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Autore: Enedhil    28/05/2019    3 recensioni
Era lì, la decisione giusta, tra i capelli lunghi e ingarbugliati che stava stringendo tra le dita.
Era lì, sotto a quei vestiti larghi e consumati che stava tirando con così tanta forza, sulla sua schiena, da lacerarne le cuciture.
Era lì, dove doveva essere. Dove era sempre stata.
Quello era Thor. In qualsiasi universo, in qualsiasi dimensione.
E lui sarebbe stato ovunque il suo Loki.
Grazie alla Gemma dello Spazio, Loki raggiunge Thor in una diversa realtà.
[Post Endgame]
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Guardiani della Galassia, Loki, Peter Quill/Star-Lord, Thor
Note: Movieverse | Avvertimenti: Incest
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CAPITOLO 3


Chiamare rispettabile il locale in cui erano entrati, con tutta probabilità, sarebbe sembrato un insulto per quel pianeta che, di rispettabile, non aveva nemmeno l'aria. A dire il vero, un po' si sentivano tutti a casa. Erano stati abituati al caos, alle lotte, al chiasso, alle sfide e all'alcol che scorreva ovunque per così tanto tempo che ritornare in un ambiente del genere, dopo tanti mesi e dopo quanto era accaduto, poteva solo risollevare l'umore dell'intero gruppo.
In pochi minuti avevano già occupato un tavolo e ordinato da bere con qualche schifezza da mangiare. Nebula, dopo aver quasi preso a pugni un tizio che l'aveva urtata, si era seduta davanti a Mantis e la stava sfidando a un semplice gioco che consisteva nel lanciarsi, in uno spazio tra le mani, qualsiasi cosa di piccolo e “lanciabile” che avevano trovato.
Drax era appena ritornato con una bottiglia per mano e una cannuccia per il boccale d'acqua che Groot aveva voluto, anche se la sua attenzione era tutta per il gioco che Thor, alla fine, gli aveva regalato.

«Devi bere. Se l'hai fatto devi buttare giù!»

E poi c'era Rocket, che lo stava stracciando a quella stupida sfida in cui, ogni volta, finivano entrambi per ubriacarsi, perché entrambi avevano un notevole bagaglio di cose fatte negli anni.
Quill si fece coraggio e bevve in un sorso il liquido violastro del terzo bicchierino che aveva posizionato davanti a sé. Erano due file di dieci a testa, il primo che li svuotava tutti avrebbe vinto una settimana di guida della Benatar. Il difficile, però, era trovare qualcosa che l'altro non avesse fatto, e ricordarsi che lo scopo era quello e non fare ubriacare l'avversario per fargli fare o dire di tutto.

