Crossover
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Autore: evil 65    27/05/2019    11 recensioni
Il Multiverso, così come lo conosciamo… non esiste più. In seguito ad un fenomeno distruttivo noto come Lo Scisma, un uomo misterioso che si fa chiamare il Maestro è riuscito creare una realtà completamente separata dalle altre, dov’è adorato come un dio onnipotente.
Apparentemente inarrestabile, il Maestro comanda col pugno di ferro questa nuova terra, chiamata "Battleground", nella quale vivono numerosi personaggi provenienti dai vari universi, tutti immemori delle loro vite precedenti.
Ogni storia ha il suo principio. E questa è la loro epopea...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Anime/Manga, Film, Fumetti, Telefilm, Videogiochi
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ecco un nuovissimo capitolo! Vi auguriamo una buona lettura, sperando che lascerete una recensione.


Capitolo 18 - We're going to hunt



“Be careful making wishes in the dark
Can’t be sure when they’ve hit their mark
And besides in the meantime I’m just dreaming of tearing you apart
I’m in the details with the devil
So now the world can never get me on my level
I just got to get you out of the cage
I’m a young lovers rage
Gonna need a spark to ignite...”

Fall Out Boy – My Songs Know What You Did In The Dark
 

Gongmen, Capitale della Cina - Terra (Centro imperiale)

Un azzurro profondo tempestava la superficie del cielo di Gongmen. Qua e là, disseminate come schizzi di un pittore su una tela, nuvole color pesca annunciavano l’imminente arrivo del tramonto.
Lord Shen era in piedi innanzi al balcone, la cui finestra rettangolare lasciava intravedere la sfarzosa sala del trono alle sue spalle. Gli occhi color del sangue vigilavano lungo le guglie dei palazzi e delle abitazioni, le strade asfaltate, i ponti e le vie, fino a concentrarsi sulla grande e rigogliosa foresta, cingente la città in un semicerchio determinante i confini.
Prima di allora, non si era mai fermato ad osservare con tanta attenzione e meticolosità quel verde smeraldo trasudante vita. Ma adesso poteva affermarlo con certezza: lo detestava. Detestava come quell’odiosa vegetazione si ergesse alta, sempreverde, quasi a gettare un’ombra sul bianco, il rosso e l’oro della sua capitale.
La foresta era Royal Noir, e Royal Noir era la foresta. Tutto sembrava rimarcare l’aperta sfida del Vigilante nei suoi confronti, e ricordare ai cittadini di Gongmen che lui era sempre lì a vegliare su di loro. Nel formulare tale pensiero, Shen emise un secco schiocco di lingua: riusciva sempre a fargli venire voglia di vomitare, l’eroismo del figlio adottivo di Logan Royston.
Si morse le labbra. Detestava ammetterlo, ma sin da quando l’incappucciato aveva iniziato la sua attività – relativamente poco meno di due anni – il governatore l’aveva sempre sottovalutato, o comunque messo in secondo piano. Aveva sempre lasciato fare ai suoi uomini, dal momento che questo avrebbe dovuto essere il loro dovere, e aveva constatato a tutti gli effetti la sua odiosa scaltrezza solo quando gli era capitato di incrociarlo personalmente più di una volta – sfidandolo occasionalmente a duello – e allora la cosa si era lentamente, gradualmente trasformata in una questione di orgoglio personale. Come già detto, l’insolenza e l’insubordinazione erano un qualcosa di davvero intollerabile per lui, e un’ostinata resistenza come quella del Vigilante l’aveva davvero fatto andare in bestia. Perciò aveva preso a combatterlo personalmente con tutta la ferocia di cui era stato capace, l’aveva braccato come un predatore con la preda, ma ogni volta quello stupido moccioso riusciva sempre a sfuggirgli.
Solo quando la sua pazienza era davvero giunta al limite e il Maestro aveva iniziato, molto prima del loro ultimo incontro, a spazientirsi, aveva iniziato a sguinzagliare spie per tutta la capitale e nei dintorni, mandato guardie a setacciare ogni angolo della foresta e aveva alzato la taglia sulla sua testa, fino a restringere il cerchio – questo circa due settimane prima della sua trappola durante la festa –  affrontandolo in un duello davvero feroce e dal quale il giovane era uscito a stento vivo.
Quando il suo sguardo si era rivolto alle gocce di sangue del ragazzo colate lungo l’argentea lama della sua lancia, allora l’aveva colpito il lampo di genio che gli aveva permesso di carpire l’identità segreta dell’avversario.
Dopo aver fatto il suo esame, tutto avrebbe potuto immaginarsi, tranne che sotto quella maschera si nascondesse il figlio di Logan Royston, Baelfire, l’amatissimo figlio avuto dall’unica donna che il marchese avesse mai amato, la quale era prematuramente morta di parto, lasciando il bambino a crescere con i nonni, finché il papino non l’aveva ricondotto a sé…
Ora sapeva come tutto ciò fosse un cumulo di menzogne rifilate all’intera società e da questa bevute. Una volta avuto tra le mani il sangue del giovane, e, di conseguenza, il suo DNA, questo gli aveva fornito su un piatto d’argento l’identità civile e quella dei suoi genitori.
E non erano Royston e la sua presunta amante defunta. Magari. Magari fossero stati loro. Mille volte avrebbe preferito quelle becere menzogne come corrispondenti alla realtà.
Sulle prime, tanto era stato sconvolto, disgustato e deviato dalla realtà fornitagli da rifiutarsi di crederci nell’immediato; aveva deciso di voler trovare più prove, qualcosa che a tutti gli effetti rendesse palese e innegabile il risultato di quella dannata analisi del DNA. Perciò, da quel giorno si era perso dietro una disperata e ossessiva indagine nei confronti della famiglia Royston e sul primogenito del Lord. In tal modo, aveva scoperto che Logan Royston non si era mai sposato nemmeno una volta nel corso della sua vita, e che fosse dato sapere, non aveva mai avuto amanti. Piuttosto insolito per uno del suo rango, ma questo convergeva nella personalità indagata: uno spirito libero, indipendente e sognatore, così lo descrivevano le chiacchiere e i pettegolezzi facenti parte delle indagini, riferitigli dalle sue spie e investigatori.
A quel punto l’opzione che avesse adottato il ragazzo e mentito sulle sue origini non era stata più possibile da scartare. Dunque le sue indagini si erano spinte fino all’orfanotrofio pubblico di Gongmen; questa volta vi si era recato personalmente e in solitaria, come per trovare il coraggio di fronteggiare faccia a faccia qualsiasi verità scomoda. Con opportuni mezzi di persuasione, aveva appreso dalla direttrice Cole la storia di come “il piccolo Bae” era giunto lì, e come Lord Royston l’avesse amorevolmente preso con sé.
I pezzi collidevano fin troppo bene per essere una semplice coincidenza, e alla fine il Governatore aveva dovuto farci i conti. Quale modo migliore di nascondere qualcuno, se non nell’ultimo posto il cui il nemico avrebbe guardato, ovvero sotto il suo stesso naso?
La rabbia lo invase di colpo, gli artigli si conficcarono nel legno della ringhiera, lasciando i solchi di un profondo graffio. Respirò pesantemente nel tentativo di calmarsi, gli occhi di rubino accesi di odio.
Perché quello era odio. Puro, antico odio, il cui fuoco impetuoso ardeva costantemente nei meandri del suo cuore. E Baelfire, senza nessuna intenzione e senza saperlo, aveva fatto scaturire una scintilla tale da attizzare quell’odio al punto di trasformarlo in una vampata devastante.
Shen non odiava solo il Vigilante Mascherato, la figura eroica attribuitagli, i suoi principi e i valori che incarnava. In modo particolare odiava la persona celatasi sotto la maschera.
Odiava Baelfire… Fire, come quell’infantile soleva farsi chiamare. 
A Shen non bastava catturarlo e ucciderlo. Voleva fargli provare l’inferno, farlo contorcere e consumare mentre l’abisso lo risucchiava lentamente, e una volta avergli fatto sperimentare la sofferenza pura... gli avrebbe dato il permesso di morire. Voleva punirlo in un modo sufficientemente crudele da soddisfare il suo desiderio di vendetta. Perché era vendetta, quella che l’albino voleva da Baelfire, sebbene non fosse quest’ultimo il diretto interessato di un tale proposito.
Serrò i denti fino a sentirli scricchiolare. Era vero, non c’era niente che desiderasse di più al mondo della soddisfazione di catturarlo personalmente e consegnarlo al Maestro con le proprie mani, ed era anche vero che conoscere la sua identità segreta, ora come ora, gli forniva un grandissimo vantaggio. Ma non era comunque così semplice come poteva sembrare mettergli le mani addosso: il bastardino non era tale agli occhi della società. Era il figlio di Logan Royston, lo stupido, spocchioso, solerte damerino difensore della plebaglia e degli straccioni. Quel verme era uno dei motivi per cui il governatore non poteva mettere così facilmente le mani sul Vigilante Mascherato, segretamente situato sotto la sua protezione: Royston era troppo amato e influente. Shen non era certo di una sua effettiva complicità nei confronti del figlio, anche se non la escludeva; ma una convinzione non faceva la verità, già era stato rischioso mandare i suoi servi ad indagare sulla sua vita personale senza rischiare di compromettersi, e colpire Royston avrebbe minato la propria immagine pubblica e causato insurrezione e malcontento da parte dei propri sudditi. Per questo, da quel momento Shen si era dedicato alla cattura del Vigilante ricorrendo a sotterfugi, trappole e inganni; e finché il moccioso era con Lord Royston, o si muoveva nelle vesti di Baelfire Royston, non poteva toccarlo. Certo, in parte era guidato dal proprio orgoglio e dalla propria furia, ma non fino al punto di decidere di distruggere se stesso pur di vendicarsi. L’ultima cosa che l’albino voleva era lasciarsi involontariamente distruggere dai propri sentimenti una seconda volta: quella prospettiva quasi bruciava più del suo odio per Baelfire.
Ma adesso era diverso. Adesso quei vincoli non avevano più importanza, dopo l’ultimatum del suo signore e la rivelazione, da parte di quest’ultimo, dell’unione di Royal Noir con la Ribellione. Aveva avuto modo di riflettere anche su questo, ricordando le proprie indagini, ed era giunto alla conclusione che l’accaduto doveva per forza essere avvenuto di recente.
Tuttavia, niente di tutto questo aveva più importanza, ora che il Maestro era stato molto chiaro: voleva il Vigilante, e lo voleva immediatamente, come voleva il Dottore. Vent’anni ormai trascorsi avevano fatto perdere la pazienza al Signore di Battleground. L’unica consolazione di Shen era che Vader – dovette trattenere un nuovo scatto di rabbia nel pensare quel nome – non era messo molto meglio di lui. Anzi, Vader praticamente era messo peggio, dal momento che inseguiva il Dottore da molto più tempo rispetto a quanto Shen inseguisse il Vigilante, e di quest’ultimo il governatore non conosceva nemmeno l’identità prima delle settimane precedenti. Certo, il Dottore in quanto ad arguzia e capacità era nettamente superiore al supereroe, ma Darth Vader rimaneva pur sempre l’élite dell’élite nella caccia ai ribelli.
Ad ogni modo, adesso non aveva scelta: non avrebbe dovuto fermarsi di fronte a nulla, neppure al rischio di compromettere se stesso. Avrebbe dovuto sfruttare al massimo la propria sete di sangue, agire nel pieno dei propri sensi, con un solo, unico obiettivo fisso nella mente: trovare il ragazzo. Catturarlo. Farlo sanguinare. Non aveva importanza, purché una volta tra le sue grinfie non l’avesse lasciato scappare.
Tirò un lungo sospiro e socchiuse le palpebre, mentre un ghigno sadico lentamente gli saliva alle labbra. In fondo, non tutto il male veniva per nuocere. Avrebbe avuto comunque la soddisfazione di torcere il collo di quell’irriverente passerotto, e l’avrebbe fatto in modo da procurarsi più piacere possibile. Era sicuro che il Maestro non glielo avrebbe negato, dopo stanotte.
Sì. Avrebbe agito stanotte. Grazie ai Decepticon, sapeva dove si fosse cacciato il Vigilante Mascherato, e una cosa era certa: avrebbe avuto una bella sorpresa, al proprio ritorno.
Nessuna fuga, nessuna resa, nessun ripensamento. Il Governatore della Cina non si sarebbe tirato indietro.

