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Autore: Ode To Joy    22/05/2019    0 recensioni
[Adam x Shiro]
[Galtean!AU + Omegaverse]
La prima volta che Adam vide il ragazzo che sarebbe divenuto suo marito, Shiro era uno splendido fanciullo dai brillanti occhi grigi e il sorriso più luminoso del sole.
“Ehi!” Esordì amichevole, come se si conoscessero da sempre. “Sei stato eccezionale lì fuori! Piacere di conoscerti, Adam. Io sono Shiro… Di Daibazaal.”
Non c’erano altri Shiro nella Coalizione che valesse la pena conoscere. Tuttavia, pur sapendo della storia del giovanissimo Campione dei Galra, Adam non aveva mai visto il suo viso prima di allora.
Non gli strinse la mano, non fece nulla d’intelligente. “Non sembri un Galra.”
Non fu il massimo come prima impressione.

Non c'è nulla nella vita di Adam, governatore Altean della Terra, che non sia assolutamente perfetto: è sposato con l'amore con della sua vita, padre di due splendidi gemelli e prossimo a ricevere le lodi di tutta la Coalizione per il progetto Atlas di cui è a capo.
Fino a che Shiro non viene scelto per esserne il primo Capitano.
[CowT#9 + VoltronSecretLover]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Adam, Takashi Shirogane
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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II

[Oggi]


- Terra -





Adam infilò i gemelli nella vasca del bagno principale in modo che Shiro potesse farsi una doccia rilassante in quello adiacente alla loro stanza. Una volta finito, il giovane Ibrido raggiunse la sua famiglia nella sala da pranzo. In quanto governatore appartenente al ramo Altean della Coalizione, Adam avrebbe potuto permettersi del personale che si occupasse dei loro bisogni, ma non era il genere di vita che loro avevano avuto e non la volevano per i loro figli.


“Lance, puoi raccontarmi tutto quello che vuoi ma mangia la zuppa prima che si raffreddi,” disse Adam, spingendo il bambino a portare il cucchiaio alla bocca.


“Papà, è importante!” Obiettò Lance, rimanendo con il cucchiaio sospeso a mezz’aria.


Keith non era seduto al suo posto ma sulle gambe di Adam e il suo piatto era accanto a quello del padre.


“Avete cominciato senza di me?” Domandò Shiro senza rancore.


Adam fece una smorfia e indicò Keith con un cenno del capo: il bambino a stento riusciva a tenere le palpebre sollevate ed era un miracolo che riuscisse a portare il cucchiaio alla bocca e a non infilarselo accidentalmente in un occhio.


Shiro sorrise comprensivo.


“Ti ho tenuto il piatto coperto,” disse Adam.


“Grazie.”


Nel frattempo, la bocca di Lance non era stata chiusa per mezzo secondo e il cucchiaio non si era mosso di mezzo millimetro. “E come ti stavo dicendo, papà-”


“Lance, fai il bravo e finisci quella zuppa prima che tuo fratello ci anneghi dentro per un colpo di sonno,” lo pregò Adam.


Shiro cercò la sua mano sotto il tavolo e l’Altean la strinse con naturalezza, senza guardarlo. Lance s’impegnò a buttare giù due cucchiaiate prima di continuare con la sua avvincente storia della giornata. Arrivato a metà del suo piatto, Keith abbandonò il campo e cercò le braccia dell’altro genitore con sguardo implorante. Adam gli concesse di scendere per andare da Shiro, poi spostò la sua sedia accanto a quella di Lance per prendere il controllo del suo cucchiaio e spingerlo a consumare la cena a un ritmo più spedito. Con il mento appoggiato tra i capelli corvini di Keith, Shiro osservò la scena senza intervenire.


Adam lo studiò con la coda dell’occhio, cercò d’intuire le emozioni dietro la sua espressione senza smettere di dare attenzioni a Lance. Sembrava sereno, un po’ stanco ma non c'era segno di tensione sul suo viso. Forse Ryou non aveva parlato a Shiro del tentativo di tenerlo all'oscuro della sua visita e, con un po’ di fortuna, non aveva fatto a suo marito delle proposte allettanti che potessero compromettere il loro equilibrio.


Adam si convinse che andava tutto bene, che doveva solo tenere duro un paio di giorni, tempo che Kolivan richiamasse Ryou e Krolia.


Si sarebbe addormentato con suo marito e al sorgere del sole lo avrebbe trovato ancora al suo fianco.





Quella semplice certezza finì in mille pezzi meno di un’ora dopo, sul pavimento del bagno adiacente alla loro camera da letto.


Adam si stava lavando i denti, riflettendo su quanto i bambini si fossero addormentati presto rispetto agli standard e come questo potesse giocare a suo vantaggio per rendere la serata piacevole, quando udì Shiro porgli una domanda: “hai presente il progetto Atlas?”


Adam si voltò verso la porta ma suo marito doveva essere di fronte all’armadio, lontano dal suo campo visivo. “Sì,” bofonchiò con la bocca impastata di dentifricio. Ne sono il responsabile, pensò poi con un poco di perplessità.


L’Atlas era l’ultimo motivo di discussione all’interno di tutta la Coalizione. Approvato con entusiasmo da Altea e Daibazaal ma un po’ meno dagli altri sistemi alleati indipendenti, il progetto consisteva nella creazione di una grande nave armata, abbastanza da poter contenere una flotta di fighter e fungere da roccaforte autonoma in caso di attacchi nello spazio aperto.


Il Re di Altea e l’Imperatrice di Daibazaal avevano presentato l’idea alla fine di una lunga sperimentazione su una fonte di energia in grado di autoriprodursi. Sebbene fosse un Altean, Adam non era mai stato educato all’arte dell’alchimia e non conosceva in modo approfondito il processo ma sapeva abbastanza per comprendere che una nave come l’Atlas poteva essere alimentata solo da una fonte di energia mai vista prima.


