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Autore: lady lina 77    21/05/2019    2 recensioni
Una nuova fanfiction, una AU (che sarà molto lunga), che parte dal tradimento di Ross della S2. Cosa sarebbe successo se Elizabeth si fosse accorta prima di sposare George, della gravidanza del piccolo Valentine? Cosa sarebbe successo se avesse obbligato Ross a prendersi le sue responsabilità?
Una storia dove Ross dovrà dolorosamente fare i conti con le conseguenze dei propri errori e con la necessità di dover prendere decisioni difficili e dolorose che porteranno una Demelza (già incinta di Clowance) e il piccolo Jeremy lontano...
Una storia che, partendo dalla S2, abbraccerà persone e luoghi presenti nelle S3 e 4, pur in contesti e in modalità differenti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Nuovo personaggio, Ross Poldark, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ho una sorpresa!”.

A capo tavola Lord Falmouth si alzò in piedi, pieno di orgoglio per qualcosa che aveva fatto o deciso, catturando l’attenzione di Demelza, Alexandra e dei bambini. Era tornato da poche ore dal suo lungo viaggio in Portogallo, giusto in tempo per fare un bagno ristoratore e prepararsi per il grande pranzo che era stato fatto preparare in suo onore, con tutte le sue portate preferite.

Demelza aveva vissuto il ritorno dell’uomo in maniera contrastante. Aveva voglia di riaverlo a casa e di lasciare a lui, esperto e carismatico, la guida della famiglia, ma allo stesso tempo in quei mesi tante cose erano cambiate ed era ora, dopo anni, di dire la verità. Sarebbe stato un terremoto all’interno del clan dei Boscawen ma non poteva più rimandare. Aveva promesso a Ross di compiere quel passo, lo aveva implorato di lasciarglielo fare da sola e ora non poteva più tirarsi indietro, anche e soprattutto per il bene dei bambini che non potevano continuare a vivere tenendo nascosti quei tanti segreti che dovevano appartenere solo al mondo degli adulti. Demelza non aveva idea di cosa questo avrebbe generato, aveva paura, timore delle conseguenze e di perdere la famiglia unita che erano diventati e che tanto amava, ma non aveva scelta. Non voleva avere scelta, era giusto che il segreto che l’aveva unita solo a Hugh e che per tanto era stato celato, venisse allo scoperto.

Guardò l’uomo, incuriosita e decisa a parlargli dopo pranzo, assieme ad Alexandra, una volta rimasti soli. “Sorpresa?”.

Falmouth con un gesto gentile della mano, la invitò a mettersi composta, facendo poi altrettanto sulla sua sedia. “Certo, una sorpresa! Per tutti e che renderà te felice e i bambini eccitati!”.

Cosa, zio?” – domandò Jeremy, improvvisamente molto interessato.

L’uomo sorrise, tronfio di strano orgoglio. “Come sapete, il mio viaggio in Portogallo si è prolungato di quasi un mese, rispetto alle aspettative. Ma ho concluso ottimi affari e ho acquistato dei meravigliosi purosangue che arricchiranno le nostre stalle e la nostra competitività nelle corse. Ma soprattutto, ho conosciuto altri lord inglesi in Portogallo per affari, che hanno attività economiche in espansione all’estero, soprattutto nella nostra amata Scozia” – disse, osservando i gemellini che lo guardavano un po’ annoiati.

Demelza osservò i bimbi con preoccupazione, poi Falmouth. Che aveva in mente? “Quindi?”.

Falmouth annuì, sempre più orgoglioso. “Quindi, la Scozia è un nostro protettorato ancora pressoché selvaggio, da colonizzare e ammodernare”.

Dobbiamo conquistarla!” – esclamò Demian, divertito.

Falmouth lo indicò col dito, pieno di orgoglio. “Esatto, bravo bambino!”.

Demelza e Alexandra si guardarono in viso, incapaci di capire dove volesse arrivare. “In fondo, la Scozia è già nostra da decenni” – azzardò Demelza, con cautela, timorosa di dire qualche sciocchezza.

Falmouth sbuffò. “Nostra sulla carta, ma ancora di fatto ancora impregnata di quel selvaggio e vecchio modo di vivere dei suoi abitanti in gonnella. Va inglesizzata e civilizzata, ovviamente. E’ nostro dovere farlo, un dovere materiale e morale!”.

