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Autore: EleWar    02/06/2019    4 recensioni
"No Sugar, non ne ho mai avuto uno anche perché per me i tatuaggi sono un po’ come i legami…sanno di ‘per sempre’"
Che significato può avere un tatuaggio?
Ecco un'altra storiella per voi, spero che vi piaccia ^_^
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Miki, Ryo Saeba, Umibozu/Falco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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Bene, eccoci a questo nuovo capitoletto (un filino più lungo degli altri, ma solo per puro caso....).
Dopo tanto spiarsi a vicenda e la faccenda del divano....come affronteranno la questione?
Leggete e vedrete.
Come sempre un GRAZIE a lettere cubitali a chi legge e a chi commenta.
Vi lovvo <3
Ele



Cap. 6 La sfida
 
L’incanto si era irrimediabilmente infranto e i due, pieni di imbarazzo, pensarono bene di girarsi alla larga per un po’.
Kaori seguì l’andirivieni dell’idraulico, che ci mise tutto il pomeriggio per aggiustare il guasto, Ryo passò il suo tempo esercitandosi al poligono.
Per cena raggiunsero in macchina Miki e Falcon, al Cat’s eye, senza troppo parlare, ancora turbati dall’episodio del divano.
In compagnia degli amici riuscirono a comportarsi più o meno come al solito, anche se Miki, ma soprattutto Umibozu, che perdendo quasi totalmente la vista aveva affinato tutti gli altri sensi, percepiva qualcosa di strano fra i due.
Ma, in un attimo che le due donne rimasero sole, fu Miki a chiedere a Kaori:
“Allora? Novità? Vi vedo strani…”
Prima ancora che la sweeper rispondesse, il suo rossore rivelatore aveva già detto tanto.
In ogni caso raccontò all’amica gli ultimi sviluppi, e quel quasi bacio del pomeriggio.
Miki saltò su entusiasta, attirando l’attenzione degli uomini che, poco distanti bisticciavano come di consueto, Kaori arrossì ancora di più e le fece segno di parlare a bassa voce.
La bella barista, ormai sussurrando disse, compiaciuta:
“Lo vedi che avevo ragione? La storia del tatuaggio, in qualche modo, vi sta dando una mano… Brava, continua così!”
“Continua così a far cosa?”
“A provocarlo, a sedurlo, vedrai che presto cederà”
“Ma-ma io non ho fatto niente!”
“Vedrai, vedrai…. non mollare proprio ora!”
Kaori era perplessa ma non aggiunse altro.
 
Il viaggio di ritorno li vide leggermente più disinvolti dell’andata, ma di certo entrambi non potevano non pensare alla scena del divano e alle inevitabili implicazioni.
Una volta a casa si salutarono velocemente però, ed ognuno raggiunse la sua stanza.
 
