Serie TV > Teen Wolf
Segui la storia  |       
Autore: fefi97    24/05/2019    4 recensioni
[sterek; sai tenere un segreto AU; altamente demenziale; tutti umani]
Derek ha dei segreti. Ma sono segreti piccoli, che non fanno male a nessuno. E se non dice al suo fidanzato che certi aspetti della loro relazione proprio non vanno, è solo perché non vuole ferirlo. Per questo ha dei segreti, per non ferire le persone, ed è più che legittimo.
Ma quando conosce Stiles Stilinski, improvvisamente non sembra esserci più spazio per i segreti.
Quando poi scopre che Stiles non è esattamente chi si aspettava che fosse, le cose non faranno altro che complicarsi.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Deputy Parrish, Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

 

Quindicesimo Capitolo

 

 

 

 

Quando torno a casa venerdì, capisco immediatamente che ci sia qualcosa che non va.

Intanto la porta di casa è spalancata e dall'ascensore continuano a salire e a smontare fattorini con le braccia cariche di vasi di fiori.

Fisso stupito un uomo passarmi accanto, con questi fiori bianchi come la neve e vaporosi come bomboniere di nozze.

Dalie bianche.

Il secondo segnale che ci sia qualcosa che non va, sono le esclamazioni soffocate di Isaac, da dentro casa.

-No, no! Non lì! Oddio state mettendo tutto in disordine, vi prego! Signore, pensa che non l'abbia vista nascondere il terriccio che le è caduto sotto il tappeto? Vada a prendere una scopa, adesso. -

-Mi scusi – fermo un uomo che mi sta per superare, con delle dalie questa volta violette – Cosa sta succedendo? Perché state portando in casa mia tutti questi fiori? -

L'uomo si stringe nelle spalle.

-Seguo solo gli ordini, signore. Qualcuno ha fatto un ordine per cento vasi di dalie. E siamo solo a ottantacinque, quindi se non le spiace... -

-Che cosa?! - quasi urlo, sbarrando gli occhi, ma l'uomo se ne è già andato.

Non posso impedire al mio cuore di accelerare.

Non ci posso credere.

Cento vasi di dalie...

Conosco solo una persona abbastanza pazza da fare una cosa del genere.

Questo non vuol dire che ti debba fare piacere, Derek!

Anzi, sono proprio indignato.

Come si permette? Pensa di comprare il perdono con questo infimo, dozzinale, stupido trucchetto da... oh mio dio, ma quelle dalie rosse screziate di giallo sono bellissime.

Non posso fare a meno di allungare una mano per sfiorarne la corolla morbida, quando l'ennesimo fattorino mi sorpassa.

-Derek? -

A quanto pare Isaac ha sentito il mio urlo, perché si è affacciato alla porta, bianco come un cencio. Sembra che stia per piangere.

-Derek, ti supplico, falli smettere. Non puoi capire in che stato sia l'appartamento. Noi non abbiamo spazio per cento vasi di dalie. - la sua voce si fa isterica verso la fine.

Scuoto impotente la testa, raggiungendolo e seguendolo dentro casa.

Rimango allibito all'immagine che mi si prospetta davanti agli occhi.

L'intero appartamento è coperto da questi fiori colorati. Sono dappertutto, persino sul divano e sullo stereo di Jackson.

A proposito di Jackson, non sembra particolarmente contento mentre aiuta un fattorino a sistemare un vaso di dalie rosa nel poco spazio rimanente in salotto.

Anche Isaac lo nota.

-Jackson! Non incoraggiarli dandogli una mano! Digli di smetterla di portare in casa questi dannati fiori! - strilla, esasperato.

Jackson lo guarda, avvicinandosi con cautela. A giudicare dalla sua aria provata, è da tanto che sta cercando di gestire i nervi di Isaac.

-Tesoro, ci ho già provato una dozzina di volte ricordi? - chiede in tono sarcastico, rivolgendomi intanto un secco cenno di saluto – Ma hanno detto che sono stati già pagati e devono portare a termine la consegna. Se gli do una mano almeno evito che spargano terra sui tuoi libri o sul tuo portatile. -

Beh, questo è davvero molto carino da parte di Jackson. Ma Isaac non sembra pensarla così, a giudicare da come si volta come una furia verso di me.

-Questa è tutta colpa tua, Derek! -

Spalanco la bocca, indignato.

-Colpa mia?! In che modo sarebbe colpa mia?! -

-Se tu avessi fatto pace con Stiles, lui non avrebbe mandato questi stupidi fiori, portati da questi uomini che non si sono nemmeno puliti le scarpe sullo zerbino anche se glielo ho chiesto tipo venti volte e che continuano a spargere terriccio sul tappeto, non è vero Bob? -

Quello che deve essere Bob trasale e posa il vaso per terra, gettando un'occhiata terrorizzata a Isaac.

-Derek ha fatto bene a non fare pace con quello stronzo. - interviene Jackson seccamente, poi guarda l'espressione disperata di Isaac e il suo volto si addolcisce. Gli tocca un braccio.

-Coraggio, hanno quasi finito. Giuro che domani troveremo una soluzione. -

-Domani? - la voce di Isaac si fa di nuovo acuta, mentre balza via da Jackson – Tu sei pazzo! Devo sistemare questo scempio ora. -

-Ma tra qualche ora c'è la cena dello studio legale. Sei l'ospite d'onore non puoi fare tardi.- intervengo io, in tono timoroso.

Isaac ha ancora l'aria di chi m ucciderebbe con un paio di cesoie, giusto per rimanere in tema.

Isaac mi fulmina e anche Jackson mi lancia una vaga occhiataccia, come a rimproverarmi della mia scarsa sensibilità. Jackson! Che rimprovera me! Di scarsa sensibilità!

Oh, questa è tutta colpa tua Stiles Stilinski.

-Motivo per cui sistemeremo la faccenda dei fiori domani. Ora cerchiamo solo di evitare che facciano troppi danni. Derek – mi lancia uno sguardo acuto – Comincia ad andare a prepararti. Ci metti sempre una vita e non ho intenzione di aspettare te. -

Senti chi parla!

Gli rivolgo un'occhiata offesa, ma con Isaac con i nervi evidentemente a pezzi, non me la sento di discutere.

Appoggio una mano sulla spalla di Isaac, sorridendogli solidale.

-Vedrai che stasera andrà tutto alla grande – esito – E mi dispiace per i fiori, sul serio – faccio un'altra piccola pausa – Ma comunque secondo me non c'è tanto disordine, davvero. -

Per tutta risposta Isaac si butta tra le braccia di Jackson, affondando il viso contro il suo collo e mugugnando che non ha il coraggio di guardare cosa stia facendo Bob con quel tappeto.

Okay, è chiaro che non posso essere più d'aiuto qua. Con sollievo, lascio a Jackson il compito di calmare Isaac e faccio per avviarmi verso il bagno, tirandomi intanto con una mano il nodo della cravatta.

Ho bisogno di una bella doccia, per essere minimamente pronto ad affrontare una festa.

