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Autore: EcateC    02/06/2019    1 recensioni
Ci sono molte regole non scritte nel manuale di istruzioni dei Death Note. Tra queste ce ne una, la cui diffusione nel mondo umano è stata rigorosamente vietata agli Shinigami. La Death Eraser permette di cancellare qualsiasi nome iscritto nel Death Note. Non importa se la mano dello scrivente sia stata umana o divina: la Death Eraser riporta in vita la vittima, purché la morte di quest’ultima non abbia coinciso perfettamente con quella che sarebbe stata la sua morte naturale.
What if ambientata poco prima della morte di L, che trae le basi da un unico fatto inventato: l'arrivo anticipato di Near e Mello in Giappone.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: L, Light/Raito, Mello, Near, Watari | Coppie: L/Light, Mello/Near
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Mi avevi promesso che li avresti tenuti fuori da questa storia, me lo avevi promesso, Watari!-
-L…-
-Andrò io a prenderli in aeroporto e Light verrà con me- ordinò L perentoriamente, parlando via chat -È bene che Light li conosca subito, così da non farsi venire inutili sospetti-
-Non capisco, L- gli rispose Watari -I sospetti gli verranno proprio se li conosce. Non è meglio tenerli nascosti?-

-No. Light ha una fitta rete di informatori, alcuni dei quali non sono di questo mondo-
Watari esitò prima di rispondergli, e L interpretò questa sua titubanza come un suo momento di terrore, paura. E in effetti…
-Stai parlando degli Shinigami, vero?- scrisse il vecchio.
-Sì. Non sappiamo quanti sono, non sappiamo se stanno tutti dalla sua parte o se sono pericolosi per gli umani, ma vale la pena cautelarsi. Ora devo andare- L chiuse precipitosamente la conversazione, bloccando la tastiera del cellulare.

 

Gli Shinigami.

Sembravano creature dell’orrore, mostri dell’oltretomba sorti dai più agghiaccianti e visionari incubi dei bambini, eppure esistevano, erano reali.
Tra tutti i criminali abominevoli che L aveva sfidato, gli omicidi efferati, le torture brutali e spietate, quegli esseri erano senza dubbio ciò che lo aveva spaventato di più.
Vedere a tredici anni un cadavere mutilato e sodomizzato era stato niente in confronto a Rem, la Shinigami bianca.
Una creatura non di questo mondo, alta quasi tre metri, scheletrica e pericolosamente ostile, che si era rifiutata di collaborare con lui in modo sufficientemente esplicito per allarmarlo. Era, in altri termini, la più grande minaccia che L avesse mai fronteggiato in vita sua. Anche il buon Watari aveva avuto il suo momento di panico, dopo che l’aveva vista. Un conto era vedere dei cadaveri sgozzati, un conto era trovarsi di fronte un vero dio della morte. 
Da quando l’aveva vista, l’insonnia del giovane detective era peggiorata, mentre quella di Light era migliorata. C’erano troppi tasselli che non si incastravano al loro posto, troppe cose inspiegabili.
A L non sfuggiva nulla, e aveva notato che l’unico ad essere stato del tutto immune dall’aura spaventosa di quel mostro era stato, guarda caso, Light Yagami.
Infatti sopra l’elicottero, dopo che Kyosuke Higuchi era stato arrestato e aveva rivelato loro l’esistenza del Death Note, Light non aveva fatto una piega. Non aveva avuto la benché minima reazione alla vista della mostruosa Rem, aveva solo sbarrato gli occhi, come se fosse stato folgorato da un ricordo. E da quel momento il suo sguardo era cambiato, di nuovo.
C’era qualcosa che non andava, lo schema mentale che L si era costruito aveva una falla, ma per quanto il giovane si sforzasse, non riusciva proprio a colmare la lacuna.
“Eppure sento che è qui, ce l’ho davanti agli occhi” pensava frustrato durante la notte, mentre Light dormiva placidamente “Cosa non vedo? Cosa manca?”
Era come unire i puntini per formare un disegno: L aveva già intuito che forma avrebbe assunto l'immagine, ma non trovava gli ultimi tre puntini per dimostrarlo.
“Cosa manca, cosa manca, cosa manca!?” forzò disperatamente il cervello, afferrandosi i capelli spettinati tra le mani “Cosa non vedo?”
-Posso aiutarti?-
L spalancò gli occhi pesti e dilatati e spostò di scatto lo sguardo, intravedendo nel buio che Light era sveglio.
-Gli ultimi puntini- gli rispose in modo sconclusionato -Sei stato bravo, davvero, davvero bravo-
-Puntini di cosa?- sorrise Light, anche se aveva vagamente intuito -Devi dormire, Ryuzaki, o finirai per perdere il senno-
Più che un consiglio da amico, a L era sembrata una premonizione vera e propria. Prese il cellulare e iniziò a scrivere un messaggio.
-A chi scrivi adesso?- domandò Light, con un occhio aperto e uno chiuso.
-A una ragazza- mentì L sfacciatamente.
Light gli lanciò uno sguardo, sorpreso -E dove l’avresti conosciuta? In un obitorio?-
-Su internet-
Il giovane ridacchiò -Dai, Ryuzaki, non farmi ridere. Non sei il tipo da queste cose-
L non cambiò espressione -Potresti rimanerne stupito, Light-Kun-
-Verrò io a prendervi e vi darò il quaderno- digitò nel frattempo -Ci sarà anche lui-
Non voleva ammetterlo, ma L era contento che Near e Mello stessero arrivando. D’altronde, se Light poteva contare sul contributo degli Shinigami, lui poteva ben chiedere aiuto ai suoi due amici plusdotati.