                                                                                                                                                                  * * *

Renmant - Pianeta sotto controllo Imperiale 

La giornata successiva alla riunione degli appena formati Time Warrios fu libera da lezioni e allenamenti.
Come ogni due anni, il Vytal Festival avrebbe ospitato un ballo a cui avrebbero partecipato tutti i neo-cacciatori provenienti dalle varie accademie, e questa volta l’evento si sarebbe tenuto proprio alla Beacon Academy.
Non che i Team RWBY e JEKP fossero davvero interessati alla cosa, almeno non dopo quello che era successo il giorno prima. Tuttavia, avevano deciso di comportarsi come se tali eventi non fossero mai accaduti, accettando un muto accordo di tolleranza. Dopotutto, sarebbe parso piuttosto strano e sospetto agli altri studenti se due dei team più affiatati del festival avessero smesso di parlarsi di punto in bianco.
A rigor di ciò, Weiss aveva proposto di mantenere le loro interazioni limitate il più possibile, ma entro un limite ragionevole. Inutile dire che Ruby ed Emil non erano rimasti molto soddisfatti della situazione.
Finalmente, verso le otto e mezza, la sala grande della scuola s'illuminò e i vari studenti cominciarono ad affluirvi. Allo stesso tempo, nella sala riecheggiarono le dolci note di una musica classica
<< Qualcuno mi porti il creatore di queste torture, voglio presentargli Crescent Rose >> ringhiò amaramente Ruby, attualmente vestita con un abito completamente rosso e una rosa tra i capelli, accompagnata da una coppia di fermagli a forma di teschio.
Attualmente il soggetto della sua ira erano le scarpe a tacco alto che portava ai piedi, risultato di numerose insistenze da parte di Yang.
Weiss guardò l'amica con un’espressione pietosa.
<< Non preoccuparti, è solo questione di pratica... molta pratica >> disse con tono lievemente incoraggiante.
L’ereditiera indossava con un elegante vestito color turchese, abbinato a uno scialle blu. Anche lei stava usando un paio di scarpe col tacco, ma anni di allenamento in alta società l’avevano preparata per queste occasioni.
<< Credimi, cuginetta, una volta che avrai cominciato a ballare non li sentirai nemmeno >> si intromise Yang, la quale vestiva con un abito bianco molto aderente.
Poco dopo, anche il team JEKP entrò nella sala. Emil indossava un semplice smoking, lo stesso che Dedede aveva usato anni orsono per il suo primo Vytal Festival. Nonostante il vestito, il fauno lupo manteneva un’aria imponente (d'altronde condivideva la stazza col precedente proprietario dell'abito), anche se Kirby riuscì a cogliere il suo nervosismo. Non era un novizio nel ballo, materia di studio al monastero fin da piccoli, ma era la prima volta che si cimentava in simili attività durante un'occasione così formale.
Il rosato, dal canto suo, sembrava del tutto a proprio agio, mentre era intento a mostrare alcuni passi di danza a James, il cui background strettamente militare gli aveva impedito di allenarsi a dovere per simili eventi.
<< Devi usare movimenti più fluidi >> lo istruì, notando che l'amico stava avendo difficoltà ad imitare le sue mosse.
<< Ugh, dovrebbe esserci una legge contro questo schifo >> commentò il soldato, ignorando le risate di Penny. 
In quel preciso istante, una nuova figura si affiancò al gruppo di neo-cacciatoi.  Si trattava di una giovane ragazza dai corti capelli castani e gli occhi color nocciola. Indossava un abito da ballo completo di tacchi abbinati, nero come la notte.
Il suo nome era Coco Adel, una ragazza del secondo anno di Beacon, che aveva chiesto a James di essere il suo accompagnatore per la festa appena un paio di giorni prima. Inutile dire che il ragazzo era rimasto a corto di parole di fronte all’invito di una ragazza così bella. Dopotutto, ad Atlas nessuna ragazza gli aveva mai chiesto di uscire. Alla fine, l’adolescente aveva accettato l’invito, soprattutto a causa dell’insistenza di Emil.
Coco soppesò brevemente lo sguardo sul ragazzo, scrutandolo da capo a piedi.
<< Mhh, niente male >> commentò con un sorriso sornione, dando una palpata sulle natiche di James.
Il ragazzo arrossì d’istinto, mentre il resto dei compagni di squadra rideva ancora una volta a sue spese. Dall'altra parte della sala, Blake e Sun avevano già cominciato a ballare, godendosi il meritato riposo dagli allenamenti.
Tuttavia, il fauno scimmia non potè fare a meno di notare che il suo appuntamento per la serata sembrava leggermente… depresso, fu il primo aggettivo che gli venne in mente.
<< Tutto okay, Blake? >> chiese con tono lievemente preoccupato.
A sua insaputa, i pensieri della ragazza erano ancora rivolti all'incontro che lei e il suo team avevano avuto con la Ribellione il giorno prima.
Il suo sogno era sempre e stato uno solo:  diventare una paladina per i diritti non solo dei fauni, ma di tutte le razze non umane sparse per Battleground, costrette a sottostare alle leggi ingiuste promulgate dai suoi governanti. Per lei, diventare una Cacciatrice era solo un'altra via per raggiungere questo scopo.
Ora la sua mente era piena di dubbi. E se Kirby e i suoi genitori fossero nel giusto? O la Resistenza era solo una scusa per sostituire i pochi al potere con altri governatori della stessa risma? Non aveva mai apertamente criticato la scelta dei suoi familiari, ma era una domanda legittima. Dopotutto, potevano essere stati manipolati.
<< Sì, tutto bene. Ti piacciono i lenti? >> chiese con un piccolo sorriso, cercando di sviare il discorso.
Sun prese a scrutarla con fare dubbioso, ma non appena la ragazza gli afferrò i fianchi decise di lasciar perdere.
Nel mentre, la serata stava proseguendo senza eventi degni di nota. La musica entrava soave nelle orecchie dei presenti, il cibo era buono e in generale l'atmosfera sembrava uscita direttamente da una fiaba. E proprio come due principesse, anche Yang e Weiss avevano cominciato a ballare in mezzo alla pista.
L'albina era rimasta piuttosto sorpresa quando la compagna le aveva chiesto di danzare assieme a lei.
Aveva già dovuto ballare ad altre feste con partner scelti dal padre, eventi che si erano sempre rivelati qualcosa di forzato, privo di sentimento... in una parola, noioso. Per tale motivo, non aveva mai avuto una grande opinione per questo tipo di feste.
Tuttavia, dovette ammettere che ballare con Yang… era sorprendentemente catartico, un momento di fuga dai suoi doveri di ereditiera.
<< Spero che stanotte tu non abbia sonno, principessa delle nevi >> le disse Yang nell'orecchio, facendola arrossire di colpo, effetto più accentuato a causa del suo pallore naturale.
<< P-perché me lo chiedi? >> balbettò con tono curioso e… aspetta, speranzoso? Internamente, si ritrovò a rabbrividire. Yang era la sua compagna di squadra, per l’amore del cielo! Certo, le piaceva flirtare con lei, ma la bionda flirtava un po’ con tutti, che fossero ragazzi e ragazze.
Eppure, quando gli occhi dell’ereditiera si incontrarono con il sorriso malizioso della bionda… il suo cuore cominciò a battere a mille.
