponi sul materasso alla sua destra che sogghignò e mimò un bacio. Lo avrebbe ucciso. Il fatto che avesse dormito più del solito non lo autorizzava a prendersi gioco di lui.
-Io comunque sono d’accordo con Ja’far, vengo così.-
Re e visir si girarono a guardarlo con aria truce. No. Perché sarebbe inciampato. Nei suoi stessi capelli.
-Rapunzel, scordatelo.-
Judal iniziò a fare i capricci come un bambino, e se Sinbad fu paziente, Ja’far no.
-Tagliali.-
Lo sguardo ferito di Judal fu comico, ma Sinbad s’impose di non ridere, disinteressandosi al fatto che nessuno dei due aveva neppure pensato di ascoltare le sue parole, afferrando invece una spazzola e sedendosi sul bordo del materasso, dal lato opposto di Ja’far, raccogliendo una ciocca dei capelli di Judal ed iniziando a pettinarli delicatamente per non irritarlo.
Funzionò.
Ja’far assestò un giocoso pugno sulla spalla di Judal e andò a fare colazione, mentre il magi prese un pettine per dare man forte a Sinbad, sedendosi sui talloni più vicino a lui per essere entrambi più comodi.
In dieci minuti, tutti e tre gli abitanti del lussuoso appartamento erano sazi, vestiti e ben pettinati, diretti verso una nuova avventura, la prima visita ginecologica delle loro vite.




******************
Seguirono le indicazioni di Yamu, arrivando presso un piccolo condominio, dove vennero accolti da una giovane maga che si presentò come Sai Lin, neo-diplomata all’accademia di magia di Magnostadt. Dopo essersi presentata con cortesia la ragazza li invitò a seguirla, portandoli al secondo piano dell’edificio ed indicando loro alcune poltroncine, scusandosi a nome del suo capo, al momento impegnato, e chiedendo loro di pazientare un poco.
Mai nella vita avrebbero immaginato una cosa del genere: da quel che ne sapevano tutti e tre i ginecologi avevano bisogno unicamente del proprio potere magico per operare, per cui erano tutti abbastanza convinti che invitassero in casa propria i futuri genitori, osservassero un secondo il magoi del nascituro grazie ad un incantesimo e congedassero i pazienti, ed invece no.
Quello in cui si trovano era uno studio con due stanzette dedicate alle visite ed una dietro il bancone d’accettazione, destinata ad un indefinito altro, in cui la giovane maga si era dileguata prontamente.
Sinbad e Judal si guardavano in giro con aria incuriosita, Ja’far, nonostante le numerose rassicurazioni, era teso. “E se si accorgessero che aspetto anch’io?” “Per chi mi hai preso? Sono un magi, so come fare incantesimi!”
Sinbad allungò un braccio cingendogli le spalle, e anziché rilassarsi s’irrigidì.
-Andrà tutto bene Ja’far, tranquillo.- cercò di calmarlo massaggiandogli una spalla, ma lui gli spostò la mano, guardandolo con la solita aria da “non in pubblico”. Poco contava che il solo pubblico al momento fosse Judal, che si era alzato per andare a farsi spiegare dalla ragazzina di prima come funzionasse la visita. La poveretta trovandosi davanti un ragazzo intento a tormentarla guardò con nostalgia la saletta da cui era appena uscita, balbettò un paio di parole confuse e tirò un gran sospiro vedendo una delle porte della sala visite fino a poco prima chiuse aprirsi.
Salutò cortesemente la giovane omega in palese stato d’attesa, rivolgendo poi tutta la sua attenzione ad un'altra donna con incredibili capelli biondi lisci e lunghissimi, un viso tondeggiante e dei magnifici occhi grigi. La lunga tunica nera bordata di bianco, il cappello a punta ed il monocolo con lente verde denotavano un modo di vivere sopra le righe, ma era chiaramente una maga. E la loro ginecologa, a quanto pareva.
-Sai Lin, Myres è ancora impegnata?- l’interpellata annuì, guardando la donna con aria di supplica, come a chiedere di non lasciare che Judal la interrogasse di nuovo.
-Quanto pensi ci metterà?- aveva un aria altera, ma sembrava tenerci abbastanza alla ragazzina.
-Temo parecchio, è una delle pazienti ad alto rischio aborto.-
La maga più anziana annuì e si passò una mano fra i capelli, con aria stanca ma pur sempre regale, e infine sospirò.
-Non c’è altra scelta, li seguirò io. Segnalo sul registro.- detto ciò per la prima volta degnò d’attenzione il trio, e il suo sguardo cambiò rapidamente in un misto di sorpresa e sdegno.
-A cosa devo l’onore di ricevere il re di Sindria nel nostro studio?- Sinbad si alzò avvicinandosi all’avvenente donna con aria da cascamorto, facendo per inchinarsi per farle un baciamano, ma finendo con l’accartocciarsi su sé stesso siccome Judal aveva provveduto a stringere il guinzaglio per richiamarlo all’ordine.
La maga, con grande sorpresa di Ja’far, si dimostrò piuttosto divertita dal siparietto. -Immagino di aver capito.- poi si concentrò su Judal -E immagino che sia lei l’omega incinto. Non capita spesso che ci siano due accompagnatori, ma non è certo un problema, prego, entrate.-

