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Autore: Nerea_V    21/05/2019    0 recensioni
Dean e Elena si trovano ad affrontare una delle sfide più difficili della loro vita. Sapranno salvare la propria famiglia ancora una volta?
One-shot che fa parte della serie "I don't have plans and schemes and I don't have hopes and dreams. I don't have anything since I don't have you." con Dean e Elena come protagonisti.
Storia ripubblicata.
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Non ero mai stata troppo mattiniera, ma negli ultimi anni era diventato pressochè indispensabile.
Alzarsi presto quando erano i mesi scolastici, preparare la colazione e poi iniziare a mettere in ordine i lavori che dovevamo fare in officina. Per Dean la stessa cosa, alzarsi presto, tirare giù dal letto quella dormigliona di nostra figlia e aiutarla a prepararsi per la scuola. Insomma non eravamo una famiglia che amava il sorgere del sole, preferivamo la sera da passare insieme in salotto.
Capitava a volte che uno dei due, o entrambi, fossimo a caccia. Potevamo star via per qualche giorno, ma non di più. Avevamo la nostra famiglia, non potevamo nè volevamo allontanarci troppo, ma l'amore per il nostro vero lavoro, voler proteggere le persone, non ci ha mai fatto desistere del tutto dal buttarci in qualche caso savrannaturale.
Sapevamo che era rischioso, prendevamo tutte le precauzioni possibili, compresi molti incantesimi di occultamento e protezione attorno alla casa, ma l'inaspettato era dietro l'angolo.
Il nostro lavoro non era sicuro. Non era sicuro per noi e non lo era per Mary. Sentivamo però un dovere verso coloro che erano all'oscuro del male che si aggirava là fuori. Sentivamo che dovevamo proteggerli da tutto ciò che non conoscevano e che non avrebbero mai voluto conoscere. E lo sapevamo perchè anche noi eravamo stati così, anche se per poco tempo.
Quel giorno non era diverso da altri. Eravamo partiti la mattina, dopo aver salutato Mary e averle assicurato che saremmo tornati presto. Sam ci aveva chiesto una mano per una caccia che non richiedeva più di un giorno. Aveva bisogno di una mano per riuscire a catturare ed eliminare quelli che sembravano essere almeno due vampiri che lavoravano insieme. Ci eravamo attrezzati per la missione, avevamo chiamato Jody perchè prendesse nostra figlia alla fine della scuola e stesse a casa con lei fino al nostro rientro ed eravamo partiti tutti e tre sull'Impala.

- Sicura Jody che non sia un disturbo? Se no chiamo la nostra babysitter e ci pensa lei, entro stanotte dovremmo rientrare.- Dissi parlando al cellulare.
Affianco a me Dean guidava con il finestrino abbassato e i Survivor in sottofondo. Sam invece sui sedili posteriori aveva sparso documenti in giro, sfogliando e consultando articoli e fogli riguardanti il caso.
- Non preoccuparti lo sai che lo faccio volentieri quando posso. Cercate solo di stare attenti e di tornare senza un graffio.- Rispose lei dall'altro capo del telefono.
- Certo, stai tranquilla. - Presi in mano un foglio che mi allungava Sam. - Allora a stasera e grazie ancora. Ciao Jody.- Riagganciai il telefono e mi concentrai sul foglio.
Dean voltò leggermente lo sguardo verso di me, senza distrarsi dalla strada. - Tutto a posto allora?- Chiese.
Annuii. - Sì, ci pensa lei.- Presi il secondo foglio che Sam mi passava mentre ancora cercavo di leggere il primo. - Odio lasciare Mary così.-
- Sì, anche io.- Aggiunse lui piano. Sentii Sam stringere leggermente la mano sulla mia spalla, come a darmi sostegno e io gli sorrisi.
Tornai a concentrarmi su quello che avevo in mano, i due fogli erano fotocopie di articoli di giornale usciti negli ultimi giorni. I due fatti riportati si erano svolti in una cittadina vicino a Lawrance, Savannah. Le vittime erano più di una, tutte persone che si trovavano per motivi diversi in giro a notte fonda vicino alla vecchia zona industriale del posto, abbandonata anni prima in favore di nuove costruzioni all'altro lato della cittadina. I corpi erano stati trovati senza più una goccia di sangue e in bella vista dalla gente di passaggio durante il giorno.
Sembrava avessimo a che fare con vampiri giovani, inesperti, solo aditi a placare la loro sete. Non dovevano fare parte di nessun nido o avrebbero fatto più attenzione alle loro mosse.
Era anche riuscita a sfuggir loro una vittima. Un prostituta di trent'anni che stava andando verso la sua zona di sosta e che era stata attaccata. Da quello che avevamo reperito non aveva subito gravi danni, solo qualche graffio. Avremmo fatto sosta da lei per vedere cosa ci poteva dire su quanto le era successo, per poi valutare come procedere.
Accostammo lungo la strada, di fronte al palazzo in cui la donna abitava. Ci eravamo cambiati tutti e tre lungo il viaggio, in una stazione di servizio, per poter interrogare la donna fingendoci agenti investigativi e farlo non risultò per niente difficile.
La donna ci aprì la porta e vedendo i distintivi ci fece subito entrare. Ci raccontò ogni cosa. La polizia, dopo aver sentito i fatti più strani e impossibili riguardo alla vicenda, non le aveva creduto. Come avrebbero potuto farlo? Anche lei, sicura di ciò che i suoi occhi avevano visto, lo riteneva impossibile. Eppure aveva visto due persone piombarle addosso, con una forza fuori dall'ordinario e soprattutto con denti affilatissimi. L'avevano aggredita e morsa, ma grazie a un rumore che li aveva distratti era riuscita a sfuggirgli quanto bastava per trovare aiuto.
Fu facile a questo punto mettere insieme i pezzi e tutto si svolse abbastanza velocemente come ci aspettavamo. Grazie a questa testimonianza sapevamo quel'era l'edificio dove si nascondevano le creature e dato che era ancora giorno potevamo dirigerci direttamente sul posto e sperare in una risoluzione facile anche per quanto riguardava l'eliminazione di quegli esseri.
Nonostante il sole ancora alto in cielo, ci muovemmo con cautela. Aggirando l'edificio affianco a cui erano avvenute la maggior parte delle aggressioni, trovammo l'entrata che dai segni sembrava quella che utilizzavano, ma proseguendo indentificai una seconda possibile entrata. Aiutandoci a vicenda riuscimmo ad oltrepassare le vetrate rotte e ci inoltrammo nell'edificio fino alla zona più buia e isolata. I vampiri erano lì addormentati.
Oltre che ad essere creature inesperte quelli che mi trovai davanti erano solo dei ragazzini. Tre adolescenti, non due, che avevano purtroppo incontrato la creatura sbagliata lungo la strada. Non dovevano aver avuto più di quindici anni ed erano stati trasformati in ciò che non sospettavano neppure che esistesse davvero. Tre vite strappate a quello che avrebbero potuto essere.
Questo era il lato peggiore di ciò che facevano.
Quando la realtà brutale ci veniva sbattuta in faccia, quando capivi di non poter salvare tre ragazzi.
Dovevamo fare quello che andava fatto.
E la cosa non mi piaceva per niente.