So che Isaac ci tiene molto e non mancherei mai per nulla al mondo, ma ho proprio l'umore sotto i piedi.

E essere circondato da cento vasi di dalie provenienti da Stiles, al momento non fa che confondermi ancora di più.

-Mi scusi, è lei Derek Hale? -

Mi volto, trovandomi davanti un fattorino che tiene premuto contro il fianco quello che spero sia l'ultimo vaso di dalie bianche. Noto subito che ha una busta verde nell'altra mano.

-Sì, sono io. -

L'uomo mi porge la busta.

-Allora questa è per lei – mi sorride – E' un ragazzo fortunato, sa? Non ho mai visto qualcuno spendere così tanto in fiori per un'altra persona, anche se si deve far perdonare chissà cosa. Ha fatto innamorare qualcuno, mi sa. -

Io non rispondo, gli occhi fissi sulle poche righe di intestazione della busta, vergate nella grafia disordinata di Stiles.

Perché il cuore mi batte di nuovo forte?

Perché voglio soltanto chiudermi nella mia stanza e leggere questa dannata lettera mentre annuso questi fiori variopinti?

Invece, mi sforzo di lasciare la lettera sul mio letto, prima di andare a farmi la doccia.

In fondo ho delle priorità, questa è la serata di Isaac, non posso fare tardi.

Questo non significa che non pensi a quella dannata busta per tutto il tempo.

 

 

Qualche ora dopo, la pace è parzialmente tornata nell'appartamento.

Siamo ancora assediati da dalie ovunque, ci sono tre vasi persino nella mia stanza, ma almeno i fattorini se ne sono andati.

Jackson ha dovuto fare sei camomille per calmare Isaac, ma almeno ha smesso di passare l'aspirapolvere su macchie di terra invisibili e si sta preparando per la sua gran serata.

Per la prima volta nella mia vita, io sono già pronto, con almeno un'ora di anticipo.

Non mi era mai successo, quindi adesso non so assolutamente cosa fare della mia vita.

Sono seduto sul bordo del mio letto, fasciato nel mio miglior completo grigio scuro, i capelli ancora umidi di doccia che mi cadono sulla fronte e sfiorano il colletto inamidato della camicia bianca che Jackson mi ha imprestato (cioè, non lo sa ancora che me l'ha imprestata, ma glielo dirò presto).

E non posso fare a meno di guardare i maniera ossessiva quella stupida lettera che mi provoca dalla mia scrivania.

E' lì, insopportabilmente verde, che implora di essere aperta e letta.

Conosco abbastanza bene Stiles, da sapere che la scelta della busta verde abbia a che fare con qualche cosa melensa e romantica riguardante il colore dei miei occhi.

Non sono per niente impressionato, comunque.

Cioè non è che questa cosa mi faccia sciogliere o arrossire.

Assolutamente no.

Nel giro di due secondi sono in piedi e ho quella stupida busta verde in mano.

Va bene, non c'è niente di male a darle una letta veloce, giusto?

Non mi farò condizionare dal contenuto.

Ho detto a Stiles che avevamo bisogno di tempo distanti e così sarà.

Niente mi farà cambiare idea.

Annuendo convinto, apro la busta.

Dentro c'è un foglio, scritto sul davanti e sul retro nella grafia disordinata di Stiles.

Mi risiedo sul letto, cominciando avidamente a leggere.

 

 

Caro Derek,

mi dispiace se con questa pagina logorroica vado contro alla tua richiesta di tempo, ma in fondo tu hai parlato di non vederci, non mi hai detto di non scriverti. E mi dispiace se ho un po' esagerato con i fiori, immagino di aver creato il panico e messo in crisi Isaac.

Ma io ho assolutamente bisogno che tu sappia delle cose.

Ho bisogno che tu sappia quanto mi hai migliorato la vita.

Mi dispiace se io a te l'ho rovinata. So di essermi comportato male e ti chiedo di nuovo scusa.

Ma tu hai fatto l'esatto opposto con la mia, Derek. Ti ho conosciuto, e d'un tratto mi è sembrato di tornare a respirare. Mi è sembrato che vivere tornasse ad avere un senso.

Da quando ti sei seduto accanto a me e hai cominciato a parlarmi della tua vita, qualcosa è cambiato in me.

Non mi piacciono le persone, penso avrai notato che sono un uomo solitario o, almeno, lo sono diventato.

Non mi piacciono le persone.

Ma non appena hai aperto bocca, ogni più piccolo, contorto e imbarazzante dettaglio di te, mi ha colpito e affascinato. Mi sei piaciuto subito, tutto di te mi è piaciuto, ogni pregio, ogni difetto.

Sembra impossibile, una cosa da film, ma è vero.

Ma non è solo quello che mi hai detto su quell'aereo ad avermi colpito. Anche dopo, quando ho avuto occasione di conoscerti davvero, non hai smesso di attirarmi a te.

Il modo in cui mi tieni testa, in cui credi fermamente nel tuo diritto ad avere un caffè all'orzo decente, il modo in cui hai scritto la lettera Harris.

Ogni cosa di te è amata da me.

Avrei dovuto custodire tutto questo come un tesoro prezioso e ritenermi fortunato ad essere l'unico a cui avessi concesso tanto, ma invece ho lasciato che tutto il mondo invadesse il tuo privato e di questo non potrò mai chiederti scusa a sufficienza. Mi dispiace di non avere capito subito quanto fosse grave quello che avevo fatto, ma spero di essere ancora in tempo per rimediare.

Deve esserci qualcosa che possa fare per rimediare, Derek.

Resterò a New York per tutto il tempo necessario, Derek, almeno fino a quando non mi dirai che non c'è più alcuna speranza.

Giuro che se mi darai un'altra possibilità, non succederà mai più una cosa simile.

Fidati di me (spero che la citazione da Titanic possa farmi guadagnare qualche punto in più).

Con enorme affetto,

Stiles

 

 

ps: per la cronaca, non aveva mai sentito nominare “ps: I love you” in tutta la mia vita.

 

 

Mi bruciano gli occhi mentre continuo a fissare il fondo della lettera, senza vedere davvero le parole.

Lo odio.

Giuro che lo odio.

Come guidato da una forza misteriosa, mi alzo in piedi, il foglio ancora stretto in mano. Mi avvicino alla scrivania e recupero il cellulare che Jackson mi sta imprestando in via temporanea.

So il numero di Stiles a memoria, e so che questo già non è un buon segno.

Ascolto assente il telefono squillare a vuoto, la voce metallica dirmi di lasciare il mio messaggio dopo il segnale acustico.

Ho ben chiaro cosa gli debba dire. Gli dirò che magari possiamo vederci in questi giorni e parlarne ancora. Che forse posso pensare di perdonarlo.

In ogni caso, devo mostrarmi risoluto e distaccato.

Incline al perdono, sì, ma non troppo.

Devo essere formale, equilibrato.

Il segnale acustico si diffonde e io apro la bocca, pronto con il mio discorso preparato accuratamente nella mia testa.

-Stiles, io ti amo. - esclamo, tutto d'un fiato.

Oh mio Dio, no!

No!