La Terra – Samuel Holt nello specifico – aveva ottenuto l’incarico di assemblare quello che Alfor aveva definito il difensore dell’universo. Di fatto, la protezione dei membri della Coalizione era il primo obiettivo del progetto.


In parole semplici, quello che Alfor e Honerva volevano era un titanico cane da guardia che potesse garantire la sicurezza e la pace all’interno dei loro territori e di quelli alleati. Adam, in quanto militare e governatore di un sistema di confine, aveva votato a favore del progetto senza pensarci troppo e quando aveva proposto Samuel Holt come responsabile dello sviluppo, Alfor era stato ben felice di mettere l’Atlas nelle sue mani.


“Perchè?” Aggiunse, mentre si chinava sul lavandino per sciacquarsi la bocca.


“Ryou mi ha detto che i leader della Coalizione stanno discutendo sui possibili candidati per i ruoli di comando all’interno della nave,” continuò Shiro. “Altea e Daibazaal hanno proposto me come Capitano.”


Il tempismo con cui furono pronunciate quelle parole fu fatale. Preso di sorpresa, Adam si lasciò sfuggire un’esclamazione allarmata che divenne una serie di violenti colpi di tosse a causa dell’acqua e del dentifricio che ancora gli riempivano la bocca. Drizzò la schiena e sputò tutto nel lavandino mentre cercava di tornare a respirare.


Sentendolo in difficoltà, Shiro entrò nel bagno. “Va tutto bene?”


Adam annuì stancamente, lo spazzolino ancora stretto in pugno e gli occhiali storti sul naso. Si guardò allo specchio: la schiuma del dentifricio gli era arrivata fino allo zigomo.


Shiro gli passò l’asciugamano con un sorriso gentile. “Tieni…”


“Grazie.” Nemmeno dopo che si fu ripulito, Adam ebbe il coraggio di guardare suo marito in faccia. “Ti ha proposto qualcosa?” Domandò, cercando di suonare il più sereno possibile.


“Non ufficialmente,” rispose Shiro. “Ma ha detto che Allura sarebbe felice di parlarmi.”


“Vuoi andare su Altea?” Adam lo propose senza pensare. Non era necessario che suo marito lasciasse la Terra per parlare con la Principessa: poteva sempre spedire un invito ufficiale a lei e suo padre per mostrare loro gli ultimi sviluppi del progetto Atlas.


Maledizione! Con le loro tecnologie Allura e Shiro si sarebbero potuti parlare anche dai due angoli opposti dell’universo!


Il danno, però, ormai era fatto. Gli occhi grigi di suo marito s’illuminarono e Adam seppe di non poter ritrattare. “Ci porteresti?”


Ci?”


“Noi due, Lance e Keith,” disse Shiro, come se fosse ovvio. “Erano piccolissimi l’ultima volta che sono stati su Altea, sarebbe bello portarli ora che possono ricordarla.”


Adam analizzò la situazione velocemente. Poteva avanzare un’obiezione alla sua stessa idea con mille scuse, irritare Shiro – che non aveva certo bisogno del suo permesso per andare su Altea, lo aveva inserito nel quadretto solo per gentile concessione –, finire col litigare a modo loro e spingere suo marito a tenere il muso tutto il giorno successivo, dando a Ryou e Krolia un’altra ragione per disapprovare la sua esistenza.


Oppure poteva fingersi una persona coerente con se stessa e abbastanza equilibrata d’accettare le conseguenze delle sue parole. Forzò un sorriso. “Va bene…” Disse a voce bassa, per non udire se stesso condannarsi.


Shiro, tuttavia, lo sentì chiaro e forte. Lo tirò verso di sè in un bacio travolgente, che lasciò Adam più stordito degli avvenimenti degli ultimi cinque minuti.


“È ancora presto,” mormorò Shiro contro le labbra del compagno. “E i bambini già dormono…”


Sì, Adam aveva esultato per lo stesso motivo appena un istante prima di rischiare la morte per soffocamento. Si era pregustato l’idea di fare l’amore con suo marito tutta la notte per poi sbattere in faccia a Ryou la loro felicità il giorno successivo.


Ora, però, non era più solo un gemello geloso a rivolere Shiro tra le stelle ma anche le maggiori personalità della Coalizione. E no, non lo volevano come guerriero della Lama di Marmora, come pilota della flotta imperiale o come Campione dei Galra da mostrare con orgoglio ai popoli rivali.


Shiro era stato scelto per essere il primo difensore dell’universo.


Adam non aveva nulla per competere con quella possibilità.


“Scusami,” mormorò dolcemente, “sono molto stanco, Shiro.”


Se lo deluse, suo marito fu molto bravo a nasconderlo. “Allora vieni,” intrecciò le dita alle sue. “Andiamo a letto.”







 [Ieri]


- Terra -





I Terrestri avevano un detto: le brutte notizie non arrivano mai da sole.


Di fatto, la prima volta che Shiro andò in calore sulla Terra fu anche l’occasione che permise ad Adam e Matt d’incontrarsi.


Accadde all’incirca sei mesi dopo l’arrivo del giovane mezzo Galra e nessuno si disturbò a essere sincero con Adam.


“Shiro non sta bene,” si limitò a dire Samuel Holt, quando il giovane Altean gli chiese perchè l’amico non si presentava più alle sessioni di volo. “Non è nulla di grave ma ha bisogno di tempo per riposarsi.”


Adam accettò quella spiegazione con cortesia e il giorno seguente andò a cercare Shiro senza chiedere il permesso a nessuno. Non gli era stato detto che doveva stargli lontano e anche in caso contrario, Adam non era certo che avrebbe eseguito l’ordine a testa bassa.


Bussò alla porta della camera di Shiro tre volte e ad aprirgli fu un nanerottolo occhialuto, Altean come lui e dai capelli orribili.


Negli anni che sarebbero seguiti, Matthew Holt sarebbe cambiato fino a divenire quasi piacente ma quella prima immagine sarebbe stata quella che Adam gli avrebbe incollato addosso per tutta la vita.