Demelza lo guardò, scettica. Che a Falmouth importasse dei doveri morali verso gli scozzesi, ci credeva poco… Se si muoveva in tal senso ed era tanto interessato alla Scozia, qualche interesse più ‘materiale’ ci doveva essere. “Quale sarebbe la sorpresa? E cosa c’entra coi nostri doveri morali verso gli scozzesi?” – tagliò corto.

Lui annuì come aspettandosi già quella domanda, sistemandosi poi il tovagliolo sulle gambe. “Terre selvagge, territori ancora vergini dove espandere i nostri commerci e i nostri affari, nuove esperienze e nuove proprietà. In Portogallo ho conosciuto Lord Wetmore, appassionato di stalloni purosangue come me. Vive qui a Londra, Demelza ne hai sentito parlare?”.

No”.

No, ovviamente. E’ anziano, non fa parte di Westminster, ma ha molta influenza a corte. Beh, ecco…”.

Daisy sbuffò, Demian appoggiò la testa al tavolo, Clowance prese a giocare con una ciocca di capelli e Jeremy sbadigliò, riuscendo a mettere la mano davanti alla bocca all’ultimo, prima di guadagnarsi un’occhiataccia dallo zio e Demelza capì che stavano morendo di noia. E non gli dava torto! “La Scozia e Lord Wetmore che c’entrano con noi?”.

Nulla… per ora! Ma Wetmore fu lungimirante qualche decennio fa, stabilendo una sua seconda dimora in Scozia. Ha avviato fiorenti traffici commerciali con le terre a nord e credo sarebbe opportuno che anche i Boscawen facciano altrettanto. Per il bene della Scozia ovviamente, del commercio, del re e della nostra nazione, l’Inghilterra…”.

E nostro…” – concluse Daisy sibillina, mettendosi davanti alla bocca le manine per non ridere.

Anche a Demelza venne da ridere. Santo cielo, orsetta conosceva benissimo suo zio e questa storia della conquista della Scozia, che sentiva da quando era nata, doveva averla portata ad ovvie conclusioni. “Per il bene della Scozia e di riflesso, dei Boscawen” – sussurrò sotto voce, decisamente divertita ma anche preoccupata. Che voleva fare, Falmouth?

L’uomo occhieggiò la nipotina, accigliato e decisamente incerto se arrabbiarsi per la sua faccia tosta o complimentarsi per la sua franchezza. Tossicchiò. “Il bene comune è un fine da perseguire sempre! E qui arriva la sorpresa per voi!”.

Anche Alexandra intervenne. “Quale?”.

Falmouth sorrise, si alzò, prese un profondo respiro e poi fece il suo trionfale annuncio. “Sarebbe bello, oltre che redditizio, passare un periodo in Scozia per una vacanza. Voi ne approfitterete per svagarvi in un luogo che amate e che per questa famiglia è stato fondamentale” – disse, guardando profondamente Demelza che arrossì e i gemelli – “E io… Io ne approfitterò per acquistare un castello come seconda dimora per noi, dove mandare emissari che portino avanti i miei affari in quelle terre e dove andare a svagarci un po’ quando ne abbiamo voglia! Hanno castelli fantastici da quelle parti, possederne uno aumenterà il prestigio del nostro casato e ci renderà potenti in quelle terre”.

Clowance e Jeremy si guardarono, eccitati. “Un castello?! Come i re? In Scozia, come quando ci eravamo andati con papà ed eravamo piccoli?”.

Falmouth annuì. “Esattamente! Sostituiremo gli antichi principi di Scozia e daremo lustro a quella terra selvaggia come novelli principi d’Inghilterra!”.

Clowance divenne rossa dall’emozione. “Io… come una principessa…” – sussurrò.

Alexandra sbiancò, per nulla contagiata dall’entusiasmo del fratello. “Dovrei venire pure io? Dai selvaggi in gonnella?”.