Torna indietro, Derek, torna indietro!

-Voglio dire, sono proprio innamorato di te! -

Oh. Mio. Dio.

Basta, mi arrendo.

Lascio perdere ogni discorso preparato nella mia testa e, semplicemente, dico quello che penso. Quello che, in fondo, sento.

-La verità è che non penso di riuscire a stare senza di te e non ce la faccio a rimanere arrabbiato con te. Cioè, so che dovrei essere arrabbiato con te, ma non ci riesco. Ed è colpa tua perché tu fai queste cose idiote come invadere casa mia di dalie o mandarmi una stupida lettera a cuore aperto con la busta verde. Isaac ti odia per inciso. E anche Jackson. Ma io no, io ti amo. -

Oddio, perché continuo a dire di amarlo! Che problemi ho?

Smettila, Derek.

-Io ti amo... e non è vero che mi hai rovinato la vita - faccio una pausa, perché d'un tratto sento a gola dolorosamente serrata – Prima di te... era tutto falso, io dicevo un sacco di bugie, a Jordan, alla mia famiglia, ai miei amici. A me stesso. Poi sei arrivato tu e d'un tratto tutto è diventato reale ed è così bello, Stiles. Per cui, no. Non mi hai rovinato la vita, non potresti mai rovinarmi la vita. -

Mi passo la lingua sulle labbra, lo sguardo mi cade sulla cravatta nera appoggiata allo schienale della sedia, che dovrei indossare stasera.

-Quindi, se davvero vuoi riparare le cose, vieni da me. Sarò alla cena in onore di Isaac, in un ristorante appena fuori città, la Falce Azzurra. Vieni da me... entro la mezzanotte – oddio, perché ho dovuto aggiungere questo dettaglio da Cenerentola? Devo seriamente fare qualcosa per questo mio spiccato lato drammatico – Io ti aspetterò. E ti amo. -

Basta, basta! Derek, chiudi questa telefonata, ti prego.

Sto per farlo, quando mi rendo conto di una cosa importante.

-Ah, comunque sono Derek, non so se l'avevo detto! - esito – Spero che il post scriptum della tua lettera fosse un modo di dirmi che mi ami, perché io ti ho detto ti amo un sacco di volte e se tu non mi ami potrebbe essere imbarazzante. Per cui ti amo, se mi ami anche tu. Se non mi ami, mi rimangio i miei ti amo. Ma se mi ami, sono tutti veri. -

Devo chiudere questa telefonata.

-Ciao, ti amo. -

Mi mordo il labbro, guardando il soffitto in una muta imprecazione.

-Cioè, ti amo se lo fai anche tu. Ciao. Ti amo tanto. -

Finalmente ho il buon senso di chiudere la chiamata e gettare il telefono lontano da me, facendolo rimbalzare sul letto.

Lo fisso inorridito.

Mio Dio, cosa ho fatto?

E' stato il messaggio più patetico mai lasciato a memoria d'uomo.

Ho concluso la chiamata con “ciao, ti amo tanto”!

Devo cancellare quel messaggio e lasciarne uno meno psicopatico.

Devo, o Stiles non vorrà davvero più avere niente a che fare con me.

Sono quasi in procinto di riavvicinarmi al telefono, quando Jackson entra nella mia stanza.

Ha la fronte aggrotta e osserva con sospetto la mia espressione colpevole.

-Con chi parlavi? -

-Con nessuno! - squittisco, suonando falso alle mie stesse orecchie.

Jackson inarca un sopracciglio.

-Beh, muoviti, stiamo partendo. -

Annuisco, continuando però a occhieggiare il telefono.

-Okay, un minuto e arrivo. -

Jackson mi fulmina.

-No, non hai capito. Tu vieni di là ora. Non mi lascerai affrontare l'isteria di Isaac da solo, se non vuoi mi riappropri della mia camicia facendoti venire a petto nudo. -

Okay, immagino di non avere molta libertà di scelta.

Do un'ultima occhiata mesta al telefono, prima di seguire Jackson in salotto.

Spero davvero che Stiles mi ami, solo così non penserebbe di aver ricevuto il messaggio di uno psicopatico.

 

 

 

Come previsto, sto odiando ogni momento di questa cena.

In realtà il ristorante è bellissimo, il cibo ottimo e tutto intorno c'è un giardino stupendo, pieno di alberi e illuminato dalla luce tenue di tanti lampioni.

Però.

Sono le undici e mezza e continuo a gettare occhiate nervose all'ingresso.

Perché ho detto entro mezzanotte? Non potevo dire entro le due e mezza? Così sarei stato più tranquillo.

Non sono riuscito nemmeno a godermi come si deve il discorso di Isaac, anche se mi sono sentito pieno di orgoglio quando tutti i suoi colleghi e i suoi capi hanno brindato in suo onore.

Jackson ha persino messo da parte la pantomima del “è solo il mio coinquilino io non ho relazioni monogame” per baciarlo appassionatamente davanti a tutti, quando Isaac è tornato al nostro tavolo.

Okay, forse lo ha fatto perché Paul stava guardando un po' troppo spesso verso di lui, ma Isaac è comunque diventato di un bel rosa accesso ed è stato allegro per tutta la serata, quindi va bene così.

E sono contento per loro, davvero, solo che non è il massimo stare allo stesso tavolo con i tuoi due migliori amici che ti pomiciano praticamente in braccio mentre tu ti struggi per l'uomo che ami.

Perché gli ho detto di amarlo!

Pensa che figura di merda se lui non si presentasse. O peggio, se si presentasse, ma solo per dirmi che mi vede solo come un amico e che non intendeva davvero dirmi che mi ama con quel post scriptum.

Okay, so che questo è un po' assurdo dopo tutto quello che ha fatto per farsi perdonare, ma Stiles continua a non arrivare e io sono in ansia.

Come se non fosse abbastanza, ho anche scoperto che Eric non solo è un avvocato di successo, ma ha anche almeno due anni in meno di me, un sorriso splendente, gli occhi azzurri e i capelli perfetti. Stupidi capelli perfetti. Scommetto che non ha mai avuto una briciola di pane nei capelli in tutta la sua perfetta esistenza.

Lui e Jordan sono stati a chiacchierare tutto il tempo al loro tavolo, le teste vicine e le mani che si sfioravano sulla tovaglia. In realtà non li vedo da un po' adesso.

In realtà sono felice pure per loro, davvero, solo che una parte di me, la parte egoista e petulante, non può fare a meno di pensare che non è giusto che io sia l'unico che non può essere felice.

Forse ho esagerato con Stiles. Avrei dovuto essere meno duro con lui quando ha cercato di parlarmi la prima volta, essere più gentile.

Gli ho detto che mi ha rovinato la vita.

Forse non ha ascoltato il messaggio in segreteria? E se l'avesse cancellato per sbaglio?

E se l'avesse sentito e non gli importasse?

Quando arriva la mezzanotte, mi sento la testa scoppiare.

Jackson e Isaac continuano a baciarsi, ridere e parlare, tutti intorno a me si divertono e bevono, ma io ho solo voglia di piangere.