“E tu chi sei?” Domandò Matt, richiudendosi la porta alle spalle troppo velocemente perché si potesse vedere l’interno della camera.


Adam si trattenne dall’afferrarlo e spostarlo di peso. “Voglio vedere Shiro.”


“Non è possibile.”


“E chi lo dice?”


“Matthew Holt, tanto piacere,” gli porse la mano e Adam la fissò fingendo di non comprendere il gesto. “E tu sei…?” Aggiunse Matt abbassando il braccio.


“Adam…”


Gli occhi dal nanerottolo Altean s’illuminarono. “Oh, tu sei Adam!” Un’espressione a tratti perplessa e a tratti disgustata comparse sul suo viso. “Sicuro di essere Adam?” Domandò deluso.


Il pilota alzò gli occhi al cielo e cercò di premere il pulsante per aprire la porta.


“Ehi! Che cosa credi di fare!” Il piccolo Holt scansò la sua mano malamente. “Shiro non può ricevere visite, te l’ho già detto.”


“Non può essere così grave o la Garrison non gli permetterebbe di restare in camera! E tu chi diavolo sei?”


“Sei sordo? Sono Matt-”


“Per lui?” Chiarì Adam, quasi sibilando. “Chi sei per Shiro?”


Matt lo fronteggiò a testa alta – per modo di dire. “Il suo migliore amico,” rispose con orgoglio.


Adam inarcò le sopracciglia. “L’amico Altean con cui è cresciuto?”


“Cos’è quel tono deluso?”


“Lo hai usato prima tu con me!”


Matt lo studiò da capo a piedi con una smorfia. “Mah…” Fu il suo commento finale.


Mah, cosa?”


“Non lo so, dato che Shiro non fa che parlare di te mi aspettavo qualcosa di meno ordinario e noioso?”


“Non mi conosci neanche!”


“Credo nella prima impressione!”


“Bene, anche io e la voglia che ho di piantarti un pugno in faccia non farà che aumentare se non mi fai passare.


Matthew Holt fece aderire la schiena alla porta e si aggrappò agli stipiti d’acciaio. “Dovrai passare sul mio cadavere.”


Adam stava per rispondergli con piacere, quando la porta in questione si aprì dall’interno e il nanerottolo idiota per poco non finì col culo per terra.


Shiro comparve oltre la soglia, pallido in volto, i capelli neri umidi di sudore. “Adam…” Mormorò orripilato. “Che cosa ci fai qui?”


Matt si voltò e lo spinse gentilmente a farsi indietro. “Shiro, torna a letto. Qui ci penso io.”


Shiro, però, scosse la testa. “Tu sei sfinito, Matt,” disse con un sorriso gentile. “Hai bisogno di una pausa.”


“E vuoi che ti lasci con questo qui?”


Adam non era ancora riuscito a dire una parola: aveva visto Shiro piangere ma nemmeno allora gli era apparso tanto piegato. Da quale forza non sapeva dirlo.


“Mi fido di lui,” disse Shiro, guardando l’altro pilota dritto negli occhi. “Lasciaci soli, Matt.”


Il nanerottolo non si mosse per un lungo minuto di riflessione in cui Adam meditò se prenderlo a calci lo avrebbe convinto a togliersi dai piedi. Suo malgrado non fu necessario. “D’accordo…” Si arrese Matt. “Torno a portarti la cena.”


Shiro annuì e Adam si fece indietro in modo che l’Holt nanerottolo lo superasse senza avere il suo collo a portata di stretta. Prima di sparire in fondo al corridoio, Matt si voltò e gli lanciò un’occhiata storta ma Adam non ebbe il tempo di provare irritazione per quello.


“Vieni…” Shiro gli prese la mano e lo condusse all’interno della camera. Lo lasciò andare solo quando la porta si richiuse.


“È quello che credo?” Domandò Adam.


Shiro annuì distrattamente. “Tu senti qualcosa?”


L’unica cosa che Adam sentiva era un profondo dispiacere per lo stato in cui versava l’altro, ma dirlo avrebbe solo peggiorato il senso di vergogna che impediva a Shiro d’incontrare i suoi occhi. “Non sento nulla,” rispose.


Shiro annuì di nuovo, le spalle ricurve. “Scusami, ho bisogno di stendermi.”


“Posso starti vicino?”


“Sì.”


Il mezzo Galra si raggomitolò al centro del letto. Adam rimase seduto sul bordo del materasso. “Ogni volta è così?”


“Qualche volta è peggiore di altre,” rispose Shiro. “Almeno ora riesco a parlare.”


“Quanto durerà?”


“Non lo so. Non è mai uguale.”


“Come posso aiutarti?”


“Parlami,” lo pregò Shiro. “Tienimi compagnia. Non lasciarmi solo.”


“Non vado da nessuna parte, Shiro.”


Adam parlò di tutto e di niente. Fu come una delle loro conversazioni al tramonto ma al contrario: Shiro aveva parlato per sei mesi, ora il ruolo dell’ascoltatore era suo e Adam copriva ben volentieri il silenzio. Quando Matt tornò con la cena e un cipiglio assassino stampato in volta, si salutarono ma Adam tornò il giorno dopo e quello dopo ancora.


Alla fine si ritrovò a sua volta disteso sul letto. “Ti piacciono le hooverbike?” Domandò.


Per un attimo, gli occhi di Shiro tornarono a splendere della luce a cui Adam era abituato. “Se mi piacciono? Le amo.”


“Perchè non me lo hai mai detto? Ce ne è un garage pieno qui alla Garrison.”


“Quando tutto questo sarà passato, mi porterai a fare un giro?” Propose Shiro. “Ti avverto, divento competitivo quando si tratta di velocità.”


Adam sorrise. “Possiamo giocare a chi arriva prima…”


Le loro mani si cercarono quasi fossero animate da vita propria. Shiro intrecciò le proprie dita a quelle dell’Altean e Adam continuò a parlare come se quel gesto fosse la cosa più naturale del mondo.


