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Autore: Manu_00    22/05/2019    6 recensioni
Il mondo è un luogo molto grande, e in un luogo molto grande sono presenti tanti, tantissimi individui, alcuni comuni, alcuni singolari, e alcuni estremamente particolari.
E poi ci sono io, che non saprei dire con certezza in quale di queste categorie inserirmi.
Se me lo avessero chiesto all'inizio di questa storia, avrei risposto senza esitare di appartenere alla prima, ma il tempo ti cambia, e anche se adesso dubito di potermi definire una persona particolare, di certo, quel che è successo, la mia storia, di “particolare” ne ha da vendere, o almeno così mi piace pensare.
Forse la risposta è che sono una persona comune a cui sono successe cose particolari, ma lascerò a voi che leggete il compito di giudicare, io, d'altro canto, mi limiterò a raccontare.
[Storia presente anche su Wattpad: https://www.wattpad.com/590152446-jiid-story-of-a-thief-prologo]
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XXVIII

 

<< Andiamo Ion, muoviti! >>
<< Dammi tregua, i miei piedi sono a pezzi! >>
Mi trascinò letteralmente fuori dalla sala da ballo con un solo braccio, tirandomi a se come se fossi un bambolotto di pezza.
Varcammo assieme la porta della sala, ansanti e sudati.
Dopo il lento era subentrato un ballo decisamente più movimentato, ed io e Brienne eravamo sulla pista da almeno un'ora quando la mia partner decise che un altro secondo in quella sala e avrebbe iniziato a liquefarsi.
E non potevo darle torto, eravamo accalorati e esausti quando riuscimmo a superare la calca degli studenti ammassati sulle scale per raggiungere una delle terrazze dell'edificio e trovare un po' di refrigerio.
Corremmo assieme giù dai gradini ridendo come solo due ragazzi annebbiati dal punch saprebbero fare, e non fermammo la nostra folle corsa prima di raggiungere la ringhiera, a cui ci aggrappammo come se fossimo sul punto di perdere l'equilibrio.
Tutto quell'alcool doveva avermi dato alla testa, ma vedere Brienne correre in giro a ridere era qualcosa di ancora più sorprendente da osservare.
Ridemmo ancora per un po', prima di trovare l'equilibrio sulla ringhiera ed appoggiarci ad essa.
<< Finalmente, un altro po' e mi sarei sciolta dentro questo vestito >> lo disse fra un respiro e l'altro, prima rideva e adesso appariva sfinita: dov'era finito il fauno pacato che avevo imparato a conoscere?
Si issò in piedi con una spinta delle braccia, trovando finalmente il giusto appiglio per reggersi alla ringhiera, fino a quando fu in grado di rimanere in piedi da sola.
Io al contrario mi lasciai cadere in avanti, sporgendo pericolosamente il busto fuori dalla ringhiera, almeno finché la coniglietta non mi prese per il colletto sotto la nuca e mi tirò repentinamente all'indietro.
<< Attento! >> barcollai prima di trovare un appiglio << Scusa, credo che ormai i piedi abbiano deciso di scioperare fino a domani >> accompagnai la frase con una risatina idiota.
<< Non preoccuparti, non permetterò al mio partner di cadere dal terrazzo >> disse rassicurante << Non durante la festa almeno >>
<< Questo mi è molto di conforto, davvero >> mollò la presa nel mentre che mi appoggiai (sta volta con le sole mani) alla ringhiera in marmo.
<< Mi aspettavo una maggior dedizione, dal momento che ci siamo divertiti così tanto! >> non so se era il punch a causarmi strane visioni, ma vidi le sue guance tingersi leggermente di rosso.
E se si erano veramente tinte di rosso, forse era perché aveva esagerato col punch anche lei?
Non lo so, ero troppo stordito per pensarci.
E indipendentemente dal fatto che fosse per il punch, per il ballo o per il calore, dovevo ammettere che non avevo mai trovato Brienne così bella fino ad allora.
