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Autore: Blue_Wander    27/05/2019    3 recensioni
"XANA aveva scoperto dalla rete che c'era solo una cosa in grado di distruggere per sempre il bene: l'amore del male. E quale migliore simbolo d'amore se non un figlio? Il problema era che lui non sapeva amare, non poteva nemmeno provare sentimenti. Questo gli ha sempre impedito di vincere[...]. Però, per ANAX, il tempo era passato e questo andava contro ogni regola del mondo virtuale."
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Emy stropicciò gli occhi, aprendoli a fatica per via della luce che non voleva lasciarla in pace. Tutto quel frastuono l’aveva svegliata, portandola a sedersi a gambe incrociate sul materasso, sbadigliando e tirando più in giù la maglietta azzurra del suo pigiama, stringendo a se il tenero e morbido regalo di Lukas. Elizabeth, sua compagna di stanza, era in piedi sul proprio letto che strillava parole incomprensibili alle orecchie della maggiore, ancora troppo scossa dal turbolento risveglio. Fece un attimo mente locale: era sabato e non aveva alcun bisogno di svegliarsi presto. Guardò male l’altra ragazza, facendo per rimettersi sotto le coperte, alzandole per tornare a dormire, notando che, in realtà, i bordi, erano completamente fradici. Guardò il pavimento notando le sue pantofole galleggiare nel bel mezzo della stanza, mentre altra acqua continuava a sgorgare dal tubo del termosifone, incessante. La porta della stanza si aprì, facendo zampillare ancora più acqua di quella che già stava uscendo. Il preside Delmas entrò, seguito da Jim; Emy notò Aelita comparire da dietro ai due uomini, facendole segno di rimanere in silenzio, sgattaiolando subito via, probabilmente da Jeremy, per avvisarlo della cosa. Effettivamente anche la mora pensava che si trattasse di ANAX, ma non poteva esserne sicura, dopotutto lei aveva visto solo un incipit dei poteri del’entità virtuale che minacciava lei e i suoi amici.
Il signor Delmas prese sua figlia sulle spalle, portandola fuori, mentre Jim provava a chiudere il buco da cui, fortunatamente, aveva smetto di uscire acqua; purtroppo il tubo era davvero rotto: l’acqua lo aveva sbriciolato nell’impatto. –Accidenti.- esclamò il preside, le scarpe eleganti che lo etichettavano come un personaggio benestante erano zuppe d’acqua che cominciava a bagnargli sempre di più i pantaloni. –Ci vorrebbe il professor Werner, lui saprebbe cosa fare.
Il cuore di Emy perse un colpo: Lukas era arrivato per davvero. –Sono qui signor preside.- disse, dal fondo del corridoio, già senza scarpe e con i jeans neri alzati fino a metà polpaccio.
-Oh, ragazzo! Per favore, dimmi che sai come sistemare questo casino, abbiamo davvero bisogno del tuo genio.- lo pregò il preside, ancora con la figlia sulla schiena che imprecava, preoccupata che l’acqua potesse distruggere i suoi preziosi oggetti personali, come ad esempio il suo cellulare o la sua piastra per capelli.
Il professore entrò finalmente nella stanza, guardando Emy nuovamente seduta sul suo letto, con la schiena contro il muro, le gambe trattenute al petto e il coniglietto color lavanda penzolante da una delle piccole mani della padrona. Jim, nella stessa stanza, si era bagnato completamente e si arrese, uscendo dispiaciuto di non aver risolto il problema. –Innanzitutto portiamo in salvo gli studenti.- disse il giovane insegnante, guardando male il collega che stava cercando di portare fuori Emy. –Per favore Jim, cerca qualcosa che tenga momentaneamente chiuso il buco; può essere che si rompa un’altra tubatura e fino a che non arriveranno gli idraulici è meglio non correre rischi. Mi occuperò io della signorina Emily.
