Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: mido_ri    28/05/2019    0 recensioni
Allison Harvey, ereditiera di un'azienda di giocattoli di fama internazionale, conosce il ricco e affascinante Kim Seokjin, divenuto intimo collaboratore di suo padre in breve tempo.
Il Signor Kim, però, ha fin troppi riguardi per la giovane Allison, che si ritrova a dover fronteggiare situazioni al limite della sopportazione umana. Perché il Signor Kim la tratta in questo modo? Gode già dei favori del padre di Allison e presto, grazie alla collaborazione con lui, anche la sua azienda sarà all'apice della fama nel continente americano.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Seokjin/ Jin, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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dizzy

 

- Fra poco lo sarai molto di più.

Rimasi così sconvolta da quelle parole da non rendermi conto di cosa stesse effettivamente accadendo. Il Signor Kim snodò la sciarpa leggera che portava al collo e me la fece penzolare davanti agli occhi. La guardai attentamente, ma non capii quale fosse il suo scopo.

- Che avresti intenzione di fare con una sciarpa di Louis Vuitton? Strozzarmi? Almeno sarebbe una morte dignitosa.

L'uomo sorrise impercettibilmente e mi fece cenno di fare silenzio. 
Allungò le braccia verso di me fino a circondarmi la testa con la sciarpa. Riuscii a comprendere che ciò che stava facendo era in qualche modo sbagliato, ma mi lasciai distrarre dal calore e dal profumo della seta che mi sfiorava il viso. In quel momento non potei neanche incolpare me stessa, perché in realtà non avrei voluto che si fermasse per nessun motivo. Al Signor Kim dovevo sembrare davvero un'idiota mentre mi lasciavo bendare da lui, ma non m'importava; ero soltanto curiosa di sapere cosa avrebbe fatto in seguito.

- La mia previsione era corretta, ma devo dire che hai superato le aspettative.

Rimasi in silenzio, un modo come un altro per provocarlo.

- Oh, giusto. Ti avevo chiesto di fare silenzio.

Lo sentii allontanarsi a passi lenti, poi aprire la porta. Altri passi. Qualcuno era entrato nella stanza. Questa volta non potei rimanere impassibile.

- Kim! Cosa diavolo stai facendo?!

Nessuna risposta. I passi si avvicinavano.

- Kim? Okay, questa cosa non è divertente. Perché cavolo mi sono fatta bendare da un uomo che mi ha portato nel suo appartamento?!

Cominciai ad agitarmi sul divano, tastando ogni centimetro a mia disposizione; ma la paura di far infrangere qualcosa di costoso sul pavimento mi spaventava ancora di più: e se il Signor Kim si fosse arrabbiato e mi avesse ucciso?

"Sono un'idiota"

Una delle due persone di fermò, l'altra continuò ad avvicinarsi. Cacciai un urlo di terrore quando quella persona si sedette sulle mie gambe. Non poteva essere il Signor Kim, era più piccolo di statura e aveva un odore completamente diverso, ma familiare. Possibile che fosse Taehyung?

Mi portai le mani tremanti alla faccia e sciolsi il nodo alla sciarpa.

"Geniale, perché non ci ho pensato prima?"

Quando riuscii a mettere a fuoco la persona che mi stava di fronte, fui sul punto di ucciderla a mani nude per la rabbia.

- Felix! Cosa diavolo... perché...

Il ragazzo sorrise e mi abbracciò con forza. Dopo un primo momento di paura e ira, realizzai che non ero mai stata così felice di vedere le sue lentiggini.

Quando Felix sciolse l'abbraccio mi sorrise di nuovo e mi accarezzò il viso con dolcezza.

- Ti abbiamo fatto prendere un bello spavento, eh? E pensare che sei sarcastica anche nei momenti più critici.

- M-mh...

- Il Signor Kim aveva ragione sul fatto che ti saresti fatta bendare senza problemi. Sei proprio un'idiota!

Il biondo mi pizzicò la guancia abbastanza forte da farmi dimenticare della precedente carezza. 
Guardai il Signor Kim. Era in piedi e aveva stampato in faccia il solito sorriso indecifrabile: un misto di orgoglio, derisione e maliziosità. Insomma, quel genere di cose che si amano e si odiano a turno.

- A-aspetta... da quando tu e il Signor Kim...

Finalmente Felix si alzò, lasciando alle mie gambe un attimo di respiro.