Corro in bagno, trovandolo con sollievo vuoto.

Mi sciacquo il viso con l'acqua fredda, cercando di calmarmi.

E' mezzanotte.

E Stiles non è venuto.

Non mi vuole più.

Il peggio è che non riesco nemmeno a biasimarlo.

L'ho trattato malissimo l'ultima volta che ci siamo visti, gli ho detto che mi ha rovinato la vita, ho preteso che si confidasse con me quando evidentemente non era pronto. E' ovvio che le mie scuse siano giunte troppo tardi.

Mio Dio, gli ho detto di amarlo. Per telefono.

Che razza di idiota lo farebbe?

Mi sto ancora disperando, quando sento dei rumori strani provenire da uno dei bagni.

Arrossisco furiosamente quando mi rendo conto che si tratta di un gemito.

Una serie di gemiti in realtà, accompagnati dall'infraintendibile suono di un corpo che sbatte ripetutamente contro la porta. Mio Dio, qualcuno sta scopando lì dentro.

Sto quasi per tagliare la corda, quando la voce di una delle due persone che se la stanno spassando mi blocca sul posto.

-Ti... ti piace? -

E' affannata e un po' incredula, ma non c'è dubbio che si tratti della voce di Jordan.

Non ci posso credere. Sta facendo sesso con quel tipo. In un bagno pubblico!

L'altro, quello che ormai ho capito essere Eric, emette una risata cristallina, nonostante i colpi contro la porta non siano cessati.

-Ti sembra che non mi piaccia? Essere scopato così bene contro la porta da un poliziotto... ti assicuro che è in cima alle mie fantasie erotiche. -

Aggrotto la fronte, appoggiandomi al lavandino e guardando perplesso la porta chiusa. Okay, so che me ne dovrei andare, ma non posso fare a meno di pensare che l'unica volta che Jordan ha provato a scopare me contro un muro, ho sbattuto la testa talmente forte che quasi mi è venuta una commozione cerebrale.

Che comunque era sempre meglio del sesso.

-Me lo puoi dire se non ti piace. - insiste Jordan, un po' petulante per i miei gusti.

Ma Eric ride di nuovo.

-Ti giuro che sto amando ogni momento. - sussurra e geme più forte, come a sottolinearlo.

Oh mio Dio.

Stanno praticamente girando un porno lì dentro.

Basta, me ne devo andare.

Ma proprio mentre mi sto decidendo a staccarmi dal lavandino, Jordan parla di nuovo.

I colpi alla porta sono cessati, quindi presumo che si sia fermato.

-Va bene, ammettilo! - esclama, arrabbiato, e io aggrotto ancora di più la fronte, confuso.

A giudicare dal tono perplesso e vagamente irritato di Eric, non devo essere l'unico a essere confuso.

-Ammettere cosa? - chiede, poi sento il suono di una serie di baci lascivi – Dai, muoviti cowboy... -

-Ammetti che stai facendo finta che ti piaccia solo per non ferirmi! - esclama Jordan, lamentoso.

Sento tutto il sangue lasciarmi il volto.

Oh mio Dio.

Okay, questa potrebbe essere colpa mia.

-Che cosa?! - il tono di Eric è incredulo e vagamente incazzato – Perché dovrei farlo? Chi è così stupido da fare finta che gli piaccia il sesso solo per non ferire il partner? -

Ehi! Non hai nessun diritto di giudicarmi, tu piccolo sessuomane dalla pelle e dai capelli perfetti!

-Quindi ti è davvero piaciuta la mossa con i fianchi di prima? - chiede Jordan, palesemente perplesso.

Oddio quella mossa.

La tomba dell'eccitazione, se si chiede a me.

-Mh, intendi quella che mi ha fatto urlare talmente tanto che hai dovuto tapparmi la bocca? - replica invece Eric in tono sarcastico, l'irritazione ancora presente nella voce – Tu cosa ne pensi? -

-Quindi prima gemevi sul serio? Voglio dire, non fingevi? -

-Oh mio Dio – Eric emette una risatina incredula – Non ci posso credere che stiamo avendo questa discussione mentre sei ancora dentro di me e sono sospeso da terra come un idiota! Sì, okay? Erano stramaledetti gemiti veri, succede quando qualcuno mi trova la prostata! -

Che cosa?!

-Senti Eric, puoi essere sincero con me. Giuro che non mi arrabbio, ma non voglio più essere preso in giro. - insiste Jordan e posso sentire un grugnito e l'inconfondibile tonfo di una testa che sbatte contro la porta.

-Ancora?! Che motivo avrei di prenderti in giro o di mentirti?! Non stavo fingendo, stavo davvero avendo la scopata migliore della mia vita, prima che tu mi assillassi con queste paranoie senza senso! -

-Senti, non devi mentirmi, sul serio... -

-Ma chi ti sta mentendo! Io... -

-Se la mossa dei fianchi non ti piace, puoi semplicemente... -

-Oh mio Dio, Jordan! Credigli e basta! - strillo, senza che possa impedirmelo in alcun modo.

Mi tappo la bocca con entrambe le mani, ma ormai è fatta.

Ho appena fatto la figura di merda peggiore della mia vita.

Per un po' dal cubicolo non proviene nessun rumore.

-Derek? - chiama poi Jordan, con voce totalmente incredula.

-Derek? Il tuo ex? - domanda Eric, con voce più curiosa che infastidita.

Con mio sommo orrore sento il suono di piedi che si posano per terra e cinture che vengono riallacciate.

Senza pensarci due volte, scappo dal bagno, prima che quei due escano e io sia costretto a dargli una spiegazione.

Che figura di merda! Sorpreso a fare il guardone mentre il mio ex faceva sesso selvaggio nei bagni!

Mi precipito in giardino, ho il fiatone e la faccia tutta rossa. Mi guardo disperatamente intorno, cercando di individuare dove Jackson ha parcheggiato la porche, anche se è perfettamente inutile perché io non ho le chiavi della macchina.

Maledizione, devo andarmene da qui.

-Derek! -

Oh no, no, no. Faccio per correre via, ma Jordan mi ha già raggiunto, afferrandomi con delicatezza il braccio per impedirmi di scappare. Mio malgrado, sollevo gli occhi nei suoi, solo per constatare che il suo sguardo è gentile, solo fortemente imbarazzato.

-Mi dispiace che tu abbia sentito... ehm. Sei stato lì tutto il tempo? -

Scuoto la testa, cercando di deglutire il nodo che sento in gola. Perché improvvisamente sono di nuovo sull'orlo delle lacrime?

Forse perché Jordan è ancora carino con me anche se non me lo merito.

O forse perché è mezzanotte passata e Stiles non è qui. E non verrà.

-Ehi – la voce di Jordan si fa preoccupata, mentre abbassa un po' il volto per incrociare i miei occhi pieni di lacrime – Derek, stai bene? Perché piangi? -

E alla fine scoppio.