-Ah, Lukas.- il preside camminò verso di lui, un po’ infastidito dalla presenza della sua stessa figlia capricciosa. –Hai davvero mille risorse. Ora dovremmo trovare un’altra sistemazione alla signorina.- sospirò. –Sarà questo il vero problema, sai?
-Non si preoccupi.- disse solo. –Il mio appartamento non è molto lontano da qui ed è abbastanza spazioso per ospitarla. In più è una ragazzina molto sveglia e intelligente, sono sicuro che non mi annoierà la sua presenza.
Il signor Delmas sembrava sul punto di rifiutare categoricamente: insomma, una minorenne a casa in un professore? Per il collegio sarebbe stato un problema se qualcuno lo avesse scoperto. Eppure, solo guadando negli occhi il suo giovane dipendente, cambiò idea. –Certamente, non credo che ci sia soluzione migliore.- annuì, sorridente. –Ora è meglio che io vada, ho del lavoro da sbrigare. Elizabeth, tu andrai a casa per oggi.- avvertì, facendola scendere dalle sue spalle, indignata.
-Ma papà, come puoi permettere una cosa del genere?- strillò la minore, mentre Lukas portava via Emy, prendendola in braccio e facendole poggiare la testa sulla sua spalla. Ciò che Sissi non sapeva era che nemmeno suo padre stesso non si capacitava di quel che aveva appena concesso.
 
-Quindi sarai game over per tutta la giornata, giusto?- chiese Odd con la bocca piena di caramelle gommose.
-Già- Emy scosse le spalle, rubando anche lei qualche caramella, posta in una confezione sopra il letto di Jeremy, dove si trovavano seduti Teo, Yumi ed Aelita. –Ho messo qualche vestito nella sacchetta, insieme allo spazzolino e qualcosa per sopravvivere. Aspetto un suo messaggio e poi andrò da lui.
Il biondo si pulì le lenti degli occhiali. –Non ho rilevato torri attive, almeno per questo saremo tranquilli.- sospirò, guardando Teo che subito prese parola.
-Non sarò per niente calmo, per voi non è un po’ strano? Il preside ha davvero lasciato che tu dorma da un insegnante senza chiedere ai tuoi genitori?- chiese Teo, sospettoso.
-Mhh, lo penso anche io, sicura di voler proprio andare? Puoi stare da me se vuoi- chiese Yumi, scettica riguardo la faccenda. Emy ed Aelita erano le sue migliori amiche, non avrebbe mai voluto abbandonarle al pericolo. E sì, il professor Werner era pericoloso: ne era certa, al massimo delle sue convinzioni.
Aelita rise sotto i baffi. –Vi fate troppi problemi. Secondo me il preside non voleva spargere la voce di questo guasto, quindi ha accettato.- alzò le spalle, sotto lo sguardo contrariato di Yumi, la quale non era ancora convinta. –Piuttosto, Emy, spiegaci la scelta del tuo outfit.- rise, indicando la minigonna a vita alta color rosa pastello che indossava la sua amica.
-Cosa?- rispose lei, arrossendo. –Non c’è niente di strano; mi piacciono questi vestiti, è semplice.- terminò, guardando verso il basso, prendendo un’altra caramella, facendo ridere la rosea che, anche senza avere la conferma, aveva capito benissimo che quando si parlava dell’aitante Werner, la sua amica andava nel pallone. Un flebile ticchettio attirò l’attenzione di Emy che prese il suo cellulare, fissandosi su quel nuovo messaggio di Lukas.
 
“Sono in macchina, scendi subito.”
 
Certo, poteva essere un po’ più delicato, ma ormai la giovane ci aveva fatto l’abitudine. Aprì di poco la sacchetta, guardando il tenero peluche viola che faceva volume all’interno. Ci buttò dentro il cellulare e salutò i suoi amici con un cenno della mano, promettendogli di vedersi presto e di scrivergli appena sarebbe arrivata.