«A-ah! Lo sapevo! Non fa niente, volevo fartelo ammettere!» La risata sguaiata del procione riuscì quasi a fargli dimenticare il bruciore alla gola e a tutti gli organi interni che quella bevanda, di sicuro altamente infiammabile, gli stava provocando. Non che gli girasse già la testa, ma di certo ancora un bicchiere e avrebbe iniziato a dire cose di cui si sarebbe pentito, e che l'altro gli avrebbe rinfacciato a vita solo per il gusto di vederlo sprofondare nell'imbarazzo. O peggio, sarebbe finito a ballare come un idiota con chiunque gli fosse capitato vicino.
Doveva inventarsi una domanda che lo avrebbe fatto tornare in vantaggio, però fece l'errore di alzare lo sguardo verso l'entrata e si rese conto del motivo per cui gli avventori, tra una spinta e l'altra, erano stati costretti ad aprire un passaggio nella bolgia del salone.
I due nuovi arrivati stavano attraversando il locale a passo lento, fianco a fianco, con un incedere autoritario e aggressivo. La stessa musica sparata dalle casse sembrava accompagnarli, rendendo così quella loro camminata così affascinante da causare continue occhiate insistenti nella loro direzione.
Non che si fosse mai chiesto davvero perché venivano definiti Dei, ma quello che stava guardando ora sarebbe stato un motivo più che valido.
Erano entrambi vestiti di nero, due riflessi di un qualcosa di unico, complementare e, al tempo stesso, differente.
Loki sembrava ancora più minaccioso e inquietante, ma trasudava una sorta di fierezza provocatoria e ammaliante che si rifletteva anche su colui che aveva accanto. E Thor... Thor era qualcuno di completamente diverso da quello che avevano lasciato sulla nave poco prima. Indossava l'armatura da combattimento, che fasciava il suo corpo più robusto in maniera del tutto dignitosa, i capelli in parte raccolti dietro la testa, la barba intrecciata, l'aspetto selvaggio, unito al portamento nobile del re che aveva scelto di non essere più.
Entrambi allungarono un braccio quando incrociarono due ragazze con dei vassoi: il primo prese elegantemente un calice arrotondato con un drink dalle sfumature verdi, il secondo agguantò un boccale di birra dalle dimensioni esagerate.
E Peter si rese conto di aver preso uno dei bicchieri che aveva davanti e di averlo trangugiato in pochi secondi, senza staccare gli occhi da loro. Fuoco liquido nella gola, fiamme nelle vene. Un improvviso colpo di tosse lo fece sussultare, e finalmente spostò lo sguardo sugli altri amici che, a loro volta, erano rimasti immobili a fissare gli asgardiani, chi a bocca aperta e chi con incredulità e ammirazione dipinte in faccia.
Thor si fermò al bancone, invece Loki li raggiunse, sorseggiando un poco del drink, prima di fermarsi davanti al punto in cui lui e Rocket erano seduti.

«La tua nave ha il pieno, a un terzo del prezzo massimo che avevi stabilito,» esclamò lo stregone con un sorrisetto compiaciuto. «Non c'è di che.»

Star Lord si schiarì la voce, cercando di riprendere un minimo di compostezza. «Sì, grazie. Beh, ci sarei riuscito anche io a contrattare, se avessi avuto...»

«Come ci sei riuscito?» La domanda meravigliata di Rocket lo interruppe, quando questi indicò con la zampa verso il Dio del Tuono, il quale stava ancora ridendo con qualche sconosciuto al bancone, dopo essersi fatto riempire il boccale che aveva già finito.

Loki scosse le spalle. «Ha solo riposato e s'è dato una sistemata.»

«Sì... ma... ma...» Rocket continuò a indicarlo, prima che Groot allungasse un ramo verso di lui, per picchiettargli la spalla.

«Io sono Groot!»

«Ma...»

«Io... sono Groot...»

«No, non era così. Non lo avete mai conosciuto,» si intromise Loki, rivolgendosi a entrambi. «Non il vero Thor. Quello che avete salvato, quello che avete tenuto con voi questi anni, era solo una pallida imitazione dell'uomo che mio fratello può essere. Deve ancora trovare il vero se stesso in questa realtà, ma un giorno succederà... e mi auguro che quel giorno possiate conoscerlo davvero.»

Rocket e Groot lo fissarono in silenzio, così fu Quill a replicare: «Parli anche tu groot come Thor?»

Loki si lasciò sfuggire una risatina. «Per favore, parlavo groot prima ancora che lui cominciasse a parlare bene la nostra lingua! Cosa state facendo?»

«Ah, è un gioco... terrestre, soprattutto, ma abbiamo cambiato un po' le regole.» Peter indicò i bicchieri. «Chi li beve tutti vince, e per vincere devi aver fatto la cosa che dice l'altro.»

«Vedo. Quindi tu stai perdendo.»

«Non sto...» abbassò lo sguardo e, davanti all'evidenza, sospirò e d'istinto prese un bicchierino ma si bloccò in tempo e lo riappoggiò sul tavolo. «Ok, sto perdendo... di poco! Ma è colpa tua e di... quell'altro...» agitò una mano in direzione di Thor. «Mi avete distratto.»