-Perché avevi ragione tu! - urlo, piangendo in modo isterico - Nessuno mi ama per quello che sono, nemmeno Stiles lo fa! Gli ho detto che mi ha rovinato la vita e adesso l'ho perso per sempre! Mi odia, proprio come mi odi tu! Rovino tutte le cose belle che mi capitano, l'ho fatto con te e adesso lo sto facendo con Stiles, e morirò solo, sotto un ponte, piangendo sulla mia misera vita e... -

-Shh – Jordan mi passa una mano dietro la nuca, vincendo le mie blande resistenze per potermi stringere in un abbraccio confortante. Chiudo forte gli occhi mentre mi aggrappo con le mani alla sua camicia stropicciata – Shh. Calmati ora. Va tutto bene. Tutto bene. -

Singhiozzo ancora un po' contro il suo petto, finché non mi sono calmato quasi del tutto.

Jordan scioglie il nostro abbraccio solo per passarmi un braccio dietro la schiena e condurmi verso gli scalini di entrata. Mi aiuta a sedermi, prendendo posto accanto a me. Ora non mi tocca più, ma siamo talmente vicini che le nostre ginocchia si sfiorano appena.

Tiro su con il naso, senza avere il coraggio di guardarlo.

-Lo sai che è impossibile che Stiles Stilinski ti odi, vero? - chiede dopo un po' Jordan, in tono gentile.

Scuoto la testa, guardandomi le scarpe.

-Come puoi dirlo con sicurezza? - sussurro, amaro.

-Perché è impossibile odiarti – risponde Jordan con semplicità e lo sento sorridere anche senza guardarlo – Se fosse possibile, lo avrei già fatto, credimi. -

Mi volto a guardarlo, la bocca leggermente spalancata.

-Non mi odi? -

Jordan si limita a scuotere la testa, senza smettere di sorridere.

Aggrotto la fronte.

-Ma l'altra volta... -

-L'altra volta ero molto arrabbiato con te – mi interrompe Jordan, pacato – E penso che volessi solo ferirti. Non pensavo la maggior parte delle cose che ho detto – sospira, guardandomi intensamente negli occhi – Derek, un sacco di persone ti amano per quello che sei. E sono certo che Stiles Stilinski sia uno di loro. -

Aggrotto ancora di più le sopracciglia.

-Ma tu hai detto che ti eri innamorato di un'illusione. Perché io riempio tutti di bugie e impedisco alle persone di amarmi davvero. -

Jordan scuote la testa, senza abbassare lo sguardo.

-Vuoi sapere di cosa mi ero innamorato? Del tuo sorriso. Del tuo modo di ridere. Della tua gentilezza. Del modo buffo in cui dormi. E di tantissime altre cose. Cose su cui non hai mai mentito – mi sorride leggermente – Come puoi vedere, sei perfettamente amabile senza che ti sforzi. Ed è per questo che sono sicuro che Stiles Stilinski non ti odi affatto, qualsiasi cosa sia successa tra di voi. -

Okay, adesso potrei scoppiare di nuovo a piangere. Non mi merito che Jordan mi consoli, eppure le sue parole mi hanno riscaldato il cuore. Mi sento già un po' meglio.

Vorrei poter dire qualcosa di valore, ringraziarlo come si deve, ma in quel momento sentiamo dei passi che scendono i gradini e entrambi alziamo lo sguardo.

Eric ci sta guardando perplesso, ma non sembra arrabbiato. Non posso fare a meno di notare che i suoi perfetti capelli castani adesso sono tutti sparati all'aria e che non sta facendo nulla per coprire il succhiotto sul collo.

Oddio, non ha nemmeno i pantaloni abbottonati bene.

Questo ragazzo è senza pudore.

Mi ricorda Jackson e, inaspettatamente, provo un moto di simpatia.

-Eccovi qui - i suoi occhi azzurri scivolano su di me, che ho ancora le guance rosse e chiazzate di lacrime – Ehi, tutto bene? - domanda subito, in tono gentile e preoccupato.

E' gentile e si preoccupa per me, invece di incazzarsi per aver urlato un suggerimento al mio ex mentre scopava con lui e averlo fatto precipitare al mio inseguimento.

E' fatto per stare con Jordan.

-Derek ha solo avuto una giornata pesante. - mi viene in aiuto Jordan, sorridendo morbido a Eric, solo vagamente imbarazzato.

Eric ricambia per un attimo il sorriso, poi riporta lo sguardo su di me.

-Ti porto un bicchiere d'acqua. Ti va? -

-Oh no – dico subito, passandomi le mani sulle guance per portare via le lacrime – Non ti disturbare, davvero. -

Eric si stringe nelle spalle.

-Nessun disturbo – mi scruta attentamente, inclinando un po' la testa – O forse preferiresti un bicchiere di vino? -

Accenno un sorriso timido.

-In effetti penso che mi farebbe bene. Grazie. -

Eric mi scocca un sorriso luminoso.

-Sento già che andremo d'accordo! - fa un occhiolino a Jordan e poi si allontana allegramente.

Sia io che Jordan osserviamo la sua schiena finché non scompare all'interno dell'edificio.

-Sembra molto carino. - mormoro, sorridendo a Jordan.

Jordan annuisce, passandosi una mano dietro la nuca.

Sembra imbarazzato, ma sorride felice ed è la prima volta che lo vedo così, da quando ci siamo lasciati. Il cuore mi si riscalda. Jordan se lo merita.

Anche se, considerano come gestisce le cose Eric, tra un mese troverò tra la posta la partecipazione del loro matrimonio a Las Vegas.

-Sì. Molto carino. Ha anche detto che gli piaccio davvero, che vorrebbe che non fosse soltanto sesso – mi getta un'occhiata apprensiva - E' strano, vero? -

Improvvisamente mi sento di nuovo in colpa.

-No che non è strano, Jordan. Sei una persona straordinaria, piaceresti a chiunque dotato di un po' di cervello – il mio sguardo si fa serio – E, per favore, in futuro non mettere in dubbio i sentimenti di Eric solo per colpa mia. Solo perché io sono stato un idiota e ti ho mentito, non significa che debba farlo anche lui. -

-Gli piacciono i baffi – esclama Jordan, con un sorriso incredulo ed estasiato sul volto – Non ci posso ancora credere! -

Beh, nemmeno io se è per questo, ma mi sforzo di mostrare entusiasmo.

-E sai che ha partecipato a tutte le sagre del western a cui siamo andati anche noi? Ci è andato con la sua jeep. -

Cerco di sforzare un sorriso e di mostrarmi solidale, anche se trovo decisamente inquietante che qualcuno possa sul serio apprezzare quelle sagre.

-Ma è meraviglioso, Jordan. -

Jordan mi guarda e d'un tratto perde il sorriso.

-Scusa, è insensibile da parte mia parlarti di Eric quando tu sei ancora giù per Stiles. -

Sospiro, stringendomi nelle spalle.

-Non ti preoccupare. Mi sto lentamente rassegnando alla prospettiva di passare tutta la mia vita in un convento di clausura. -

Jordan apre la bocca, poi i suoi occhi scivolano alle mia spalle e le sue labbra si incurvano in un piccolo sorriso.