 

 


Due ragazzini erano appena sbarcati nell’Aeroporto Internazionale di Tokyo Haneda.
Il più piccolo non doveva avere più di dieci anni e aveva tutta l’aria di essere albino, anche se gli occhi scuri ne tradivano l’assunto. Il secondo era un adolescente androgino e imbronciato, talmente bello da sembrare una fanciulla. Entrambi attiravano gli sguardi dei viaggiatori come se fossero due marziani appena sbarcati sulla terra. E in effetti erano piuttosto stravaganti, e non solo per il loro inconsueto aspetto fisico. Near indossava una tuta bianca simile a un pigiama, Mello all'opposto aveva abiti fascianti e trasgressivi, che richiamavano la moda gotica e che esaltavano in modo sfacciato la sua figura minuta.
-Dovrebbero essere già qui- esclamò quest’ultimo, addentando una barretta di cioccolato. Near si guardava intorno, prendendo per mano il suo amico. L’aeroporto era così gremito che sembrava un formicaio e i giapponesi correvano da una parte all’altra con valigette e valigione, tutti con una fretta del diavolo. I due uscirono dalla zona arrivi e si guardarono intorno circospetti, il loro sguardo cattivo saettava da una parte all’altra senza sosta.
-Quanto vorrei avere una pistola- sibilò a Near -Mi sento inerme così-
-Non eri cintura nera di judo?- gli rispose il bambino, con sottile ironia.
-Sì, ma preferirei una calibro 22 alle mie mani nude. Stiamo pur sempre parlando di Kira-
-Nel caso, puoi ficcargli un braccio del mio robot in un occhio- propose Near.
Mello guardò il robot giocattolo -Nel caso...-
Da quando avevano letto l’ultimo messaggio di L, infatti, i due ragazzini erano diventati paranoici e avevano trascorso il viaggio fremendo come se fossero sui carboni ardenti. Sapevano che sarebbe venuto anche il primo sospettato di L, ma non sapevano cosa aspettarsi, se un brutto ceffo, una vedova nera o magari un ninja psicopatico. Sicuramente, però, Kira doveva essere qualcuno di insospettabile, qualcuno a cui non penseresti mai in normali circostanze.
-Se mi prendessi sulle spalle…- tentò Near.
-Scordatelo- 
Near alzò gli occhi al cielo ma non replicò. Sembrava e si comportava come un bambinetto, aveva perfino due giocattoli sotto braccio, eppure il suo sguardo penetrante e la sua lingua scaltra contraddicevano in toto le apparenze.
-Ricordati che Kira non sa che parliamo il giapponese-
-Lo so, lo so- rispose Mello, secco -Ma se fra dieci minuti non sono arrivati, io torno in Inghilterra-
-E lasci a me tutto il divertimento?- lo provocò Near.
Il biondo fece un ghigno -Tu non sai neanche cos'è il divertimento-
-Via, Mello. Credi che non sappia che cosa fate tu e Matt quando vi chiudete in bagno?- gli rispose con tono scafato -Non sono mica L-
-Purtroppo, aggiungerei-
I due ragazzini si voltarono di scatto e rimasero attoniti. C’era L davanti a loro, e alla sua sinistra un ragazzo alto e di bell’aspetto, distinto e decisamente insospettabile.
-Ciao, fratellini- esclamò L in inglese, sventolando una mano per disincantarli. Near forzò un sorriso, Mello invece rimase a bocca aperta.
-Ciao, L- esclamò Near in modo serioso, cercando di non fissare Light -Come va?-
-Sono vivo- gli rispose, incolore.
-…E ammanettato- aggiunse Mello, guardando interessato le loro manette.