La macchina diede un ultimo sbuffo prima di spegnersi quando la parcheggiammo nel vialetto. Avevamo lasciato Sam a casa sua qualche minuto prima , dove Sarah lo stava aspettando, e ora eravamo finalmente arrivati.
Da fuori si intravedeva la luce debole dell'abat-jour del salotto era ancora accesa, probabilmente Jody ci stava aspettando alzata. Sentii un leggero senso di colpa verso di lei, era passata la mezzanotte da un pezzo e il giorno dopo avrebbe dovuto lavorare già dal mattino. Avrei dovuto sdebitarmi in qualche modo.
Sospirai guardando fuori dal parabrezza. La lotta non era stata semplice come ci aspettavamo. I tre vampiri si erano svegliati prima che potessimo agire ed erano molto forti per essere così giovani. Sentivo già diverse ammaccature sul mio corpo pulsare, domani non sarebbe stata una giornata facile. Riprendere il ritmo e fingere che non fosse successo niente con Mary era sempre l'ostacolo più grande dopo una caccia.
Una mano si poggiò sulla mia testa e delle dita passarono leggere tra i miei capelli scompigliati. Mi voltai verso Dean che mi guardava pensieroso. Gli sorrisi stanca e felice che lui fosse qui con me.
Sollevai la mano e gli carezzai la guancia, passando dolcemente con il pollice lì dove un graffio gli spezzava lo zigomo. - Domani mattina Mary insisterà per sapere quale avventura ci sia dietro questa ferita di guerra del suo papà.- Dissi piano.
Un sorriso gli incurvò le labbra. - Sarà meglio allora che mi inventi qualcosa in fretta. Quella bambina è troppo sveglia per bersi una storia qualsiasi.-
Sorrisi anche io al pensiero. Poi mi avvicinai e posai un piccolo bacio sulle sue labbra. - Lo so che non è stato facile per te, non lo è stato neanche per me.- Aggiunse lui piano. - Erano solo dei ragazzi... poco più grandi di Mary.- La sua voce quasi si spezzò a quel pensiero e a me si formò un groppo in gola.
Poggiai la fronte contro la sua. - Shh... va tutto bene Dean.- Dissi cercando di rassicurare anche me stessa con quelle parole. - Noi siamo qui e non le accadrà mai niente di male.-
Lo sentii annuire piano contro la mia fronte, poi vi posò dolcemente le labbra.
Ci prendemmo un altro bacio, uno di rassicurazione, uno per darci forza e poi con un sospiro ci allontanammo e aprimmo le portiere.
Fuori tirava vento. Le foglie si alzavano e volavano via. In lontananza il cartello sul retro dell'officina cigolava mosso dalla stessa aria. Mi strinsi nel giubotto di jeans cercando di allontanare il freddo e Dean mi mise un braccio sulle spalle appena mi avvicinai a lui, mentre ci avviavamo verso il portico.
La luce sull'ingresso era spenta e Jody non si vedeva, doveva essersi infine addormentata sul divano mentre ci aspettava. Mentre Dean cercava le chiavi nella sua giacca io mi avvicinai alla parete e accesi la luce per vedere meglio l'ingresso.
Il mio sguardo fu subito attratto dall'ombra della porta sullo stipite. Non sarebbe dovuta essere così spessa. Sembrava quasi che la porta non fosse appoggiata del tutto, come se non fosse... poggiai la mano sulla porta e quella si aprì senza alcuno sforzo.
Dean alzò lo sguardo attirato dal rumore dei cardini e vedendo la porta aperta, mi guardò. Avevo gli occhi spalancati dal terrore. Poteva anche non essere nulla, una dimenticanza o Jody che sentendoci arrivare aveva accostato la porta, ma dentro di me sentivo che qualcosa non andava.
Osservai meglio la veranda e vidi schegge di legno attorno all'ingresso e la serratura rotta, spezzata come se qualcuno avesse sfondato la porta con un calcio.
Mi sentivo paralizzata, una parte di me voleva solo correre dentro e scoprire che era tutto un malinteso e vedere che Mary stava bene, l'altra parte aveva paura che quel sospetto che stava crescendo dentro il mio petto fosse reale.
Mentre nel mio animo queste due parti combattevano sentii un piccolo rumore alle mie spalle, Dean aveva estratto la pistola. Passò davanti a me, attento a non fare il minimo rumore, ed entrò a controllare. Finalmente mi decisi a muovermi, estrassi anche io la mia arma e lo seguii. Il cuore che pulsava a mille.
Varcata la soglia non sembrava esserci niente. Buio e una flebile luce che arrivava dal salotto accanto all'ingresso, probabilmente la lampada che avevamo visto anche da fuori. Ci avventurammo in quella direzione, stando attendi ad ogni rumore attorno a noi. Il divano sembrava vuoto, non c'era nessuno assopito sopra. Guardai in tutte le direzioni, ma con la poca luce che c'era non vidi nulla di strano. Mi avvicinai all'interruttore principale per fare più luce, ma la voce di Dean mi fermò. - El...- Disse soltando. Guardai nella sua direzione, si era spostato più avanti, affacciandosi oltre lo schienale del divano. Lo vidi chinarsi a terra e gli andai incontro.
Jody era stesa a terra, braccia e gambe stese in modo scoordinato e un rivolo di sangue le scorreva lungo la tempia.
Non ci pensai due volte, mentre Dean poggiava le dita sulla carotide per sentire il battito io corsi su per le scale. - EL!- Sentii gridare, ma non ci feci caso. Avevo una sola cosa in mente.
Mi precipitai lungo il corridoio sentendo altri passi correre con me, ma erano un sottofondo.
La porta della camera era aperta, ma non accostata come sempre, bensì spalancata e buia. Solo la luce della luna e dei lampioni esterni la rischiaravano. Il letto era sfatto, la finestra spalancata e tutti i giochi che Mary teneva sulla scafallatura a lato della stanza erano sparsi ovunque, il comodino ribaltato e la lampada che usava sempre per leggere la sera era caduta a terra rotta.
Bloccata sulla porta sentii Dean dietro di me raggiungermi, trattenere il respiro e poi ripartire. Lo sentii cercare per tutta casa, in tutte le stanze chiamandola. Sperando si fosse nascosta da qualche parte. Io mi avvicinai solo al suo letto. Presi la sua volpe di pezza, la sua preferita, quella regalatagli da Sam quando aveva due anni. Quella che la proteggeva durante la notte, soprattutto se non eravamo in casa.

Eravamo in salotto. Sam era corso appena avevamo chiamato e con lui Sarah. Ora lei era poggiata al muro affianco al camino, come se non sapesse bene cosa fare. Sam era seduto accanto a lei, poggiando i gomiti sulle ginocchia aperte, con il mento poggiato sulle mani e Dean non riusciva a fermarsi. Camminava avanti e indietro, andava verso la cucina, poi verso la porta sul retro e poi verso le scale, ma poi tornava sempre indietro.
Io ero seduta al centro del divano, la volpe stretta tra le mani poggiate sulle ginocchia e lo sguardo fisso in avanti, senza vedere in realtà niente. Non riuscivo a mettere un pensiero in fila dietro l'altro e in realtà non avevo veri e proprio pensieri. La mia mente era affollata di frasi spezzate, parole senza un nesso tra loro e un grande vuoto al centro.
- Avrei dovuto essere più attenta, più pronta a reagire...- Sentii dire a Jody. Era sulla poltrona alla mia destra, aveva del ghiaccio che teneva premuto sulla testa e non smetteva di tremare. - Mi dispiace... mi dispiace così tanto.- Continuava a dire.
Sapevo che non era colpa sua. Era stata presa alla sprovvista, attaccata alle spalle e non era una cacciatrice come noi, ma quelle parole facevano solo crescere rabbia e dolore dentro di me.
Non ero lì quella sera, non c'ero stata per la mia bambina e adesso non sapevo cosa dovevo fare.
Avevo avuto a che fare con questo genere di cose per tutta la vita e ora mi sentivo inutile.
- Jody, ripetimi com'è andata.- Disse Dean.
Sentii Sam lasciar uscire l'aria come in uno sbuffo. Era la quinta volta che Dean chiedeva a Jody le stesse cose, ma lei rispondeva sempre come fosse la prima. - Sono arrivati all'improvviso. Ho sentito dei rumori al piano di sopra. Pensavo fosse la piccola che si era svegliata, ma non ho fatto in tempo ad andare a controllare che la porta si è spalancata. Qualcosa l'aveva sfondata. Ricordo delle grida provenire dalle scale e almeno tre figure piombarmi addosso.-
Dean si fermò e poi riprese a camminare. - Questo non ha senso. perchè avrebbero dovuto lasciarti come testimone se erano anche in vantaggio numerico?-
Sam non si scompose. - Lo abbiamo già valutato, probabilmente perchè VOLEVANO un testimone.- ripetè per l'ennesima volta quella notte.
-Ricordi qualche dettaglio? Hai visto qualcosa, un particolare?- Insistette Dean.
Jody scrollò le spalle poggiando sul tavolino di fronte il ghiaccio. - Come ho già detto non ho visto molto. L'unico particolare che mi ha catturata è stato il riflesso della luce della luna sulle loro pupille...- Poi sembrò fermarsi, focalizzarsi su qualcosa. - E i denti... i denti erano diversi, strani. -
Nella stanza calò ancora di più il silenzio.
Poi Sarah si mosse, voltandosi leggermente verso Sam. - Non avevi detto che oggi siete andati a caccia di vampiri?-
Dean si voltò di scatto verso di lei, come folgorato. Sam corrugò le sopracciglia e la fissò, poi si voltò verso Dean. - Sì, ed era un caso diverso dal solito. Quasi mai i vampiri non sono insieme al nido di chi li ha creati, soprattutto nei primi tempi. Di solito i loro creatori non li lasciano soli, senza una guida...-
-... a meno che non gli servissero come diversivo.- Disse molto piano Dean, quasi avesse paura delle sue stesse parole.
Tremai al solo pensiero. Avvicinai il piccolo animale da pezza al mio volto mentre le lacrime iniziavano a scendere lungo le mie guance. Lo shock stava sparendo e al suo posto un dolore sordo e attanagliante cresceva. Quando il suo odore, di cui il pupazzo era inevitabilmente impregnato, mi colpì non riuscii più a trattenermi e iniziai a singhiozzare.
La mia piccola era sola.
Sentii Dean avvicinarsi a me. - Mary...- Bisbigliai.
L'avevo lasciata sola.
- La nostra  piccola...- Iniziai a dire tra un singhiozzo e l'altro, passando senza rendermene neanche conto alla mia lingua natia.
Dean si sedette accanto a me e mi strinse a lui.
Ora era in mano a un branco di creature feroci e assetate.
- Rivoglio la nostra piccola.- Singhiozzai crollando sul suo petto mentre mi stringeva sempre di più a sè, in un abbraccio doloroso di cui avevamo entrambi bisogno. - La rivoglio Dean...- Piansi.
- Ce la riprenderemo.- Disse lui, provando a crederci, provando a non farsi carico di tutte quelle paure che ci avvolgevano. - Andremo a riprendercela e faremo il culo a chiunque ce l'abbia portata via.-
Cercai di calmarmi e alzai lo sguardo. Percepii distrattamente che eravamo rimasti soli nella stanza, gli altri si erano spostati in cucina. Il mio sguardo si fisso oltre lui, fissando lo sguardo dietro le sue spalle. - Non avremmo mai dovuto averla.-
- Non dirlo.- La sua voce era dolce, nonostante le mie parole fredde. Con la mano mi costrinse a voltare lo sguardo verso di lui. - Sai che non lo pensi.- Passò piano le dita sulle mie guance per asciugare le mie lacrime, ma già di nuove avevano preso a scorrere.
- Allora non avremmo dovuto continuare con questa vita.- Dissi.
- Siamo legati a filo doppio a questa vita.- La sua voce era cupa e piena di rimpianti. - Non ci avrebbe mai abbandonato e una cosa del genere sarebbe probabilmente accaduta lo stesso.-
Poggiai la fronte contro la sua spalla e mi lasciai andare di nuovo. Mi sentivo cadere a pezzi.
- Avremmo dovuto proteggerla Dean... ha solo sei anni.- Piansi stringendo la stoffa della sua camicia nei miei pugni.
Avevo bisogno che restasse lì con me e non mi lasciasse andare. E così fece. Mi strinse a sè come se anche lui fosse a pezzi e quello fosse l'unico modo per non perdersi.

