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Autore: inkandaliens    01/06/2019    0 recensioni
Klay arrivò con un leggero ritardo, per via del traffico: San Francisco era caotica come città, ma stranamente piacevole da percorrere nonostante la lenta scorrevolezza del traffico.
Lo spogliatoio sembrava deserto: le giacche dei suoi compagni erano appese agli appendiabiti assieme ai borsoni. Ad un tratto, la porta del bagno si spalancò, e ne uscì un ragazzo moro non troppo alto.
- Sei Curry? –Disse Klay senza degnarlo di uno sguardo.
- Si. Sono io –
Attendeva una risposta. Aspettava il suo ‘benvenuto nella squadra’ detto proprio dal ragazzo seduto sulla panchina di fronte a lui, ma in vano.
Il novizio uscì impacciatamente dalla stanza, riuscendo comunque a sentire il nuovo compagno sbuffare alle sue spalle.
[Klay Thompson/Stephen Curry]
Genere: Generale, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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“Cazzo devo smetterla”

Klay si alzò per l'ennesima volta nel cuore della notte, ripetendosi quelle parole in testa come un mantra.

Si sciacquò la faccia con dell'acqua gelida, alzando lo sguardo verso il proprio riflesso, cercando nei suoi stessi occhi una risposta a ciò che gli stava accadendo.

Per quanto ci provasse infatti, l'immagine del corpo scolpito di Stephen non voleva saperne di andarsene dalla sua mente; quello che aveva intravisto nella camera 233 lo stava facendo impazzire, ripresentandosi nei suoi pensieri in maniera vivida in ogni instante di quella tiepida serata.

Passò tutta la sera a combattere contro il suo stesso istinto, tentando di non cedere ai propri desideri carnali; ma non appena abbassava la guardia tentando di dormire quella sensazione si ripresentava, insieme al ricordo del corpo di Steph ovviamente.

Come avrebbe anche solo potuto guardarlo in faccia? Se le cose prima sembravano farsi difficili, ora stavano proprio precipitando.

In fin dei conti però, Klay era sempre stato bravo a mentire, in qualche modo se la sarebbe anche potuta cavare: ma il dilemma di quella sera incombeva sulle più solide certezze del ragazzo, o meglio, sulla sua convinta eterosessualità.

Sospirò frustrato, prima di brancolare nel buio della stanza in cerca del cappotto; forse fare quattro passi per la città lo avrebbe aiutato a chiarirsi le idee.

 

Stephen si era addormentato prestissimo per via della spossatezza causata dal viaggio, trovandosi sveglio nel cuore della notte a fissare il soffitto.

Si raggomitolò nuovamente su se stesso nella speranza di tornare a riposare, prima di sentire la porta della stanza accanto sbattere improvvisamente.

Si mise a sedere sul letto, corrucciando lo sguardo intento ad elaborare una possibile spiegazione per ciò che aveva provocato quel rumore.

La curiosità lo spinse a fantasticare sul perché quella porta si fosse aperta, se per far entrare qualcuno, o se invece per farlo uscire.

Non sarebbe stato strano vedere Klay in compagnia di qualche avvenente ragazza pronta a tutto per un po' di fama; d'altronde la nomea del ragazzo era molto chiara in merito e nonostante fosse un tipo estremamente riservato, si ritrovava spesso e volentieri circondato da bellissime ragazze che con la scusa di un autografo o una foto, cominciavano a flirtarci languidamente senza alcun filtro.

Al solo pensiero Steph si alzò in piedi, portando l'orecchio alla parete che le due stanze avevano in comune, senza sentire però alcun rumore provenire dall'interno: si diresse così verso il balcone, pensando di riuscire a scorgere l'illuminazione della stanza del compagno.

Si accorse con stupore che le due camere condividevano lo stesso balcone e che Klay ne aveva sicuramente già fatto uso, visti i due mozziconi di sigaretta che giacevano al suolo.

La sua camera era buia, non c'era nessuno all'interno.

Capì che il ragazzo doveva essere uscito.

Si sentì sollevato in parte, anche se cosciente dell'inutilità di quella sensazione: prima o poi sarebbe dovuto succedere e magari la cotta da liceale che si era preso per Thompson sarebbe svanita.

In quel momento, Steph sentì dei passi risuonare dal parcheggio sottostante e affacciandosi dalla balconata riconobbe nell'individuo che si muoveva con estrema cautela il compagno della stanza affianco.

Klay uscì indossando un lungo cappotto scuro, che in combinazione con il cappuccio della felpa lo rendeva invisibile agli occhi dei fotografi appostati dall'altro lato dell'edificio: Steph lo vide dirigersi verso un vicolo che dava sulla via principale, prima di sparire immergendosi nelle ancora affollate vie della città.