-Ci sei mancato molto- continuò Near -La Wammy House era diventata noiosa senza di te. Vincevo sempre tutto io-
-Come, prego?- ringhiò Mello, accecato come al solito dall’invidia -Ma se hai vinto sì e no una partita a scacchi!-
-Ti ho dato scacco matto al Re dopo venti minuti- lo fomentò Near, orgoglioso -Per non parlare del torneo di matematica e fisica-
-Su, non litigate…- cercò di intervenire L, mentre Light li guardava con supponenza.
Mello si irrigidì -Hai vinto quel torneo solo perché io e Matt non siamo riusciti a partecipare-
-Non avete partecipato perché sapevate già che avrei vinto io
-Basta, adesso- li sgridò L, frapponendosi -O devo forse ricordarvi chi è il più intelligente, qui!?-
“Io” pensò allegramente Light, che li osservava come se fossero tre nullità mal assortite. 
-Ti chiedo scusa Light-Kun- lo disincantò L, fulminando con lo sguardo i due ragazzini -Di solito queste cose non capitano in pubblico-
-Figurati, non fa niente- gli rispose Light, gentilmente -Un po' di sana competizione non fa mai male-
Trattenne a stento un sorriso di compiacimento: se quei due ragazzini erano una minaccia, allora lui era davvero un dio. Li guardò, il ragazzo biondo ed effemminato aveva una barretta di cioccolata in mano e il più piccolo non uno ma ben due giocattoli che faceva roteare per aria.
“Mocciosi, sono proprio due stupidi mocciosi” pensò divertito “E dire che mi ero perfino preoccupato”
Cercò di indietreggiare solo che, così facendo, palesava ancora di più la catena delle manette, che stava cercando disperatamente di tenere raggomitolata nella manica. I passanti infatti rimanevano scandalizzati in modo vergognosamente equivoco quando le vedevano, ma il giovane Kira cercava di non farci troppo caso, proprio come non ci faceva caso quello stravagante di L. 
Lo guardò mentre abbracciava goffamente il più piccolo dei due, in ginocchio per arrivare alla sua altezza. Era talmente preso dall'osservare i suoi modi rigidi e impacciati che non si era accorto che L gli aveva lestamente infilato un pacco regalo dentro lo zainetto. Un pacco regalo contenente un quaderno.
-E tu? Non mi saluti, Mello?- esclamò L all’altro fratellino, che stava esaminando Light di nascosto.
-Non sono un cane, non ti faccio le feste- rispose costui, polemico -Piuttosto, perchè non ci presenti il tipo cinese ammanettato con te?-
Light trasalì e si voltò verso di lui, inferocito.
-Giapponese!- ringhiò subito nella loro lingua, l'inglese -Siamo in Giappone, se non te ne sei accorto-
-Pardon...- lo provocò Mello, con un ghigno cattivo -Sai, il jet lag-
-Ti chiedo scusa per Mello- esclamò L a Light, in giapponese -È sempre stato il ribelle del gruppo-
Light lo fulminò con lo sguardo. “Il ribelle e il primo a morire” pensò, stizzito “E poi… Mello? Che razza di nome è? Non mi pare un nome occidentale. Deve essere sicuramente uno pseudonimo. Bravo, L, non ti sfugge proprio niente”
-Non fa niente, Ryuzaki-
-Comunque, permettimi di presentarti Mello e Near- disse L, indicandoli -Ragazzi, lui invece è Light Yagami-
Light forzò un sorriso e tese loro mano. 
Non poteva neanche immaginare di essere accerchiato dai tre migliori detective del mondo.