I capelli color neve, ora liberi dalla coda di cavallo le cadevano sul collo, ricoprendolo come il manto innevato che ricopre le colline vicino Atlas, avevo una perfetta visione del suo viso, dei suoi denti chiarissimi, dei suoi occhi giallo-verdi, e per ultimo ma non meno importante, l'abito che valorizzava e non poco le forme del suo corpo.
<< Si, confesso di essermi divertita, non mi aspettavo che un ballo sarebbe stato così piacevole... >> << Nemmeno io, possiamo dire che è stata una bella sorpresa per entrambi, no? >>
Annuì << Indubbiamente, dovremmo farlo più spesso? >>
Alzai un sopracciglio << Ballare assieme? >>
<< Cosa? Beh insomma... non intendo... sai cosa intendo >>
<< Uhm... >
Misi la mano sotto al mio mento e assunsi un'aria pensierosa.
<< No, non ho la minima idea di cosa stai cercando di comunicarmi >>
<< E dai! >> mi diede un buffetto amichevole sulla spalla, << Non fare il finto tonto! >>
<< Credimi, magari lo fossi solo per finta >>
<< Ion! >> gridò prima di ridere << Ma non è vero, beh non sempre >>
<< Ehy! >> << Cosa? >> << Tu... >> ridemmo di nuovo, ok, a questo punto posso confermare senza ombra di dubbio di aver esagerato con il bicchiere.
<< Rispetto la tua decisione di considerarti un tonto! >> << La tua gentilezza è commovente, davvero >>
Mi appoggiai sulle braccia e presi ad osservare lo sterminato campus di Beacon, che si estendeva davanti ai miei occhi fino all'imponente cancello della struttura.
<< Stavo pensando... >> mi girai verso di lei, incuriosito.
<< Si? >> << A te, ecco... dopo il racconto di come hai imparato a ballare, mi sono chiesta... cosa diamine facevi prima di finire qui? Ho come la sensazione che quella storia non sia di certo l'unica che hai da raccontare >>
Il mio misantropo istinto di autoconservazione reagì a quell'osservazione come se avesse appena assaggiato del veleno con la punta della lingua, certe osservazioni (a cui sovente seguivano delle domande) per me, prima di entrare a Beacon, rappresentavano nient'altro che una sgradevole invasione della privacy da parte di chi non aspettava altro che un motivo per sbattermi in cella o rubarmi qualcosa, una subdola insinuazione di chi cercava di entrare nella mia mente e estorcermi un'informazione.
Ma qui ero a Beacon, l'accademia degli eroi! E a fare quell'osservazione non era un omone alto e tarchiato con un coltello tenuto malamente incastrato fra la cintura e i pantaloni, ma una ragazza, una bella ragazza che ad occhio e croce aveva più muscoli negli addominali che non i soliti gorilla mafiosi da film in tutto il loro corpo.
Insomma, non avevo motivo di preoccuparmi, mi fidavo di lei.
Fiducia, una parola che non mi sarei aspettato di pronunciare neanche nell'anfratto più angusto del mio cervello.
Feci un sorriso che doveva sembrare una smorfia, combattuto fra la voglia di parlare (alimentata dall'alcool) e la mia naturale riluttanza.
Il sorriso sembrò non rassicurarla, mi diedi dell'idiota a mente (cosa che da poco tempo a questa parte facevo con sempre maggior frequenza) e mi sforzai di mettere assieme delle parole.
<< Diciamo di sì... ecco, ammetto di avere molte cose da raccontare, sì, direi di avere parecchie cose di cui dovrei parlarti >> l'effetto tonificante mi abbandonò in un'istante, mi ritrovai incapace di continuare la frase, dopo qualche minuto Brienne provò a prendere parola.
La fermai con un gesto della mano e mi sforzai di ricominciare.
<< Vedi, prima di entrare qui... con voi... >>
Mi morsi la lingua, ogni atomo del mio corpo sembrava rifiutarsi di far uscire informazioni compromettenti.
Ciononostante non mi diedi per vinto, ed ignorando il dolore alla lingua lottai per contrarre la mandibola.
