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Autore: PrincessintheNorth    21/05/2019    1 recensioni
Nuova edizione della mia precedente fanfic "Family", migliorata ed ampliata!
Sono passati tre anni dalla caduta di Galbatorix.
Murtagh é andato via, a Nord, dove ha messo su famiglia.
Ma una chiamata da Eragon, suo fratello, lo farà tornare indietro ...
"- Cosa c’è?
Deglutì nervosamente. – Ho … ho bisogno di un favore. Cioè, in realtà non proprio, ma …
-O sai cosa dire o me ne vado.
- Devi tornare a Ilirea."
Se vi ho incuriositi passate a leggere!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Morzan, Murtagh, Nuovo Personaggio, Selena | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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MURTAGH
 
Ovviamente le cose dovevano mettersi male.
Sinceramente avrei pagato qualunque cifra (avevo abbastanza denaro, dopotutto) purchè una cosa, una sola, una volta, andasse bene, senza problemi. Evidentemente al destino non piacevano le monete d’oro.
Sin dal momento che Katie era partita avevo fatto le valigie, perché tanto lo sapevo benissimo che lei si sarebbe messa nei casini o l’avremmo dovuta raggiungere: come volevasi dimostrare, dodici ore dopo mi aveva contattato con lo specchio dicendomi che avremmo dovuto raggiungerla ad Ilirea. Fin qui era tutto piuttosto ovvio: non puoi fare un processo se mancano gli imputati. Ciò che mi aveva sconvolto era stata la sua espressione preoccupata e impaurita, dato che dovevi metterti d’impegno per spaventare Katherine Shepherd in quel modo.
Sembrava avesse visto un fantasma: quando le avevo chiesto cosa fosse successo, aveva scosso la testa, per poi dire “non lo so di preciso”.
A peggiorare la sua situazione c’era stato il fatto che i suoi genitori fossero dovuti ripartire per il Nord: un lord si era messo a far casino e il paese non poteva stare a lungo senza il re e la regina, così come April non poteva stare mesi senza la mamma e il papà. Dopotutto, non sapevamo quando sarebbe finito il processo e avrei volentieri rispedito a casa anche Katie e Belle se solo quell’idiota di Eragon non avesse deciso altrimenti senza neanche chiedermi “ti sta bene?”. Forse perché sapeva che la mia risposta non sarebbe stata un pacifico “ma certo, mettici pure in pericolo tutti, anzi, guarda, facciamo da soli!” ma un più diretto sfilettamento a mo’ di triglia.
L’unica nota positiva?
Il viaggio fu leggerissimo.
Riuscii, non so grazie a quale superpotere, a convincere Belle a farsi una poppata da una balia un paio d’ore prima che partissimo: fece addirittura la cacca prima della partenza e, dulcis in fundo, dormì per buona parte del tempo. Per il resto, si limitò a giocare con il suo draghetto e a ridacchiare tra sé e sé.     
Ovvio, si divertì anche a scoprire che Castigo aveva delle bellissime squame rosse molto divertenti da prendere a “pugni”.
Arrivammo a Ilirea a sera inoltrata: Belle era crollata da circa due ore, per cui anche scendere da Castigo fu più facile, senza la nanetta che mi prendeva a calci. Ciò che nessuno di noi si sarebbe aspettato, però, fu l’accoglienza, se non con tutti gli onori e le parate, calorosa.
- Lord Morzan, Lady Selena, bentornati. Le vostre vecchie stanze sono state ristrutturate e riordinate. – fece un maggiordomo. – Inoltre Sua Maestà la regina vi ha messo a disposizione tre servi a testa e fatto sì che troviate in camera la cena ancora in caldo.
- Dubito che la regina si sia dimostrata così accondiscendente nei nostri confronti da sola. – commentò Morzan con una leggera acidità.
L’uomo non riuscì a trattenere un mezzo sorriso. – In effetti la principessa Katherine potrebbe averle leggermente forzato la mano … a proposito. – si rivolse a me. – A vostra moglie la regina ha assegnato i vostri vecchi appartamenti e vi ha già fatto mettere una culla per la principessina Belle.