«Colpa nostra?»

«Voi e tutto il vostro: guardateci, siamo Dei di Asgard! Siamo fortissimi e bellissimi e dovete ammirarci e temerci!»

«È già ubriaco?» Loki lanciò un'occhiata al procione, il quale si passò una mano sul muso annuendo. «È meno strano da ubriaco.»

Peter lo indicò, rimettendosi in piedi. «Ehi! Non sono io quello strano.» Barcollò un istante e si dovette aggrappare al piano, ma appena la vista gli tornò nitida, aggiunse: «Io vado... a prendere qualcosa da bere.» Pessima idea. Davvero pessima. Però era di sicuro meglio che restare lì e rischiare di dire altre assurdità.

Rocket non smise di fissarlo, mentre lui faceva il giro del tavolo, e lo sentì esclamare: «Bene, mi serve un avversario! Vuoi giocare?» Vide Loki sedersi al posto che lui aveva lasciato libero, con un sorrisino di sfida, e allora scosse la testa, dirigendosi al bancone.

«Il tuo fratellino adottivo sta per subire una sconfitta di proporzioni epiche,» esclamò, arrivato al fianco del Dio del Tuono, il quale si guardò alle spalle e scoppiò a ridere, quando comprese a cosa lui si stava riferendo.

«Oh, non ne sarei tanto sicuro. Loki ha avuto una vita complicata e avventurosa, anche più di tutti voi messi insieme.» Thor rimase per un lungo momento a fissare Loki, che si stava divertendo a bere un bicchierino dopo l'altro, sotto lo sguardo sbalordito di Rocket, e Quill lo vide illuminarsi.

«Sembri... sembri felice, adesso.»

«Ah, non lo so. È ancora tutto incredibile. Ho passato quasi millecinquecento anni a non credergli e adesso... adesso l'unica cosa che sento di voler fare è fidarmi di lui. Ma forse sono solo uno stupido sentimentale, come mi diceva spesso.»

«I sentimenti ti mangiano il cervello come delle larve,» sentenziò allora Peter, alzando poi le spalle quando vide l'espressione stranita dell'altro. «Me lo diceva sempre la persona che mi ha cresciuto. Ma alla fine non credo che facciano così schifo... voglio dire, come larve nel cervello. E a volte, quello che cerchi per tutta la vita è sempre stato lì al tuo fianco.» Fece un sorrisino soddisfatto e diede un colpetto con il dorso della mano al petto dell'asgardiano. «Quindi perché non dargli una possibilità quando puoi farlo? Adesso puoi. E poi il modo in cui lo guardi... quello sguardo l'ho sempre visto negli occhi di mia madre quando parlava di mio padre... quello biologico, intendo.»

«Il tizio che voleva inglobare in se stesso tutti i pianeti e che ti ha usato come batteria?»

«Sì, era... uno psicopatico bastardo che ha cercato di uccidermi e ha sterminato anche migliaia di altri bambini. Ma quello che voglio dire, è che lei non lo sapeva e lo ha amato fino al suo ultimo giorno. E aveva quella luce negli occhi, ogni volta che pensava a lui.»

Thor scosse la testa con un sorrisino, muovendo il boccale tra le mani. «È complicato.»

«Lo è sempre. Senti, stai parlando con uno che sta inseguendo l'immagine su un schermo di una ragazza che nemmeno lo conosce e che può essere chissà dove nell'universo... o può essere finita in cenere insieme ai nostri nemici sul campo di battaglia, per quanto ne so. Il che mi rende un completo imbecille. Tu, adesso, hai la possibilità di non essere un imbecille... quindi non esserlo

Star Lord diede dei colpetti sul bancone e si fece dare uno dei drink pronti da servire, poi lanciò un'occhiata al proprio fianco quando vide Thor annuire tra sé e terminare la birra tutta d'un fiato. «Bene?»