Kaori stentava ad addormentarsi perché aveva la testa piena dei discorsi di Miki, e soprattutto dopo l’episodio della doccia, non era più tanto tranquilla.
Si sentiva spiata e sapeva che Ryo non si sarebbe fermato, finché non avesse visto il suo tatuaggio.
“Oddio che situazione incresciosa”, pensò.
Si era appena appisolata quando sentì uno strano scricchiolio provenire dal suo armadio.
Nel buio spalancò gli occhi.
Ryo.
Non poteva che essere lui.
Con un agile balzo scese dal letto e si precipitò a spalancare le ante dell’armadio, dentro il quale, ovviamente, ci trovò il suo socio.
Questo iniziò a ridacchiare nervosamente, ma Kaori l’aveva già avvolto e impacchettato per bene, nel solito futon, e scaraventato di fuori dalla finestra, prima ancora che potesse dire una sola parola.
In quella notte calda, Kaori indossava una lunga t-shirt che le faceva da camicia da notte, e quando alzò una gamba per appoggiarla sul davanzale della finestra, per darsi la spinta necessaria a lanciare nel vuoto il suo socio-salame, regalò a Ryo la visione celestiale delle sue lunghissime gambe.
Ancora una volta era inconsapevolmente sexy, e a Ryo non dispiacque trovarsi in quella posizione privilegiata: un largo sorriso da scemo, andò a deformare il suo bel viso.
Stavolta però, Kaori si accorse dello sguardo sognante del suo partner, e ripensò alle parole della sua amica Miki.
Doveva mettere in pratica i suoi consigli.
Sfruttando la sua posizione di potere – in tutti i sensi-, sempre con la gamba appoggiata al davanzale, chiese a Ryo:
“Insomma, si può sapere cosa ti è preso?”
“Ma niente, niente…perché devi sempre pensare male?”
“Perché  mi stai spiando in quel modo? Cosa vuoi da me?”
Silenzio
“Allora?”
Incalzò, mentre con apparente noncuranza, si alzava un po’ di più la parte inferiore della maglia, scoprendo così ancora di più parte della coscia.
Stava funzionando, perché vide Ryo intensificare la sua espressione ebete, non poteva crederci!
La stava guardando come guardava tutte quelle belle donne che erano transitate nella loro vita.
Allora la desiderava?
Riprese:
“Se non voi restare lì tutta la notte, dimmi perché mi stai spiando”
“Prometti di non prendermi a martellate?”
“Promesso” tanto Kaori sapeva già il motivo del suo comportamento.
“Ora però fammi rientrare”
“Ok allora ti tiro su”
E lo issò fin dentro la sua camera, ma lo lasciò ancora involtolato.
“Potresti anche liberarmi, ora, non credi?”
“No, ancora no”
E fece per risistemarsi la maglietta, lasciando intravvedere che non portava il reggiseno.
Ryo era completamente avvinto dalla sua socia che gli domandò:
“Te lo chiedo di nuovo, perché mi stai spiando?”
“E’ per via del tuo tatuaggio… vorrei vederlo. Me lo faresti vedere?”
“No assolutamente!”
“Ma come? Dai dai, perché no?”
“Perché ….” ma Kaori arrossì violentemente e Ryo ebbe la certezza che fosse nascosto in un posto proibito.
Questa constatazione acuì la sua curiosità e il suo desiderio.
Decise di giocarsi il tutto per tutto e prese ad insistere:
“Ma io lo voglio vedere! Ti prego, ti prego Kaoruccia del mio cuore, ti prego, fammelo vedere” con gli occhi a cuoricino.
Kaori seppur al limite del collasso per troppo turbamento, e soprattutto perché non era abituata ad essere così civettuola, constatò che Ryo finalmente era in suo potere.
Miki aveva ragione.
Se anche non frignava per voler vedere il suo corpo nudo, desiderava tantissimo vedere il suo tatuaggio… che poi il risultato era il medesimo, visto il posto in cui si trovava.
Bene, avrebbe sfruttato questa situazione, anche solo per prendersi qualche rivincita.
“Sei proprio deciso a vederlo?” chiese.
“Sì sì farò tutto quello che vorrai”
Bingo!
Erano queste le parole che lei si aspettava.
“Veramente farai tutto quello che vorrò?” ormai l’aveva detto, voleva proprio vedere se si sarebbe tirato indietro.
“Sarò il tuo schiavo!”
“D’accordo allora…. ti sottoporrò a delle prove, se le supererai, prometto che ti lascerò vedere il mio tatuaggio”
Era fatta.
“Cosa aspetti a liberarmi? Dai mettimi alla prova”
“Un momento, quanta fretta! Liberare ti libero, ma lasciami del tempo per pensare. Soprattutto mi prometti che giocherai pulito e non mi spierai ancora? Ti avverto che se ti dovessi sorprendere un’altra volta, il nostro accordo andrà in fumo… e tu non potrai vederlo mai più!”
Mai più.
Ryo deglutì.
“Hai la mia parola”.
Ci aveva preso gusto a spiare la sua dolce Kaori, gli piaceva tantissimo, lo elettrizzava, e poi in quegli ultimi giorni si era acceso quello strano desiderio verso di lei, che lo esaltava e lo confondeva allo stesso tempo.
Sarebbe stato difficile resistere senza fare il maniaco.
Ma ormai aveva promesso.
 
Kaori lo liberò e lui ripresosi, un attimo prima di uscire dalla sua stanza, la guardò intensamente e le disse:
“A domani, Sugar. Vedrai di cosa sarò capace”
Stavolta fu il turno di Kaori di deglutire a fatica.
Un brivido profondo le scese giù lungo la schiena.
Sotto quel suo sguardo si era liquefatta, e se Ryo le avesse chiesto, con quello stesso  tono di voce, di voler vedere il suo tatuaggio, l’avrebbe accontentato seduta stante.
A quel pensiero si nascose il viso con le mani arrossendo fino alle orecchie.
Ma cosa stava succedendo fra loro due?
A quale gioco pericoloso avevano iniziato a giocare?
 