Gli altri si erano spostati in cucina, Sam stava digitando al computer mentre Sarah gli passava fogli e articoli che ci erano serviti quel pomeriggio per la caccia. Jody se ne stava seduta affianco cercando di dare una mano come poteva.
Appena entrammo anche noi nella stanza, tutti e tre alzarono gli occhi. Sam si alzò e venne verso di me per stringermi in uno dei suoi abbracci pieni di affetto, quasi ricominciai a piangere sentendo tutto quello che anche lui provava con quel semplice contatto. - Ne verremo a capo El.- Mi sussurrò. Io lo strinsi per fargli capire che ero felice che fosse lì, ma non riuscii a rispondere nulla a parole.
Quando tornò al portatile io mi avvicinai al bancone sul quale stavano lavorando. - Jody, perchè non vai a casa? Stenditi un po' e riposa. Se ci sono novità ti chiamiamo.- Disse Sarah.
- Vorrei dare una mano se posso...- Disse lei senza guardare nessuno negli occhi.
Mi avvicinai e gli presi una mano tra le mie, stava ancora tremando. - Jody hai già fatto tanto e sei anche stata aggredita. Perchè non vai di sopra nella stanza degli ospiti a dormire, così se c'è bisogno ti chiamiamo.-
Lei alzò lo sguardo su di me, aveva gli occhi lucidi e si vedeva quanto fosse stanca e provata. Alla fine cedette e annuì. La aiutai ad alzarsi e la accompagnai nella stanza per darle una mano nel caso avesse bisogno.
Tornata di sotto, sentii che i due fratelli stavano parlando di alcune possibilità sulla faccenda. Vidi Sarah appoggiata al bancone della cucina, era affaticata e si teneva la base della schiena. - Perchè non vai anche tu a riposare? Non ti fa bene stancarti così, sei al sesto mese di gravidanza, devi stenderti.- Lei mi guardò sfinita, ma determinata nel voler dare una mano.
Lei e Sam si erano incontrati alcuni anni prima che io mi unissi a loro, ma poi Sam e Dean avevano continuato con il loro viaggio, alla ricerca di loro padre e lei era rimasta nella sua cittadina a cercare di andare avanti con la sua vita. Poi due anni prima Sam si era imbattuto nuovamente in lei ed era bastato poco perchè riscoprissero quello che c'era tra loro e che prima non avevano avuto la forza di affrontare. Ora erano sposati da quasi un anno e lei aspettava il loro primo figlio. Negli anni in cui sono stati insieme Sarah aveva imparato molto sul nostro lavoro e spesso se poteva dava una mano.
Sam alzò lo suardo su sua moglie. - Tesoro non preoccuparti, vai a stenderti.- Lei annuì e andò a posargli un bacio sulla tempia. Quando mi raggiunse la accompagnai di sopra nella camera da letto mia e di Dean e la aiutai a stendersi.
Tornata di sotto mi avvicinai anche io al tavolo, scivolai sotto il braccio di Dean e sbirciai lo schermo del computer davanti a cui era Sam. - Avete trovato qualcosa?- Chiesi.
Sentii Dean sospirare, poi Sam mi rispose. - Abbiamo valutato diverse possibilità, anche che non includessero la caccia di oggi, ma è stata davvero troppo semplice per escludere che non fosse tutto costruito proprio per distrarci.- Lo guardai negli occhi mentre continuava. - Una cittadina qui vicino, un piccolo gruppo di vampiri facili da stanare e da uccidere.-
Sospirai, era un'ipotesi abbastanza concreta. - Ma allora cosa facciamo? Come troviamo chi li ha trasformati e dove hanno portato Mary?- La voce quasi mi si spezzò verso la fine della frase.
- Abbiamo sfogliato vecchi casi, dai più recenti che abbiamo concluso per vedere se poteva essere una qualche vendetta.- La voce cupa di Dean arrivò da sopra la mia testa, ma sembrava lontana anni luce.
Tremai al pensiero della mia piccola nelle mani di una qualsiasi creatura sovrannaturale che ce l'aveva con noi. - E avete trovato qualcosa?- Sussurrai quasi timorosa di avere delle risposte.
Fu di nuovo Sam a rispondere. - Sì. Una caccia di parecchi mesi fa.- Disse aprendo file su file con gli articoli inerenti al caso a cui avevamo lavorato mesi prima. Mi sembrava di riconoscere qualcosa in tutte quelle carte, ma non abbastanza da essere una caccia a cui avevo preso parte anche io. - Eravamo io e Dean, insieme a Garth e altri cacciatori che ci avevano chiamato.- Continuò Sam. Corrugai la fronte, ricordavo vagamente la telefonata di Garth un pomeriggio di parecchio tempo prima. - Si trattava di un grosso nido in una cittadina vicino Pheonix. Erano in diversi a capo di quel gruppo di vampiri e si consideravano una famiglia.- Controllai l'articolo dove si parlava della sparizione di due ragazzi dalla periferia della grande città. - Pensavamo di aver eliminato tutti, ma deve esserci sfuggito qualcuno...-
- ... Ed ora è venuto a riscuotere vendetta.- Conclusi. - Deve aver passato questi mesi a crearsi un nuovo gruppo per poter attaccare.-
- Sembra la pista più probabile.- Disse Dean. - Abbiamo partecipato a poche cacce ultimamente e tutte le altre che abbiamo concluso hanno pochissime probabilità di essere collegate a tutto questo.- Fece una pausa raccogliendo le idee. - Ora bisogna solo capire dove cercare. Non abbiamo idee.-
Guardai il mio compagno e vidi attraverso i suoi occhi tutto il dolore che tratteneva, la sua preoccupazione nella piega tra le sopracciglia corrugate, probabilmente alla ricerca di cosa potesse essergli sfuggito.
Presi il suo viso tra le mani dolcemente, incrociando il suo sguardo. Carezzai piano quel graffio che solo poche ore prima ci preoccupava, non sapendo come spiegarne la presenza a Mary. Lui si sporse verso di me poggiando la fronte contro la mia e chiudendo gli occhi, sapeva che con me vicino poteva lasciarsi andare e mollare un po' la presa. Era una situazione difficile, inaspettata e dolorosa. Non pretendevo niente da lui e da nessun altro. Ero solo arrabbiata, infuriata con me stessa per non esserci stata quando la nostra bambina aveva più bisogno di noi.
Mi scostai colpita da quella che speravo fosse una buona intuizione. - Se ha deciso di colpire stanotte e se è riuscito a trovare il luogo dove abitiamo, significa che ci osservava da tempo. Ci avranno seguito e saranno stati in zona per valutare come muoversi.- Cercai di ragionare con loro.
- Devono essere stati attenti a coprire le loro tracce però.- Disse Sam.
Annuii. - Si ma qualcosa deve essergli pur sfuggito.- Affermai più speranzosa che sicura. - Dobbiamo cercare su tutti i giornali anche di città vicine a Lawrence e dobbiamo sentire dalle stazioni di polizia se ci sono state segnalazioni, sparizioni o ritrovamenti strani. Cose non così strane da creare allarmismo nella comunità, ma abbastanza da avere un qualche riscontro nei testimoni.-

Passarono ore. Ore nelle quali sfogliammo tutti gli articoli di quotidiani della zona. Io e Sam con i nostri portatili vagliavamo le possibili zone e poi consultavamo gli archivi dei giornali, mentre Dean chiamò le varie stazioni di polizia, nonostante l'ora che l'orologio scandiva. Le ore passavano ma non ci permettevamo di arrenderci alla stanchezza.
Il sole era ormai alto nel cielo quando Dean cambiò tono della voce al telefono con l'ennesimo sceriffo. - Davvero?!- Si alzò dalla poltrona su cui era sprofondato durante le ore passate e si avicinò a noi che ci eravamo spostati sul tavolo in sala da pranzo. - Sì signore, grazie per l'informazione. Può mandare i verbali all'indirizzo di posta eletronnica che le detto?- Lo guardai in attesa, curiosa di sapere se finalmente eravamo arrivati a una svolta. - Grazie Sceriffo Bradfort, io e il dipartimento le siamo grati per la collaborazione. Se avremmo bisogno di altri dettagli la contatteremo.- Poi chiuse la chiamata.
- Brookfield.- Disse solo.
Io e Sam cominciammo a digitare, aprii l'archivio del quotidiano locale e andai alla data che Dean mi disse. Nella cronaca sembrava non esserci nulla di particolare, poi lui mi indicò un articolo piccolo a fondo pagina.
"Anziano trovato morto nella sua casa a 89 anni".
Le poche righe che c'erano riportavano solo del ritrovamento dell'anziano, del suo trasporto all'ospedale locale. Nulla di strano, solo un povero signore senza famiglia che era stato trovato dalla vicina qualche giorno dopo il decesso. Guardai Dean senza capire.
- Lo sceriffo della zona mi ha raccontato che è stato archiviato come ordinario, ma che al loro arrivo i medici legali hanno imputato la morte alla quasi completa assenza di sangue nelle vene.- Spiegò. - Ha detto anche che non è il primo caso nella zona, hanno pensato a un qualche tipo di anemia negli anziani, dato che sono i soli a essere in quelle condizioni.-
Sbuffai. - Anemia. Sul serio?- Alzai il sopracciglio e lui alzò le spalle.
Sam nel frattempo leggeva altri articoli simili e annuì in accordo. - Sì, potrebbe essere la pista giusta.-
- O la sola che abbiamo.- Aggiunsi scoraggiata. Dean poggio le mani sulle mie spalle e si chinò a darmi un bacio leggero sulla testa.