«Bene, sì.»

Si sorrisero ed entrambi si girarono per tornare a guardare verso gli altri, ma si ritrovarono Loki a un passo di distanza. «Che cazzo!» sbottò Peter, trasalendo per la sorpresa. «Ciccio, devi smetterla di fare così!»

Lo stregone accennò un sorrisetto. «Ho vinto due volte. Alla terza ho lasciato vincere il coniglio, ma non mi sembra nelle condizioni di continuare.» Indicò con un cenno del capo il tavolo su cui Rocket era finito disteso, le zampe allargate sui lati che si muovevano tra i bicchieri vuoti, facendoli rotolare da una parta all'altra. Al contempo Groot li prendeva con una mano per evitare che cadessero, mentre con l'altra continuava a giocare al videogioco.

«Ok, meglio che vada a rimetterlo in piedi,» commentò Star Lord, prima di finire il drink, anche se un'altra dose di alcol incandescente lungo la gola non era di sicuro la cosa migliore. Nemmeno pensò a cosa stesse facendo quando avanzò come se niente fosse verso lo stregone, che non si spostò minimamente, nonostante l'ovvia necessità di farlo per lasciare passare lui. Non lo attraversò, questa volta. Gli finì addosso e d'istinto alzò le mani sulle sue spalle, con un'espressione stupita e imbarazzata. «Ah... sei vero. Credevo... uhm...» gli diede qualche colpetto coi palmi sul petto, si schiarì la voce e solo allora Loki fece un passo sul lato per lasciargli via libera.

*

«È davvero così idiota come sembra?» mormorò allora il Dio dell'Inganno al fratello, continuando a guardare Star Lord, che si era avviato verso il resto del gruppo con un andamento traballante.

«A volte sì, a volte no.»

«A te però piace.»

«Mmm... a volte sì, a volte no.»

Loki inarcò un sopracciglio e sorrise, scivolando nello spazio vuoto accanto a lui, un gomito appoggiato al bancone, e scrutò la sua espressione. Sembrava irradiare una sicurezza nuova, quella forza che era sempre stata parte integrante di lui, e vederlo così raggiante e sereno, mentre ondeggiava la testa al tempo di musica, gli fece capire a cosa si stesse riferendo davvero quel Rocket poco prima. Non era certo che fosse la sua presenza a rendere Thor così, ad averlo aiutato, in qualche modo, a fare almeno un passo fuori dalla situazione in cui era affondato. O forse sì. Forse quello che gli serviva davvero era ritrovare qualcosa che aveva perduto, per poi ritrovare anche se stesso.

«Ehi, cosa c'è là in fondo?» chiese ad un tratto il Dio del Tuono, indicando un lungo corridoio del quale non si vedeva la fine, da cui andavano e venivano clienti in continuazione.

«Laggiù ci sono le Fosse.»

«Cosa fanno? Scommesse su combattimenti?»

«Non proprio. Seguimi.»

Nell'avviarsi verso quel lato del locale, il Dio dell'Inganno si chiese se fosse davvero il momento giusto per azzardarsi a fare un altro passo verso di lui. Thor stava camminando ancora al suo fianco, ignaro del luogo in cui si sarebbe trovato di lì a poco, e lui non trattenne un sorriso divertito al pensiero di come sarebbe cambiata la sua espressione.
In fondo al corridoio, una ragazza dalla pelle candida e gli occhi neri fece loro segno di fermarsi.
«Due,» dichiarò Loki appena lei rialzò lo sguardo dallo schermo che aveva davanti. «Uno. Otto. Quattro. Quattro. Tre. Nove.»
La risposta che ottenne fu: «Otto. Tre. Due.» Le porte di uno degli ascensori lungo la parete si aprirono.

«Che numeri sono? A che servono?» gli chiese subito Thor, fissandolo incuriosito, mentre lui digitava le tre cifre che aveva ricevuto in risposta, facendo ripartire l'ascensore verso il basso.