 

Le sfavillanti luci della metropoli si riflettevano in modo incantevole nelle acque del fiume, le cui sponde erano attraversate da dei magnifici viali alberati; quella fu la prima meta di Klay, probabilmente una delle cose che più gli erano mancate della sua città.

Un'estrema euforia lo pervase nel vedere che nonostante gli anni, era tutto rimasto come sempre: si sedette su una panchina del viale ad ammirare i movimenti ipnotici delle acque del Willamette, prima di estrarre una sigaretta dal pacchetto nella tasca.

Forse avrebbe dovuto smettere.

Mentre si interrogava sull'opinabile scelta per un giocatore del suo calibro di concedersi questo piacere proibito, intravide nella tasca la luce lampeggiante del telefono:
“Klay sei in camera?”

Era un messaggio di Draymond; gli rispose immediatamente chiedendogli il perché di quella domanda.

“Nulla di ché, ti ho visto uscire e volevo sapere se era tutto ok”

Klay sorrise nel leggere quelle parole, ricordandosi quanto profonda fosse l'amicizia che li legava: per quanto potesse sembrare petulante alle volte, Dray c'era sempre stato per lui, sopratutto nei momenti più bui.

Per questo motivo era spesso estremamente apprensivo nei suoi confronti.

“Si mamma tranquilla va tutto alla grande ;)”

Ridacchiò pensando alla reazione dell'amico, che arrivò senza farsi attendere.

“Siamo simpatici oggi eh? Me ne ricorderò la prossima volta che sei nei casini fino al collo xoxo”

Thompson si lasciò scappare una risatina, rispondendo al compagno che sarebbe tornato il prima possibile: dopotutto erano a Portland per giocare, non certo per farsi una vacanza.

Anche se sarebbe stato magnifico tornare a casa per un po'.

 

Erano ormai le due del mattino, quando Klay arrivò al parcheggio dell'hotel; il silenzio che infestava lo spiazzo aveva lasciato il posto ad una piacevole melodia, che fuoriusciva da un locale jazz posto sull'altro lato della strada.

Il ragazzo si diresse verso l'uscita sul retro, evitando nuovamente i paparazzi appollaiati di fronte all'entrata principale dello stabile.

Il parcheggio era scarsamente illuminato, ma Klay riuscì comunque ad intravedere qualcuno che aveva deciso di sostare al di sotto della tettoia della porta posteriore.

Pensò che fosse Draymond, aspettandosi quindi una lavata di capo per aver fatto così tardi.

Ma man mano che la distanza si accorciava, si accorse immediatamente di essersi sbagliato.

-Ciao Steph-

Il ragazzo alzò timidamente lo sguardo, cercando di nascondersi nella felpa oversize che la squadra gli aveva fornito, rispondendo con un flebile “ hey “.

Nonostante fosse autunno, la fredda umidità della città si fece sentire sul corpo di Stephen, che cercò il più possibile di nascondere i brividi che lo attraversavano.

-Io non...non riuscivo a dormire– mentì spudoratamente. Sarebbe tornato volentieri a letto, ma la pallida possibilità di vedere il vicino di stanza tornare da quella curiosa uscita notturna, era irresistibilmente ammaliante.

Un profondo silenzio piombò tra i due, interrotto solamente dal cenno che fece Klay prima di dirigersi alla porta.

Stephen si voltò abbattuto, pensando di essere un idiota: cosa gli era passato per la testa? Aspettarlo fuori in piena notte per attirare la sua attenzione? Se gli avesse detto la verità avrebbe fatto la figura dello stalker.

-Vuoi salire?-

Klay era fermo sull'uscio, con il braccio appoggiato all'anta della porta ancora aperta.

Il ragazzo fu sorpreso da quel gesto segretamente desiderato e annuì senza esitare, proseguendo all'interno dello stabile.

Entrambi percorsero il lungo corridoio rimanendo in religioso silenzio, prima di raggiungere l'ascensore.

Per quanto fosse un hotel di lusso, risalire cinque piani richiedeva comunque molto tempo, tempo che Klay impiegò cercando di rimanere impassibile di fronte alla persona che solo qualche ora prima aveva accidentalmente visto senza veli.

Tutto stava andando per il meglio, quando a cavallo tra il terzo e quarto piano, l'ascensore ebbe uno scossone improvviso, cosa che fece aggrappare Stephen inavvertitamente al braccio del compagno vicino: il cuore di Klay saltò un battito nel sentire la presa del ragazzo irrigidirsi su di se.