Come dal nulla, qualsiasi pensiero riguardante l’incontro del giorno precedente sparì totalmente. Inconsciamente, l’albina si strinse più forte a Yang, limitandosi a seguire i suoi passi.
Nel mentre, al tavolo in cui era stato preparato il Buffet, Emil si avvicinò alla figura solitaria di Ruby con passo esitante.
<< Ehi >> salutò con tono in certo, attirando l’attenzione della mietitrice.
<< Ehi >> rispose lei, visibilmente sorpresa dal fatto che il ragazzo avesse deciso di approcciarla.
Il fauno lupo cominciò a strofinarsi la testa con fare imbarazzato.
<< Ti va di ballare? >> chiese con le guance leggermente arrossate.
In tutta risposta, Ruby si limitò a fissarlo con fare stranito.
<< Non credo sia una buona idea >> disse con tono vagamente diplomatico.
Al sentire tali parole, il volto sull’espressione dell’artista marziale si fece improvvisamente molto più determinato.
L’adolescente prese un respiro profondo. << Senti, so che le cose ora potrebbero sembrare strane, ma sono lo stesso ragazzo che hai conosciuto in quella foresta… >>
<< Emil... >>
<< E so che il fatto che io sia un membro della Ribellione potrebbe spaventarti… >>
<< Emil... >>
<< Ma posso assicurati che non ti farei mai del ma-… >>
<< Emil! >> esclamò la ragazza con voce molto più alta, interrompendo le divagazioni del fauno.
Notando che aveva finalmente ottenuto l’attenzione del neo-cacciatore, Ruby rilasciò un sospiro affranto.
<< Non è per quello. Il fatto è che io… non so ballare, ecco >> rivelò con tono di fatto.
Emil prese a fissarla con uno sguardo comprensivo.
<< Forse perché non ci hai mai provato>> offrì con una scrollata di spalle, mentre la mora abbassava la testa.
<< No, ci ho provato, sai? Mi sono allenato per un’intera settimana. >>
<< Davvero? Un’intera settimana? >> domandò l’altro, arricciando ambe le labbra in un sorriso impertinente.
Ruby emise un sonoro sbuffo. << Sì, ma è tutto inutile. Non faccio altro che inciampare. >>
<< Ah, davvero? Eppure, quando l'ho ammessa, tua madre non mi era mai sembrata così arrendevole >> disse improvvisamente una voce alla destra della ragazza.
La coppia di adolescenti si voltò di scatto, sorpresi dall’interruzione. Affianco a loro aveva appena preso posto la figura del Preside Ozpin, come sempre impeccabile e con la sua tazza di caffè in mano. Nonostante le sue parole, l’espressione che aveva rivolto verso all’allieva non era quella di un uomo deluso, ma semplicemente divertito.
<< Sono venuta in questa scuola per imparare a combattere, non per ballare >> ribatté caldamente Ruby, mentre il sorriso sul volto del Cacciatore si faceva man mano più genuino.
<< Vero, ma dimmi cosa vedi? >> chiese l’uomo, indicando la folla di studenti con il suo bastone.
La piccola mietitrice inarcò un sopracciglio. 
<< Persone che... danzano? >> rispose con tono incerto, ricevendo un piccolo cenno del capo ad opera di Ozpin.
<< Ballare e combattere sono attività molto più simili di quanto possano sembrare ad una prima occhiata. Due partner legati tra di loro che compiono movimenti aggraziati e precisi, in perfetta armonia. La differenza è che qui puoi guadagnare al peggio una slogatura, mentre su un campo di battaglia, be'... >>
L’uomo soppesò la frase, prendendo un sorso dalla tazza di caffè.
Nel mentre, gli occhi confusi di Ruby parvero illuminarsi di luce propria.
<< Io… penso di aver capito, professore. E la ringrazio >> disse con fiducia apparentemente ritrovata, prima di volgere la propria attenzione nei confronti di un certo fauno << Emil… accetto il tuo invito. >>
E, dopo aver pronunciato tali parole, la ragazza procedette a togliersi le scarpe, sotto gli sguardi divertiti e sorpresi di Ozpin e del ragazzo.
<< Però... non ti facevo così intraprendente >> commentò l’artista marziale, mentre afferrava la mano destra della mietitrice.
<< Ehi, tra poco partiremo per le rispettive missioni, fammi almeno godere questa serata >> ribatté lei con tono ironico, mentre lo guidava ai margini della pista.
In fondo era vero, non si sarebbero potuti rivedere per mesi... se non mai più. Questa era forse l’ultima occasione che aveva per passare del tempo con il ragazzo per cui aveva cominciato a sviluppare un forte sentimento di affetto. Non appena quel pensiero le attraversò la mente, Ruby si ritrovò a trattenere un rossore.
Afferrò con la mano destra la spalla del compagno, e con la sinistra gli strinse la vita. Emil fece lo stesso… e poi cominciò a muoversi lentamente, seguendo il ritmo della musica.
All’inizio Ruby ebbe non poche difficoltà a seguirlo, cercando in tutti i modi di non pestargli piedi. Ma più il tempo passava, più la fiducia della ragazza cresceva con la melodia stessa. Ogni passo si fece più agile, e la mietitrice utilizzò gli anni di pratica di combattimento per imitare i movimenti del fauno. Prima con esitazione… poi con grande maestria.
Dopo circa una decina di minuti, Ruby Rose aveva finalmente cominciato a ballare, e la cosa la rendeva felice. Era stranamente rilassante, a tratti divertente. Proprio come aveva detto il preside, non era poi così diverso dal combattere, doveva solo schivare e rispondere ai gesti dell’avversario in maniera analoga.
La serata sarebbe potuta proseguire in maniera perfetta… se non fosse stato per il sopraggiungere di un messaggio imprevisto.
<< ATTENZIONE, IL TEAM JEKP E IL TEAM RWBY SONO PREGATI DI RECARSI NELL'UFFICIO DEL PRESIDE OZPIN! >> proclamarono a gran voce gli altoparlanti presenti nella sala, sorprendendo ogni singolo membro delle suddette squadre.
Simili annunci non venivano mai fatti nel mezzo di eventi come questo, a meno che non fossero legati a qualcosa di particolarmente grave. Ragion per cui, anche gli altri studenti presenti nella sala avevano cominciato a fissare i due team con fare basito.
<< Avete fatto qualche scherzo a mia insaputa? >> chiese Coco, le cui braccia erano avvolte alla massiccia figura di James.
L’atlesiano scosse prontamente la testa.
<< Non che io sappia >> rispose lanciando una rapida occhiata in direzione dei compagni di squadra.
Si congedò quindi dalla ragazza, raggiungendo gli altri e camminando fino all’ufficio di Ozpin.
<< Spero per il preside che sia qualcosa di importante >> commentò stizzita Weiss.
Affianco a lei, Penny volse ai neo-cacciatori un’occhiata incerta.
<< Ragazzi, il preside non ha modo di sapere cosa è successo ieri, giusto? >> chiese preoccupata.
Quasi come ad un segnale, ogni singolo studente volse lo sguardo in direzione di Emil e Kirby, mentre questi deglutirono all’unisono.
<< Be'… Ozpin potrebbe o non potrebbe essere coinvolto con… >>
<< Oh, mi state prendendo in giro! >> esclamò Weiss, sollevando ambe le mani in direzione del soffitto << Ora mi direte che pure mio padre è un impresario sottocopertura che lavora dall’interno per minare il governo! >>
<< Mi dispiace deluderti, ma no >> rispose Kirby, con un sorriso imbarazzato.