«Codici. Quanti siamo, dove devono addebitare il costo e dove dobbiamo andare,» replicò Loki con noncuranza. Cercò di restare serio nel vedere il fratello annuire come se avesse capito, solo per poi tentennare qualche secondo e ricominciare:

«Il costo di cosa? Andare dove?»

«Prova a fare lo sforzo di fidarti di me, fratello.»

«Mi fido! Certo... che mi fido.»

«No, non è vero,» lo corresse in una debole risata, ma Thor si girò di scatto verso di lui e cercò il contatto coi suoi occhi.

«Mi fido di te, Loki.» Lo mormorò appena, tuttavia sul suo volto c'era un'espressione così seria e risoluta che il Dio dell'Inganno si ritrovò a sorridergli stupito.

Arrivati davanti alla porta 832, il Dio dell'Inganno gli fece cenno di precederlo e, una volta dentro, gli diede le spalle per poter usare il monitor sulla parete lì accanto. La serratura si chiuse e la stanza si illuminò di una luce calda e soffusa che rivelò la presenza di un arredamento semplice e discreto.
Da un alto un sofà e una poltrona, con accanto un tavolino ovale con delle bevande. Dall'altro, dove la parete assumeva una forma arrotondata, si trovava un letto con lenzuola dalle tonalità elettriche e sgargianti, invaso da cuscini di diverse dimensioni.
Loki lanciò solo un'occhiata al fratello, il quale si stava guardando attorno, probabilmente incredulo da ciò che si era trovato davanti.
«Guarda, è divertente. Puoi scegliere un tema e vederlo proiettato tutto attorno.» Sfogliò alcune finestre sul monitor e subito il bianco lucido delle pareti venne sostituito dalle scene di paesaggi suggestivi. Si susseguirono foreste, deserti, corsi d'acqua, lo spazio profondo costellato da pianeti, e il cielo notturno pieno di stelle. Continuò a osservare Thor, che sembrava rapito dalle immagini e dai suoni che lo circondavano, e sorrise quando l'altro si girò nella sua direzione, indicando le pareti su cui erano apparse le nuvole di una tempesta, illuminate dai fulmini.

«Questo lo so fare meglio io.»

«Sono d'accordo,» gli sussurrò, prima di avanzare piano verso di lui. L'audio cominciò a ripetere il leggero borbottio dei tuoni, inseme alla pioggia che, via via, diventava più scrosciante.

«Se fossimo fuori da qui, ti farei vedere. Non c'è neanche sfida! Tzz... principianti.»

Il Dio dell'Inganno proseguì fin quasi a giungere difronte a lui, e più la distanza tra loro diminuiva, più notava che l'atteggiamento dell'altro diveniva sempre più nervoso e inquieto. Spesso si era divertito a essere un predatore nei suoi confronti, a giocare con lui, infrangendo regole non dette, solo per il gusto di arrivare dove entrambi bramavano finire. In quel preciso momento, tuttavia, non era del tutto certo del tasto da spingere o di quello da evitare.
«Vuoi andare fuori?» Una domanda che avrebbe aperto di nuovo la porta o l'avrebbe serrata definitivamente.

Thor sembrò tirare dei lunghi respiri prima di scuotere lentamente la testa, seppur con un lieve sorriso titubante. «Qui va bene.»

Appena gli arrivò vicino, così vicino da percepire l'alzarsi e abbassarsi rapido del suo petto, Loki iniziò a parlargli di qualcosa che niente aveva a che fare con le intenzioni per cui lo aveva portato in quella stanza. Quali erano, poi? Sentirlo di nuovo? Sentire il suo corpo, la sua voce spezzata dal piacere, il calore di un orgasmo che annullava ogni altra cosa? O era il semplice e irrazionale bisogno di riavere quell'intimità con lui, la complicità nei silenzi, il legame dato da gesti che solo loro due sapevano scambiarsi? Voleva che stesse bene. Più di ogni altra cosa, voleva disperatamente che Thor fosse felice, come sapeva che poteva essere. E voleva anche che stessero bene insieme, che stesse bene con lui, sebbene fosse una parte egoistica del suo essere a chiederlo.
«Quel coniglio non è così male,» gli sussurrò con un lieve sorriso. «Quando beve è divertente.»