Steph alzò confusamente lo sguardo, trovandosi faccia a faccia con gli occhi spalancati di Klay.

L'impianto ripartì immediatamente, cosa a cui i giocatori, entrambi con il cuore in gola, non fecero caso: il tempo sembrava essersi fermato, dal momento in cui i loro sguardi si erano intrecciati.

Quell'attimo sembrò eterno.

La mano di Steph era ancora avvinghiata saldamente al braccio di Klay, quando le porte automatiche si aprirono; solo il suono che avvisava l'arrivo al quinto piano fece ricomporre Stephen, che si avviò incespicando verso la propria stanza, sbattendo velocemente la porta verso di se.

Klay inserì la chiave magnetica della 235, restando in piedi nella camera buia, con lo sguardo fisso nel vuoto.

 

“Devo vederlo”

 

Stephen fece un respiro profondo per scaricare la tensione, prima di aprire la porta scorrevole che dava sul balcone.

Nello stesso istante, Klay attraversò la stanza senza indugiare, anche lui diretto verso il terrazzo.

Non appena avevano messo piede nelle rispettive stanze, entrambi avevano realizzato le medesime intenzioni.

Si sarebbero incontrati lì.

 

La luna si fece spazio tra la coltre di nubi, illuminando pallidamente tutti gli anfratti dell'edificio, compreso il candido balcone comunicante della 233/235.

Klay pensò di poter vomitare, vista la mole di ansia che si accese in lui nel momento in cui Stephen varcò quella porta: la luce lunare gli donava davvero bene.

Si trovarono uno di fronte all'altro, in silenzio.

Qualsiasi parola sarebbe stata di troppo.

Steph studiò il compagno che gli si ergeva di fronte, notando che non si era nemmeno tolto il cappotto, prima di precipitarsi lì.

Si osservarono per qualche istante, prima di varcare una dimensione totalmente nuova: ciò che avevano da tempo desiderato era lì davanti ai loro occhi, immerso nella solitudine di una notte dell'Oregon,

Steph aprì la bocca, ma senza emettere alcun suono; avrebbe voluto parlare di qualcosa, di qualsiasi cosa, ma si bloccò di fronte a ciò che Klay aveva deciso di essere quella sera: non sapeva se fosse merito dei suoi profondi occhi scuri, o se fosse a causa del suo viso perfettamente scolpito, ma il fascino di quel lato così misterioso che il ragazzo gli stava porgendo ebbe il potere di farlo congelare su due piedi.

Come una violenta scarica elettrica, gli sguardi dei due si ritrovarono ancora una volta, non lasciando oramai più spazio all'esitazione: Klay si avvicinò, accarezzando delicatamente i capelli di Stephen, che senza indugiare portò le braccia al collo del ragazzo, suggellando quel prezioso momento con un caldo, umido e attesissimo bacio.

In un attimo, i loro tiepidi respiri si sovrapposero sulle labbra ancora pressate l'una sull'altra.

Klay riuscì a percepire distintamente la muscolatura della schiena di Stephen, sentendosi lentamente irradiare da un brivido di piacere indescrivibile.

Anche il maggiore si lasciò cullare da quel momento, passando istintivamente una mano tra i soffici capelli ricci del ragazzo, che non sembrò disprezzare quell'impeto passionale.

Passarono alcuni minuti prima che i due giocatori, entrambi ancora troppo succubi l'uno dell'altro, si scostarono per riprendere fiato.

Steph sentì immediatamente la mancanza delle calde braccia di Klay, percependo la fredda brezza autunnale tornare ad avvolgerlo.

Si guardarono per un'ultima volta sorridendo impercettibilmente, prima di separarsi definitivamente, ognuno allontanandosi silenziosamente verso la propria stanza.

-Notte Steph- Si sorprese di dire Klay, voltandosi verso il compagno, che si fermò sull'uscio.

-Buonanotte Klay- sorrise sinceramente nel dirlo, non sentendosi così felice da tanto tempo.

Rimasero entrambi svegli nei rispettivi letti, a fissare la pallida luna che li aveva illuminati quella sera.


Se solo avessero potuto essere altre persone, in un altro luogo, in un altro tempo.
 


Salve a tutti!
Volevo comunicarvi che d'ora in poi pubblicherò il venerdì, visto il ritardo mostruoso in cui ho postato gli ultimi due capitoli.
Spero che la storia vi stia piacendo, soprattutto quest'ultimo capitolo in cui le cose si fanno più intense tra i due :)
Alla prossima!
-inkandaliens
   
 
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