<< Ma sono sicuro che non abbiamo nulla di cui preoccuparci >> continuò Emil << Probabilmente vuole solo parlarci del torneo o delle missioni che prenderemo domani. >>
Nonostante l’incertezza iniziale, gli altri annuirono concordi e, dopo un breve viaggio in ascensore, si ritrovarono di fronte all’ufficio del preside di Beacon.
Aprirono la porta che conduceva all’interno della stanza… e si bloccarono. Ad attenderli assieme alla figura di Ozpin, infatti, vi era una donna assai ben conosciuta alla leader del team RWBY: Salem, la governatrice di Renmant.
Vestita nel suo solito abito color notte, ricoperto da diverse protezioni rosso sangue che mettevano in risalto il pallore del suo corpo, e gli occhi argentati che risplendevano sul suo volto dai tratti giovanili e immacolati.
Quasi come ad un segnale, ogni singolo neo-cacciatore si inchinò d’istinto. Perfino Kirby ed Emil non esitarono nemmeno un secondo, deglutendo a fatica. L'atmosfera divenne terribilmente tesa.
<< Che ci fai qui... nonna? >> chiese Ruby, molto più pallida di quanto non fosse fino a pochi secondi prima.
La donna volse al gruppo un sorriso rassicurante, cosa che, per qualche strana ragione, li fece preoccupare ulteriormente. Fatto questo, si avvicinò alla nipote e le posò una mano sulla guancia.
<< Ciao, tesoro, scusa la visita improvvisa >> esordì con voce calma e regale << Ma mi è giunta voce che, sotto gli occhi del tuo preside… alcuni studenti abbiano tramato contro di me e il mio signore. >>
Il sottofondo di minaccia non passò certo inosservato alle orecchie di Emil.
<< Non mi ha ancora rivelato di chi si tratta, ha preteso a tutti i costi la vostra presenza >> disse Ozpin, mantenendo una calma impeccabile. Tuttavia, l’uomo era ben consapevole della ragione per cui la governatrice si trovasse qui.
Salem lanciò una breve occhiata in direzione del preside.
<< Questi due team >> disse indicando i neo-cacciatori << Il team del figlio di Meta Knight e quello capitanato da mia nipote, per giunta! >>
Al sentire tali parole, Kirby si ritrovò incapace di trattenere un sussulto. Lei… lei lo sapeva. Questo voleva dire… che anche il Maestro era a conoscenza della sua vera identità!
Salem soppesò brevemente lo sguardo sulla figura del rosato, il volto adornato da un’espressione trionfante.
<< Mi ha fatto molto piacere sapere della tua sopravvivenza, giovanotto. Tuttavia… avrei voluto incontrarti in circostanze più favorevoli >> sussurrò con tono musicale, prima di volgere la propria attenzione nei confronti Ozpin <<  Ieri un' agente imperiale ha scattato foto di una riunione della Ribellione… cui loro erano presenti. >>
E, detto questo, l’espressione amichevole sul volto della donna divenne improvvisamente fredda e mortale.
<< Ozpin, Ruby… mi avete delusa entrambi >> sussurrò con una voce incredibilmente calma.
Estrasse uno scroll da sotto la veste e premette alcuni pulsanti. Pochi secondi dopo, un ologramma prese forma in mezzo alla stanza, raffigurante alcune riprese della riunione avvenuta il giorno prima.
Kirby ed Emil deglutirono una seconda volta, seguiti rapidamente dal resto dei compagni.
<< James, dimmi che hai un piano >> sibilò disperatamente il rosato, preparandosi a fuggire in caso di minaccia.
Nel mentre, Salem cominciò a camminare verso di loro, sotto lo sguardo spaventato di Ozpin.
James cominciò a guardarsi intorno, visibilmente allarmato. Erano in abiti civili, disarmati e avevano di fronte la più potente Cacciatrice più potente della storia e il preside di Beacon. Fu così che, con uno sguardo di pura rassegnazione, si limitò a creare una spada ossea dall’avambraccio, mettendosi di fronte al resto dei neo-cacciatori in posizione di difesa.
Salem si limitò a sorridere, apparentemente divertita da quel futile gesto. Poi, come dal nulla…
<< No, Salem >> disse improvvisamente Ozpin, mettendosi davanti al gruppo, il suo bastone puntato verso la governatrice e infuso d'energia.
 Salem lo fissò sorpresa, seguita dagli adolescenti. Poi la donna abbaiò una risata.
<< Oh, un preside che sceglie di mettere in pericolo la propria vita per proteggere i suoi studenti… da quanto tempo non mi capitava una simile visione. >>
<< Milady, per favore, sono certo che tutto questo sia solo un enorme malinteso >> ribatté Ozpin, con una punta di supplica nel suo tono.
<< Infatti! >> esclamò Penny, attirando lo sguardo della governatrice << Ruby e le sue compagne non c'entrano nulla con la Ribellione, si sono ritrovate lì per caso! >>
<< Oh, lo so ragazzina >> rispose Salem con voce allegra << Si sono trovate solo nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma un po' di... rieducazione per tutti voi sarà necessaria. Entro certi limiti ovviamente >> disse lanciando una breve occhiata in direzione di Ruby.
Fatto questo, volse ancora una volta la propria attenzione nei confronti di Ozpin.
<< Ora, Ozpin… lasciami passare >> dichiarò freddamente.
Un silenzio inesorabile sembrò calare nelle profondità della stanza. Salem ed Ozpin rimasero bloccati in una gara di sguardi per quello che parve un tempo interminabile.
Poi, il preside rilasciò un sospiro affranto… e la sua figura cominciò ad illuminarsi di un intenso bagliore verde.
<< Sembra che non ci sia altro modo. Miss Rose, Mr. Heller… conducete i vostri compagni lontano dalla scuola, io guadagnerò tempo >> disse stoico, con grande sorpresa dei neo-cacciatori.
E in quel momento… accedde. L’uomo caricò contro la sovrana, e l’impatto derivante dal bastone che colpiva l’aura della donna fu abbastanza forte da far tremare l’intera torre.
Gli otto apprendisti non persero tempo per constatare l’esito di quell’attacco e cominciarono a correre, seguiti rapidamente dai suoni della battaglia.
<< Grandioso, ora dobbiamo scappare da tua nonna! >> gridò Emil, mentre Kirby gli lanciava un’occhiataccia.
<< Non dirmi che lo sapevi?! >> domandò con un ringhio, mentre digitava qualcosa sul proprio scroll.
Il fauno lupo arrossì d’istinto. << Volevo dirtelo, ma… me ne sono dimenticato a causa della riunione! >>
<< Ti sei dimenticato di dirci che una dei nostri amici è la nipote di una dei seguaci più potenti del Maestro!? >> ribatté incredulo il rosato.
Yang scelse quel momento per intervenire.
<< Sentite, non possiamo parlarne dopo? E tu… >> disse rivolta a Kirby << a chi stai scrivendo? >>
<< A un mio contatto, ci verrà a prendere tra dieci minuti con un'aeronave per portarci a Dreamland. Dobbiamo solo resistere fino ad allora >> spiegò il neo cacciatore.
Penny gli lanciò un’occhiata dubbiosa. << Kirby, Ozpin può regalarci al massimo un paio di minuti, e qui non stiamo parlando di un nemico qualunque. Si tratta di Salem, per l’amor di Oum! >>
<< E se decidesse di prendersela con i nostri amici?! >> domandò Blake infuriata, ovviamente preoccupata per il team JNPR, Sun e gli altri ragazzi di Beacon.
Tuttavia, Ruby fece del suo meglio per tranquillizzare i timori della ragazza. Dopotutto, tra tutti i membri del gruppo, era colei che conosceva meglio la regina del pianeta.