- Grazie. – risposi cercando di non sbadigliargli in faccia. La paternità faceva quest’effetto: se fino al giorno prima potevi tranquillamente star sveglio tutta la notte, dopo l’arrivo di una piccola peste come Belle faticavi ad arrivare alle nove e mezza di sera.
- Aspetti. – lo fermò Morzan. – Quanto leggermente Katie ha forzato la mano alla regina?
Lo sguardo del maggiordomo fu quanto più di eloquente potesse esserci.
- Minacciare una guerra da cui la regina non potrebbe mai uscire vincitrice le basta, ser?
- Avanza anche. – ridacchiò mamma.
Evidentemente a quel tipo Nasuada non stava troppo simpatica se era disposto a rivelare informazioni così preziose, come l’inferiorità economica e militare rispetto al Nord, ad estranei, tutti e tre considerati criminali degni della pena capitale nell’Impero.
- La cena per me c’è ancora? – chiesi.
- Se la principessa Katherine non l’ha razziata …
Katie doveva aver dato prova delle sue abilità di divoratrice di mondi anche ad Ilirea.
- Ha ben deciso che ciò che le era stato servito per cena non era sufficiente ed è andata alla taverna. – spiegò con un mezzo sorriso divertito. – Comunque è già tornata.
Meno male. Le taverne di Ilirea non erano il posto più sicuro per una ragazza, specialmente per una bella e attraente come Katie.
- Ma … per me? – fece Eragon.
- Anche le vostre stanze sono già pronte, ser. Inoltre vi avviso che vostro cugino, il conte di Palancar, è in visita in città con la sua famiglia.
- No, ehi, aspetta. – lo fermò mamma scuotendo la testa. – Ci dev’essere un errore. Mio nipote non è un conte.
- Non siamo ancora arrivati a quel punto, mamma. – sospirò Eragon.
- Gli stai raccontando la storia della tua vita a capitoli? – commentai a quel punto.
- Non la storia della mia vita! – sospirò. – Solo ciò che è successo negli ultimi vent’anni.
- E a che punto saresti?
- Ehm … più o meno alla partenza da Carvahall mia e di Brom.
- Peccato che Derek ci abbia già detto tutto. – ridacchiò Morzan sotto i baffi.
- Ma … non vale! – protestò Eragon.
- Non glielo dire, o riparte con la storia del “IO COMANDO DAPPERTUTTO!”.
Ci avviammo verso gli appartamenti reali, dove si trovavano anche le nostre stanze.
Entrai e immediatamente sentii alle mie spalle un sospiro di sollievo.
- Ah, sei tu …
Katie si era rintanata dietro la porta, con la spada in una mano e il pugnale nell’altra.
- Cosa stai facendo? – feci a quel punto, stranito.
- Evito di morire, no? – rispose scuotendo la testa e abbracciandomi. – La nanetta dorme?
- Sì … è crollata.
- Perfetto …
Rapidamente la rinfrescammo un po’ con un panno inumidito, per poi cambiarla e metterla a letto: grazie agli dei non fece storie né si svegliò, si raggomitolò semplicemente stringendo nella manina il suo pupazzetto e continuò a ronfare beata.
- Che succede? – feci a quel punto a Kate.
Sospirò, facendo per andare sotto le coperte.
- Non lo so … è che è successa una cosa strana.
- Cosa?