"Now I've tried to talk to you and make you understand
All you have to do is close your eyes
And just reach out your hands and touch me
Hold me close don't ever let me go"

Le note si spargevano per la macchina e più andava avanti la canzone più facevo fatica a tenere duro e non ridurmi in pezzi. Quella canzone significava troppo per noi due, per me e Dean e per la famiglia che poi eravamo diventati.
"More than words is all I ever needed you to show
Then you wouldn't have to say that you love me
'Cause I'd already know "

- Dean...- Dissi tenendo la voce bassa per cercare di nascondere l'emozione che la rompeva. - Per piacere puoi spegnere la musica?-
Lui mi guardò attraverso lo specchietto retrovisore e poi spense la radio laciandomi uno sguardo di comprensione. Cercai di sorridergli e quando non ci riuscii tornai a guardare fuori dal finestrino.
Sam nel posto del passeggero teneva d'occhio la mappa per dire a Dean dove andare per raggiungere la cittadina da cui volevamo partire con le indagini. Era l'ultima cittadina ad aver avuto "quegli strani casi di anemia" a detta degli agenti che avevamo contattato nelle ore successive alla telefonata fatta da Dean.
Ormai eravamo arrivati a Holden, Missuori. Sarah, che era rimasta a casa sotto nostra insistenza, ci aveva chiamato da poco per informarci che aveva contattato lo sceriffo locale dicendo che stavamo arrivando per le indagini.
Ci presentammo tutti e tre vestiti da agenti federali, come al solito risultò strana la nostra presenza per casi ritenuti ordinari, ma era l'unico modo per avere una qualche collaborazione.
La segretaria ci accolse e dopo qualche minuto di attesa venimmo ricevuti dallo sceriffo. Era guardigno nonostante i nostri distintivi e la telefonata di Sarah, che si era finta a capo della nostra sezione di indagine, per dare più veridicità alla nostra farsa. Il sospetto e l'incertezza da parte sua erano evedenti. Si poggiò sulla sua poltrona e ascoltò le nostre domande e richieste. A quanto pare i ritrovamenti di anziani morti nelle loro abitazioni erano state frequenti in quell'ultimo periodo, ma non così tante da allarmare le persone della cittadina. I casi potevano essere associati per pochi fattori, scarsità di sangue nelle vene e la presenza di segni simili a punture da qualche parte del corpo.
Per loro cercare conclusioni logiche sulle cause dei decessi aveva portato a determinare delle morti naturali e a dei problemi di sangue, probabilmente già presenti nei soggetti. I sospetti dell'anemia erano anche stati associati a un possibile sintomo di una puntura di insetto, ma comunque non correlati alla morte.
Ogni volta sentire queste affermazioni dichiarate con tanta sicurezza mi stupiva e quasi divertiva, oggi non ci trovavo nulla di divertente invece. Era così difficile trovare in certi dati, in certe situazioni qualcosa di diverso da ciò che si ritiene reale e naturale? Era così difficile riscontrare particolarità che ti facevano pensare fuori da quello che ritenevi ordinario?
Mia figlia era in pericolo e ovviamente non davo loro nessuna colpa, ma se tutti accettassero di vedere quello che non vogliono vedere, ora probabilmente non mi ritroverei qui a sperare che non le succeda nulla, mentre cerchiamo di venire a capo delle indagini.
- Ci sono stati altri casi simili anche a Trenton.-
Ero in piedi accanto alla finestra dell'ufficio a guardare il parcheggio, mille pensieri mi passavano per la testa, ma quelle parole attirarono la mia attenzione. - Non abbiamo sentito di altri casi così in zona.- Affermò Sam, stupito quanto me.
- A dire la verità sono stati anche di più i casi, ma sono state subito archiviate le pratiche.- Continuò lo sceriffo. - Ne sono venuto a conoscenza dopo i primi due uomini morti qui da noi. Conosco alcuni agenti del posto e mi hanno raccontato loro delle similarità tra i nostri ritrovamenti quando pochi giorni fa ci siamo incontrati per una birra. -
Mi scambiai uno sguardo con Sam e Dean. - Può metterci in contatto con loro?- Chiese Dean.

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Ci diedero subito i contatti e chiamammo la stazione di polizia di Trenton, ma non dissero nulla di più di quello che già ci era stato detto dallo sceriffo con cui avevamo parlato quella mattina. Così continuammo le ricerche a Brookfield, anche se sospettavamo che la tana non si trovasse in quella cittadina.
I ritrovamenti con caratteristiche simili a quelle degli anziani di questa città erano molti di più a Trenton. Era una città più grande e quindi era anche più facile per loro nascondersi.
Sospettavamo che il nido si trovasse lì e che poi in alcuni si fossero spostati per nutrirsi e non destare troppi sospetti. Era sì più grande di Brookfield, ma non certo una metropoli dove potessero passare inosservati, se si fossero nutriti sempre e solo in quella città allora avrebbero di certo destato sospetti sia negli abitanti che nelle forze dell'ordine.
Non sapevamo dove cercare però, nè potevamo dire se i vampiri fossero ancora in zona. Nessun'altra morte da alcune settimane. Così passammo il pomeriggio e la notte a controllare le zone meno frequentate della cittadina, gli edifici abbandonati, ma nessuna traccia di un insediamento. La decisione di partire per la città vicina perciò era ormai definitiva.
La mattina presto del giorno dopo eravamo già arrivati e prima delle dieci avevamo parlato con gli agenti locali e lo sceriffo di zona. Non ci dissero nulla di nuovo rispetto al giorno prima.
Ormai la speranza si affievoliva dentro di me, ma cercavo di aggrapparmi a quella poca che mi rimaneva per tirare avanti. Senza quella non ce l'avrei fatta. Sapevo che non c'erano certezze su ritrovare Mary e anche se la mia testa voleva dirmi che non dovevo illudermi, il mio cuore si accendeva ogni volta che qualcosa ci portava vicini alla strada giusta. Per poi spegnersi quando mi rendevo conto che non c'era certezza in nulla di quello che scoprivamo. Da quando eravamo partiti più che avvicinarci al ritrovare la mia bambina mi sentivo sempre più persa.
La notte avevo dormito pochissimo e quel poco che ero riuscita era solo perchè mi ero stretta a Dean. Tutto quello che riuscivamo a fare era darci piccoli, ma importanti, gesti di conforto, ma non riuscivamo a parlare. A parte brevi dialoghi su cose di poco conto o sulle indagini insieme a Sam, tra noi non c'erano parole. Solo un dolore sordo e il sapere che eravamo in quello insieme. Sapevo che Dean era con me e provava quello che provavo anche io, ma non riuscivo a togliermi dalla testa che la colpa era anche mia. Sarei dovuta stare a casa. Non servivo davvero in quella caccia, la sera della sparizione di Mary, ma era vicino a casa e avevo deciso di unirmi a Sam e Dean. Per dar loro una mano e per staccarmi dalla vita domestica che a volte si faceva troppo pressante e stretta per me.
Non ero mai stata una persona che amava i lavori di casa, ma li facevo, non ero mai stata una a cui piace stabilirsi per tanto tempo in una sola città, ma lo avevo fatto. E quelle decisioni non mi pesavano, non davvero, ma a volte avevo bisogno di fuggire da tutto e distrarmi. E quella sera era stato così. E avevo avuto la mia punizione.
Sebbene sapessi logicamente che era un ragionamento insensato, non riuscivo a togliermi quel peso dal cuore. La certezza che se fossi stata a casa l'avrei protetta anche a costo della mia vita e tutto quello non sarebbe successo.
Per tutto il viaggio in macchina verso Trenton quei pensieri non avevano fatto altro che affollarmi la mente e avevo tenuto lo sguardo lontano, fuori dal finestrino della macchina per non incrociare gli occhi di Dean. Avevo sentito spesso il suo sguardo posarsi su di me attraverso lo specchietto retrovisore e a volte anche quello di Sam, ma li avevo ignorati.
Sapevo che se avessi incrociato il suo sguardo in quei momenti, dove il dolore aveva la meglio, sarei crollata e non potevo permettermelo ora. Dovevo rimanere concentrata sulla caccia e affrontarla come se da essa non dipendesse tutto per me. Dovevo riempire la testa di informazioni e di tutto quello che mi avrebbe aiutato ad affrontare le cose in maniera pratica e efficiente. Mentre lì in macchina i pensieri vagavano solo sul volto della mia piccola, della mia bambina, e di come fosse sicuramente impaurita in quel momento. Certo a meno che non fosse...
Una lacrima scese sulla mia guancia e prontamente la feci sparire. Così non avrei aiutato nessuno. Sperai che Dean e Sam non si fossero accorti di niente, ma sapevo che Sam mi osservava sempre con la coda dell'occhio e che a Dean non sarebbe sfuggito quel gesto repentino con la mano.

Prendemmo una camera al motel del paese e aprimmo la cartina della zona sul letto matrimoniale al centro della stanza. Poi, aprendo i fascicoli dei ritrovamenti che ci avevano dato alla stazione di polizia, incominciammo a segnare i luoghi dove erano avvenuti sulla mappa, sperando di far luce sulla situazione.
Purtroppo però non sapevamo se i vampiri ci aspettavano o se con il rapimento di Mary avessero già avuto la loro vendetta, nel qual caso era questione di tempo prima che se ne andassero dalla zona. Dovevamo trovarli in fretta.
- Sembra si siano inizialmente concentrati nella zona vicino alle fabbriche e poi spostati sempre più verso il centro della città.- Disse Sam.
Era seduto di fronte a me un una sedia della stanza, mentre io ero con Dean sul lato del letto contro il muro e stavamo cercando di capire su che zone puntare.
Dean si sporse un po' di più. - Sì è vero. Mi sembra troppo semplice, ma potrebbe essere che si siano insediati proprio in quella zona.-
- Se non volevano farsi trovare sarebbe stato un bel passo falso.- Aggiunsi. - A meno che non faccia parte del loro piano anche questo e vogliano farsi trovare.-
Mi guardarono. - Se così fosse sarebbe un problema, non sappiamo quanti siano, ma loro sanno che noi siamo in tre. Avranno i numeri per sopraffarci.- Rispose Sam.
- Ma quale altra scelta abbiamo?- Chiese Dean.
Gli presi la mano tra le mie pensando. - Forse un modo c'è.- Dissi.