<< Non lo farà. Mia nonna non è stupida, sa che attaccare studenti innocenti porterebbe a gravi ripercussioni politiche >> rivelò con tono di fatto, mentre armeggiava a sua volta con il proprio scroll.
Tutti gli studenti di Beacon infatti, tenevano il proprio equipaggiamento in specifici armadietti dotati di reattore, attraverso il quale potevano localizzare e raggiungere il proprio possessore, dovunque questi si trovasse.
Una volta usciti dalla scuola, i neo-cacciatori notarono diverse luci che illuminarono il cielo notturno… e non erano affatto stelle.
Pochi secondi dopo, un totale di otto armadietti atterrò di fronte al gruppo, i cui membri si apprestarono a recuperare l’equipaggiamento da battaglia.
<< Bene, ora andiamo >> ordinò James, ora ricoperto dal suo esoscheletro.
Appena voltatosi verso la pista delle aeronavi, tuttavia, il ragazzo venne e afferrato da una mano pallida. L’arto fece pressione sulla testa, sbattendo il corpo del ragazzo sul cemento dell’accademia e sollevando una densa nube di polveri e detriti.
I vari studenti emisero un sussulto, mentre la figura di Salem fuoriusciva dall’oscurità.
<< Non si è rotto il cranio? Impressionante >> commentò la strega, alzando il corpo dell’atlesiano e ammirando la propria opera.
Fatto questo, girò la testa in direzione dei suoi altri obiettivi, visibilmente terrorizzati da quello sfoggio apparentemente casuale di potere.
James fissò il viso impassibile dalla donna, il suo collo stretto da una presa d'acciaio, preparandosi all’inevitabile… ma in quel preciso istante, una raffica di proiettili elementali e laser colpì il fianco di Salem.
Nonostante l’attacco improvviso, la governatrice parve del tutto inalterata dalle pallottole. Lasciò andare il corpo del soldato con un sorriso divertito, e questi venne prontamente attirato verso i suoi compagni dalla Semblance di Emil.
Nel mentre, la donna volse la propria attenzione nei confronti di coloro che aveva premuto il grilletto.
Blake e Penny, con entrambe le loro armi puntate verso di lei, indietreggiarono d’istinto.
<< Avete fatto fuoco sulla governatrice di Renmant. Questo vi rende idonee alla corte marziale, lo sapete? >> disse con il suo solito di voce calmo e musicale al tempo stesso.
<< Nonna, per favore, lasciaci andare >> la pregò Ruby, compiendo alcuni passi in avanti e mettendosi di fronte al resto dei neo-cacciatori.
Salem rilasciò un sospiro affranto.
<< Mi dispiace, piccola, non è un'opzione >> disse con una punta di tristezza << Dopotutto… nessuno rifiuta la volontà del Maestro. >>
E poi, il corpo della donna venne invaso da una luce color rosso sangue. Il rilasciò improvviso di energia fece incrinare il terreno circostante, abbatté alcuni alberi nei giardini della scuola, distrusse i vetri delle finestre e fece incespicare gli studenti.
<< A-assurdo >> sussurrò Emil, stupito dalla manifestazione di potenza.
Neanche Xanxus avrebbe potuto sperare di competere contro un simile avversario, nonostante fosse stato il combattente più difficile contro cui il fauno avesse mai duellato… almeno fino ad ora. E, in cuor suo, sapeva che Salem si stava solo trattenendo, probabilmente a causa della presenza della nipote. Se fosse andata a piena potenza fin da subito… sarebbero già morti.
<< E n-noi dovremmo affrontarla? >> domandò Weiss, il cui respiro si era fatto molto più pesante a causa della pressione esercitata dall’aura della donna.
Allo stesso tempo, quest’ultima cominciò ad avanzare.
<< Volete combattermi comunque? >> chiese con quel sorriso intramontabile. Allo stesso tempo, una coppia di spade nere cominciò a materializzarsi tra le sue mani.
Kirby fissò la scena con fare attonito. Nonostante fosse la persona più importante di Renmant, infatti, la Semblance di Salem era del tutto sconosciuta al grande pubblico. Che fosse la capacità di evocare armi? Per qualche motivo, dubitava che fosse qualcosa di così semplice.
<< No, ma sembra che non abbiamo altra scelta >> disse James, rispondendo alla domanda della governatrice e sfoderando gli artigli.
Ruby fece un cenno a Weiss e Yang, e loro, seppur con esitazione, risposero al gesto.
Senza perdere tempo, la bionda saltò in alto, caricando i tira pugni, mentre Weiss cominciò a creare una larga patina di ghiaccio attorno al gruppo. Al contempo, Yang sparò contro la lastra, sprigionando una densa nebbia che avvolse l’area circostante.
<< Mhh, una tecnica semplice… ma interessante >> osservò la donna, circumnavigando la nuvola e guardandosi attorno per eventuali minaccia.
Il contrattacco non tardò ad arrivare, questa volta sottoforma di un clone infuso di Polvere generato da Blake. Giunto in prossimità di Salem, il corpo della copia esplose in una vampata di fiamme. Tuttavia, la governatrice ne uscì relativamente illesa, limitandosi a spolverare la veste nera. Allungò la mano e, con grande sorpresa dei presenti, una sfera rossa si materializzò nel palmo della donna.
Kirby non poteva credere ai suoi occhi. Salem, la Cacciatrice più potente di Renmant… possedeva due Semblance?! Impossibile…
Il ragazzo non ebbe tempo di elaborare ulteriormente quel pensiero. La sfera di pura energia venne lanciata direttamente contro Blake, che riuscì a evitarla per un soffio. La conseguente esplosione fu abbastanza potente da sbalzare la ragazza contro un albero.
Notando la compagna in difficoltà, Penny sparò un colpo di laser in direzione dell’avversaria, seguita rapidamente da Kirby ed Emil. Con la grazia di una ballerina, Salem schivò elegantemente ogni colpo e si portò di fronte al trio con un rapido scatto.
Weiss e Ruby giunsero in fretta, nel tentativo di intrappolare la donna in una gabbia di fendenti. La governatrice, tuttavia, fu rapida a pararli tutti con un semplice movimento delle proprie spade.
Fatto questo, tirò un poderoso calcio alla testa di Weiss. La ragazza cadde a terra con un sonoro tonfo, sotto lo sguardo attonito di Yang. La bionda strinse i denti e si lanciò contro Salem con un ruggito, gli occhi rossi che menavano lampi.
La donna si limitò ad alzare la mano destra… e afferrò il colpo senza nemmeno sussultare. Trovandosi intrappolata nella presa della governatrice, Yang deglutì una seconda volta.
<< Ehm… possiamo parlar-…>>
Poco prima che potesse terminare la frase, Salem la scaraventò dritta contro il pavimento dell’accademia, facendole sputare un rivolo di sangue. Poi la figura della strega sembrò sparire nel nulla, dissolvendosi nel vuoto dell’aria.
Ruby dilatò le pupille, visibilmente allarmata.
<< E ora dov’è finita? >> sussurrò, scrutando attentamente il campo di battaglia.
Per un attimo non accadde niente. Poi, la quiete di quel momento venne interrotto da un urlo di Blake.
Il gruppo si voltò di scatto verso il punto da cui era partito il grido…e ogni singolo neo-cacciatore si bloccò.
<< Siete rapidi, e avete un'ottima ordinazione >> commentò Salem, che ora teneva saldamente la povera ragazza per il collo << Purtroppo per voi… non è abbastanza. >>
E, dopo aver pronunciato tali parole, un’intensa scarica elettrica attraversò il corpo della fauna.  