<< Ho fatto molte, moltissime cose... e non molte erano... sì insomma, belle >>
Continuò a guardarmi, non disse niente, e quel silenzio mi mandò nel panico.
<< Cioè non dico di aver fatto cose veramente terribili, no! Ma diciamo che non tutto quello che ho fatto si potrebbe definire degno di lode, tipo... ehm >>
Non parlava, e mi ritrovai senza accorgere a pregare qualsiasi divinità fosse in grado di udirmi di uccidermi all'istante, o di farmi vomitare il punch addosso a Brienne, o che Brienne vomitasse il punch addosso a me, o qualsiasi altro imbarazzante evento che avrebbe posto fine a questa conversazione e alla trappola in cui mi ero cacciato da solo.
<< Non... io... >> ormai le parole mi morivano in bocca, e la sudorazione era tornata ad aumentare, stavo considerando la possibilità di diventare trasparente e affondare nel pavimento per cadere sotto al terrazzo, riacquistare la mia forma fisica e scappare lontano.
Brienne, decisamente più controllata del sottoscritto, frenò la mia agonia mettendomi la punta delle dita davanti alle labbra, con un gesto a metà strada fra una mossa di danza e un comando autoritario.
Comando che sortì l'effetto desiderato, giacché serrai la mandibola con una rapidità tale da farmi male ai denti.
La fissai, e cercai di abbozzare qualche parola senza grande successo.
<< Non dire niente >> sorrise, nei suoi occhi non vidi rabbia, o lo sgomento tipico di un eroe davanti al delinquente di turno, no, non vi era pregiudizio nel suo sguardo (ma probabilmente perché non si era capito un fico secco del mio discorso), i suoi occhi mi fissavano gentili, senza sospetto o timore.
<< Brienne io... >> << Va tutto bene, lo dirai quando sarai pronto, posso capire... non preoccuparti >>
Un refolo d'aria mi passò dietro la nuca, sentii il sudore gelare sul collo, ma non ci feci caso.
Credo di essermi rincoglionito del tutto in quel momento, ero lì, dritto come un palo (o come se me ne fosse stato infilato uno su per il retto) a fissare la ragazza coniglio.
Le sue guance parevano nuovamente arrossite, come se lo stato di grazia in cui sembrava essere finita poco fa si fosse interrotto, evidentemente non ero l'unico a cui il punch stava finendo di fare effetto.
Rimanemmo soli e in silenzio, anche il vento si era chetato.
Mi accorsi solo adesso di quanto i nostri corpi erano vicini, così vicini che potevo sentire il suo respiro sulla guancia.
E allora il punch tornò a scorrere nelle vene più forte di prima, ci spingemmo in avanti, quasi fino a far collidere i nostri nasi.
Mentirei nel dire che il suo corpo non suscitasse in me alcun effetto, certo, non era l'unico corpo a riuscirci, ma non saprei dire se quanto accaduto fosse una mera reazione del mio istinto annebbiato dal bere e dal calore.
Le strinsi la mano, e feci per avvicinarmi, come se avessi perso ogni controllo del mio corpo, come se fosse esso ad avere piena coscienza di cosa desideravo.
Di quanto lo desideravo.
<< Disturbo? >>
Un suono brusco alle nostre spalle rischiò di farci saltare fuori dal terrazzo, e Brienne dovette reggersi a me per non scivolare sui tacchi, tale era stata la sorpresa.
<< Suppongo sia un si >> riconobbi all'istante quel fastidioso tono supponente, come se fossi in grado di dimenticarlo!
Mi girai all'istante, puntando gli occhi sulla sagoma di Drake, intento a giocare con lo scroll.
Se gli sguardi fossero pugnalate, credo che il mio lo avrebbe trapassato da parte a parte.
Drake però non sarebbe dello stesso avviso, dal momento che non staccò un attimo gli occhi dallo scroll, dedicando al sottoscritto una sola frazione del suo sguardo.
<< Chiedo venia, non mi aspettavo che voi stesse per copulare >>
Fece dietrofront, pronto a rientrare.