 



 
-Uffi! Ma dov’è Light!?-
-Te l’ho detto, Misa Misa- esclamò Matsuda, servizievole -È dovuto uscire con L-
-Non è giusto! Light passa più tempo con L che con me!- strillò, pestando i piedi.
-Cerca di capire, L crede che lui sia Kira…-
-L sbaglia!- gracchiò la ragazza.
-Le congetture di L si sono sempre rivelate impeccabili, signorina Amane- si intromise Watari, gentilmente -Temo che anche questa non farà eccezione-
-Quindi, anche secondo lei mio figlio è Kira?- intervenne il vecchio Yagami, padre di Light. Watari lo guardò dispiaciuto, il povero commissario aveva una bruttissima cera e non si era ancora ripreso dai cinquanta giorni di reclusione che si era imposto di trascorrere.
-La mia opinione non conta, signor Yagami- cercò di svincolarsi Watari -Conta quella di L e degli altri ragazzi-
-Quali altri ragazzi?- domandò Misa, per una volta chiedendo qualcosa di intelligente.
-Voi membri dell’intelligence, naturalmente- mentì, furbo.
-Va beh, è inutile che io stia qui se non c’è Light- decise la ragazza, alzandosi in piedi -Matsuda, portami a casa. Voglio farmi un bagno-
-Sì, ehm… Mi mancano gli ultimi cinque blog pro Kira e poi arrivo. L mi ha dato l'ordine di bloccarli tutti-
-E quanto tempo ci impiegherai?- domandò Misa, insofferente -Ma perchè non posso andare a casa da sola?-
-Perché gli umani sono spietati e pericolosi- esclamò una voce profonda, bassa e inquietante.
I membri del nucleo investigativo si voltarono di colpo verso la spaventosa Shinigami Rem, che aleggiava come un fantasma davanti ai loro occhi. Si alzarono tutti in piedi e indietreggiarono istintivamente, goffamente. A un paio di agenti scappò perfino un gemito di terrore. Naturalmente, L e Watari non erano stati gli unici a rimanere scioccati da quella scoperta oltretombale, anzi, si può dire che erano stati quelli che avevano reagito meglio.
Rem comunque non ci fece troppo caso e li guardò uno a uno, seria e austera come al solito.
-Dove si trova il mio Death Note?- domandò loro, non vedendolo e non percependolo da nessuna parte nella stanza.
-L’hanno… L’hanno preso L e mio figlio- le rispose Soichiro Yagami, il più ardito del gruppo, nonché padre di Light -Ma non… Ecco, torneranno presto-
-E dove sono andati?- domandò lei.
-Mi hanno fatto un favore e hanno sbrigato una commissione per mio conto- intervenne Watari -Ci sarei dovuto andare io, ma i giovani avevano voglia di uscire-
Rem non rispose e spostò lo sguardo sul tremante Matsuda, che tratteneva ferma una sorridente Misa. Il poliziotto deglutì, intimorito.
“Cosa hai in mente, Light Yagami?” pensò la Shinigami, dando loro le spalle.
Non lo sapeva, ma era L ad avere in mente qualcosa.
 

