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Autore: elfin emrys    25/05/2019    3 recensioni
{post5x13, sorta di postApocalisse, Merthur, 121/121 + epilogo}
Dal capitolo 85:
Gli sarebbe piaciuto come l’aveva pensato secoli prima, quando era morto fra le braccia del suo amico, non ancora consapevole che sarebbe tornato, con Merlin, sempre, sempre con lui.
In fondo, non aveva mai desiderato null’altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro
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I Lamont – Capitolo 7

 
I Lamont non si aspettavano che la questione venisse sistemata così rapidamente e rimasero tutti molto sorpresi dallo svolgersi degli eventi. Michael aveva un po’ gonfiato il momento della battaglia e della rivelazione e Arthur, sebbene ne avesse riso, non aveva, tuttavia, corretto nulla, godendosi tutta l’ammirazione delle sentinelle e della popolazione, dopo di che aveva aiutato il re locale a scrivere il messaggio per i Niall, che fu spedito inviando sia Frederick che Michael.
Lamont, sdraiato nel proprio giaciglio, sempre più stanco, chiuse lentamente gli occhi, sorridendo di quanto avvenuto, e attese che arrivasse sera.
 
Arthur aveva, con successo, iniziato una discussione fra molti degli abitanti del villaggio sulle leggende riguardo i cani del crepuscolo quando Merlin lo lasciò.
Il mago si era incamminato fuori dallo steccato dei Lamont e aveva iniziato, con calma, ad avviarsi lungo la strada che portava fino al territorio degli Jura. Era una larga via sterrata, circondata da enormi alberi curati in modo che non rendessero difficoltoso il passaggio di uomini, animali e carri. Merlin l’avrebbe dovuta percorrere solo per breve tempo, ma ci mise più del dovuto a causa del sole bruciante sulla testa. Le estati avevano cominciato diversi secoli prima a farsi strane, più afose, e il mago sapeva bene che persino Arthur era dello stesso parere: il re non si era mai lamentato del sudore o della fatica, eppure Merlin era convinto che il biondo si stesse sentendo male solo pochi giorni prima. Non era abituato né al clima né alla dieta di quell’epoca e per questo stava andando incontro a delle difficoltà fisiche non indifferenti. Il mago era più che contento di vederlo mangiare più frutta, ma si vedeva che il corpo non era ancora abituato a quei cambiamenti. Merlin si era ripromesso, al ritorno, di portare con sé qualche bacca in più e magari anche una piccola preda per rallegrarlo e rabbonirlo rispetto a quello che gli avrebbe dovuto rivelare. Infatti, gli aveva mentito. Di nuovo.
Il mago virò dalla strada e rientrò nella foresta; stava cercando un albero in particolare, che aveva incantato e segnato centinaia di anni prima quando ancora faceva parte di un piccolo parchetto della zona. Nel tempo lo aveva protetto e quello era diventato uno degli alberi più grandi e maestosi della foresta, uno dei più antichi, perché piantato molto prima degli altri, quando ancora le tribù non avevano cominciato a far crescere il bosco.
Dovette camminare molto meno di quanto si ricordasse prima di trovarlo, probabilmente a causa del fatto che, l’ultima volta che vi si era diretto, aveva fatto l’incantesimo per invecchiarsi, mentre in quel momento era un giovane.
Le mani di Merlin scivolarono lungo il tronco: era solido, vivo, e la trama della corteccia era meravigliosamente ruvida e intricata. Dei muschi vi erano cresciuti sopra e degli uccellini avevano fatto il nido fra i suoi rami; le radici erano vaste e possenti, necessitavano di gran parte del nutrimento della terra, tanto che dove passavano le uniche cose a crescere erano corti arbusti che necessitavano di poca acqua e poco sole.
Merlin fece il giro dell’albero, ricercando con le dita un punto in particolare che gli avrebbe aperto le porte. Quando lo trovò, sorrise e iniziò a mormorare, sperando di non sbagliare le parole poiché erano molti anni che non le pronunciava più. Quando finì, il tronco parve spezzarsi e il mago passò in mezzo allo stretto varco che si era creato; non appena fu totalmente all’interno, l’albero si richiuse silenziosamente.