«Non è sempre scontroso come quando sei arrivato, no.» Thor gli rispose con la voce altrettanto bassa, senza muoversi, senza indietreggiare, come se a sua volta desiderasse un contatto ulteriore ma ancora non osasse più di quei sospiri, pronunciati l'uno a un soffio dalle labbra dell'altro.

«E l'uomo che si crede invisibile... sembra simpatico.»

«Drax.»

«Sì... e le due donne... anche... credo...»

«Sì...»

«E quel mezzo terrestre...»

«Cosa?»

«Anche lui... è...» Le labbra ormai avevano iniziato a sfiorarsi, con una sorta di timida riverenza che nessuno dei due aveva mai davvero posseduto nei confronti dell'altro.

Rimasero in bilico su quel bacio appena accennato fino a quando, di scatto, Thor si distaccò da lui per andare a grandi passi verso il divano. Si sedette coi pugni stretti sulle ginocchia e solo dopo un momento di silenzio, mormorò: «Loki... forse non dovremmo restare qui.»

«Perché?» Il Dio dell'Inganno si sentì esclamare quella domanda con più enfasi di quanto volesse. «Perché siamo da soli? Perché non ci sono tutti i tuoi nuovi amici?» Avvertì quella sorta di malanimo crescere di punto in bianco, alimentato forse dalla frustrazione e da quell'egoismo che sembrava spingerlo a riprendersi ciò che era suo, ciò che era sempre stato suo e a cui aveva rinunciato per troppo tempo. Non doveva parlargli così, ma quel suo silenzio non faceva altro che rendere lui insicuro, oltre a farlo sentire rifiutato. «Perché non puoi nasconderti dietro la loro presenza per giustificare il fatto che hai paura di te stesso? Che hai paura di me? Di chi potresti ancora essere? Di chi ancora sei?»

«Non parlare così!» sbottò allora Thor, indicandolo con le labbra strette in un broncio. «Non... accusarmi di cose che non ho mai fatto... o pensato!»

Lo vide incrinarsi sotto al peso di quelle sole frasi, così vicino a spezzarsi ancora una volta, e all'istante si rese conto di non poterlo sopportare. L'ultima cosa che voleva era essere la causa di qualcosa che poteva evitare. «Oh per favore! Non essere così stupido!» esclamò con lo sguardo alzato al soffitto. Andò da lui e, senza alcuna esitazione, salì a cavalcioni sulle sue gambe piegate.
«Toccami!» gli ordinò all'istante, prendendogli le mani per portarsele sul petto. «Con queste! Tocca me. Con... questa...» Appoggiò i palmi sulle sue guance e lo trascinò in un bacio lento e provocatorio, fatto solo di tocchi lievi e umidi, che soffocarono il mormorio che il Dio del Tuono emise.

«È diverso, Loki. Non sono come ricordi. Le memorie che hai di me... dell'altro me...»

«Fa' silenzio! Non voglio ascoltarti mentre ti compatisci,» lo zittì brutalmente, con il sospiro a solleticargli le labbra, privo di qualsiasi indulgenza che la situazione del fratello avrebbe forse meritato. «Credi che sia stato il tuo corpo divino a portarmi da te? Noi... siamo legati da qualcosa che nemmeno le Norne possono spiegare. Da qualcosa che hai sentito nelle vene, insieme ai tuoi fulmini, prima ancora di conoscere quanto il mio sangue fosse diverso dal tuo. Sai che ho ragione. Possono dividerci, ma non possono spezzarci. Nessuno può farlo.»