Quel brutto momento finì pochi giorni dopo. Adam fu di parola e portò Shiro a fare una corsa con le hooverbike non appena se la sentì e, mentre il tramonto incendiava il cielo sopra il deserto, rubarono l’uno all’altro il primo bacio.







 [Oggi]


- Altea -





Arrivarono su Altea appena in tempo per la colazione.


Allura li accolse sotto il gazebo dei giardini reali e abbracciò Shiro non appena lo vide. “Bentornato a casa,” disse, felice. “Benvenuto anche a te, Adam.”


Il governatore si trattenne dal risponderle con una smorfia. Erano ospiti. Ospiti. La loro casa era sulla Terra, dove erano nati i loro bambini.


“Sono felice di rivederti, Allura.”


“I gemelli?” Domandò la Principessa.


“Dormono,” rispose Adam. “Non sono abituati a viaggiare.”


Shiro lo guardò storto ma Allura accettò quell’informazione con un sorriso comprensivo. “Venite,” prese Shiro sottobraccio. “Le torte le ha fatte tutte Coran e sono deliziose.”


Adam parlò poco o niente, lasciò che Shiro avesse il suo spazio e si concentrò sulla sua tazza di tè ogni volta che Allura nominò l’Atlas e la possibilità che suo marito ne divenisse il Capitano.


“Sappi che se questa sera alla festa ti dimostrerai favorevole all’offerta anche solo un poco, l’unica cosa a non renderlo ufficiale sarà la cerimonia di rito,” disse Allura con sicurezza. “Altea vuole te, Daibazaal anche. Chi era sospettoso riguardo al progetto Atlas ha cominciato ad avere un punto di vista diverso quando ha saputo che eri tra i candidati per il comando della nave.”


“Non faccio parte della scena politica da anni,” disse Shiro. “Mi sorprende che ancora qualcuno si ricordi di me.”


Allura gli afferrò la mano, gesto a cui Adam reagì alzando gli occhi al cielo senza farsi vedere. “Tutti si ricordano di te, Shiro,” lo rassicurò. “Hai lasciato un segno indelebile all’interno della Coalizione e se devo insistere per farti accettare il ruolo di Capitano dell’Atlas lo farò e sai che non desisto facilmente.”


Adam strinse le labbra e si costrinse a stare zitto ma esultò in segreto quando suo marito si voltò a guardarlo. “I nostri bambini sono ancora piccoli, Allura,” disse, insicuro.


“Non ti sto chiedendo di rinunciare a loro,” lo rassicurò la Principessa. “Sai quanto sono legata a mio padre e non mi permetterei mai di privare i tuoi figli della tua presenza.”


Adam assottigliò gli occhi: stava forse cercando di dire che senza di Shiro i gemelli non avrebbero avuto un buon genitore con cui crescere?


“L’Atlas è progettato per essere una città volante.” Allura lo guardò in cerca di una conferma.


Adam annuì. “Samuel Holt la sta sviluppando per renderla una nave capace di restare autonoma per periodi molto lunghi.”


“Questo ti permetterebbe di tenere i gemelli con te,” proseguì la Principessa. “Crescerebbero esplorando lo spazio proprio come hai fatto tu.”


Il sorriso di Shiro fece accendere nella testa di Adam un campanello d’allarme. Keith e Lance erano le uniche ragioni per cui Shiro non aveva accettato di divenire Capitano dell’Atlas alla prima proposta e se anche quell’ancora veniva issata, che cosa lo avrebbe trattenuto sulla Terra?


“Tu che cosa ne pensi?” Domandò suo marito, guardandolo negli occhi.


Adam sbatté le palpebre un paio di volte. “Io?”


“Beh… I bambini sono nostri. Devi avere qualcosa da dire.”


Sì, Adam aveva molto da dire, tipo che non era pronto a tornare a condividere Shiro – il suo Shiro – con il resto dell’universo. Già una volta la fama di Campione dei Galra li aveva allontanati e se non fosse stato per i gemelli…


“Sono un governatore,” gli ricordò. “La Terra è una mia responsabilità.”


“Così come di tutti i territori limitrofi,” gli ricordò Allura. “Puoi sempre scegliere qualcuno che faccia le tue veci. Non dovrai abbandonare la Terra per sempre.”


Il tono di lei non gli piaceva ma il suo titolo di Principessa dissuase Adam dal risponderle come meritava.


La tensione venne scemata dalla voce di Veronica. “Con permesso, Altezza.” Comparve sotto il portico con la mano di Lance stretta nella sua, seguita da Acxa, che aveva in braccio Keith.


“Mamma!” Lance saltellò fino alla sedia del genitore.


Shiro lo mise a sedere sulle sue gambe con un sorriso. “Buongiorno, piccolo.” Gli baciò i capelli castani.


“Perdonate l’interruzione ma si sono svegliati e vi cercavano,” disse Veronica, rivolgendosi alla Principessa.


Allura scosse la testa. “Non c’è alcun problema.”


“Io non mi ero svegliato,” si lamentò Keith, mentre Adam si alzava dal suo posto per prenderlo in braccio.


“Ma Keith siamo su Altea!” Esclamò Lance con entusiasmo.


Il gemello si limitò a nascondere il viso contro il collo del padre. “Dagli tempo di riattivarsi, Lance,” disse Adam con un sorriso, mentre Shiro allungava la mancina per accarezzare i capelli di Keith.


“Grazie Veronica,” disse il mezzo Galra. “Acxa.”


Veronica gli sorrise. Lei e Acxa chinarono la testa in segno di rispetto e tolsero il disturbo.


“Chi è quella?” Domandò Keith, sbirciando la scena intorno a lui.


“Keith, l’educazione,” lo riprese Adam, mettendolo a sedere compostamente sulle sue gambe.


“Lei è la Principessa Allura, tesoro,” spiegò Shiro. “Mamme e papà ti hanno parlato di lei, ricordi?”