                                                                                                                                                                  * * *
"I'm at war with the world and they
Try to pull me into the dark
I struggle to find my faith 
As I'm slippin' from you arms
It's getting harder to stay awake
And my streng is fading fast.
You breathe into me at last...
"
Skillet - Awake And Alive 

Cina - Terra (Centro Imperiale)

La navetta dei ribelli era atterrata nei bassifondi dello spazioporto cinese, fuori dalle segnalazioni e dalle rotte delle altre astronavi in modo da non attirare nell’occhio. Da lì, il Dottore, dopo le ultime raccomandazioni, aveva consegnato a Royal Noir un dispositivo di comunicazione, per poterlo contattare ogni qualvolta avesse avuto bisogno di lui. Ora si trovava in una delle tasche della sua tuta di lino, dall'apertura tanto sottile da risultare quasi invisibile.
La fresca aria notturna sfrecciava lungo gli abiti e i capelli, pungolandogli appena la pelle chiara del viso. Teneva le braccia tese, il corpo steso in orizzontale, mentre le grandi ali piumate controllavano le correnti aeree e vincevano la forza di gravità, consentendogli di restare sospeso nel vuoto.
Fire amava la sensazione di assoluta, indiscussa libertà trasmessagli dal volare. Amava il semplice gesto di librarsi in cielo, abbandonarsi al vento e osservare il mondo scorrergli sotto gli occhi. A volte provava un’esaltazione che quasi lo stordiva: si sentiva a tutti gli effetti una creatura del cielo, immersa nel corpo e nell’anima nell’elemento a cui apparteneva.
Rowlet volava al suo fianco, godendosi come lui la traversata, gioioso e spensierato.
<< Quanto manca a Gongmen, padron Fire? >> domandò, esibendosi in una piccola virata in avanti, per poi ristabilizzarsi immediatamente.
Sotto di loro, il Fiume Giallo – Huang Ho nella loro lingua – scorreva e si estendeva per notevoli chilometri. Il padroncino gli spiegò che, continuando a seguirlo a quella velocità, avrebbero presto incontrato la loro foresta e, di conseguenza, la loro città.
<< Puoi sistemarti nel cappuccio, se sei stanco >> aggiunse, in tono di apparente indifferenza e disinteresse. In realtà, si preoccupava davvero del proprio amico piumato.
<< Non preoccuparti per Rowlet, padron Fire >> disse il barbagianni, carezzandogli una guancia con l’ala per rassicurarlo << Rowlet lo chiede perché padron Logan sta aspettando Rowlet e padron Fire, e Rowlet ha paura che padron Logan possa preoccuparsi se Rowlet e padron Fire fanno tanto tardi. >>
Già, Logan. Il ragazzo annuì, senza aggiungere altro, spostando lo sguardo verso l’orizzonte. Si chiese se suo padre fosse rimasto alzato ad aspettarli, come ogni tanto faceva, per assicurarsi stessero bene. Fire era sicuro l’avesse impensierito più del solito il loro viaggio e avesse cercato di non mostrarlo per non farlo preoccupare. Padre e figlio delle volte facevano a gara in questo e a chi meglio capiva l’altro: molte volte tra loro non servivano le parole.
D’istinto, si slanciò in avanti, battendo forte le ali e aumentando la velocità del moto. Voleva tornare a casa prima possibile. Voleva fiondarsi tra le braccia di suo padre, rassicurarlo e sentirsi rassicurato dal suo calore. Ogni volta che lo abbracciava si sentiva davvero amato e protetto, come se gli si togliesse un enorme peso dalle spalle.
E in quel momento ne aveva bisogno più che mai, dopo aver scoperto quanto il Maestro aveva fatto della propria vita e quella di tutti gli abitanti di Battleground. Dovevano fermarlo ad ogni costo, anche se il prezzo da pagare poteva essere alto.
L’aveva promesso a se stesso: sarebbe andato avanti fino in fondo. Avrebbe combattuto sempre.
<< Padron Fire… >>
Rowlet si era bloccato, sospeso, ad osservare qualcosa in lontananza sfrecciare nel cielo. Fire gli si affiancò, preoccupato dal suo tono.
A prima vista, sembravano nuvole. Strane, grandi nuvole color del sangue, brillanti di luci del medesimo colore. Si muovevano molto rapidamente, dritte nella loro direzione, troppo veloci e troppo precise per quel misero vento della notte.
Il Vigilante spalancò le palpebre per poter osservare meglio. La sua vista era sempre stata insolitamente acuta durante la notte, quasi come quella del barbagianni.
Era una flotta di aeronavi. Giunche cinesi capaci di librarsi nel cielo sfruttando l’energia eolica, grazie alle ampie vele rosse e le gigantesche eliche di cui erano provviste. Ad occhio e croce erano in tredici, sei da una parte e sei dall’altra, disposte in una fila a mezzaluna. Tutte erano provviste di giganteschi cannoni dalla forma della bocca di un dragone.
Al centro ve n’era una più grande e imponente, senza dubbio la nave ammiraglia. Le sue vele splendevano alla luce dei fanali scarlatti disseminati sotto la prua: recavano dipinto in nero un largo cerchio inscritto in un altro largo cerchio, circondato da linee arcuate e ondeggianti.
Entrambi lo riconobbero all’istante, trasalendo. Era il simbolo dei Feng, il casato di Lord Shen.
<< Rowlet >> con una spinta delle ali, Royal indietreggiò << vai nel cappuccio. Dobbiamo… >>
Il botto improvviso dello sparo gli uccise la frase in gola, quando una palla di fuoco carminio, sparata dal cannone draconico di una delle giunche, tagliò l’aria con fischi e scoppiettii, passando dritta in mezzo a loro.
Rowlet lanciò un acuto bubolio terrorizzato, e volò verso l’alto per schivarla. Fire lo imitò virando in basso per poi impennarsi di scatto, schivando per un soffio una seconda palla; nella foga, la tasca della sua tuta di lino si allargò e il dispositivo del Dottore ne scivolò fuori, dritto verso il basso.
<< Merda! Rowlet, prendilo! >>
Il barbagianni si tuffò immediatamente in picchiata, mentre sopra di lui imperversavano i botti e le luci di altre palle scagliate. Quando tentò di tornare dal padroncino con il dispositivo stretto dagli artigli, una delle giunche gli passò davanti: il vortice generato dalle eliche lo colpì in pieno e lo spazzò via.
<< Padron Fire! >> strillò.
Royal Noir cercò di raggiungere l’amico, ma fu costretto a retrocedere a causa dell’ennesima tempesta di sfere di fuoco. Volò a zig zag per schivarne alcune, altre vennero dissolte grazie ai suoi raggi, ma per quanto tentasse di allontanarsi ne arrivavano nuove a sbarrargli la strada e a farlo indietreggiare.
La flotta si avvicinò, fino a circondarlo in un cerchio dai ranghi serrati; ogni giunca gli si dispose intorno, tagliandogli qualunque via di fuga. Non poteva compiere nessun movimento, senza ritrovarsi addosso tutto il fuoco dei tredici cannoni, unicamente puntati nella sua direzione.
Era in trappola. Una morsa gelida gli strinse lo stomaco, quando lo realizzò pienamente.
La nave ammiraglia gli si stagliò dinnanzi, a solo un metro di distanza. Lord Shen era in piedi, in perfetto equilibrio sul cassero di prua, i capelli e gli abiti mossi appena dal vento.
Sorrideva, trionfante, gli occhi brillanti di bagliori sanguigni alla luce dei fanali.
<< Un passerotto voleva svolazzar… poi arrivò Shen… che lo fece stramazzar! >> 
Dall’imboccatura dei cannoni, disposti ai lati del governatore, uscì fuori una nube di fumo biancastro. Il Vigilante venne investito in pieno e completamente avvolto.
