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Autore: hakodate93    21/05/2019    0 recensioni
Nella Terra di Mezzo, durante la Terza Era, viveva un giovane principe nano della Casata dei Piediroccia, Austri. Una notte accade l'inevitabile, un incontro voluto dal destino. E così la sua vita vira verso un nuovo futuro di speranza. "La tua discendenza sarà numerosa come le stelle del cielo" così gli aveva promesso la nobile dama. Tra nani, draghi, orchi, stregoni e strane creature alate, una storia che trae libera ispirazione dall'universo fantasy tolkeniano.
Genere: Fantasy, Guerra, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nani, Nuovo personaggio, Pallando, Thorin Scudodiquercia
Note: Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 3

 

Da mio nonno tramite mio padre questa è giunta a me. Sognavano il giorno in cui i nani di Erebor avrebbero reclamato la loro patria. Non c’è scelta, Balin, non per me.

(Thorin Scudodiquercia – Lo Hobbit Un viaggio inaspettato)

 

Austri, Veigr, i nani dei Piediroccia e delle altre tre casate del sud-est ora cavalcavano come forsennati. Il tempo era decisamente loro nemico. Scesero a spron battuto il versante nord delle Montagne Nebbiose e si trovarono alla destra del nemico. Dovevano aprirsi un varco per poter raggiungere Thrain e i suoi. La fortuna era un po’ dalla loro parte. Gli orchi non s’aspettavano di vederseli arrivare alle spalle. Riuscirono a sbaragliarli in parte. Quei maledetti orchi erano decisamente in gran numero e ci voleva tempo per eliminarli tutti. Austri e buona parte della formazione riuscì a proseguire verso le sponde del lago Kheled-zaram, nelle cui vicinanze si trovava il bosco che dava rifugio ai nani di Durin. Scesero dai pony ed entrarono a piedi.

 

Austri entrò nel bosco e aveva una gran voglia di togliersi l’armatura decisamente scomoda. Mentre era distratto da questi pensieri, udì delle grida di nano: “Du Bekar! Du Bekar!”. Allora vide un giovane nano che incitava gli altri e nel mentre affrontava gli orchi con la spada nella destra e un ramo di quercia a mo’ di scudo nella sinistra. Rimase colpito da quella scena. Nonostante fosse ferito e con l’armatura danneggiata, riusciva a fronteggiare un gruppo di orchi che lo circondava. Austri si diede dello stupido. Quel giovane combatteva con coraggio, mettendo a repentaglio la vita, e lui se ne restava a guardare imbambolato. Imbracciò la spada, dimenticandosi della sua armatura, e corse a dargli aiuto. Con un colpo orizzontale, tagliò di netto le gambe a un orco. Un altro paio di orchi furono passati a fil di spada. L’altro si rincuorò pensando di avere le spalle coperte. E allora i suoi colpi si fecero più poderosi. Austri pensò un po’ orgoglioso un po’ spaccone che era arrivato il momento di sfoggiare le lezioni impartitegli da Veigr con la spada.

 

Il valoroso guerriero nanico con lo scudo di quercia era più alto degli altri nani, anche più di Austri che già di suo non era basso. I capelli corvini e ondulati, sciolti sporchi e sudati, gli roteavano da un lato all’altro mentre colpiva i nemici. Gli occhi feroci di un blu intenso e di ghiaccio. Aveva diverse escoriazioni sul viso e sulle braccia. Sotto la cotta di maglia in prezioso mithril solo un camicione pesante, i pantaloni e gli stivali. Si capiva subito che combatteva chissà da quanti mesi. Chissà com’era stanco, pensò Austri non potendo esimersi dall’ammirarlo. Eppure sembrava divorato da un fuoco interno che non lo faceva crollare. L’odio per gli orchi doveva essere immenso. La morte del nonno. Adesso quella del fratello e il padre in pericolo di vita…

 

Il principe dei Piediroccia contribuì molto a liberare l’altro nano dagli orchi che lo circondavano e insieme corsero in direzione nord-est, uccidendo altri orchi e liberando altri nani dentro il bosco. In men che non si dica uscirono all’aperto e radunarono i superstiti. Tra questi c’era anche Thrain che vide il figlio:

- Sia benedetto Aule. Thorin, sei vivo!

E lo abbracciò quasi piangendo. Ma il figlio lo esortò a non perdere tempo. Presto sarebbero arrivati rinforzi dai Colli Ferrosi e bisognava organizzare la resistenza. Austri capì così di aver aiutato Thorin figlio di Thrain II, futuro erede al trono di Durin. Allora un’ondata di sentimenti lo pervase. Non si reputava un eroe, ma neanche un vigliacco. Ma era ben conscio che un giorno sarebbe diventato Re e quel pensiero a volte lo schiacciava e lo impauriva. Di fronte a lui un altro principe destinato a governare che non aveva timore di morire e guidava con fermezza i suoi soldati.

 

Intanto Veigr aveva rintracciato il padre di Austri, Lofarr, e lo conduceva dal figlio. Lofarr, seppur contento di rivederlo dopo tanti mesi, era preoccupato per la piega che aveva preso la battaglia:

- Seppur il vostro arrivo ci sta dando un po’ di tregua, non ne verremo a capo finché non ridurremo il nemico di numero. Quel lerciume di Azog se ne sta tranquillo e al sicuro dentro Moria a vederci scannare.

- Padre – disse Austri – ho sentito parlare Thorin figlio di Thrain di rinforzi che stanno arrivando dai Colli Ferrosi. Stringiamo i denti. C’è ancora speranza.

- Dunque stanno arrivando Nain e suo figlio Dain. Prepariamoci e torniamo ai Cancelli di Moria.

E Lofarr si voltò in direzione delle montagne seguito dal figlio e dal fedele Veigr. Assieme ai loro soldati si riunirono a Thrain e Thorin decidendo il da farsi.

 

I Piediroccia, riuniti ai Durin, si disposero serrando le fila a sud-est dei Cancelli (per poter avere ancora la protezione del bosco e del lago). Gli orchi li scorsero e iniziarono a schernirli, gridando loro che ormai avevano le ore contate e che avrebbero tagliato le teste di ogni capo delle Sette Casate, cosicché la lurida stirpe nanica andasse in malora. Thorin intimò a tutti di mantenere la calma, ma di far credere ugualmente agli orchi che abboccavano alle loro provocazioni. Così urlando partirono alla carica. Gli orchi risposero caricando a sua volta, non accorgendosi però che alle loro spalle Nain, Dain e i nani dei Colli Ferrosi arrivavano di gran carriera sferrando un attacco micidiale. La battaglia stava per raggiungere il suo culmine.

 

 

   
 
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