Si mordicchiò un labbro, preoccupata. – Non è facile da spiegare. Ad ogni modo … stavo parlando con Nasuada, qualche ora fa, e continuava a dire di non ricordarsi delle cose … come per esempio l’aver firmato la taglia sulla mia testa o l’aver minacciato Belle. L’ho incalzata dicendo che fosse impossibile, o cercando comunque di farglielo ricordare … e si è messa a piangere. Ha detto che da qualche mese a questa parte le capita molto spesso di avere dei vuoti di memoria e che non sa a cosa siano dovuti, ma poi si è subito corretta dicendo che in realtà lo sa. Ho fatto per chiederglielo, e ha fatto un’espressione disperata, come … come se stesse chiedendo una goccia d’acqua mentre sta morendo di sete. Poi è successa la cosa strana … è come se qualcuno l’avesse presa per le spalle e sbattuta contro lo schienale della poltrona. In un attimo è diventata gelida, composta, ha cambiato radicalmente atteggiamento … ha iniziato a usare il tono di quelli che vogliono fregarti. Te lo giuro, non sembrava nemmeno la stessa persona. – mormorò, stiracchiandosi e sistemandosi meglio tra le mie braccia. – Non so cosa sia successo.
- Neanche io … l’unica cosa che mi viene in mente è una possessione, ma … non funziona così. Nonostante fosse cambiata, era naturale, no? Insomma, quando ha tentato di raggirarti, non sembrava più quella di prima, ma non sembrava controllata, giusto?
- Giusto. – sospirò. – Era proprio come se fosse una persona diversa. Magari Morzan sa qualcosa.
- Sicuramente. Oppure non è niente … potrebbe anche solo essere stress.
- Murtagh, ha detto che le sta succedendo qualcosa. – insistette. – E che sa chi o cosa glielo sta provocando. Era sincera, quindi non è stress e tantomeno non è niente.
- Va bene …
- Pensi che mi abbia raggirata anche su quello? – scattò, fissandomi con il suo migliore sguardo da drago inferocito.
- Non lo so, amore, non ero lì con te … senti, vedremo che succede, d’accordo?
- Mmh. – sbuffò. – Comunque dovremmo aumentare gli incantesimi di protezione su Belle. Questo posto non è sicuro.
- Su questo ti do completamente ragione. Qualcuno ti ha minacciata? È successo qualcosa?
Scosse la testa. – No … non avrebbero osato. – ridacchiò. – Dopotutto quando sono arrivata li ho terrorizzati tutti. Sembra che piazzarsi con un drago sul tetto sia spaventoso.
- Non lo rifare o cederà, quel tetto. – ridacchiai. – Io e Castigo l’abbiamo già rovinato abbastanza.
- Potrei avergli dato il colpo di grazia. – rise. 
 
 
Fu il mattino dopo che mi resi conto che davvero Nasuada non sembrava … beh, lei.
Iniziò tutto con la sua convocazione: uno schiavo (da quando c’erano schiavi ad Ilirea?!) venne a portarci un messaggio da “Sua Maestà la Regina”, che chiedeva che “Sua Eccellenza il Cavaliere Murtagh si presentasse davanti alla sovrana del regno facendosi accompagnare, se la cosa l’aggradasse, dalle loro Altezze Reali le Principesse Katherine e Belle del Nord, per una richiesta che lei è sicura verrà ottemperata prontamente”.
- Questo è strano. – commentai leggendo la pergamena che il ragazzino mi aveva consegnato.
- Che succede? – mormorò Katie abbracciandomi.
- Nasuada vuole che vada da lei per una richiesta. Ne so abbastanza di sovrani per capire che una richiesta è un ordine. Sinceramente, non sprizzo di gioia per andare da un’altra regina in quella sala del trono per un ordine mascherato da richiesta. – le spiegai. – Ciò che è strano è il tono di questa sorta di lettera. Non saremo particolarmente intimi o che …
- E vorrei vedere. – mi minacciò scherzosamente, fingendo di puntarmi un pugnale alla gola.
- Ma non siamo neanche degli sconosciuti. – proseguii. – Beh, tanto meglio. Dato che ha minacciato Belle e quasi ammazzato te, non voglio averci nulla a che spartire. Che poi, chissà che vuole.
- Sarà sicuramente per il processo dei tuoi genitori. – ipotizzò, andando a sedersi sul letto per dare da mangiare a Belle. – Vorrà farti desistere dal confermare l’uso da parte di Eragon del tuo diritto.
- Vedremo.
