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Autore: Robin2700    22/05/2019    1 recensioni
Stony.
Piccolo riassunto: Tony è morto da poco nella battaglia finale contro Thanos e Steve trova l'ultima cosa che Tony aveva lasciato per lui.
Spero vi piaccia! Buona lettura!
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le lancette dell'orologio appeso al muro sembravano viaggiare a rallentatore quel pomeriggio. Il ticchettio risuonava pressante in tutta la stanza. Forse era snervante, forse non gli importava. Fuori il tempo era gradevole, c'era un bel cielo azzurro e gli uccellini sentivano già l'arrivo della primavera. Aveva fatto presto a cambiare, stamattina era nuvoloso.
Morgan sarebbe uscita da scuola fra un'ora, doveva ricordarsi di preparare la merenda. E Peter? Ah giusto, era con Ned e Mj. Una giornata perfettamente normale. Eppure bastava voltarsi per affermare, magari urlando, magari anche solo imprecando a bassa voce, che in fondo non tutto era perfettamente normale. Voltarsi. Bastava semplicemente voltarsi e vedere la parte del letto di Tony. Vuota. Quante volte l'ha fatto in questi mesi? Quante volte ha ceduto e quante maledette volte ha visto che continuava ogni volta ad essere completamente vuota? Sentire la sua mancanza, devastante, palpabile, da tagliare addirittura col coltello. Ti entrava dentro e si attaccava ai tuoi polmoni e alle tue arterie come una mano scheletrica o il gambo spinoso di una rosa. Quello era il vero problema, non il ticchettio dell'orologio, o il fatto che avesse finito la marmellata per il panino di sua figlia, era il nulla intorno a se. Perchè quando Tony non era intorno, era come se la felicità si fosse dimenticata di lui, come se mancassero i rumori del mondo e non ci fosse nessun motivo per continuare a starci, in quel mondo silenzioso. E adesso quel mondo era diventato la sua realtà. 
Aveva perso tutto.
Niente cuore che batte, niente sorriso.
Niente Tony. 
"Signore".
Sobbalzò. 
Friday aveva appena incrinato la sottile linea chiamata depressione che lo affliggeva da chissà quanto e lo aveva riportato alla realtà.
"Mi dispiace disturbarla, signor Rogers, ma il signor Stark mi aveva affidato un compito tempo fa e, come ben sa, sono stata progettata e assemblata per eseguirli".
Non poteva essere. Tony? Cosa diamine aveva lasciato detto a Friday? Perchè cavolo doveva essere così plateale?
"Spiegati meglio, perfavore".
"Oggi sono passati esattamente quattro mesi da quando l'unità di controllo principale del mio chip si è spenta. Questo vuol dire quattro mesi da quando Tony Stark è venuto a mancare".
C'era già New York intera a ricordarglielo, pensò, come se non bastasse, doveva mettercisi anche un intelligenza artificiale.
Ingoiò nervoso, le mani che non stavano ferme un attimo.
"Continua".
"Tony mi aveva detto di avvisarla dell'esistenza di una memoria sotto il suo cuscino se lei non l'avesse trovata in tempo, presumo avesse già capito che sarebbe stato utile un promemoria".
"Una... che!?".
Si girò di scatto, fulmineo, quasi preso da un raptus. I muscoli tesi slittarono e guizzarono senza freni. 
Qualcosa di Tony era lì, c'era da mesi e lui non lo sapeva, non aveva osato saperlo.
"Una memoria, signor Rogers".
Come poteva venirgli in mente di alzare il suo cuscino? Anche solo di muoverlo di un centimetro. Come poteva pensare che avrebbe deturpato un posto così importante?
Eppure, con tutta la forza dell'universo, in qualche modo ancora a lui sconosciuto, lo fece.
Quel cuscino gli parve un masso, i muscoli che prima sembravano senza freni, adesso erano aggrovigliati su loro stessi, tremanti.
Trovò un aggeggio nero, rettangolare, più simile ad un cerca persone che ad una 'memoria'. 
Incomprensibile per lui.