Allura sorrise dolcemente al bambino ancora semi addormentato. “Ciao Keith. Sei cresciuto tantissimo dall’ultima volta che ti ho visto.”


“Ciao…” Rispose Keith a mezza bocca. “Posso avere una fetta di torta?”


“Certamente!” Rispose la Principessa con entusiasmo. “Prendine anche tu, Lance, se vuoi.”


Il gemellino Altean la guardava con i grandi occhi blu incantati e la bocca spalancata.


Adam e Shiro si scambiarono un’occhiata complice e risero insieme. Keith, invece, alzò gli occhi al cielo.


“Ehi, innamorato,” lo prese in giro Adam, dando un colpetto gentile sulla nuca di suo figlio. “Ti sei incantato?”


Lance si riscosse, divenne paonazzo e nascose il viso contro il petto di Shiro per l’imbarazzo.


“Stupido…” Borbottò Keith, con la bocca piena di torta.


“Keith,” lo rimproverò Shiro.


“Stupido sarai tu!” Borbottò Lance senza uscire dal suo nascondiglio.


Adam si alzò in piedi. “Basta voi due,” mise Keith a terra e porse la mano all’altro bambino. “Vuoi vedere i giardini, Lance?”


Il piccolo Altean tornò a sorridere immediatamente. “Sì, papà!” Esclamò, aggrappandosi alla mano del genitore.


Adam cercò gli occhi di suo marito. Shiro sorrise e annuì. “Divertitevi…”


Allura li seguì con lo sguardo mentre scendevano i gradini del gazebo. “Sono bellissimi,” commentò, rivolgendosi al suo amico d’infanzia. “Hai una splendida famiglia.”


Shiro era felice di sentirglielo dire. “Ti ringrazio.”


“Ma questa non è una buona ragione per rinunciare a te stesso,” aggiunse Allura, seria di colpo.


Anche il sorriso sul viso del mezzo Galra svanì. “Non ho rinunciato a me stesso in questi anni, Allura. Ho dato alla luce due bambini e li ho cresciuti. Prima di aspettarli non avrei mai pensato di farlo, ma sono felice che nulla sia andato secondo i piani.”


“Non sto mettendo in discussione l’esistenza di quelle due splendide creature, Shiro,” ribatté Allura. “Dico solo che hanno sei anni e non è sbagliato cominciare a pensare di nuovo a te stesso.”


“Ho anche un marito, Allura.”


“Non hai mai avuto bisogno di chiedere il permesso a nessuno prima d’ora.”


“Infatti, non ho bisogno del permesso di Adam,” replicò Shiro, un po’ duramente. “Ma l’ho sposato, ho fatto una promessa e non voglio che le mie scelte lo rendano infelice.”


“E quello che rende felice te, Shiro?” Domandò Allura. “Essere il Capitano dell’Atlas ti renderebbe felice?”


Il mezzo Galra aprì la bocca.


“Non devi rispondere ora,” aggiunse la Principessa. “Ma se Adam ti ama davvero, penserà prima alla tua felicità che alla sua.”







 [Ieri]


- Altea -





Adam e Shiro furono amanti clandestini per tutto il primo capitolo della loro storia. Entrambi, col senno di poi, avrebbero ripensato a quei giorni come i più spensierati della loro relazione. In qualche modo, forse complice la giovane età, la segretezza del loro legame rendeva tutto più bello, più eccitante.


I primi pettegolezzi cominciarono un anno dopo il loro primo bacio, quando Adam divenne ufficialmente il pilota più giovane della flotta reale di Altea e Shiro non ci pensò due volta a seguirlo alla corte di Alfor.


La Principessa Allura fu ben felice di riavere il suo vecchio amico d’infanzia sotto il suo stesso tetto e se Sendak e Zaron ponevano domande sul perchè il Campione dei Galra faceva di tutto per non mettere piede su Daibazaal, Honerva era brava a farli tacere.


Tornare a vivere nei territori centrali della Coalizione impose a Shiro di rientrare tra le fila delle Lame di Marmora ma il giovane Ibrido ne fu felice.


“Io ho i miei doveri e tu i tuoi,” disse ad Adam, mentre si stringevano l’uno all’altro nel loro letto. “Ciò che davvero importa è avere una casa, un luogo sicuro in cui ritrovarsi.”


L’Altean accettò quella situazione di buon grado e per un lungo periodo nessuno li disturbò. Mentre Shiro continuava a far parlare di sè alla fine di tutte le missioni a cui partecipava, Adam si creò il suo posto nel cuore del regno di Altea. Gli fu assegnata una squadra ad appena un anno di distanza alla sua ammissione alla flotta reale. Fu così che Veronica e Curtis entrarono nella sua vita.


La prima, amica di vecchia data di Matt e Shiro, fu felicissima di conoscerlo e sottolineò con particolare entusiasmo quanto i suoi due compagni di avventure parlassero di lui in modi completamente opposti.


“Non ne dubito,” disse Adam con una smorfia.


Veronica si dimostrò un’ottima compagna di squadra fin da subito ma non gli diede mai la soddisfazione di sapere come Matthew Holt parlava di lui a chi non lo conosceva. “Posso dirti che Shiro è innamorato pazzo di te,” gli confidò un giorno. “Matt è pazzo e basta.”


A differenza del nanerottolo occhialuto con i capelli orribili, Adam riuscì a trovare in Veronica un’alleata e decise di tenersela stretta.


Curtis, al contrario, da principio non ebbe un grande impatto su di lui. Era un bravo ragazzo ed era facile collaborare sul lavoro. Non divennero mai amici ma era bravo in quello che faceva e il suo carattere mite contribuiva enormemente all’equilibrio all’interno della squadra.


Per Adam fu facile adattarsi ad Altea e a imparare ad amarla.


Gli unici motivi di tensione in quel periodo non arrivarono dal promesso sposo di Shiro, ma dal suo gemello, Ryou.


“Gli ho raccontato di noi,” disse il mezzo Galra una sera, dopo essere rientrato da una missione particolarmente lunga. “L’ho detto a lui e alla persona che considero una madre.”