 
Dall’aeroporto erano partite due automobili, per la precisione due Rolls Roice. L e Light salirono nella prima, Near e Mello nella seconda. Questi ultimi infatti erano diretti da un’altra parte, più precisamente nell’appartamento privato di Watari, dove avrebbero vissuto. 
Tutto era andato come preventivato. L, mentre fingeva di abbracciare Near, era riuscito a passargli il Death Note senza farsi notare da Light, infilandoglielo dentro lo zainetto ricolmo di pretestuosi giocattoli. Mello e Near, da parte loro, avevano visto Light e avevano cercato di tracciare il suo profilo psicologico, facendosi un’idea di che persona fosse.
-Davvero convincente la litigata che avete improvvisato- digitò L sul cellulare, nel loro gruppo chat -Ben fatto, fratellini-
-A chi scrivi?-
-A un collaboratore tedesco- rispose L a Light, mentendo parzialmente -Per un caso di cui mi sto occupando parallelamente a questo di Kira. Niente di che-
-Parli tedesco?- domandò Light, lanciando con finta indifferenza uno sguardo sullo schermo.
L annuì -Sono poliglotta-
-Ammetto che non è stata poi tanto improvvisata…- gli arrivò la risposta di Mello, in tedesco come si erano accordati -E comunque, quello scacco matto non era valido-
-Questo quaderno è la cosa più straordinaria che abbia mai visto in vita mia. E anche il tuo sospettato è interessante, L- scrisse Near, ignorando il messaggio del suo compagno di posto -Sembra perfino intelligente. Ti sei accorto che non ti perde di vista?-
L si voltò a guardare Light, il quale spostò subito lo sguardo verso il finestrino.
-Ci teniamo d’occhio a vicenda-
-Ma quelle manette sadomaso?- digitò Mello, sorridendo.
-Piantala, Mihael- scrisse Near.
-Non sono sadomaso. Servono per le indagini- rispose invece L, compassato -Per tenere Light sempre sotto controllo-
-Scopate?-

L sgranò gli occhi e appoggiò un attimo lo schermo del cellulare sulla coscia, imbarazzato. 
-Tutto bene?- gli chiese Light, pigramente.
Il detective cercò di annuire in modo convincente -Sì, tutto bene-

-Non ci credo. L scopa-
-Quindi, per ricapitolare- Near cambiò prontamente discorso -Kyosuke Higuchi, colui che era Kira, è morto di arresto cardiaco subito dopo che Light Yagami si era impossessato del Death Note?- 
-Esatto- gli rispose il detective, sempre per messaggio -Circostanza strana, vero? Senza contare che nello stesso momento Light ha avuto anche un improvviso mutamento di personalità. Ho visto la sua anima rimpicciolirsi nei suoi occhi-
I due ragazzini non risposero, L li immaginò molto perplessi.
-Ciò che stride- aggiunse, per correggere il tiro -È solo la regola dei tredici giorni, il resto torna- 
-Allora significa che è falsa. Basta imporre a qualcuno di scrivere un nome nel Death Note e verificare se dopo tredici giorni muore oppure no. Semplice- digitò Mello, addentando l’ennesima barretta di cioccolato -Comunque L, sul serio? “La sua anima  rimpicciolirsi nei suoi occhi”?-
-Dormo su una sedia- L si sentì costretto ad aggiungere.
-Certo-
-Ti sapremo dire se la regola è falsa- scrisse invece Near.