Demelza scosse la testa, guardandola. Per lei, troppo Lady e troppo legata a Londra, quella era una prova di coraggio impossibile da superare e la Scozia, nella sua immaginazione, doveva apparire come un luogo pieno di insidie e primitivo, anche se in realtà lei aveva scoperto tramite Hugh che non era così. Prati infiniti, boschi magici, atmosfere incantate e ovunque, il rimando a secoli addietro dove castelli, cavalieri e dame la facevano da padroni in un mondo duro ma pieno di fascino. La Scozia era stata la prima vacanza della sua vita, la scoperta di paesaggi nuovi rispetto all’Inghilterra, il romanticismo condiviso con Hugh, la gioia dei suoi bambini che giocavano a fare i cavalieri e la principessa coi costumini a tema fatti fare per loro proprio da Hugh e soprattutto la nascita di due nuove vite che avevano preso la forma dei suoi vivacissimi gemellini… Era una terra magica ed era stata per lei l’inizio di una nuova vita e della costruzione di una nuova famiglia con Hugh. Strinse i pugni sotto il tavolo, incerta se essere emozionata per il fatto di tornare a far visita a luoghi che in lei avevano lasciato bellissimi ricordi e nostalgia o preoccupata per quello che avrebbe potuto pensare Ross. “Quando dovremmo partire?”.

Falmouth sorrise amabilmente. “Ad inizio giugno, fra un mese e mezzo. Alix, sarai dei nostri? Sarà un viaggio che occuperà forse metà estate, ti piacerà!”.

La dama lo guardò, con occhi spalancati. “In Scozia? Santo cielo, per quanto abbia amato Hugh ed ami i bambini, non ho mai capito l’amore che ha sempre risvegliato quella terra inospitale agli appartenenti di questa famiglia! No, non credo di riuscirci… Tornerei malata da un posto del genere!”.

Clowance si imbronciò. “Dai, nonna!” – la implorò.

La donna le accarezzò i capelli. “Tesoro, io sono da tè in giardino, da uncinetto, da ricevimenti pomeridiani. Non potrei sopravvivere a luoghi tanto selvaggi, a castelli tetri e a uomini primitivi che girano in gonna”.

Alix parve in difficoltà davanti a quella che era la sua nipote prediletta, a cui mai diceva di no e che coinvolgeva in molte delle sue attività quotidiane. Ma Demelza sapeva che la Scozia per lei sarebbe stata troppo e che nonostante l'amore per Clowance, ne sarebbe uscita distrutta. Era una donna esile, logorata da una vita piena di lutti difficili e non più giovane e se non se la sentiva di partire, tutti dovevano rispettare questo suo desiderio. E quindi si alzò, andando vicino a sua figlia. "Clowance, sai che non è bello insistere, no? Se la nonna non se la sente e vuole aspettarci quì tranquilla, noi dobbiamo rispettare il suo desiderio".

"Ma...".

Demelza assunse un'espressione più ferma, con lei e coi fratelli. "Basta storie, al viaggio manca tempo e ancora non so se riusciremo a partire tutti. E...".

E a quel punto Falmouth la bloccò. "Certo che partiremo tutti! Che storie sono? I bambini adoreranno tornare a vedere quelle terre inesplorate" – disse, come se avesse in programma di portarli in capo al mondo – "E i gemelli vedranno i luoghi che hanno dato loro la vita e che un giorno conquisteranno".

Demelza sbuffò al sentire nuovamente quella storia. "I gemelli non conquisteranno la Scozia, è già nostra".

Falmouth raccolse il suo sguardo di sfida. "Metteranno il marchio sul nostro dominio laggiù!".

"Non ora, però...". Si sentì frustrata e capì che davvero, anche per quello, doveva parlare al più presto a Falmouth di Ross. "Ne parleremo più tardi da soli. C'è qualcosa che dovrei dire e preferirei farlo quanto prima. Qualcosa di importante".

Il tono grave che aveva usato fece preoccupare Falmouth. "Tutto bene?".

"Sì, ma devo parlarvi dopo pranzo, quando i bimbi usciranno a giocare e potremo farlo tranquillamente".

Jeremy sussultò e poi la guardò preoccupato, forse capendo di cosa volesse parlare. Anche Clowance tremò lievemente mentre i gemelli, incuranti di tutto, giocavano col cibo che avevano nel piatto, decisi a non mangiare nulla come al solito.

"Di cosa devi parlarci, cara?" - chiese Alix.

E Demelza si sentì in colpa. Sarebbe stato un dolore per lei sapere di Ross e la verità sul suo passato e in cuor suo sperò che capisse e che continuasse ad amarla come prima senza avvertire il peso del tradimento alla memoria di Hugh. Osservò i bimbi, davvero provati da quella conversazione, e decise che era ora che per loro il pranzo finisse dato che non sembravano nemmeno avere più appetito. "Su, direi che potete alzarvi" – disse. E a quelle parole i quattro, come se non avessero aspettato altro, balzarono in piedi pronti a fuggire in giardino a giocare. "Ma prima...".