Adam non lo biasimò per averlo fatto. “E che cosa hanno detto?”


Shiro sorrise tristemente. “Krolia vorrebbe solo vedermi felice ma mi ha detto di fare attenzione,” disse. “Ryou era fuori di sè. Non ho fatto il tuo nome, tranquillo, ho solo detto loro che mi sono innamorato.”


In quel periodo, Adam non si chiese mai che tipo di futuro potevano avere. Non mise mai in discussioni il loro legame, si limitò a non dare alcuna importanza al fatto che Shiro fosse promesso al pupillo dell’Imperatore Galra.


Shiro era suo e Adam non voleva essere di nessun altro.


Pur essendo un pessimista di natura, credette in loro fino alla fine.


Quella speranza venne ripagata poco prima che Shiro raggiungesse l’età giusta per essere reclamato da Sendak. Fu Allura la prima a saperlo e fece convocare l’Ibrido nelle sue stanze per comunicargli la notizie di persona: Honerva aveva dato alla luce un bambino, un maschietto sano e forte che era stato presentato alla Coalizione come il legittimo erede al trono di Daibazaal.


Impegnato con un’esercitazione in orbita, Adam venne a sapere del lieto evento solo alla fine della giornata di festa. Fu Shiro a dirglielo, stringendogli le mani tanto forte da fargli male.


“Honerva lo ha tenuto segreto fino alla fine per paura che qualcosa andasse storto,” raccontò Shiro. I suoi occhi brillavano come non era mai successo. “Siamo liberi, Adam… Siamo finalmente liberi.”


Fu uno dei giorni più felici della loro vita.





A distanza di anni, Allura avrebbe raccontato a Shiro di come l’ultimo atto della storia inesistente tra lui e Sendak si era tenuto a porte chiuse, poco dopo la nascita del Principe Lotor.


Con Honerva ancora costretta a letto, Zarkon aveva esordito con un altro progetto matrimoniale che, a suo dire, avrebbe assicurato un futuro dorato a Daibazaal: “con un po’ di fortuna, il primo figlio di Shiro e Sendak nascerà prima che Lotor sappia camminare. Una volta cresciuti, sarebbe perfetto farli sposare, mia cara.”


Allura raccontò che il viso Honerva aveva assunto un’espressione tanto terribile che suo padre, Alfor, si era sentito in dovere di toglierle il figlio neonato dalle braccia per paura che lo usasse come arma impropria da lanciare al marito.





Zarkon era serio nelle sue intenzioni ma non ebbe mai il tempo di renderle pubbliche. Per assurdo, le sue speranze si realizzarono ma solo a metà. Prima che il piccolo Lotor imparasse a camminare, Shiro annunciò l’arrivo di un altro bambino… Ma Sendak non fece mai parte di quella parte della storia.







 [Oggi]


- Altea -





Shiro era bellissimo con i colori di Daibazaal addosso. Era passato molto tempo dall’ultima volta che avevano partecipato insieme a un evento ufficiale e Adam lo aveva dimenticato.


Era anche la prima volta che vestivano i bambini in modo da rendere onore a entrambi i loro popoli. Rosso scuro per Keith. Blu e bianco per Lance.


“Buono così, Keith,” disse Shiro, spazzolando i lunghi capelli neri del bambino seduto di fronte al grande specchio. Li raccolse in una coda alla base della nuca che legò con un nastro bordeaux.


A Lance piaceva. Adam lo comprese da come se ne stava buono a guardare la mamma preparare il fratello per la festa.


“È bello come una principessa bambina vero, mamma?” Lance cercò conferma nel genitore.


“Sì, Keith sembra proprio un principino vestito così,” concordò Shiro.


Lance s’imbronciò. “Le principesse sono più belle, mamma!”


“Ma io non sono una bambina!” Obiettò Keith.


“Tuo fratello ti sta facendo un complimento.” Shiro posò un bacio tra i capelli corvini del bambino e si alzò in piedi. “Bene, siete pronti tutti e due.”


Seduto in fondo al letto, Adam vide i suoi due bambini guardare suo marito incantati. Non era una novità vedere quell’espressione sul viso di Lance – dichiarava che da grande avrebbe sposato la mamma da quando aveva imparato a parlare –, ma il modo in cui gli occhi di Keith brillavano era del tutto inedito. “Sei bellissimo…” Mormorò timidamente.


Quelle due parole presero di sorpresa Shiro quanto Adam.


“Vero?” Lance saltellò, felice che il fratello avesse imparato a farsi piacere quello che era bello anche per lui. “Vero? Vero?”


Shiro aggiustò una ribelle ciocca corvina dietro l’orecchio di Keith. “Grazie, amore mio.”


“D’accordo…” Adam si alzò dal letto con un sospiro. “Il principino blu con me.”


Felice d’indossare gli stessi vestiti del suo papà, Lance gli prese la mano e drizzò la schiena con orgoglio.


Shiro prese la mano di Keith. “Se non ti senti a tuo agio, basta che lo dici a me o papà, d’accordo?”


Il bimbo annuì.


Lance si voltò a rivolse a entrambi un sorriso rassicurante. “Non preoccuparti, mamma! Per questa sera, Keith sarà la mia principessa e io sarà il suo principe!”


Per loro fortuna, Keith si limitò a inarcare le sopracciglia in un’espressione perplessa.


Adam e Shiro risero insieme.


“Andiamo?” Chiese il primo.


Il secondo annuì. “Andate avanti, vi seguiamo.”





Il soffitto della sala delle feste del palazzo di Altea era sorretto da grandi colonne bianche e sulla parete esterna grandi portefinestre permettevano agli invitato di entrare e uscire dai giardini reali. L’unico modo per accedervi era scendere in grande stile una scalinata che sottoponeva ogni invitato appena arrivato allo sguardo di una folla di nobili e leader politici. Shiro ebbe il potere d’illuminare l’intera sala soltanto comparendo in cima alla rampa. In molti furono felicemente sorpresi di vederlo dopo tanto passato sulla Terra, in ombra.