 
Arthur deglutì mentre firmava rapidamente il foglio, poi passò la penna a Frederick e Michael, tornati pochi minuti prima, che fecero altrettanto come testimoni. Lamont sorrise e fece cenno che l’atto di successione venisse messo in uno scrigno poco distante. Sospirò soddisfatto e si fece portare alle labbra un bicchiere d’acqua.
Il re si fece scivolare lungo il giaciglio e congedò i presenti: era davvero un buon giorno. Sentendosi osservato, aprì stancamente un occhio, vedendo Arthur in piedi, da solo.
-C’è qualcosa che devi dirmi?
Il biondo annuì e si sedette vicino a Lamont.
-In realtà, ci sono molte cose che voglio ancora discutere.
-L’atto di successione non ti soddisfa?
-No, quello è chiaro, completo.
-Allora cos’è che ti turba?
Arthur rimase in silenzio un secondo, prima di abbassare la voce.
-Ho sentito dire… che si è avvistato un cane del crepuscolo a tre giorni da qui, verso sud…
-Arthur, no.
-È un’occasione perfetta. Io e Merlin conosciamo un modo con il quale uccidere la creatura e…
Lamont lo interruppe iniziando a parlare, ma poi la foga lo fece tossire aspramente e a lungo. Solo quando ebbe ripreso fiato ricominciò.
-Nessuno ha mai ucciso un cane del crepuscolo e, per questo, non c’è alcuna garanzia che eliminarlo possa guarirmi. È inutile, Arthur: è un viaggio che ti porterebbe lontano proprio quando il tuo popolo ha più bisogno di te.
Queste parole colpirono l’animo del biondo, che si tese. Nonostante quella su cui stava governando non fosse davvero la sua gente, in quel poco tempo aveva iniziato a esserlo. Non era stato difficile per i Grant farsi spazio nel suo cuore, richiamare in lui ogni sentimento di unione e sacrificio che i sudditi di Camelot avevano costruito negli anni in cui era stato preparato al suo compito di re. La nostalgia che provava verso quello che era stato il suo tempo non faceva altro che alimentare il fuoco dell’entusiasmo che provava al pensare di comandare quelle persone, non per basso spirito di dominazione, bensì per responsabilità, affetto, gratitudine. Tutti quei sentimenti erano forti dentro di lui e Lamont si appellava loro continuamente.
Arthur non poteva fare a meno di pensare che l’altro re sapesse perfettamente che effetto gli facevano quelle parole e che il suo non fosse altro che un subdolo tentativo di manipolazione, tuttavia le sue motivazioni erano ragionevoli e questo rendeva tutto ancora più difficile.
Lamont scosse piano la testa, leggendo negli occhi dell’altro i sentimenti contrastanti che cercava di rappacificare, e gli mise la mano sulla sua.
-Se tu mi avessi detto tutto questo tempo fa… Credo che non avrei perso tempo e avrei accettato subito la tua offerta. Adesso, tuttavia, mi è impossibile farlo. Penso sia giunta la mia ora.
Arthur aggrottò le sopracciglia.
-E accetti la morte così facilmente?
L’altro sbuffò una risata roca.
-Ho passato la mia intera vita a sentirmi dire, a ogni malattia, che non l’avrei superata, che probabilmente sarei morto. Diciamo che ne ho avuto di tempo per accogliere l’idea.
Il biondo respirò pesantemente e stette in un profondo silenzio.
Lamont pensò che stesse riflettendo sulle sue parole e sulle sue motivazioni; non poteva neanche immaginare quanto il suo atteggiamento stesse scuotendo Arthur, quanto lo sguardo che lui aveva sulla morte si scontrasse con i ricordi che l’altro aveva del morire. Come avrebbe potuto pensare di avere di fronte un uomo che sapeva più di ogni altro di cosa si stava parlando?
Lamont sorrise fiaccamente, affondandosi ancor di più nelle calde coperte che lo circondavano.