"Prima?" - chiese Demian.

Demelza osservò i doni che Falmouth aveva portato ai bambini dal Portogallo: una nuova sella per Jeremy, una bellissima bambola di porcellana per Clowance, dei soldatini di piombo dipinti a mano per Demian e un orsacchiotto bianco per Daisy. Tutti giochi e regali di ottima fattura, sicuramente costosissimi e per i quali i bambini non avevano ancora ringraziato come si conveniva. "Dovete dire grazie allo zio per i regali!".

Falmouth annuì, trovandosi d'accordo. "Vi piacciono?".

Jeremy sorrise, guardando con avidità ma anche un pizzico di preoccupazione per l'imminente colloquio fra grandi, quella sella. "Sì, tanto! Grazie zio!".

"Grazie zio!" - esclamò Clowance, correndo a baciarlo sulla guancia. "Mi piace tanto, soprattutto il vestito rosso e i nastri fra i capelli. E' la bambola più bella di tutte quelle che ho!".

Falmouth sorrise e si voltò verso i gemelli, rimasti in silenzio. "E voi? Non gradite i vostri doni?".

Demelza occhieggiò i piccoli e Daisy sospirò, scendendo dalla sedia ed avvicinandosi all'orsetto che era stato lasciato sul sofà. "Sì. Ma io lo volevo vero, una volta, l'orso. Ora non lo voglio più vero che se no vi mangia tutti e questo è finto e non è la stessa cosa!".

"DAISY!" - la richiamò Demelza.

La piccola sbuffò, rimettendo il giocattolo sul sofà. "Grazie zio..." - disse fiaccamente. "Ma la prossima volta mi porti uno scoiattolo? Adesso mi piacciono quelli!".

Falmouth divenne paonazzo per la faccia tosta della piccola, sicuramente sincera ma decisamente poco diplomatica. Poi si rivolse a Demian, decidendo di soprassedere. "E tu? Adori i soldatini? Servono per insegnarti come conquistare la Scozia! Sono tutti dipinti a mano, li ho fatti fare apposta per te".

Demian, ancor meno entusiasta di Daisy, sospirò. "No! Io volevo i pastelli!".

Demelza lo raggiunse e lo afferrò prima che lo facesse Falmouth. Santo cielo, era una buona cosa che non mentisse ma non era bello quel comportamento. Molti bambini avrebbero pagato per avere quei giochi che lui non sapeva apprezzare perché forse ne aveva fin troppi e arrivati a lui senza fatica e questo le dava la spiacevole sensazione che i suoi figli fossero viziati. E la cosa non le piaceva affatto! Capiva che i soldatini non erano nell'indole di Demian e che Falmouth insisteva per renderlo un qualcosa che lui non sarebbe mai stato, ma il punto era un altro. Si doveva esser sempre grati a chi aveva un pensiero gentile per noi e Demian e Daisy dovevano impararlo anche se l'arte della diplomazia era un concetto ancora difficile per bambini di soli quattro anni. "Chiedi scusa allo zio e ringrazialo!".

Il piccolo la guardò senza capire dove avesse sbagliato. "Scusa zio... Ma a me piacciono i pastelli, la prossima volta mi compri quelli? A me non piacciono i soldatini!".

Demelza guardò Falmouth sempre più rosso in viso e capì che era il caso di spedire al più presto fuori i bambini. I pastelli erano stati banditi da Falmouth nel palazzo e Demian li usava di nascosto quando lui non c'era, prendendoli dal cassetto dove lei li aveva custoditi per farglieli usare di tanto in tanto, anche se poi finiva per combinare guai. Falmouth, se avesse potuto, li avrebbe fatti bandire dall'intera Inghilterra! "Demian, ringrazia!".

"Grazie..." - disse infine il piccolo, mogiamente.

Jeremy e Clowance, in silenzio, osservarono la scena vagamente preoccupati. Daisy invece, spazientita, decise di dire la sua. "Giuda zio! Se gli piacciono i pastelli, deve avere i pastelli! Mica ci ha mai giocato Demian, coi soldatini! Lui vuole andare sulla luna, mica fare la guerra! E poi mamma dice che i pastelli piacevano anche al papà! Sono uguali" – concluse trionfalmente, facendo singhiozzare Alix e rendendo Falmouth ancora più nervoso.