D’istinto cercò di ripararsi il volto, ma era troppo tardi: l’aveva respirato. Sentì la testa girare; puntini neri gli danzarono davanti agli occhi, le palpebre si fecero pesanti. Le sbatté ripetutamente e gemette, mentre, in un gesto del tutto folle e istintivo, volò verso l’alto, la mano tesa come a volersi aggrappare alla luna piena, brillante e splendente nel cielo notturno, come fosse la sua àncora di salvezza. Un angolo della sua mente era vagamente consapevole della pazzia di quel gesto e dell’effetto intontente del gas narcotizzante.
Riuscì a sollevarsi di un misero metro sopra la testa dell’albino, quando il suo corpo lo tradì, facendosi molle e pesante allo stesso tempo. Cadde all’indietro, supino, mentre in un lampo verde le ali tornavano ad essere mantello.
Shen lo afferrò al volo, dritto tra le proprie braccia. Lo sostenne e lo sollevò senza alcuno sforzo, osservandolo afflosciarsi docilmente, le palpebre serratesi definitivamente.
<< Buona notte, dolce principe. E voli d’angelo t’accompagnino cantando al tuo riposo >> gli sussurrò con un tono trasudante scherno e macabra ironia, accentuata dal ghigno demoniaco deformante la sua eterea figura.
Quindi si voltò, tenendolo stretto a sé come l’agognata preda che era, e si allontanò verso l’interno del cassero.
<< No-uuuuuh! Fermo! >>
Il governatore si bloccò sul posto, contraendo labbra e sopracciglia, contrariato. Non aveva bisogno di voltarsi per sapere a chi appartenesse quell’irritante, infantile vocetta, piena di melensa preoccupazione.
<< Lascia andare padron Fire, governatore cattivo! >>
Rowlet si gettò contro di lui, un’espressione disperata e furiosa insieme, con tutta l’intenzione di fracassargli il cranio col becco uncinato. L’albino non si mosse di un millimetro dalla propria posizione: prima che il barbagianni potesse anche solo sfiorarlo, dal nulla si materializzò Ho-Oh, che lo colpì in pieno col becco, talmente forte da ricacciarlo indietro.
Rowlet riuscì a mantenersi sospeso in aria, senza farsi sfuggire il comunicatore. Vide Shen girarsi verso di lui, con Ho-Oh attorcigliato attorno alle spalle. Sorrideva, oscenamente benevolo, come un amabile adulto intento a rassicurare un bambino spaventato.
<< Oh, non avere paura per il tuo amichetto, piccolino. Non voglio fargli male. >>  
Si chinò sul giovane inerme, passandogli le dita tra i capelli in una carezza apparentemente amichevole. Rowlet strabuzzò gli occhi, colto di sorpresa, ingannato da quelle dolci parole e da quel gesto affettuoso: per un istante, gli parve davvero di avere davanti un angelo custode vegliante su padron Fire.
Allora le labbra dell’albino si deformarono in un orribile, sadico ghigno. Si allontanò in un gesto brusco dal ragazzo e gli strinse i capelli con forza tale da piegargli la testa.
<< Voglio fargli MOLTO male. >>
Lo sguardo sanguigno si fece gelido e implacabile. Accostò le labbra vicino al capo del suo animale da compagnia.
<< Uccidilo. >>
Ho-Oh scattò in avanti, avventandosi contro Rowlet. Shen li osservò lottare, finché non avvertì Royal Noir muoversi quasi impercettibilmente tra le sue braccia, bofonchiando l’inconfondibile nome del barbagianni. E dire che quel maledettissimo gas avrebbe dovuto stenderlo sul colpo.
“Non vuoi arrenderti mai” pensò l’albino, schioccando la lingua “Sei talmente irritante, Fire.
” 
Per sicurezza, aumentò la presa del braccio attorno alle spalle e di quello attorno alle cosce, fino a renderla ferrea. Quindi si incamminò verso il centro della coperta, raggiungendo il capitano della nave, insieme al timoniere.
<< Faccia immediatamente rotta verso il mio castello, capitano. >>
<< Ricevuto, mio signore. Avanti tutta! >>
Mentre ciascun membro dell’equipaggio si prodigava per invertire la rotta come da ordine, Lord Shen raggiunse il cassero di poppa. Osservò sotto di sé le acque turbolenti dello Huang Ho, concedendosi un ghigno: era senz’altro la tomba perfetta per il poppante piumato. Gli sarebbe piaciuto molto assistere alla sua disfatta: era sicuro Ho-Oh l’avrebbe trasformato in una piccola opera d’arte. Ma in fondo per quella sera aveva avuto una soddisfazione più grande.
Si inginocchiò lentamente, stendendosi in grembo il corpo del Vigilante Mascherato, tenendone il busto sollevato e stretto attorno al proprio braccio, esaminandolo.
Mai come allora l’aveva alla sua mercé. Non era mai stato tanto vulnerabile, indifeso e inerme al suo cospetto: il petto si alzava e abbassava regolarmente, al ritmo del suo lento respiro, segno del suo completo sprofondamento in un sonno senza sogni. Il capo, inclinato verso destra, lasciava scoperto l’esile collo.
L’albino lo fissò, con qualcosa di molto simile alla bramosia. La punta acuminata degli artigli della mano libera passeggiò lungo la pelle chiara, stuzzicandola lievemente, risalendo dalla trachea fino alla laringe, come un ragno avanzante inesorabilmente verso la mosca intrappolata nella tela.
Era così… facile, spegnere quell’indegna vita, lì, adesso. E così… allettante. Dio, sentiva ogni fibra del suo essere eccitarsi, al pensiero del sangue che ne sarebbe sgorgato se avesse conficcato i letali aghi nella gola, o del rumore dello schiocco, se stringendovi intorno le forti dita l’avesse torso, quel sudicio piccolo collo!
Da eccitata, l’espressione di Shen virò al deluso. Fece una smorfia insoddisfatta e sospirò, riluttante. Non doveva perdere la testa; il Maestro si era scrupolosamente raccomandato. Avrebbe avuto tutto il tempo di fare ciò che voleva del ragazzo, una volta giunti a destinazione. Aveva avuto pazienza per tutto questo tempo, non doveva perderla proprio adesso.
Gli artigli ripresero a percorrere la pelle, avventurandosi dal mento fino allo zigomo e scivolando lentamente ai lati delle orecchie. Recise con l’ago dell’indice il laccio fissante la maschera, strinse la stoffa nera tra le dita e in un gesto fluido la rimosse. Non appena la tenne nella mano, si dissolse nell’aria in un piccolo sbuffo di fumo verde, sotto il suo sguardo affascinato e in qualche modo ammirato: sapeva riconoscere l’artificio di un’alchimia potente quando ne vedeva uno.
Voleva guardarlo bene in faccia, specialmente quando se lo sarebbe trovato davanti da sveglio. Voleva vederlo interamente per ciò che era: il Vigilante Mascherato e Baelfire Royston, la congiunzione del suo odio, la vittima sacrificale della propria vendetta.
Concentrò la propria attenzione sul volto scoperto del giovane. Lo contemplò a lungo, una maschera di gelida ostilità al posto del solito sorriso crudele: era come se la sola vista di quel viso gli fosse intollerabile e si stesse sforzando comunque di sostenerla. Dopo un po’ cedette e distolse lo sguardo, non senza affondare piano gli artigli nel legno, per sfogare quell’attimo di rabbia repressa.
Esisteva la credenza secondo cui la vera personalità di una persona si poteva determinare da come dormiva. Fire era sistemato in una posa scomposta, il volto chiuso in un’espressione sofferente, la bocca leggermente dischiusa, le palpebre rigidamente serrate.
Un ragazzino. Un ragazzino angosciato, tormentato, insicuro, spaventato e disperatamente bisognoso di aggrapparsi a un’ideale, a una missione, a qualunque cosa potesse fornirgli un senso alla sua vita e a tutto quell’orrore che lo circondava e lo faceva impazzire.
Un ragazzino solo e sperduto, prigioniero delle braccia di un terribile demonio in paziente attesa di trascinarlo con sé negli abissi più neri dell’Inferno.
 