-Mi piacerebbe tu venissi incoronato durante la Notte delle Stelle. Sicuramente te ne avranno parlato.
Il biondo annuì e l’altro continuò.
-Si raccontano le avventure dell’eroe Percy, che tagliò la testa a un mostro dalla forma di serpente che pietrificava quando lo si guardava negli occhi, ma in realtà leggenda vuole che fece tante altre cose. Per esempio, conobbe il Re Pescatore e…
Arthur sbatté le palpebre.
-Come, prego?
-Dicevo che incontrò il Re Pescatore… Ma questa storia è un po’ nebulosa, ogni tribù ha la sua versione. Secondo i Niall i due eroi non sono nemmeno la stessa persona…. Mah! Poco importa.
Lamont chiuse gli occhi e tossì.
-In realtà mi piacerebbe rivedere la Notte delle Stelle, ma ormai non sarei più in grado di godermela.
La sua voce si stava facendo sempre più sottile.
-È una festa estremamente importante per le nostre due tribù: è l’unica occasione in cui si riuniscono in amicizia intorno al lago, attendendo la notte per vedere le stelle cadenti.
Lamont chiuse gli occhi e sorrise, sognante.
-Si dice che in quel giorno, il sangue del mostro ucciso da Percy fecondi la terra tramite quelle stelle e che, se se ne vedono molte, l’anno seguente sarà ricco.
Annuì lentamente e incrociò le dita delle mani sul petto.
-Non sarebbe bello iniziare il tuo comando su entrambe le tribù con la benedizione delle stelle? Sarebbe un segno di riconoscimento ulteriore e ti servirà ogni più piccolo simbolo di favore… Un giorno, incontrerai tutti i re delle varie tribù e, allora, non allontanarti mai dal tuo sciamano.
Attese un secondo.
-Esseri infidi; ognuno di loro aveva qualche favore da riconoscere a Grant, persino io, quindi non ti aspettare ci impieghino tanto a scegliere un nuovo capo branco. Alcuni di loro sono vermi, Arthur, niente di più che vermi... Non permettere che occupino il posto lasciato da Grant con qualcuno che non sia te.
Fece un respiro strano e si sollevò un poco.
-Ora, se non ti dispiace, sono molto stanco. Se hai altre domande…
Arthur deglutì e pensò di tentare di riproporre l’offerta iniziale, ma desistette.
-Vorrei unificare i simboli delle tribù sotto quello del lago: il pesce degli Arthur e la goccia dei Lamont devono diventare un’unica cosa per favorire la fusione dei nostri popoli e prendere il lago, nostro punto in comune, potrebbe essere la scelta più adeguata.
-Sono d’accordo.
-Un’ultima cosa.
-Dimmi
-Se io avessi rifiutato… chi avresti nominato successore?
Lamont fece un verso incredulo.
-Da chi vi ho fatto accompagnare tutto questo tempo?
Arthur alzò un sopracciglio.
-Michael?
Il sovrano annuì.
-Mi sarebbe dispiaciuto lasciarlo in pasto a quei lupi che sono gli altri re delle tribù, anche se il più feroce è stato sconfitto da te… Ma Michael ha una grande influenza sulla popolazione e ha fatto da messaggero a lungo, quindi conosce bene le abitudini e credenze degli altri gruppi. Inoltre, discende da un vecchio ramo della mia famiglia e sempre Lamont saremmo rimasti. Tuttavia, non è necessario… Sono più contento di lasciare tutto in eredità a te.
Il biondo rimase in silenzio, poi aprì le labbra per parlare, ma Lamont lo bloccò.
-Non voglio più sentir nominare la possibilità di una mia guarigione.
-Ma-
-Lasciami essere irremovibile per una volta nella mia esistenza.
Arthur nascose il proprio stupore e fece per uscire, salutando il re. L’ultima cosa che sentì, prima di chiudere le porte dietro di sé, fu la frase “Tienitelo stretto”, ma non capì a cosa si stesse riferendo.
 
Arthur guardava Merlin con il viso poggiato sul pugno chiuso.