- Il Signor Kim mi ha contattato ieri sera e ci siamo organizzati per farti questo scherzetto. Non è così male come dicevi.

- Già...

Mi sforzai di non guardare il Signor Kim, parlare di quell'argomento mi metteva ancora a disagio. 

- In realtà è parecchio simpatico, contrariamente a una certa persona...

Fulminai Felix con lo sguardo, ma mi ricomposi subito, perché il ragazzo fece cenno di voler continuare a parlare.

- Questa volta ti è andata bene. Non hai fatto una bella figura, ma almeno non sei finita nelle grinfie di un maniaco.

Fui tentata di ribattere dicendo che il Signor Kim mi aveva portato a casa sua senza dirmelo e mi aveva bendato sul suo divano, ma mi sarei data la zappa sui piedi, perché ero stata io ad acconsentire a entrare nella sua limousine, ma soprattutto a farmi bendare. Arrossii al solo pensiero di quello che sarebbe accaduto se Felix... No, non dovevo pensarci.

- D'accordo, quindi adesso siete amici e vi siete coalizzati contro di me? Be', devo ammettere che entrambi avete qualcosa di cui vendicarvi, ma andateci piano.

Felix mi diede una leggera pacca sulle spalle e rise, ma il Signor Kim parlò prima di lui.

- Allison, vedo che non riesci proprio ad abbandonare quel tuo scetticismo. Mi sono messo in contatto con Felix perché volevo che faceste pace. Sai, l'ultima volta ti ho visto un po' giù di corda.

- O-oh...

Questa volta mi avevano fregato entrambi e io, ovviamente, non ero riuscita ad astenermi dal fare la solita figuraccia. Avrei voluto stritolarli tutti e due in un abbraccio, ma non ero della statura giusta per farlo.

- Non piangere!

Felix parlò con tono scherzoso, ma avrei potuto prenderlo sul serio: ero davvero sul punto di piangere.

- Hey, non dirmi che...

- State zitti tutti e due. Andatevene!

Mi coprii il viso rosso con le mani e scossi la testa con fare teatrale.

- Tecnicamente questa è casa mia...

- Che importa! Avrai sicuramente altre dieci case sparse per New York!

- Da che pulpito!

Guardai Felix in cagnesco soltanto per ricevere in cambio un sorriso innocente.

- Che c'è! Anche tu sei ricca.

- Non quanto lui.

- Wow... non dirmi che lui è ancora più ricco di te!

Gli occhi del biondo stavano letteralmente scintillando per l'eccitazione.

- Te l'ho appena detto.

- Che ne dite di adottarmi? 

Era la prima volta che vedevo il Signor Kim così sorpreso, perfino più sorpreso di quando lo avevo rapito alla festa di mio padre e gli avevo spruzzato lo spray al peperoncino in faccia. Rimase imbambolato a fissare Felix con gli occhi spalancati.

- Che ho detto di male? Insomma, siete entrambi ricchi e belli e... ricchi. Oh! E il padre di Ally sarà sicuramente d'accordo. Insomma... Jin, già ti adora! Forse Ally un po' meno ma...

Ero sul punto di salvare la situazione con una delle mie solite battutine sarcastiche, ma il suono di un cellulare mise fine alle parole fuori luogo di Felix che straripavano dalla sua bocca come un fiume in piena. Qualche secondo in più e gli sarei saltata addosso per tappargli la bocca con del nastro adesivo.

- Hey, Vernon! Oh, cavolo... mi sono completamente dimenticato. 

Il ragazzo si infilò frettolosamente il telefono in tasca e rivolse a me e al Signor Kim un sorriso imbarazzato.

- Devo proprio andare.

Si grattò la nuca, prevedendo le mille domande che stavo per rivolgergli. 

- Cosa devi fare di così importante?

- Oh... uhm... 

- Parla. 

- Una partita online... 

- Lo sapevo.

- E allora perché me lo hai chiesto?

Feci finta di non aver sentito la sua domanda.

- Proprio ora che ci siamo riappacificati... speravo di passare una bella serata con te e il Signor Kim... 

- Davvero? 

Gli occhi di Felix si illuminarono. 

- No, vattene. 

