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Autore: V4l3    22/05/2019    0 recensioni
Dal testo [...] Alex ripensò a quella conversazione avuta con Francesca e si chiese perché sia lei che la madre fossero così convinte che lui l’avrebbe aiutata, non erano parenti, non avevano niente in comune e lei ora era lì per stravolgergli la vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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9.
 
Rientrò a casa che orami erano le 18 passate e si ritrovò a passare dal salotto verso la cucina, sotto lo sguardo furente di Liz
-Sei un coglione lo sai, Jason?- la ragazza lo fissava con sguardo omicida e le mani puntante sui fianchi –Si grazie, già ci ha pensato tuo fratello a ricordarmelo- disse esausto prendendo a sistemare le birre che aveva comprato –Sta in camera sua da stamattina, con il morale a terra- riprese la ragazza sempre sulla porta –ho faticato sette camicie per farla sorridere, vedi di non rovinare tutto come tuo solito!- Jason sbuffò senza guardarla –E soprattutto vedi di non andartene anche questa notte!- lo rimproverò e a quel punto Jason incrociò lo sguardo della ragazza, visibilmente arrabbiata –So che per te il concetto di delicatezza e comprensione, sono qualcosa più simile alla fisica quantistica, ma vedi di darti una regolata!- detto questo gli diede le spalle e la sentì uscire di casa. A quel punto si sedette sfinito sulla sedia intorno al tavolo dove tutto era stato sistemato sicuramente da Liz: né lui, né tanto meno Alex avevano ripulito il tavolo la sera prima. Si strofinò il viso con le mani sentendosi emotivamente sotto pressione e fissò un punto imprecisato della parete, ora doveva fare i conti con un presente che lo metteva a dura prova, rispolverando quel passato che tanto avrebbe voluto seppellire, ma su una cosa Mike aveva ragione: non era colpa di Alex se lui ed Emma avevano avuto quell’amicizia. Sbuffando si alzò e preparò delle uova con dell’insalata, accompagnate a delle fette di pane, una volta pronto il vassoio inspirò più volte prima di decidersi ad andare al piano di sopra e incontrare Alex.
Quando si ritrovò davanti la porta socchiusa, si dovette davvero costringere a varcare la soglia, una parte di lui gli urlava di stargli il più lontano possibile, mentre la sua razionalità stava spingendo affinché non si comportasse più come un immaturo che fugge davanti ai problemi. Sospirò e senza bussare entrò sorprendendola mentre leggeva un libro, la vide alzare il viso  da quelle pagine, con espressione sorpresa
 –Ti ho portato la cena- le disse lui avvicinandosi e lei si scostò per permettergli di posare il vassoio, quando si allontanò Alex trovò il coraggio di parlare –Mi dispiace- disse piano, inchiodandolo sul posto e facendolo voltare verso di lei, i loro sguardi di incrociarono e Alex fu certa di leggerci una profonda paura, proprio come aveva lei infondo.
–Non volevo essere maleducata, ieri- specificò torturandosi le mani –Nonostante tutto mi stai aiutando e io mi sono comportata male con te, dicendoti quelle cose, mi dispiace- ammise –e anzi, devo ringraziarti perché altrimenti non saprei davvero dove sbattere la testa - quelle parole colpirono l’uomo come un vero e proprio fulmine, deglutì a fatica –Non preoccuparti- si sforzò di dire vedendo come l’espressione preoccupata della ragazza, lentamente diventava più serena abbozzando anche un sorriso
–Ho esagerato anche io- ammise l’uomo –ora mangia –disse a mezza bocca a corto di parole;  uscì subito dopo sentendosi davvero uno schifo nel ripensare a come l’aveva trattata, permettendo al suo ego ferito di comportarsi in quel modo con lei, non se lo meritava, non era colpa sua, ma soprattutto era stato imbarazzante che tra i due a fare il primo passo fosse stata lei; gli aveva chiesto scusa, quando quello che aveva sbagliato su tutta la linea, che aveva esagerato e non sapeva gestire la situazione era solo e unicamente lui. Scese velocemente le scale, ma quelle parole gli rimbombavano in testa, arrivò in cucina con un nodo alla gola che neanche un sorso di birra riuscì a mandar via; riordinò velocemente la cucina, toccando appena qualcosa da mangiare, aveva da fare una cosa più importante.