<< Aspetta, che cosa volevi? >>
Ero nervoso? Sì, molto nervoso, e la cosa doveva essere facile da notare visto che decise di fermarsi.
Mise in pausa il videogioco e cacciò lo scroll dentro tasca << Solo complimentarmi con te, tutto qui >> non si era nemmeno voltato, si era limitato a girare un po' il collo, quanto bastava per intravedermi con la coda dell'occhio.
<< Per cosa? >> << Oh, non ti rovino la sorpresa >>
Se ne andò senza aggiungere altro, se avessi avuto un bicchiere in mano glielo avrei probabilmente lanciato addosso.
Invece, mi limitai a fissare la porta tutto accigliato, mentre l'eco dei suoi passi si faceva sempre più debole.
Brienne nel frattempo aveva assistito allo scambio senza dire nulla, indecisa se sentirsi più imbarazzata o confusa.
Tuttavia, cessato il camminare di Drake, il silenzio divenne troppo da sopportare, ancor più dello stesso Drake.
<< … Credo che tu non gli stia molto simpatico >>
Mi girai << Davvero? Chi l'avrebbe mai detto >>
Sbuffai senza nascondere il sarcasmo, che invece Brienne finse di ignorare, ok, direi che qualsiasi cosa fosse sul punto di accadere in quel momento sia morta con l'arrivo dell'idiota con gli occhiali.
Raggiunsi senza alcuna fretta la ringhiera, con la bile che ribolliva furiosa nel mio stomaco.
<< Scusa, potevo evitarmi il sarcasmo >>
Brienne scosse la testa << No, lo capisco... è il tipo di persona che vorresti prendere a pugni in faccia >>
Sorrisi, non era molto, ma il pensiero della faccia di Drake che si accartocciava sotto al pugno di Brienne era di quanto più confortante potessi immaginare al momento.
<< Beh, magari un giorno qualcuno lo farà >>
Un vociare pigro e confuso iniziò a levarsi dal terreno sottostante, guardammo dalla ringhiera: il ballo si stava avviando al termine e gli studenti stavano lasciando la sala.
<< Oh... si è fatto tardi vedo >> Brienne sospirò, osservando la fila scomposta di studenti.
<< Adesso? Il tempo è volato almeno >> risposi con un mezzo sorriso, ma l'ombra che Drake aveva gettato su questa serata era ben lungi dal lasciare la mia mente.
Uno squillo improvviso mi fece sobbalzare, il fauno sfilò lo scroll dalla tasca e rispose, ne seguì una breve conversazione dove Brienne sembrò attraversare velocemente più stati d'animo: scocciata, preoccupata, arrabbiata e rassegnata.
<< Non ci credo... e va bene, arrivo subito >>
Ripose lo scroll e si girò verso di me, sembrava mortificata.
<< Immagino che la serata sia finita anche per noi, eh? >> annuì << Si, Marlee si è sentita male dopo che Ashes l'ha obbligata a bere tutta la vasca del punch >>
Giudicai questa cosa fin troppo verosimile e mi rassegnai << Capisco, immagino sia ora di andare anche per me... beh, grazie per la serata allora >> << Grazie? Uh... prego allora >>
Sorrise, e dopo un breve cenno di congedo si avviò verso la porta, al sottoscritto non rimase che affacciarsi alla ringhiera e sospirare la propria delusione, ma solo per pochi secondi.
<< Ion! >> mi girai, Brienne era ancora alla soglia della porta, metà fuori e metà dentro all'edificio.
<< Grazie... anche a te! >> e con un ultimo sorriso, sparì nel corridoio.
Come con Drake, rimasi fermo come uno stoccafisso ad ascoltare l'eco dei suoi passi farsi sempre più flebile.
Quando non sentii più niente, un lieve sorriso si dipinse sulle mie labbra, tornai alla ringhiera senza fiatare, e dopo essermi posizionato appoggiando le braccia su di essa, iniziai ad ammirare il cielo.