Ci mettemmo un giorno intero a individuare l'insediamento, il punto esatto dove erano radunati. E appena trovato non aspettammo oltre per addentrarci nella zona, avevamo aspettato anche troppo tempo.
Decidemmo di agire a pomeriggio inoltrato, nonostante la notte fosse vicina e avrebbe giocato in loro favore, non potevo aspettare di più. Non con la mia bambina nelle loro mani. In ogni caso l'edificio doveva essere ben protetto dai raggi del sole.
Gli edifici che ci trovammo davanti erano appartenuti a piccoli complessi familiari, probabilmente abitati da operai che lavoravano nelle industrie accanto, ma come le fabbriche anche loro erano completamente abbandonate. Le finestre erano sprangate con assi di legno e non si riusciva a intravedere nulla all'interno degli edifici. Sembrava tutto normale, ma sapevamo che non era così.
Avevamo valutato che quella era la zona più probabile su dove potesse trovarsi il nido già il giorno prima, ma la conferma c'era stata qualche ora prima con il ritrovamento di un altro corpo proprio in quella zona e degli avvistamenti di movimenti sospetti. Gli agenti credevano ci fosse un ritrovo di spacciatori dato il via vai di figure durante la notte.
Muovendoci piano e con circospezione ci avvicinammo alla porta sul retro, quella che avevamo valutato essere la più esposta al sole in quel momento della gionata. Speravamo che la luce del giorno ci desse un minimo di vantaggio.
La porta sembrava chiusa come gli altri ingressi da assi di legno, ma quando Sam si avvicinò si accorse subito che queste non erano fissate anche allo stipite e bastò ruotare la maniglia e spigere verso l'interno per aprirla.
Guardai Dean affinaco a me, entrambi con coltelli lunghi e affilati alla mano e siringhe con sangue di uomo morto pronte per essere estratte e usate contro ciò che ci aspettava al di là della porta. I nostri occhi si incontrarono cercando di darci forza a vicenda. - Per nostra figlia.- Disse pieno di rabbia e di speranza. Speranza di trovarla in quella casa. Con la consapevolezza che nulla ci avrebbe fermato dal salvarla.
Annuii decisa in risposta e tornammo a concentrarci sull'ingresso.
La stanza che ci si presentò davanti era deserta, solo qualche mobile che arredava una cucina abbandonata da parecchio tempo. Avanzammo di qualche passo cercando di fare poco rumore. Qualcosa stonava, guardandomi attorno vidi il pavimento davanti al frigorifero più lucido. Polvere e sporcizia invadevano tutta la stanza, probabilmente per via degli anni passati in cui era disabitata, ma non in quel punto. Feci cenno a Dean che si avvicinò e aprì piano l'anta per controllare. Quando si spostò per mostrarci l'interno potemmo vedere che era acceso e pienamente funzionante, oltre che pieno di sacche di liquido rosso. Quello era decisamente il posto giusto. Dovevamo solo trovare chi abitava quella casa per ucciderlo, trovare Mary e sperare che tutto questo non fosse solo una trappola.
Mi avvicinai al varco che portava verso il resto della casa lasciando la porta sul retro aperta in modo da assicurarci una fonte di luce per quei pochi mentri, e mi affacciai su quello che doveva essere l'atrio dell'ingresso principale. Sembrava come la stanza appena oltrepassata, polvere ovunque e tutto deserto. Nessun segno della presenza di qualcuno o qualcosa. Avanzando trovai di fianco a me, sulla sinistra, una porta chiusa che probabilmente portava a un sottoscala o un seminterrato. Subito sopra le scale salivano fino al primo piano e in fondo, dove mi stavo dirigendo io, c'era l'ingresso principale della dimora. Altre due porte si affacciavano su quell'atrio, la cosa migliore era partire da quelle per controllare poi i piani superiori.
Feci cenno a Sam e Dean che era tutto tranquillo e insieme avanzammo nel buio quasi totale. Il pavimento era fatto da vecchie assi di legno, capii subito che per quanto fossimo stati cauti piccoli rumori erano inevitabili e avrebbero raggiunto gli occupanti della casa, sia che ci stessero aspettando sia che fossero ignari del nostro arrivo. Dovevamo fare in fretta ed essere attenti a ogni mossa, per quanto possibile.
Ci avvicinammo alla prima stanza, leggermente schiarita dalla luce che filtrava tra le assi di legno delle finestre. Ormai la luce proveniente dalla porta sul retro non serviva più, così prendemmo le nostre torce e accendemmo un fascio di luce ciascuno per cotrollare meglio la zona, ma nè in quella nè nella stanza sucessiva trovammo nulla a parte vecchi mobili consunti e impolverati di quelli che una volta dovevano essere state il salotto e la sala da pranzo.
- Mamma... Papà.- Una voce impurita e sottile rimbombò nel silenzio della casa, risuanando quasi come un urlo.
Mi colpì dritta al cuore. Il mio sguardo andò subito verso le scale, da dove sembrava essere arrivata, e poi guardai Dean per capire se ero stata la sola a sentirla. Dean incrociò il mio sguardo smarrito e terrorizzato e nel suo vidi soltanto il rflesso delle mie stesse emozioni.
Mary era qui. In questa casa occupata da vampiri. Quegli esseri che l'avevano rapita da noi e che sicuramente la stavano terrorizando a morte. Non potevo lasciarla in mano loro un secondo di più. Il solo sapere che era stata lì per quasi due giorni mi uccideva, ma dovevamo agire con cautela. La mia testa sapeva di non poter fare mosse avventate, quegli esseri non aspettavano altro, ma il mio cuore mi diceva di muovermi e non stare lì impalata mentre la nostra bambina era a pochi passi da noi e ci aspettava per essere salvata.
Pensavo a quello che dovevo fare e quello che volevo fare e vidi tutto questo anche negli occhi di Dean.
Strinsi gli occhi, cercando di calmare il respiro e i battiti del mio cuore, per cercare di agire nel modo più giusto, per non fare avventatezze nella fretta di riavere mia figlia. La mano di Sam, che era vicino a me, si strinse sul mio braccio, dandomi conforto. Mi fece sentire che non eravamo soli, ma sembrava anche una prevenzione a ogni mia mossa azzardata. Anche lui sembrava combattuto dal correre in aiuto di sua nipote, ma sapeva che non era quello il modo per aiutarla, dovevamo essere cauti.
- Papà... dove sei?- La voce di Mary era quasi un piagnucolio indistinto, ma in quella casa sembrava amplificarsi quasi in modo innaturale.
Non ebbi neppure il tempo di aprire gli occhi che sentii qualcuno correre verso le scale.
- Accidenti.- Sentii Sam dire a mezza voce. Poi il peso della sua mano scomparve e lo vidi affrettarsi verso le scale per seguire Dean al piano superiore.
Corsi anche io per raggiungerli, con la paura di cosa ci aspettava. Nella casa regnava troppa calma. Misi il piede sul primo gradino quando sentii un rumore secco. Poi la luce che arrivava ancora dal retro dell'edificio scomparve. Il più silenziosamente possibile mi avviai verso la cucina e superata la soglia feci solo in tempo a sentire forti rumori provenire dal piano superiore, un grido e poi un forte dolore alla base della nuca.