-Io aspetterei un attimo prima di farmi monaco. -

Al mio sguardo perplesso, mi dà un buffetto sulla spalla e mi fa segno di girarmi.

Volto solo la testa, confuso.

E come nei migliori film d'amore per ragazzine depresse (che io guardo solo raramente, per inciso), Stiles è all'ingresso del giardino, con il petto ansante e gli occhi fissi nei miei.

Mi alzo immediatamente in piedi, con le gambe tremanti.

Lo sguardo si Stiles si fa un po' incerto, accenna un passo nella mia direzione e poi si blocca, interrogativo.

E' chiaro che vuole essere sicuro che voglia veramente vederlo.

Non ho bisogno di ulteriori incoraggiamenti.

In un attimo ho sceso tutti gli scalini e ho corso verso Stiles, la ghiaia sottile che scricchiola sotto la suola delle mie scarpe eleganti.

Mi fermo con uno scivolone davanti a Stiles, fino a che non ci sono solo pochi metri a dividerci.

Stiles mi guarda e per un po' nessuno dei due dice niente.

Poi solleva le braccia, come per scusarsi, imbastendo un'espressione mortificata.

-Ti giuro che ho disperatamente cercato di essere qui entro mezzanotte, ma ho ascoltato il tuo messaggio solo quando ormai ero incastrato in questa stupida cena d'affari! Theo ha dovuto fingere di avere la dissenteria e di aver bisogno di qualcuno che lo accompagnasse in ospedale per permettermi di andarmene. Non me lo perdonerà mai. E tu non hai idea del traffico che abbiamo trovato! Ho lasciato Theo e la macchina a due isolati da qui e me la sono fatta a piedi e... -

Non lascio nemmeno finire la sua logorrea nervosa. Mi butto tra le sue braccia, aggrappandomi ai suoi fianchi e affondando il viso contro il suo petto. Sorrido ad occhi chiusi quando sento le braccia di Stiles stringermi fortissimo in risposta, senza neanche un attimo di esitazione.

-Non farlo mai più – gemo contro il tessuto del suo maglione – Non fare più questa cosa che discutiamo, poi non ci parliamo e ci allontaniamo.-

Stiles mi stringe più forte, lasciandomi un sacco di baci dolci e disperati tra i capelli.

Penso che sia troppo buono per ricordarmi che è colpa mia se abbiamo fatto questa cosa che discutiamo, non parliamo e poi ci allontaniamo.

-Non lo faccio più. Te lo prometto, piccolo. Mai più. - dice invece e, Dio, lo amo.

Rimaniamo stretti in questo modo per un po', finché Stiles non si stacca un pochino e mi solleva con gentilezza il viso con due dita.

-Ehi – sorride e penso che potrei rimanere anche tutta la vita tra le sue braccia, a guardare il suo sorriso e i suoi occhi che brillano – Ti amo anche io. Quindi non rimangiarti niente. - mormora, la voce calda e seria, gli occhi semplicemente felici.

Arrossisco di pura gioia e quando Stiles abbassa la testa, sono già pronto ad accogliere un bacio.

Stiles mi ama.

Mi appendo con le braccia al suo collo, mentre Stiles mi tira contro di lui, tenero e possessivo.

Al termine del bacio, Stiles mi accarezza una guancia con due dita, tenendomi contro di lui e guardandomi intensamente.

Io gli sorrido, guadagnando un altro bacio a fior di labbra.

Gli occhi di Stiles scivolano per un attimo alle mie spalle e io seguo il suo sguardo, solo per osservare le schiene di Jordan e Eric che ritornano all'interno del ristorante, tenendosi per mano. Ho il cuore colmo di gratitudine e affetto verso di loro. Devo assolutamente ringraziarli per essere stati carini e pazienti con me stasera. E magari scusarmi di avere interrotto il loro sesso selvaggio. Chissà se stanno andando a portare a termine la tradizione di Eric.

Ugh, in realtà non penso di volerci pensare. Sono contento che Jordan stia cominciando ad andare avanti, ma non sono ancora pronto a immaginare il mio ex che fa il cowboy selvaggio con Eric.

-Immagino di essermi perso un po' di cose. - la voce di Stiles è morbida e dolce, ma basta per farmi voltare di nuovo verso di lui, con un grosso sorriso.

-Ti aggiornerò su tutto! - prometto, stringendogli il collo e alzandomi sulle punte per baciargli ancora le labbra. Gli passo le mani sulle guance e non posso fare a meno di notare che nonostante ci sia la barba a ricoprirle, la sua pelle è freddissima.

-Andiamo dentro, stai congelando. - mormoro, intrecciando le nostre dita e voltandomi verso il ristorante.

Lancio un'occhiata perplessa a Stiles, quando sento che fa resistenza.

Sembra nervoso mentre mi guarda, anche se sorride.

-Ti va se facciamo due passi, invece? Vorrei parlarti. -

Inclino la testa, sorridendogli in maniera beffarda, anche se il mio sguardo è dolce.

-Pensavo avessimo già parlato a sufficienza. Non voglio davvero più affrontare il discorso, quello che è successo ormai è passato. -

Stiles scuote la testa, stringendomi forte la mano.

-No, non è di quello che è successo tra noi che vorrei parlarti – il suo sguardo si riempie di incertezza e provo l'irrazionale istinto di abbracciarlo e cullarlo contro di me finché non sembrerà più vulnerabile.

-Vorrei parlarti della Scozia. -

Lo fisso, senza nemmeno cercare di nascondere lo stupore.

-Stiles – dico infine, guardandolo con serietà – Non sei obbligato. Cioè, so quello che ho detto l'ultima volta, ma ero arrabbiato. So quanto sia difficile per te aprirti, non voglio che tu lo faccia contro la tua volontà solo per far contento me. -

Stiles scuote di nuovo la testa, accennando un piccolo sorriso. E' un sollievo vedere i suoi occhi brillare di quella luce calda che amo.

-Lo so. Ma voglio farlo. Avrei dovuto farlo molto prima in realtà – Stiles fa vagare gli occhi nervosi sul piccolo giardino che ci circonda – Possiamo camminare? Mi viene più facile parlare se camminiamo. -

-Certo. - sussurro immediatamente, permettendogli di tirarmi gentilmente la mano verso la direzione che preferisce.

Per un po' camminiamo in silenzio, Stiles che guarda dritto davanti a sé con le labbra contratte, io che guardo lui, preoccupato.

Alla fine, non ce la faccio più ed esplodo.

-Puoi dirmelo se hai una famiglia segreta con la modella in Scozia! - esclamo, con tono più stridulo di quanto avrei voluto.

Stiles si blocca di colpo e mi fissa, il ritratto dello sconvolgimento.

-Che cosa? - chiede in tono sinceramente perplesso e io arrossisco miseramente.

-Insomma – bofonchio, senza guardarlo – So che hai frequentato per un po' questa modella e ho pensato... -

-Che l'avessi messa incinta e avessi mandato lei e la mia prole illegittima a svernare in Scozia? O che nascondessi un amante lì? - la voce di Stiles è sarcastica, ma i suoi occhi sono gentili, con una scintilla di divertimento.