Malgrado l'ora tarda, Vale era ancora sveglia, centinaia di luci illuminavano la notte come un branco di lucciole.
Per la prima volta da molto tempo, provai un piacevole senso di libertà.


Senso di libertà che andò a farsi fottere (e a sangue) la mattina seguente, quando mi svegliai più tardi del solito con la testa dolorante.
Dopo che Brienne si era congedata mi ero concesso qualche altro bicchiere di punch, pagandone il prezzo al risveglio.
Portai la destra sulla fronte e alzai la schiena, cercando di far fluire il sangue verso il basso, cosa che mi provocò subito una sensazione di giramento di testa.
Dopo qualche secondo passato a riprendermi, come ogni buon adolescente che si rispetti mi affrettai a controllare il display dello scroll.
Da quando ero entrato a Beacon mi ero finalmente aperto al mondo dei social, cosa a cui avevo sempre rinunciato visto che il mio stile di vita non proprio rispettabile sconsigliava caldamente di utilizzare uno scroll per nient'altro che fosse controllare l'ora o chiamare dei contatti non meglio identificati per faccende che non è meglio specificare.
Ma adesso che frequentavo un istituto ed avevo una vita sociale (con tutte le conseguenze che questo comporta), controllare il display dello scroll era diventata la prima azione della giornata, cosa di cui a ripensarci avrei fatto volentieri a meno, visto che avrei avuto un risveglio fottutamente migliore.
Perché quando osservai il messaggio, tutto l'alcool che avevo ingerito la sera precedenti risalì violentemente dal mio stomaco, provocandomi un dolore tale che rischiai di piegarmi in avanti e vomitare sul letto.
No cazzo! No! Mi state prendendo in giro!
Digrignando i denti con rabbia, iniziai a supplicare gli dei di svegliarmi adesso, che quello che avevo appena visto fosse solo un brutto sogno, un delirio dovuto all'abuso di alcool, e che presto mi sarei svegliato o avrei vomitato e una volta riaperti gli occhi avrei trovato la chat vuota o con un messaggio diverso.
Invece non mi svegliai, non rigettai alcuna sostanza verdastra e (purtroppo) non caddi a terra privo di sensi.
No, mi feci violenza riportando lo sguardo sullo schermo, e leggere di nuovo fu ancor più doloroso della prima volta.
Poi alla rabbia e alla paura seguì un momento di lucidità.
Calma Ion, calma, si può fare qualcosa, deve sicuramente esserci una spiegazione, va tutto bene.
Come no, credici, stronzetto.


<< Eccolo il problema! >>
Per poco non sbattei lo scroll in faccia ad Ozpin, il quale reagì con il solito stoicismo, leggendo lentamente il messaggio sulla chat.
<< “La vostra richiesta di partecipazione al Vytal festival è stata approvata, congratulazioni!” >>
<< So leggere, sa? >>
Julia mi pestò un piede, imponendomi di chiudere quella boccaccia prima che ci facessi espellere tutti quanti, cosa a cui ero andato molto vicino quando avevo spalancato senza troppi complimenti la porta dell'ufficio ignorando le proteste della Goodwicht.
Non che i miei compagni di squadra fossero meno turbati rispetto a me.
No, è una bugia, erano decisamente meno turbati di me!
Julia di certo non apprezzava di essere stata iscritta ad un torneo senza saperlo, ma tutto sommato una parte di sé era contenta di partecipare, perdere magari, ma se non altro confrontarci con dei validi avversari.
Ilian non era dello stesso avviso, trovava stupido partecipare ad una competizione senza avere una chiara possibilità di vittoria, e Deryck... cosa? State veramente pensando che avesse un opinione a riguardo?
Ovvio che no, è Deryck!
Ma la cosa più irritante di questa situazione, era il motivo per cui eravamo certi di non avere grandissime possibilità di vittoria: Me.
Ero migliorato, sì, ma restavo l'anello debole della squadra, ok, c'era anche il discorso che, diversamente da tutte le squadre che si erano iscritte per loro volontà, non ci fossimo preparati questo granché né avevamo molto tempo per farlo.