"Appunto..." - disse l'uomo infatti, che mai aveva apprezzato lo scarso impegno politico e il grande amore per l'arte di Hugh.

Demelza si avvicinò a Jeremy, chiedendogli di portare fuori i fratelli. Era decisamente ora di far prendere loro un pò d'aria o Falmouth li avrebbe spediti a suon di sculacciate a conquistare ogni angolo conquistabile del mondo.

Il ragazzino ubbidì e poi, dopo aver preso i gemellini per mano e essersi accodato a Clowance, uscì fuori con la sua piccola truppa al seguito.

Falmouth, torvo in viso, li guardò uscire. "La Svizzera! La ricordi, Demelza?".

Lei alzò gli occhi al cielo. "Hanno solo quattro anni... Impareranno ad essere riconoscenti".

"Svizzera! TUTORE-SVIZZERO!" - ripeté l'uomo.

"No!".

Falmouth sospirò, mettendosi a sedere con viso stanco. "Demelza, a quei bambini serve una guida. Qualcuno di carismatico in cui riconoscersi e da cui imparare. Una figura forte! Te ne rendi conto anche tu, vero? Ne abbiamo già parlato mesi fa mi pare e man mano che i bambini crescono, ne sono sempre più convinto... Sei una madre meravigliosa ma il ruolo che loro richiedono non spetta né a te né a me".

Alix, captando dove volesse andare a parare, fece per protestare. Ma Falmouth, con un'occhiataccia, la zittì. "E' per il suo bene e quello dei bambini, Alexandra! Hugh è morto da anni e anche lui vorrebbe così".

La fissò in viso, aspettandosi l'ennesimo rifiuto da parte sua. Ma Demelza stavolta lo stupì. "La cosa che dovevo dirvi riguarda proprio questo, in un certo senso..." - esclamò, ricordando quando lui le aveva proposto uno sviluppo romantico della sua relazione con Ross e lei aveva rifiutato con sdegno e turbamento. Quante cose erano cambiate, da allora...

Lo sguardo di Falmouth si fece improvvisamente vigile. "Davvero? Ci sono novità? HAI novità?".

"Demelza!?" - esclamò Alexandra, stupita.

E lei annuì, mettendosi a sedere. Le mani le tremavano, il cuore le pulsava in gola e lo stomaco pareva contorcersi dall'ansia. Ma era giusto, era il momento e forse avrebbe dovuto farlo molto prima. "Ecco, c'è qualcosa che non vi ho detto e che non avrei dovuto tenervi nascosto... Ma non pensavo ci fosse bisogno di parlarne, pensavo di poter tenere lontano ciò che è poi successo".

Alix le posò gentilmente la mano sul braccio, percependo il suo turbamento. "Demelza, che è successo?".

"Di che si tratta?" - chiese Falmouth.

Prese un profondo respiro, cercò in lei tutto il coraggio che aveva a disposizione e poi parlò. "Si tratta di Ross Poldark".

"Poldark!". Falmouth assunse un'espressione maliziosa e le sue labbra si schiusero in un sorriso furbo. "Oh... Quel fuoco che avevo notato a Natale, vuoi dirmi che non me l'ero immaginato?".

"E' un pò più complicato di così, temo".

Falmouth si alzò dalla sedia e le si avvicinò, poggiandole le mani sulle spalle. "Demelza, dimmi che è quello che penso e spero! Dimmelo perché quel dannato uomo cornish più testardo di un caprone, mi ha colpito da subito e lo vorrei vedere non solo fra le mie fila in Parlamento ma anche come presenza costante quì! Dimmelo! Fammi felice e non dirmi che è complicato! Voi donne rendete complicate le cose facili, cose che per noi uomini sono così semplici e lineari da risutare quasi banali!".

Demelza abbassò lo sguardo, torturando con le mani la stoffa della sua gonna. Santo cielo, come avrebbe desiderato ragionare come un uomo... "Vi farebbe felice sapere che io Ross Poldark lo conoscevo da molto prima di voi? Vi farebbe felice se vi dicessi che a lungo ho tenuto questo segreto? Vi farebbe felice sapere che quando venni a Londra, era da lui che cercavo di scappare, per rifarmi una vita? Vi farebbe felice sapere che Ross Poldark fu il più grande fantasma con cui abbia combattuto Hugh?".