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Sentivo la testa pesante. Le palpebre erano come macigni.
C'erano rumori attorno a me, ma non riuscivo a distinguerli. Provai ad aprire gli occhi e la mia vista non riuscì a mettere a fuoco nulla, vedevo solo annebbiato. Cercai di far mente locale su quello che ricordavo, ma nulla, solo nero.
- A quanto pare la mammina si sta svegliando.- Sentii vagamente dire a una voce.
Cercai di sollevare la testa, ma era troppo pesante. Provai a muovere le braccia, ma neanche quello mi riuscì molto bene.
- El...- Sentii una voce, stavolta familiare, accanto a me chiamarmi. Iniziai a capire cosa stava succedendo, a ricordare dove mi trovavo. Con un grande sforzo alzai finalmente la testa e mi poggiai al retro della sedia sulla quale mi trovavo. Sbattei diverse  volte gli occhi e inizia finalmente a vedere la stanza poco illuminata in cui ci trovavamo.
C'erano diverse figure attorno a me, ma non riuscii a distinguerne neanche una nitidamente. - El.- Chiamò più ferma la voce al mio fianco. Mi girai e vidi Dean guardarmi con apprensione. - Dean...- Dissi incerta. - Dove siamo?-
Poi vidi il suo sguardo impotente, abbassai gli occhi e vidi che era legato alla sedia su cui era. Non mi ci volle molto per capire che ero legata anche io allo stesso modo. Polsi legati insieme dietro la schiena, agganciati al legno e gambe legate ai piedi della sedia. Al di là di Dean vidi Sam che guardava in cagnesco le figure che si trovava davanti e con la coda dell'occhio cercava di capire se stessi bene.
- Mamma...- Sentii piagnucolare piano una voce.
Voltai di scatto la testa verso la voce che aveva parlato e subito spalancai gli occhi.
Mary era lì, rannicchiata contro il muro davanti a me. Ci separavano solo pochi metri e mi guardava impaurita. Il volto rigato di lacrime.
Di fianco a lei una donna con i capelli scuri la controllava e si assicurava che non si spostasse da dove doveva stare.
- Mary...- Chiamai. Vidi la donna sorridere sorniona mettendole una mano sulla sua testa e non ci vidi più. - Mary!- Cercai di rompere le corde che mi tenevano legata, forzai e stratonai, sentii la carne lacerarsi sotto di esse, ma non mi importava. Dovevo raggiunderla e staccarla da quella donna.
- El fermati... Ferma! Così ti fai solo del male.- Cercò di dirmi Dean, ma io quasi non lo sentii.
Continuai a tirare e strattonare, senza nessun risultato. - Togli le tue luride mani da mia figlia stronza!- Urlai continuando a cercare di liberarmi. - Non la devi toccare!-
- Vedo che qui abbiamo tanta energia.- Disse una voce fredda, la stessa che avevo sentito poco prima mentre riprendevo conoscienza. Girai lo sguardo verso sinistra e vidi un uomo venire verso di me. - Mi spiace dirti che non ti servirà a molto.- Lo guardai con tutto l'odio di cui ero capace, se solo avessi avuto le mani libere gli avrei spaccato quello stupido sorriso che aveva sulle labbra. - Direi che ora si può cominciare dato che siamo tutti svegli. Che dite?-
Sentii varie voci assentire e ridacchiare sarcastiche, mi guardai attorno e finalmente vidi quello che avevo solo intravisto in modo sfocato all'inizio. Eravamo in quello che sembrava un seminterrato, dietro l'uomo che aveva parlato c'erano delle scale che portavano al piano superiore. Probabilmente eravamo ancora nella casa in cui ervamo entrati. Sulle scale c'erano due figure, uno sostava lungo la rampa e guardava la scena con un ghigno stampato in faccia e l'altra stava in cima, sotto l'arco della porta e controllava la situazione con braccia conserte. Intorno a noi nel resto della stanza, c'erano diverse figure. Ne contai, rabbrividendo, almeno una decina.
In tutto dovevano essere quindici, anche da slegati ci avrebbero sopraffatto prima di riuscire a fare una qualsiasi mossa. Ma non potevamo neanche rimanere così, fermi ad aspettare che facessero di noi quel che volevano, lasciando così mia figlia in mano loro. Dovevo liberarmi. Provai a raggiungere il pugnale che tenevo nascosto nella manica durante la caccia, ma non c'era più.
- Dean, la tua donna sperava di riuscire a liberarsi, le vuoi dire tu quanto questa cosa sia inutile?- Continuò l'uomo.
Dean affianco a me soffocò un'imprecazione. - Ci hanno tolto tutte le armi El. Comprese quelle che tenevamo nascoste. - Lo guardai, ma lui teneva d'occhio i vampiri che riempivano la stanza e controllava che Mary stesse bene e non facesse nulla di avvetato.
Sam incrociò il mio sguardo e cercò di trasmettermi sicurezza e forza, provando a dirmi con i soli occhi che ce l'avremmo fatta anche questa volta, cosa che al momento mi risultava molto difficile da credere. Non sapevo quanto fosse passato da quando eravamo entrati in quella casa, non sapevo cosa fosse successo nel frattempo, nè perchè ci volessero lì.
Dean anticipò i miei pensieri e le mie parole, parlando per primo. - Cosa volete?-
- Per cominciare, scusate la mia maleducazione. So chi siete voi, ma voi non sapete chi siamo noi.- Disse allargando le braccia come ad accogliere le altre persone presenti nella stanza. - Mi chiamo Rodney e lei è la mia adorata Beatrice.- Indicò la donna accanto a Mary. - E loro sono i nostri figli.- Il ghigno tornò sulla sua faccia mentre quelli che aveva chiamato figli attorno a noi snudavano i loro denti affilati.
Non prestai altra attenzione a loro, mi voltai e ritrovai gli occhi di Mary, impauriti e confusi. Il suo sguardo passava da Dean a Sam e poi a me. Quando vide che la guardavo si fermò su di me e iniziò nuovamente a piangere.
Era piccola, non conosceva il mondo per come lo conoscevamo noi e non doveva scoprirlo a quel modo. Come avremmo fatto a spiegarle tutto? A fare passare gli incubi che tutto questo le avrebbe procurato?
- Tranquilla piccola, adesso ti portiamo via di qui.- Dissi cercando di tranquillizzarla. - Vedrai che io, tuo padre e tuo zio troveremo un modo.-
I miei occhi erano solo su di lei, il resto della stanza non esisteva, contava solo farla calmare. Dovevamo trovare un modo per uscire di lì.
Non mi accorsi dei movimenti accanto a me, di Rodney che si era spostato dietro di noi, verso di me. Nè mi ero accorta che Dean e Sam si stavano agitando, cercando di vedere che cosa voleva fare. Mi accorsi solo degli occhi di Mary che si spalancavano pieni di paura.
Poi una mano si fece strada tra i miei capelli e mentre ne prendevo atto questa strattonò forte. Usò una tale forza da farmi quasi credere che mi stesse spezzando il collo. Urlai senza volerlo, accecata dal dolore e presa in contropiede da quella mossa inaspettata. - Non si parla mentre gli altri stanno cercando di tenere una conversazione cordiale ed educata. - Disse tirando ancora di più, mettendo una mano attorno al mio collo.
- Elena!- Sentii gridare Sam. Dean affianco a me provò a liberarsi, imprecando impotente davanti a quello che stava succedendo. Eravamo nelle loro mani e non potevamo fare nulla.
Mary gridò chiamandomi disperata. Provai a sollevare un po' la testa, contrastanzo la forza del vampiro per vederla, cercare di rassicurarla che stavo bene, ma la vidi solo partire di corsa. Sfuggì alla donna affianco a sè prendendola alla sprovvista e si lanciò verso di me. Afferrò il braccio di Rodney e lo strattonò cercando di allontanare la sua mano dal mio collo.
- Mary...- Cercai invano di parlare mentre lui stringeva un po' più forte la presa.
- Mary no!- Urlò Dean.
Rodney stacco la mano da me e con un solo gesto la spinse via violentemente, facendola cadere a terra. La vidi sbattere tutto il fianco destro, la spalla e la testa. Rimasi ferma, terrorizzata e furiosa. - Bastardo!-
La chiamai più volte sperando che stesse bene, le corde ai polsi ormai avevano scavato a fondo nella carne e sentii il sangue cominciare a colare lungo le mani. Poi finalmente la vidi muoversi e tirarsi su a fatica. La donna le fu subito al fianco prendendola malamente per un braccio e portandola dove era prima.
- Come stavo dicendo, prima di questa interruzione molto scortese. - Riprese l'uomo lasciandomi andare e tornando davanti a noi. - Voi siete qui perchè avete distrutto la mia famiglia.- Il suo sguardo divenne ancora più gelido. - Tu Dean e tu Sam, ormai conosco tutto su di voi. Elena è solo una fortunata aggiunta a questa caccia.- Fece una pausa. - I due fratelli Winchester e la loro compagna di caccia in un sol colpo.- Si avvicinò alla donna che prima aveva chiamato Beatrice e si voltò di nuovo verso di noi. - Pensavo di essere fortunato a catturare già voi due, ma avere anche la mogliettina è un gradito extra.-
- Cosa vuoi?- Chiese Sam.
Lui sogghignò e si avvicinò a Mary. - Lasciala! - Urlò Dean quando mise una mano sotto il suo mento, ma lui lasciò lì la mano e si voltò verso di noi.
- Oh quello che voglio è semplice. Voi avete ucciso la mia famiglia. Nostro padre e i nostri fratelli e sorelle. In questi mesi ho faticato, trovando nuovi figli per me e Beatrice. Tutto con un solo scopo finale. Farvi pagare ogni cosa.- Lasciò andare Mary e si avvicinò di nuovo a noi. - Sapete...- Sorrise continuando a parlare. - Io e Beatrice stavamo pensando di mettere su una famiglia nostra già da un po' quando siete comparsi nelle nostre vite.- Si voltò verso di lei. - Abbiamo sempre desiderato avere anche una piccolina tra noi.-
Sbiancai. - NO!- Urlò Dean. - Non puoi! Non...- Ma io lo interruppi.
- Ti prego.- Dissi piano guardando Mary e poi di nuovo lui. - Ti prego lasciala andare. Puoi fare quello che vuoi a me, ma lasciala andare. Lei non ha fatto niente.-
- Sì. Lasciala e potrai avere noi. Tutti e tre.- Disse Sam.
Lui sembrò soppesare le nostre parole, poi guardandoci sempre dall'alto in basso e il suo sguardo si accese ancora di più. - E cosa cambierebbe? Io vi ho già tutti qui, alle mie condizioni. - Gli altri vampiri nella stanza presero a ridere in assenso e poi alcuni di loro si spostarono per prendere Mary e tenerla ferma da entrambi i lati. La donna si spostò dietro di lei, le spostò i capelli dietro le spalle e poi posò su di esse le mani per bloccarla.
Guardai la scena atterita. - No...- Dissi a mezza voce.