Ma fondamentalmente, il problema restava il fatto che un cacciatore su quattro non era decisamente in grado di sostenere uno scontro con degli studenti di altre scuole ben allenati, probabilmente l'élite delle loro rispettive accademie.
E che potessi crederci o no, la possibilità di essere la causa determinante della sconfitta della mia squadra davanti a tutto il maledetto istituto era quasi terrificante quanto la prospettiva di affrontare dei cacciatori veri e propri.
Un grimm? Potevo sostenerlo, ormai avevo avuto le mie esperienze a riguardo e ne ero uscito miracolosamente indenne.
Ma altri cacciatori? No, era decisamente troppo, e l'esperienza contro Jack non era di certo una garanzia di successo!
In breve, me la stavo facendo sotto.
<< Non ho ancora ben chiaro dove sarebbe il problema >>
Feci per prenderlo a male parole, ma l'occhiataccia che mi mandò Julia fu sufficiente per farmi desistere.
<< Il problema, è che nessuno di noi ha effettuato l'iscrizione, non era nostra intenzione partecipare al torneo, e non capiamo perché fra tutte le quadre dell'accademia che hanno voluto iscriversi siamo stati scelti proprio noi quattro, ci sono elementi decisamente più... ben disposti >>
Concluse scegliendo attentamente le ultime parole, non volendo correre il rischio di offendere i suoi stessi compagni, anche se era palese cosa volesse dire.
Ozpin sembrò sgranare le palpebre dietro gli occhiali scuri, e fu attento a non scomporsi, come se cercasse di domare una profonda inquietudine.
Rimase in silenzio per due lunghissimi minuti, due minuti carichi di tensione.
Poi prese lo scroll, e controllò qualcosa sul display.
Se quello che vide gli diede fastidio, non lo diede a vedere, Glynda invece si era fatta improvvisamente interessata alla situazione.
Altro minuto, durante il quale i due sembrano cambiarsi uno sguardo carico d'intesa.
E noi? Niente, rimanemmo in silenzio come ebeti a guardare i due, il nostro problema sembrava essere appena diventato un affare di stato.
Capii che la questione non sarebbe stata di soluzione.
Dopo un ulteriore minuto di silenzio quasi assordante (quattro, un totale di quattro minuti senza una parola fra sguardi e controlli sullo scroll), Ozpin ci degnò di una risposta.
Si schiarì dapprima la gola, e ciò non faceva presagire nulla di buono.
<< Ho appena controllato, e risultate effettivamente iscritti nel torneo di Vytal, quindi possiamo escludere che si tratti di una burla >>
<< E... adesso? >>
Gomitata da parte di Julia, strinsi i denti e decisi di tacere per il resto della discussione.
<< Adesso, temo che non vi piacerà quello che sto per dirvi >>
Non ne dubito.
<< Vedete, stiamo vivendo una situazione molto particolare, e le liste dei partecipanti sono già state rese pubbliche,capirete che cambiare all'ultimo i partecipanti sarebbe un imbarazzo per l'istituto, non gioverebbe alla reputazione di Beacon, o delle accademie in generale >>
Mi sentii morire, quell'uomo era seriamente la stessa persona che mi aveva tirato fuori dalle sbarre e adesso mi stava per mandare allo sbaraglio (di nuovo) contro dei cacciatori altamente preparati perché per qualche motivo non meglio specificato la mia squadra si era ritrovata iscritta?
<< Ma non siamo pronti a questo! >> protestò Julia << E poi vorrei capire come sia accaduto >>
<< Purtroppo errori di questo tipo sono già capitati in passato, è una questione... complicata >> la risposta non aveva senso e non soddisfò nessuno dei presenti, ma non avevamo il coraggio.
Ozpin se ne accorse, era palesemente a disagio, capii che stava nascondendo qualcosa.