Scese le scale di corsa, non voleva che Lukas l’aspettasse per troppo tempo, dopotutto lui era pur sempre il suo insegnante e da un lato era anche obbligata ad assecondarlo. Aprì il portone in vetro e camminò verso quella che doveva essere l’auto del ragazzo. Emy la scrutò: era una macchina sportiva e non sembrava essere molto economica, i vetri erano oscurati e di sicuro si faceva notare nonostante il nero lucido della vernice; sembrava essere nuova di zecca. Lukas abbassò il finestrino, dicendole di aprire lo sportello posteriore e di metterci la sua roba, per poi salire. La giovane obbedì, entrando poi in macchina, salutando il ragazzo. –Scusa se ti ho fatto aspettare, pensavo di aver dimenticato una cosa in camera.
Lui alzò le spalle, allungando una mano verso le gambe della ragazzina che, confusa dal gesto, spalancò gli occhi, per poi tornare tranquilla, osservandolo prendere un pacchetto di sigarette dal cruscotto, estraendo l’accendino e una sigaretta. –Vuoi?- chiese alla minore, allungandole il pacchetto.
-Non dovresti far fumare i tuoi studenti.- gli disse, scuotendo la testa, sentendo solo un verso divertito di lui come risposta. –Non dovresti fumare a prescindere, sai?- continuò, esasperata.
-Sicura di non voler nemmeno fare un tiro?- riprovò lui.
Lei lo guardò male. –Mi stai ignorando per caso?
Lukas non rispose, rise e mise in moto, partendo verso l’appartamento che, per quella sera, avrebbe ospitato la sua giovane allieva.
 
L’auto si fermò davanti ad un alto grattacielo poco lontano dal collegio, nell’attesa di scendere nel parcheggio sotterraneo. Lukas lasciò la macchina nel posto assegnato e, con l’ascensore, i due arrivarono ad uno degli ultimi piani, entrando nell’ultima porta sulla destra.
Un odore intenso inebriò le narici della ragazza: non vedeva fiori di alcun tipo, solo un grosso divano chiaro circondato da pareti scure. La TV era spenta e il telecomando era stato lasciato su una delle mensole ricolme di libri sulla storia della tecnologia, sulla guerra e qualche autobiografia di persone famose.
-Non è tutta roba mia.- disse lui, notando Emy curiosare. –Fino a poco tempo fa non vivevo da solo.- terminò, osservando la giovane subito irrigidirsi, pensando alla malsana idea di una possibile ex. Il ragazzo si sentì in dovere di continuare: odiava quello sguardo innocente addosso a lui. –Mia sorella è andata via qualche anno fa.
Emy tirò un sospiro di sollievo, ma poi tornò subito seria. –Non sapevo avessi una sorella.- Lukas tagliò corto, facendole segno di seguirlo.
La casa aveva le pareti completamente nere, facendola risultare buia, ma tutto il mobilio era di varie tonalità di bianco. Ogni tanto la ragazza si fermava ad osservare le varie foto sparse per la casa, mentre lui cercava di farle vedere cosa c’era dietro ogni porta di quell’appartamento spazioso. -Cosa c’è qui dietro?- chiese, una volta finito il tour della casa.
-La lavanderia.- rispose, senza nemmeno girarsi.
Emy abbassò la maniglia, notando che non si apriva. –E perché è chiusa a chiave?
-Perché ti interessa tanto la lavanderia? Di un po’.- cominciò lui. –Ti pace giocare alla schiava, non è vero principessa?- La mora arrossì di botto, smettendo di fare domande e seguendo il ragazzo a testa bassa. –Tu dormirai sul letto, questa notte io starò sul divano.
-Non ce n’è bisogno, davvero, posso stare io sul divano. Anzi, ti ringrazio per ciò che stai facendo per me.- disse, facendo un piccolo inchino.
Lukas distolse lo sguardo. –Non ringraziarmi prima del tempo.- ribatté, lasciando Emy in una nuvola di confusione.