“Questo è uno dei tuoi piccoli?” Chiese qualcuno, indicando Keith.


“Sì,” rispose Shiro. “L’altro è il bambino che tiene per mano mio marito.”


“Sono due splendidi gemelli!”


“Vi ringrazio.”


Ben presto, Adam venne circondato come Shiro ma nessuno si complimentò con lui per come difendeva i confini della Coalizione, nè s’interessò del progetto Atlas di cui era a capo. Tutti guardavano Lance e rimanevano stupiti da come lui avesse preso tutto da Adam, mentre Keith sembrava essere solo figlio di Shiro.


“È una cosa rara ma non impossibile che i gemelli con diverse discendenze si dividano equamente il patrimonio genetico dei genitori, ma non è impossibile” spiegò l’ultima persona che Adam avrebbe voluto al suo fianco quella sera. “Ma alla gente piacciono le cose belle e, guarda un po’, tutti parlano con tuo marito e fanno gli occhi dolci ai tuoi gemelli e nessuno si accorge di te.”


“Che cosa ci fai qui, Holt?”


Matt gli diede un’amichevole pacca sulla spalla: era diventato alto quasi quanto lui negli anni e la cosa lo disturbava. “Ero sulla nave che ha portato qui te e la tua famiglia, ricordi?”


“Intendo, che cosa ci fai qui alla festa? Tu odi le feste.”


“È il primo evento pubblico a cui partecipate con i gemelli, non potevo perdermelo!” Esclamò Matt. “Shiro è a suo agio, mi fa piacere.”


Eccome se lo era. In quel momento ad Adam parve di avere di fronte la versione adulta del ragazzino che si era spinto fino ai confine della Coalizione solo per conoscerlo. Al centro di quella sala del trono, Shiro splendeva e il fatto che tenesse per mano un bambino non oscurava affatto quella luce. Allura comparve al suo fianco, lo prese sottobraccio con confidenza e Shiro le sorrise.


Adam inspirò profondamente dal naso: quello avrebbe dovuto essere il suo posto, non della Principessa di Altea. Eppure sentiva che se si fosse immischiato in qualunque conversazione Shiro stesse tenendo, avrebbe rovinato irrimediabilmente la sua luce.


“Papà, posso andare da mamma?” Domandò Lance.


Adam annuì e lo lasciò andare, seguendolo con lo sguardo fino a che non afferrò la mano di Keith e Shiro si accorse che era vicino a lui.


“Potevi andare anche tu,” disse Matt, prendendo due bicchieri di nunvil da un vassoio di passaggio. “Tieni.”


Adam accettò l’offerta ma non aveva alcuna voglia di bere. “Non credo sia il caso.”


“Per quale ragione?”


“Non lo vedi?” Il giovane governatore si costrinse a buttare giù un sorso. “Sorride, sta bene.”


“Sorride e sta bene anche a casa.”


“Non così.”


Matt gli lanciò un’occhiata sospettosa, “Vieni,” disse, afferrandogli il braccio. “Andiamo a fare un giro.”


“Matt…”


“E non lamentarti sempre, cammina!”







 [Ieri]


- Altea -





Quando Shiro scoprì di aspettare un bambino, lui e Adam si erano già lasciati.





Orgogliosi com’erano, i litigi non erano nulla di anomalo nella loro relazione ma dopo l’uscita di scena di Sendak qualcosa cambiò. Nonostante non ci fossero più ragioni per vedere Shiro come il futuro Imperatore dei Galra, la sua fama non diminuì. Il suo nome era conosciuto in ogni angolo della Coalizione e tutti i reali volevano avere l’onore di averlo come ospite alle loro corti


Shiro era una stella splendente sia nei cieli di Altea che in quelli di Daibazaal. Kolivan, il leader della Lama di Marmora, guardava a lui come suo successore e Krolia ne era orgogliosa.


Nessuno parlava di Adam, in molti nemmeno sapevano che il Campione dei Galra era l’amante del miglior pilota della flotta reale di Altea.


Shiro era tutto. Adam era nessuno.


Col tempo, divenne una situazione difficile da gestire.


Il tempo che Shiro passava a casa diminuì stagione dopo stagione. A causa del suo lavoro, per Adam era difficile seguirlo nei suoi spostamenti e spesso si ritrovava a fissare il lato vuoto nel letto chiedendosi quando avrebbe passato un’altra notte col suo amato. Shiro, da parte sua, divenne bravo a non mantenere le promesse.


Adam aveva imparato che era impossibile rimanere perennemente in contatto quando era in missione, ma Shiro arrivò a sparire per delle settimane lasciandolo in uno stato di angoscia tale da spezzargli il respiro.


“Hai mai pensato di lasciare l’ordine?” Gli domandò Adam una sera.


Shiro lo guardò come se gli avesse dato uno schiaffo. “Perchè me lo chiedi?”


“Hai mai pensato a una vita più sicura? Hai sempre detto che essere un guerriero non ti piace, potresti essere un pilota e basta. Alfor sarebbe felice di averti nella sua flotta.”


“Sono felice così, Adam,” tagliò corto Shiro.


L’Altean non riuscì a piegare la testa di fronte a quel muro. “Io no…”


I litigi aumentarono, i periodi di lontananza anche. Col tempo, Shiro finì per cercare Adam solo quando il calore lo costringeva a casa. Era stato il mezzo Galra a chiedere al compagno di essere il suo amante completamente, anche in quei momenti che tanto odiava.


“È come una cerimonia,” gli aveva detto una volta, prima che la promessa di matrimonio tra lui e Sendak venisse annullata. “Sei il primo con cui ho fatto l’amore e vorrei che fossi anche il primo a reclamarmi.”


Adam ne era stato onorato.


Ora che il momento di massima vulnerabilità di Shiro era l’unica occasione in cui potevano condividere un po’ d’intimità, Adam lo odiava.