 

-Perdonami, Ryuzaki, ma mi sento un po’ preso in giro. Perché siamo venuti a prenderli, facendo ben tre ore di viaggio, se poi loro hanno preso un’altra auto?- borbottò Light.
-Perché volevo salutarli- gli rispose L, cancellando per sicurezza tutta quella breve corrispondenza -Temo che non li rivedrò mai più-
Light lo guardò di sbieco -E perché mai?-
-Perché presto morirò-
Light ammutolì e tra di loro calò il silenzio, interrotto solo dal rumoroso scartamento di uno snack al cioccolato. Un silenzio inquieto, asfissiante, tanto che l’autista guardò dallo specchietto retrovisore se andasse tutto bene.
-Cosa? Ma… Cosa dici- esclamò Light, dopo un attimo di esitazione -Certo che non morirai, che sciocchezza!-
-Carino da parte tua rassicurarmi- lo contraddisse L, apparentemente tranquillo -Ma te l’ho già detto, presto ci dovremo dire addio-
“Sta mentendo. Vuole mettermi alla prova, vuole solo provocarmi” rifletté Light, concentrandosi.
-E allora farò di tutto per evitare che ciò accada- soggiunse Light, mendace -Non voglio dire addio al mio migliore amico-
Sta volta fu L a rimanere sbigottito -Tu mi consideri il tuo…?-
-Ma certo, Ryuzaki- lo anticipò, facendogli un sorriso di gesso, insincero -Non sei il solo ad aver avuto pochi amici nella sua vita. Magari, quando finalmente capirai che io non sono Kira, potremo anche uscire senza manette-
Se non avesse avuto l’Asperger, L sarebbe arrossito -Magari- sussurrò -Ma temo che non potrà accadere-
-Potresti rimanere sorpreso- soggiunse, ripetendo le stesse parole che aveva usato lui la mattina precedente. Iniziò quindi a ragionare, a cercare una spiegazione. O L era del tutto privo dell’istinto di sopravvivenza, o aveva in mente un piano ben preciso. Nessuno parla della sua imminente morte in modo così naturale, soprattutto se giovane e in buona salute come lui.
-I due mocciosi sanno che tu mi reputi Kira?- gli domandò, giocando a carte scoperte come lui.
-Certo che no, si sarebbero spaventati- mentì subito L -Sono solo due ragazzini bravi in matematica che preferiscono gli scacchi al calcio-
Light non smise di pensare, guardando dal finestrino dell’auto la psichedelica capitale che sfrecciava -Anche io preferisco gli scacchi al calcio-
Il detective parve stupito -Davvero?- 
-Ma certo, L-
-Chiamami Ryuzaki- lo corresse -Ti prego, non perdere l’abitudine-
-Come preferisci- mormorò secco, chiudendo implicitamente la conversazione.
No, c’era qualcosa che non andava, se lo sentiva. Light non era stupido, sapeva benissimo che L fino a un momento fa aveva chattato coi suoi amichetti, per altro in un idioma a lui totalmente sconosciuto. 
Il problema era capire perché. Quei due ragazzini sembravano del tutto inoffensivi, ma il giovane sapeva che l’apparenza ingannava. L a prima vista sembrava un disadattato, quando invece era il primo, il secondo e il terzo detective più bravo del mondo. Aveva un quoziente intellettivo superiore a 180 punti, quando la normalità si stagliava tra gli 85 e i 115… Impressionante, per uno che veniva scambiato per ritardato. 
E dire che tutto fino a ieri era andato secondo i piani. Aveva riacquistato i suoi ricordi in modo permanente, aveva ingannato L con la falsa regola dei tredici giorni e ora era questione di ore, magari di minuti, prima che la Shinigami Rem capisse le sue intenzioni e uccidesse il detective per salvare la vita di Misa. Nulla poteva andare storto, ormai.
Quei due sciocchi ragazzini non potevano fare la differenza, ragionò Light a sangue freddo. 
-Patatine?- 
Light si voltò, trovandosi il sacchetto unto e pieno di sale sotto il naso.
-No, grazie- rifiutò secco, ancora immerso nei suoi pensieri.
-Non ti piacciono?- domandò L con pretesa nonchalance, sgranocchiandone due insieme.
-No, non particolarmente. Non sono…- poi si bloccò, ricordandosi all’improvviso della sera in cui aveva finto di mangiarle per celare gli omicidi col Death Note -Voglio dire, non mi vanno alle dieci di mattina. Alla sera le mangio spesso-
-Strano, in questi due mesi non l’hai mai fatto- esclamò L, mentre lisciava le pieghe del sacchetto.
-Se è per questo, non ho potuto fare tante cose in questi due mesi, Ryuzaki- gli rispose a tono, malizioso. 
-Tipo?-
-Tipo passare una notte con la mia ragazza, per esempio-
-Oh... Sì, capisco. Mi dispiace, spero che non sia eccessivamente... Come dire...-
-Lascia stare-
-Ok- rispose subito L, a disagio. A
bbassò lo sguardo, verso le scarpe da tennis che aveva abbandonato sul tappetino dell'auto. Prima Mello, ora ci si metteva anche Light. Possibile che il sesso fosse una componente così vitale, così irrinunciabile, per la vita degli altri? L ne faceva a meno, seppur con un pizzico di amarezza, ma d'altronde non aveva poi molta scelta. Quando rischi la vita ogni giorno, hai una sindrome dello spettro autistico e sei totalmente incapace di flirtare o di metterti in gioco, la solitudine a vita pare una condanna inevitabile. Ma nessun ostacolo è insormontabile, se c'è la determinazione di superarlo. L non aveva questa determinazione, si era rintanato nella sua comfort zone fatta di calcoli e di deduzioni e non aveva né il coraggio né la giusta motivazione per uscirne. Light invece era troppo preso da se stesso per preoccuparsi del resto, ma era geniale, aveva delle intuizioni che nessun altro poteva lontanamente eguagliare. Non poteva non essersi accorto che L, oltre ad avere la sindrome di Asperger, era anche omosessuale. Light mosse solo le pupille verso di lui, sulla chioma folta e spettinata che gli circondava la testa.
“Poveretto. Fortuna che non sono come lui” aveva illusoriamente pensato, sollevato all’idea “Non potrei sopportarlo”
E, invece, era più simile a lui di quanto potesse immaginare.
 

