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Autore: Rosette_Carillon    26/05/2019    0 recensioni
Viktor e Yuuri vivono assieme a San Pietroburgo, cercando di adattarsi l'uno all'altro, di capirsi sia sul ghiaccio, che nella quiete privata del loro appartamento.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Makkachin, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                               Sera di pioggia         
 
 
 
 
 
 
 
 










Seduto sul divano, avvolto dalle morbide coperte, chiuse gli occhi ascoltando il suono del temporale e della pioggia battente che cadeva sopra i tetti di San Pietroburgo. Aveva sempre trovato rilassanti le giornate di pioggia, e il suono delle gocce d’acqua che cadevano sopra i tetti della città.
Era stata una giornata di allenamenti piuttosto stancante, non dal punto di vista fisico: amava pattinare, amava scivolare sul ghiaccio e il suono delle lame sulla superficie fredda. Anche se alla fine, sotto il getto caldo della doccia degli spogliatoi, sentiva i muscoli doloranti, la mente stanca e le gambe pesanti, era felice, soddisfatto.
Quel giorno le cose erano andate diversamente. La sua mente aveva vagato troppo, in continuazione, da un pensiero all’altro, senza focalizzarsi su nessuno, ma confondendoli tutti l’uno con l’altro.
Ora era stanco. Quello era uno di quei momenti in cui avrebbe voluto avere un interruttore per spegnere il proprio cervello.
Sospirò stringendo una delle coperte che si era gettato sulle spalle, sentendosi più sicuro.
<< Yuuri! >> Viktor gli si gettò addosso, senza preavviso, abbracciandolo forte. Yuuri, perso nei suoi pensieri, sobbalzò colto di sorpresa. Il russo non ci fece caso e, stringendosi ancora di più al corpo del giapponese, sfregò la fronte contro la sua spalla.
Makkachin, sdraiato sul tappeto, abbaiò felice.
<< Oggi sei stato davvero bravo, sai? >>
<< Mh. >>
<< Yuuri? >> si allontanò per guardarlo in faccia, preoccupato. Si era accorto che qualcosa non andava, ma non si sentiva ancora in grado di capire e gestire le crisi di Yuuri, quindi aveva deciso di aspettare che fosse proprio lui a dirgli quale fosse il problema, e di cose avesse bisogno.
<< Ah, scusa Viktor, >> ridacchiò innervosito, sistemandosi le coperte attorno al corpo, quasi fossero uno scudo, una barriera fra lui e il mondo << sono solo un po’ stanco. >>
Il russo gli rivolse uno sguardo scettico << Yuuri! >> lo rimproverò << lo sai che puoi dirmi tutto, >> aggiunse addolcendo il tono. Allungò una mano ad accarezzargli il volto << non posso aiutarti, altrimenti. >>
Il giapponese abbassò lo sguardo. Nonostante la pazienza dell’altro, e il suo reale desiderio di aiutarlo, parlare della sua ansia, spiegargli tutto ciò che gli passava per la testa era ancora difficile, lo faceva sentire stupido. Ogni volta che dava voce a ciò che lo preoccupava, si rendeva conto di quanto fosse stupido.
Tenne lo sguardo basso, incapace di parlare, sia per dire la verità, che per mentire.  Viktor gli prese il volto fra le mani, sollevandoglielo delicatamente, accarezzandogli una guancia col pollice.
<< Sono solo un po’ preoccupato per domani. >>
<< Per il viaggio? >> chiese, continuando ad accarezzargli delicatamente il volto.
<< Mh. >>
<< Non sei contento di tornare in Giappone? >>
<< Sì. >>
<< Ma? >>
<< Il volo… mi-mi agita. Tutta quella gente, la fretta, gli spazi stetti, il chiasso, i ritardi- >> si interruppe di botto e abbassò nuovamente lo sguardo. Viktor si chinò su di lui a baciargli una guancia. Poi la fronte, la punta del naso, gli prese il volto fra le mani continuando a baciarlo.
Yuuri ridacchiò, e Viktor continuò finché non persero l’equilibrio e si ritrovarono entrambi sdraiati sul divano, attorcigliati fra le coperte, l’uno fra le braccia dell’altro.
Risero.
Viktor si sollevò reggendosi sui gomiti, incontrò lo sguardo dell’altro, sereno e innamorato, e si chinò su di lui sfiorandogli appena le labbra con le sue. Yuuri lo strinse a sé, circondandogli la vita con le braccia, stringendogli il tessuto della sua maglia.
<< Vitya… >>
Il russo si chinò su di lui, sfregò la punta del naso contro quella dell’altro, e nuovamente lo baciò.
Rimasero per un lungo momento fermi in quella posizione, guardandosi semplicemente, percependo la vicinanza dei loro corpi, uno sopra l’altro.
<< Andiamo a farci un bagno caldo, ti va? >> propose Viktor mettendosi seduto.
 
 
 
 
 
 






 
  
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