Il punto di rottura lo raggiunsero a causa di Curtis.


L’evento di per sè fu piuttosto stupido. Di ritorno da una missione, Adam trovò Shiro nell’hangar della flotta reale ad aspettarlo. Probabilmente lo fece per farsi perdonare l’ultima promessa non mantenuta, ma quando Adam mise piede a terra, Shiro non era da solo.


Curtis non riuscì mai ad attirare la sua attenzione come in quel momento. Veronica era rimasta nella sua squadra, lui era stato riassegnato per motivi che ad Adam non erano mai stati spiegati. Non c’era mai stata occasione di presentarlo a Shiro, eppure eccolo lì che rideva e scherzava con il suo compagno come se si conoscessero da sempre.


Fu la goccia che fece traboccare il vaso.


“Mi fa piacere vedere che riesci a sorridere allegramente anche con un estraneo ma non riesci a farlo con me,” disse Adam velenoso, varcando la porta di casa.


Shiro lo guardò confuso. “Di che stai parlando?”


“Di Curtis,” rispose l’Altean, secco. “Almeno, ti sei presentato prima di civettare con lui?”


Gli occhi di Shiro erano grandi, feriti. “Curtis non è un estraneo,” spiegò. “Ci siamo conosciuti tempo fa, durante una missione. È un amico.” Lo disse in buona fede, sperando che quella spiegazione fosse sufficiente a placare l’animo del compagno.


Ottenne l’effetto contrario.


“Quando è successo?” Domandò Adam orripilato.


Shiro scrollò le spalle. “Non ricordo con precisione.”


“Non ti credo. Quando è successo?”


Il mezzo Galra si mise immediatamente sulla difensiva. “Mi stai accusando di qualcosa, Adam?”


“Non lo so! Qualcosa non deve andare se puoi sorridere in quel modo con Curtis ma con me riesci solo a scopare quando non hai il controllo di te!”


La lite che seguì fu furibonda, figlia dell’incomprensione che aveva caratterizzato il loro rapporto per un periodo troppo lungo perchè potessero evitare di provare rancore l’uno per l’altro. Dopo aver dichiarato che non voleva più avere niente a che fare con Shiro, fu Adam ad andarsene.





Shiro e Curtis presero a frequentarsi ufficialmente un mese dopo la loro rottura. Fu Veronica a dirlo, lo fece per paura che lo venisse a sapere da qualcuno che non gli era amico.


“Mi dispiace,” gli disse. “Ma ti assicuro che è una cosa recente. Non ti ha mai tradito, te lo giuro. Shiro ti amava, non lo avrebbe mai fatto.”


Adam non le credette ma non glielo disse. “Grazie per essere stata sincera con me.”


Si promise che avrebbe smesso di pensare a Shiro a partire dal giorno dopo.





Non ci riuscì.





Ryou fece la sua disastrosa comparsa in scena sette settimane dopo la fine della storia tra lui e Shiro. La tragedia venne annunciata da tre colpi secchi contro la porta della sua camera del dormitorio. L’errore di Adam fu aprire senza informarsi sull’identità di chi lo stava disturbando.


Quiznak...” Gli sfuggì quando si ritrovò davanti una versione più alta, più viola e molto Galra del suo ex.


“Sei tu Adam?” Domandò il gigante, quasi ringhiando.


“Non ne sono sicuro…”


“Ryou, per tutti gli dei!” Di tutte le persone che forse provavano affetto per lui, fu proprio Matthew Holt a salvarlo da morte certa spuntando dal nulla e frapponendosi tra loro alla velocità della luce. “Non fare gesti avventati!”


Adam dovette sforzarsi molto per non ridere: avrebbe potuto usare il suo salvatore come poggiamento, con che coraggio pensava di poterlo difendere dall’energumeno che gli era di fronte?


“Ricordati che non sappiamo se è lui il colpevole!” Esclamò Matt.


“Poco male, li ucciderò tutti e due e mi toglierò ogni dubbio!”


Prima che Adam potesse chiedere di cosa stavano parlando, venne afferrato per il bavero e sollevato di peso dal pavimento.


“Ryou!” Matt si aggrappò al braccio del Galra. “Detesto dover essere io a dirlo ma non puoi ucciderlo!”


“Posso sapere il motivo di questa follia?” Tuonò Adam, afferrando il polso del Galra con entrambe le mani.


“Hai rovinato mio fratello e pagherai con la via per questo!” Ringhiò Ryou.


Adam strabuzzò gli occhi. “Io ho… Non sono io che l’ho tradito con il primo che è passato!”


“Shiro non ti ha tradito, idiota!” Esclamò Matt risentito, ancora appeso al braccio del Galra. “Sei tu che lo hai abbandonato!”


“È questo che racconta quel bastardo?”


Ryou digrignò i denti, mostrando i canini appuntiti. “Come osi?”


“Oh, bene! Lo spettacolo non è finito, temevo di essere in ritardo.” Veronica intervenne sulla scena con molta calma. “Ryou, che ne dici di far tornare tutti con i piedi per terra?”


Adam fu sorpreso di vedere il Galra seguire il consiglio della giovane Altean, anche se sia lui che Matt si ritrovarono con il di dietro per terra.


“Cinque minuti, Veronica!” Sibilò Ryou. “Non un istante di più…” E sparì in fondo al corridoio.


Adam non poteva credere a quello che era appena successo. “Quello è il fratello di Shiro?”


Veronica s’inginocchiò di fronte a lui, mentre Matt si sedeva contro lo stipite della porta. “Stai bene?” Domandò lei.


“No, non sto bene!” Esclamò Adam, isterico. “Il gemello gigante del mio ex ha appena tentato di uccidermi.”


Matt gli allungò un calcio. “Te lo saresti meritato!”


“Ancora? Shiro sta con Curtis, non mi pare abbia il cuore spezzate. Che cosa volete da me?”


“Non è una cosa che riguarda Curtis,” spiegò Veronica, “ma solo te e Shiro.”




 
   
 
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