Quando si svegliò girò il viso verso la finestra ad osservare quel tiepido sole che filtrava dalle persiane non del tutto intere creando un piacevole gioco di luci e ombre, aveva finalmente riposato per bene, si sentiva sicuramente meglio,  così lentamente si tirò a sedere e rimase imbambolata a fissare quei due oggetti appoggiati ai piedi del letto. Erano a tutte gli effetti delle stampelle, ma invece di essere di metallo erano di un legno chiaro, ampie sulla parte alta, dove delle mezzelune consentivano di metterci le braccia e fare leva, mentre la parte bassa era leggermente più sottile e il bello era la torsione che aveva quel pezzo di legno, sembrava di osservare un serpente sinuoso mentre si avvolge su un ramo –Buongior…- Liz entrò come sempre entusiasta in camera di Alex ma si fermò subito osservando anche lei quei due oggetti appoggiati al letto di Alex –Oh mio Dio!- esclamò con il vassoio ancora stretto nelle mani, Alex la guardò ancora sbigottita ed entrambe iniziarono a ridacchiare –Ma dove le ha tirate fuori?- chiese Liz sedendosi accanto ad Alex per passarle poi la colazione
 –Ieri sera non c’erano- ammise Alex bevendo un po’ di caffè ma con lo sguardo ancora puntato su quegli oggetti –E’ in casa?- chiese poi guardando la moretta che sorridendo la fissò –L’ho incrociato mentre stava uscendo con il pick-up, mi ha detto di portarti la colazione e che lui ha da fare tutto il giorno oggi, tornerà prima di cena- le rispose la ragazza, per poi ridacchiare –Che c’è?- chiese Alex curiosa –Credo che c’abbia passato la notte a farle, aveva due occhiaie..-le disse –probabilmente si è reso conto di essere un’idiota e questo è una sorta di scuse da parte sua- Alex si stupì dalle parole dell’amica mentre non riusciva a levare lo sguardo a quegli oggetti e un sorriso le spuntò sulle labbra, non immaginava che un tipo come Jason potesse creare quel tipo di oggetti  –Liz, oggi devi aiutarmi- esordì dopo qualche attimo non mascherando una certa eccitazione, Liz acconsentì entusiasta e subito dopo la colazione l’aiutò a prepararsi.
–Sei sicura che vada bene?- Liz era piuttosto preoccupata per ciò che voleva fare Alex, la quale sbuffò facendo leva sulle due stampelle –Assolutamente, ora che ho queste, posso muovermi e devo fare qualcosa- disse convinta –Sì, ok, sono d’accordo con te, ma scendere le scale mi sembra un po’ troppo azzardato- balbettò la moretta sempre più sulle spine –Se dovessi cadere, sia Jason che Mike mi farebbero la pelle!- disse inquieta, Alex sapeva che scendere le scale non era certo semplice, ma voleva cucinare qualcosa per Jason
-Lo so, ma voglio davvero farlo, anche se effettivamente non so come - ammise la ragazza osservando gli innumerevoli scalini, anche Liz osservò la scala e deglutì –Mi sembra troppo pericoloso Alex, dai, hai appena iniziato a muoverti, forse è meglio rimandare- cercò di dissuaderla, ma Alex decise di provare puntando le grucce e spostando il suo peso leggermente in avanti riuscendo a scendere il primo scalino, Liz per la sorpresa cacciò un mezzo urlo, ma per fortuna andò tutto bene e Alex si ritrovò ancora in piedi –Mi verrà un infarto!- disse la moretta guardando una Alex profondamente felice –Liz per favore, mettiti davanti a me così mi sento più sicura- e Liz, dopo un profondo respiro,  fece quanto richiesto; con lentezza e diversi attimi di terrore, arrivarono alla fine della scala, Liz si passò una mano sulla fronte –Stavo sudando freddo!- ammise rabbrividendo –Questa cosa non si può fare, Alex, se ogni mattina mi fai così a Natale non ci arrivo!- Alex rise per la battuta e per allentare la tensione, era stata davvero una bella impresa, ma c’era riuscita e ne era entusiasta, soprattutto perché così poteva ritrovare un po’ di quell'indipendenza che le mancava. Liz ravvivò il fuoco per poi raggiungerla sul divano, entrambe si sentivano stanche, così si concessero una cioccolata calda chiacchierando sul divano. Nel primo pomeriggio si spostarono in cucina e Liz aiutò l’amica a preparare tutto per la cena, si divertirono come matte ad imbrattare tutto, passando così il resto del pomeriggio;
-Alex io devo andare- fece Liz mettendo sul tavolo qualche pezzo di pane tagliato, Alex smise di mescolare il sugo che aveva preparato per la cena –Grazie davvero Liz-le disse avvicinandosi con le due grucce e abbracciando l’amica che rise divertita –Sono stata benissimo e ho addirittura imparato a cucinare dei piatti italiani- le disse facendole l’occhiolino e ridendo insieme –Domani vorrei provare a fare tutto da sola, Liz- la ragazza la guardò con un sopracciglio alzato –Davvero?- le chiese poco convinta –Si,  non voglio che tu sia costretta a venire qui sempre, ho queste ormai- e alzò una delle stampelle, che si erano rivelate davvero perfette –Facciamo che passo in tarda mattinata per vedere come te la cavi- fece Liz prendendo la giacca –Facciamo che ci sentiamo al telefono e ti dico- rispose a sua volta Alex, Liz sospirò, aveva capito che Alex era davvero cocciuta su certe cose, così si rassegnò e la salutò per andare al pub.