Arrivarono al quartier generale dopo un paio d’ore di viaggio.
L lo sorpassò e si accostò a salire le scale rasente al muro come al solito, probabilmente uno dei suoi tanti comportamenti autistici.
-Sai una cosa?- lo chiamò Light, attirando la sua attenzione -Un giorno dovremo fare una partita a scacchi anche noi-
L accennò un sorriso -Non vorrei umiliarti, Light-Kun-
Light ridacchiò -Umiliarmi, certo. Proprio come mi hai umiliato il giorno della partita di tennis… O devo forse ricordarti chi ha vinto?-

-Lo sport è una cosa, l’ingegno è un’altra- 
-Hai ragione, mens sana in corpore sano. Peccato solo che tu non abbia né l’una né l’altro- scherzò Light, ma fino a un certo punto. L si bloccò all’improvviso.
-Ho l’Asperger, ma non sono un ritardato- gli disse seriamente, ammettendo il suo disturbo senza inutili perifrasi -Vedi di non dimenticarlo-
-Stavo solo scherzando- cercò di sorridergli, ma l’altro non lo ricambiò e riprese a camminare.
Light serrò la mascella e una frustrazione strana iniziò a pervadergli le viscere.
-Perché non mi riveli che cosa hai detto ai due mocciosi?- gli domandò con tono indisponente.
-Per lo stesso motivo per cui tu non mi racconti ciò che sussurri a Misa- gli rispose L, calmo -Credi che non me ne sia accorto che confabulate?-
Light si finse spaventato, ma dentro di sé gioì. 
“Perfetto” si disse compiaciuto, trattenendo un sorriso “Inizia pure a sospettare di Misa, L, così Rem ti ucciderà”
-Sospetti di lei, non è vero?- gli domandò Light, sorridendo.
L non gli rispose, e Light prese il proprio cellulare.

 

-L sospetta di te. Dillo a Rem, subito-

-Ok <3
Bacino!-

 
   
 
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