Eppure, quel coso così strano mosse nel suo petto un ingranaggio. Ne smosse due, tre, cento! Era qualcosa di Tony, qualcosa che lui stesso aveva lasciato per essere visto.
Qualcosa di nuovo, come se potesse riportarlo lì, anche solo per poco.
"Prema il tasto giallo sulla destra".
"Grazie".
Il suo polpastrello esitò per un secondo. Era lì, tremante, ad un millimetro dal bottone. 
Un bel respiro.
Lo spinse.
"Guardami negli occhi, soldato".
Quella voce.
L'ologramma di Tony si palesò improvvisamente davanti a lui, etereo, tremolante, con sfumature celesti come il cielo.
Era bello, meraviglioso come se lo ricordava.
Ma non potette comunque evitare il groppo alla gola che si formò di lì a poco.
"So che sarai sorpreso di vedermi... se stai guardando questo messaggio vuol dire che sono morto. Bhe, da dove comincio: l'ho registrato prima di cambiare linea temporale con te e gli altri. 
Avevo paura, Steve. Avevo paura di non poter pronunciare più il tuo nome e mettere un 'ti amo' nella stessa frase. Perchè? Perchè come sempre poniamo al primo posto il futuro del mondo invece che il nostro. Ed io, Steve, il mio futuro lo volevo dedicare a te. A te e ai nostri figli. Abbiamo combattuto troppo a lungo, sono stanco di tenere il muso. 
Tutti facciamo degli errori, ma a volte capita di gonfiare troppo il petto e di farli diventare catastrofi. 
E non è certo quello che voglio. Ho scelto di aiutarvi nel piano solo per riportare Peter in vita. Sono egoista, lo sai, ma il fatto è che le catastrofi che possono capitare fra noi non volevo coinvolgessero anche i bambini. Spero di esserci riuscito a riportarlo qui, il nostro bambino. 
Per quanto riguarda te, mio stupido, bellissimo capitano, non ho mai smesso di amarti, nemmeno quando credevo di odiarti più di qualsiasi altra cosa. 
Nella mia testa c'era sempre la dolce melodia della tua voce, tutte le parole non dette, quelle seppellite sotto anni di odio e risentimento. Quell'odio che in realtà non c'è mai stato.
Era delusione, forse. Delusione e tristezza. Tanta, fin troppa. Poi pensavo al tocco delle tue mani, al tuo respiro, ai tuoi occhi. Dio, quelli in particolare erano coltellate la notte. Erano come un finale felice che non riuscivo a raggiungere. Correvo e correvo, ma erano sempre troppo lontani. Poi ti ho rivisto, ho sentito di nuovo le tue mani, una volta sceso dalla navicella. Il tuo profumo ha inondato ogni cellula del mio cervello. Tu, Steve Rogers, mi avevi dato di nuovo pace. Sei stato tutto nella mia vita. Il centro a cui io ruotavo attorno, appeso ad un cerchio. Sei stato la mia stella, il mio sole, tutte le cose più luminose che adesso non mi vengono in mente perchè ho il nostro piano di salvataggio da attuare. Tutto ciò che abbiamo vissuto e quello che da domani in poi passeremo, sappi che sono stati e saranno la gioia più grande della mia vita. Perchè TU sei la gioia più grande, tu e i ragazzi. Mi spezza il cuore che Morgan sia dovuta crescere negli ultimi anni senza Peter, lo cercava ogni sera. Ma ti ringrazio per esserti preso cura di lei mentre ero perso chissà dove. Ti ama moltissimo, come me. Continua a fare un lavoro eccellente come padre, ti prego. Avranno bisogno di te più che mai. Lo abbiamo sempre fatto. Sarò anche un genio, miliardario e filantropo, ma sono e sempre sarò tuo marito, niente potrà portare via ciò che provo, nemmeno la morte. Perchè alla fine, siamo nati per guardarci negli occhi l'uno nell'altro, e perderci lì in mezzo. Apparterrò a te, per sempre. Ti amo 3000, Steve. Abbi cura di te".
E lì, Steve Rogers, scoprì ancora una volta quanto facesse male piangere sul pavimento.
  
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