Abbasso il viso, mortificato.

In mia difesa, sembrava un'ipotesi molto meno idiota quando la ripetevo ossessivamente nella mia testa, ma ora che l'ho pronunciata ad alta voce, mi rendo conto di quanto sia assurda. Stiles non lo farebbe mai. Se avesse davvero messo incinta qualcuna, si sarebbe preso le sue responsabilità, non avrebbe nascosto suo figlio e la madre in un altro continente. E non porterebbe mai avanti due relazioni in contemporanea. Stiles mi ama.

Mi ama.

Le mani gentili e dolci di Stiles mi sollevano con delicatezza il volto, finché i miei occhi non sono di nuovo nei suoi.

Mi sorride e mi sento subito meglio.

-Non ti farei mai una cosa del genere. – sussurra, guardandomi con serietà e godendosi il mio corpo che si rilassa immediatamente tra le sue braccia.

-Non ho una famiglia in Scozia – continua. Il suo sguardo si fa leggermente incerto, mentre mi guarda – Ma si può dire che andassi a trovare la famiglia. -

Aggrotto la fronte, perplesso e confuso. Stiles sospira, facendo scivolare le mani via dal mio viso in una carezza fantasma.

Lo osservo incerto tastarsi nella tasca della giacca e recuperare il suo portafoglio. Ne estrae una foto, in formato fototessera. L'allunga verso di me, ponendola sotto la luce di uno dei lampioni che costeggiano il viale.

-Purtroppo con me ho solo questa, una delle circa venti foto scartate quando abbiamo provato a farle la foto da mettere sui documenti. - dice, la voce delicata, morbida.

Allungo il collo, curioso.

E' la foto di una bambina. E' piccola, avrà circa cinque anni. Sta sorridendo e il suo piccolo viso ovale è tutto fossette e lentiggini sul naso. Tiene un occhio chiuso, quello aperto ha una chiara forma a mandorla, di un castano luminoso e caldo. Anche i suoi capelli sono castani, portati a caschetto con la frangetta che le cade scomposta sulla fronte. La sua pelle è mulatta, ma è chiaro dai suoi occhi che abbia anche delle origini orientali.

Il suo sorriso mi ricorda qualcuno, anche se non riesco a capire chi.

Poi guardo Stiles, osservo il modo in cui sta praticamente cullando la foto con gli occhi e improvvisamente capisco ancora prima che lui mi dica qualcosa.

-Scott aveva una figlia – mormora, anche se lo so già. Mi lancia un sorriso nervoso, anche se i suoi occhi brillano nella penombra – Dalia McCall Yukimura. -

Riporto lo sguardo sulla bambina, pieno di stupore.

Dalia.

Piacciono anche a me le dalie.

Ora nella mia testa la voce malinconica di Stiles acquisisce un senso.

Cerco anche di scacciare qualsiasi connessione con la mia prostata.

Oh mio Dio, devo assolutamente cambiare metafora.

D'ora in poi la mia prostata sarà un girasole, un'orchidea, qualsiasi cosa.

Ma non una dalia.

-Non capisco – mormoro dopo un po', senza staccare lo sguardo dal volto sorridente di Dalia – Non mi sembra di aver mai sentito parlare di una figlia di Scott. -

Stiles sospira, mettendo di nuova la foto nel portafoglio e riponendolo nella giacca.

-Perché nessuno lo sa. Io stesso lo venni a sapere dopo la morte di Scott - il suo sguardo si indurisce e intuisco che questa è una ferita che ancora non si è rimarginata.

Mi lancia un'occhiata, le labbra arricciate in un piccolo sorriso amaro.

-Scott aveva tanti pregi. Ma non penso che la maturità fosse uno di quelli. Sapevo che per un periodo avesse frequentato Kira, questa stagista bella e molto intelligente che avevamo appena preso in azienda. Quello che non sapevo era che, dietro l'improvvisa scomparsa di Kira, ci fosse la nascita di Dalia. -

Scuoto la testa, cercando di mettere insieme tutte le informazioni.

-Kira se ne è andata senza dire del bambino a Scott? -

Stiles stringe le labbra.

-Oh, no. Lo sapeva. Scott non era molto interessato... alla paternità. Ha promesso che avrebbe riconosciuto Dalia, cosa che poi in effetti ha fatto, e ha proposto a Kira di trovarle una bella casa in California, dove potesse vivere con Dalia. Le ha anche proposto di farle degli assegni mensili per il loro mantenimento. Tutte cose che non prevedevano una sua partecipazione attiva, comunque – Stiles stiracchia le labbra in un sorriso che sembra affettuoso – Solo che Kira non è esattamente una donna dal compromesso facile. O tutto o niente. Non ha accettato nessun aiuto da parte di Scott e ha deciso di raggiungere una sua cara amica in Scozia, per far crescere Dalia lì – i suoi occhi si fanno cupi, il suo sorriso di nuovo amaro – Tutto questo l'ho scoperto solo un paio di anni fa, quando all'apertura del testamento di Scott, ho letto per la prima volta il nome di Dalia. -

Lo fisso, senza sapere bene cosa dire. D'un tratto capisco che l'aurea negativa che si portava dietro Stiles dalla morte di Scott, non fosse dovuta solo alla tristezza, anche se preponderante.

Era anche rabbia e risentimento verso il suo più vecchio amico, che se n'era andato lasciandosi dietro una figlia di cui nessuno sapeva niente.

-Andavi in Scozia a trovarla. - dico e non è una domanda.

Conosco Stiles, ho sentito la sua rabbia a malapena trattenuta quando ha detto che Scott non fosse interessato alla paternità.

So che è così.

-All'inizio si trattava solo di contattare Kira per farle sapere del testamento – la voce di Stiles è distante, i suoi occhi sono puntati a qualcosa di indefinito oltre la mia testa. Vorrei abbracciarlo, ma mi stringo tra le braccia per trattenere questo impulso – Ho pensato... che me la sarei cavata in un paio di giorni. Una cosa rapida e semplice, poi ci avrebbero pensato gli avvocati. Ma ovviamente non è andata così – sorride, con calore - Dalia è uscita dalla sua cameretta ed è venuta dritta verso di me e non importa quanto Kira la richiamasse, lei non ascoltava, continuava a guardare me, a chiedermi di giocare con lei. Ed era... come riavere Scott. Due gocce d'acqua. -

La sua voce si spezza un po' e io fingo con delicatezza di non notarlo, distogliendo lo sguardo e aspettando che sia pronto per continuare a parlare.

-Quella bambina... è tutto ciò che mi rimane del mio migliore amico. All'inizio era solo questo, una parte di Scott che era rimasta con me. Ma presto ho smesso di vederla come una sorta di proiezione del mio amico. Certo, quando sorride o inventa queste storie incredibili dal nulla, è lui che vedo. A volte gli somiglia così tanto che mi fa male guardarla – sorride leggermente, con un angolo della bocca – Ma è anche solo la mia dolce Dalia, con caratteristiche unicamente sue – ride leggermente – E la testa dura e l'intelligenza di Kira, ovviamente. -

Gli lancio uno sguardo esitante. Ho paura di apparire come un idiota, ma il dubbio mi sta uccidendo.