- Vedrete vostra figlia cambiare, diventare qualcosa di meglio di voi semplici esseri umani. - Disse con fermezza. - E poi le insegnerò a fare di voi quello che è giusto che sia. Dopottutto avrà molta fame appena il cambiamento sarà fatto.-
Cercai nuovamente di liberarmi, usando tutta la forza che avevo, ma non serviva a niente. - Dean...- Piansi mentre lo chiamavo. - Dean dobbiamo fare qualcosa...-
- Lo so.- Disse con sforzo mentre cercava anche lui un modo per liberarsi.
Sam era nella nostra stessa situazione. - Ormai non dovrebbe mancare molto.- Disse.
Lo sperai con tutto il cuore.
Rodney sorrise, fingendosi commosso dei nostri tentativi di liberarci e poi si voltò avvicinandosi a Mary. - NO!- Gridai. La vidi divincolarsi con tutta la forza che aveva chiamandoci disperata. - LASCIATELA STARE!- Gridai terrorizzata.
Dal piano di sopra si sentì un forte schianto, rumori confusi e alcune voci che si gridavano l'un l'altra. I due vampiri che erano sulle scale fino a poco prima erano scomparsi, probabilmente erano saliti per vedere meglio cosa aveva procurato quei rumori. Altri tra quelli nella stanza corsero su per le scale per vedere cosa succedeva e se c'era bisogno di loro.
Nella stanza tutti erano fermi con gli sguardi puntati al piano superiore. Mary piangeva in silenzio smarrita, senza capire cosa stesse accadendo. Poi qualcosa rotolò giù per i gradini e arrivò ai piei di Rodney. Era la testa del vampiro che prima si trovava in cima alle scale.
I rumori provenienti dal piano di sopra non si fermarono, ma prima ancora che qualcuno capisse come muoversi e cosa stava accadendo con precisione comparvero sette figure che si precipitarono di sotto. Piombarono sui vampiri che si trovavano più vicini, allontanando finalemente le loro mani da mia figlia.
- Garth!- Sentii gridare Sam.
La sua figura si fece largo tra le altre e si precipitò a slegarci. Dean fu il primo, che subito si fiondò su Rodney, già tenuto fermo da un altro cacciatore. Poi liberò anche Sam e me.
- Grazie Garth. Avevo paura che non arrivaste in tempo.- Gli dissi mentre mi slegava i polsi. -Un altro minuto e sarebbe stato troppo tardi.-
Si spostò a slegarmi una caviglia mentre io con le mani ormai libere slegavo l'altra. - Dovere El. Tra cacciatori ci si aiuta. Avreste fatto lo stesso per ognuno di noi. - Ed era vero. Quelli che eravamo riusciti a radunare come secondo attacco, in caso la nostra ricognizione si fosse rivelata una trappola, erano tutti cacciatori che avevamo incontrato noi o i nostri amici durante gli anni. Tutti sapevamo cosa significasse quello che ci era capitato e quanto fosse importante aiutarsi. Era una tragedia che poteva accadere a tutti quelli che si trovavano a vivere come noi ed era bene ricordare di non essere completamente soli.
Appena fui libera corsi verso Mary, ma venni fermata da un altro vampiro. Garth subito dietro di me mi passo un macete e delle siringhe con sangue di uomo morto. Riuscii a distanziare il vampiro, grazie al coltello, quanto bastava per prendere una siringa e riuscire a piantargliela nel collo, così da paralizzarlo.
Mentre gli piantavo la siringa nella carotide di quel vampiro vidi Beatrice liberarsi da uno dei cacciatori che le si era avventato contro- Lo aveva sbattuto al muro e messo fuori gioco per poi avanzare verso Mary a denti snudati. Nessun accanto a loro si era accorto della sua mossa, nè era libero per fermarla. Vidi solo Mary appiattirsi contro il muro cercando di sfuggirle vedendola arrivare.
Mi liberai del vampiro che mi aveva bloccato il passaggio e corsi verso di loro. Corsi verso Mary mentre la vampira si lanciava a bocca spalanzata verso il corpicino di mia figlia.
Un secondo dopo strinsi gli occhi per il dolore. Il mio braccio tra di loro, stretto dalla morsa dei denti della vampira. Mary mi chiamò piangendo e io la guardai cercando di rassicurarla con un sorriso. Perchè finchè lei era salva andava veramente tutto bene.
Racimolai tutta la rabbia che provavo in quel momento e spinsi via Beatrice con un calcio. In quel momento da dietro di lei comparve Sam. Aprofittando del fatto che fosse distratta e stesse cercando di recuperare l'equilibrio con un macete le taglio di netto la testa. Mi voltai verso Mary e la strinsi a me cercando si proteggerla da quello che stava accadendo in quella stanza, cercando di nascondere il suo viso contro di me per non farle vedere più di quanto avesse già visto.
Mi inginocchiai alla sua altezza continuando a stringerla. - Piccola mia.- Piansi contro la sua spalla mentre lei si aggrappava con disperazione a me e singhiozzava. - Stai bene? Ti hanno fatto del male?- Non sentivo neanche il dolore al braccio mentre la stringevo.
- Mamma...- Continuò a piangere lei.
Per il momento la sua presenza calda tra le mie braccia poteva bastare per rassicurarmi, mi sarei occupata dopo del resto.
Tornai a concentrare l'attenzione anche sulla stanza attorno a noi mentre la stringevo, ma non era rimasto nessuno lì attorno, a parte corpi stesi a terra. Poi vidi Garth avvicinarsi dalle scale.
- Sono tutti di sopra alle prese con gli ultimi sopravvisuti che provavano a scappare, ma abbiamo finito.- Disse.
Repressi il pianto di sollievo che sentivo crescere, dovevo portare Mary fuori da quella casa il prima possibile. - Grazie Garth. Davvero.- Allungai una mano verso di lui e strinsi la sua con affetto.
Sentii Mary muoversi contro di me, per scostarsi, ma la strinsi di più a me. - No tesoro. Prima devo portarti fuori di qui.- Le carezzai la nuca guardando verso Garth, poi tornai a parlare verso di lei. - Ora stringiti a me più che puoi e tieni gli occhi chiusi.-
Mi alzai tenendola in braccio e seguii il mio amico su per le scale, non soffermandomi su quello a cui passavo di fianco. Arrivati in cima i rumori della lotta si sentivano ancora arrivare dalle altre stanze della casa. Garth andò deciso verso il retro aprendo la porta sulla strada da dove eravamo entrati ore prima. Era notte, ma la luna e i pochi lampioni rischiaravano abbastanza per vedere con chiarezza ciò che ci circondava.
Avanzai fermandomi a pochi metri dalla porta e rimisi a terra Mary. - Ora puoi aprire gli occhi tesoro.- Dissi mettendomi davanti a lei.
Lei li aprì e mi guardò ancora confusa, il volto rigato di lacrime, e si guardò attorno. - Mamma dov'è papà?-
Le passai dolcemente una mano sulla guancia. - Tranquilla, presto arriverà.- Sarei voluta correre dentro a dar loro una mano, ma non potevo lasciarla. Sperai solo che tornassero indietro tutti interi e che non fosse accaduto nulla a Dean o Sam.
- Sì ormai dovrebbero avere finito.- Sentii dire piano a Garth.
Sentendo quella voce e potendo allontanarsi da me stavolta, si girò verso di lui e gli corse incontro abbracciandogli le gambe. - Zio G! Sei qui anche tu!-
Lui si chinò per essere alla sua altezza e gli scompigliò i capelli sulla testa. - Certo piccolina, non potevo starmene in disparte sapendoti in pericolo.-
In quel momento vidi comparire una figura affannata dalla porta. Si fermo a guardarsi intorno e appena incrociai i suoi occhi quasi iniziai a piangere di nuovo. Stava bene e non sembrava ferito. Finalmente tornai a respirare libera da ogni peso come non ero da giorni. Gli feci un piccolo cenno sorridendo e poi tornando a guardare la nostra bambina. A quel punto anche lui la vide e corse verso di lei, il volto pieno di sollievo e ancora provato dalla lotta. - Mary!-
Lei si girò. - PAPA'!- Corse verso di lui e quando si incontrarono a metà strada lui la prese al volo e la strinse a sè, le posò una mano dietro la testa e nascose il volto contro la sua spalla.
- Piccola mia...- Lo sentii sussurrare. Poi con la bambina ancora stretta a sè sollevò il viso e mi guardò. Si avvicinò e strinse anche a me in quell'abbraccio pieno di sollievo, di dolore e di amore. - La nostra principessa sta bene.- Sussurrò ancora, come se cercasse di convincersi che tutto quello era vero. Che stavano bene.
- Sì...- Dissi io stringendoli a mia volta.
Dopo un tempo che sembrò infinito ci staccammo e poggiammo nuovamente a terra Mary. - Papà chi erano quelle persone?- Chiese quasi pigolando. La sua manina stretta sui jeans del padre come a non volersene staccare.
Lui sospirò e la guardò dolcemente. - Erano delle brutte persone. Persone che volevano farci del male, ma per fortuna non ci sono riusciti.-
- Ma torneranno?- La sua voce era piena della paura accumulata in quei giorni. - Hanno detto che vi volevano, torneranno a prendervi?-
- No tesoro.- Dissi io abbassandomi su di lei. - Non torneranno più.-
Lei ci osservò attentamente, cercando rassicurazione e poi annuì appena tirando su col naso.
Quando una voce la chiamò dietro di noi, lei la riconobbe subito e gli corse incontro. - Zio!- E venne stretta dalle ennesime braccia che volevano assicurarsi che stesse bene, che fosse davvero lì e tutta intera.
Mi voltai a osservare le altre facce provate di quella sera, in tutto compresi noi e Garth eravamo venti cacciatori. Vidi facce conosciute e non, ma tutte a loro modo felici di vedere che la bambina per cui si erano battuti stesse bene tra le braccia dei suoi cari. Ovviamente c'era anche stanchezza e dolore per quella che non era di certo stata una delle serate più tranquille della loro vita. Ma negli occhi, tra cipigli non molto cordiali, o espressioni che potevano sembrare burbere, potevi leggere sollievo. Sollievo nell'essere riusciti a salvare una giovane vita e speranza di riuscirci ancora in futuro. Il sollievo che faceva andare avanti noi cacciatori.
Andai verso di loro per ringraziarli insieme a Dean, mentre Sam stava con Mary. Ognuno di loro aveva contribuito alla nostra salvezza. Strinsi a me i miei amici più cari, quelli che c'erano sempre stati in un modo o nell'altro e scambiai strette di mano vigorose con quelli che sapevo essere lì per aiutarci anche se non ci conoscevano.
- El.- Sentii Sam chiamarmi. Mi girai e vidi che stava fissando il mio braccio destro.