Tornò a letto più turbata che mai.
Continuava a rigirarsi e rigirarsi nel letto e la testa pareva scoppiarle.
Tutti quei discorsi, l’imbarazzo che le procurava quel maledetto tatuaggio che Ryo si era incaponito di vedere, quel tête-à-tête sul divano nel pomeriggio… aveva improvvisamente caldo, troppo caldo.
Cercò di calmarsi.
Doveva ancora trovare le famose prove da far fare a Ryo.
Magari queste lo avrebbero dissuaso dal suo intento… c’era ancora una speranza.
Però non poté impedirsi di ripensare allo sguardo adorante del suo socio, quando l’aveva guardata… sì poteva dire che un po’ la desiderava.
E questo era tanto per lei.
Cullata da questo pensiero si addormentò infine, col sorriso sulle labbra.
 
Ryo dal canto suo non andò subito in camera.
Salì in terrazza in cerca di frescura, e a fumarsi una sigaretta.
Anche lui era turbato, non ne era uscito indenne da quella burrascosa giornata.
Si rese conto, quasi all’improvviso, che più passavano i giorni e meno riusciva a trattenersi dal saltare addosso alla ragazza che aveva rubato il suo cuore.
Il desiderio di scoprire dove e come fosse quel maledetto tatuaggio, si era confuso con un ben altro desiderio che…era di tutt’altra natura.
Non poteva più negare di sentirsi attratto da colei che, forse, dormiva beata al piano di sotto.
Era riuscito a controllarsi tutti quegli anni, perché indubbiamente, fin dal primo giorno che si erano visti, gli era piaciuta tantissimo, ma era ancora una ragazzina, all’inizio, e poi era la sorella del suo migliore amico, e dopo ancora era diventata la sua assistente e poi e poi….
Ma certe cose non possono nascondersi troppo a lungo.
Come un fiume che trovando la strada sbarrata, scompare nel sottosuolo, fino a quando ritrovando la via per la superficie, riemerge prepotentemente e travolge tutto al suo passaggio.
Il volersi privare di un qualsiasi contatto fisico, che non fosse quello di ricevere da lei pugni, schiaffi, calci, o quello legato al loro pericoloso lavoro, quando si trovavano a rotolare a terra per scampare ad una raffica di proiettili, quando correva a liberarla dopo l’ennesimo rapimento, limitandosi ad una pacca sulle spalle, o a qualche abbraccio fraterno, allo scompigliarle i capelli, come si farebbe con un fratello minore, o appoggiarle un braccio intorno alle spalle, a cui lei rispondeva magari prendendolo a braccetto, …. beh non aveva fatto altro che accrescere il bisogno di avere qualcosa di più.
A nulla valeva bramare altri corpi, magari più disponibili, accessibili, quando quello che più sognava era sì a portata di mano, ma totalmente proibito… e questo perché lo aveva deciso lui, se lo era imposto.
Ryo andava matto per le donne attraenti, e ne era sempre a caccia, eppure la più bella e la più affascinante viveva sotto il suo stesso tetto, lavorava accanto a lui, rendeva la sua vita vivibile, anzi…era la sua vita.
Per non cedere alla tentazione, aveva anche deciso che lei fosse brutta, poco desiderabile, un travestito, un uomo mancato…. e glielo diceva pure.
Ma tutto questo era solo per auto-convincersi, per non vedere la realtà, così evidente, così prorompente.
Osava negare l’innegabile.
E Kaori si era fatta, se possibile, sempre più bella perché più donna: era sbocciata sotto i suoi occhi, anzi sotto gli occhi di tutti.
Se ne era accorto subito Mick quando, in poco tempo, aveva perso la testa per lei, quando aveva visto anche oltre quella sua fresca bellezza.
Perché Kaori era bella anche dentro.
Il suo grande cuore accoglieva tutti, era generosa, era sempre pronta a spendersi per chiunque fosse in difficoltà.
Riusciva a provare empatia anche per l’affascinante cliente di turno che, seppur insidiata dalle brame di Ryo, finiva sempre per innamorarsene.
Ryo sospirò.
Aveva il sentore che dopo tanto immobilismo, qualcosa stesse per succedere, come sarebbe andata a finire?
Si sentiva insicuro, lui che era abituato ad avere sempre la situazione sotto controllo, ma allo stesso tempo era fiducioso.
Quando c’era di mezzo la sua amatissima socia, tutto finiva per sistemarsi nel migliore dei modi, perché, ebbene sì, lei aveva anche questo potere.
In un certo senso, rinfrancato da queste riflessioni, si decise a rientrare in casa.
Chissà cosa aveva in mente da fargli fare.
Sorrise divertito, la sua socia sapeva anche essere diabolica.
   
 
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