-E tu e Kira... - butto lì, cercando disperatamente di suonare casuale.

Ma dal modo in cui gli occhi di Stiles brillano nei miei con indulgenza e la bocca si arriccia in un sorriso gentile, direi di non esserci riuscito molto.

-No, mai. Vogliamo entrambi ancora troppo bene a Scott anche solo per pensare una cosa del genere – ridacchia – E immagino che il fatto che all'inizio non fosse troppo entusiasta della mia presenza, non abbia favorito questa possibilità - mi rivolge uno sguardo caldissimo – E poi adesso ci sei tu, in ogni caso. -

Mi sento invadere dal sollievo e senza accorgermene rilascio il respiro, rilassandomi, mentre Stiles mi sorride con dolcezza.

Ora che so la verità, cerco di fare mente locale di tutte le volte che Stiles è sparito misteriosamente.

-Quindi tutte le volte che mi dicevi di dover tornare a casa o che fosse successo qualcosa di urgente... andavi da Dalia? -

Stiles annuisce con serietà.

-Kira non vuole assolutamente che Dalia venga travolta da tutto ciò che comporta essere l'unica figlia e erede di Scott McCall, non quando è ancora così piccola. Solo Theo, io e pochi altri sappiamo la verità – mi rivolge uno sguardo di scuse – E' per questo che non volevo assolutamente che il mio viaggio in Scozia trapelasse, non volevo che risalissero a Dalia in alcun modo. E' una bambina straordinaria, ma è anche molto delicata. Soffre di attacchi di asma, proprio come Scott. Kira e io siamo d'accordo ad evitarle qualsiasi tipo di stress finché non sarà abbastanza grande da sapere la verità su suo padre e la sua eredità - sorride leggermente – Fino a quel momento io sono il misterioso zio Stiles che viene a trovarla dall'America con regali sempre nuovi. -

-Ora capisco perché non volessi parlarmene. - mormoro, sentendomi leggermente in colpa.

Ho insistito tanto per sapere della Scozia, ho persino pensasse che avesse un amante lì. E invece Stiles si conferma ancora una volta come l'uomo meraviglioso di cui mi sono innamorato. Non succede quasi mai, ma a volte le persone sono esattamente come sembrano.

Mi riscuoto quando sento la mano di Stiles sulla guancia, delicata.

-Te ne sto parlando ora. Perché mi fido di te. -

Sento il cuore battermi forte.

-Queste sono le parole più belle che potessi dirmi. - affermo con convinzione, sovrapponendo la mano alla sua.

Stiles mi sorride per un istante, poi si fa di nuovo serio.

-Al nostro primo appuntamento, quando ti ho trattato male e ti ho fatto scappare via... ero solo molto nervoso perché Kira mi aveva chiamato per informarmi che Dalia stesse avendo un'altra crisi asmatica – i suoi occhi si rabbuiano – Mi sento così inutile quando sta male e io sono in un altro continente, lontano da lei. -

Gli accarezzo la mano, cercando di trasmettergli conforto.

-E al nostro secondo appuntamento? - chiedo, delicatamente.

Stiles si irrigidisce un po' sotto il mio tocco, ma almeno non si scosta.

-Lì è stato ancora peggio se possibile, infatti sono voluto partire immediatamente. Kira e Dalia sono rimaste coinvolte in un incidente stradale. Niente di grave, non sono nemmeno state ferite, solo portate in ospedale per un controllo di routine, solo che... - sospira con fatica e chiude un istante gli occhi – Che non ho potuto fare a meno di rivivere il giorno in cui è morto Scott, quando quella macchina spuntata dal nulla lo ha investito, uccidendolo sul colpo. -

Deglutisco, rivedendo davanti agli occhi me stesso tirato indietro appena in tempo da Stiles, i suoi occhi spaventati, il suo viso pallido.

Tutto ha un senso adesso.

Stiles mi guarda, muovendo la mano sulla mia guancia in carezze lente e dolci.

-Tutte le volte che sembravo distante o guardavo il cellulare... era tutto legato a lei. L'unico modo per sapere se sta bene è tenermi in contatto con Kira, penso capirai che normalmente non posso andare molto spesso in Scozia e visto che Kira si rifiuta di sradicare la bambina dall'ambiente in cui è cresciuta e portarla in America... -

-Non devi giustificarti – dico subito, con decisione – Lo capisco – sorrido con dolcezza – Penso che sia meraviglioso da parte tua volerti occupare della figlia del tuo migliore amico. -

Stiles scuote la testa, aggrottando la fronte.

-Non faccio niente di speciale. Chiunque lo avrebbe fatto. -

Rido piano, girando la testa per baciare il palmo che Stiles tiene sulla mia guancia.

-Di solito apprezzo la tua modestia. Ma ora sei solo ingenuo, amore. -

Improvvisamente sono di nuovo tra le braccia di Stiles. Mi sta abbracciando come se ne valesse della sua vita, e io ricambio con uguale forza, affondando il viso contro il suo petto e aspirando avidamente il suo profumo.

Mai più...

Mai più lontani.

-Grazie per avere capito. - mi sussurra all'orecchio, con voce soffocata.

-Grazie per avermelo detto. - ribatto tranquillo, ricevendo un bacio sui capelli.

-Un giorno... - la sua voce è esitante, mi stringe più forte contro di lui – Un giorno mi piacerebbe fartela conoscere. Se vuoi, certo. Penso che andreste d'accordo, avete la stessa fantasia travolgente – lo posso sentire sorridere anche senza vederlo – Ti amerebbe tanto quanto ti amo io, ne sono sicuro, così sicuro. -

Sorrido, premendo il volto contro la sua camicia, anche se so che sto bagnando il tessuto di lacrime.

Stupido Stiles Stilinski.

-Non chiedo di meglio. -

Stiles mi circonda il volto con le sue mani grandi, arse dal freddo.

Ci baciamo dolcemente alla luce dei lampioni, senza sciogliere il nostro abbraccio.

Sono così assurdamente felice.

 

 

 

ANGOLINO

 

Ciao a tutti <3

Eccoci qui con il nuovo capitolo, alla fine sono riuscita ad aggiornare!

Penso che il prossimo sarà l'ultimo, a meno che non decida di dividerlo in due. Comunque ci sarà anche un breve epilogo <3

Questo capitolo è per le mie cicce ( I love you) e in particolare per Giulia, che aspettava i Jeric (Jordan e Eric, ovviamente) come un uomo aspetta acqua nel deserto. Spero che siano all'altezza delle tue aspettative, l'appellativo cowboy usato da Eric è solo un omaggio a te e alle tue idee meravigliose <3

Finalmente abbiamo scoperto della Scozia!

Ora ci sarà fluff, un pizzico ancora di angst, quindi soffrirete, ma poi sarete felici e vedrete.

Grazie a chiunque segua la storia <3

A presto!

Un bacione,

Fede <3

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: fefi97