Abbassai lo sguardo e vidi che la manica della camicia era completamente zuppa di sangue. Mi ricordai del morso, il dolore era sempre stato presente, ma lo avevo rilegato in una parte lontana della mente. Fino a quel momento avevo altre priorità. Mentre ora, tornando con la mente presente e con Mary al sicuro, il dolore tornò acuto e bruciante.
Dean affianco a me seguì il nostro sguardo e vide anche lui le condizioni del mio braccio. - Elena! Che cazzo è successo?- La sua voce era piena di preoccupazione, sollevò il mio braccio per rimuovere la stoffa lacerata e insanguinata. Sibilai forte per la nuova stilettata di dolore che partì per quel movimento improvviso e brusco.
- Fai piano Dean.- Dissi tra i denti mentre lui girava tra le mani il braccio per osservare meglio.
Una delle cacciatrici vicino a noi si fece avanti e con un gesto deciso fece capire a Dean di stare fermo. Prese piano il mio braccio tra le mani e provò a togliere la stoffa in modo più delicato. Nel farlo lanciò uno sguardo di rimprovero a Dean per i suoi modi. - Sembra un bel morso.- Disse Tonia ispezionando la ferita.
- Sì è stata quella stronza che teneva Mary.- Spiegai.
Dean si fece avanti per guardare meglio anche lui. - Ci vorranno dei di punti.- Disse.
- Non ti ha sanguinato addosso o sulla ferita vero?- Chiese conferma Tonia.
Scossi la testa. - No, non ne ha avuto neanche il tempo.- Avvicinai il braccio al petto per provare a diminuire il bruciore. - Ho messo il braccio in mezzo tra lei e Mary appena in tempo e subito dopo Sam le ha tagliato la testa.-
La vidi annuire. - Beh tornate alla macchina o dove alloggiate e fattela medicare subito.-
Dean continuava a fissarmi il braccio preoccupato. - Ehi..- Dissi piano richiamando la sua attenzione. Lui mi guardò senza cambiare espressione. - Non preoccuparti, basta che la fasciamo e starò meglio.- Lui annuì poco convinto.
Alcuni cacciatori si mossero poco dopo. Piano piano tutti ci salutarono e si allontanarono. Alcuni chimando col telefono chi li aspettava e altri con la promessa di vedrsi presto, magari in circostanze più felici.
Era strano che dopo la paura, il dolore e l'adrenalina della battaglia, tutto finisse lì. Qualche saluto e ognuno per la sua strada. Ma eravamo stanchi e provati e come noi, ognuno voleva tornare alla propria casa o al proprio rifugio per riprendere le forse e tornare alla proprio missione personale il giorno sucessivo.
Non erano stati giorni facili e le emozioni forti provate quella sera ci stavano facendo crollare piano piano. Così ci avviammo verso la nostra macchina senza sapere come altro ringraziarli. Ero sicura sapessero, anche senza bisogno di parole, che per qualsiasi cosa anche noi ci saremmo stati pe loro.
Garth venne nella nostra direzione. - Ho parcheggiato vicino a voi. Ho riconosciuto l'Impala e mi sono fermato lì.-
Arrivati alla macchina iniziammo a fare una fasciatura momentanea per il braccio, giusto il tempo di arrivare al motel. Poi salutammo Garth. Lo abbracciai stretto trasmettendo tutto l'affetto che provavo per lui e la gratitudine che non si sarebbe mai esaurita per quello successo quella notte.
Appena salita in macchina strinsi Mary a me sul sedile posteriore, mentre Dean si sedeva accanto a noi, lasciando guidare Sam. Capivo cosa provava nel non voler lasciare il nostro fianco neanche un istante. Ci strinse poggiando il braccio sulla mia spalla e cullammo insieme Mary durante il breve tragitto che portava alle nostre stanze nel motel della città. Quando fu tempo di scendere lei era già addormentata.
Dean la prese su con delicatezza e si avviò verso la nostra stanza, mentre Sam andò verso la sua subito affianco. - Avete bisogno di qualcosa?-
- No Sammy. Vai a riposare, ci penso io al suo braccio.- Disse Dean girando le chiavi nella serratura con cautela per non scuotere troppo la piccola.
- Va bene.- Mi strinse in un abbraccio veloce e aprì la sua porta. - Vado a chiamare Sarah, sarà morta di paura perchè non mi faccio vivo da ore.-
Chiusi la porta dietro di me il più piano possibile per non svegliare Mary che dormiva già avvolta nelle coperte. Dean l'aveva messa al centro del letto matrimoniale nella stanza e lei sembrava dormire tranquilla nonostante l'accaduto dei giorni appena trascorsi.
Dean era al tavolo e stava già disponendo gli strumenti del kit di pronto soccorso che gli sarebbero serviti. Mi avvicinai a lui e lo strinsi da dietro inspirando il suo profumo e l'odore della lotta appena finita, che impermeava la stoffa dei suoi vestiti. Lui fermò quello che stava facendo, si girò nell'abbraccio e stringendomi a lui mi baciò a lungo, assaporando quel momento nel modo più dolce possibile.
Quando ci staccamo poggiai la fronte contro la sua ancora stordita da tutto quello che era successo. - Per fortuna sta bene...- Dissi piano. - Per fortuna non le è successo niente.-
- Credevo di impazzire.- Incominciò lui. - Quando la vedevo lì indifesa, sentendo cosa volevano farle... stavo impazzendo.- La voce gli si incrinò a metà frase. - E non riuscivo a liberarmi.-
Gli presi il volto tra le mani e cercai il suo sguardo con il mio, trovandolo pieno di dolore e disperzaione. - Shh... lo so Dean. - Baciai piano la sua fronte. - Lo so.- I miei occhi furono di nuovo nei suoi. - Ma siamo qui e stiamo bene. Lei sta bene.- Aggiunsi con decisione. - Non so come ci siamo riusciti, ma ce l'abbiamo fatta.-
- Abbiamo dei buoni amici e dei colleghi di cui ci si può fidare per le cose che contano.- Disse.
Annuii in accordo. Dopo ci staccammo, decidendo di darci una ripulita sommaria e di medicare la ferita prima di andare a letto anche noi.
Mi sedetti al tavolo girandomi verso di lui. Lo vidi prendere in mano il disinfettante e del cotone, mi guardò e a un mio accenno di assenso prese a versarlo piano sulla ferita aperta. Strinsi i denti fino a quasi farmi male per il bruciore che partì dal braccio, ma non feci neanche un verso per paura di svegliare Mary. Lui tamponò la ferita e poi preparò ago e filo.
- Se penso a cosa poteva succederti.- Disse piano chiudendo il primo punto di sutura. - Come ti è venuto in mente di farti mordere?- Disse a denti stretti e con voce dura, ma sapevo che più che con me lui ce l'aveva con se stesso. Lo conoscevo bene e sotto quel punto di vista era come me. Per le persone care avrebbe dato la vita, ma non sopportava che loro si facessero del male senza che potesse intervenire.
Sospirai mentre lui continuava a chidere uno dietro l'altro i punti sul mio braccio e con l'altra mano gli carezzai il volto, portando le dita tra i suoi capelli. - Non potevo fare altrimenti.- Dissi. - O il mio braccio o nostra figlia.-
Lui alzò il volto dopo aver chiuso l'ultimo punto e mi guardò negli occhi, la mia mano ferma ancora sul lato del suo viso. Sentii i miei occhi inumidirsi, alcune lacrime scendere prima che potessi accorgermene. - Se le avessero fatto del male...- Repressi un singhiozzo, cercando di arginare il crollo che stavo avendo. Ma non avevo controllo, il dolore di quei giorni esplose dentro di me iniziai a singhiozzare forte senza riuscire a fermarmi.
Lui mi strinse forte a sè, cercando di tenermi insieme in quell'abbraccio e piano piano scivolò a terra, inginocchiandosi ai miei piedi. Posò il volto sul mio petto e sentii subito la maglia inumidirsi sotto il suo tocco. Il mio respiro tornò a regolarizzarsi, calmando i singhiozzi incontrollati. Strinsi il braccio sano attorno al suo collo e sprofondai il viso tra i suoi capelli piangendo piano insieme a lui.
Stretti così, nel silenzio della stanza, svuotammo tutte le emozioni che ci stavano distruggendo in piccoli pezzi. Terrore, dolore, impotenza, speranza e amore. Tutte pronte a disfarci.
Piccoli mugugni arrivarono alle nostre orecchie, un respiro che piano piano di faceva più affannato. Alzammo lo sguardo verso il letto da cui provenivano e vedemmo Mary rannicchiarsi più su se stessa agitata.
Guardai Dean impotente di fronte alle ripercussioni inevitabili che quella esperienza aveva avuto e avrebbe continuato ad avere anche in futuro su nostra figlia.
Chiusi gli occhi sperando che tutto quello non fosse successo e che la nostra vita sarebbe continuata tranquilla, ma non era così. Sentii la mano di Dean sulla mia guancia e aprii gli occhi trovando i suoi ad aspettarmi. C'era la stessa preoccupazione in quel verde che sempre mi aveva stregato. Mi baciò dolcemente invitandomi a prendere atto di quella realtà e si alzò andando verso il letto.
Presi un respiro e mi avvicinai anche io dall'altro lato, sedendomi vicino al corpicino caldo della mia bambina. Dolcemente Dean la svegliò, strappandola all'incubo che le disturbava il sonno.
Lei si alzò di scatto mentre alcune lacrime le bagnavano già gli occhi. - Papà... - Pigolò stringendosi a lui.
- Lo so tesoro.- Disse abbracciandola e carezzandole piano la schiena. - Era solo un sogno. Ora sei al sicuro, non devi più avere paura.- Disse piano poggiando un piccolo bacio sulla sua testa.
Mi sporsi verso di loro carezzando piano i suoi capelli. - Vieni, prova a dormire di nuovo. Ci siamo noi qui con te.-
Mi infilai sotto le coperte accanto a lei, facendola stendere di nuovo. Il suo viso contro il mio petto mentre la sua mano si stringeva su un lato della mia maglia, come a non volermi fare allontanare. Dean fece lo stesso dall'altro lato, poggiando un braccio su di noi come a proteggerci e l'altra mano di Mary si strinse su di lui, tenendolo lì con noi.
Piano piano il suo respiro si regolarizzò di nuovo, addromentandosi e noi restammo lì abbracciati. Guardando lei e scambiandoci qualche sguardo tra di noi. Finchè anche per noi la stanchezza ebbe la meglio.








Note dell'autrice:
Ho deciso di scrivere una terza One Shot riguardo la storia su Dean e Elena così di getto.
Avevo in testa da un po' questo tipo di sviluppo e ho provato a buttar giù quello che riuscivo in questi giorni. Non è venuta per nulla come volevo, l'ho anche cancellata e ora la sto ripubblicando dopo averla rivista e corretta (c'erano non so quanti errori dati dall rilettura approssimativa che avevo fatto).
Spero in ogni caso che se siete arrivati fin qui vi sia piaciuta e in ogni caso grazie per averla letta.

A presto!
  
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