Il ragazzo corrugò la fronte e andò dritto verso la porta. Probabilmente non era neanche così dispiaciuto, l'importante era che fosse sollevato perché avevamo fatto pace. Prima di chiudersi la porta alle spalle si voltò per ringraziare il Signor Kim, ma in realtà era me che stava guardando e non mi ci volle molto per capire a cosa alludesse con quello sguardo. Voleva dirmi che presto avremmo dovuto parlare di quanto era successo ultimamente, ma soprattutto c'era un nome che aleggiava silenzioso nella stanza e che nessuno dei due aveva osato pronunciare: Taehyung. 

Avrei voluto raccontare al Signor Kim della sera precedente e delle cose che mi aveva detto Taehyung su di lui, avevo un disperato bisogno di ricevere chiarimenti, ma avevo la nauseante sensazione che sarei stata sommersa da ulteriori dubbi e preoccupazioni. 

- Allison? 

- Uh... s-sì? 

L'uomo mi rivolse un sorriso gentile, come se la situazione stramba di pochi attimi prima non fosse mai esistita. 

- Ti va di rimanere qui stasera?

- Eh?! Intendi nel tuo... con te? A dormire?

L'altro trattenne una risata. 

- Intendo a cena con me. 

- Oh... 

- Dispiaciuta? 

- Sollevata, naturalmente. Sai, sei troppo ambiguo a volte! 

- Anche tu. 

Ripensai per l'ennesima volta a come mi ero lasciata bendare da lui e il mio sguardo ricadde inevitabilmente sulla sciarpa di seta che penzolava delicatamente da un bracciolo del divano. 

- Se ti fa piacere farò finta che non sia mai successo. 

- C-cosa?

- Lo sai. 

Con un cenno del mento mi indicò il divano su cui mi aveva fatto sedere appena arrivati. 

- L'ho già d-dimenticato... 

Deglutii rumorosamente mentre mi ostinavo a non guardare l'uomo in faccia per il troppo imbarazzo. 

- Mh? Di già? 

Il Signor Kim si avvicinò pericolosamente a me; ero sicura che avesse quel suo solito sorriso stampato sul volto, anche se non osai alzare la testa e guardarlo. 

- Allontanati. Ti ho detto che sei ambiguo. 

- La sconfitta brucia così tanto? 

- Di che cosa parli? Semplicemente non mi fido di te. Sai com'è... 

Ma l'altro si avvicinò ulteriormente. Non potevo reggere quella situazione ancora a lungo.

- No, non so com'è, dal momento che mi sembra che la tua sia tutt'altro che sfiducia. 

- Ti ho detto di smetterla. 

In quella situazione non potevo far altro che ripetere le stesse frasi meccanicamente come un disco rotto, il mio cervello mi aveva ormai abbandonato. Perché diavolo Felix se n'era andato così? Nonostante mi conoscesse, possibile che lo avesse fatto apposta? 

- Se è questo che vuoi.

No, era evidente che non lo volevo e lui lo sapeva perfino meglio di me, che in quel momento non potevo vedere neanche la mia faccia da ebete. Aveva ragione: la sconfitta bruciava. Neanche io riuscivo a capire cosa mi spingesse a fidarmi di lui in quel modo, anche dopo aver sentito le parole piene di amarezza di Taehyung. Era innegabile che quell'uomo mi aveva attratto dal momento in cui lo avevo visto; anche quando credevo che fosse lui a farmi quegli scherzi di cattivo gusto, avevo tentato di sopraffare quell'attrazione con il peso di un odio fondato sul false basi. Quell'unico briciolo di razionalità che era sopravvissuto nella mia coscienza mi diceva che avrei dovuto essere più cauta, ma la rimanente parte, divorata interamente dall'irrazionalità, mi diceva che dovevo soltanto lasciarmi le preoccupazioni alle spalle per una buona volta e godermi una serata trascorsa all'insegna di cibo e sarcasmo. 

- Hai preferenze per la cena? 

- Sushi. Del miglior ristorante di New York.

- Sushi? Oh... 

Il Signor Kim si passò una mano fra i capelli e sospirò.

- Non credo di saper preparare il sushi, non ho neanche gli ingredienti adatti. 

- Aspetta... hai intenzione di cucinare?

- Naturalmente, perché? 

- Non hai tipo dei... servi? 

Servi? Per chi mi hai preso? E poi i servi sono passati di moda da un bel pezzo, siamo nel Ventunesimo secolo. 

- Non si può mai sapere di questi tempi. 

L'uomo alzò gli occhi al cielo e si infilò una mano in tasca, tirando fuori il portafogli.

- Allora io vado. 

- Dove? 

- A prendere il sushi, no? 

- Non puoi ordinarlo? 