Un attimo prima avvertì sul viso un debole gemito arrendevole, e quello dopo si ritrovò a rispondere al bacio che, finalmente, aveva assunto dei contorni reali. La lingua che invadeva la sua bocca, succhiandogli il fiato e ogni gemito di soddisfazione. Le braccia che lo avevano circondato e lo stavano stringendo con un bisogno disperato, impedendogli di fare un solo movimento.
Tutta la potenza del Dio del Tuono era lì, la percepiva nel corpo contro al proprio, nei muscoli che si stavano risvegliando da un sonno durato troppi anni.

«Mi vuoi davvero?» ansimò Thor sul suo viso, con un debole sorriso fiducioso che avrebbe fatto arrendere chiunque. «Mi vuoi così?»

«Oh ti prego, che domande stupide!»

«Dimmelo. Solo questa volta...»

«Non è abbastanza chiaro? Io ti ho portato qui, in una stanza con un letto. Suppongo non ci siano molte altre spiegazioni ragionevoli a una decisione simile, se non...»

«Loki...»

«Sì! Sì... io...» Loki strinse le dita tra i suoi capelli e gli strattonò indietro il capo, come se volesse smuovere dalla sua mente quelle assurde insicurezze rimaste. «, ti voglio così. Così con questa testa vuota che si chiede cose sciocche. E con questo corpo, che ha raccolto la sofferenza degli anni trascorsi in un mondo ingiusto... perché sei tu. Adesso questo sei tu. E va bene. Forse un giorno cambierai ancora... o forse no... andrà bene comunque. Finché sarai te stesso, con me, andrà bene.»

Thor portò di scatto le mani sul suo fondoschiena e lo tirò a sé. Un nuovo bacio intenso, profondo, privo di ogni tentennamento, e Loki si sentì rinascere in quell'insieme indistinto di sensazioni intense delle quali aveva sentito la mancanza.

«Dillo ancora.»

«No...»

Voleva davvero sfidarlo? In quel momento così fragile e precario? Subito dopo avergli risposto, tuttavia, il Dio dell'Inganno sentì le mani del fratello diventare più audaci e aprirgli i pantaloni.
Le sentì scivolare di nuovo dietro la schiena e infilarsi il più possibile sotto la stoffa.
Sentì le dita afferrargli i glutei con un improvviso moto possessivo e Loki gemette contro la sua bocca, in un misto di sorpresa ed eccitazione.

«Dillo!» Thor lo ripeté in un ordine roco e animalesco, per poi graffiargli il labbro inferiore in un lieve morso, e Loki non si trattenne dal replicare allo stesso modo.

«Ti voglio...» Un ringhio caldo e bagnato contro la bocca dell'altro.

«Ancora...»

Non era abbastanza. Non poteva esserlo. Non voleva che lo fosse. E nell'istante in cui il Dio del Tuono lo rialzò di peso dalle proprie gambe, le natiche imprigionate tra le dita che se ne erano appropriate, Loki avvertì un profondo senso di sollievo e di euforia.
«Ti voglio,» ripeté, senza riuscire a mantenere l'atteggiamento autoritario di poco prima. Si sciolse in un sorriso all'espressione che ricevette in cambio di quelle sole due parole insignificanti, mentre l'altro continuava a spingerlo a indietreggiare, impedendogli di allontanarsi anche solo di un soffio da sé.

«Mi sei mancato.» Thor glielo sussurrò dolcemente. Una dolcezza disarmante e commovente che fece riaffiorare le lacrime agli occhi di entrambi. «Lo so, io... so che non sei... voglio dire...»

«Shh basta, non farlo. Resta qui. Resta dove siamo ora.» Per un istante Loki sentì il fiato venirgli a mancare nel guardarlo, ma poi riuscì a sospirare quella richiesta, velata da un'emozione che non credeva di poter provare: «Facciamo l'amore. Noi. Qui. Adesso.»

 
~ CONTINUA ~
   
 
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