Erano ormai diversi minuti che il mago sistemava nervosamente le loro cose, visto che il giorno dopo sarebbero dovuti partire, e parlava a vanvera riguardo a quanto gli sarebbero mancati i dolcetti del fornaio e il re ormai lo sapeva: quando il moro si comportava in quel modo, doveva dargli una notizia che non gli sarebbe piaciuta.
Sempre in silenzio, si mise a braccia incrociate e poggiò la schiena al muro, attendendo pazientemente che l’altro finisse gli argomenti e, finalmente, arrivasse al punto.
Quando Merlin iniziò a guardarsi intorno con finta aria soddisfatta mentre aveva il reale scopo di cercare qualcos’altro da fare per allontanare il momento, Arthur pensò fosse arrivata l’occasione giusta.
-Allora?
-Allora cosa?
-Cosa mi devi dire?
-Cosa… devo dire…?
Il biondo respirò sonoramente e si passò una mano sul viso.
-Avevi detto che avresti fatto delle ricerche per quanto riguarda la mia spada e, in generale, i cani del crepuscolo, dopo di che non ti ho visto fino a cena. Ebbene, dove sei stato?
Merlin si grattò il retro della testa. Era nervoso.
Male.
Molto male.
-Io… sono stato… alla taverna?
In altre occasioni, Arthur avrebbe riso, ma non era quello il caso e il biondo si impegnò a rimanere perfettamente impassibile di fronte all’evidente menzogna. Si limitò, dunque, ad alzare le sopracciglia e inclinare il capo, stando in silenzio. Sapeva che, se non avesse parlato, Merlin avrebbe fatto qualsiasi cosa per occupare il silenzio e lui avrebbe, in questo modo, raggiunto più in fretta il suo obiettivo. Il mago, infatti, dopo pochi secondi, si mise a terra vicino a lui e gli sfiorò il ginocchio con le dita.
-Tempo fa ti ho detto che non ho più una casa e che non c’è luogo dove io tenga le cose che ho accumulato negli anni, che ormai non possedevo più niente.
Merlin prese un sospiro e continuò.
-Ebbene… non era totalmente vero.
Arthur rimase immobile e impassibile e così il mago procedette col discorso.
-Io ho un… nascondiglio in cui ho rinchiuso tutti i manufatti magici che ho recuperato nei secoli, con libri e molto altro. Quando decisi di non avere più una casa, avevo pensato di…
Le sue guance si fecero rosse di vergogna.
-Beh, di bruciarle, in realtà. Non so perché pensai una cosa del genere, ma fatto sta che non l’ho fatto. Non ho potuto. Ho creato, però, uno spazio in cui poterle inserire e proteggere.
Il re attese che proseguisse, ma quando vide che l’altro rimaneva in silenzio, alzò le spalle.
-Tutto qui?
Merlin spalancò le labbra, interdetto.
-Tutto qui? Ma io… io ti ho volontariamente nascosto qualcosa di così importante e solo perché-
Il biondo lo zittì.
-Le ragioni per cui l’hai fatto mi sono comprensibili, non c’è bisogno che ti scusi. Immagino che se le persone sbagliate venissero a sapere di questo luogo, sarebbe un grosso problema e…
E so che per te tutti questi anni sono stati difficili e che quello che sta accadendo lo è altrettanto e che deve essere sconvolgente rivedere così tanto il tuo passato, le tue vedute, le tue nuove abitudini e solo perché è capitato che io tornassi adesso.
Arthur si schiarì la voce e provò a finire la frase, ma in realtà quella comprensione gli era ancora difficile ed esprimerla lo faceva sentire scoperto e debole. E non gli piaceva sentirsi scoperto o debole, anche di fronte a Merlin.
-Insomma, quindi l’hai riaperto.
Il mago annuì; non pareva contento che la conversazione si stesse spostando sulle sue nuove scoperte e il re si chiese inizialmente il motivo. Il moro scuoteva piano la testa, la fronte aggrottata e lo sguardo dispiaciuto. Non lo guardava nemmeno negli occhi.