La saletta fu un’altra delle sorprese, era piena di oggetti magici che neppure Judal mostrava di conoscere, ma che parevano avere la propria ragion d’essere in quel luogo.
-Prego, si sdrai.- disse la donna dopo essersi presentata come Irene Smirnoff indicando a Judal un lettino al centro della stanza, andando invece a prendere alcune fiale.
Quando tornò verso di loro Judal si era accomodato sul lettino come gli era stato ordinato (senza far storie per una volta!!!) mentre Sinbad e Judal avevano preso posto su un divanetto alla sua sinistra.
-Dunque- cominciò Irene -qualcosa da riferire prima d’iniziare?-
Allo sguardo perplesso di Judal mutò la domanda, con uno sguardo di comprensione. -Primo figlio, chiaro. A che mese è?-
-Non dovrebbe dirmelo lei?-
Lo sguardo della donna si adombrò, così Sinbad intervenne prontamente, rispondendo per Judal, facendo intendere come fosse meglio parlare col padre che non con la madre.
-C’è stato qualche problema?- gli chiese quindi la donna
Sinbad ci pensò un attimo e negò col capo. -Salvo che continua a vomitare.-
La donna annuì, liquidando la cosa come “normale” e dichiarando che se era tutto lì lei avrebbe dato il via alla visita.
Non ottenendo risposte in senso opposto prese una delle boccette che aveva in mano e chiese a Judal di berla, ma il magi non si mostrò troppo collaborativo.
-Che roba è?- volle sapere, così esasperata la donna capì il tipo di rompiscatole che aveva davanti, ed iniziò a spiegare ogni suo movimento.
La pozione che gli aveva dato serviva per migliorare la visibilità del magoi del bambino, due minuti dopo che l’avesse bevuta sarebbe stato possibile osservare il piccolo, e grazie ad un paio di strumenti sarebbe stato possibile renderlo visibile anche a loro. Meglio, se avesse smesso di asfissiarla tramite un incantesimo avrebbe potuto stampare l’immagine su una pergamena.
Questo sedò Judal.
Come promesso, due minuti dopo che ebbe trangugiato la pozione, trovandola pure di suo gusto, stavano tutti e tre osservando la sagoma del piccolo.
-Perché non ci sono i colori?- protesto Judal, e la maga, esausta, lo volle accontentare. Osservando la sua espressione a metà fra lo sconvolto e lo schifato riportò le cose come prima. Vedere le pareti uterine e il liquido amniotico aveva quasi fatto vomitare Judal, schifato Sinbad e toccato lievemente perfino i nervi di Ja’far.
Dopo tutti i tormenti che le avevano dato la maga in cinque minuti (tempo che a Judal non bastò per riprendersi dal trauma) li fece uscire, dicendo loro che il bimbo era un briciolo indietro con lo sviluppo, ma nulla di preoccupante, suggerì a Judal di mangiare più frutta e verdura (non solo pesche) e di più in generale, e li liquidò, con un “No, non è possibile sapere il sesso”.
Beh, sapevano per certo come stesse andando una delle due gravidanze e non erano stati mandati a quel paese. Non era male, quasi una cosa da rifare ogni mese.




******************
La sera dopo la visita erano logicamente stati costretti a raccontare tutto, e mostrare l’immagine del piccolo al mondo intero. Pisti e Spaltos avevano riso dell’ignoranza del gruppo in fatto di ginecologia, Yamuraiha aveva fatto un quinto grado a Judal per capire che strumenti utilizzassero, Ja’far aveva continuato a riempire il piatto di Judal neanche dovesse prepararlo ad affrontare il letargo e il resto del gruppo si era complimentato, semplicemente.
Ma da allora erano passate tre settimane, che attinenza aveva pensarci quando erano tutti riuniti di fronte ad un albero di Natale? Eppure, Judal ci pensava eccome, così come pensava a tutti i momenti che aveva trascorso con quelle bizzarre persone in quei pochi mesi, e non riusciva a smetter di fissare l’enorme montagna di regali ai piedi dell’albero (per così dire, era alta quanto l’albero stesso), e in particolare alcuni pacchetti qua e là con il suo nome sopra. E ci pensavano anche gli otto generali, osservando cassetti di armadi e ante di credenze aprirsi secondo i comandi di Judal e dei graziosi pacchetti con tanto di nastro rosso volargli in braccio. Ci pensava Ja’far, mentre per una volta concedeva a Sinbad di baciarlo nonostante non fossero soli, e ci pensava Sinbad, notando come per la prima volta non gli importavano tanto i pacchetti, ma le persone che erano lì riunite.
Non era nella fornitura di vino regalatagli che Sinbad trovò gioia, né per Ja’far i completini per il/la piccolo/a (aveva il problema che, sempre per non scoprirsi, lui non ne poteva comprare) rappresentarono il clou, né per Judal i libri di cucina etnica con ingredienti rarissimi importati apposta…
Era tutto perfetto. La musica risuonava da uno strumento metallico particolare portato lì da Yamu, Sharrkan per una volta non era brillo e stava parlando senza litigare con la maga di un possibile modo di combinare scherma e magia, Pisti parlava con Dracoon e Saher, lodando le bellezze di essere mamma, tenendo d’occhio Sofocle che gattonava sul pavimento con un buffo completino da renna ed un naso rosso, Masrur, Judal ed i quattro figli di Hinahoho giocavano a carte seduti sul divano, Spaltos e Hinahoho assalivano gli avanzi.
Era tutto perfetto. Davvero.
A parte la pozza ai piedi di Ja’far.










Piccoli scleri di cui (volenti o nolenti) finirete per far parte:
bene bene.
Penso che dopo questo finale tutti attendiate il prossimo capitolo con impazienza… e beh, spero di non deludervi!
Importante (tanto che quasi dimenticavo!), sono aperte le scommesse sul sesso… se mandaste anche solo un commentino-ino con “maschio” o “femmina” mi divertirei molto a contare quanti hanno indovinato e quanti no.
Ma mi giocherei la testa che non verrò più di tanto accontentata. Pace e amen!!!!!
Comunque, a presto
Hoshi_10000
   
 
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