Una volta sola, Alex sistemò la pila d’acqua sul fuoco e si sedette al tavolo a riprendere fiato, era davvero sfinita. Le stampelle si erano rivelate ottime, ma impegnative da usare, inoltre entrambe le gambe erano piuttosto indolenzite, ma guardando il dolce che svettava ad un angolo della cucina e i biscotti, per non parlare del profumo che aleggiava in tutta la casa si sentì subito rincuorata e felice di esserci riuscita, ricordando quante volte con la madre avevano dato sfogo a tutta la loro immaginazione culinaria, magari solo per passare il tempo, oppure per cercare di risollevare un morale a volte a terra “ –Alla fine non c’è niente di meglio che mettere le mani in pasta per sfogarsi!”- le diceva sempre
 
Spense l’auto osservando la casa illuminata al suo interno, sperò che Liz non fosse andata via da molto, perché pensare di aver lasciato Alex tutto il giorno da sola, un po’lo infastidiva. Scese dal pick-up osservando il cielo scuro che prometteva di nuovo acqua, prese le buste dove aveva comprato ciò che gli occorreva e la sua valigetta piena di progetti, sbuffando si diresse verso casa. Quando aprì la porta rimase come paralizzato nel vedere il fuoco scoppiettante e sentire quel profumo gli fece venire il dubbio di aver sbagliato casa. Si chiese se Liz non avesse deposto l’ascia di guerra con lui, così posò le cose che aveva in mano e si diresse in cucina, dove di nuovo rimase sbalordito nel vedere la tavola apparecchiata, in maniera semplice, ma assolutamente come lui non aveva mai fatto, a quel punto i suoi occhi si puntarono sulla figura di Alex che si era appena girata a guardarlo, gli sorrise come mai l’aveva vista fare, si teneva in piedi su quelle stampelle che gli avevano levato ore di sonno la notte appena trascorsa –Ciao- lo salutò lei, lui rimase a bocca aperta ad osservarla e ad osservare ancora la tavola –Come…- la voce gli uscì tremendamente roca, così dovette tossire un paio di volte –Come hai fatto?- chiese stupito entrando in cucina, lei ridacchio –Grazie a queste!- disse visibilmente stanca ma felice-Inoltre mi ha aiutato moltissimo anche Liz, se non fosse stato per lei non ci sarei di certo riuscita- disse riprendendo a mescolare la pasta appena buttata nell’acqua –Quindi devo prendermela con lei per averti permesso di rischiare di cadere dalle scale- il tono duro che usò Jason, irrigidì la ragazza che pur di spalle, non riuscì a non nascondere il leggero timore di un’altra sfuriata dell’uomo  –Non ho avuto problemi- confermò ancora prendendo le presine per scolare la pasta, ma le vennero sfilate dalle mani con un gesto fluido da parte di Jason che senza averlo sentito, le si era parato di fianco guardandola –Mi pare che hai fatto abbastanza, ora siedi- le disse severo e Alex si morse un labbro in imbarazzo, arrossendo, ma fece quanto chiesto dall’uomo e lentamente si avviò a sedere mortificata. Jason scolò la pasta e la condì con il bel sugo preparato da Alex, prendendo poi due piatti, ma quando si voltò ad osservarla, si sentì subito uno schifo dal momento che la ragazza era visibilmente triste; le posò il piatto davanti e prese anche lui posto, osservando il dolce e i biscotti sul vicino ripiano. Alex iniziò a mangiare piano, sperava davvero di fare qualcosa di carino, ma in tutta risposta, Jason l’aveva trattata come una bambina –Avete lavorato parecchio- disse Jason che aveva iniziato a mangiare lentamente la pasta fumante, sorpreso di scoprire quanto fosse buona, Alex lo guardò appena e sorrise forzatamente –Ci siamo divertite a preparare tutto, il tempo ci è volato- rispose bevendo un po’ di acqua, Jason la fissò per qualche istante per poi abbozzare un mezzo sorriso che rischiò di farle tossire tutta l’acqua –Avete fatto un ottimo lavoro, direi- e Alex non trattenne lo stupore nel sentirgli pronunciare quella frase –Ti..ti piace?- chiese con un po’ di timore e lui abbassò la testa sul piatto prendendo un altro boccone –Ottima – rispose semplicemente e Alex non potè non sorridere di gioia, riprendendo a mangiare anche lei. Jason mangiò di gusto tutto quanto, assaggiando il bel pan di spagna con la crema e il cioccolato, per finire con un paio di biscotti e Alex non aveva fatto altro che essere sempre più felice, era ciò che più sperava e le aveva dato la forza di preparare tutto; quando si alzò dal tavolo, notò subito che lui la fissò pronto a muoversi verso di lei nel caso le fosse servito così lo guardò appena per poi fare attenzione e mettere il suo piatto nel lavandino dietro di lei