                                                                                                                                                                    ***
 
Rowlet indietreggiò di scatto, schivando un colpo di artigli del pavone.
Cercava di restare concentrato nello scontro e allo stesso tempo di sfuggirne, mentre la flotta di navi rapidissima si allontanava, portando via il padroncino.
Stridette e con una ripidissima virata riuscì ad evitare un altro colpo e a sorpassare il fasianide, lasciandoselo alle spalle e gettandosi all’inseguimento delle imbarcazioni con tutta la forza che aveva nelle ali. Non demordeva, pur essendo consapevole fossero troppo veloci e lontane per lui.
Sotto di lui, lo Huang Ho cominciava a svoltare verso sinistra, per lasciare posto ad una familiare, verde foresta. Gli occhioni del barbagianni si posarono sul comunicatore sorretto tra le forti zampe; fu allora che ebbe l’illuminazione.
Ma non ebbe il tempo di fare nulla, perché qualcosa di grosso e piumato lo investì, sbarrandogli la strada e costringendolo ad indietreggiare. Dovette sbattere ripetutamente le ali per non precipitare.
Ho-Oh, il pavone albino, gli volteggiava di fronte, frapposto tra lui e la traiettoria per raggiungere Baelfire. Il verso che si sprigionò dalla bocca dell’uccello si tradusse in parole comprensibili solo alle orecchie del rapace notturno.
“Fine della corsa, moscerino.

Rowlet si raddrizzò a fissarlo con i suoi occhioni scuri, chiusi in un’espressione seria e determinata. Stava facendo appello a tutto il proprio coraggio: non voleva lasciarsi fermare dalla nera paura provocatagli da quella bestia assetata di sangue.
<< Lascia passare Rowlet, Ho-Oh! Rowlet deve salvare padron Fire! >>
“Oh, ma sentilo, come tuba spavaldo” lo derise il pavone “Piccolo e stupido barbagianni. Hai visto il tuo padrone per l’ultima volta, ora di’ addio alla tua insignificante vita!”
Gli si lanciò addosso con gli artigli sguainati, ma Rowlet era pronto. Lo colpì sul muso, sbilanciandolo, poi scese in picchiata per evitarlo, richiudendo le ali in una rapidissima giravolta a vite, dritto verso il basso, verso l’acqua del fiume.
All’ultimo momento, riaprì le ali e proseguì rapido in orizzontale, raggiungendo la riva e finalmente la foresta, infilandosi tra gli arbusti; si affrettò a nascondere per bene in mezzo ad essi il comunicatore, coprendolo con foglie e terriccio, poi con un balzo volò verso gli alberi e si nascose a sua volta tra le loro fronde.
Sospeso nel cielo, Ho-Oh raddrizzò il lungo collo, emettendo un acuto verso di stizza e sdegno. Suo malgrado, dovette ammettere di essersi fatto cogliere di sorpresa: non si era aspettato l’attacco della palla di piume, era abituato ad attaccare sempre per primo e a smorzare i suoi patetici tentativi di difesa. Spostò immediatamente gli occhi verso la vegetazione, e riuscì ad intravedere una piccola ma inconfondibile macchietta color crema che vi si infilava.
Si nascondeva e scappava come suo solito, lo stupido spiumottino. Ridacchiò fra sé e sé; aveva sempre goduto della paura e del terrore che – sapeva – aveva sempre incusso nel barbagianni. Lui era la sua preda, era ciò per cui Lord Shen l’aveva addestrato duramente da quando era un pulcino. La caccia era la sua religione, eliminare Rowlet la sua missione.
Lo aveva promesso al padrone: quella sarebbe stata l’ultima volta in cui gli sfuggiva. L’avrebbe scovato, e non si sarebbe fermato finché il suo cuore di cucciolo non avrebbe smesso di battere: gliel’avrebbe cavato dal petto, per assicurarsi di sentire la sua vita scivolare via dal corpo.
Fu con quei pensieri sanguinolenti che spiccò il volo, disegnando ampi cerchi su nel cielo, sopra le fronde degli alberi, aguzzando la vista.
Rannicchiato dentro l’incavo di un albero, Rowlet sporse appena la tonda testolina e vide il malefico pavone aggirarsi sopra di lui, intento a cercarlo. Era spaventato, davvero spaventato: tremava da capo a zampe, perché come ogni volta Ho-Oh l’aveva messo alle strette. Non poteva aiutare padron Fire come aveva ideato, finché quel mostro gli stava addosso.
Doveva fermarlo. Doveva fermarlo a qualsiasi costo. E c’era un solo modo.
Nonostante la sua razionalità e la sua capacità di parola, Rowlet era pur sempre un animale. Non un animale feroce, non assetato di sangue come Ho-Oh, ma pur sempre un animale. Certi istinti erano vividi in lui e lo spingevano ad agire unicamente per la propria sopravvivenza. Erano ciò che gli aveva sempre permesso di cavarsela da solo e di salvarsi da Ho-Oh. Era il momento di servirsene ancora una volta.
Dunque aprì le ali e volò ad appollaiarsi su uno dei rami degli alberi sopra la propria testa. Uno di loro aveva una lunga, piccola ma soda, asimmetrica e appuntita asta che faceva proprio al caso suo. La afferrò con il becco e tirò, tirò con tutta la forza che aveva, ne beccò con forza e decisione la base, finché riuscì a staccarla. La strinse con la zampa e la studiò: era appuntita, sì, ma non abbastanza. Iniziò a lavorarla con gli artigli di una zampa, per affilarne la punta il più possibile. I suoi occhi scuri erano freddi, decisi e molto concentrati; si interruppe solamente quando fu soddisfatto del proprio lavoro.
Proprio in quel momento, Ho-Oh riuscì ad avvistarlo, mentre se ne stava seminascosto tra le fronde. In un attimo lo raggiunse, palesandoglisi di fronte e spalancando di botto la sua ruota.
“Buh!”
Il becco appuntito del fasianide risuonò di un verso simulante un’orribile risata perversa, quando guardò il rapace appiattirsi sotto la sua ombra, credendo lo facesse per la paura nei suoi confronti.
“Non puoi sfuggirmi, piccolo insetto” sogghignò, perfido “Preparati a tubare il tuo ultimo bubolo. Sai, penso che porterò il tuo corpicino spiumato a palazzo, così il mio padrone lo servirà come ultimo pasto a Baelfire, ovviamente senza svelargli cosa sta mangiando.”
Sentire parlare del suo migliore amico in quel modo sprezzante e crudele aumentò la determinazione di Rowlet. Stretto con forza il ramo tra gli artigli e premuta la schiena contro il tronco, si lanciò in avanti emettendo un soffio di sfida e disperazione messe insieme: spinse la punta affilata di legno e senza alcuna esitazione la conficcò dritta nella carne del pavone, trapassandolo al cuore da parte a parte, spingendolo all’indietro e inchiodandolo al tronco dell’albero.
Ho-Oh sgranò gli occhi, sconvolto e incredulo, mentre il sangue spillava rapido e copioso. Rowlet lo fissò, e per la prima volta fu il pavone, dei due, ad avere paura: gli occhi del barbagianni non erano più i grandi, dolci e innocenti di un cucciolo.
Erano le sottili, spietate palle nere di un rapace adulto.
<< Sarà il tuo corpo ad essere mangiato, Ho-Oh. Dai vermi e dagli scarafaggi. Loro non sapranno mai cos’avranno mangiato, ma vedranno da soli quanto marcia e schifosa sarà la tua carne >> disse l’uccello, implacabile e freddo come mai prima d’ora.
Quindi diede uno strattone al ramo e lo spinse giù; il corpo del fasianide, infisso nel legno, precipitò inerme giù dall’albero: l’orrido rumore dell’impatto echeggiò nella radura, mentre una grossa macchia scura sporcava la verde erba.
Dall’alto, Rowlet osservò il corpo del suo nemico defunto, ansimando, gli occhioni grandi e timorosi. Quando fu sicuro di non vederlo più muoversi, si rannicchiò sul ramo, sospirando di sollievo, finalmente sveglio e vivo.
  
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