-Arthur, io…
Sospirò pesantemente e si strofinò le palpebre con le dita.
-Non so nemmeno come dirtelo… Non c’era nulla. Nulla. Non ho trovato niente.
Il biondo si accarezzava il mento con l’indice.
-In che senso?
-Nessuno, a quanto pare, ha mai ucciso un cane del crepuscolo, nessuno ne ha mai cercato uno, nessuno ha mai guarito qualcuno che era entrato in contatto con uno di loro, nessuno ha mai fatto nulla. Excalibur? A parte le cose che abbiamo già fatto, a quanto pare non ci sono altri incantesimi per contattare i Sidhe o per riprenderci la spada in alcun modo.
-E riguardo quello che ha detto Bwbach?
-Quella è l’unica informazione che sono riuscito a spiegarmi. Una leggenda vuole che alla fine di ogni anno si apra una porta che conduce a una sorta di terra incantata. Lì potremmo trovare… insomma…
Merlin fece un gesto con la mano, come per scacciare un’idea, e Arthur si chiese se fosse perché non voleva parlargli della cosiddetta Dama del lago. In passato, il re non si sarebbe preoccupato e avrebbe atteso che l’altro si sentisse pronto, ma, in quel momento, si chiese se fosse davvero la cosa giusta da fare. C’erano state così tante volte in cui si era detto che nulla sarebbe accaduto se solo le cose fossero state chieste.
Se solo lui avesse chiesto a Merlin i motivi dei suoi cambiamenti d’umore, invece di sopportarli, ignorarli, o pensare fossero dovuti esclusivamente a lui…
Se solo avesse chiesto a Morgana perché sembrava tanto distante e diversa dal solito, invece di pensare che sicuramente non era nulla di fondamentale…
Se solo la stessa Morgana gli avesse chiesto cosa avrebbe fatto se avesse saputo della sua magia, perché, e di questo ne era certo, l’avrebbe aiutata…
Se solo Uther avesse chiesto, invece di dare per scontato informazioni che non aveva su incantesimi importanti come quelli che riguardavano la vita e la morte…
Quindi, Arthur deglutì e aprì le labbra per chiedere, finalmente, anche se la cosa gli risultava difficile e quasi spaventosa, sebbene fosse un atto così normale, così di tutti i giorni e umano, ma una voce che li chiamava da fuori alla porta lo fermò.
-Avanti.
Un giovane stava di fronte a loro.
-Il re richiede la vostra urgente presenza.
Il biondo rimase sorpreso dalla cosa e non disse nulla, interdetto, prima di alzarsi.
-Sì, certamente…
Uscì insieme al ragazzo, salutando velocemente Merlin.
Quando entrò nella stanza di Lamont, quello gli parlò con una voce ancora più stanca di quella di poche ore prima.
-Ho un patto da proporti…
 
Note di Elfin
Ragazzi/e belli/e… Mamma mia, sto passando un periodo infernale, che non accenna a migliorare nemmeno con l’inizio dell’estate. Da un lato sono contenta, perché amo avere cose da fare, dall’altro, invece, mi sembra di non avere neanche un secondo per respirare. Ho dovuto rallentare la scrittura di questa ff, infatti sono decisamente più indietro rispetto al passato, ma non dovete temere: sono ancora in anticipo e, anche se smettessi di scrivere per un paio di settimane, avrei ancora capitoli pronti da mettere ;) E in generale in questi ultimi due giorni sono arrivata a un punto dove sto volando, quindi…
Che dire? Questo è un momento piuttosto confuso in questa storia, perché anche Arthur e Merlin sono piuttosto… confusi, appunto XD Hanno tante cose cui pensare, tante cose da considerare, e non capiscono bene dove guardare.
Lo sapete chi altro è confuso? Tutta la gente che abita in questa zona, che pensa che Perseo e Percival siano la stessa persona :)
Ringrazio, as always, i recensitori, cioè i miei amori: dreamlikeview lilyy.
Ci vediamo domenica prossima con tutti voi <3 <3
Kiss

   
 
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