–Sono davvero stupende- disse poi girandosi a guardarlo, lui sembrò non capire, così lei mosse una delle grucce e lui accennò un mezzo sorriso –Beh, stupende quanto possono esserle delle stampelle- disse scettico e lei ridacchiò guardandole –No davvero, così belle è difficile trovarle- ammise –non sapevo che lavorassi il legno- e lui a quel punto prese un profondo sorso di birra puntando gli occhi sul tavolo –E’ una passione che con il tempo è diventato il mio lavoro- disse –E cosa crei?- gli chiese curiosa Alex avvicinandosi di nuovo al tavolo per prendere un altro piatto e riporlo nel lavandino, a quel punto Jason si alzò e lei un po’ si spaventò per quello scatto improvviso, pensò che si fosse irritato per la domanda, ma poi lo vide prendere le stoviglie che erano sparse sulla tavola e sparecchiare –Quello che mi viene ordinato- le rispose dopo poco, Alex era rimasta in piedi ad osservare l’uomo muoversi per riordinare –Deve essere un lavoro che dà parecchie soddisfazioni- suppose la ragazza avvicinandosi di nuovo al lavandino dove aprì l’acqua per poter lavare i piatti –Ne dà tante, quante sono le imprecazioni- ammise l’uomo e la sua voce le arrivo così vicino che non si aspettò di trovarselo di nuovo accanto; si guardarono e Alex di nuovo arrossì, quello sguardo era così intenso da farle avere l’impressione che le leggesse nella mente –Credo che per oggi hai fatto molto- le disse e questa volta senza nessuna punta di rimprovero nella voce, Alex aprì leggermente la bocca per la sorpresa –Ma..ma non mi costa nulla lavarli- disse distogliendo lo sguardo e puntandolo sul getto d’acqua, ma lui le mise una mano intorno la vita sorprendendola –Vai a sederti in salone- le disse spingendola leggermente per farla spostare con quello sguardo che non ammetteva repliche, così Alex si strinse nelle spalle facendo come gli era stato detto, andandosi a sedere sul divano coprendosi con il plaid e perdendosi ad osservare il fuoco scoppiettante nel camino; la stanchezza sembrò assalirla tutta in una volta e lentamente, cullata dal crepitio delle fiamme e dal rumore che proveniva dalla cucina, chiuse gli occhi.
Quando finalmente finì di riordinare i piatti, si meravigliò della quantità di pentole e posate che le ragazze avevano usato e non riuscì a reprimere un sorriso al pensarle così indaffarate e ne fu davvero contento soprattutto nel pensare a come Alex non fosse rimasta sola tutto il giorno; sospirando spense la luce e andò in salotto dove sistemò il fuoco per la notte con altra legna ed osservò Alex sul divano dove dormiva beatamente, si sedette sulla poltrona accanto non riuscendo a levarle gli occhi di dosso: era sfinita e un leggero sorriso gli increspò le labbra al pensiero che oltre ad avere l’aspetto di Emma aveva anche ereditato la sua caparbietà nel voler fare le cose. Rimase lì nel silenzio di quell'ambiente familiare, dove dopo anni  si sentiva nuovamente il profumo di cucinato, di casa vissuta, di calore che da tempo non abitavano più lì.
Guardò l’ora e si rese conto che era ormai passata la mezzanotte, così decise di avvicinarsi al divano e con un leggero slancio si caricò Alex tra le braccia risalendo le scale. La guardò anche quando la sistemò nel letto, dove lei si rannicchiò sotto le coperte e mugugnò qualcosa che lui non capì ma che lo face sorridere, poi senza far rumore uscì dalla stanza della ragazza per andare finalmente a dormire.
 
  
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