- Il miglior ristorante di sushi a New York non si trova su JustEat, come ben saprai.

- Allora vengo con te. 

- No, aspettami qui. Fa freddo. 

Gonfiai le guance e sbuffai, effettivamente non mi andava di lasciare quell'appartamento così confortevole, ma allo stesso tempo non volevo che il Signor Kim andasse da solo. 

- Tranquilla, è un piacere comprare la cena per te. 

Mi fece l'occhiolino e indicò il telefono fisso su un tavolino all'angolo della stanza.

- Per qualsiasi cosa chiamami, il numero del mio cellulare è già inserito, ti basta premere un tasto. 

Annuii e mi sedetti diligentemente sul divano. 

- Se ti va puoi curiosare un po' in giro, ma non nella mia stanza da letto, mi raccomando. 

Alzai le sopracciglia, avrei voluto ribattere con la battutina di turno, ma mi accorsi in fretta che ciò che stavo per dire avrebbe potuto essere vero. 

- Ah! Kim... grazie... per Felix.

L'uomo sorrise con gentilezza, come a voler dire che non c'era bisogno di ringraziarlo e si chiuse la porta alle spalle.

 Aspettai qualche secondo e mi fiondai nel corridoio non illuminato, più curiosa che mai. Tastai il muro finché non trovai l'interruttore e una serie di luci si accesero in successione. Il pavimento in marmo sembrava luccicare, così come le maniglie di tutte le porte; mi chiesi se il Signor Kim usasse i guanti per toccarle, dal momento che erano prive di impronte. 

Aprii diverse porte prima di trovare quella giusta. Entrai cautamente nella camera da letto e accesi l'interruttore con mano tremante, ma la mia delusione fu indescrivibile quando mi resi conto che era una normalissima camera da letto maschile, eccetto per la vetrata che si estendeva per tutta la parete e una porta chiusa per metà che portava a un bagno personale. A cosa diavolo gli serviva un bagno nella stanza in cui dormiva se viveva da solo?

- Hey, dov'è il mio drama

Misi su il broncio e girovagai un po' per la camera senza trovare nulla di interessante. 

- Quell'idiota l'avrà detto solo per prendermi in giro.

Ma mi ammutolii all'istante quando sentii la porta in salotto chiudersi. Possibile che il Signor Kim fosse già di ritorno? Erano passati appena dieci minuti. Forse aveva dimenticato qualcosa. Indubbiamente la sua stanza non conteneva nessun segreto di stato, ma sarebbe stato ugualmente un guaio se mi avesse trovato a curiosare lì dentro. Pensai a una scusa, del tipo che mi ero persa cercando il bagno, ma con la faccia che mi ritrovavo sarei stata poco credibile. 

- Jin? 

Sussultai, accompagnata da un verso simile a uno squittio. Quella non era la voce del Signor Kim, ma avevo udito troppo poco per capire a chi appartenesse. Cominciai istintivamente a tremare come una foglia. Speravo fosse un addetto alle pulizie, anche se a quell'ora del giorno la vedevo difficile.

- Jin? Sei in casa? 

Era la voce di un ragazzo e, dopo averla sentita di nuovo, non mi servì spremermi le meningi per capire chi fosse. 

La luce nella stanza era accesa e avrei destato ancora più sospetti se l'avessi spenta all'improvviso. Potevo sentire i passi del ragazzo farsi sempre più vicini, poiché il rumore prodotto dalle sue scarpe risuonava grazie al pavimento di marmo.

"Ci siamo. Cosa cavolo gli dico adesso?"

La porta socchiusa fu aperta velocemente dall'esterno. Quando mi ritrovai di fronte la figura di Taehyung non potei far altro che emettere una risatina nervosa. 

- Allison? 

- T-Taehyung... 

- Che cazzo ci fai qui? 

- U-uh? Io... Il Signor Kim... 

- Jin? Lo sapevo... 

Dalle labbra del ragazzo proruppe una risata quasi isterica. 

- Se ti do fastidio... io posso andare...

Ma le parole mi vennero meno quando Taehyung si avvicinò e fui in grado di vederlo meglio: aveva le guance di un rosso acceso, le labbra screpolate e i capelli insolitamente disordinati. 

- Ti ha invitato lui? Che bastardo... 

Indietreggiai senza osare staccare gli occhi dal ragazzo che mi stava di fronte. 

- Taehyung... sei ubriaco?

  
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