 
Ormai le nove e mezza di sera erano passate, la cena era stata consumata in fretta: Emy aveva scoperto che Lukas, il ragazzo perfetto, era una frana in cucina e che, addirittura, in passato, aveva fatto attaccare al piatto alcune verdure, dovendo toglierle con la spatola, per la paura di farle diventare parte integrante del piatto. Fu così la mora a cucinare e il ragazzo finì in fretta il cibo preparatogli, trovandolo delizioso, abituato ormai a ramen precotto e tonno in scatola. Dopo aver sparecchiato e lavato tutte le stoviglie, la ragazzina andò a farsi una doccia e si mise il pigiama, mettendosi nel letto. In qualche modo aveva convinto il ragazzo a dormire con lei e non poteva sentirsi più felice in quel momento.
Lukas guardò nuovamente l’orologio, erano quasi le dieci meno un quarto. Si diresse verso il soggiorno, prendendo dal suo borsone da palestra, posto vicino al divano, una busta trasparente, portandola in cucina e poggiandola sul marmo, vicino ai fornelli. Fece qualche passo verso uno dei cassetti più lontani, prendendo due guanti bianchi in stoffa. Erano un po’ logori, ma pensò che, in fondo, non sarebbe stato un problema: avrebbe solo dovuto disfarsene prima che qualcuno scoprisse il piano che, grazie a lui, sarebbe stato portato a termine quella notte stessa.
Tornò davanti al sacchetto trasparente, aprendolo dopo aver fatto un lungo sospiro. Chiuse gli occhi, sentendo qualche goccia di sudore fare la sua comparsa sulla fronte, l’ansia lo stava divorando. “Ma cosa mi prende?” si chiese. Non si sarebbe mai fatto problemi di alcun tipo, ma con lei cambiava tutto e non capiva perché. Scosse la testa, tirando fuori, finalmente, il contenuto già intuibile per quel particolare involucro. Il coltello tra le sue mani era talmente grande che la lama riusciva a specchiare il suo intero volto e, con passo incerto, si diresse verso la sua stanza. I passi lenti furono l’unica cosa udibile in quella notte stranamente silenziosa, lontana dal rumore delle auto e di quello delle grida degli alcolizzati che erano soliti animare la zona di notte. Gli occhi spalancati riflettevano il chiarore dei fiochi lampioni, la cui luce filtrava dalla persiana non completamente abbassata. Si avvicinò al letto, facendo il giro per guardare in faccia un’ultima volta la sua vittima, in modo da ricordare per sempre il suo viso tranquillo. Stava per farlo, ma non lo fece.
Emy dormiva in posizione fetale, abbracciata all’unico regalo che lui le aveva fatto -anche un po’ controvoglia, da quel che ricordava. Quel coniglietto viola dalle morbide orecchie e dagli occhi inespressivi proteggeva la ragazza come se sapesse il pericolo che stava per correre. Lukas chiuse nuovamente gli occhi: non poteva farlo, non voleva. Sospirò, cercando di non fare il minimo rumore, inginocchiandosi al bordo del letto, appoggiando un braccio e la testa sulle coperte, tenendo la mano con il coltello sul pavimento.
-Lukas…- lo chiamò lei, aprendo lentamente i grandi occhi verdi che sembravano risplendere, esattamente come i suoi. –Che ci fai seduto per terra, se non ti alzi avrai freddo.- disse lentamente, con la voce già impastata dal sonno.
Lui sorrise genuinamente, per la prima volta senza dover fingere. –Hai ragione, volevo solo assicurarmi che il nostro amico stesse bene.- rispose, baciandole la fronte e accarezzandole una guancia tiepida. Lei ricambiò il sorriso, chiudendo gli occhi e tornando a dormire, stringendo più a se il peluche. Il moro si tirò su, nascondendo il coltello e uscendo dalla stanza: se ne sarebbe sbarazzato il prima possibile, nessuno doveva sapere. Soprattutto avrebbe dovuto proteggere la ragazza, anche se prima o poi sapeva anche lui che avrebbe scoperto tutto. Fino ad allora l’avrebbe difesa da ogni male e forse anche dopo, anche quando si sarebbe fatta una vita sua avrebbe continuato a vegliare su di lei da lontano.