<< Forse... forse Caesar potrebbe saperne qualcosa, di solito sono i professori a gestire le iscrizioni e magari... >>
Scossi la testa << Non ha senso, lui si limita ad allenare il sottoscritto il pomeriggio, con quale logica dovrebbe iscrivere un'intera squadra? Va bene che è uno st... un mentore esigente, ma questo mi sembra troppo persino per i suoi standard! >>
<< Appunto, non può iscrivere tutti noi per una sola persona! >> Ilian storse le labbra in una smorfia.
Diamine, se fosse veramente stato Caesar avrei avuto un ulteriore motivo per sentirmi in colpa.
<< Calma! Non è il caso di scaldarsi, non è un comportamento degno dell'accademia, chiederò ai vari professori a riguardo, ma temo che ormai dovrete farvene una ragione, il torneo ormai e prossimo e non possiamo permetterci di cambiare le squadre >>
Julia fece per ribattere un'altra volta, ma Ozpin la anticipò.
<< Inoltre, sono certo che se siete stati scelti per l'iscrizione, anche se il sottoscritto sarebbe dovuto essere consultato a riguardo, vuol dire che il comitato dei professori ritiene che siate più che degni di rappresentare Beacon al torneo, quindi basta con questo disfattismo... è tutto, potete andare >>
Avremmo voluto ribattere, ma capimmo che sarebbe stato come prendere a testate un muro.
Lasciammo la stanza senza una sola parola di commiato, se la rabbia fosse infiammabile, quel fottuto ufficio sarebbe andato a fuoco.
Chiuso lo stipite, Ozpin guardò la porta con aria affranta.
<< Ozpin... >>
Il preside portò lo sguardo sulla Goodwitch, visibilmente combattuto.
<< Se te lo stai chiedendo, sì, mi sto odiando per quello che ho appena fatto >>
Odiare è una parola grossa, ma decisamente non era fiero di quello che aveva appena fatto: ammettere che c'era una falla nella sicurezza dell'istituto avrebbe scatenato il panico.
Glynda sospirò << Non fartene una colpa, Ozpin, sono più abili di quanto sembrino, anche il ladro >>
Il preside la fissò incuriosito << Lo stai rivalutando? Questo si che mi stupisce >>
Lei scosse la testa << Sto solo ammettendo che potrebbe avere una possibilità di farcela, ma sai bene come la penso a riguardo >>
<< Immagino, beh, direi che adesso abbiamo una preoccupazione in più... come è potuto accadere? Siamo davvero così vulnerabili? >>
Glynda non rispose, ma il suo silenzio diceva più di mille parole.
<< Dev'essere stato quando Ruby Rose ha fermato l'intruso ieri notte, evidentemente non c'è riuscita troppo in tempo >>
Rimosse gli occhiali e li appoggiò sulla scrivania mentre chiudeva gli occhi, odiava ammetterlo, ma avrebbe preferito se il festival si fosse svolto ovunque tranne che a Vale, ciò gli avrebbe dato molto meno di cui preoccuparsi.
Recuperò presto dallo scoramento iniziale, schiuse le palpebre.
<< Mi chiami James, dobbiamo informarlo al più presto, e credo sia il momento di chiamare la signorina Rose, avrei preferito rimandare a dopo le lezioni ma dopo questo ho bisogno di parlarle subito >>
<< Sarà fatto >>
Lesta come una saetta, Glynda prese a digitare sullo scroll.
Il sorriso affabile con cui acconsentì, però, non mascherava l'inquietudine nel suo animo.
Né a se stessa, né ad Ozpin.
Ma se c'era qualcuno ben più avvilito era il sottoscritto, che, entrato nell'ascensore silenzioso come chi va ad un funerale (e non in qualità di ospite), fissava lo scroll con occhi spenti, ormai ogni forma di rabbia era superflua.
Così, con gli occhi pigramente incollati sullo scroll, fissavo il tabellone del torneo, per nulla sorpreso di chi sarebbero stati i nostri avversari.
Infatti, scritto accanto al nome del nostro team a caratteri cubitali, il termine DIKJ lampeggiava minacciosamente sulla superficie touchscrenn dello scroll.

   
 
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