- Leggimela. – fece. – Magari in due ci capiamo di più.
Iniziai a leggerla, ma non appena arrivai alla parte in cui parlava di loro, un’esclamazione di sdegno arrivò da Katie e un versetto e una smorfia identici da Belle. Anche a lei le cose non stavano bene.
- Se la cosa l’aggradasse?! – fece Katherine infuriata. – Cosa diavolo saremmo, l’armadio e la cassettiera?!
- Sai che qua le donne non sono alla pari degli uomini. – cercai di farla ragionare. – Te l’avevo detto, non stupirti.
- Non m’interessa! Non mi aspettavo certo di venire considerata come un soprammobile qualsiasi da una regina, quindi da un’altra donna! Adesso mi sente! – sbottò.
- E invece no. Ci penso io.
- Però vengo. – contrattò. Di nuovo, sembrava pronta a sputare fuoco.
- Va bene. – gliela diedi vinta.
Quando arrivammo lì, come immaginavo, la sala del trono era già gremita di nobili di grado più o meno elevato. Come immaginavo, voleva metterci alle strette. Anche mamma, il cretino e Morzan erano presenti, piuttosto insospettiti.
- Ah, finalmente. – fece Nasuada.
Fu a quel punto che capii cosa Katie intendesse quando mi aveva detto che era improvvisamente cambiata. Quella non era assolutamente la Nasuada che ricordavo. Certo, fisicamente non era particolarmente cambiata, ma erano il tono della voce e l’atteggiamento a farmi capire che in lei qualcosa era cambiato, e radicalmente. Sembrava esattamente come Katie l’aveva descritta: una serpe pronta ad ingannarti. – Ti sei fatto attendere, vedo.
Era incredibile come certa gente riuscisse ad irritarmi dicendo meno di dieci parole.
- Bisogna attendere perché arrivino le cose migliori, no? – risposi allora.
- Questo non è il tono da utilizzarsi nel rivolgerti alla tua regina. – sibilò.
Quella fu la conferma: non era più la Nasuada che conoscevo.
La vecchia Nas avrebbe riso nel sentirmi parlare così e di certo non mi avrebbe convocato ufficialmente.
- Peccato che sono sposato con una Principessa del Nord, cosa che mi rende cittadino del Nord e non dell’Impero. Non sei la mia regina da un pezzo. – feci.
- Eppure i tuoi possedimenti sono nell’Impero.
- Provaci tu a spostare un castello e delle terre … se mi dici come fare sarò ben lieto di levare baracca e burattini, ma si da il caso che non detenga io, attualmente, la proprietà di Lionsgate. Ad ogni modo, quale richiesta vorresti sottopormi?
Notai con divertimento che parecchi mormorii iniziarono a serpeggiare nella sala e che lei si irritò parecchio. Tipicamente erano i re e le regine, infatti, a sottoporre le richieste: a loro non accadeva.
- Vorrei chiederti gentilmente. – sorrise malevola. – Di tenere più a bada tua moglie, d’ora in poi.
Katie, non fare idiozie, per favore, la pregai, dato che a causa di quell’affronto era già pronta a urlarle addosso, ucciderla e successivamente bruciare tutta Ilirea.
Ucciderla non è un’idiozia, sibilò.
Amore, la diplomazia te l’hanno insegnata. Usala.
- Di certo non mi aspettavo tanta misoginia da un regnante donna, che in ragione del suo genere non avrebbe nemmeno diritto al trono. – risposi a quel punto. – Mia moglie è una persona adulta e libera di comportarsi come le pare senza dover dare spiegazioni a te. Immagino non ti vada giù il fatto che ti abbia chiesto dei giusti risarcimenti … sappi che, in virtù di questo tuo insulto, adesso pretendiamo di ricevere i nostri soldi in misura raddoppiata ed entro la metà del tempo che ti aveva concesso Katherine. Alla prossima, come sono già sicuro ti avrà detto lei, te la vedrai con i draghi. Penso proprio che sia sufficiente come risposta. 
 
 

 
   
 
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