Falmouth impallidì, tanto che Demelza temette di vederlo svenire. Non aveva detto nulla dopo tutto, nulla di eclatante. Ma quelle semplici parole, per una vecchia volpe come lui, erano più che eloquenti. "Demelza... Cosa stai cercando di dirci?" - chiese, cercando con lo sguardo la complicità di Alexandra.

Gli occhi le divennero lucidi, era la Demelza Poldark di Nampara che ora loro avrebbero conosciuto, la Demelza Poldark che pensava di non voler più essere. "Fu mio marito, prima che decidesse di annullare il nostro matrimonio. Ed è il padre di Jeremy e Clowance...".

A quella rivelazione, Falmouth dovette cercare convulsamente una sedia per sedercisi sopra prima di svenire. "Cosa?".

"Fu mio marito, l'uomo con cui volevo passare la vita! Ci sposammo e non andò bene, il matrimonio potè essere annullato per un cavillo legale e lui si risposò col suo primo amore, lasciando sola me coi bambini. E tante cose ci hanno tenuti lontani, entrambi ne abbiamo sofferto e questa storia sembra terribile e lo è ma non è come sembra in superficie. E lui è tornato e volevo solo tenerlo lontano ma poi non ci sono riuscita... Ross fa parte di me e io di lui e le cose che ci hanno divisi, sono state quelle che ci hanno fatto capire chi siamo, cosa vogliamo e qual'è il nostro posto. E' ciò che ci ha fatto crescere, assieme ai nostri errori che per anni hanno lacerato entrambi... I bambini sanno la sua identità e lo detestano, i gemelli invece lo adorano e io ho dovuto gestire tutto questo in silenzio per mesi, da sola. Solo Hugh sapeva la verità, la accettò con sofferenza e mi amò lo stesso, proteggendomi col silenzio da ciò che la gente avrebbe detto e pensato di me. E io sono quì e sono questa che vedete, la donna che conoscete, con la mia storia che invece ai vostri occhi è tutta nuova... Lady Boscawen non è altro che una povera ragazza figlia di minatori della Cornovaglia, scappata di casa a quattordici anni, accolta da un giovane nobile che l'ha fatta crescere e le ha insegnato a vivere. E l'ho amato quel giovane, anche se tante cose allora ci tenevano divisi... E ho amato Hugh, arrivato a salvarmi dal baratro, che mi ha ridato una nuova vita e una famiglia. E non avrei voluto mentire, non avrei voluto...". Parlò come un fiume in piena mentre le lacrime le rigavano il viso, singhiozzando come una bimba.

Falmouth la guardò, grave. "Questo che mi dici, va contro ogni mia più fervida immaginazione... Sta calma ragazza, sta calma e raccontami! E dopo deciderò se farlo sbattere in prigione o apprezzarlo come sembri apprezzarlo nuovamente tu".

"Ma... Io... E i bambini... Ora che ne sarà di ciò che siamo stati?".

Alix, scossa, la accarezzò sulla nuca. "Tesoro, tu sei tu e i bambini sono i bambini che abbiamo sempre amato! Niente cambierà tutto questo... Ross Poldark è un altro discorso, ora ci dirai tutto e poi giudicheremo!".

"Non avrei dovuto mentire...".

Falmouth sospirò, fissandola severamente. "Ma lo hai fatto come del resto lo ha fatto il signor Poldark e piangere sul latte versato non serve a nulla! Sai come la penso, no? Raccontami tutto... Non per giudicare te che conosco ma per decidere cosa lui sia davvero! Racconta a noi cosa hai raccontato a Hugh, rendici partecipi di questo mistero e poi insieme, come una famiglia, decideremo!".

E Demelza raccontò... Della Cornovaglia e delle sue origini, di suo padre e sua madre e dei suoi tanti fratelli, della ragazza selvaggia che era e di come Ross fosse entrato nella sua vita. Del ruolo di Elizabeth, del disastro che era successo al suo matrimonio e di come se ne fosse andata dalla Cornovaglia dopo l'annullamento delle nozze con Ross. E poi di Londra, dei loro primi incontri, di come si fossero scoperti diversi, dei sentimenti di Jeremy e Clowance e dell'attaccamento a Ross dei gemelli. E infine, pur non citando Adderly e senza entrare troppo nei particolari, di come lei e Ross fossero tornati una coppia, anche se nascosta e clandestina...

Raccontò. E per la prima volta da quando si erano incontrati anni prima, fu come se Falmouth e Alix la conoscessero davvero. E con lei, Ross.

  
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