Prese le chiavi dalla tasca, aprendo la stanza di cui, qualche ora prima, Emy, era tanto curiosa, lanciando alla cieca il coltello, per poi dirigersi verso il bagno, indossando il pigiama senza nemmeno lavarsi, sciacquandosi solo il viso, trovandosi diverso, migliore forse. Rientrò in camera sua, trovando la ragazzina girata dalla parte opposta a quella dove l’aveva lasciata, ancora abbracciata al piccolo amico di stoffa. Lukas si avvicinò alla sua parte di letto, sorridendo di nuovo ed entrando sotto le coperte, avvicinandosi alla ragazza, prendendola tra le braccia, stringendola a se, ripromettendosi di non lasciarla andare mai.
 
Quando Emy si svegliò al caldo fra le coperte, il suo fidato amico violetto non c’era più, di sicuro era finito sul pavimento e la giovane cercò di riprenderlo, fermata però da due braccia forti intrecciate alla sua vita. Solo in un secondo momento ricordò di non essere affatto al Kadic, ma nel grande appartamento del suo professore, anche se ormai era chiaro che era molto più di un semplice insegnante per lei.
-Sei sveglia finalmente.- sussurrò lui con voce roca all’orecchio di lei, facendole sentire i brividi. –Hai notato che Cookie è caduto?
-Cookie?- ripeté lei. –Ah, intendi il coniglio?
-Non ti piace questo nome?- rise lui, dolcemente, contagiando anche lei.
-No, anzi, credo che gli stia a pennello.- Emy si girò, guardando Lukas negli occhi. –Perché fai tutto questo per me?- chiese.
Lui abbassò lo sguardo, per poi riposarlo negli occhi di lei. –Non ho ancora fatto abbastanza.
-Lo sai.- iniziò lei, mentre lui la stringeva di più a se. –Oggi hai qualcosa di diverso.- il ragazzo rise, ripensando agli avvenimenti della notte precedente, lasciando poi la sua ragazza libera di uscire dalle sue grinfie e di prendere Cookie dal pavimento, stringendolo forte e riposandolo nel letto. –Vado a preparare la colazione, non vogliamo che i biscotti si attacchino alla tazza, giusto?- rise.
Lui assottigliò gli occhi. –Tu, piccola…- non finì, buttando all’aria le coperte, alzandosi di scatto, rincorrendola fino alla cucina, facendo ridere entrambi, finendo comunque per preparare la colazione insieme: mentre Emy preparava i pancake, Lukas aveva messo a fare il caffè per se stesso e il the per lei.
-Posso chiederti una cosa importante?- chiese lei, portandosi una mano al mento subito dopo aver poggiato i dolci appena preparati nel piatto.
-Tutto quello che vuoi.
-Le tue punizioni, ecco, sono solo per me, vero?- arrossì, imbarazzandosi, guardandolo annuire. –Allora perché hai punito Teo qualche giorno fa?- finì, notandolo sedersi e facendo lo stesso.
Lukas sospirò. –Sono giorni che non è attento alle mie lezioni, ultimamente anche i suoi voti eccellenti stanno calando.- fece una pausa per bere un po’ –A proposito di questo, qualcuno ha preso un’insufficienza con la professoressa Hetrz, eh?
Emy divenne ancora più rossa, cercando di giustificarsi, finendo per far scoppiare a ridere il ragazzo. Non poteva dirle che aveva dato apposta quel coltello a Teo, non avrebbe capito, almeno non subito. Doveva ancora proteggere quel tesoro che sarebbe potuto scivolargli via da un momento all’altro.
  
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